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SAGGIO STUDI DI GENERE

JOAN W. SCOTT – GENERE, POLITICA, STORIA


Il genere, un’utile categoria di analisi storica
Questo articolo è stato dedicato a Elizabeth Weed, che ha guidato la riflessione della
Scott su genere e teoria e inizialmente fu elaborato per il convegno dell’American
Historical Association tenutasi a New York il 27 dicembre del 1985. Da sempre gli
studiosi hanno cercato di codificare i significati delle parole, una battaglia molto
difficile, perché le parole, come le idee e le cose, hanno una storia. Per quanto
riguarda l’uso etimologico della parola “genere”, le femministe hanno cominciato ad
utilizzarlo in senso più letterale e serio, riferendosi all’organizzazione sociale del
rapporto tra i sessi. L’uso del termine sarebbe stato impiegato per la prima volta
dalle femministe americane, nell’intento di ribadire la qualità sociale delle distinzioni
basate sul sesso e in tal modo uomini e donne venivano definiti in termini di
reciprocità; nessun’analisi di uno o dell’altro avrebbe potuto svolgersi in uno studio
separato. Come suggeriva Natalie Zemon Davis nel 1975, bisognerebbe interessarsi
sia della storia della donna che dell’uomo, cercando di comprendere il significato dei
sessi e scoprire i ruoli e i simbolismi sessuali della società nei diversi contesti storici,
capendone il significato e la sua funzione. Lo studio delle donne avrebbe offerto non
solo una nuova materia di indagine, ma anche un riesame critico dei modelli di
ricerca esistenti; significava ridefinire e allargare le tradizionali nozioni, acquisendo
anche l’esperienza personale, soggettiva e utilizzare una metodologia, che
attraverso le sue indagini, scriva una nuova storia della donna. Soprattutto le
categorie di genere, razza e classe erano determinanti, perché significava
comprendere le vicende degli oppressi, analizzandone la natura della loro
oppressione. Nel suo uso più recente, "genere" è sinonimo di "donne". In qualche
caso tale uso, benché riferito ad alcuni concetti analitici, si riferisce in realtà
all'accettabilità politica della materia. In questi casi l'uso di "genere" serve a far
risaltare la serietà scientifica di un lavoro, in quanto la parola "genere" ha un suono
più neutrale e obiettivo della parola "donne". “Genere" come sostituto di "donne" è
usato anche per suggerire, che l'informazione sulle donne è necessariamente anche
informazione sugli uomini, che l'una implica lo studio dell'altra. Tale uso ribadisce il
concetto che il mondo delle donne è una parte del mondo degli uomini, creato in
esso e da esso. "Genere" è usato anche per designare i rapporti sociali tra i sessi, e
rifiuta qualsiasi spiegazione di ordine biologico. Il genere diventa un modo per
indicare le "costruzioni culturali" -l'origine, di natura sociale, delle idee circa i ruoli
più adatti alle donne e agli uomini. Un riferimento alle origini sociali delle identità
soggettive di uomini e donne. Secondo tale definizione, il genere è una categoria
sociale imposta a un corpo sessuato. Il genere è un nuovo argomento dell’indagine
storica, che non ha la capacità analitica di utilizzare e trasformare i paradigmi storici
già esistenti, e di ciò le femministe ne erano al corrente. Le storiche femministe
hanno applicato una grande varietà di approcci per analizzare il genere, ma hanno
finito per restringere il campo nella scelta di tre posizioni teoriche:
• La prima, di produzione esclusivamente femminista, cerca di spiegare le
origini del patriarcato.
• La seconda si colloca all'interno della tradizione marxista, adattandola alla
critica femminista.
• La terza, sostanzialmente divisa tra le teorie francesi post-strutturaliste e quel
le anglo-americane delle relazioni oggettuali, ricorre a queste due diverse
scuole psicoanalitiche per spiegare il prodursi e il riprodursi dell'identità di
genere del soggetto.
L’interesse per il genere come categoria analitica è emerso solo nel ventesimo
secolo quando le femministe hanno cominciato, non solo a individuare una propria
voce teorica, ma hanno ricercato alleati scientifici e politici. All’interno di questo
spazio si deve formulare il concetto di genere. E’ necessario attirare l'attenzione sul
metodo, chiarire le ipotesi del Lavoro, spiegare come si pensa che avvengono I
mutamenti. L’avanzamento costante delle ricerche ha aperto problematiche nuove,
che toccano i rapporti di potere tra uomo e donna, nonché le costruzioni culturali e
sociali che soggiacciono al patriarcato e al discorso della supremazia maschile.
L'attenzione si è spostata dalla storia di uno specifico gruppo sociale, le donne, alla
più inclusiva storia delle relazioni sociali tra i sessi e alla costruzione storica e sociale
delle identità maschili e femminili in relazione fra loro. Grazie al saggio di Scott il
genere diventa un criterio di analisi indispensabile alla ricerca storica. Scott definisce
il concetto di genere come una connessione integrale tra due proposizioni: il genere
come elemento costitutivo delle relazioni sociali, fondate su una cosciente
differenza tra i sessi, e il genere come fattore primario in cui si manifestano i
rapporti di potere. I mutamenti nei rapporti sociali corrispondono a mutamenti nella
rappresentazione del potere. Il genere, inteso come elemento costitutivo di
relazioni, coinvolge quattro elementi correlati:
• simboli culturalmente accessibili, che evocano più rappresentazioni e
