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Tomás Spidlik
L’arte di purificare
il cuore
Lipa
«è»
© 1 9 9 9 Lipa Srl, Roma
prima edizione: febbraio 1999
prima ristampa: febbraio 2000
diciassettesima ristampa: marzo 2016
diciottesima ristampa: maggio 2017
Lipa Edizioni
via Paolina, 25
00184 Roma
© 06 4747770
fax 06 485876
e-mail: info.Lipa@lipaonline.org
http://www.lipaonline.org
Introduzione. . .. . .. . .. . .. . .. . .. . .. . .. . .. . .. . .. . .. . .. . .. . .. . 5
«Che Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radi
cati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con
tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la
profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni
conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio»
(Ef 3,17-19).
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L'ARTE DI PURIFICARE IL C U O R E
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1, Il mistero del bene e del male
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ALLORA CH E C O S A , S E C O N D O
L'INSEGNAMENTO CRISTIANO, DEV'ESSERE
CONSIDERATO "MALE" E CHI È RESPONSABILE
PER LA SUA VENUTA NEL M O N D O ?______________
Solo il peccato è vero male, cioè frutto di un libero ac
consentire al male dato dall’uomo stesso. Quindi, solo l’uo
mo è responsabile del male che s’impossessa del suo cuo
re e attraverso di lui entra nel mondo. I Padri della Chie
sa scrissero omelie sul tema “Dio non è causa dei mali”
(san Basilio). Apostrofano l’uomo con queste parole: «Non
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2, Il serpente nel paradiso del cuore
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pensare. Non è un male la donna. Né è un male pensa- j
re ad una donna. Eppure, nella mente di un uomo indi- |
ne alla sensualità, l’immagine di una donna non rimane j
sempre pura, ma si mescola ad un impulso carnale chi'
suggerisce un atto contro la legge di Dio. Allo stesso f
modo, il denaro e il vino non sono un male in sé, eppu
re possono diventare pietra di inciampo a causa degli im
pulsi impuri che si aggiungono ad essi. Diciamo così
“puro” ciò a cui non si aggiunge nient’altro, come par
liamo, ad esempio, di oro puro, di acqua pura ecc. Così j
anche i pensieri sono puri finché non si aggiunge ad es
si qualche impulso che induce a fare il male.
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C O S 'È IL C O N S E N S O ? ______________________________
E il quarto stadio. Chi ha perduto la battaglia deci
de di eseguire, alla prima occasione, ciò che il pensiero
maligno gli suggerisce, dà il suo libero consenso al sug
gerimento della malizia. In questo stadio si commette il
peccato in senso vero e proprio. Ed anche se non si
concretizzerà esteriormente, il peccato rimane interior
mente. Si tratta di ciò che la morale chiama “peccato
nel pensiero”. Purtroppo la gente non abbastanza istrui
ta ed inesperta confonde i concetti. Crede che già il pen
sare al peccato sia peccaminoso. Così tali persone di
ventano scrupolose e confessano di non riuscire a libe
rarsi dai “peccati nel pensiero”. Come uscire da questa
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C QS'È LA PASSIONE?________________________________
È l’ultimo stadio, quello più tragico. Chi soccombe
ai pensieri maligni, spesso indebolisce progressivamente
il suo carattere. Nasce così una costante inclinazione al
male che può diventare forte a tal punto da essere mol
to difficile resisterle. E proprio la passione che rende l’uo
mo schiavo del bere, dell’abuso del sesso, dello scoppio
d’ira incontrollata, ecc. Si può dire che in un tale indi
viduo la libertà sia già distrutta? Le opinioni a questo pro
posito sono diverse. Recentemente, sia alcuni psicologi
che, spesso, anche alcuni giuristi hanno considerato anor
mali gli uomini caratterizzati da forti passioni. Quindi non
li hanno accusati di altro se non di una debolezza esage
rata. Al contrario gli antichi Padri, come ad esempio
san Giovanni Crisostomo, ripetono anche a questi tipi
di persone: «Basta volere!» Nell’ottica dei Padri, dunque,
anche l’uomo passionale e debole resta uomo, quindi la
volontà è ancora presente in lui. Ma è come se dormis
se, e quindi bisogna svegliarla. In tal senso, un proble
ma particolarmente attuale oggi è costituito da coloro che
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3, La vigilanza del cuore
.SIATE VIGILANTI_____________________________________
«Vigilate, state saldi nella fede», scrive san Paolo ai
Corinzi ( 1Cor 16,13 ). Un portinaio vigile sta attento, cu
stodisce il portone affinché nessun estraneo entri in ca
sa. In senso spirituale, scrive Evagrio, bisogna mettere un
custode vigilante alla porta del cuore. Costui non chiu
damai gli occhi, ma esamini ogni pensiero che si presenta
interrogandolo: «Sei dei nostri o dei nostri nemici?»
