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Venerdì 6 Maggio 2022 MENSILE ANNO I N. 5 www.editorialedomani.it Poste Italiane Sped in A.P.
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Verità
Informazione
Menzogna La macchina della disinformazione
di Vladimir Putin uccide le coscienze

Propaganda Il risveglio della stampa libera e lo stallo

dell’occidente nella infowar globale

LA STAMPA UCRAINA FIDUCIA NELL’INFORMAZIONE IL DISCORSO DELL’EX PRESIDENTE

Media di lotta e di governo I giornalisti ucraini riprendono La tecnologia occidentale
Il dilemma di Zelensky il controllo della loro storia ha armato la mano di Putin
MARA MORINI a pagina 4 KATERINA SERGATSKOVA a pagina 10 BARACK OBAMA a pagina 11
2 Venerdì 6 maggio 2022
GRANDEUR O MORTE
Il ruolo globale della nuova
Francia di Emmanuel Macron
Nel prossimo mandato il presidente francese tenterà di dare sostanza alle sue pretese, inibendo la Russia,
limitando l’ingerenza degli Stati Uniti, imbrigliando la Germania e attirando gli alleati nella Françafrique
DARIO FABBRI
analista geopolitico
Nei prossimi anni
la politica estera
francese sarà in-
formata da palese
continuità e spet-
tacolari novità. Preoccupata
dall’aggressività russa, Parigi
vorrà colpire indirettamente
Mosca per costringerla ad ab-
bandonare l’Ucraina, ma sen-
za estrometterla dal continen-
te.
Irritata dal massiccio ritorno
degli Stati Uniti in Europa,
manterrà un dialogo con il
Cremlino per reintrodurre
l’Orso nel contesto e confuta-
re la necessità di una Nato po-
tenziata. Inquietata dal gran-
dioso riarmo annunciato dal-
la Germania, rilancerà le For-
ze armate europee per disin-
nescare l’eventuale aggressivi-
tà del vicino renano, per corro-
borare quella costruzione co-
munitaria che ritiene piatta-
forma della sua influenza.
Fiaccata dalla ritrosia della
sua opinione pubblica e dalla
presenza dei mercenari russi,
proverà a ridurre il proprio
impegno nel Maghreb e nel Sa-
hel, invitando in loco alleati
che ne condividano il fardel-
lo – specie l’Italia.
Nel solco di un Esagono che si
pensa mondiale, perfetta-
mente incarnato da Emma-
nuel Macron.
Ripensare l’azione
L’autore Animata da pulsioni velleita-
rie e smarginate, tra i paesi oc-
cidentali inseriti nel campo
americano la Francia è quello
dotato di maggiore disinvol-
tura.
Anche attraverso il sentimen-
tale rapporto che la lega a Wa-
shington, miscela di odio e
amore che le conferisce un
margine di manovra dagli
americani negato perfino ai
Analista geopolitico e cugini inglesi. Come per ogni
giornalista. È chief cancelleria del globo, in que-
geopolitical analyst di sta fase anche l’Eliseo è chia-
Macrogeo,think tank mato a rivedere il proprio ap-
geopolitico e proccio a numerosi dossier in-
macrofinanziario. ternazionali. Le conseguenze
È socio della Società prodotte dall’aggressione rus-
italiana di storia sa ai danni dell’Ucraina lo co-
militare. stringono a ripensare la sua
È lecturer di azione.
geopolitica Anzitutto nei confronti di Mo-
mediorientale presso sca. Fautore di un europei-
la Scuola di formazione smo marcatamente gallico
del Dipartimento per le dunque perfettamente stru-
informazioni di mentale, nel prossimo man-
sicurezza (Dis, dato Macron vorrà sostanzia-
presidenza del re le proprie alte pretese, ini-
Consiglio) e di bendo la Russia, limitando
narrazione geopolitica l’ingerenza degli Stati Uniti,
presso la Scuola imbrigliando la Germania, at-
Holden di Torino. tirando gli alleati nella Fra-
Scrive di geopolitica nçafrique.
americana per Conflits, Al cospetto degli eventi d’U-
rivista francese, e per craina, nelle ultime settima-
Gnosis,rivista italiana ne Parigi ha convintamente
di intelligence. aumentato il proprio impe-
gno in favore del governo Ze-
lensky in fornitura d’armi e di
intelligence. Con l’obiettivo
di frenare l’espansionismo
russo, di danneggiare Mosca.
Ma possibilmente senza co-
stringerla in un angolo, senza
espungerla dal continente.
L’Eliseo considera indispensa-
bile l’interlocuzione con il
Cremlino, come testimoniato
dalle frequenti telefonate tra
Macron e Putin. Al fine di
estendere lo spazio europeo,
di impedire agli Stati Uniti di
dominare ulteriormente il
continente.
Di qui il durissimo scambio
tra Macron e il premier polac-
co Mateusz Morawiecki, che
accusava il francese di intelli-
genza con il nemico.
Di qui le sollevate dichiarazio-
ni dell’Eliseo sulla morte cere-
brale della Nato, pronunciate
qualche tempo fa e pensate
per arginare la rilevanza di
Washington. Nazione al con-
tempo gemella e opposta de-
gli Stati Uniti, da sempre la
Francia guarda con sospetto
allo strapotere americano in
Europa – come sovente indi-
cato da François Mitterand.
Nella convinzione che, in as-
senza degli anglosassoni, il
Vecchio Continente possa tra-
mutarsi in un moltiplicatore
della sua caratura.
In questa fase
anche l’Eliseo
è chiamato
a rivedere il
proprio
approccio a
numerosi
dossier
internazionali
FOTO AP
Architettura comunitaria
Nell’immediato Parigi userà
la sua idea comunitaria per
imbracare la Germania in
tempi di eccezionale riarmo.
Macron riproporrà le Forze ar-
mate europee per convoglia-
re al loro interno la rinnovata
capacità bellica di Berlino,
per condurla sotto il proprio
comando. Ma risulta alquan-
to difficile immaginare che la
Repubblica federale affidi i
propri ufficiali ai generali
d’Oltralpe, specie a fronte di
spese tanto ingenti. Abbastan-
za per creare uno iato dentro
l’asse renano, con Parigi che
potrebbe censurare l’ambigui-
tà tedesca nei confronti della
Russia per (ri)condurla verso
sé. Improbabile dimensione
militare dell’architettura co-
munitaria che l’Eliseo vorrà
giocare anche contro il Regno
Unito, assai attivo nell’Euro-
pa orientale, specie in funzio-
ne antirussa, per escludere
Londra da un eventuale co-
mando accentrato – di diffici-
le attuazione.
Lo sforzo in Africa
Ancora, nel medio periodo la
Francia ridurrà il proprio sfor-
zo militare nell’Africa nordoc-
cidentale, a causa della stan-
chezza dell’opinione pubbli-
ca, dell’inserirsi in quei terri-
tori della Russia con i merce-
nari del gruppo Wagner. So-
prattutto in Mali, nella Repub-
blica Centrafricana, nel Ciad.
Senza rinnegare le proprie mi-
re geopolitiche sulla regione.
Anzi, invitando i suoi princi-
pali alleati a sostenerne lo
sforzo.
Tra questi, certamente l’Italia,
adesso chiamata nel Sahel do-
po i rifiuti ricevuti negli anni
scorsi. Tentativo d’Oltralpe a
spartire il peso della propria
azione, con piglio assai simile
a quello statunitense. Contor-
ni di una politica estera che
vuole la Francia grande poten-
za dell’oggi e dell’avvenire. In-
cline a coltivare simultanea-
mente i dossier che reputa
più rilevanti, senza badare al-
la natura irrealizzabile di mol-
ti propositi. Nella consapevo-
lezza che Parigi o vive di gran-
deur o muore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 Venerdì 6 maggio 2022 3
PARANOIA DA ACCERCHIAMENTO

Il mito dell’espansione Nato

che ha provocato l’invasione
Il “tradimento” della presunta promessa di non allargare l’alleanza a est è stato utilizzato dal presidente russo
per giustificare tutti i conflitti dal 2008. Ma la versione putiniana della vicenda non regge alla prova della storia

GABRIELE NATALIZIA
politologo

«Ricordiamo come Paesi NATO L’ESPANSIONE

M are d i
negli anni Novanta Anno d’ingresso CINA
ci avete promesso Tra 1949 e 1982
Ber i n g DELLA NATO
che (la Nato) non si KIRGHIZISTAN
1990
sarebbe spostata di
un pollice a est». Nel- 1999
la tradizionale conferenza stam- 2004
pa di fine anno dello scorso 23 di- 2009 Oceano Pacifico Alaska TAGIKISTAN
cembre, Vladimir Putin era torna- (STATI UNITI)
2017
RUSSIA
to a citare – come fatto di sovente 2020 KAZAKISTAN
nella sua carriera – l’evento “ma-
Paesi aspiranti Mar Glaciale
dre” di tutti gli equivoci nei rap- Artico
Prossime candidature
porti tra il Cremlino e la Casa Bian- probabili
ca. Ovvero, quel fatidico «not an in-
ch to the East» pronunciato dall’al- M a re di
IRAN
lora segretario di Stato america- Ba re n t s r Caspio
Ma
no James Baker nel corso di un in-
contro con Mikhail Gorbachev ARMENIA
FIN
nel febbraio 1990. CANADA
A) LA
NIM nd ia

L’immagine del “tradimento” del- M a r di

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N o r ve g ia

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la promessa del non allargamen-

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to della Nato è stata utilizzata dal

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Gr

presidente russo come cornice ge- STATI UNITI NORVEGIA

nerale all’interno della quale iscri- ISLANDA POL. ROM.
vere le mosse compiute in Geor-
gia nel 2008 e in Crimea nel 2014

eo
GER. GRECIA
REGNO
nonché la guerra in corso contro

an
UNITO

rr
l’Ucraina. Ma tale narrazione pre-

te
senta evidenti fragilità, anche
ITALIA di
FRANCIA Me
qualora non si voglia prestare cre- M ar
dito al diniego di diplomatici e po-
Paesi del CSTO (Organizzazione del
litici americani di aver mai assun-
A

Oceano Atlantico Trattato di Sicurezza Collettiva), alleanza

GN

to qualche obbligo in tal senso militare capeggiata dalla Russia

S PA

con la controparte sovietica. PORTOGALLO Territori separatisti

Elementi di debolezza
La prima fragilità affligge l’origi-
ne stessa del presunto impegno
degli Stati Uniti. Questo, infatti,
non trova fondamento in un ac-
cordo scritto o in un trattato ma
solo in una battuta, seppur fatta
tra esponenti politici di altissimo
livello. Non si dimentichi, peral-
tro, che essa rappresenta solo un
frammento nell’ambito di un ci-
clo di colloqui che – come ammes-
so anche da Gorbachev – verteva
esclusivamente sul “problema”
della riunificazione tedesca. Non
figurava tra gli scopi dei vertici
Usa-Urss del 1990, infatti, il rag-
giungimento di alcun accordo
sul futuro dell’Alleanza atlantica,
come confermato dall’assenza di
riferimenti a esso nel Trattato sul-
lo stato finale della Germania si-
glato a Mosca nel mese di settem-
bre.
Il secondo elemento di fragilità
della narrazione putiniana chia-
ma in causa il modus operandi in-
ternazionale della Russia.
Quand’anche si accettasse che lo
“spirito” dei colloqui del 1990 an-
dava nella direzione del non allar-
gamento, sembra incredibile che
un freddo Realpolitiker come il
presidente russo si meravigli del-
la loro disapplicazione a decenni
di distanza. Assumendo le lenti in-
terpretative del realismo, gli ac-
cordi tra stati – per via della strut-
tura anarchica del sistema inter-
nazionale – non possono essere
slegati dalle condizioni materiali
da cui scaturiscono. Il venir meno
di queste ultime, infatti, costitui-
sce la ragione della loro eventuale
inosservanza da parte dei con-
traenti.
Va da sé che nel giro di un paio di
anni il mondo del 1990 era svani-
to improvvisamente. Già a fine
1992, da ambo le parti, i protagoni-
sti dei colloqui che posero fine al-
la Guerra fredda erano usciti dal-
la scena politica. Washington,
inoltre, aveva risolto i dubbi sul
suo futuro impegno in Europa in
assenza di un competitor strategi-
co con la pubblicazione del Con-
cetto strategico Nato del 1991, il
primo pubblicato nel post Guerra
fredda. La Russia di Boris Eltsin,
nel frattempo, aveva accettato di
L’autore
Gabriele Natalizia è
professore associato
di Scienza politica
all’università La
Sapienza di Roma.
Coordina il Centro
Studi Geopolitica.info e
collabora con il Centro
Alti Studi della Difesa
(Casd) dove insegna
Organizzazioni
internazionali al Corso
Superiore di Stato
Maggiore Interforze
(Issmi).
buon grado il sostegno diplomati-
co ed economico degli Stati Uniti
in cambio di una sostanziale ac-
quiescenza nei confronti del loro
primato globale. E, soprattutto,
erano scomparse dallo scacchiere
internazionale sia il Patto di Var-
savia che l’Unione sovietica.
Piaccia o meno il principio “pacta
sunt servanda, rebus sic stantibus”,
non è comunque possibile negar-
ne il peso che esercita sugli accor-
di formali tra le grandi potenze e,
tanto più, su quelli informali. La
Russia, d’altro canto, non si è mai
fatta scrupolo di applicarlo quan-
do le è tornato utile. Come nel ca-
so della stessa invasione dell’U-
craina, avvenuta in palese viola-
zione del memorandum di Buda-
pest del 1994 con cui Mosca si im-
pegnò a rispettare l’integrità terri-
toriale dell’Ucraina e ad astenersi
dall’uso della forza nei suoi con-
fronti in ragione del trasferimen-
to del suo arsenale nucleare in
Russia. Ancor meno, ha avuto pro-
blemi a disattendere le reiterate
promesse di non ricorrere all’op-
zione militare contro Kiev fatte
dai suoi vertici politici prima del
24 febbraio.
La politica di Bill Clinton
Anche per la fase successiva alla
svolta del 1991-1992, infine, non
sembra reggere la narrativa del
Cremlino secondo cui l’Alleanza
atlantica con gli allargamenti del
1999 e del 2004 avrebbe innescato
un gioco a somma zero con la Rus-
sia, sfruttandone la “distrazione”
determinata dagli sconquassi in-
terni con cui si trovava alle prese.
L’amministrazione Clinton, al
contrario, rifletté a lungo sul di-
1000 KM
lemma posto da due interessi in-
conciliabili. Da un lato, quello di
mantenere agganciata all’ordine
internazionale liberale la Federa-
zione russa, che vedeva con so-
spetto l’ipotesi di adesione alla
Nato dei suoi ex satelliti. Dall’al-
tro, quello di soddisfare le legitti-
me aspirazioni alla membership
di Polonia, Repubblica Ceca e Un-
gheria, che avevano dimostrato
di procedere speditamente verso
mete “liberali” quali l’economia
di mercato e la democrazia.
Durante il suo primo mandato,
Bill Clinton scelse di fatto la pri-
ma opzione. Nel 1993 sostenne il
lancio dell’ecumenico program-
ma “Partnership for peace” della
Nato per l’Europa orientale e gli
stati post sovietici. Questo fu im-
mediatamente seguito da una vi-
sita a Mosca del nuovo segretario
di Stato, Warren Christopher, il
quale spiegò a Eltsin che l’even-
tuale allargamento avrebbe dovu-
to intendersi come un processo
evolutivo e di lungo termine.
Clinton finì così nel mirino dei go-
verni polacco, ceco e ungherese
che lo accusavano di perseguire
una politica del “Russia first”. Per
questa ragione, si affrettò a orga-
nizzare una visita a Praga, dove
chiarì che non era l’allargamento
a essere in discussione, ma solo la
sua tempistica.
Inversione di rotta
Fu solo dopo le presidenziali rus-
se del 1996 che gli Stati Uniti inver-
tirono la rotta. La figura di Eltsin,
a cui tutto il mondo occidentale
aveva aperto una linea di credito
politico illimitata negli anni pre-
cedenti, ne uscì delegittimata no-
Paesi del Patto di Varsavia al 1990
Il processo di
allargamento
fu comunque
pensato
in modo da
fornire delle
contro-assicura
zioni alla
Russia
CARTOGRAFIA:
LUCA MAZZALI
FASEDUESTUDIO
APPEARS SRL
nostante la vittoria. Non solo.
Questa fase fece intravedere i peri-
coli posti dalla presenza in Russia
di leader illiberali come Gennady
Zjuganov e Vladimir Zhirinovsky
e schiuse le porte all’ascesa dei fa-
migerati “oligarchi”.
Di fronte a questo contesto, l’allar-
gamento della Nato a est diventa-
va funzionale per due ragioni.
Quella di consolidare la capacità
statuale e la democrazia nei nuo-
vi paesi membri, scongiurando
così le devastanti derive che si era-
no verificate in alcuni stati dell’ex
Urss e dell’ex Jugoslavia. E quella
del contenimento di minacce
emergenti, nel caso in cui la Rus-
sia fosse ricaduta in mani ostili
all’occidente.
Il processo di allargamento, tutta-
via, fu comunque pensato in mo-
do da fornire delle contro-assicu-
razioni alla Russia, per renderla
parte integrante del sistema di si-
curezza in Europa. La firma dei
protocolli di adesione di Varsa-
via, Praga e Budapest del 1997 fu
preceduta da quella dell’Atto isti-
tutivo delle relazioni Nato-Rus-
sia. Allo stesso modo, l’invito ad al-
tri sette paesi ex comunisti nel
2002 prese forma solo dopo il
summit di Pratica di Mare, in cui
fu creato il Consiglio Nato-Russia
per la gestione congiunta delle
questioni di sicurezza di interes-
se comune.
In queste fasi, d’altronde, non fu-
rono gli allargamenti della Nato a
rappresentare la principale fonte
di tensione tra la Russia e gli Stati
Uniti. Fu, piuttosto, l’indisponibi-
lità americana a riconoscere a Mo-
sca una “zona di influenza” a spin-
gerla su posizioni sempre più
apertamente revisioniste. Le feri-
te lasciate dall’operazione Allied
Force nel 1999 e dal successivo so-
stegno occidentale al rovescia-
mento del regime di Slobodan Mi-
losevic, tuttavia, furono superate
grazie alla ritrovata convergenza
di interessi nella “global war on ter-
ror”. Il supporto americano alle “ri-
voluzioni colorate” tra il 2003 e il
2005, invece, alimentò il paranoi-
co senso di accerchiamento e la
voglia di rivincita dell’attuale él-
ite russa, senza essere lenito suffi-
cientemente dall’effimera paren-
tesi del “Russian reset” obamiano.
Se al summit di Bucarest del 2008,
tuttavia, le principali potenze eu-
ropee non si fossero opposte alla
richiesta americana di garantire
ufficialmente a Kiev e Tbilisi l’ac-
cesso al Membership action plan
della Nato, probabilmente non
staremmo qui a discutere l’ipote-
si della neutralità – o, peggio, del-
la neutralizzazione – dell’Ucrai-
na.
Forse i treni della storia non pas-
sano una volta sola ma, purtrop-
po per chi li perde, non sono nean-
che così frequenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
4 Venerdì 6 maggio 2022

LA STAMPA UCRAINA

Media di lotta e di governo

Il dilemma di Zelensky
Nella tormentata vicenda ucraina si è consumata anche l’identificazione fra stampa libera e patriottismo
Un decreto del presidente ha accorpato i canali tv per creare una piattaforma di “comunicazione strategica”

MARA MORINI
politologa

Nel 1991 il processo

di liberalizzazione
e di democratizza-
zione nell’Ucraina
ha gettato le basi
per lo sviluppo di
mass media plurali e indipen-
denti, costituzionalmente garan-
titi. Negli anni, come rilevano nu-
merose analisi e l’organizzazio-
ne internazionale per i diritti
umani Reporters Without Bor-
ders, la stampa ucraina ha subìto
andamenti oscillanti tra fasi di
censura e momenti di maggiore
libertà, a seconda della volontà
politica dei presidenti che si so-
no alternati al potere o degli inte-
ressi economici e individuali de-
gli oligarchi.
Personaggi come Viktor Pincuk,
Ihor Kolomoyskyi, Petro Poro-
shenko, Rinat Achmetov e Dmy-
tro Firtas sono i proprietari dei
principali canali televisivi che in-
cidono sulla linea editoriale e sul
grado di libertà della stampa.
Certamente la questione del ruo-
lo dei mass media in Ucraina ha
attirato l’attenzione anche degli
analisti e politici occidentali in
occasione della serie televisiva
Servitore del popolo, lanciata
dall’attuale presidente Zelensky
nel 2017. Nel 2003 Zelensky, Ser-
gej e Boris Shefir hanno fondato
l’ente televisivo Studio Kvartal 95
che si contraddistingue per la
produzione di alcuni show e se-
rie televisive di grande successo.

