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La sociologia della sessualità e il ritorno al corpo.

(Ken Plummer)
La questione della sessualità è stata una delle aree più trascurate dalla
sociologia fino a tempi recenti. Nella storia della sociologia angloamericana
è rimasto un campo d’indagine «biologico», in larga misura fuori dal «sociale».
Frammenti di una sociologia della sessualità si possono rintracciare in quelli
che furono i lavori di Weber, Simmel, Durkheim, Marx, Parson, della Scuola di
Chicago e altrove (mai ruolo rilevante). Effettivamente, fino agli ultimi decenni
del Ventesimo Secolo, la sessualità viene lasciata ad altre scienze sociali: in
antropologia ai classici di Mead e Malinowski, nella psicoanalisi ai molti studi
pionieristici di Freud, nella ricerca sociale al lavoro di Alfred Kinsey. In effetti è
un grandissimo paradosso il fatto che toccò a un biologo dei Cinipidi,
chiamato a svolgere un corso su «matrimonio e famiglia» nel 1930, fare la
prima incursione sociologica negli studi sulla sessualità. Pur essendo basata
sulla biologia, la ricerca di Kinsey fu uno dei primi lavori a delineare alcuni
parametri sociali della sessualità.
Dagli anni ’70 in poi la sessualità incominciò ad essere presa in considerazione
dai sociologi in Inghilterra e negli Stati Uniti (e in alcune parti d’Europa). Una
storia completa dei collegamenti tra sessualità e sociologia non è stata scritta,
però si possono indicare dei momenti d’incontro fondamentali negli ultimi
trent’anni:
- AVVIO = interazionisti simbolici (Gagnon e Simon, basati su Kinsey) i quali
sostenevano che la sessualità deve essere vista come un copione
socialmente costruito. Per loro, le sessualità espressioni simboliche e
incorporate in mondi significativi.
- SECONDA FASE = Foucault pubblica il libro “Storia della sessualità” dove
la sessualità veniva tutt’altro che repressa, c’era nelle società
contemporanee un incitamento a parlarne in tutte le sue forme, e
questo discorso era interrelato al sistema di potere.
- TERZA FASE = viene identificata con l’emergere del movimento
femminista, che sfidò molte ortodossie e incominciò a produrre una
propria analisi della sessualità per collegare genere e potere,
sottolineando insieme i pericoli e i piaceri delle sessualità. Questa analisi
entrò a far parte dell’accademia attraverso i Women’s Studies. Di pari
passo molte idee sull’identità, la cultura e le differenze portarono allo
sviluppo di studi Gay e Lesbici.
- QUARTA FASE = nei primi anni ‘80 viene rilevata l’emergenza dell’AIDS
che comportò la creazione di un programma di ricerca globale sul sesso
limitato ad uno stampo individualista, comportamentale e positivista.
Successivamente si spostò verso la comprensione di come saperi
localizzati, comunità e identità influenzino le pratiche sessuali.
- QUINTA FASE = nella fine degli anni ‘80 si sviluppò la queer theory. Le
argomentazioni abbandonarono l’idea di un’unica sessualità. Bill Simon
nel suo testo sulle sessualità postmoderne afferma che non esistono
verità permanenti su di esse.
- SESTA FASE = in tempi più recenti c’è stata una svolta nei dibattiti sulla
politica, i diritti e la cittadinanza con proposte sulla cittadinanza sessuale
e personale (dibattiti in un contesto globale). Ad oggi molti testi
discutono la storia del cambiamento della comprensione sociale della
sessualità. Alla base di questi testi vi è la svolta del costruzionismo sociale:
volontà di dimostrare i modi con cui le sessualità sono costantemente
regolate attraverso condizioni economiche, religiose, politiche, familiari
e sociali.