I cinque “stadi” o “gradi” di penetrazione che abbia
mo appena descritto ci danno un senso di sicurezza
morale. Infatti, si è visto che il peccato non viene com
messo subito al primo stadio, ma solo al quarto, quando
si ha il consenso. Prima, durante il “colloquio”, non pec
chiamo, né lo facciamo durante il “combattimento”. Tut
tavia va detto che in tali stadi abbiamo perso molto tem
po e molta energia spirituale discorrendo con i pensieri
e resistendo debolmente alle loro suggestioni. Felice è
quindi l’uomo che riesce a vincere il pensiero cattivo fin
dalla prima suggestione.
L'ESEMPIO DI GESÙ___________________________________
Come si può scacciare il pensiero che viene da solo,
contro la nostra volontà? Dal punto di vista psicologi
co è un grosso problema.
Ma può esistere qualcuno libero dalle suggestioni? Gli
asceti si chiedevano se Gesù stesso lo fosse, o se anche
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L'ARTE DI PU RIFICARE IL C U O R E
"CONTRADDIRE"______________________________________
Il termine greco per questa pratica del contraddire è
antirrhèsis. Divenne tradizionale, perché Evagrio scrisse
un libro dal titolo Antirrheticus (Istruzioniper contradàre).
L’autore notò che Gesù per rispondere al diavolo aveva
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q u a t t r o p a s s i o n i f o n d a m e n t a l i ___________
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L' ARTE DI PURIFICARE il CUORE
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T
L'APATHEIA E LA C A R I T À ______________________
Lungi dall’essere una sorta di insensibilità cadaveri- *
ca, Yapatheia, insensibilità cristiana, è piuttosto un |
“fuoco divorante”, il fuoco divino nel cuore che brucia '
tutte le tentazioni appena queste si presentano. L’esetn- f
pio fornito da sant’Efrem è di stile molto popolare, ep
pure molto espressivo. Dice così: quando la minestra è
calda, nessuna mosca può avvicinarsi, gli insetti vi ca
dono solo quando si è raffreddata; allo stesso modo il cuo
re che arde per l’amore di Dio distrugge i pensieri c k
vi si oppongono. «Se amiamo sinceramente Dio, la no
stra stessa carità scaccia le passioni malvagie», dice san
Massimo il Confessore. E la carità che riunisce tutte le
forze dell’uomo sotto la direzione dello Spirito Santo.
E questo l’ideale incarnato, secondo Vladimir Losskij,
nella Vergine Maria, che «rappresenta il culmine della
santità... è stata senza peccato sotto il dominio univer
sale del peccato»; «il peccato non ha mai potuto attua
lizzarsi nella sua persona».
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RIGETTARE I PENSIERI? CERTAMENTE N O N
TUHl]________________________________________
Finora abbiamo parlato dei pensieri cattivi che so
no causa del peccato. Ma se è vero che ogni male co
mincia da un pensiero, è ugualmente vero che anche il
bene ha il suo inizio da un pensiero, da un pensiero buo
no detto “ispirazione”. Bisogna quindi saper distingue
re tra questi due tipi di pensiero. Le biografie dei santi
raccontano di quante esperienze essi facessero in que
sto campo e anche di quanti sbagli commettessero non
sapendo “distinguere gli spiriti”.
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L' ARTE DI PURIFICARE IL C U O R E
O G G I CI SO N O AN CO RA PROFETI CAPACI DI
INTERPRETARE LA V O C E Di DIO?_________________
La domanda è del tutto giustificata. Nell’Antico
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M A LE PROVE N O N D EV O N O ESSERE
ESAGERATE!__________________________________________
Infatti Dio non prova gli uomini mai oltre la giusta
misura e dà sempre una forza speciale per superare le dif
ficoltà esteriori ed interiori. Nella desolazione, inoltre,
ci deve essere sempre la speranza che il difficile momento
presente è uno stato che passerà.
Si è addirittura individuata una certa regola nell’e
voluzione spirituale. Quando uno decide di incammi
narsi sulla strada della vita spirituale, all’inizio, normal
mente, si sente incoraggiato e pieno di entusiasmo. Poi
viene uno stato di aridità dell’anima, di disgusto per le
cose spirituali, ma successivamente viene una consola
zione più solida e duratura della precedente.
O G N U N O HA LE SUE DEBOLEZZE
PERSONALI. MOLTI SI S C U S A N O DICEN DO :
«Q U ESTO È IL M IO CARATTERE». M A SI
P O S S O N O VINCERE I PROPRI DIFETTI?