Fasi alterne
Nel periodo 1994-2004 la presi-
denza di Leonid Kuchma si è con-
traddistinta per una maggiore re-
pressione della libertà di stampa
e la chiusura di numerose testa-
te, ed era diffusa l’autocensura.
Con la Rivoluzione arancione del
2004 la situazione è cambiata e la
stampa ucraina è stata conside-
rata tra le più libere di tutti i pae-
si dell’ex Unione sovietica.
Con l’elezione di Viktor Januko-
vyc nel 2010, la libertà di stampa
è stata nuovamente oggetto di
censure e sanzioni, per poi subi-
re una ripresa nel 2013-2014 con
la rivoluzione di Maidan e il con-
flitto nell’area orientale dell’U-
craina. In questo periodo si crea-
no numerosi quotidiani online
indipendenti che favoriscono la
circolazione di informazioni al-
ternative a quella governativa,
tra cui Hromadeska.ua.
Rimane, comunque, molto attivo
il controllo statale delle fake
news e della propaganda e alcu-
ni giornalisti vengono minaccia-
ti o uccisi, come nel caso di Pavlo
Šeremet e Katerina Handzjuk,
che non hanno ancora trovato
giustizia.
Nel 2019 l’Istituto dei media (Imi,
Institut masovoi informacii) ha re-
gistrato 243 casi di violazione del-
la libertà di parola, di cui 172 ri-
guardavano aggressioni fisiche
o altre forme di violazione: attac-
chi informatici e pressioni legali,
ostruzione all’attività giornalisti-
ca, minacce, percosse, rifiuto di
accesso alle informazioni.
Il disegno di legge
Nel gennaio del 2020 il ministro
L’autrice della Cultura ucraino Volody-
myr Borodyansky ha presentato
un progetto di legge sulla disin-
formazione che dovrebbe «garan-
tire la sicurezza delle informazio-
ni nazionali e il diritto di accede-
re a fonti e notizie affidabili». L’i-
niziativa legislativa mira anche
ad aumentare il livello di alfabe-
tizzazione mediatica della popo-
lazione e sancisce la responsabi-
lità civile e penale per i trasgres-
Mara Morini insegna sori con una pena sino a sette an-
Politics of Eastern ni di reclusione.
Europe e Scienza Per favorirne l’implementazio-
politica all’Università ne, il progetto prevede la creazio-
di Genova. Conseguito ne del “difensore civico in mate-
il certificato ria di informazione” che sarebbe
internazionale di lingua il responsabile della verifica del-
russa, dal 2000 svolge le segnalazioni di fake news e del-
attività di ricerca e la loro rimozione. Le attività attri-
pubblica articoli e libri buite a questo organo sono state
sulle dinamiche criticate dall’Imi perché agevole-
politiche interne ed rebbero l’interferenza statale nel-
esterne della Russia la sfera dell’informazione e viole-
postcomunista. Ha rebbero gli impegni dell’Ucraina
appena pubblicato per nei confronti della Convenzione
il Mulino la nuova europea sui diritti umani e della
edizione del suo libro Corte europea per i diritti dell’uo-
La Russia di Putin. mo.
Altro elemento che ha suscitato
numerose critiche è la proposta
di un albo – Associazione dei
giornalisti professionisti dell’U-
craina – che riconosce come gior-
nalisti i membri che ne faranno
parte e che potranno usufruire
dei servizi di protezione statale.
In questo modo si creano due ca-
tegorie: i professionisti iscritti
all’albo e i divulgatori privi di
protezione statale.
L’Unione nazionale dei giornali-
sti dell’Ucraina (Nuju) e il monito-
raggio delle Nazioni unite han-
no espresso una forte indignazio-
ne al governo perché il disegno
di legge non soddisfa minima-
mente gli standard internaziona-
li sui diritti umani ed è una mi-
naccia che potrebbe portare
all’autocensura e, nei casi più gra-
vi, alla persecuzione dei giornali-
sti.
Tuttavia, il presidente ucraino
Volodymyr Zelensky si è espres-
so favorevole al progetto di Boro-
dyansky perché ritiene necessa-
rio stanziare dei fondi statali per
combattere la disinformazione
che costituisce «un problema
che contribuisce alla scissione
del paese».
Tra patriottismo e governo
Altra situazione di particolare ri-
levanza è Stop Fake, l’organizza-
zione non governativa di lotta al-
la propaganda russa, fondata nel
2014 da alcuni docenti della fa-
coltà di giornalismo dell’univer-
sità di Kiev intitolata a Petro Mo-
hyla.
L’obiettivo principale è il contra-
sto alla propaganda (russa) e lo
sviluppo degli standard occiden-
tali di giornalismo in Ucraina. So-
no state create anche sezioni nei
singoli paesi europei (Stop Fake
Italia) e sopravvive grazie a finan-
Dagli anni
Novanta i
media ucraini
hanno visto
alternarsi fasi
di censura e
repressione con
momenti di
maggiore
libertà
FOTO AP
ziamenti di enti governativi o
privati.
Infine, la presidenza di Poroshen-
ko ha contribuito notevolmente
ad amplificare toni nazionalisti-
ci in tutto il paese in chiave anti
russa, anche attraverso l’uso del-
la televisione. Si è diffuso, infatti,
il termine “giornalismo patriotti-
co” come strumento per contro-
battere la propaganda russa che
si contrappone all’etichetta di
“separatisti” in riferimento a
quei giornalisti che hanno rice-
vuto l’accredito dalle autorità
delle autoproclamate repubbli-
che del Donetsk e Lugansk.
I loro nomi sono inseriti in una
“lista nera” resa pubblica sul sito
Myrotvorets dove si ritrovano an-
che i cosiddetti “bot-patrioti” del
social media Hromadske, uno
dei pochi network indipendenti,
che ha criticato il governo ucrai-
no denunciando le reali condi-
zioni materiali nelle quali sono
costretti a combattere i soldati
ucraini nel fronte orientale.
In questi ultimi anni si è, quindi,
saldata nei mass media l’autoi-
dentificazione tra patriottismo e
governo per la quale chi critica il
presidente Poroshenko è accusa-
to di essere “pro russo” o “separa-
tista” che mina l’unità e la stabili-
tà dell’attuale.
Comunicazione strategica
Da quando è cominciata l’inva-
sione russa dell’Ucraina i social
media, in particolare Telegram,
sono diventati uno strumento
utile per diffondere notizie che
possano facilitare le azioni di cor-
ridoi umanitari o di prevenzione
di attacchi, sotto l’efficace con-
trollo dell’entourage del presi-
dente Zelensky.
Quest’ultimo ha firmato un nuo-
vo decreto con cui ha accorpato
tutti i canali tv ucraini per creare
«un’unica piattaforma informa-
tiva» per «una comunicazione
strategica». In questo decreto è
prevista la limitazione delle atti-
vità condotte da undici partiti
politici ucraini d’opposizione, al-
cuni dei quali accusati di avere le-
gami diretti con Mosca.
Grazie alla sua precedente espe-
rienza professionale, il presiden-
te Zelensky ha dimostrato una
particolare sensibilità al tema
della libertà di stampa e dei me-
dia e, soprattutto, alla necessità
di contrastare la disinformazio-
ne (russa), che alimenta divisio-
ni nel paese.
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 Venerdì 6 maggio 2022 5
LA PROPAGANDA RUSSA

Il lungo declino della stampa

libera nella Russia di Putin
Il Cremlino ha consumato poco alla volta lo spazio per i giornalisti indipendenti, combinando repressioni
e violenze con sacche di tolleranza. L’abbandono della finzione dell“’operazione speciale” segna una svolta

MARA MORINI
politologa

In Russia la libera- si economica, ecc...). I candida- Dall’affonda-

lizzazione, succes- ti sono sempre sbilanciati a mento della
siva alla trasfor- vantaggio dei partiti di potere nave Moskva i
mazione politi- o del presidente della Federa- canali
co-sociale intro- zione, anche con toni di cam- controllati dal
Cremlino
dotta dalla Pere- pagna negativa. Durante la hanno iniziato
strojka e dalla Glasnost, ha con- programmazione televisiva a parlare di
sentito agli inizi degli anni No- quotidiana la presenza di Pu- “guerra
vanta la nascita di diverse te- tin è molto diffusa ed è volta a dichiarata
state giornalistiche e di alcune descrivere tutti i suoi impegni dalla Nato”
emittenti radio-televisive. I quotidiani, le decisioni e gli in- FOTO AP
mass media costituiscono la contri con i ministri, i governa-
fonte principale di socializza- tori e i sindaci a cui chiede un
zione politica del cittadino rus- rapporto puntuale della situa- pa occidentale ha raggiunto il
so. La televisione copre, infatti, zione politico-economica loca- suo apice durante le elezioni
oltre il 95 per cento della popo- le. presidenziali americane del
lazione, distribuita nelle undi- 2016 in seguito a un attacco
ci zone orarie, ed è molto im- Giornalismo d’inchiesta hacker che ha indebolito la
portante per veicolare il mes- La situazione del giornalismo candidata democratica Hilla-
saggio del Cremlino. d’inchiesta è, invece, decisa- ry Clinton. L’intelligence ame-
mente allarmante. I dati forni- ricana ha confermato che la
Dagli anni Novanta a oggi ti da alcune agenzie rilevano fonte di questa interferenza
L’età dell’oro dei mass media la morte di ventuno giornali- era in Russia, vettore primario
degli anni Novanta ha consen- sti fra il 2000 e il 2007 (fonte: Re- di una guerra d’informazione,
tito la nascita e lo sviluppo di porter Without Borders) e di scioccando l’opinione pubbli-
un’informazione pluralistica. ben cinquantotto giornalisti ca americana.
La principale rete è Canale 1 di cui trentotto assassinati, Rt indubbiamente è nata con
(Pervy Kanal), una joint compa- quattro torturati e due minac- lo scopo di valorizzare l’imma-
ny di quote statali e private ciati nel periodo 1992-2020 gine di Putin e del suo paese at-
che appartengono a uomini (fonte: Commitee to Protect traverso un nuovo tipo di pro-
d’affari, sostenitori del gover- Journalists). Tra i mandanti si paganda che può essere molto
no, seguita dal secondo canale, sospettano ufficiali governati- efficace nelle persone che han-
Rossija, che è vi in tredici casi, no un basso livello di istruzio-
un’emittente sta- gruppi crimina- ne. I dati dimostrano che l’au-
tale. Il terzo cana- li in dieci, milita- dience di Rt in Europa è meno
le, Ntv, è di pro- ri in tre, gruppi dello 0,1 per cento del potenzia-
prietà di Gaz-
Omicidi politici in quat- le complessivo, mentre sul ca-
prom ed è stata Nel periodo fra tro e sconosciuti nale YouTube alcuni video, per
la prima televi- in otto episodi. lo più di catastrofi e violenze
sione privata il 1992 e il 2020 Il caso più noto, raggiungono anche i 3 miliar-
nell’era post so- sono stati anche a livello di di visualizzazioni e solo l’1
vietica. I miglio- internazionale, per cento ha contenuto politi-
ri giornalisti del uccisi 58 è quello della co.
paese hanno la- giornalisti giornalista della
vorato per que- Novaja Gazeta Dopo l’invasione
sto canale che, Anna Politkov- Da quando l’Ucraina è stata in-
nel corso degli skaja, uccisa nel- vasa, la programmazione tele-
anni, non è riuscito ad affron- la sua casa di Mosca dopo mi- visiva è cambiata, come era già
tare le ingenti spese e ha di- nacce seguite alle sue inchie- accaduto per l’annessione del-
chiarato il fallimento econo- ste sulla violazione dei diritti la Crimea nel 2014.
mico nei primi anni Duemila. umani nelle guerre cecene. Le I canali stanno trasmettendo
Grazie all’intervento di Gaz- forme di autocensura dei gior- numerosi programmi patriot-
prom, che ha rilevato i debiti, nalisti sono ormai una prassi tici, mentre sono diminuiti i
Ntv trasmette ora le proprie no- quotidiana per chi vuole man- programmi di intrattenimen-
tizie e inchieste, anche se è di- tenere il proprio lavoro. to “leggero” e i talk show in pri-
ventato un canale più allinea- Dopo un favorevole atteggia- ma serata rimangono le tra-
to al governo. mento al potenziamento della smissioni televisive più popo-
La radio è, invece, uno stru- tecnologia e alla riduzione del lari. Dalle news all’infotaiment,
mento economico e molto con- digital divide nel paese, le istitu- lo schema narrativo è sempre
veniente, utilizzato soprattut- zioni governative hanno com- il medesimo: la Russia si deve
to dagli autisti in macchina e preso che i cittadini russi, difendere dagli attacchi degli
ha un’offerta molto più varie- uscendo dal torpore politico Stati Uniti e della Nato che non
gata, con centinaia di stazioni dell’èra sovietica, hanno in ma- accettano e riconoscono la
di natura statale e privata. no uno strumento (internet) “grandezza” della Russia.
La stampa russa incontra le di opposizione critica all’ope- Il termine “operazione specia-
medesime difficoltà di altri rato del governo che deve ne- le militare” è stato sdoganato
paesi relative al mantenimen- cessariamente essere regola- dopo l’affondamento della
to dei costi e alla pubblicità mentato e limitato. flotta navale Moskva, presenta-
che si è spostata su internet. So- La regolamentazione e l’atten- to all’opinione pubblica russa
litamente i quotidiani sono zione rivolta verso il mondo di- come un atto di «guerra della
comprati dalle persone con un gitale è piuttosto recente e risa- narrazione domestica che con- ambiti politici, oggi si riferisce day (Rt) debutta come canale Nato». E di guerra si continua a
grado di istruzione più elevato le agli anni del primo manda- trappone la Russia all’occiden- al tentativo occidentale di ren- televisivo al fine di presentare parlare attraverso documenti
e interessate a inchieste e spe- to di Putin. Questo ritardo è di- te. Quest’ultimo non riconosce dere la Russia più debole attra- una controparte alla narrazio- storici e i simboli della parata
cifici approfondimenti. peso in gran parte dall’obsole- la Russia come un attore globa- verso la diffusione di un pre- ne occidentale sulla Russia. Si del prossimo 9 maggio che cele-
Con l’arrivo alla presidenza di scenza delle infrastrutture che le nell’arena internazionale e giudizio nei confronti del pae- attivano canali di Rt in lingua bra la vittoria sovietica sul na-
Putin, i cambiamenti più signi- si stimava, agli inizi degli anni la Russia reagisce, diffonden- se in articoli e opinioni di rivi- araba (2007), in spagnolo zismo.
ficativi hanno riguardato la so- Novanta, fossero in ritardo di do un’informazione politica ste internazionali. Per difen- (2009) e in francese (2017). Nel La propaganda ha sempre avu-
stituzione dei proprietari e i almeno dieci anni rispetto basata sull’ostilità occidentale dersi da notizie giudicate pri- 2010 Rt America ha comincia- to un ruolo rilevante nell’Unio-
contenuti dei programmi tele- all’occidente. alla risurrezione della grande ve di qualsiasi rilevanza politi- to a trasmettere programmi ne sovietica e, attualmente, co-
visivi. potenza russa. ca e socioeconomica, il gover- più polemici e critici nei con- stituisce ancora uno strumen-
In generale, i media russi se- Russofobia Il famoso termine “russofo- no russo ha avviato una serie fronti dell’occidente, reclutan- to comunicativo strategico,
guono il vecchio stile sovietico La Russia di Putin ha compre- bia”, creato da un diplomatico di provvedimenti per contra- do personalità americane fa- più dinamico e adattatosi alle
di esagerare le notizie positive so che i mass media e internet zarista nel Diciannovesimo se- stare questo diffuso sentimen- mose in difesa della cultura e innovazioni tecnologiche del
e minimizzare quelle negative costituiscono uno strumento colo per indicare la marginaliz- to russofobico. dei valori russi. L’attenzione Ventunesimo secolo.
(forme di protesta, omicidi, cri- di soft power, utilizzato in una zazione della Russia in diversi Nel dicembre 2005 Russia To- verso Rt negli Usa e nell’Euro- © RIPRODUZIONE RISERVATA
6 Venerdì 6 maggio 2022
L’ARSENALE MEDIATICO DEL CREMLINO
La propaganda russa
è più potente dei carri armati
Nella dottrina militare russa la manipolazione dell’opinione pubblica e l’inquinamento della realtà sono fattori centrali
Almeno dal 2013 il Cremlino dissemina versioni alternative dei fatti in occidente. Con successo, come sappiamo in Italia
La disinformazione può cambiare tutto: anche una vittoria dell’Ucraina sarà vana se le persone credono al verbo di Mosca
MATTEO PUGLIESE
analista
Nei corsi di dottrina
di ogni accademia
militare occidentale
si insegnano model-
li come il Dime, acro-
nimo che indica gli
strumenti del potere nazionale e
include, oltre a quella diplomati-
ca, militare ed economica, anche
la dimensione informativa. Per la
Nato non è dunque una novità
l’inserimento di questa variabile
nell’analisi degli scenari e degli ef-
fetti di una strategia bellica. Tali
modelli non sono impiegati nella
dottrina russa, ma ciò non signifi-
ca che l’informazione non sia im-
portante per Mosca, anzi, l’infor-
mation warfare è divenuta fonda-
mentale almeno dal 2013.
Strumento militare
Occorre considerare la pervasiva
propaganda del Cremlino non co-
me un elemento meramente poli-
tico bensì per quello che è: un ve-
ro strumento militare. La manipo-
lazione della società per influen-
zare le politiche dei paesi demo-
cratici, l’uso di una galassia infor-
mativa di propaganda per mina-
re la fiducia nei media indipen-
denti, le narrazioni alternative
che hanno fatto breccia tra i citta-
dini e le dinamiche interne alla
Russia, sono tutti tasselli di un
mosaico che visto nel suo insie-
me assume significato.
Partiamo da un dato incontrover-
tibile: in occidente vige la libertà
di stampa e in Russia no. Per quan-
to criticabili e imperfetti, i media
europei hanno standard etici e di
indipendenza nettamente supe-
riori a quelli controllati dal Crem-
lino. La classifica di Reporters Wi-
thout Borders vede la Russia al
150° posto globale di libertà di
stampa su 180, mentre Freedom
House definisce il paese «non libe-
ro» e segnala l’inasprimento delle
leggi sugli agenti stranieri e sull’e-
stremismo per colpire la stampa.
L’autorità per la censura Roskom-
nadzor ha silenziato tutte le prin-
cipali fonti di informazione non
legate al governo. Le pene fino a
quindici anni per la diffusione di
fake news sulla cosiddetta opera-
zione militare speciale hanno co-
stretto gli ultimi media indipen-
denti a chiudere, compresa Do-
zhd Tv, l’Eco di Mosca e Novaya Ga-
zeta. Questa è una premessa ne-
cessaria per riconoscere l’asimme-
tria informativa con l’occidente.
È già stato scritto molto sulla dot-
trina Gerasimov, termine coniato
e poi ripudiato dall’esperto di Rus-
sia Mark Galeotti, e sulla guerra
ibrida. Quest’ultima si distingue
dalla guerra asimmetrica perché
comprende non solo l’impiego di
assetti militari ma anche la pene-
trazione politico-mediatica. Mol-
ti in occidente commettono l’erro-
re di considerare questa compo-
nente avulsa dalla guerra, mentre
la manipolazione dell’opinione
pubblica avversaria e l’inquina-
mento della realtà sono da anni
parte integrante della dottrina
russa di guerra ibrida. Anzi, il loro
potenziale è ben più tangibile e
pericoloso di altre armi che la Rus-
sia minaccia solo di usare, come
quelle nucleari.
Strategia ibrida
Come ha esposto la ricercatrice
della Rand corporation Bilyana
Lilly nel suo saggio Russian Infor-
mation Warfare, esistono quattro
obiettivi specifici di tale strategia
ibrida: danneggiare la credibilità
del sistema informativo occiden-
tale, minare la fiducia socioecono-
mica, manipolare l’opinione pub-
blica e influenzare l’avversario af-
finché prenda decisioni favorevo-
li alla Russia.
Il meccanismo più semplice è
quello per cui un’opinione pubbli-
ca confusa, disorientata ed esau-
sta può fare pressione su governi,
attraverso i partiti o manifesta-
zioni di piazza, per cambiare la po-
litica estera nazionale. Questa
operazione può conseguire un
obiettivo strategico e non va deru-
bricata a polemica mediatica.
Ad esempio, quando i cittadini le-
gittimamente frustrati per l’au-
mento dei prezzi e stanchi dopo
due mesi di guerra cominciano a
pensare che tutto sommato Zelen-
sky dovrebbe fare qualche conces-
sione territoriale o arrendersi. Pa-
zienza per i princìpi cardine di
Helsinki su cui si fonda l’architet-
tura di sicurezza europea: integri-
tà territoriale e sovranità.
La rappresentazione perversa di
un’Ucraina guerrafondaia, che si
ostina a combattere e chiedere ar-
mi, sta facendo breccia nella men-
te di molti, ma è un sovvertimen-
to della realtà. Uno stato democra-
tico aggredito da una dittatura
sanguinaria è legittimato a difen-
dersi a oltranza. Circola anche
una vulgata da bar, sempre più in
voga sui social, secondo cui in
Ucraina avviene un conflitto per
procura da parte degli Stati Uniti,
mentre l’Europa sarebbe una spet-
tatrice impotente. Semplicemen-
te una narrazione falsa e smenti-
ta dai fatti, ma molto comoda per
Mosca perché mette sullo stesso
piano l’aggressore e l’aggredito.
Vanno forte anche i cavalli di bat-
taglia del Cremlino, per cui la Na-
to avrebbe accerchiato la Russia
con provocazioni che giustifica-
no l’invasione, e presunti labora-
tori batteriologici americani in
Ucraina. È compito degli addetti
ai lavori confutare queste tesi in-
fondate, perché contribuiscono
all’esito del conflitto. Non stupi-
sce, perciò, il sondaggio di Demos
& Pi secondo cui il 46 per cento de-
gli italiani ritiene che l’informa-
zione sulla guerra in Ucraina sia
pilotata e distorta, mentre il 25
per cento pensa che le immagini
dei massacri siano false o amplifi-
cate per delegittimare Putin e i
russi.
Tra le cause di questo disorienta-
mento ci sono anche l’analfabeti-
smo funzionale, che in Italia sfio-
ra il 28 per cento secondo le stati-
stiche Ocse, e l’analfabetismo digi- descritto dalla giornalista Marta Nel 2013 Ria Novosti, l’editore di cipali canali tramite cui il Cremli-
tale, con oltre due terzi degli italia- Ottaviani nel suo saggio Brigate Rt, fu sciolto e sostituito dal grup- no ha veicolato la sua propagan-
ni che non sono in grado di usare Russe, non si tratta di organi di po Rossija Segodnya, con a capo da in questi anni ed è per questo
internet in maniera complessa e stampa ma di strumenti di propa- l’onnipresente Simonyan. L’anno che il 2 marzo l’Unione europea
diversificata. Obiettivo strategico ganda. successivo fu creato il sito Sput- ha sospeso le loro attività. Ma non
russo raggiunto: inquinare e non Nel 2005 il canale televisivo Rus- nik, per fare a livello digitale ciò si tratta degli unici, esiste un nu-
riconoscere più la verità dei fatti. sia Today venne creato dall’agen- che Rt faceva in televisione, con la trito sottobosco di siti e piattafor-
Una dimensione orwelliana di ri- zia di stampa statale Ria Novosti, diffusione di notizie in numero- me legati più o meno apertamen-
baltamento della realtà confer- con la missione di fornire «una vi- se lingue, accessibili online a un te al governo russo, una vera co-
mata anche dalla proibizione del- sione russa del mondo». Questa pubblico più giovane abituato a stellazione di disinformazione.
la parola guerra, come recita lo Weltanschauung è stata sempre navigare sui social network.
slogan della neo- più plasmata dal- Uno degli aspetti più interessanti Gli altri canali
lingua in 1984: «La la cerchia ristretta è il tentativo di “ripulire” la pro- Per esempio, il sito canadese Glo-
guerra è pace». del Cremlino, tra pria immagine per renderla più ri- bal Research, diretta emanazione
L’apice di questa cui l’ideologo Vla- spettabile e apparentemente neu- dei servizi militari Gru, i cui fun-
distorsione si è
Parole chiave dislav Surkov e la trale, non solo con il cambio di no- zionari scrivevano articoli sotto
raggiunto con il Vittimismo, direttrice dell’e- me. Infatti, nel corso degli anni, i pseudonimo. Spicca la Strategic
monologo del mi- mittente, Margari- giornalisti e autori russi sono sta- Culture Foundation, che dal 2010
nistro russo La-
paranoia, ta Simonyan. La ti progressivamente sostituiti pubblica contenuti in inglese e
vrov su Rete4, per umiliazione, stessa propagan- con presentatori e articolisti occi- dal 2018 è stata ripulita da autori
le dichiarazioni dista – termine dentali, spesso appena usciti dal- con nomi russi, a favore di anglo-
sulle origini ebree
russofobia, più appropriato le scuole di giornalismo, strapaga- foni o comunque occidentali, per
di Hitler definite orgoglio di giornalista – ti nonostante la scarsa esperien- infondere maggiore fiducia nei
aberranti e oscene che nel 2018 orga- za e quindi entusiasti di aderire al- lettori.
dal presidente nizzò un’intervi- la linea editoriale dettata da Mo- Si tratta spesso di individui senza
Draghi. Dare spa- sta con i due agen- sca. Questo fenomeno è stato stu- la minima competenza, come ta-
zio alle odiose menzogne di La- ti del servizio militare Gru manda- diato nel 2020 da ricercatori di Ox- le Finian Cunningham, un irlan-
vrov o al propagandista Vladimir ti a Salisbury per assassinare Ser- ford e confermato all’inizio dese specializzato in chimica agri-
Solovev sulla televisione italiana gej Skripal con il veleno Novi- dell’invasione dell’Ucraina dalle cola che per qualche ragione è di-
costituisce non una dimostrazio- chok. dimissioni di molti dipendenti di venuto il secondo autore più pro-
ne di pluralismo bensì una vera e Nella messinscena televisiva, Si- Rt a Berlino e Londra, che hanno lifico con oltre 550 articoli in cui,
propria minaccia alla sicurezza monyan cercò di far passare i due ammesso il modus operandi dell’e- ad esempio, definisce gli Stati Uni-
nazionale, una sconfitta nella sicari per personal trainer interes- mittente. Nel 2021 Rt ha ricevuto ti «uno stato canaglia fuorilegge»,
guerra ibrida per manipolare l’o- sati a visitare «la famosa cattedra- un budget statale di oltre 360 mi- invoca rispetto per la Corea del
pinione pubblica. le» della cittadina inglese. Nel lioni di euro e consolidato una Nord e definisce Putin un vero sta-
2009 il canale cambiò nome, fa- presenza all’estero con trasmis- tista globale.
Russia Today e Sputnik cendo sparire la parola Russia per sioni in inglese, francese, spagno- Quando ha potuto, la Strategic
Per capire con cosa abbiamo a che una più neutra sigla Rt, ma anche lo e arabo. Culture Foundation ha ingaggia-
fare, è utile analizzare l’ecosiste- la linea editoriale, con una preci- Come spiega un dettagliato rap- to anche militari occidentali in
ma di disinformazione alimenta- sa strategia volta a criticare il mo- porto del Global Engagement Cen- congedo come l’ex attaché austra-
to per anni dal regime putiniano. dello democratico e delegittima- ter del dipartimento di Stato Usa, liano in Pakistan Brian Clou-
Due capisaldi di tale sistema sono re i media occidentali più autore- risalente a gennaio 2022, Rt e Sput- ghley. Non è difficile trovare qual-
Russia Today e Sputnik. Come ben voli e indipendenti. nik sono senza dubbio i due prin- che funzionario in pensione di-
Non basta
vincere la
guerra sul
campo di
battaglia in
Ucraina. Sarà
uno sforzo vano
se la società
russa si sentirà
vittima di
un’aggressione
occidentale e
resterà ignara
dei crimini di
guerra
SPUTNIK POOL
PHOTO VIA AP
 Venerdì 6 maggio 2022 7

