Che dire? Certamente pare corretto partire da qui: un testo siffatto appartiene alla
comunità filosofica ed, in generale agli uomini di buona volontà che ragionano, molto
più che alla chiesa, od alle tante chiese protestanti, evangeliche e calviniste. Nonostante
i notevoli cambiamenti intervenuti nella teologia dell'Ottocento e del Novecento, l'idea
di una fede razionale (la risposta al cosa posso sperare di Kant) non gode di grandi
appoggi nel mondo dei religiosi. La grande lezione kantiana di un cristianesimo il cui
nucleo fondamentale è costituito dalla legge morale rispettata e vivificata dal buon
comportamento e non da esteriori cerimonie cultuali volte ad ingraziarsi il favore divino,
non pare ancor oggi facilmente compresa. Ciò che conta è la fede. La conversione per
mezzo della fede supplisce largamente, e spesso nemmeno rende indispensabile, una
Il male radicale
La colpa del male, per Kant, non sta nella natura sensibile, nella "carne" (espressione
che non usa, ma che uso io per chiarezza, sapendo di non sbagliare) ma nel difetto di
ragione o nella mancanza di volontà. Non c'è alla base della malvagità una natura
cattiva, od una natura buona tradita, ma solo la violazione consapevole della legge
morale.
Per natura dell'uomo si deve intendere solo il principio soggettivo dell'uso della libertà.
Non si deve vedere in un istinto, in una tendenza necessitante, che obbligherebbe al
male, alla sopraffazione, alla frode.
Quando si dice che l'uomo è cattivo, si vuole solo significare che pur avendo coscienza
morale, ha scelto di allontanarsi da essa, e di anteporre altri scopi e motivi particolari
all'imperativo categorico di realizzare sempre e comunque azioni esemplari e
comportamenti corretti.
L'affermazione l'uomo è cattivo per natura risulta così sbagliata in quanto conduce ad un
falso sillogismo che pretenderebbe ricavare da una premessa siffatta, una regola generale
per la quale solo il messaggio di salvezza della religione rivelata avrebbe effetto positivo
e liberatorio.
Noi possiamo conoscere l'uomo solo per esperienza, ed è solo per esperienza che
possiamo dire che è portato al male, che tutti gli uomini, compresi i migliori possono
cadere in fallo.
Tuttavia, è possibile procedere dal male al meglio, in conseguenza di un
perfezionamento della volontà.
La liberazione totale dal male, viste le condizioni sopradescritte, non può che essere un
atto di grazia non dovuto all'uomo, ma al Salvatore, Figlio di Dio.
Ad essa si oppone l'idea opposta del diavolo, che è una rappresentazione popolare del
male radicale.
Il libro si chiude con le già citate critiche al falso culto di Dio, che riguarda soprattutto le
chiese cristiane. Nessun rito, nessun pellegrinaggio, nessuna messa alla memoria,
nessuna benedizione papale, possono mettere Dio in pace con gli uomini pervertiti dal
male della disonestà, dal male di usare altri uomini come se fossero attrezzi da lavoro.
Come può un peccatore incallito sperare di ingraziarsi Dio, attraverso San Antonio o San
Gennaro, facendosi in ginocchio un pezzo di strada?
Dio, secondo Kant, non chiede queste schifezze, non vuole uomini in ginocchio: vuole
solo onestà e moralità. In caso di danno, se c'è una parte offesa, vuole
il risarcimento oltre che il pentimento.