Così come ci sono le malattie corporali, esistono
anche le debolezze dell’anima. Uno tende ad essere'
malinconico, l’altro si arrabbia facilmente, un altro è pi
gro di natura. Anche a questo punto, possiamo ricorda
re un esempio di sant’Ignazio. Egli dice che il diavolo si
comporta come un capo militare che vuol impossessar
si di un castello. Prima analizza quali ne sono i punti
deboli, per poi attaccare partendo proprio da lì. Come
un buon difensore mette i suoi migliori soldati nelle
postazioni di guardia che prevede siano attaccate, così
dobbiamo fare anche noi: concentrare l’attenzione là do
ve più facilmente sbagliamo e dove quindi siamo più vul
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T. SPI D I Ì K
MA C O M E U N O PUÒ C O N O S C E R E SE
STESSO?_________________ ^ ____________________________
L’esperienza insegna ad ognuno. A questo proposito
è importante l’esercizio noto come “esame di coscien
za”, che si raccomanda di fare soprattutto alla sera, prima
di andare a dormire. Ma è sbagliato credere che in esso
l’attenzione si debba concentrare solo sui peccati. E an
cora più importante porsi queste domande: «Oggi quali
pensieri mi appesantivano il cuore e mi occupavano i pen
sieri? Che cosa producono nella mia mente? La turbano
0 le danno pace? Dove vogliono condurmi?» I pensieri
sono come gli amici. Ben presto si impara tra di loro a di
stinguere i veri dai falsi. Così i santi dicevano di ricono
scere i suggerimenti buoni da quelli cattivi già dal loro
“odore”, dal modo in cui essi si presentano.
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5, Gli otto pensieri cattivi
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IN CH E C O S A CO N SISTE LA GO LO SITÀ ?
Un detto popolare dice: «Non si vive per mangiare,
ma si mangia per vivere». Lo scopo per cui si mangia è
dunque la salute del corpo. Ma il corpo dev’essere man
tenuto in tale stato per poter servire l’anima. I bisogni
corporali sono diversi a seconda della propria costitu
zione, di quale lavoro si esegue, delle circostanze in cui
il cibo viene assunto. La natura stessa, negli animali e
nelle piante, ci indica come dobbiamo comportarci.
Infatti piante e animali cercano e prendono dalla natu
ra quello di cui hanno bisogno, niente di più e niente
di meno. San Basilio dimostra la validità di questa leg
ge naturale con molti esempi concreti. L’uomo deve dun
que seguirla consapevolmente, liberamente, con lo
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LA FO RN ICAZIO N E___________________________________
A Buddha si attribuisce il detto: «Il pungolo dell’i
stinto sessuale è più acuto della punta che si usa per
domare gli elefanti selvaggi, brucia più del fuoco e pos
siede un dardo che penetra sino all’anima». Non stupi
sce l’intensità di tale istinto, trattandosi dell’istinto di
conservazione del genere umano. Tuttavia, va precisa
to che gli uomini devono conservarsi e moltiplicarsi in
modo umano, con decisioni libere e morali. Le appli
cazioni della continenza sessuale sono, nella vita prati
ca, numerosissime. Di esse sono zeppi i libri di morale.
Il primo e più importante sostegno per conservare
la castità è imparare a distinguere bene. A consolazio
ne di coloro che si sentono turbati e invasi dai dubbi,
la Chiesa non si stanca di ripetere ciò che ha stabilito:
«la concupiscenza viene dal peccato e spinge verso il pec
cato, ma essa non è peccato». Il non sentire tentazioni
contro la castità è un eccezionale dono di Dio. Quando
ci vengono suggestioni che ci spingono ad atti immo
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L'ARTE DI PURIFICARE IL C U O R E
L'AVARIZIA____________________________________________
La parsimonia è una virtù. Non è facile, però, dire
quando essa si trasforma in avarizia. Si indicano quat
tro regole che mettono in guardia ed avvertono chi ri
sparmia troppo.
1. Non è permesso appropriarsi delle cose contro la
legge, contro il Decalogo, per mezzo di un furto.
2 . 1 beni possono essere acquisiti onestamente. L’a
varo pensa che tutto ciò che ha conquistato è suo in mo
do assoluto e che non è obbligato a dare a nessuno nul
la, neanche ciò che è superfluo.
3. L’uomo laborioso cerca dove poter guadagnare sol
di. L’avaro lo fa in modo tale che, alPinfuori del guada
gno, perde interesse per gli altri valori. Cerca solo quel
le attività dalle quali vengono vantaggi di lucro.