LA GUERRA IN UCRAINA 0 100 200 KM

(26 APRILE-2 MAGGIO 2022)

Brėst Pinsk BIELORUSSIA

POLONIA
Šostka Kursk RUSSIA Voronež

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(Varaš) Hluchiv
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! Missili russi su Kyïv
Chmel'nyc'kyj nel corso della visita Ochtyrka
(Netišyn) KYÏV del Segretario
Žytomyr

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Przemyśl Generale dell’ONU b Charkiv
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(Lviv) Ternopil' pro d a Kup"jans'k
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Vinnytsia Kremenčuk Lysyčans'k
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ROMANIA Voznesens'k Zaporižžja Rostov
(Enerhodar) sul Don
Iași TRANSNISTRIA !
CHIȘINĂU TIRASPOL Mykolaïv Melitopol' Mariupol'
Ejsk 100 civili evacuati
Nova Kachovka Berdjans'k
Cherson da Azovstal
Odessa (30 aprile-2 maggio)

Heničes'k Mare
ž ak d ’A z o v
ud
Bombardate posizioni Mare chiuso per
russe sull’Isola decisione russa
Paesi del CSTO Principali B
(Organizzazione del Trattato bombardamenti
dei Serpenti Kerč'
di Sicurezza Collettiva), ! (1° maggio)
Crimea Krasnodar
alleanza militare capeggiata ! Fatti rilevanti Isola dei Evpatorija
dalla Russia
Stati secessionisti e Serpenti Simferopol' Novorossijsk
Centri urbani sotto
sotto il patronato russo
occupazione russa
Paesi NATO Sebastopoli
Territori ucraini: (Sevastopol')
Basi navali russe sotto controllo ucraino
sotto controllo russo Mar Nero
Centrali nucleari
Centri nevralgici Canale della Crimea del Nord.
Principale fonte di approvvigionamento
Litorale ucraino: idrico per la Crimea, la cui riattivazione
priorità russa è obiettivo primario per i russi