anche miti di luce e oscurità, purificazione e contaminazione, innocenza e
corruzione. la domanda che interessa allo storico è: “quali
rappresentazioni simboliche sono richiamate, come e in quali contesti?”.
• Il secondo elemento è costituito dai concetti normativi, che offrono delle
interpretazioni dei significati dei simboli e ti sforzano di limitare e di
contenere le loro potenzialità metaforiche; assumono la forma di quella
contrapposizione binaria fissa, che afferma il significato di maschio e
femmina, di maschile e femminile. Queste affermazioni normative
dipendono da un rifiuto o da una repressione di possibili alternative, ma la
storia viene scritta come se queste affermazioni fossero date da un
contesto sociale anziché da un conflitto.
• Il terzo elemento è dato dal fatto, che nel infrangere la fissità e svelare la
natura dello scontro o della repressione, l'analisi deve includere anche
l'idea di politica come riferimento alle istituzioni e organizzazioni sociali.
gli antropologi avevano limitato l'uso del genere al sistema parentale. A noi
occorrerà una visione più ampia, che includa oltre alla parentela anche il
lavoro, distruzione, il sistema politico.
• il quarto elemento è caratterizzato dalle identità soggettiva, in
concordanza con Gayle Rubin, la quale sostiene che la psicanalisi offre un
importante teoria per la riproduzione del genere e una descrizione delle
trasformazioni della sessualità degli individui in base alla loro
acculturazione. Gli storici sono chiamati ad esaminare i modi in cui si
costituiscono le identità sessuali, collegando le loro scoperte a tutte le altre
organizzazioni sociali, culturali.
Quindi, la prima parte della definizione di genere di Scott consiste nell'insieme di
questi quattro elementi nessuno dei quali agisce senza gli altri. Eppure, uno dei
problemi, che la ricerca storica deve affrontare, riguarda la relazione che intercorre
tra questi quattro elementi. La seconda parte della definizione definisce il genere
come fattore primario nella manifestazione dei rapporti di potere; il genere è un
terreno al cui interno o per mezzo di esso viene elaborato il potere. L’analisi delle
dinamiche di genere diventa dunque lo strumento fondamentale con cui
comprendere come sono elaborati il potere e i rapporti sociali. Come scrive la stessa
Scott, «affermatisi come un insieme di riferimenti oggettivi, i concetti di genere
strutturano la percezione e l'organizzazione concreta e simbolica di tutte le forme
della vita sociale. Nella misura in cui tali riferimenti determinano distribuzioni di
potere (diversi gradi di controllo o di accesso a risorse materiali e simboliche), il
genere viene coinvolto nella concezione e nella costruzione del potere stesso» Nel
discorso di Joan Scott il genere dunque «fornisce un mezzo per decodificare il
significato e per comprendere le complesse connessioni tra le varie forme di
interazione umana: quando gli storici indagano sui modi in cui il concetto di
genere legittima e costruisce i rapporti sociali, essi analizzano il carattere di
reciprocità che si stabilisce tra genere e società, e i modi particolari e
contestualmente specifici in cui la politica costruisce il genere e il genere
costruisce la politica» Una ricerca su queste basi produrrà una storia che saprà
fornire nuove prospettive a vecchi problemi, ridefinirà questi ultimi in termini nuovi,
e genererà domande a cui ancora si deve una risposta. «Quale rapporto esiste tra le
leggi sulle donne e il potere dello Stato? Perché (e fino a quando) le donne sono
rimaste invisibili come soggetti sociali, quando ne conosciamo la partecipazione agli
eventi grandi e piccoli della storia umana? Il genere ha legittimato l’emergere di
carriere professionali? È sessuato il soggetto della scienza? Che relazione intercorre
tra la politica statale e l’individuazione dell’omosessualità come crimine? In quale
maniera le istituzioni sociali hanno incorporato il genere nei loro assunti e
organizzazioni? Vi sono mai stati modi autenticamente egualitari di concepire il
genere in base ai quali siano stati progettati, se non addirittura costruiti, dei sistemi
politici?». La lezione di Joan Scott permette dunque di comprendere che la categoria
di genere rappresenta nello stesso tempo un’aggiunta alla storia e la ragione di una
sua completa rielaborazione: essa fornisce qualcosa in più alla comprensione della
storia e diventa un elemento imprescindibile per una sua completezza. Nel corso
degli anni Ottanta e Novanta tre sono state le piste intraprese a livello
internazionale dalla storia di genere:

1. inserire le donne nel campo delle discipline che le avevano fino ad allora
ignorate
2. introdurre la storia delle donne nel quadro della storia “generale”
3. rappresentare la storia delle donne come campo separato e disciplina
specifica
Pur con una certa lentezza, a livello italiano è stata per lo più seguita la seconda
pista storiografica. L’obiettivo di “connettere le sfere” è stato sostituito con un
modello più ambizioso, ripreso con la metafora dell’«innesto», dove sulla base di
due specie diverse se ne crea una completamente nuova: su alcuni grandi temi
tradizionali – cittadinanza, giustizia, Stato, Chiesa, famiglia, lavoro – l’apporto della
storia delle donne alla storia generale permette così di determinare una
riconsiderazione complessiva dei temi oggetto di indagine.

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