4. Non solo i religiosi, ma anche i laici devono pra
ticare in un certo modo la virtù della povertà, devono
cioè cercare il benessere che è conveniente al loro sta
to, senza esagerare. Gli avari ripongono troppa fiducia
nei loro soldi, dimenticano Dio, sono duri verso il pros
simo e così, infine, ne soffre anche la loro stessa vita. Al-
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T. SPiDUK
lA TRISTEZZA, L'INVIDIA_____________________________
Quando siamo tristi, esprimiamo la convinzione che
qualcosa non ci dovrebbe essere, che desideriamo che
non ci sia. E quindi una specie di odio. Ma il cristiano de-
ve odiare, come unico vero male, il peccato. Se, al con-
trario, ci assale la tristezza per la vita come tale, per la
compagnia degli altri, per il fatto che siamo soli ecc., al
lora c’è sempre qualche mancanza di fede nella Provvi
denza di Dio e nella sua opera. La tristezza è pericolosa.
Paralizza il coraggio di proseguire nel lavoro, nella pre
ghiera, ci rende antipatici i nostri vicini. Gli autori mo
nastici, che dedicano una lunga descrizione a questo vi
zio, lo chiamano il nemico peggiore della vita spirituale.
Ci sono diversi tipi di tristezza. Uno di essi è vizioso
sin dall’inizio: è la tristezza per il bene di cui gode un
altro uomo. Tale tipo di tristezza si può definire anche
invidia. Secondo san Giovanni Crisostomo, l’invidioso
è peggiore dell’avaro. Infatti, se quest’ultimo si accon
tenta di quanto ha, l’invidioso si affatica affinché gli
altri non possiedano niente: «Lui stesso forse non si al
za perché è pigro, ma è capace di saltare per far cadere
l’altro che sta in piedi». Se è vero che spesso si vivono
sottili sentimenti di dispiacere quando un altro ha suc
cesso, bisogna stare attenti e impegnarsi con un po’ di
buona volontà per non cedere ad essi.
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L' ARTE DI PURIFICARE IL C U O R E
L'IRA________________________________________________
La collera comincia con sentimenti di avversione :
contro ciò che—realmente o solo nell’immaginazioi
si presenta come ostacolo al nostro cammino. Così ab- ;
biamo subito voglia di metterlo in disparte. Ci viene un’i- :
dea di come farlo. Nasce così l’ira, che può essere giù- ;
sta o ingiusta.
Quale ira si può considerare giusta? L’unico vero osta
colo al bene è il male. Possiamo e dobbiamo quindi ac- :
cenderci d’ira contro il male. Ma esso deve essere un ma- ;
le reale e non immaginario. Nel pieno senso della pa
rola dobbiamo quindi adirarci contro il peccato, contro ;
il diavolo, contro i pensieri cattivi. Quando si tratta 1
degli uomini, l’ira è giusta solo se conduce al bene, alla |
sconfitta del male e quindi va a beneficio del prossimo, ■
non a suo danno. Cimmagine di un’ira giusta è, come ab- !
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T. s p i d l Ik
l'IRA INCONTROLLATA_______________________________
Quale ira è da considerarsi ingiusta? Dal sentimen
to di dispiacere nasce spesso l’odio e la voglia di vendetta,
proviamo piacere per la disgrazia di un altro, lo umilia
mo con le parole e lo denigriamo davanti agli altri. Poi
si passa agli atti. Più spesso l’ira si manifesta con l’e
splosione di sentimenti che sono più forti del sano giu
dizio. Un uomo così è, secondo san Giovanni Clima-
co, un folle, un epilettico volontario. Non si può parla
re con lui finché l’impulso d’ira non è cessato. Il consi
glio migliore da dargli è ciò che affermano alcuni detti
popolari: «respirare profondamente», «contare fino a
dieci», «spaccare la legna, ma non sulla testa dell’altro».
Molto più pericolosa è l’ira che rimane nell’anima
anche quando l’esplosione dei sentimenti è già passata.
Allora si comincia con freddezza a riflettere sulla ven
detta, si rifiuta di perdonare. Secondo san Gregorio di
X issa, un uomo che si comporta in tal modo si separa dal
regno di Dio. A lui stesso non sarà perdonato, perché
non perdona gli altri; Dio non interverrà in suo favore,
perché vuol farsi giustizia da solo.
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L' ARTE DI PURIFICARE IL C U O R E
fjj
aver bisogno di te, perché la giustizia ce la procuriamo da Í
soli». San Doroteo paragona Tirato ad un cane che ?
morde il sasso e, nella sua cecità, non vede l’uomo che ha >
’
gettato quel sasso. Bisogna quindi cercar di ragionare.
«Nell’ira, non peccate!» leggiamo in san Paolo (Ef
4,26). L’apostolo delle nazioni aveva un temperamento
esplosivo. Conosceva per esperienza come si può anda
re in collera quando all’improvviso si incontrano il ;
male, la disonestà, le difficoltà espressamente combi
nate. Ma quest’impulso non deve portarci al peccato, per
non giungere a cacciare un male con un altro. Del resto,
san Paolo stabilisce un tempo prudente per calmarsi, fi- ?
no al tramonto: «Non tramonti il sole sulla vostra ira» !