sposto a sostenere tesi controver-
se per un po’ di visibilità, come fa
per sincera convinzione il genera-
le Fabio Mini sul Fatto Quotidia-
no. In questo caso non c’è una lon-
ga manus russa, ma i titoli segnala-
no una linea editoriale volta ad
aumentare i lettori filoputiniani
e antiamericani.
Un’operazione invece volutamen-
te condotta tra il 2014 e il 2020 da
Giulietto Chiesa, fondatore di Pan-
dora tv, una succursale di Rt inca-
ricata di diffondere in Italia la ver-
sione dei fatti russa. Pandora tv è
stata un esperimento per sonda-
re la capacità di penetrazione
dell’opinione pubblica italiana,
con messaggi visceralmente anti-
americani. Il canale si serviva dei
video forniti da Ruptly, un’agen-
zia controllata da Rt, per distribui-
re contenuti prodotti da Mosca.
Come in una matrioska, Ruptly
controlla a sua volta la piattafor-
ma Redfish, creata appositamen-
te per avvicinare militanti di sini-
stra europei all’ideologia “rosso-
bruna”. Infatti, i contenuti di Red-
fish sono volutamente incentrati
sulla critica all’imperialismo ame-
ricano e a denunciare l’ipocrisia
occidentale senza sembrare lega-
ti a Mosca.
Uno dei post di maggior successo
di Redfish è diventato virale su In-
stagram all’inizio della guerra,
con una mappa che mostrava i
bombardamenti nel mondo nelle
ultime 48 ore e insieme all’Ucrai-
na elencava Siria, Yemen e Soma-
lia. Il post recitava: condanna la
guerra ovunque. La propaganda
russa opera dunque su più livelli,
alcuni apertamente filorussi e al-
tri più ambigui, tesi a delegittima-
re l’avversario. Il sottile messag-
gio subliminale di questo post,
condiviso da molti ignari cittadi-
ni europei, è il seguente: le guerre
ci sono in tutto il mondo e quella
in Ucraina non è più importante
delle altre. Obiettivo di Mosca è an-
che quello di portare dalla sua
parte altri segmenti del mondo,
tra cui la Nigeria, l’India e i paesi
arabi, le cui società emergenti ten-
dono a simpatizzare con il model-
lo proposto dalla Russia.
Dinamiche informative
Infine, le dinamiche informative
interne alla Russia rivestono un
ruolo altrettanto importante in
questa strategia, non solo per in-
debolire la volontà politica
dell’avversario ma anche per ga-
rantire una solidità alle decisioni
di Mosca. Parole chiave per com-
prendere questa narrazione sono
vittimismo, paranoia, umiliazio-
ne, russofobia, complesso di infe-
riorità, orgoglio, potenza.
Luca Gori ha ben descritto nel suo
saggio La Russia eterna come l’i-
deologia conservatrice russa ab-
bia avuto una svolta decisiva nel
2012, quando il regime si è conso-
lidato intorno al presidente rielet-
to. Putin ha abbandonato la via
dell’integrazione occidentale e dall’occidente russofobo, colti-
imboccato la strada neo-imperia- vando astio e aggressività verso
le, per restituire ai russi l’orgoglio quella società molle e corrotta de-
e la dignità di potenza perduta. nunciata dal patriarca ortodosso
Per farlo, ha alimentato i canali te- Kirill.
levisivi e la stampa con la propa- Possiamo distinguere tre catego-
ganda paranoica di una nazione rie: i russi che si informano esclu-
accerchiata dalla Nato, umiliata sivamente attraverso la tv, quelli
che hanno accesso a internet e
quelli che vivono all’estero. I pri-
mi sono spesso all’oscuro delle
L’autore atrocità che avvengono in Ucrai-
na e tendono a credere al gover-
no, si tratta spesso di persone an-
ziane ancora abituate al modello
informativo sovietico. I più giova-
ni che usano la rete sono comun-
que dentro una bolla informativa
che approfondiremo a breve. Infi-
ne, il paradosso più grande riguar-
da i russi all’estero, sino al punto
che oggi anche persone istruite e
cosmopolite tendono a identifi-
carsi con la narrazione putiniana
Matteo Pugliese è della guerra in Ucraina. Pur aven-
ricercatore di do accesso alle notizie, prendono
dottorato all’università sul personale le accuse di crimini
di Barcellona e di guerra rivolte agli invasori, ri-
associate fellow tengono le critiche un attacco al-
presso l’Istituto per gli la nazione e negano l’evidenza
studi di politica dei massacri.
internazionale Tutto questo ha a che fare anche
(ISPI) di Milano. È con l’assenza di una cultura
esperto di sicurezza dell’informazione in Russia. I gio-
internazionale, vani russi sono disposti ad accet-
terrorismo e difesa. tare informazioni che arrivano
Nel biennio 2017-2018 è da link su Telegram, canali YouTu-
stato rappresentante be, post sul social VKontakte o ca-
del presidente tene tramite amici e familiari di
dell’Osce. cui si fidano. Spesso perché è la
versione in cui ormai vogliono cre-
dere.
È emblematica la differenza di ri-
sultati ottenuti digitando la paro-
la “Bucha” su Google Immagini e
sul motore di ricerca russo Yan-
dex: nel primo si vedono massa-
cri e cadaveri, nel secondo (brow-
ser preinstallato sui cellulari in
Russia) solo foto degli edifici del-
la cittadina ucraina.
Dopo aver oscurato Facebook (ma
è molto più popolare VKontakte)
e Instagram, anche YouTube è nel
mirino di Mosca. Da anni il Crem-
lino ha cercato di creare un’alter-
nativa con il sito RuTube, dove Na-
valny non trova spazio, ma con ri-
sultati per ora deludenti. Le in-
fluencer moscovite utilizzano
connessioni Vpn per aggirare la
censura su Instagram e pubblica-
re i video in cui fanno a pezzi le
borsette di Chanel. Per raggiunge-
re i giovanissimi con la propagan-
da il governo si è inventato anche
Ya Molodets, l’equivalente di Tik-
Tok, con l’obiettivo di rendere to-
talizzante l’ecosistema social rus-
so, poter censurare le critiche e
promuovere una narrazione go-
vernativa.
Successo e popolarità
Questa strategia sta funzionando
nell’opinione pubblica. Natural-
mente, alcune migliaia di russi so-
no scese in piazza per condanna-
re la guerra ma sono stati brutal-
mente arrestati. Tre distinti son-
La carta
mostra
l’avanzata
dell’invasione
russa in
Ucraina
(al 1/V/2022)
CARTOGRAFIA:
BERNARDO
MANNUCCI
FASEDUESTUDIO
APPEARS SRL
daggi offrono un panorama deso-
lante, con rispettivamente il 68
per cento, il 74 per cento e il 53 per
cento degli intervistati favorevo-
le all’invasione dell’Ucraina, giu-
stificata dalla necessità di proteg-
gere i russofoni del Donbass e im-
pedire un attacco Nato.
Anche la popolarità di Putin è cre-
sciuta sino a superare l’80 per cen-
to. La decennale macchina della
propaganda ha portato i suoi frut-
ti e questo garantisce al regime
una qualche garanzia di stabilità.
In conclusione, non basta vincere
la guerra sul campo di battaglia
in Ucraina. Sarà uno sforzo vano
se la società russa si sentirà vitti-
ma di un’aggressione occidentale
e resterà ignara dei crimini di
guerra. Sarà una sconfitta strate-
gica se in occidente si insinuerà
la disinformazione russa al pun-
to da abbandonare Kiev al suo de-
stino.
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8 Venerdì 6 maggio 2022
LA MACCHINA DELLA DISINFORMAZIONE
Vecchie spie e nuovi media
L’origine della Bestia russa
Nel primo decennio del Ventunesimo secolo la Russia ha iniziato a sperimentare la combinazione di due tattiche distinte
L’uso classico di materiale compromettente e i primi tentativi di hacking e sabotaggio, resi possibili grazie alla rete
Nessun paese aveva ancora perfezionato la duplice strategia, fondamentale per il consolidamento del potere di Putin
THOMAS RID
politologo
Rtr, la tv di stato
russa, segnalò agli
spettatori che la
clip che stava per
andare in onda, in-
titolata A letto in
tre, non era adatta ai minori di
diciott’anni. Nel video sgrana-
to in bianco e nero c’era un uo-
mo che si avvinghiava a due
giovani donne nude. Era la
mezzanotte del 17 marzo
1999. Si diceva che l’uomo nel
video, per quanto difficile da
riconoscere, fosse Yuri Skura-
tov, procuratore generale del-
la Russia. Il video era strato re-
gistrato più di un anno prima,
in un lussuoso appartamento
sulla via Poljanka a Mosca.
Quella trasmissione notturna
fu l’apice di una battaglia che
infuriava da mesi. In autun-
no, Skuratov aveva aperto
un’indagine volta a incrimina-
re per corruzione e abuso di po-
tere il presidente Boris Eltsin.
All’inizio di gennaio, gli uomi-
ni di Eltsin erano partiti al con-
trattacco.
Il presidente organizzò un in-
contro tra il capo del proprio
staff e Skuratov. Il primo mo-
strò il video al procuratore, gli
fece capire che avrebbe potuto
renderlo pubblico, e gli chiese
di dare le dimissioni. Skuratov
si dimise, ma decise di reagire.
Il video andò in onda a metà
marzo, mentre infuriava lo
scontro per influenzare l’im-
minente voto parlamentare
sul mandato del procuratore
generale. Non era chiaro se
l’uomo nudo fosse davvero
Skuratov.
Putin contro Skuratov
All’epoca a Mosca la macchina
del fango era spietata. Vladi-
mir Putin, ufficiale di carriera
dell’intelligence, era il nuovo
capo dell’Fsb, l’organizzazio-
ne che aveva preso il posto del
Kgb. Da giovane ufficiale del
Kgb, Putin aveva prestato servi-
zio nella rezidentura di Dresda,
creata appositamente per at-
tuare misure attive contro la
Germania ovest nel periodo in
cui tali operazioni venivano
condotte con un’astuzia senza
precedenti.
Erano passati dieci anni, Pu-
tin era alla guida dell’Fsb, ed
era di nuovo tempo di giocare
sporco. Qualche giorno dopo
la messa in onda di A letto in
tre sulla Rtr, si sparse la voce
che Putin fosse collegato allo
scandalo, e che lui stesso fosse
stato ripreso in situazioni inti-
me nel medesimo apparta-
mento, e che pertanto sarebbe
stato presto costretto a farsi
da parte.
Accadde l’esatto contrario. Il
29 marzo, Putin venne nomi-
nato segretario del Consiglio
di sicurezza della Federazione
russa, mantenendo il suo ruo-
lo di capo dell’Fsb. Il 1° aprile,
un procuratore di Mosca aprì
un procedimento penale con-
tro Skuratov e il mattino dopo,
durante una conferenza stam-
pa, Putin dichiarò che «quella
persona che sembrava Skura-
tov» lo era davvero: «I primi ri-
lievi sul video lo confermano».
Putin rivelò inoltre che contro
il procuratore generale era sta-
to aperto un caso dal suo stes-
so ufficio. Eltsin, sotto assedio,
aveva firmato la sospensione
di Skuratov fino alla fine delle
indagini; le linee telefoniche
del procuratore furono taglia-
te, vennero messi i sigilli al
suo ufficio, le sue guardie ven-
nero sostituite e gli fu vietato
di entrare nel suo ex posto di
lavoro o in qualunque edificio
governativo.
La conferenza stampa di Putin
diede il via a ulteriori attacchi
a Skuratov. Una delle prostitu-
te del video dichiarò che con la
sua collega chiedeva 500 dolla-
ri per ogni rapporto, e che ne-
gli ultimi diciotto mesi Skura-
tov aveva già pagato loro 50mi-
la dollari. La battaglia tra Sku-
ratov, Eltsin e Putin sarebbe
proseguita per molti altri me-
si. Il video segnò la brusca fine
del procuratore generale, e l’al-
trettanto rapida ascesa del fu-
turo presidente.
Il filmino di via Poljanka rap-
presentava un classico dello
spionaggio: un video compro-
mettente fornito alla stampa
per motivi politici, senza il bi-
sogno di internet. All’epoca, in
Russia gli utenti del web erano
meno di un milione, quasi tut-
ti a Mosca (negli Stati Uniti era-
no circa 70 milioni).
Il kompromat versione
web
Molti politici russi non aveva-
no ancora un proprio sito, ma
malgrado l’arretratezza dell’él-
ite, a Mosca capirono subito
quanto internet potesse torna-
re utile alla disinformazione.
Nella stessa campagna presi-
denziale del 1999, sempre a Mo-
sca e coinvolgendo alcuni de-
gli stessi personaggi, venne
sperimentata la versione web
del kompromat, la pratica diffa-
matoria tipica della cultura
russa.
Il primo esempio fu probabil-
mente lujkov.ru, un sito dedi-
cato a Yuri Luzhkov, sindaco
di Mosca con ambizioni da pre-
sidente. Apparso all’improvvi-
so il 21 settembre, giorno del
compleanno del sindaco, il si-
to clonava quello ufficiale, ma
era pieno di frecciate che de-
molivano la sua persona.
Ben presto apparvero siti al-
trettanto diffamatori dedicati
ad altri politici, compreso Pu-
tin; putin-president.da.ru
all’apparenza era un sito a suo
favore, ma nei fatti si scaglia-
va contro di lui. Nel 1999 arri-
vò un sito chiamato semplice-
mente kompromat.ru, pieno pubblica di New York (Nypl) senso e inquietudine negli Sta- avrebbero rischiarato il cielo
di rivelazioni su un gran nu- per postare su vari siti e invia- ti Uniti e sentimenti antiame- della guerra in modo rivolu-
mero di figure pubbliche, poli- re email alla stampa america- ricani all’estero» ha ricordato zionario.
tici compresi. Alla fine del Ven-na. Proprio a Manhattan, nella Tretyakov. Alle utopie miliari si contrap-
tesimo secolo, Google era anco- luminosa sala lettura della Ny- ponevano però le visioni disto-
ra un’oscura startup, e manca- pl, le spie russe tramavano La nascita dei social piche di una “cyberwar” e di
vano ancora cinque anni alla nell’ombra. A volte fingevano In occidente, nel frattempo, le una possibile “Pearl Harbor
nascita di YouTube, Facebook che si trattasse di materiale reti informatiche facevano na- elettronica”. Il paese che aveva
e Twitter. Si cominciava però a formativo o di saggi scientifi- scere utopie e distopie. Twitter inventato Internet era vulne-
usare Internet come piattafor- ci, attribuiti in genere a imma- debuttò a meta di luglio del rabile come nessun altro agli
ma per le misure attive. ginari studiosi europei con no- 2006. Due mesi dopo, Face- attacchi da remoto.
mi plausibili o book, nato come una piattafor- Nella Silicon Valley predomi-
Il servizio d’in- ad aziende che ma per gli universitari, aprì le nava un ottimismo sfrenato,
telligence Svr si occupavano porte a chiunque avesse più di mentre a Washington prevale-
Sergei Tretya- di ricerca. tredici anni. A novembre, Goo- va il pessimismo. Entrambi gli
kov, ufficiale di
Fatti e bugie L’intelligence gle acquistò YouTube, una star- atteggiamenti, nel decennio a
carriera dell’Svr L’intelligence russa iniziò a tup di grandissimo successo venire, sarebbero stati sfrutta-
(il servizio di in- sfruttare inter- nata solo diciotto mesi prima. ti dalle misure attive per moti-
telligence inter-
russa iniziò a net al momento Queste aziende trasudavano vi diversi: l’utopismo avrebbe
nazionale della sfruttare giusto: la rete ottimismo e l’ingenuità dei reso più semplice condurre
Russia, dopo la globale si era svi- giovani. Era il momento di operazioni segrete; l’approc-
Guerra fredda,
internet al luppata abba- un’informazione libera, con cio distopico avrebbe invece
derivava dal Pri- momento giusto stanza da poter contenuti creati dagli utenti e facilitato la falsificazione dei
mo direttorato diffondere la di- condivisi nel modo più sem- risultati. Si stava formando il
del Kgb, ndr), in sinformazione, plice, rapido e diffuso possibi- giusto sistema per una tempe-
seguito pasato ma ancora non le. La frontiera elettronica sta perfetta.
al nemico, diresse la rezidentu- al punto da smascherarla. avanzava tanto rapidamente
ra di New York dall’aprile del L’Svr si rivolgeva alle vittime da non lasciare tempo a verifi- Gli attacchi ai siti estoni
1995 all’ottobre del 2000. più innocenti e facili da raggi- che e fact-checking. Un evento epocale per il ritor-
L’Svr, ancora con sede a Yasene- rare, come aveva fatto il Kgb I piani alti della Nato si stava- no delle misure attive nel Ven-
vo, telegrafava regolarmente per decenni: attivisti e intellet- no convincendo che sarebbe tunesimo secolo avvenne a
materiale di propaganda a tuali critici nei confronti del stato possibile vincere la guer- Tallinn, in Estonia, dove aveva
New York perché raggiunges- governo americano. ra del futuro digitalmente, mosso i primi passi l’Operazio-
se i suoi obiettivi finali. Gli Ambientalisti, nemici della senza sparare un singolo col- ne Trust di Dzeržhinsky nel
agenti dell’intelligence russa globalizzazione e organizza- po. Il warfare del futuro sareb- Ventesimo secolo. Partì tutto
ora potevano sfruttare inter- zioni per i diritti umani riceve- be stato rapidissimo e avrebbe dal progetto di ricollocazione
net per la disinformazione. vano il canonico mix di fatti e sfruttato le reti informatiche, di una statua di un soldato
Nelle sue memorie, Tretyakov bugie che rafforzavano le con- come dimostrato dalla guerra dell’Armata rossa della Secon-
ha ricordato come gli agenti si traddizioni preesistenti. «Il no- del Golfo. Le scorciatoie digita- da guerra mondiale. Il cosid-
servissero della biblioteca stro scopo era disseminare dis- li tra sensori e bocche di fuoco detto “Soldato di bronzo” era
Il libro
Il brano in queste
pagine è un estratto
dal libro “Misure attive.
Storia segreta della
disinformazione”, di
Thomas Rid, edito nella
sua versione italiana
da Luiss University
Press (2022).
Traduzione di Paolo
Bassotti
 Venerdì 6 maggio 2022
stato inaugurato dalle autori-
tà sovietiche nel 1947 e presen-
tato come un monumento ai
“liberatori di Tallinn”. Per i rus-
si in Estonia rappresentava la
vittoria sovietica sul Terzo Rei-
ch, ma per gli estoni era invece
il simbolo dell’occupazione
russa durante la Guerra fred-
da. Per loro “liberazione” signi-
ficava liberarsi di quel monu-
mento.
Nell’estate del 2007, il governo
cittadino decise di spostare il
Soldato di bronzo dal centro
della città al cimitero militare
in periferia. Le tensioni esplo-
sero come un congegno a oro-
logeria: il 26 aprile a Tallinn
iniziarono rivolte e saccheggi.
Molti siti estoni smisero di
funzionare, disattivati da at-
tacchi hacker e false richieste
di informazioni che intasaro-
no i server. L’equivalente digi-
tale delle rivolte nelle strade
raggiunse l’apice il 9 maggio,
giorno in cui la Russia ricorda-
va l’anniversario della vittoria
sulla Germania nazista: cin-
quantotto siti estoni vennero
disattivati nel corso di uno dei
più vasti attacchi di questo ge-
nere. Hansapank, tra le più
grandi banche del paese, do-
vette interrompere i servizi on-
line per novanta minuti, e il
giorno dopo, il 10 maggio, per
ben due ore. Gli attacchi ebbe-
ro un impatto materiale limi-
tato, mentre la reazione psico-
logica e politica fu sproporzio-
nata, sia in Estonia che a livel-
lo internazionale. Il nuovo mi-
nistro della Difesa estone di-
chiarò che «un botnet aveva mi-
nacciato la sicurezza di un’in-
tera nazione». Il primo mini-
stro paragonò «il blocco di isti-
tuzioni governative e siti d’in-
formazione» al «blocco di por-
ti e aeroporti».
La stampa internazionale cal-
cò ancora di più la mano. La ri-
vista Wired parlò di «prima
guerra del web», mentre il New
York Times la definì la «prima
guerra nel cyberspazio».
Non è ancora stato chiarito se
quegli attacchi per interrom-
pere il servizio di vari siti sia-
no stati opera di attivisti di lin-
gua russa, delle forze di sicu-
rezza russe o di una combina-
zione dei due. Certo, invece,
era l’inizio di una nuova èra. I
fatti di Tallinn dimostrarono
a tutti gli esperti di intelligen-
ce che le misure attive stavano
diventando sempre più attive:
internet consentiva di attacca-
re direttamente le macchine
sfruttando i codici informati-
ci, la copertura dei media
avrebbe poi amplificato l’im-
patto delle misure a distanza.
Il 29 marzo
1999 Putin
viene
nominato
segretario del
Consiglio di
sicurezza della
Federazione
russa,
mantenendo il
suo ruolo di
capo dell’Fsb.
Nella foto, con il
presidente
russo Boris
Eltsin
FOTO AGF
L’aspetto nuovo di questi attac-
chi e le convinzioni dispoti-
che della Nato, che temeva
una cyberwar, facevano in mo-
do che politici, militari e gior-
nalisti ne esagerassero gli ef-
fetti. Le misure attive del Ven-
tunesimo secolo apparivano a
basso rischio, ad alto impatto
e facili da negare. Internet
sembrava essere stata pensata
appositamente per la disinfor-
mazione, anche prima della
diffusione dei social media.
I sex tape sui diplomatici
Nell’estate del 2009 ci furono
due importanti leak. Su un pic-
colo sito chiamato Informa-
cia apparve un video di quat-
tro minuti intitolato Le avven-
ture di Mr. Hudson in Russia. Ja-
mes Hudson era il viceconsole
britannico a Ekaterinburg, ne-
gli Urali. Nel video lo si vedeva
entrare in una stanza con un
bicchiere in mano, indossan-
do solo una vestaglia aperta,
in compagnia di due donne
bionde. Ne baciava una, men-
tre l’altra gli sedeva in grembo.
Le autorità russe confermaro-
no. «Il video è autentico» disse
al Daily Mail un portavoce del
ministero degli Interni a Eka-
terinburg. «Non possiamo
esprimerci su chi sia il prota-
gonista, provate a chiedere al
consolato britannico». A Lon-
dra si diceva che Hudson pote-
va essere un agente sotto co-
pertura dell’intelligence bri-
tannica, e che i russi stessero
cercando di ricattarlo e fargli
cambiare fazione. «L’intelli-
gence russa ha sempre usato
filmini erotici e foto compro-
mettenti per controllare le per-
sone e perseguire i propri sco-
pi», dichiarò al Sun una fonte
della sicurezza britannica.
Qualche settimana dopo, sul-
lo stesso sito russo venne pre-
so di mira il trentacinquenne
Kyle Hatcher, un diplomatico
americano in servizio a Mo-
sca. In questo caso il sex tape
era stato parzialmente con-
9
traffatto con l’inserimento di
scene compromettenti. Un
portavoce del Dipartimento di
L’autore
stato spiegò che Hatcher «era
stato avvicinato dai russi» e
che «avevano provato a ricat-
tarlo, ma il suo comportamen-
to era stato impeccabile». L’am-
basciatore americano diede
pubblicamente il proprio so-
stegno all’agente.
Il Foreign Office britannico e
l’ambasciata americana a Mo-
sca non negarono (né confer-
marono) le insinuazioni di Thomas Rid, politologo
due giornali russi, che sostene- e professore di studi
vano che i loro diplomatici la- strategici alla Johns
vorassero per l’intelligence. A Hopkins University, è
Mosca sapevano che i tabloid l’uomo che ha svelato
inglesi se la sarebbero spassa- le ingerenze degli
ta con la storia di Hudson e hacker russi nelle
che le avrebbero dato visibili- elezioni americane.
tà come si faceva un tempo. Il È considerato tra i
Sun non deluse le aspettative, maggiori esperti al
titolando «Il nostro agente in mondo di
Russia si tira fuori dopo il suo cybersecurity e delle
filmino a base di sesso urale». implicazioni politiche
Il primo decennio del Ventu- di intelligence,
nesimo secolo vide la sovrap- spionaggio e hacking.
posizione imperfetta di due
tattiche ben distinte: i leak vec-
chio stile di materiale compro-
mettente e i primi tentativi di
hacking e di sabotaggio via in-
ternet. Nessuna agenzia di in-
telligence aveva ancora cerca-
to di combinarle.
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10 Venerdì 6 maggio 2022

FIDUCIA NEI MEDIA

I cronisti ucraini riprendono

il controllo della loro storia
Dal conflitto del 2014 il punto di vista dell’informazione di Kiev è stato sempre ignorato. Si è affermata
l’idea che solo la stampa occidentale dicesse la verità. Oggi senza i giornalisti locali il mondo sarebbe cieco