Ad oggi, la sessualità è ancorata a forze materiali e culturali più ampie, non
ha una realtà sui generis, e ogni interesse a suo riguardo deve sempre
includere più ampie tematiche sociali. Le sessualità devono essere prodotte
dalla società, devono essere socialmente regolate, socialmente mantenute
e socialmente trasformate. Infine, le sessualità sono sempre qualcosa di più
che «semplici sessualità umane»: si sovrappongono a, e sono sempre presenti
in, ogni aspetto della vita associata. L’idea di una sessualità umana potente,
biologica, essenziale è stata fortemente ricusata.
La teorizzazione femminista sulla sessualità ha evidenziato tensioni tra
costruzionisti sociali ed essenzialisti, creando anche lei stessa tensioni. Per
alcune studiose esisteva un’essenza del sesso dettata dal potere maschile.
Per queste femministe i problemi della violenza sessuale e del patriarcato
erano di massima importanza. I problemi secondo queste studiose erano:
- BARRY = SCHIAVITU SESSUALE;
- RUSSEL = CRIMINI E SFRUTTAMENTO;
- RICH = ETEROSESSUALITA OBBLIGATA;
- DWORKIN = PORNOGRAFIA.
Qualunque fossero i concetti utilizzati, non c’era dubbio su quale fosse il
problema: la sessualità maschile e il controllo sociale.
Per altre femministe l’attenzione andava concentrata più sul piacere che sulla
violenza, infatti, l’obiettivo delle loro ricerche era comprendere i modi in cui i
desideri sessuali delle donne potessero essere rimodellati e ricostruiti e i loro
corpi riconquistati con nuovi piaceri. Un ulteriore obiettivo era vedere come
elementi di pericolo potessero essere ciò che avrebbe potuto dare ad alcune
sessualità un loro valore.
La sessualità aveva bisogno di essere collocata in una cornice di strutture (per
organizzare la configurazione delle sessualità) e di azioni (hanno più a che
fare con l’attuazione e il significato della sessualità).
Le strutture della sessualità si collegano alle ampie forme di organizzazione
sociale, alle gerarchie sociali e alle questioni di potere e esclusione sociale. La
sessualità umana è riportata alle istituzioni sociali come la famiglia, la religione,
l’economia, la politica, ed è intessuta in sistemi di stratificazione come l’età,
l’etnia, la classe e il genere.
Per molte femministe la chiave di volta era il patriarcato che organizzando
ogni sessualità lungo il concetto di potere e dominio maschile, indicava come
la natura di ogni sessualità fosse connotata dal genere.
Ma le strutture lavoravano ancora più a fondo: l’eterosessualità obbligatoria
assegnava il primato alle forme di sessualità eterosessuale; il negativismo
sessuale iscriveva solitamente la sessualità in un clima di paura e negatività,
spesso attraverso la religione; le idee circa una gerarchia sociale strutturata
mostrano come il sesso potesse essere valorizzato sia in senso positivo che
negativo e l’omofobia indicava la valenza negativa assegnata ai modelli di
sessualità omosessuale.
Se queste strutture forniscono un contesto alla sessualità, allora le azioni e
interazioni sessuali infondono in esse un significato. In lavori proposti di recente
possiamo vedere le strutture come un ordine sociale negoziato in cui le
interazioni sessuali sono incastonate o annidate. Occorre dotarsi di
una serie di micro-concetti più solidamente legati all’esperienza vissuta che ci
indichino degli strumenti per cogliere ciò che in realtà accade
quotidianamente. Al cuore delle pratiche sessuali ritroveremo indubbiamente
l’agire umano, anche se pur sempre limitato dalle possibilità strutturate delle
routine, delle istituzioni e dell’habitus. Abbiamo bisogno di rivolgerci
attentamente agli elementi di quelle azioni sociali attraverso le quali il sesso si
compie, per riuscire a vederlo come una «continua combinazione di azioni»
(Strauss 1993).
Potremo così incominciare a seguire la costruzione sociale delle azioni sessuali
attraverso i copioni, le azioni, le formazioni dell’identità, attraverso le storie che
la gente racconta, e poi a volgerci verso mondi sociali più ampi, verso le reti
sessuali, le comunità sessuali e le culture sessuali.