(Ef 4,26). L’ira guarisce definitivamente con le virtù con
trarie: la mitezza, la pazienza, la fede nella provvidenza,
L'ACCIDIA_____________________ .________ _ j
Il termine greco akédìa ha un senso più ampio del suo [
corrispondente latino, “pigrizia”. Significa uno stato f
generale di disgusto, di stanchezza, di disinteresse, la “tie- ¡
pidezza”. Lo chiamano anche “demone di mezzogior- ¡
no” (cf Sai 90,6), quello che assale il monaco a metà gior- [
nata, quando cioè passa l’ardore, la voglia di lavorare. I j
monaci, infatti, si alzavano molto presto al mattino e [
quindi a mezzogiorno arrivava la stanchezza. In modo al- j
legorico, lo stesso vale anche per il “mezzogiorno della j
vita”, quando svanisce l’entusiasmo giovanile. Evagrio è j
convinto che questo sia un “demone pericolosissimo”,
perché il disgustato e il pigro non hanno voglia di resi- f
stere, e dunque il nemico trova in essi facili prede.
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[A PIGRIZIA SPIRITUALE______________________________
Così gli autori latini chiamano l’accidia. Ludovico
pa Ponte ne enumera nove manifestazioni: 1) una
paura esagerata degli ostacoli che si possono incontra'
re; 2) l’avversione a tutto ciò che costa fatica; 3) la ne-
gligenza nell’osservare i comandamenti, l’ordine, le re
gole; 4) l’instabilità nel bene, nel mantenimento dei pro
positi; 5) l’incapacità di resistere alle tentazioni; 6)
l’avversione verso coloro che sono zelanti e che diven
gono odiosi a causa della loro diligenza e dell’osservan
za delle regole; 7) la perdita di tempo prezioso; 8) la li
bertà che viene concessa ai sensi, alla curiosità, al pia
cere di divertirsi e di usare tutto; 9) la negligenza nei prin
cipali doveri del proprio stato, la dimenticanza del fine
ultimo, la trascuratezza dei motivi religiosi nell’agire.
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L'ARTE DI PURIFICARE IL C U O R E
LA SUPERBIA________________________________________
Tutti sono concordi neU’affermare che la superbia è
quello che si potrebbe definire il colmo di tutti i vizi e
peccati. D’altra parte, anche i buoni confessano di ave
re “pensieri di orgoglio” che non possono essere così ma
ligni. Quindi distinguiamo, anche senza rendercene con
to, una doppia superbia: grave e meno grave. Gli autori
orientali parlano di due vizi simili, eppure tanto diver
si: la vanità e la superbia.
In ambedue i casi ci attribuiamo qualche bene e,
per questo, vogliamo essere stimati: ma quel bene non
è merito nostro. Cerchiamo la gloria. Ma questa gloria
può essere seria o “vana”: possiamo cioè vantarci di qual
cosa che è degno di ammirazione o amiamo essere lodati
per delle cose piccole, ridicole, vane.
Agli occhi degli asceti, l’unica cosa che merita la glo
ria è la grazia, la partecipazione alla vita di Dio. E solo
il Signore che ci rende partecipi della sua gloria, perciò
il cristiano non la attribuisce a sé. Crede fermamente che
sia un dono di Dio non meritato. L’immagine classica
della superbia è quindi il fariseo che prega: « 0 Dio, ti
ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, in
giusti, adulteri e neppure come questo pubblicano» (Le
18,11). L’orgoglioso esige ammirazione e venerazione per
ciò che, senza meriti, ha ricevuto da Dio e, per questo, si
considera migliore degli altri.
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LA VANAGLORIA______________________________________
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MA C O M E SI FA A N O N AVERE VO LO N TÀ
PROPRIA?_______________________________________________
Anche usando questo termine, bisogna stare attenti
a non equivocare. La volontà libera è uno dei più gran
di doni di Dio. «Per salvarsi—scrive san Giovanni Cri
sostomo— basta volere». Indebolire la volontà significa
rendere l’uomo meno capace sia del lavoro umano che
della perfezione spirituale a cui l’uomo stesso è teso. In
questo contesto, sembrano quindi strane le esortazioni
di san Doroteo di Gaza, di san Benedetto e degli altri che
ammoniscono severamente di “distruggere totalmente
la propria volontà” per poter accettare la volontà di
Dio o la volontà del legittimo superiore.