KATERINA SERGATSKOVA
KIEV

Tutte le volte, poco mento per la sicurezza. Più di set-

prima della tempe- tanta testate giornalistiche han-
sta, i corrispondenti no chiuso per la minaccia dell’oc- L’autrice
da tutto il mondo si cupazione, per le azioni militari o
riversano in Ucrai- considerazioni di natura econo-
na. Nel febbraio del mica. Per molti la via d’uscita è sta-
2022, mentre arrivavano le noti- ta quella di lavorare come fixer, o
zie di una possibile invasione rus- produttori locali, per la stampa oc-
sa, centinaia di giornalisti stranie- cidentale.
ri sono arrivati in Ucraina. I peg-
giori presagi hanno avuto confer- Il racconto dal 2014
ma: l’esercito russo ha attaccato Nel 2014 è iniziato tutto allo stes-
l’intero territorio del paese con so modo. Quando a Kiev è partita
missili e razzi, ha bombardato una protesta organizzata contro
Kiev e altre grandi città, e occupa- il potere del presidente Viktor Ya- Katerina Sergatskova
to parte delle regioni meridiona- nukovich, che si era rifiutato di è co-fondatrice del
li. firmare l’accordo di associazione media indipendente
I giornalisti sono approdati per dell’Ue e aveva invece scelto l’al- ucraino Zaborona.
raccontare al mondo come uno leanza con la Russia, centinaia di Ha lavorato come
stato con il secondo esercito più giornalisti occidentali sono venu- corrispondente di
potente al mondo ha attaccato ti a raccontare quello che stava guerra nell’Ucraina
un paese nel mezzo dell’Europa, succedendo. Poco dopo è seguita orientale nel
per il semplice fatto che da anni l’annessione della Crimea e l’occu- 2014-2015, coprendo il
professava valori occidentali e pazione del Donbass. Il lavoro conflitto da entrambe
aspirava a entrare a far parte principale è stato svolto dai me- le parti. Ha ricevuto il
dell’Unione europea, a differenza diatori, a volte rischiando la vita. Kurt Schork Award nel
della maggior parte dei paesi Allo stesso modo, la cornice della 2015 per i suoi
dell’ex Unione sovietica. narrazione è stata strutturata dai reportage in prima
giornalisti stranieri. Per molti an- linea.
Lo stereotipo ni si sono rifiutati di chiamare
I giornalisti svolgono un ruolo “guerra” la guerra nel Donbass,
senza precedenti nella copertura hanno riconosciuto le “Repubbli-
di conflitti e guer- che popolari del
re. Quelli locali so- Donbass” e hanno
no sempre stati il chiamato l’annes-
primo contatto sione della Cri-
per la stampa occi-
L’impatto mea la «restaura- ni pubbliche gli ucraini insieme
dentale e sono le Gli ucraini hanno zione della giusti- ai russi, ci invitano a competere
persone di riferi- zia storica». I gior- insieme per borse di studio e sov-
mento a cui chie-
poca fiducia nalisti ucraini si venzioni. Il Die Welt assume una
dere cosa sta succe- nei media locali sono spesso trova- propagandista russa, diventata
dendo e dove, con ti in una posizio- famosa unicamente per avere pro-
chi è meglio parla-
controllati ne esposta lavo- testato in diretta sulla televisione
re e a cosa dover da oligarchi rando per i media di stato, mentre decine di giornali-
prestare attenzio- occidentali, che sti ucraini non riescono a lavora-
ne. Parallelamen- pubblicavano do- re e provvedere ai bisogni prima-
te, sono sempre cumenti che in un ri.
stati i giornalisti occidentali a da- modo o nell’altro giustificavano I giornalisti russi sono costante-
re la cornice dentro la quale in- le azioni della Russia. Non riusci- mente sui giornali, raccontano di
quadrare gli eventi in Ucraina. Il vano a far capire alle redazioni oc- come soffrono per le azioni delle
quotidiano tedesco Bild, ad esem- cidentali che l’aggressione milita- autorità russe, dell’impossibilità
pio, è stato tra i primi a dare noti- re che avevano visto non poteva di usare i loro conti in banca per-
zia del piano di Putin di conqui- essere giustificata. ché sono stati sanzionati, di come
stare l’Ucraina, citando le sue fon- Per otto lunghi anni, gran parte sono costretti a patire la censura
ti di intelligence, mentre le autori- della stampa occidentale ha con- militare russa secondo cui la guer-
tà ufficiali ucraine fino all’ultimo vinto il proprio pubblico che l’an- ra non può essere chiamata guer-
hanno respinto pubblicamente nessione della Crimea e l’occupa- ra. I giornalisti ucraini intanto
un simile scenario. zione del Donbass avevano deter- vanno in onda da rifugi antiaerei
C’è una ragione storica per tutto minate ragioni. Giornalisti, politi- e raggiungono zone militari peri-
questo: la fiducia degli ucraini ci e diplomatici ucraini hanno gri- colose per mostrare come l’eserci-
nei media nazionali è molto bas- dato che i russi si erano appro- to russo bombarda e giustizia i ci-
sa, mentre quella nella stampa oc- priati dei nostri territori e che i “ri- vili.
cidentale è molto maggiore. La belli” locali avevano poco a che fa- Dall’inizio dell’invasione, i russi
stessa tendenza si osserva tra le re con questa cosa e che l’aggres- hanno ucciso dodici giornalisti.
autorità locali: la parola di un sione non era giustificata. Non so- Tra questi c’erano sia giornalisti
giornalista occidentale vale più no stati ascoltati. occidentali che locali. Tristemen-
di quella di un giornalista locale. Molti hanno dato spazio agli op- te i giornalisti danno la vita e com-
È uno stereotipo quello per cui la positori e ai giornalisti russi che promettono la propria salute per
stampa occidentale di default “ne non volevano concentrarsi sulla mostrare al mondo cosa succede
sa di più”. Inoltre, la maggior par- sottrazione illegale dei territori. Per otto anni, ta, avete gli estremisti di destra, Una voce da ascoltare nel mezzo dell’Europa. L’Ucraina
te dei media in Ucraina sono di Le loro voci a volte sono state gran parte non siete bravi abbastanza, quan- Oggi più che mai è importante da- difende l’Europa e i valori europei
proprietà di clan di oligarchi e so- ascoltate più di quelle degli ucrai- della stampa to l’Europa ha bisogno, non siete re voce ai giornalisti e alle perso- dalla Russia. Difendiamo dura-
cietà connesse a politici, che usa- ni, che hanno visto con i propri oc- occidentale ha degni di essere membri dell’Ue. ne locali che hanno qualcosa da mente la libertà del mondo demo-
no il giornalismo per promuove- chi gli ufficiali russi rapire e tortu- convinto il Se il mondo avesse ascoltato l’U- dire. Nella guerra con la Russia, l’U- cratico, conosciamo il prezzo di
proprio
re interessi politici o commercia- rare gli ucraini. pubblico che craina, una guerra su vasta scala craina difende i confini dell’Euro- questa libertà ed è tempo di fare i
li. A un certo punto tutti si sono Per otto anni, la Russia si è abitua- l’annessione si sarebbe potuta fermare. Se i me- pa, la sua integrità e sicurezza, conti con il fatto che la nostra vo-
abituati a questa realtà dei fatti. ta al fatto di non aver ricevuto pra- della Crimea dia occidentali avessero comuni- quindi oggi siamo i vostri occhi e ce è importante. Perché siamo eu-
Il 24 febbraio ha rappresentato ticamente alcuna punizione per aveva cato al loro pubblico le vere ragio- le vostre orecchie, le vostre gambe ropei e siamo uguali. E siamo tut-
un punto di svolta per tutti. I gior- le sue azioni nei confronti dell’U- determinate ni della guerra di annientamento e le vostre braccia. Seguiamo quel- ti uguali anche di fronte alla mor-
nalisti ucraini si sono trovati in craina. ragioni. della Russia contro l’Ucraina, for- lo che succede giorno per giorno. te.
una posizione di vulnerabilità Molti hanno cercato di convince- I giornalisti se almeno l’esercito ucraino Contiamo i giorni dall’inizio
senza precedenti: la maggior par- re gli ucraini della necessità di ucraini non avrebbe armi a sufficienza per re- dell’invasione e attendiamo la Questo articolo è apparso sul quoti-
sono stati
te non aveva giubbotti antiproiet- comprendere e accettare l’azione ascoltati
sistere meglio all’aggressione mi- sua fine come un miracolo. diano Die Tageszeitung. Traduzione
tile ed elmetti, assicurazione me- russa e negoziare la pace. Ci è sta- FOTO AP litare. Forse, dopotutto, Putin po- Eppure le fondazioni occidentali a cura di Monica Fava.
dica ed esperienza di addestra- to detto: da voi la corruzione è tan- trebbe non aver osato attaccare. continuano a invitare a discussio- © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Venerdì 6 maggio 2022
IL DISCORSO DI OBAMA A STANFORD
La tecnologia occidentale
ha armato la mano di Putin
Gli autocrati usano gli strumenti che credevamo al servizio dei diritti come armi contro i paesi democratici
Le decisioni sulle regole della comunicazione social «non dovrebbero essere lasciate agli interessi dei privati»
BARACK OBAMA
presidente degli Stati Uniti dal 2009 al 2017
È documentato che
in Myanmar l’incita-
mento all’odio su Fa-
cebook abbia avuto
un ruolo significati-
vo nella campagna
omicida contro la comunità Ro-
hingya. In modo analogo, le piat-
taforme social hanno contribui-
to a fomentare la violenza etnica
in Etiopia, l’estremismo di destra
in Europa, i regimi autoritari e gli
strongmen in tutto il mondo, dalla
Cina all’Ungheria alle Filippine. Il
Brasile ha imparato a usare le piat-
taforme social per aizzare la popo-
lazione contro le minoranze etni-
che, la comunità Lgbt, i giornali-
sti, gli oppositori politici. Ovvia-
mente gli autocrati come Putin
hanno usato queste piattaforme
come armi strategiche contro i
paesi democratici, che considera-
no una minaccia.
Persone come Putin e Steve Ban-
non, del resto, capiscono che non
è necessario che la gente creda a
queste informazioni per indeboli-
re le istituzioni democratiche. Ba-
sta solo riempire la piazza di un
paese con abbastanza liquame.
Basta sollevare abbastanza do-
mande, spargere abbastanza spor-
cizia, seminare abbastanza teorie
cospirazioniste, che i cittadini
non sapranno più a cosa credere.
Una volta persa la fiducia nei loro
leader, nei media mainstream,
nelle istituzioni politiche, gli uni
negli altri, nella possibilità della
verità, la partita è vinta. E come Pu-
tin ha scoperto nel periodo prece-
dente alle elezioni del 2016, le no-
stre piattaforme social sono con-
cepite per una missione simile. I
russi sono riusciti a studiare e ma-
nipolare i modelli che ordinano
l’engagement di Facebook o You-
Tube. Di conseguenza, i troll del
Cremlino sono quasi riusciti a fa-
re in modo che qualunque infor-
mazione falsa raggiungesse mi-
lioni di persone in America. Più la
storia era scandalosa, più rapida-
mente si diffondeva.
Più consapevoli
Negli ultimi tempi ho scritto le
mie memorie e ho riflettuto sugli
eventi che hanno portato a quelle
elezioni. Ciò che rimpiango, ciò
che potrei essermi perso. Nessu-
no nella mia amministrazione è
rimasto sorpreso dal fatto che la
Russia stesse tentando di intro-
mettersi nelle nostre elezioni. Lo
facevano da anni. O che stesse
usando i social media per questo
scopo. Prima delle elezioni ho
chiesto ai nostri più alti funziona-
ri dell’intelligence di spiegare
questi tentativi russi alla stampa
e alla gente. Ciò che ancora mi as-
silla è non aver capito pienamen-
te al tempo quanto fossimo diven-
tati vulnerabili alle menzogne e
alle teorie cospirazioniste, pur es-
sendo stato io stesso un obiettivo
della disinformazione per anni.
Non è stato Putin a fare tutto ciò.
Non ha avuto bisogno di farlo. Sia-
mo stati noi stessi. Quindi, come
se ne esce?
Sono convinto che se non faccia-
mo qualcosa le tendenze che ve-
diamo ora peggioreranno. Le nuo-
ve tecnologie mettono già alla
prova il modo in cui regoliamo la
valuta, come salvaguardiamo gli
utenti dalle truffe. E con l’avvento
dell’intelligenza artificiale la di-
sinformazione sarà sempre più
sofisticata. Mi è capitato di assiste-
re a una dimostrazione di falsifi-
cazione tecnologica: sullo scher-
mo ho visto quello che apparente-
mente ero io dire cose che non ho
detto. È stata un’esperienza stra-
na. Senza certi limiti, le implica-
zioni di queste tecnologie sono
profonde e spaventose: per que-
ste elezioni, per il nostro sistema
legale, per la nostra democrazia,
per il regime probatorio, per il no-
stro intero ordine sociale.
Responsabilità e controllo
Dobbiamo occuparci di questa
massa di informazioni tossiche
in circolazione, ma anche della lo-
ro domanda. Dal lato dell’offerta,
le piattaforme tecnologiche devo-
no capire che hanno un ruolo uni-
co: le loro decisioni hanno un im-
patto su ogni aspetto della socie-
tà. A questo potere si accompagna
la responsabilità e, almeno in de-
mocrazie come la nostra, il biso-
gno di un controllo democratico.
Per anni le società di social media
hanno resistito a questa respon-
sabilità. Non sono le uniche. Ogni
azienda privata vuole fare ciò che
vuole. Così le piattaforme social si
sono definite neutrali rispetto a
ciò che i loro utenti vedevano.
Hanno insistito sul fatto che il
contenuto che le persone vedono
sui social non ha impatto sulle lo-
ro convinzioni o comportamenti,
anche se i loro modelli di busi-
ness e i loro profitti si basano sul
dire ai pubblicitari l’esatto contra-
rio.
La buona notizia è che quasi tutte
le piattaforme di big tech ora rico-
noscono in parte la responsabili-
tà dei contenuti sulle loro piatta-
forme e stanno investendo in
team per monitorarli. Dato l’enor-
me volume di contenuti, questa
strategia può sembrare una rin-
corsa infinita. Eppure, parlando
con le persone di queste aziende,
credo che siano sinceri nel cerca-
re di limitare i contenuti che inci-
tano all’odio, incoraggiano la vio-
lenza o minacciano la sicurezza
pubblica. Sono sinceramente pre-
occupati e vogliono fare qualcosa
al riguardo. Ma anche se la mode-
razione può limitare la distribu-
zione di contenuti chiaramente
pericolosi, non è sufficiente. Gli
utenti che vogliono diffondere di-
sinformazione sono diventati ca-
paci di spingersi al limite di ciò
che le politiche aziendali formal-
mente consentono. E su quei con-
fini le piattaforme di social me-
dia tendono a non voler fare nul-
la, non solo perché non vogliono
essere accusate di censura, ma
perché hanno un incentivo finan-
ziario a mantenere il maggior nu-
mero possibile di utenti. Ancora
più importante, queste aziende
sono ancora troppo riservate cir-
ca il funzionamento esatto dei lo-
ro modelli o su come i loro siste-
Nella mia amministrazione nessuno è rimasto sorpreso dal fatto che la Russia stesse tentando di intromettersi
nelle nostre elezioni. Lo facevano da anni FOTO AP
mi di classificazione del coinvol-
gimento influenzano ciò che di-
venta virale e cosa no.
Alcune società hanno fatto un
passo oltre nella gestione dei con-
tenuti tossici, sperimentando la
progettazione di nuovi prodotti
che, per usare un solo esempio,
contribuiscono a rallentare un
contenuto potenzialmente dan-
noso. Questo genere di innovazio-
ne è un passo nella direzione giu-
sta. Merita un plauso, ma penso
anche che decisioni come questa
non dovrebbero essere lasciate so-
lo agli interessi dei privati. Si trat-
ta di decisioni che riguardano tut-
ti noi e, proprio come ogni altro
settore che ha un grande impatto
nella nostra società, ciò significa
che queste grandi piattaforme de-
vono essere soggette a un certo li-
vello di supervisione e regolamen-
tazione pubblica.
Agire sulla domanda
Ora, parliamo del lato dell’equa-
zione che riguarda la domanda.
All’inizio occorre far scoppiare le
nostre bolle di informazione. So
bene che ci sono tante persone in
questo paese che hanno opinioni
diametralmente opposte alle
mie. Me lo ripetono continuamen-
te e l’ho capito. Non dico che do-
vremmo passare le giornate a leg-
gere opinioni con cui non siamo
d’accordo o a cercare sui media gli
articoli di chi fondamentalmen-
te non condivide i nostri valori.
Ma la nostra visione può essere
ampliata. Recentemente è uscito
uno studio interessante, ed è uno
soltanto, quindi prendiamolo
con le pinze. I ricercatori hanno
pagato un folto gruppo di fruitori
di Fox News perché guardassero
la Cnn per quasi un mese. Non si
trattava di elettori indecisi, ma di
irriducibili fan di Sean Hannity e
Tucker Carlson. Proprio loro. I ri-
cercatori hanno scoperto che alla
fine del mese, il punto di vista di
queste persone su certe questio-
ni, come se consentire il voto per
posta o se l’elezione di Joe Biden
avrebbe portato a più violenza
nei confronti della polizia, su al-
cune di queste questioni il loro
punto di vista era cambiato di cin-
que, otto, dieci punti. Queste per-
sone non erano improvvisamen-
te diventate liberali. Sono sicuro
di non piacergli ancora. Avevano
però ripensato le loro posizioni
più estreme in modi significativi.
Studi come questo mostrano che
le nostre opinioni non sono fisse
e questo significa che non lo sono
nemmeno le nostre divisioni, an-
che se possiamo convenire su al-
cuni effetti di una linea comune
su come discutiamo e risolviamo
i nostri disaccordi. Le divisioni
che esistono in questo paese non
scompariranno presto, ma le in-
formazioni che otteniamo, le sto-
rie che raccontiamo a noi stessi,
come disse Lincoln, possono inco-
raggiare gli angeli migliori della
nostra natura. Possono però muo-
vere anche i peggiori.
Paesi come la Cina e la Russia han-
no già tentato di dipingere la de-
mocrazia come un sistema che
non funziona e l’autoritarismo
come l’unica via per l’ordine. La Ci-
na ha costruito un grande fi-
rewall attorno a internet, trasfor-
mandolo in un veicolo per l’indot-
trinamento e la sorveglianza in-
terni. Ora stanno esportando alcu-
ne di quelle stesse tecnologie, le
stesse, con prodotti di progetta-
zione simile, in altri paesi. In Rus-
sia Putin ha armato l’etnonazio-
nalismo per mezzo della disinfor-
mazione, intraprendendo campa-
gne d’odio contro gli oppositori
interni, delegittimando la demo-
crazia stessa. E naturalmente, ha
intensificato questo genere di
sforzi come parte della sua guerra
in Ucraina. In quanto prima de-
mocrazia mondiale, dobbiamo
dare un esempio migliore. Do-
vremmo guidare queste discus-
sioni a livello internazionale,
non nelle retrovie. Oggi l’Europa
sta mettendo a punto alcune leg-
gi molto radicali che più si avvici-
nano a regolamentare gli abusi
che vediamo nella società di big
tech. Il loro approccio potrebbe
non essere quello giusto per gli
Stati Uniti, ma parla di un biso-
gno di coordinamento tra le altre
democrazie. Ognuno di noi, sia
che lavori in un’azienda tecnolo-
gica sia che utilizzi i social media,
sia che sia un genitore, un legisla-
tore, un inserzionista su una di
queste piattaforme, è adesso chia-
mato a scegliere da che parte sta-
re. Proprio ora siamo di fronte a
una scelta. Vogliamo lasciare che
la nostra democrazia si indeboli-
sca o vogliamo renderla miglio-
re? Questa è la scelta che dobbia-
mo fare ed è una scelta che vale la
pena abbracciare.
Da che parte stare
E ora, in Russia, chi controlla l’in-
formazione ha spinto l’opinione
pubblica sempre più in là, sempre
più lontano dai fatti, fino a che,
all’improvviso, quasi un quarto
della potenza di combattimento
del paese è stato danneggiato o di-
strutto in ciò che il governo affer-
11
Il discorso
Il testo pubblicato in
questa pagina è un
estratto del discorso
che Barack Obama ha
tenuto all’università di
Stanford, in California,
il 21 aprile 2022.
L’intervento era
nell’ambito del
convegno “Challenges
to Democracy in the
Digital Information
Realm”, organizzato
dal Stanford University
Cyber Policy Center
symposium entitled
ma essere, cito, «un’operazione
militare speciale». Questo è ciò
che accade quando le società per-
dono traccia di cosa è vero.
D’altra parte, gli ultimi due mesi
hanno anche mostrato cosa può
succedere quando il mondo rifiu-
ta questa modalità. Lo abbiamo vi-
sto nelle persone che si organizza-
no sui social media per aiutare i
rifugiati ucraini, offrendo cibo,
una casa, lavoro, trasporti. Lo ab-
biamo visto in un esercito infor-
matico di volontari che lavorano
per sfondare la propaganda russa
e raggiungere le madri dei soldati
russi perché chiedano a Putin che
riporti a casa i loro figli. E lo abbia-
mo visto nella combinazione di
media vecchi e nuovi, come l’im-
magine virale di una giornalista
della televisione russa che appare
in diretta con un cartellone scrit-
to a mano in cui chiede la fine del-
la guerra. Il cartellone scritto a
mano è stato uno strumento. La
tv è uno strumento. Internet è
uno strumento. I social media so-
no uno strumento. In fondo non
sono gli strumenti a controllarci.
Li controlliamo noi e possiamo ri-
programmarli. Sta a ciascuno di
noi decidere a cosa dare valore e
quindi utilizzare gli strumenti
che abbiamo a disposizione per
promuovere quei valori. E credo
che dovremmo usare ogni stru-
mento che abbiamo per mettere
al sicuro il nostro dono più gran-
de: un governo fatto di persone,
che sta accanto a loro, che è per lo-
ro, per le generazioni a venire.
Spero che siate d’accordo con me
e non vedo l’ora prendiate parte
anche voi a questo lavoro.
Traduzione a cura di Monica Fava.
12
ELABORARE CON LENTEZZA
La lotta alla disinformazione
è il punto debole dell’Europa
L’Ue ha trovato una politica comune sulla guerra, ma ha gestito male gli attacchi propagandistici del Cremlino
Servono azioni graduali e permanenti, non solo decisioni importanti prese nel momento più acuto della crisi
TERESA CORATELLA
analista
In una recente anali-
si sull’invasione rus-
sa dell’Ucraina e le
sue conseguenze sul-
le relazioni transa-
tlantiche, gli esperti
del think tank Ecfr (European
council on foreign relations) Jere-
my Shapiro e Majda Ruge hanno
esaminato l’attuale valutazione
in atto sul concetto di morte, o fi-
ne, della sovranità europea, defi-
nendo tale considerazione esage-
rata.
La decisione di Putin di invadere
l’Ucraina ha rappresentato una
grande sorpresa per analisti e
commentatori di entrambe le
sponde dell’Atlantico, sorpresa
dovuta a un’inattesa unità dell’oc-
cidente, seppur inizialmente timi-
da e rallentata, nel reagire alle
azioni di Mosca e nel gestire le
conseguenze del breve periodo
sulla stabilità politica, economi-
ca ed energetica, specialmente
dell’Unione europea, indiscutibil-
mente il lato più debole e mag-
giormente esposto alla visione e
azione putiniana. I pacchetti di
sanzioni e le decisioni energeti-
che approvate e adottate dall’Ue
costituiscono infatti una svolta
senza precedenti nelle relazioni
con Mosca e nella gestione di Pu-
tin. Sono state il risultato di un
processo difficile e tormentato
per l’Unione nella sua totalità co-
me attore sovrano e strategico,
ma ancor di più per i singoli stati
membri, in primis l’Italia con la
svolta draghiana anti Russia, e la
Germania con la tanto dibattuta
Zeitenwende (la svolta), entrambe
impegnate ora in un complicato
processo di dibattito nazionale fo-
calizzato sul riposizionamento,
se non ribaltamento, della politi-
ca estera, commerciale ed energe-
tica. Riposizionamento reso anco-
ra più complicato dai fragili equi-
libri politici interni, che rendono
l’adozione di tale svolta una delle
più grandi sfide che Roma e Berli-
no non avrebbero forse mai pen-
sato di affrontare.
Un successo imperfetto
Questa unità europea, come so-
stengono Shapiro e Ruge, ha certa-
mente avuto luogo dietro forte
spinta e pressione statunitense e
dopo un’iniziale fase di esitazio-
ne e disorientamento. Tuttavia,
essa rimane e costituisce il risulta-
to di uno sforzo politico inimma-
ginabile se pensiamo a come il
processo di integrazione europeo
sia da sempre influenzato da ven-
tisette visioni e interessi strategi-
ci nazionali. Per questo motivo, la
reazione europea all’invasione
russa dell’Ucraina dovrebbe esse-
re considerata un successo, imper-
fetto, ma comunque un successo.
Un successo, tuttavia, con un gran-
de punto interrogativo di cui pri-
ma o poi Bruxelles dovrà prender-
si la responsabilità, dovendo dare
risposta a come sia stato possibile
non comprendere la necessità di
un urgente intervento sulle mo-
dalità e gli strumenti che hanno
permesso alla Russia di Putin di
espandersi in Europa economica-
0 250 500 750 KM
O c
A t e a
l a n o
n t
i c
o ESTONIA
Quantità di disinformazione che
è stata identificata e smentita
dai fact-checkers dell’IFCN, 2022
> 100
50 - 100
25 - 50 PORTOGALLO
10 - 25
< 10
Dati non disponibili
1 Lussemburgo 3 Montenegro
2 Slovenia 4 Kosovo
mente, commercialmente, energi-
camente e culturalmente.
Se la questione economica, com-
merciale, energetica sta già am-
piamente dominando il dibattito
europeo, come del resto i ventiset-
te dibattiti nazionali, rimane an-
cora un vuoto in termini di valuta-
zione e analisi della questione cul-
turale e della sua relativa morali-
tà, le quali in tempi di guerra so-
no sempre e purtroppo le grandi
L’autrice
Teresa Coratella è
analista per lo
European council on
foreign relations (Ecfr)
dove si occupa di
politica estera italiana,
del ruolo della Polonia
in Europa e di temi
europei.
Ha contribuito
all’organizzazione di
conferenze
internazionali di alto
livello su temi di
politica estera in
diverse capitali
europee.
IRLANDA
REGNO
UNITO
BELGIO
FRANCIA
SPAGNA
Mar Mediterraneo
5 Macedonia del Nord
perdenti. Le terribili e scioccanti
storie e immagini di Bucha e il di-
battito pubblico da esse scaturito,
fondato su disinformazione e
propaganda, soprattutto in alcu-
ni stati membri come l’Italia, lo
confermano e costituiscono uno
dei momenti più difficili per l’Eu-
ropa.
Le modalità con cui Bruxelles ha
gestito le strategie di disinforma-
zione russa adottate in territorio
Ue, fisicamente e virtualmente, co-
stituisce quindi oggi più che mai
uno dei temi più delicati, o insuc-
cessi più visibili, con cui l’Ue pri-
ma o poi dovrà fare i conti.
Il precedente cinese, che ha visto
picchi esponenziali soprattutto
nelle prime fasi della pandemia,
non sembra essere servito a Bru-
xelles per elaborare una strategia