Ha indicato come negli ultimi trent’anni, la sociologia abbia effettivamente
esplorato alcuni nuovi modi di pensare alla sessualità.
Una debolezza di questi nuovi approcci alla sessualità è la scarsità di
attenzione per il corpo. Il sesso per la maggior parte dei sociologi è stato
analizzato in una maniera di gran lunga troppo cerebrale e troppo poco
corporea. C’è stata un’esagerazione della dimensione simbolica a scapito di
quella corporea. Tranne che in rari casi, i sociologi non studiano il desiderio.
STIAMO CORRENDO IL RISCHIO DI NON VEDERE PIU IL SESSUALE MA SOLO IL
SOCIALE?
Un’eccezione è lo studio di Murray Davis, Smut (Davis 1983), dove l’obiettivo
è mostrare quanto e come le realtà quotidiane vengano trasformate
dall’erotico. Si parla di un «lussurioso allontanarsi dalla realtà quotidiana» e di
«uno scivolare nella realtà erotica» che egli espone passo dopo passo.
E, inevitabilmente, quando discute ed analizza il desiderio carnale, egli passa
al romanzo e alla letteratura: sembra non ci sia molto in sociologia
che possa aiutarlo.
Il corpo insomma è il luogo primario per l’analisi della sessualità ed è per
questo che occorre trovare degli strumenti adeguati a reintrodurlo. Eppure,
proprio il corpo è stato, fino a tempi recenti, «una presenza assente in
sociologia».
Ciò può essere collegato al dualismo cartesiano mente/corpo. Gli studi
sociologici sulle sessualità hanno continuato ad avvalersi di tale dualismo.
Non appena il corpo si è spostato al centro dell’attenzione in molti scritti
sociologici il dualismo è stato messo in discussione.
A molti studiosi oggi il pensiero dualistico non sembra più sostenibile. I limiti e i
confini dei corpi con la natura e le tecnologie si vanno decisamente
dissolvendo. Incalzato sia da sviluppi teorici come il femminismo, la
fenomenologia esistenziale, la psicoanalisi e il lavoro di Foucault, sia da
mutamenti sociali come l’AIDS e le nuove forme di biotecnologia, c’è stato
uno sviluppo considerevole della «sociologia dei corpi» nell’ultimo quarto di
secolo, una sociologia che cerca di trascendere il pensiero dualista e di
mettere insieme la vita sociale, le soggettività, i discorsi, le emozioni e la
corporeità. Per alcuni sociologi, il corpo è perciò diventato la caratteristica
fondante della vita sociale, su cui tutti i processi sembrano basarsi: esso si è
lentamente spostato al centro dell’attenzione e, come la sessualità, è
diventato un importante campo d’indagine nella sociologia
angloamericana. È dunque avvenuto un radicale ripensamento.
Una distinzione basilare operata nei contributi alla sociologia del corpo è
quella tra “corpo come testo” (mette a fuoco i modi in cui il corpo viene
presentato: immagine, linguaggio = interesse per la rappresentazione dei
corpi erotici) e “corpo come esperienza vissuta” (incorporamento).
Specularmente, i sociologi che hanno studiato la sessualità si sono
generalmente concentrati su di essa come copione, discorso, strategia di
potere o identità, e solo raramente come corpo o incorporamento e
corporeità. Eppure, come ho suggerito, il corpo è un luogo di centrale
interesse sia per il simbolismo sia per le pratiche del sesso.
Il corpo può essere considerato come un simbolo connotato eroticamente
che accoglie molti significati sia come una serie di pratiche materiali, sia
legato a intensi significati in diversi e specifici contesti sociali.
Recentemente c’è stato un aumento dell’interesse per la corporeità erotica.