Abbiamo già detto che l’origine di ogni male è un
pensiero cattivo, una suggestione al peccato. Ad essa si
unisce un’attrazione verso l’oggetto proibito: l’inclina
zione all’avarizia, al desiderio di bere ecc. Sappiamo
che possiamo e dobbiamo resistere a queste suggestio
ni. Ma, talvolta, ci viene voglia di accettarle in modo
che sembrino lecite. Allora, ad esempio, si cerca di giu
stificare l’avarizia con la necessità di risparmiare, si co
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6. L’esperienza personale
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L'ARTE DI PURIFICARE IL CUORE
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IL PELLEGRINO RUSSO_______________________________
Cominciamo con questo scritto piuttosto tardivo.
Contiene l’istruzione del metodo corporale esposta in
modo piuttosto rudimentale. Il suo autore è sconosciu
to. Nel 1881 furono pubblicati a Kazan’, in Russia, quat
tro racconti in cui un devoto pellegrino narrava la sua
ricerca per l’acquisizione del dono della preghiera in
cessante, cercato ripetendo senza posa la Preghiera di
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Gesù. Più volte ristampati in russo e tradotti in altre lin
gue, questi racconti sono divenuti non solo ima delle più
note opere della letteratura spirituale, ma anche una fon
te di grande importanza per lo studio della spiritualità.
al battito del cuore. Ecco come fece lui stesso e come, più
tardi, insegnò tale metodo ad un cieco: «Immagina il tuo
cuore, volgi gli occhi come se tu guardassi attraverso il
petto così vivacemente come puoi, ed ascolta con l’o-
recchio teso come esso batta un colpo dopo l’altro. Quan
do ti sarai abituato, cerca di adattare ad ogni battito del
cuore, sema perderlo di vista, le parole della preghiera.
Ossia, col primo battito dirai o penserai: “Signore”, col
secondo “Gesù”, col terzo “Cristo”, col quarto “abbi pietà”,
col quinto “di me”, e ripetilo molte volte».
Legata al battito del cuore, la preghiera è, per così di
re, inseparabile dalla vita stessa. Almeno così la capì il
pellegrino e in questa maniera trovò la sua felicità: «Quan
do uno mi insulta, non penso che alla benefica preghiera
di Gesù. Immediatamente collera o pena svaniscono del
tutto. Il mio spirito è diventato semplice, veramente.
Non mi do pena di nulla, nulla mi occupa, nulla di quan
to è esteriore mi trattiene... Quando un freddo violen
to mi colpisce, recito la preghiera con maggior atten
zione e ben presto mi sento caldo e confortato. Se la
fame si fa troppo insistente, invoco più spesso il nome di
Gesù Cristo e non ricordo più di aver avuto fame».
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LA RESPIRAZIONE_________________________________
La regolarità del respiro coordinata con la preghiera
è un esercizio naturale per chi non desidera altro che
gustare le parole della preghiera nel ritmo della propria
vita. I termini “respirare” e “vivere” nelle diverse lingue
sono anche linguisticamente parenti. In slavo la parola
per “verità” (istituì) dice originariamente “ciò che esiste
e respira”. Chi unisce il nome di Gesù ad ogni respiro de
sidera sentire come la realtà di Cristo penetra e dà vita
a tutto ciò che esiste. Ma chi respira regolarmente sente
il bisogno di rallentare il ritmo e anche di arrestarlo. La
vita spirituale si svolge sulla terra ed è allo stesso tempo
vita eterna. Dio è padrone del tempo e l’uomo in unio
ne con lui cerca di arrestare ciò che passa. Coloro che pra
ticano lo yoga dicono che il rallentamento del respiro ral
lenta il ritmo biologico della vita e l’invecchiare. Il cri
stiano può con questo metodo vivere l’esperienza del “tem
po escatologico”: non vuol valutare il corso della vita
secondo l’orologio, ma secondo la vicinanza di Cristo.
Il respiro comporta tre fasi: inspirare, ritenere, espi
rare. Chi inspira vive la dipendenza dal mondo. Unire
questa fase con la preghiera di Gesù significa sentire la
dipendenza da Lui, che è la Vita del mondo nel senso
spirituale. Espirare è il sollievo di chi si sente in pieno
possesso della medesima vita e vuol donarla, distribuir
la intorno a sé.
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che gli dovrebbe corrispondere secondo la struttura
psicofisica delluomo. Si suppone che i diversi pensieri
i abbiano la loro “sede naturale” in certi organi. Gli esi-
casti affermano che la preghiera dev’essere concentrata
nel cuore anche in senso materiale, fissando il petto, leg
germente a sinistra.
Un vescovo orientale— che era anche medico— , di
fensore della preghiera del cuore, cercò di fare ima sin
tesi dei suoi studi su questo problema. Distingue quat
tro localizzazioni. Afferma che il pensiero può essere
localizzato 1) nel centro cranico cerebro-frontale; 2) nel
centro orofaringeo; 3) in quello pettorale; 4) nel cen
tro cardiaco.