agilmente applicabile contro
azioni di disinformazione messe
in atto da attori e potenze stranie-
re. L’Ue non è nota per saper reagi-
re ed elaborare in maniera veloce
e immediata.
Anticipare la disinformazione
Tuttavia, la pandemia sembrava
aver dato quella necessaria e im-
mediata spinta propulsiva rap-
presentata dal Next generation
Eu, un piano d’azione senza prece-
denti per il processo d’integrazio-
ne europeo. E lo è stato soprattut-
to per il dossier tecnologico e
green, quest’ultimo ora rallenta-
to e messo in discussione dall’im-
patto energetico dell’invasione
russa dell’Ucraina.
Malgrado questo impeto reattivo,
la gestione della disinformazio-
ne straniera rimane un grande
tallone d’Achille per l’Ue su cui
molto rimane da fare come il caso
FINLANDIA
SVEZIA
NORVEGIA
LETTONIA
LITUANIA
DANIMARCA
PAESI
POLONIA
BASSI
GERMANIA
1
REP. CECA
CCHIA
LOVA
S
AUSTRIA E RIA
H
ZZERA
UNG ROMANIA
SVI
2 r N
AZIA
CRO
BOSNIASERBIA
ERZ.
ULG
3 4 B
ITALIA
5
ALBANIA
GRECIA
russo dimostra.
Cosa dovrebbe dunque fare l’Ue al-
la luce della constatazione degli
effetti di tale vacuum decisionale
e strategico? Innanzitutto, accet-
tare il fatto che, come nel caso del-
la crisi finanziaria, del fenomeno
migratorio e del populismo, la di-
sinformazione non è un evento
emerso in Europa all’improvviso
e senza preavviso ma un processo
graduale, costante e soprattutto
prevedibile e anticipabile.
L’invasione russa dell’Ucraina ha
solamente scoperchiato con ir-
ruenza un fenomeno da anni pre-
sente a livello comunitario e anco-
ra più radicato a livello di alcuni
stati membri, i cui governi han-
no, attraverso determinati orien-
tamenti di politica estera, espo-
sto sé stessi e i propri cittadini a
vulnerabilità invisibili e pericolo-
se.
Come analizzato dal GEC Special
report. Russia’s Pillars of Disinfor-
mation and Propaganda, la disin-
formazione russa è sviluppata e
distribuita secondo cinque pila-
stri: comunicazioni ufficiali del
Cremlino; strategia comunicati-
va finanziata dallo stato; suppor-
to alle risorse e narrative proxy;
strumentalizzazione dei social
media; disinformazione attraver-
so strumenti cyber.
L’ecosistema della disinformazio-
ne russa è dunque presente, radi-
cato, consolidato tramite canali
ufficiali come anche ufficiosi e
non direttamente riconducibili a
Mosca. Presente e radicato in
un’Europa sicuramente in una po-
sizione complicata e con limitate
capacità di gestione su fronti mul-
tipolari come appunto quello rus-
so e cinese.
Venerdì 6 maggio 2022
L’INVASIONE DELL’UCRAINA
E LA DISINFORMAZIONE
FEDERAZIONE RUSSA
BIELORUSSIA
UCRAINA
MOLDOVA
ero
Ma
ARIA
TURCHIA
CIPRO
Binari di azione
La narrativa e la relativa disinfor-
mazione circa l’invasione russa
dell’Ucraina sta davvero rappre-
sentando un fondamentale
stress test per l’Ue in merito alla
lotta contro essa in nome della ga-
ranzia di una sfera pubblica di
dialogo e confronto democratici
fondati su dati, fatti e numeri. Per
questo una strategia avviata su
un doppio binario d’azione è ne-
cessaria. Il primo binario è quello
dei singoli stati membri in cui plu-
ralismo informato e canali di in-
formazione dovrebbero essere tu-
telati e rafforzati in termini mo-
netari, di capacità d’azione e di va-
lori deontologici. Il secondo è a li-
vello comunitario, in cui sistema
normativo e comunanza di valori
dovrebbero integrarsi e suppor-
tarsi l’uno parallelamente a un si-
stema efficace di monitoraggio
della disinformazione coordina-
to e condiviso. Ma condivisione e
coordinamento sono spesso temi
difficili da accettare in seno alle
ventisette capitali.
Vi sarebbe poi un terzo binario,
con cui l’Ue dovrebbe supportare
i singoli stati membri in questa
presa di posizione e di difesa de-
mocratica, assolutamente neces-
saria se pensiamo ad esempio al-
le conseguenze della disinforma-
zione populista ed euroscettica,
quindi non solo ad opera russa o
cinese, sui processi democratici
rappresentanti delle elezioni na-
zionali come nel caso dell’Unghe-
ria di Orbán, la Polonia del PiS e l’I-
talia del governo giallo-verde.
Questo ovviamente non significa
che l’Ue stia semplicemente a
guardare. L’adozione da parte del
Consiglio dell’Unione europea
KAZAKISTAN
M
ar
C
as
pi
o
GEORGIA AZERBAIGIAN
ARMENIA
Fonti: #UkraineFacts - Maldita.es
CARTOGRAFIA:
LUCA MAZZALI
FASEDUESTUDIO
APPEARS SRL
del regolamento 350/2022 e della
decisione 351/2022 volte a vietare
ai network radio, internet e tv di
trasmettere e diffondere qualsia-
si materiale prodotto dalle emit-
tenti russe Sputnik e Russia To-
day, è un importante passo nei
confronti di un attore fino al 24
febbraio partner chiave dell’Ue.
Ma è un passo volto a limitare la
destabilizzazione derivante dalla
disinformazione promossa da ta-
li piattaforme, e soprattutto costi-
tuisce un’azione emergenziale e
non strategica. Come la pande-
mia, e ancor prima la crisi climati-
ca, ci avrebbero dovuto insegna-
re, sarebbe preferibile anticipare
ed elaborare azioni e strategie gra-
duali e permanenti, invece di ri-
correre a importanti decisioni,
tuttavia improvvise.
A questo si aggiungono quesiti
morali circa la problematicità di
un’eventuale limitazione alla li-
bertà di espressione come anche
il tema di come lavorare e collabo-
rare con alcune delle grandi piat-
taforme megafono dei messaggi
propagandisti, ossia le big tech,
protagoniste dinamiche e a cui
l’Ue ha già chiesto maggiore re-
sponsabilità tramite il Digital ser-
vice Act e il Digital market Act, due
misure alquanto straordinarie
per l’Ue se collocate nel contesto
pandemico e di guerra. Come sem-
pre, si ritorna alla riflessione cir-
ca la sovranità strategica, e ci si
chiede quale ruolo l’Ue è realmen-
te capace di svolgere. Riflessione
resa ancora più introspettiva ma
quanto più necessaria se pensia-
mo al ruolo che Russia e Cina pos-
sono ancora svolgere sulla base
dei successi già ottenuti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 Venerdì 6 maggio 2022
COME SOPRAVVIVE IL GIORNALISMO INDIPENDENTE
La fragile libertà di stampa
in Ucraina, e non solo
In Ucraina e in altri stati post sovietici dove vige una “libertà vigilata” dei media, i cronisti cercano di proteggere
i margini di indipendenza conquistati a fatica negli anni, tra finanziamenti in calo e dipendenza da fondi stranieri
ANN COOPER
analista dei media
Quando il presidente Vladi-
mir Putin ha ordinato l’in-
vasione dell’Ucraina il 24
febbraio, i giornalisti del Ky-
iv Independent, testata in
lingua inglese, hanno aper-
to un live blog con aggiornamenti co-
stanti per gli ucraini e i lettori di tutto il
mondo. Le prime notizie descrivevano
scontri nei distretti di Pobeda e Glukhiv,
annunciavano il bilancio delle vittime
del primo giorno, 137, e pubblicavano
l’appello del presidente Volodymyr Ze-
lensky ai governi del mondo di imporre
sanzioni paralizzanti alla Russia.
Era in linea con la copertura comprensi-
va e basata sui fatti della minaccia milita-
re russa che il sito aveva offerto per setti-
mane. Solo qualche giorno prima, il gior-
nalista esperto di difesa Illia Ponomaren-
ko ha risposto alla domanda di un letto-
re, che chiedeva se l’Ucraina avesse suffi-
cienti difese aeree in caso di un attacco
russo. «Oh no, temo di no», ha risposto Po-
nomarenko, intervistato in un podcast.
«Credo che sia corretto dire che siamo
piuttosto deboli». Gli aerei da combatti-
mento che l’Ucraina potrebbe utilizzare
contro la Russia, ha osservato, risalgono
all’epoca sovietica, hanno più di trent’an-
ni.
Nonostante fosse in inferiorità numeri-
ca rispetto alle forze russe meglio equi-
paggiate, l’esercito ucraino – e un cre-
scente contingente di civili determinati
– ha resistito ferocemente all’invasione.
Il Kyiv Independent, Ukrainska Pravda e
una serie di altre testate ucraine hanno
continuato a raccontare la guerra con
un’ostinata devozione per la verità, pur
essendo loro stessi obiettivi dell’esercito
russo. Hanno documentato la situazio-
ne drammatica di migliaia di ucraini
che si sono rifugiati nelle stazioni della
metropolitana, le difficili condizioni nel-
la città di Volnovakha, dove i bombarda-
menti hanno distrutto le forniture di
elettricità e acqua, e informato su come i
russi stavano attaccando le aree residen-
ziali.
Prima dell’invasione russa di febbraio,
l’Ucraina faceva parte di un gruppo di
stati post sovietici – insieme a Moldavia,
Armenia e Georgia – che hanno subito
un governo autoritario ma hanno anche
vissuto periodi in cui la stampa poteva
essere considerata parzialmente libera,
a seconda di chi aveva vinto le elezioni.
Questi quattro paesi non hanno mai rag-
giunto il livello di libertà e indipenden-
za dei media delle ex repubbliche sovieti-
che Lituania, Lettonia ed Estonia. Ma
non sono nemmeno stati schiacciati fin
quasi all’estinzione da dittatori e auto-
crati profondamente radicati che gover-
nano altre ex repubbliche dove i giornali-
sti sono regolarmente arrestati (Bielorus-
sia e Azerbaijan), dichiarati “agenti stra-
nieri” (Russia), o dove hanno così poca li-
bertà da aver impedito lo sviluppo di un
giornalismo davvero indipendente (la
maggior parte delle repubbliche dell’A-
sia centrale).
In questi quattro paesi “nel mezzo” il
giornalismo si trova in un punto inter-
medio tra la libertà dei paesi baltici e l’au-
toritarismo della maggior parte degli al-
tri stati post sovietici. La loro libertà di
stampa fluttua, i finanziamenti sono co-
stantemente in deficit e la sopravviven-
za della loro indipendenza poggia anco-
ra sostanzialmente su finanziamenti
stranieri, trent’anni dopo il crollo dell’U-
nione sovietica.
L’invasione russa dell’Ucraina è un po-
tente promemoria del lavoro vitale che
questi giornalisti e le loro redazioni svol-
gono, e di quanto sia precaria la libertà
di stampa di fronte all’aggressione di Pu-
tin e di altri leader autoritari nel mondo.
I timori per cui l’Ucraina possa rappre-
sentare solo l’inizio delle ambizioni terri-
toriali di Putin hanno messo in allerta al-
tri governi e giornalisti. Tra i paesi nel
mezzo, la Moldavia e la Georgia hanno
annunciato di voler rapidamente fare
domanda di adesione all’Unione euro-
pea, come ha fatto anche l’Ucraina.
Ecco come sopravvive la stampa indipen-
dente in Ucraina, Moldavia, Armenia e
Georgia.
Ucraina
Ukrainska Pravda è una delle dieci testa-
te giornalistiche indipendenti che soddi-
sfano elevati standard di equilibrio, tra-
sparenza ed etica della “lista bianca”
dell’Istituto non profit per l’informazio-
ne di massa dell’Ucraina. Gran parte dei
restanti media in Ucraina è legato a mi-
liardari, politici e personaggi che hanno
connessioni politiche e possiedono deci-
ne di stazioni televisive e radiofoniche,
giornali e riviste. Molte testate sono po-
co più che uffici stampa degli oligarchi.
Mano a mano che le forze russe avanza-
no nel paese, non è chiaro per quanto
tempo e in quali condizioni queste reda-
zioni saranno in grado di continuare a
operare. Le autorità americane hanno di-
chiarato che la Russia ha stilato un elen-
co di ucraini, tra cui giornalisti, che sa-
ranno uccisi o arrestati se la Russia occu-
perà il paese.
Questa affermazione agghiacciante non
ha fermato il lavoro dei giornalisti ucrai-
ni, che continuano a fornire aggiorna-
menti costanti sull’invasione russa, così
come analisi schiette e ben documenta-
te come quelle del giornalista del Kyiv In-
FOTO AP
dependent Illia Ponomarenko.
Fino a poco tempo fa Ponomarenko se-
guiva l’esercito per il Kyiv Post in lingua
inglese, tra i cui fedeli lettori c’erano di-
plomatici, accademici ed espatriati nella
capitale ucraina. La redazione del Kyiv
Post, giornale che esiste da ventisei anni,
aveva la reputazione di seguire il paese e
la sua politica in modo determinato, fi-
no al giorno, lo scorso novembre, in cui il
proprietario Adnan Kivan ha licenziato
bruscamente Ponomarenko e tutti i suoi
colleghi. La mossa di Kivan, un magnate
dell’edilizia, è stata vista come una puni-
zione politica per aver raccontato gli
scarsi risultati del governo nella lotta al-
la corruzione.
I licenziamenti hanno messo a tacere Po-
nomarenko proprio quando la Russia
iniziava a radunare in modo massiccio
le truppe sui confini ucraini. Il suo desti-
no, e quello dei suoi colleghi, sarebbe po-
tuto diventare l’ennesimo esempio di co-
me affari e politica troppo spesso contri-
buiscono a soffocare il giornalismo non
allineato negli ex stati sovietici. Ma la sto-
ria non è finita qui. Nel giro di poche set-
timane, Ponomarenko e una trentina di
altri redattori del Kyiv Post licenziati so-
no tornati in attività, online, con il nuo-
vo nome Kyiv Independent e senza un
editore.
La rapida nascita dell’Indipendent è sta-
ta possibile grazie al contributo volonta-
rio di imprese ucraine, una donazione di
quasi 100mila dollari dello European En-
dowment for Democracy e donazioni di
svariate centinaia di individui dentro e
fuori dall’Ucraina. Parlando prima
dell’invasione della Russia, la caporedat-
trice Olga Rudenko ha detto di non esse-
re stata sorpresa dalle manifestazioni di
sostegno: «Eravamo molto fieri degli
standard giornalistici che teniamo».
In dicembre, solo poche settimane dopo
la nascita del nuovo sito, l’intero staff è
stato premiato con il riconoscimento
per i giornalisti dell’anno da Ukrainska
Pravda, il maggiore sito di informazione
indipendente del paese. Il riconoscimen-
to della startup da parte di una redazio-
ne affermata testimonia l’unità e il soste-
gno collettivo che i giornalisti indipen-
denti ucraini sono riusciti a raccogliere
in tempo di crisi. E il supporto, da subito,
del pubblico del Kyiv Independent riflet-
te l’alto grado di fiducia del pubblico.
Dall’inizio dell’invasione russa, diverse
campagne GoFundMe raccolgono centi-
naia di migliaia di dollari per consentire
al Kyiv Independent, a Ukrainska Pravda
e ad altri media indipendenti di conti-
nuare il loro lavoro.
«La libertà di parola è ancora un grande
valore per la società ucraina», ha detto Se-
vgil Musaieva, direttrice dell’Ukrainska
Pravda, che ha parlato con Nieman Re-
ports anche prima dell’invasione russa.
Il sito è stato creato nel 2000 con una sov-
venzione dell’ambasciata degli Stati Uni-
ti in Ucraina, durante il governo dell’allo-
ra presidente Leonid Kuchma, un perio-
do di pesante censura e attacchi ai gior-
nalisti. La creazione dell’Ukrainska Prav-
da su internet era stato un modo per ag-
girare le repressioni di Kuchma.
Tuttavia, pochi mesi dopo la pubblicazio-
ne di inchieste sulla corruzione del go-
verno, il corpo decapitato del fondatore
del giornale, Georgy Gongadze, è stato ri-
trovato in una foresta poco lontano da
Kiev. Anche se le indagini hanno portato
ad alcune condanne, nessuno è mai sta-
to accusato di aver ordinato l’omicidio
di Gongadze. Né è mai stato risolto l’omi-
cidio, per mezzo di un’autobomba, del
giornalista dell’Ukrainska Pravda Pavel
Sheremet nel 2016.
Attraverso anni di disordini politici, rivo-
luzioni di strada e alti e bassi della liber-
tà di stampa, l’Ukrainska Pravda ha con-
tinuato a indagare sulla corruzione nei
L’autrice
Ann Cooper è
professoressa emerita
di Pratica professionale
in giornalismo
internazionale presso la
Columbia University
School of Journalism.
È stata corrispondente
estera per National
Public Radio (Npr) a
Mosca, Johannesburg e
per le Nazioni unite dal
1987 al 1997, e direttrice
esecutiva del Comitato
per la protezione dei
giornalisti dal 1998 al
giugno 2006.
13
governi successivi. All’inizio di quest’an-
no il sito ha reso note le vicende di un
parlamentare del partito del presidente
Volodymyr Zelensky, che aveva accetta-
to una tangente di 20mila dollari, e di un
altro che aveva tentato di corrompere la
polizia. Il parlamentare che aveva offer-
to la tangente, ripreso in un video che la
testata è riuscita ad avere, è stato subito
espulso dal partito.
Dall’inizio dell’invasione russa Ukrain-
ska Pravda ha riportato una copertura
completa dei combattimenti, descriven-
do in dettaglio le perdite di truppe, le vit-
time civili, l’imposizione delle sanzioni
e la risposta internazionale. Come molte
altre testate, la sopravvivenza di Ukrain-
ska Pravda è dipesa per anni da finanzia-
tori stranieri, ma ora il sito è sostenuto
in gran parte dalla pubblicità, secondo
Musaieva. Una nuova forma di abbona-
mento, inoltre, copre circa il 10 per cento
del budget.
Ancora prima dell’invasione e delle cam-
pagne GoFundMe che ha ispirato, la co-
munità online indipendente in Ucraina
aveva una maggiore solidità finanziaria
rispetto alle sue controparti negli altri
paesi, in parte grazie alle dimensioni del
mercato. I 43 milioni di ucraini sono die-
ci volte più numerosi della popolazione
di Moldavia, Armenia e Georgia. Non si sa
se questo sostegno reggerà e quale sarà il
panorama dei media durante e dopo il
conflitto.
I fruitori di notizie ucraini sono anche
più inclini ad abbonarsi a una testata,
forse in parte avendo visto il ruolo di al-
to profilo svolto dai giornalisti nello sve-
lare la corruzione dopo la rivoluzione di
Maidan, che ha portato il presidente Vik-
tor Yanukovich a fuggire in Russia nel
2014.
In maggio Ukrainska Pravda ha annun-
ciato la sua vendita a Tomas Fiala, un in-
vestment banker proprietario di un al-
tro popolare sito di notizie ucraino, No-
voye Vremya. Fiala ha firmato un accor-
do dettagliato promettendo di non inter-
ferire editorialmente, e l’acquisto ha ra-
pidamente consentito a Ukrainska Prav-
da di assumere diversi giornalisti di in-
chiesta. E anche se l’acquisto da parte di
un ricco uomo d’affari può suscitare mo-
tivo di allarme, in particolare dopo la
chiusura del Kyiv Post, Fiala «non è un oli-
garca», ha precisato Musaieva. La sua atti-
vità, Dragon Capital, «non ha alcun lega-
me con il bilancio statale e con le società
statali» che lo renderebbero vulnerabile
alle pressioni politiche.
Per certi versi i giornalisti ucraini sono
più preparati a seguire la nuova invasio-
ne russa rispetto a quando la Russia ha
preso il controllo della Crimea nel 2014.
All’epoca pochi giornalisti erano prepa-
rati per occuparsi del conflitto, ma negli
ultimi otto anni le cose sono cambiate.
L’attacco russo potrebbe però rappresen-
tare la minaccia più inquietante per le re-
dazioni indipendenti dell’Ucraina. I ten-
tativi russi di prendere il controllo della
capitale ucraina potrebbero scatenare
proteste civili diffuse e rendere i media
ucraini un obiettivo particolare del
Cremlino, prevede Gulnoza Said, coordi-
natore del programma Cpj per la regio-
ne: «La battaglia non sarà solo per pren-
dere il potere a Kiev o nei nuovi territori
invasi, ma anche per conquistare i cuori
e le menti degli ucraini».
segue alle pagine 14 e 15
14
segue da pagina 13
Moldavia
Nel 2004 Alina Radu e un amico gior-
nalista hanno fondato un settimana-
le investigativo nell’ex Repubblica so-
vietica della Moldavia. Insieme han-
no raggranellato i soldi per un proget-
to grafico e un computer per impagi-
nare. Ma gli articoli erano scritti su
quattro computer improvvisati, mes-
si insieme dal marito ingegnere di Ra-
du con i pezzi di vecchie macchine di-
smesse da una banca locale. Scriva-
nie? Un lusso eccessivo, per Radu, per-
ciò la redazione di Ziarul de Gardă
(Zdg o “Il giornale in guardia”) è stata
arredata con tavoli e sedie presi in
prestito.
Radu non era abituata a questi umili
mezzi. Per oltre dieci anni aveva lavo-
rato in redazioni ben finanziate, pri-
ma nella televisione di stato e poi in
una stazione privata. Ha lasciato en-
trambi i posti di lavoro quando i poli-
tici hanno iniziato a dettare ai gior-
nalisti quello che dovevano scrivere.
La sua terza posizione è stata in un
settimanale che poi è diventato la pri-
ma testata privata della Moldavia.
«Era bellissimo», dice Radu. «Abbia-
mo portato avanti un giornalismo co-
raggioso e critico». Ma anche questo è
finito, come i precedenti posti di lavo-
ro, quando il proprietario – un parla-
mentare – ha dato ordini tassativi su
come seguire le elezioni.
Finalmente a Zdg Radu e i suoi colle-
ghi avevano il controllo. Nessuno di-
ceva loro cosa dover scrivere o come
scriverlo. «Quando abbiamo iniziato,
eravamo così felici», spiega. «Siamo li-
beri, sì, e avevamo tutta la libertà».
C’era solo un problema: non avevano
un soldo. Radu si era scontrata con la
sfida esistenziale che per trent’anni
aveva minacciato il giornalismo indi-
pendente dopo il collasso ufficiale
dell’Unione sovietica. In Moldavia, co-
me nella maggior parte delle ex re-
pubbliche sovietiche, le entrate della
pubblicità e degli abbonamenti di ra-
do hanno garantito la sopravviven-
za, e i politici ricchi o i gli uomini d’af-
fari con fondi da investire nei media
chiedono in cambio il controllo edi-
toriale. Alla fine Zdg – come tanti al-
tri media indipendenti – ha ottenu-
to dei fondi da finanziatori esteri de-
siderosi di aiutare le pratiche demo-
cratiche e i media indipendenti a pro-
sperare in tutta la regione.
Nel 2004 Zdg è sopravvissuto dappri-
ma con una sovvenzione semestrale
del governo rumeno, poi con un’altra
degli Stati Uniti. In seguito, racconta
Radu, «ho imparato a fare domanda
ovunque»: l’ambasciata canadese, le
istituzioni mediatiche ad Amster-
dam, donatori pubblici e privati nel
Regno Unito e in Francia. Questi fi-
nanziatori hanno mantenuto Zdg in
vita, a indagare la corruzione, spesso
definita endemica in questo paese,
una corruzione che regolarmente vie-
ne denunciata dalla piccola comuni-
tà giornalistica indipendente della
Moldavia.
Molte storie di corruzione sono a fir-
ma di giornalisti di Zdg o del sito inve-
stigativo Rise Moldova, fondato nel
2014. Gli indipendenti più recenti
che si occupano di giornalismo d’in-
chiesta includono Agora, Cu Sens e
NewsMaker in lingua russa. Ma il gior-
nalismo indipendente è praticato so-
lo nel 15 per cento circa delle redazio-
ni della Moldavia, secondo un rappor-
to del 2019 di Irex, un’organizzazione
non governativa con sede a Washing-
ton. L’altro 85 per cento, secondo Irex:
«Serve il potere o i partiti politici, non
l’interesse pubblico».
L’85 per cento è stato “catturato” negli
anni da politici o da loro facoltosi al-
leati, un processo che è iniziato in
Moldavia e nelle altre ex repubbliche
sovietiche poco dopo l’indipendenza
nel 1991. Oggi, quasi tutti i canali tele-
Trostyanets'
Čečel'nyk
y ma
Ko d
Kodyma
Kryžopil'
Plot
Piščanka
r
st
Raškovo ne
D
Camenca
Gruška
Șoldănești
Dnes
t
r
Jampil'
Soroca
Florești
visivi, dai quali molti moldavi affer- ganda e la disinformazione la popola-
mano di ricevere le notizie, sono di zione in gran parte russa e ucraina
proprietà di aziende allineate al pote- della Transnistria; NewsMaker si pro-
re o direttamente agli stessi politici. pone come un’alternativa promet-
Due di questi proprietari di media tendo: «Non presentiamo una realtà
controllano anche la vasta maggio- distorta».
ranza del mercato pubblicitario del NewsMaker, Zdg e molte altre testate
paese, passando le inserzioni alle lo- indipendenti fanno parte di un pro-
ro stazioni televisive, cosa che li ren- getto gestito dalla Ong internaziona-
de, secondo i concorrenti, un cartello. le Internews, volto a ridurre la dipen-
Con una popolazione inferiore ai tre denza dai finanziamenti esteri co-
milioni di persone e un’economia va- struendo un pubblico e il sostegno
lutata come una delle più povere del pubblico. Zdg, ad esempio, ha am-
d’Europa, la Moldavia ha innanzitut- pliato oltre alle inchieste la copertu-
to un piccolo mercato pubblicitario. ra delle notizie, aggiornando quoti-
Con gran parte di quel mercato con- dianamente il sito con le ultime noti-
trollato dalla politica, le redazioni in- zie, analisi e video. La direttrice Radu
dipendenti possono fare poco affida- afferma di aver reso il sito di Zdg una
mento sulle entrate pubblicitarie. tra le prime cinque destinazioni del
NewsMaker, ad esempio, ricava all’in- pubblico per le notizie, e questo ha
circa solo il 20 per cento del suo bud- consentito di avviare una campagna
get dalla pubblicità, dice Galina Vasi- di abbonamenti e sostegno con circa
lieva, direttrice da sette anni della te- duecento sostenitori. Questo suppor-
stata online indipen- to, insieme alle vendite
dente. Il resto arriva da in edicola di una versio-
finanziatori stranieri ne stampata di Zdg, ad
come la Open Society alcune pubblicità onli-
Foundations di George
Fondi ne e alle entrate deri-
Soros e il National Endo- In Moldavia i vanti dalla vendita di
wment for Democracy, servizi commerciali co-
finanziato dagli Stati
media tentano me la fotografia, ha ri-
Uniti. di diversificare dotto la quota di fondi
«Tutti i media indipen- esteri del budget dal
denti sono finanziati at-
le entrate per 100 al 70 per cento.
traverso fondi interna- rimanere liberi «Il modello ora è quello
zionali», afferma Vasi- di avere un po’ (di reddi-
lieva. «Non possiamo to) da ogni parte», dice
esistere senza questi Corina Cepoi, direttrice
fondi». nazionale di Internews per la Molda-
Sebbene traduca alcune storie in ru- via.
meno, parlato dalla maggior parte Rise Moldova, un altro partner del
dei moldavi, il pubblico di riferimen- progetto Internews, afferma che il 90
to di NewsMaker sono i russofoni del per cento dei suoi finanziamenti pro-
paese, compresi quelli che vivono in viene da donazioni straniere, alcuni
Transnistria, una regione dalla men- dalla partnership con il progetto non
talità secessionista che si trova al con- profit Organized Crime and Corrup-
fine con l’Ucraina e mantiene una cer- tion Reporting Project. Rise ha colla-
ta autonomia politica all’interno del- borato con i giornalisti dell’Occrp nel
la Moldavia. (I soldati russi da tempo 2014 per smascherare il coinvolgi-
sono stanziati in quella zona ed è mento di banchieri e giudici moldavi
una preoccupazione diffusa quella in un elaborato schema russo di rici-