Possiamo immaginare come le «sessualità» implichino un agire sociale in
quegli ordini sociali negoziati attraverso i quali «guardiamo» i corpi,
desideriamo i corpi, assaggiamo i corpi, annusiamo i corpi, modelliamo e
orniamo i corpi, tocchiamo i corpi, ascoltiamo i corpi, penetriamo i corpi e
proviamo orgasmi tramite i corpi.
«Fare sesso» significa «fare un lavoro erotico col corpo». Considerare il corpo
sessuale implica, in ultima analisi, la nostra capacità di prendere in
considerazione seriamente corpi che si mostrano e sono rappresentati, corpi
che interpretano e parti del corpo, corpi manipolati, corpi che penetrano,
corpi che si trasformano, corpi che si modificano l’un l’altro, corpi che
eiaculano e espellono vari tipi di fluidi corporei, corpi che possiedono, corpi
che sfruttano, e corpi che trasgrediscono.
In secondo luogo dovremmo incominciare a parlare delle nuove tecnologie
della sessualità del corpo. Queste nuove tecnologie comprendono i modi in
cui i corpi erotici vengono gestiti attraverso interventi medici o comunque
tecnici (viagra, chirurgia transgender).
Secondo numerosi autori, il corpo è ormai stato ricostituito per la temporalità
postmoderna e stiamo entrando nell’era del post-umano e del cyborg.
Questo può significare anche nuove modalità di sessualità (dis)incarnate così
come possono essere quelle rintracciabili nel mondo, in rapida crescita, del
cybersesso. Attraverso il sesso telefonico, la pornografia online, le chat rooms
sul sesso ecc., si sta delineando un nuovo mondo per la pratica sessuale.
In terzo luogo, dunque, dobbiamo considerare l’importanza del
cambiamento storico degli usi e delle esperienze del corpo.
Il corpo postmoderno sta forse diventando diverso?
Se seguiamo la tradizione di Norbert Elias, possiamo vedere i corpi erotici
come sempre più «civilizzati». Ma se seguiamo Foucault, possiamo vedere i
corpi diventare sempre più «disciplinati». Qualunque sia l’interpretazione
prescelta, sembriamo diventare più legati e assieme più aperti al controllo in
quanto cittadini incorporati con diritti e doveri corrispondenti. L’interventismo
medico assieme ai mondi cyber, può essere visto come un microcircuito di
potere che regola e modifica ancor più gli aspetti dell’incarnazione erotica.
Strettamente collegata a tutto ciò, sta l’immagine del corpo erotico globale.
Uno modo di riflettere sulla popolare questione della globalizzazione è quello
di pensare al mondo come ad un flusso di persone. Questo evoca immagini
del turista del sesso globale, dell’industria del sesso globale, di genocidi e
stupri di guerra, di flussi erotici nel cyberspazio, e delle immagini della sessualità
che adesso fanno balenare diverse e controverse visioni dell’eros intorno al
mondo: questa è in fondo l’era del Sesso Globale (Altman 2001).
Inoltre, tutte queste cose potrebbero far parte de «la stratificazione dei corpi».
Le incarnazioni erotiche in ogni loro forma sono stratificate in base al genere,
alla classe, all’età. Non è difficile immaginare quanto diversi possano essere i
corpi erotici dei paesi in via di sviluppo, quelli che potremmo chiamare «corpi
poveri».
Un ultimo esempio è il dibattito legato alla cittadinanza corporea: una
nozione che sottolinea uno spostamento dei diritti e dei doveri e il
riconoscimento dei «corpi» in ogni loro forma. Tale nozione ci permette di
pensare all’etica del cyberspazio, alle questioni legali sul transgenderismo nei
vari paesi, al disinteresse per certi gruppi emarginati e all’esclusione di alcune
forme di corporeità. Insomma, come si è messo bene in evidenza,
incominciare a riflettere su corporeità e sesso vuol dire cominciare a riflettere
su una varietà di importanti e spesso nuovi argomenti nello studio delle
sessualità.

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