Il centro cranico cerebro-frontale è situato fra le so
pracciglia. Corrisponde al pensiero astratto di un’intel
ligenza pura. Può essere un pensiero molto intenso, lu
cido, ma anche molto instabile. Una concentrazione
di questo tipo esige molta forza di volontà, che comporta
fatica e dissipazione di energie.
Collocato nel centro orofaringeo, il pensiero perde il
suo carattere astratto ed entra nel dinamismo della vi
ta. Ma è ancora instabile.
Il pensiero situato nel centro pettorale, in mezzo al
petto, partecipa alla respirazione; acquista quindi un rit
mo più stabile.
Ma una maggiore stabilità si ottiene quando la lo
calizzazione è fissata proprio nel cuore.
Secondo lo yoga, la respirazione è più unita all’“idea”,
mentre il cuore lo è al “sentimento”. Per i monaci russi,
il “sentimento del cuore” dice una disposizione stabile,
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L'ARTE DI PURIFICARE IL C U O R E
IL CALORE__________________________________________ _
La respirazione regolata produce effetti di calore
che dal petto si diffondono in tutto il corpo e creano
un senso di gioia. La pulsazione si fa più forte e potreb
be essere accompagnata da fenomeni di visioni lumi
nose. Ma tutti gli autori spirituali in queste occasioni am
moniscono severamente: si tratta di effetti naturali, non
è la grazia! Sarebbe un errore pericoloso credere che si
tratti dell’esperienza mistica. Il valore di questi senti
menti dipende dall’uso che se ne fa per il bene della pre
ghiera. Sia il calore che la luce sono immagini dello Spi
rito Santo. Come immagini possono servire all’eleva
zione della mente verso la realtà che rappresentano.
Ma cercarle per se stesse sarebbe pura idolatria.
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T. SPiDLÌK
I PERICOLI DA EVITARE______________________________
Forse sembra esagerata l’insistenza con cui alcuni
autori cristiani permettevano la pratica del metodo fisi
co solo sotto la sorveglianza di un esperto padre spiri
tuale. Perché tante precauzioni? Il metodo è semplice!
Ad un tale che scrisse, preoccupato in tal senso, al ve
scovo russo Ignazio Brjancaninov, fu risposto: «Il meto
do è semplice, ma non lo sei tu! » Non tutti gli uomini so
no capaci in egual modo di vivere ed approfondire il sim
bolismo, non tutti sono capaci di passare dal segno alla
realtà spirituale che si cerca. Succede qui come per le ico
ne: soffermarsi senza passare oltre significa fare dell’im
magine un idolo, della via un ostacolo di elevazione
della mente a Dio. Vivere il proprio corpo come simbo
lospirituale è ancor più difficile, perché potrebbe dege
nerare nel culto del corpo e dei sentimenti carnali. Cer
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L'ARTE DI PURIFICARE IL C U O R E
UN AVVISO PRATICO______________________________
Comunque non si deve esagerare neppure con le pre
cauzioni. Qualcosa di semplice si può tentare anche da
soli. Stiamo, ad esempio, in un ambiente tranquillo. La
mano destra prenda la sinistra per sentire il ritmo del pol
so. Cerchiamo di armonizzare il respiro o anche il cam
mino con lo stesso ritmo. Quando ci siamo riusciti, ri
petiamo una breve preghiera giaculatoria adatta al no
stro stato d’animo, ai sentimenti che ci dominano. Pre
gando così, per qualche tempo, l’esperienza ci inse
gnerà come approfittare di questo stato pacifico per ren
der più intenso il dialogo con Dio Padre.
In questo modo, la preghiera si semplifica al massi
mo, ma d’altra parte coinvolge tutto il nostro essere,
l’anima e il corpo. Così l’uomo si sente unito in se stes
so e con Dio. La cultura tecnica di oggi è divenuta estre
mamente “analitica”. Perciò, l’uomo nel suo subconscio,
si sente attratto da ciò che lo aiuta a vivere nella propria
integrità, per arrivare, così, almeno in certi momenti,
“ad uno stato nel quale si possiede, nel corpo mortale,
un’immagine della felicità eterna” (Cassiano).
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8. Pregare “nel cuore”
PERICOLO DI SENTIMENTALISMO?________________
Se non pericoloso, sembra almeno banale dire che la
vera preghiera e la religione devono soprattutto colti
vare i “sentimenti del cuore”. L'uomo prudente riflette
e decide secondo la sana ragione. I sentimenti sono
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L'ARTE DI PURIFICARE IL C U O R E
IL C U O R E NELLA BIBBIA__________________________
Il linguaggio moderno distingue tre diverse attività
della nostra anima: pensare, volere, sentire. Abbiamo
quindi tre facoltà separate: l'intelletto, la volontà, il
cuore. Questa terminologia non si può applicare ai testi
biblici. In essi non si fanno tali distinzioni psicologiche.