che Putin possa cercare di annettere claggio di denaro. Storie più recenti
anche quel territorio come parte di Rise, sui frequenti incontri dell’ex
dell’attacco all’Ucraina). presidente Igor Dodon a Mosca con
I troll russi e i media finanziati dal un ufficio del Cremlino, «organizzati
Cremlino bombardano con la propa- per supervisionare e guidare il leader
Balta
con autostrada M05
Podil's'k
Voronkovo
Rybnitsa
Rezina
Jura
Garmatskoye
Ra
del Partito socialista», hanno avuto il
merito di aiutare l’attuale presidente
Maia Sandu a sconfiggere il Partito so-
cialista di Dodon.
Sandu è stato eletto lo scorso luglio
con il più forte mandato di anti corru-
zione di qualsiasi governo moldavo
post indipendenza. Questo ha solle-
vato la speranza tra i giornalisti per
cui i loro anni passati a documentare
illeciti ufficiali potranno portare a se-
rie riforme legali e procedimenti giu-
diziari.
In attesa di vedere cosa farà il nuovo
governo, anche i giornalisti indipen-
denti sono al lavoro per tenere d’oc-
chio i funzionari. Hanno già messo
in dubbio le partecipazioni offshore
e i rapporti sulla ricchezza di alcuni
nel governo Sandu.
Il messaggio è chiaro, secondo Cepoi.
Un nuovo governo può promettere ri-
forme, ma «non importa quale gover-
no arrivi al potere, i giornalisti d’in-
chiesta continueranno a fare il pro-
prio lavoro».
Armenia
Nel 2000 l’International Center for
Journalists con sede a Washington ha
portato un gruppo di giornalisti ar-
meni negli Stati Uniti per un tour di
tre settimane. Gli armeni hanno par-
tecipato alla Conferenza annuale dei
giornalisti d’inchiesta e dei redattori,
hanno visitato la redazione di 60 Mi-
nutes e altre e hanno appreso gli stru-
menti e le tecniche del giornalismo
di inchiesta da esperti professionisti
americani.
«Penso che lo scopo principale degli
organizzatori fosse quello di darci l’i-
spirazione», ha dichiarato Gegham
Vardanyan, che quando è stato scelto
per il viaggio negli Stati Uniti era un
giovane giornalista di un noto cana-
le televisivo armeno indipendente.
Se l’ispirazione era davvero l’obietti-
vo degli organizzatori, ha funziona-
to.
Non molto tempo dopo che Varda-
nyan e gli altri sono tornati a casa,
molti di loro hanno iniziato a soste-
nere di voler creare una nuova impre-
sa: una redazione non profit dedica-
ta esclusivamente al giornalismo in-
Venerdì 6 maggio 2022
U N C A VA L L O I S O L A
Intersezione
(34 KM)
U C R A I N
Zakharivka
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M)
K
CHIȘINĂU
vestigativo. Nel 2001 l’idea è diventa-
ta realtà e Hetq (“tracce”) online è sta-
to lanciato.
Vent’anni dopo, il sito di Hetq attrae
oltre 200mila visitatori al mese, se-
condo Google analytics, per storie sul-
lo sfruttamento della prostituzione
di giovani donne armene negli Emi-
rati Arabi Uniti, denunciando una re-
te di criminalità informatica e rive-
lando corruzione a tutti i livelli di go-
verno. Alcune inchieste hanno avuto
un impatto significativo, come il ri-
scatto di edifici di asili pubblici e ter-
reni forestali pubblici venduti abusi-
vamente. Ma altre inchieste di Hetq
hanno avuto un impatto diverso: at-
tacchi fisici, verbali e informatici a
Hetq e ai suoi giornalisti.
Nonostante i successi, Hetq continua
a contare su donatori stranieri per il
90 per cento del budget, secondo la vi-
cedirettrice Liana Sayadyan. Tra que-
sti donatori ci sono l’Unione euro-
pea, singoli governi dell’Ue ed enti sta-
tunitensi come il National Endow-
ment for Democracy, molti dei quali
sostengono anche altre due testate
indipendenti nel paese, Civilnet e
Evn Report.
Evn prende il nome dal codice aero-
portuale di Yerevan, la capitale arme-
na. Ha preso il via come sito in lingua
inglese per i sette milioni, secondo le
stime, di armeni e dei loro discenden-
ti della diaspora. Sia Civilnet che Evn
danno più spazio all’analisi e alle pe-
culiarità della politica che alle brea-
king news.
Tre milioni di persone che vivono in
Armenia, dove il servizio in lingua ar-
mena di Radio Free Europe/Radio Li-
berty è popolare tra il pubblico che
cerca notizie equilibrate dell’ultima
ora. L’“equilibrio”, però, può essere pe-
ricoloso, come hanno imparato i gior-
nalisti di Rfe/Rl nel 2020, quando so-
no scoppiati nuovi combattimenti
nel conflitto trentennale tra Arme-
nia e Azerbaigian sul conteso territo-
rio del Nagorno-Karabakh.
Entrambi i governi hanno regolar-
mente dichiarato di stare vincendo.
La maggior parte dei media locali ha
ignorato le dichiarazioni azere, men-
tre Rfe/Rl ha riportato ciò che entram-
 Venerdì 6 maggio 2022
AT O S U L D N E S T R
Autostrada
Tsebrykove Kyïv - Odessa
N A
ssa Velyka
Mykhailivka
Pervomajsk
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Malaešty TIRASPOL' Slobodzeya
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Kitskany
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Anenii Noi
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ol'
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Ti
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ău
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Ch
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U 0
bi i paesi avevano detto guadagnan-
dosi così minacce e persino attacchi
fisici da una inferocita folla armena.
«Riteniamo che la gente abbia il dirit-
to di sapere cosa dice l’altra parte», ha
detto il giornalista di Rfe/Rl Artak
Hambardzumyan. «Ma se riporti
qualcosa dalla parte azera diventi un
nemico».
Il panorama mediatico in Armenia è
tipico dei paesi a “nel mezzo”: un pic-
colo numero di testate finanziate
dall’estero costituisce un minuscolo
arcipelago di giornalismo indipen-
dente, circondato da un mare di me-
dia senza scrupoli e altamente di par-
te, in particolare sui venti canali tele-
visivi che raggiungono il pubblico na-
zionale o quelli di Yerevan.
Probabilmente il più noto fautore di
questo genere di “informazione” sen-
za scrupoli è l’attuale primo mini-
stro, Nikol Pashinyan. Prima di guida-
re la “rivoluzione di velluto” del 2018
che lo ha catapultato alla più alta cari-
ca dello stato, Pashinyan ha lavorato
per diversi tabloid ostentatamente
di opposizione e per un lungo perio-
do ha diretto Haykakan Zhamanak
(Armenian Times).
Quando Pashinyan è sceso in piazza
nel 2018 con le sue rimostranze politi-
che contro l’allora presidente Serzh
Sargsyan, le stazioni televisive – pra-
ticamente tutte controllate dal gover-
no o dai suoi sostenitori – lo hanno
ignorato. E quella sarebbe potuta es-
sere la fine della protesta di Pashi-
nyan, se non fosse stato per le dirette
dei giornalisti indipendenti. La loro
copertura online ha provocato una ri-
volta politica, fino a che i manifestan-
ti sono diventati così tanti da costrin-
gere Sargsyan alle dimissioni.
Qualunque gratitudine Pashinyan
abbia provato per la copertura media-
tica del 2018 da tempo è stata dimen-
ticata. Da primo ministro striglia i
media armeni definendoli «una di-
scarica» piena di «fake news» e di gior-
nalisti corrotti. Il suo partito ha bloc-
cato l’accesso dei giornalisti al parla-
mento e ha ripristinato sanzioni pe-
nali per diffamazione, dieci anni do-
po che l’Armenia le aveva eliminate.
«Dice alla gente: “Non fidatevi di que-
M05
Rozdil'na
-O
jsk
oma
rv
Pe
Biljaïvka
Dnestrovsk
Glinoye estr
Dn
Aree sulla riva destra
del Dnestr sotto il
controllo delle autorità
della Transnistria.
Căușeni
sti giornalisti corrotti”», spiega Shu-
shan Doydoyan, ex produttore radio-
fonico che ora dirige il Centro per la
libertà di informazione dell’Arme-
nia. Anche se la retorica e le azioni an-
ti media di Pashinyan non hanno rag-
giunto i livelli repressivi di alcuni dei
suoi predecessori «sta creando un
ambiente molto aggressivo nei con-
fronti dei media».
La retorica di Pashinyan riflette il lin-
guaggio grezzo e altamente fazioso
che brandiva quando era direttore di
giornale. Secondo i giornalisti locali,
il pubblico armeno è ora così abitua-
to a consumare notizie presentate da
prospettive evidentemente di parte,
che molti rimangono perplessi di
fronte agli sforzi di Rfe/Rl, Evn e altri
di essere più equilibrati.
«Il nostro settore dell’informazione è
molto politicizzato», afferma Varda-
nyan, il giornalista televisivo che nel
2000 è andato negli Stati Uniti e ora
cura un sito di monitoraggio dei me-
dia finanziato dall’Agenzia per lo svi-
luppo internazionale degli Stati Uni-
ti. «Polarizzato, politicizzato, con mol-
ti articoli a pagamento, con molti siti
di notizie e canali televisivi schiera-
ti», spiega. «Non posso dire che il no-
stro mondo dell’informazione sia sa-
no».
Per cambiare questa situazione i re-
dattori di Hetq mirano a formare un
maggior numero di nuovi giornalisti
sugli standard e sulle tecniche studia-
te dai fondatori del sito durante la lo-
ro visita del 2000 in America. Una sov-
venzione di 322mila dollari dell’am-
basciata degli Stati Uniti a Yerevan
ha permesso a Hetq di assumere
non-giornalisti per un programma
di un anno di giornalismo d’inchie-
sta, data journalism e servizi multi-
mediali.
Quando il primo gruppo di studenti
si è laureato nel 2021, metà ha trova-
to lavoro in istituti di istruzione o al-
tri istituti non giornalistici, ma molti
altri sono andati a lavorare nei me-
dia, inclusi siti indipendenti come
Hetq, Civilnet ed Evn. Tuttavia, i conti-
nui finanziamenti esteri – per la
scuola e le redazioni – sono essenzia-
li per far sopravvivere e crescere l’arci-
Odessa M a r N e ro
Čornomors'k
6 elettorale del 2021, l’ente ha riscontra-
M15
M1 ) to: «La maggior parte dei media onli-
0 KM
(7
sa
des Teplodar
Ovidiopol'
Bilhorod-
Dnistrovs'kyj
Attacchi o incidenti per mano di sconosciuti
in Transnistria (25-27 aprile 2022)
Centro radiotelevisivo della Transnistria
Deposito di munizioni di Cobasna.
Controllato dall’esercito russo e quartier
generale delle truppe di Mosca (OGRF)
impegnate nell’ operazione di peace-
keeping lungo la valle del Dnestr.
Aeroporto militare di Tiraspol', lavori di
ristemazione in corso dopo anni di
abbandono I troll russi e i
media
Centrale termoelettrica di Kučurgan.
finanziati
Controllata dalle autorità di Tiraspol e dal Cremlino
gestita da una holding enegetica russa, bombardano
produce oltre l’80% dell’elettricità della con la
Moldova. propaganda la
popolazione in
Ponti sul Dnestr
gran parte
russa e ucraina
Territorio controllato dalla Moldova della
e reclamato dalla Transnistria Transnistria
CARTOGRAFIA:
40 KM
20 LUCA MAZZALI
FASEDUESTUDIO
APPEARS SRL
pelago degli indipendenti, afferma ticamente contro i direttori dei cana-
la caporedattrice di Evn Roubina Mar- li televisivi d’opposizione, come una
gossian. Il suo messaggio ai finanzia- “discutibile indagine” sulle accuse di
tori: «Assicuratevi che ci siano altre riciclaggio di denaro contro il padre
dieci Evn. Assicuratevi che ci siano al- del fondatore di Tv Pirveli.
tre dieci Hetq, Civilnet(s) e Radio Li- Il rapporto documenta anche attac-
berty». chi verbali a singoli giornalisti (prin-
cipalmente quelli che lavorano per i
Georgia canali televisivi d’opposizione) che
I media georgiani sono in genere sin- sono stati pubblicamente denuncia-
teticamente definiti in due parole: ti dai politici di Sogno georgiano co-
“pluralisti” e “polarizzati”. me «immorali e senza scrupoli», «de-
Se il pluralismo fosse semplicemente pravati» e «contro lo stato e contro la
una questione di numeri, allora la te- chiesa». I politici del partito general-
levisione – dove secondo i sondaggi mente si rifiutano di comparire sui
d’opinione circa tre quarti dei geor- canali di opposizione.
giani cercano notizie – si adattereb- La Georgia ha alcuni siti digitali con-
be sicuramente alla definizione: la siderati fonti attendibili di informa-
popolazione, poco meno di quattro zione indipendente come on.ge, net-
milioni di persone, è servita da quasi gazeti.ge e civil.ge in lingua inglese.
un centinaio di canali televisivi. Dispatch, l’insolente newsletter biset-
Per sentire più di un punto di vista, timanale pubblicata e diffusa via
però, è necessario fare un po’ di zap- mail da civil.ge, parla con uguale irri-
ping – dalla program- verenza di Sogno geor-
mazione di Imedi tv, fe- giano e dei suoi rivali. E
dele alla linea del go- quando i funzionari di
verno, al tamburo di Tbilisi hanno annuncia-
critiche antigovernati-
Tbilisi to un raddoppio delle
ve sul canale di opposi- La Georgia ha tariffe degli autobus a
zione Mtavari il cui partire da febbraio, Di-
motto del sito è: «Gua-
moltissimi spatch ha titolato «L’in-
dagnati la libertà insie- canali televisivi, ferno diventa costoso»,
me a noi!» (Mtavari ha
ampiamente seguito
tutti politicizzati dove “inferno” notoria-
mente è il servizio sca-
l’arresto e il processo e polarizzati dente di autobus della
del leader dell’opposi- città.
zione georgiana ed ex Il Center for Media, Data
presidente Mikheil Saa- and Society con sede in
kashvili, arrestato in ottobre di ritor- Europa ha riferito nel 2020 che senza
no dall’esilio). la filantropia straniera i media indi-
L’informazione pluralista ma pola- pendenti della Georgia si sarebbero
rizzata della televisione riflette la po- sviluppati «molto meno e a un ritmo
litica operistica e spesso vendicativa molto più lento». Il National Endow-
della Georgia, in cui l’esuberante Saa- ment for Democracy degli Stati Uniti,
kashvili e il suo Movimento naziona- uno dei vari finanziatori di civil.ge, è
le unito si contrappongono al partito il più grande sostenitore straniero
al potere Sogno georgiano del magna- dei media georgiani secondo il rap-
te miliardario Bidzina Ivanishvili. porto.
Secondo un rapporto dell’ottobre I siti online raggiungono un pubbli-
2020 dell’ufficio georgiano di Trans- co ristretto, ma offrono un’informa-
parency International, «i media, in zione e un’analisi più neutrali rispet-
particolare la tv, sono percepiti dai to alla televisione.
partiti come strumenti di lotta politi- «La politica editoriale di parte delle
ca». In questo documento Sogno geor- emittenti si riflette nella copertura
giano veniva accusato per aver avvia- negativa delle entità politiche che
to procedimenti legali motivati poli- non amano», rivela un rapporto
15
dell’Ente privato georgiano di etica
giornalistica, un gruppo di monito-
raggio guidato da giornalisti. Al con-
trario, in un’analisi della copertura
ne mostra un alto grado di indipen-
denza editoriale», grazie in parte ai fi-
nanziamenti internazionali.
L’emittente pubblica georgiana, seb-
bene percepita da alcuni come filogo-
vernativa, si sforza di essere politica-
mente neutrale; il suo Canale 1 è l’uni-
ca piattaforma che ha riunito candi-
dati di tutti i partiti per un dibattito
faccia a faccia durante le elezioni del
2021.
In un paese in cui i telegiornali posso-
no sembrare uno sport sanguinario,
il suo obiettivo, afferma il direttore
generale Tinatin Berdzenishvili, è sta-
to quello di offrire agli spettatori «pu-
ra informazione senza alcuna anali-
si».
Un’altra emittente, il servizio georgia-
no di Radio Free Europe/Radio Liber-
ty finanziato dagli Stati Uniti, ha la re-
putazione di essere imparziale, an-
che se senza l’effettiva partecipazio-
ne in onda dei politici di Sogno geor-
giano deve trovare un equilibrio, rac-
conta Natia Zambakhidze, direttrice
della stazione radio: «Non ci boicotta-
no di per sé, ma non vengono. Dico-
no: “Oh, non abbiamo tempo. Oggi
no, forse domani. Domani no, forse
dopodomani”».
Se si misura però la vastità dell’au-
dience, nessuno di questi canali ha
nulla di simile all’influenza dei cana-
li televisivi, i cui proprietari sono atti-
vi in politica o apertamente simpatiz-
zanti per un partito o per l’altro.
Eppure, nonostante i loro messaggi
fortemente politicizzati, i canali d’op-
posizione come Mtavari hanno un
compito cruciale di responsabilità in
Georgia, sostiene l’ex giornalista e
specialista nello sviluppo dei media
Tamar Kikacheishvili. Se non ci fosse-
ro, i telegiornali si limiterebbero alla
versione governativa degli eventi.
«Non sapremmo di certe questioni
importanti che stanno accadendo e
condizionando le persone», come la
situazione pandemica in Georgia o il
motivo per cui il tasso di inflazione è
a due cifre, spiega Kikacheishvili.
«Che Mtavari ci sia come canale criti-
co è ancora molto importante, anche
se non è politicamente indipenden-
te». Mtavari e altri canali di opposizio-
ne offrono anche una piattaforma
per le voci escluse dalla programma-
zione televisiva filogovernativa.
Tra questi ci sono gli attivisti Lgbt, il
cui raduno del gay pride programma-
to per lo scorso luglio è stato impedi-
to quando i manifestanti contrari al-
la loro causa sono scesi per le strade
di Tbilisi. La manifestazione anti gay
è stata ripresa dai giornalisti dei ca-
nali di opposizione e dell’emittente
pubblica, che sono diventati bersagli
quando la folla è diventata violenta.
Secondo il Comitato per la protezio-
ne dei giornalisti, più di una cinquan-
tina di giornalisti sono stati aggredi-
ti, molti dei quali hanno avuto biso-
gno di cure mediche.
Nei giorni successivi agli assalti, i
giornalisti hanno protestato, accu-
sando il governo di inazione nei con-
fronti degli organizzatori anti gay.
Anche se la maggior parte degli orga-
nizzatori è rimasta impunita, è pro-
babile che i media di opposizione
georgiana continuino a fare pressio-
ne per un’azione. Continuare a eserci-
tare la pressione è importante, affer-
ma Kikacheishvili che osserva: «Se
viene a mancare questo tipo di pres-
sione ci ritroveremo la Bielorussia
qui».
Il testo è apparso sulla rivista Nieman
Reports, organo della Nieman Founda-
tion for Journalism ad Harvard, con il ti-
tolo “Fighting for A Free Press in Ukrai-
ne — and Beyond”. Traduzione a cura di
Monica Fava.
PUBLISHED BY ARRANGEMENT WITH THE NIEMAN
FOUNDATION FOR JOURNALISM
16
REALTÀ E RICOSTRUZIONI ALTERNATIVE
L’enigma irrisolto
di Marina Ovsyannikova
La giornalista che ha protestato sulla tv russa è diventata un’eroina, ma per gli ucraini è una propagandista
mascherata da dissidente. Assunta da Die Welt, non si sa dove si trova né a che punto è il processo a suo carico
VERONICA CIRILLO
GENOVA
Giornalista. Conte-
statrice. Madre.
Spia. Complottista.
Doppiogiochista.
Approfittatrice. Vit-
tima. Collusa. Eroi-
na. L’elenco di aggettivi e defini-
zioni utilizzate per Marina Ov-
syannikova è ben più lungo, com-
plesso e contraddittorio di que-
sto. A oggi sembra impossibile
poter giungere a una lettura uni-
voca e coerente del suo agire e del-
le sue intenzioni. La ricostruzio-
ne di quanto avvenuto il 14 mar-
zo scorso, e nei giorni immediata-
mente successivi, appare fram-
mentaria e parziale. Sono ancora
tante le ombre dell’enigma “O”.
Ciò che appare certo è il ritorno
al clima da Guerra fredda. E pro-
prio in questo quadro va letta la
peculiare vicenda della giornali-
sta, che rappresenta un colpo di
scena raro nella complessa narra-
tiva russa e, per questo, dalla diffi-
cile interpretazione.
L’enigma “O”
L’enigma “O” inizia la sera del 14
marzo 2022. Le lancette dell’oro-
logio avevano appena superato
le ore 20 del fuso orario di Mosca,
quando la conduttrice Ekaterina
Andreeva, volto noto di Vremya,
ha assistito all’impossibile: una
donna irrompe in studio mo-
strando alle telecamere un cartel-
lo, scritto a mano, su cui si legge:
«Fermate la guerra, non credete
alla propaganda, qui vi mento-
no». L’irruzione della sconosciu-
ta dura pochi istanti, sufficienti
tuttavia a far leggere a milioni di
telespettatori il messaggio pacifi-
sta. Nessuno poteva immaginare
che nel fortino della propaganda
putininana, un singolo indivi-
duo avrebbe potuto incrinare la
perfetta macchina informativa
costruita dal potere. La regia di
Vremya riprende le redini del co-
mando pochi secondi dopo l’irru-
zione. La messa in onda viene in-
terrotta e viene lanciato un servi-
zio registrato. Quanto visto in te-
levisione viene cancellato dagli
archivi web e, subito dopo, le tra-
smissioni riprendono come se
nulla fosse accaduto. Nel frattem-
po Marina Ovsyannikova, redat-
trice 43enne del programma, vie-
ne condotta fuori dallo studio.
Per circa quindici ore le tracce
della donna si perdono comple-
tamente. Nessuno saprà dove è
stata condotta la giornalista. Un
modus operandi degno dei fami-
gerati “corvi neri” di lontana e ter-
ribile memoria staliniana.
Il web si mobilita, così come un
team di avvocati dell’associazio-
ne Advokatskaja Uliza, che si met-
te sulle tracce della giornalista
per capire dove si trovi. Le forze
di polizia costruiscono un impe-
netrabile muro di “niet”, contro
cui gli avvocati non possono nul-
la. Mentre della giornalista non
si hanno ancora notizie, alle
20.20 sul canale Telegram dell’as-
sociazione per i diritti civili
Ovd-Info appare un video. Lì la re-
porter spiega le motivazioni del
suo gesto: «Ciò che sta accadendo
in Ucraina è un crimine», affer-
ma la Ovsyannikova. «La Russia è
un paese aggressore e la respon-
sabilità per questo atto grava sul-
la coscienza di una sola persona:
Vladimir Putin. Mio padre è ucrai-
no, mia madre è russa e non sono
mai stati nemici. (…) Purtroppo
ho trascorso gli ultimi anni lavo-
rando per Primo Canale, facendo
la propaganda del Cremlino. E di
ciò me ne vergogno profonda-
mente. (…) Dobbiamo protestare
e non essere impauriti di niente.
Non possono incarcerarci tutti».
Solo nel primo pomeriggio del 15
marzo l’avvocato Anton Gashin-
sky posta una foto in aula con la
sua neo assistita. Successivamen-
te verrà detto che solo tramite
una soffiata Gashinsky ha potu-
to apprendere che la 43enne era
stata condotta nell’edificio del
Tribunale distrettuale di Ostan-
kino (nel settore nord orientale
di Mosca). La donna, secondo
quanto riportato dai legali, oltre
a dover pagare una multa da
30mila rubli (circa 255 euro) per
aver diffuso il video su Telegram,
rischia fino a un massimo di
quindici anni di prigione per la
sua protesta in tv. E mentre cala
il silenzio sulla vicenda giudizia-
ria, silenzio che prosegue a oggi,
inizia la curiosità di tutto il mon-
do per il futuro della giornalista.
Gli interrogativi
Il 17 marzo, Marina Ovsyanniko-
va formalizza le sue dimissioni
dalla tv di stato e l’11 aprile l’edi-
tore tedesco Axel Springer SE, che
pubblica tra gli alti la Bild e Die
Welt, annuncia di aver assunto la
giornalista come corrisponden-
te freelance da Russia e Ucraina.
Il 14 aprile, viene pubblicato il
primo articolo: “Anche io ho con-
tribuito. E di questo mi vergo-
gno” e il 20 aprile il secondo: “Il co-
raggio non conosce nazionalità”.
Poi nulla più. Entrambi i contri-
buti, tuttavia, lasciano parte
dell’audience internazionale per-
plessa. Il j’accuse contro Putin ri-
mane forte, ma la parte biografi-
ca è preponderante. La sensazio-
ne è che manchi qualcosa. Che il
regime non sia più di tanto tocca-
to da quelle righe. E mentre pas-
sano le ore i dubbi aumentano,
così come le ricostruzioni alter-
Venerdì 6 maggio 2022
native. Innanzitutto la doman-
da è: dove si trova Marina Ovsyan-
nikova?
La giornalista ha affermato di
trovarsi in Russia, ma – come
confermato a Scenari da fonti in-
terne al paese – appare improba-
bile che sia così.
«Il governo russo è crudele, ma
non stupido», spiega la fonte.
«Non hanno potuto incarcerarla
subito perché tutto il mondo se-
guiva la sua storia. L’obiettivo
era quello di non renderla un’e-
roina. Sarebbe diventata imme-
diatamente un simbolo se avesse-
ro agito in modo diverso». Ma il
punto rimane: come può la gior-
nalista, già soggetta a un procedi-
mento penale, continuare a scri-
vere indisturbata i suoi articoli
per la Welt dalla Russia?
Ci sono poi questioni tecniche
che rendono il caso complesso.
Molti utenti di Telegram, sugge-
rendo che i programmi televisivi
russi siano in differita, si chiedo-
no come sia possibile un tale sci-
volone in un paese dove i mezzi
di informazione sono rigida-
mente controllati dal Cremlino.
Per questo motivo c’è chi sostie-
ne che l’atto di protesta possa fi-
nanche essere funzionale alla co-
struzione di una nuova reputa-
zione per il canale russo. Quanto
avvenuto dimostrerebbe, in
un’ottica da controbuio, che i pro-
grammi siano live, rafforzando
così la quotidiana propaganda
interna.
La stessa pubblicazione del vi-
deo-denuncia su Telegram, avve-
nuta pochi minuti dopo il raid te-
levisivo, aggiunge ulteriori quesi-
ti. È ritenuto improbabile che la
reporter abbia agito in autono-
mia. Chi, dunque, l’ha aiutata e
perché? E non è passato inosser-
vato che il messaggio preregistra-
to sia stato pubblicato in contem-
poranea da Ovd-Info e dal canale
Telegram di Ksenia Sobchak, gior-
nalista televisiva figlia dell’oli-
garca Anatoly Sobchak (co-auto-
re della Costituzione russa, pri-
mo sindaco di San Pietroburgo e
mentore di Putin e Dmitrij Med-
vedev).
La Sobchak, attraverso il canale
Attenzione notizie, ha contribui-
to alla copertura attenta e costan-
te della vicenda. La peculiarità di
questa attenzione è che Sobchak,
candidatasi alla presidenza del-
la Federazione russa nel 2018, è
stata accusata in quell’occasione
di essere una marionetta di Pu-
tin, criticata per la sua vicinanza
al Cremlino e per le sue alterne
critiche al governo.
Le domande relative alle reali in-
tenzioni della Ovsyannikova e,
soprattutto, all’eventuale regia
dietro tale gesto dimostrativo ri-
mangono tutt’altro che evase.
Contribuendo così a confondere
ulteriormente i confini di questa
vicenda che vede nell’opacità il
suo carattere distintivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’autrice
Giornalista
professionista, classe
1980. Ha iniziato la
carriera giornalistica
nel 1997 occupandosi
prima di cronaca
locale, poi di cronaca
bianca, economia e
infine di difesa e affari
europei.
 Venerdì 6 maggio 2022 17
LA COMUNICAZIONE STRATEGICA DELLA NATO