Si parla in modo spontaneo, in maniera simile a come
fa il popolo semplice anche oggi. L'uomo si può osserva
re esternamente, come si manifesta nel corpo. Ma tutti
sanno che il suo valore interno può essere diverso. Ad
esempio, egli può parlare in un modo caritativo, ma nel
suo cuore nutrire odio. Con il termine “cuore”, voglia
mo dire tutta la sua vita interiore. Perciò anche nella Bib-
-bia si dice che l'uomo nel suo “cuore” riflette, decide, rea
gisce di nascosto. Quando conserva qualche cosa nel cuo
re, significa che non può dimenticarla. In conclusione:
il cuore, in questi testi, non significa una delle facoltà del
l'anima, ma l'uomo intero, nell'integrità di tutte le sue fa
coltà e del suo atteggiamento fondamentale verso gli
uomini, verso Dio, verso il mondo. Quando la Scrittura
dice che dobbiamo amare Dio «con tutto il cuore», ciò
vuol dire «con tutta l'anima e con tutta la tua mente» (Mt
22,37), «con tutta la forza» (Me 12,30; Le 10,27).
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CO M E CI PO SSIAM O RENDERE C O N T O
DELLO STATO DEL C U O R E?__________________________
Ciò costituisce un problema antico e sempre attua-
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L'ARTE DI PURIFICARE IL C U O R E
IL C U O R E— FONTE DI RIVELAZIONE______________
Il cuore ha quindi una voce che si fa sentire. Scrive
lo stesso Teofane: «Di conseguenza, sempre e conti
nuamente, il cuore sente lo stato dell'anima e del corpo,
come pure le impressioni multiformi prodotte dalle azio
ni particolari, spirituali e corporali, gli oggetti che ci cir
condano o in cui c'imbattiamo, la nostra situazione este-
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_____________________________________________________________________________________ T. SPI D L Ì K
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C O N O S C E R E SE STESSI PER C O N O S C E R E
DIO_______________________ V ___________________________ _
Il pensiero cristiano ha ripreso e sviluppato il motto
scolpito sul tempio di Delfi, trasmesso a noi da Socrate:
«Conosci te stesso!» Ma per gli autori cristiani che co
sa significa esattamente conoscere se stessi? Non si
tratta di una conoscenza psicologica, piuttosto di quel
la che si dice “morale”: si tratta di sapere quale bene
siamo capaci di realizzare, quale virtù dobbiamo prati
care. Ma san Basilio parla di una conoscenza di sé an
cora più sublime, “teologica”: conoscere Dio, contem
plando la sua immagine nella nostra anima e sentendo
la voce dello Spirito nel proprio cuore. E quest'ultima
che si esercita nella cosiddetta “preghiera del cuore”.
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Epilogo—Paul Claudel: il cuore
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• T. SPIDLÌK
I GRANDI
MISTICI RUSSI
Collana: P u bbucazoni dei C e n tr o A letti
LA RIVELAZIONE
DELLA PERSONA
Collana: P u b b l ic a z o n i del C en tr o A letti
Upa
T
San Porfirio è uno dei santi contemporanei più amati dal popolo
greco. Nasce nel 1906 in un villaggio nell’isola di Eubea, in Grecia,
in una famiglia di contadini con molte difficoltà a mantenere la
famiglia numerosa. Per questo il piccolo Evangelos, all’età di 7
anni, va prim a a lavorare a Chalkida in una bottega e poi si
trasferisce al Pireo, in un negozio di alimentari di proprietà di un
parente. A 12 anni fogge di nascosto per il M onte Athos, mosso
dal desiderio di imitare san Giovanni il Calibita, al quale era
particolarmente affezionato da quando aveva letto la sua biografia.
L a grazia di D io lo co n d u ce a ll’erem o d i san G io rg io , a
Kafsokalyvia, sotto l’obbedienza di due anziani, che lo introdu
cono nella vita monastica. Riceve ben presto carismi straordinari,
che non lo portano al compiacimento di sé, ma a stupirsi di Cristo.
A 19 anni si ammala gravemente, tanto da dover abbandonare
PAthos. Ordinato sacerdote nel 1926, nel 1940 diviene cappellano
del Policlinico di Atene. Q ui rasserena gli animi e attutisce il
dolore, offrendo in silenzio una consolazione che apre ad un altro
mondo. N el dicembre del 1991, Dio gli concede di tornare a
morire nella cella in cui era stato consacrato monaco.
Le sue ultime parole furono quelle che tanto amava e tanto spesso
ripeteva: “Perché siano una cosa sola” (Gv 17,11).
Il 27 novembre 2013, il Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli
ha deciso l’inclusione formale di Porfirio di Kafsokalyvia nella lista
dei santi. L a sua memoria si celebra il 2 dicembre.