Putin ha commesso molti errori

nella infowar contro l’occidente
«Ma in patria ha avuto successo»
DAVIDE MARIA DE LUCA
RIGA

Jānis Sārts è il direttore del Nato Stratcom,

un centro studi indipendente dalla struttura di
comando dell’alleanza il cui scopo è studiare la
infowar, la guerra comunicativa e di
propaganda, e suggerire strategie per
contrastare gli avversari e passare al
contrattacco. Secondo Sārts, i primi mesi della
guerra in Ucraina mostrano i limiti e gli errori
compiuti dai “soldati della propaganda” di Putin.

Fondato nel 2014 sia la guerra informativa che

su iniziativa del
governo lettone e
sostenuto inizial-
mente da altri sei
paesi Nato, tra cui
l’Italia, il Nato Stratcom orga-
nizza corsi, seminari e si occu-
pa di ricerca e consulenza. Nel-
la sua analisi della infowar in
Ucraina rileva che la Russia è
stata sconfitta in Occidente,
ma è ancora capace di control-
lare lo spazio informativo rus-
sofono e quello del mondo in
via di sviluppo.
A due mesi dall’inizio della guer-
ra cosa possiamo dire dello sfor-
zo propagandistico del Cremli-
no? Abbiamo passato molti an-
ni a preoccuparci per la capaci-
tà russa di sovvertire i nostri si-
stemi informativi. Ora che il con-
flitto è divenuto caldo cosa pos-
siamo dire?
Possiamo dire che la Russia ha
commesso molti errori. Le lo-
ro unità d’élite sono ottime,
ma la piramide che sostiene il
vertice è in pessime condizio-
ni. In una piccola operazione
questa discrepanza non si no-
ta. Ma quando la Russia impie-
ga tutte le sue forze in grandi
manovre, i problemi vengono
fuori. Questo è vero per l’eser-
cito, ma vale anche per gli ope-
ratori della propaganda e del-
la disinformazione.
Gli esperti militari hanno punta-
to a diversi errori che avrebbe-
ro commesso i generali di Pu-
tin, quali sono invece quelli com-
messi dai propagandisti?
Alcuni sono simili, altri sono
proprio gli stessi. Personal-
mente, credo che i russi abbia-
no fatto almeno tre errori. Pu-
tin pensava davvero che quel-
la in Ucraina sarebbe stata
un’operazione veloce e senza
la necessità di un uso massic-
cio della forza e quindi senza
necessità di una mobilitazio-
ne preventiva. Dalle nostre
analisi risulta ad esempio che
molti operatori russi che si oc-
cupano di informazione e pro-
paganda non erano stati av-
vertiti dell’invasione. Sono
stati colti di sorpresa. La man-
canza di preparazione e i pre-
supposti irrealistici dell’ope-
razione hanno penalizzato
quella combattuta. A questo
bisogna aggiungere che la Rus-
sia è capace di controllare lo
spazio informativo quando
prende l’iniziativa, come è av-
venuto in Crimea nel 2014.
Non è altrettanto abile a farlo
negli altri casi, ad esempio
quando viene presa in contro-
piede. È quello che è accaduto
nelle settimane che hanno
preceduto l’invasione, quan-
do gli Stati Uniti hanno preso
la misura senza precedenti di
diffondere moltissime infor-
mazioni sulle intenzioni e i
piani russi. Ancora prima che
i media russi trasmettessero
immagini di supposti attac-
chi ucraini nel Donbass per
giustificare l’invasione, l’intel-
ligence americana aveva già ri-
velato non solo il concentra-
mento di truppe e i piani di
guerra, ma anche l’intenzione
di inscenare attacchi. Quando
gli “attacchi” sono effettiva-
mente iniziati, quasi nessuno
in occidente e in Ucraina gli
ha prestato attenzione. In que-
sto modo, gli Stati Uniti han-
no tolto ai russi l’iniziativa: co-
me puoi pubblicare un video
di propaganda dopo che è già
stato annunciato e smentito
dall’intelligence avversaria?
E il terzo errore?
Possiamo riassumerlo in due
parole: social media. Questa
non è la prima guerra che ve-
diamo in diretta, un onore
che spetta alla Prima guerra
del golfo, con le immagini del-
la Cnn dei bombardamenti di
Baghdad. È però la prima guer-
ra che vediamo direttamente
tramite i racconti delle perso-
ne. Ogni giorno migliaia di co-
muni cittadini ucraini, spesso
senza alcun intento o input
politico, raccontano su inter-
net i terribili effetti dell’inva-
sione sulle loro vite, con foto e
video e questo smuove le co-
scienze occidentali in un mo-
do che non ha precedenti. Que-
sto fenomeno è possibile in
buona parte perché quella
ucraina è una società libera e
democratica. Chiunque può
prendere il suo telefono e fil-
mare. È un fenomeno così per-
vasivo e inaspettato che per il
primo mese di conflitto gli
Riga è stata
scelta come
sede della
centrale Nato
che studia la
propaganda
russa anche per
via dell’alta
percentuale di
russofoni
FOTO STRATCOM
stessi media russi sono stati
costretti a utilizzare filmati gi-
rati dagli ucraini per racconta-
re il conflitto.
Facciamo per un attimo un pas-
so indietro. Credo sia interes-
sante parlare un po’ del Nato
Stratcom, una struttura partico-
lare. Di cosa si tratta esattamen-
te e qual è la sua storia?
Molti pensano che il fatto che
siamo stati fondati nel 2014
vada collegato con l’occupa-
zione della Crimea da parte
della Russia. Ma non è così. Per
creare un centro come questo,
serve tempo e la macchina si
era già messa in moto prima.
C’erano due logiche dietro
questa scelta. La prima: ci sia-
mo accorti che la Russia stava
migliorando le sue capacità di
lotta nel mondo delle infor-
mazioni. I loro media veniva-
no sempre più utilizzati come
strumenti di potere e propa-
ganda, una cosa inconcepibi-
le nelle nostre democrazie. La
seconda: nel mondo della co-
municazione la Nato non sta-
va andando molto bene. Nel
contesto afgano, ad esempio,
erano anni in cui la situazio-
ne procedeva relativamente
bene sul campo, ma nel mon-
do dell’informazione l’imma-
gine era totalmente opposta.
Così, sette paesi Nato, hanno
deciso di finanziare e costrui-
re questo centro studi, indi-
pendente dalla struttura di co-
mando Nato e che non parla a
nome dell’alleanza, ma con il
compito di studiare l’infowar
e suggerire agli stati membri
metodi per combatterla in mo-
do più efficace.
Riga è una città particolare: ter-
za metropoli dell’Unione sovieti-
ca dopo Mosca e Leningrado,
anche oggi resta una città a
maggioranza russofona, oltre a
essere l’unica capitale europea
ad aver avuto un sindaco russo.
Difficile non pensare che que-
sta storia abbia avuto qualcosa
a che fare con la decisione di
creare qui lo Stratcom.
No, in effetti la scelta di costi-
tuirlo a Riga non è stata una
coincidenza. Per creare un cen-
tro come questo serve un pae-
se che dica: «Eccoci siamo
pronti, abbiamo le conoscen-
ze e la volontà di ospitarlo». La
Lettonia poteva farlo. Abbia-
mo gli esperti, il know-how e
la volontà politica. Anche per-
ché il nostro è un paese con
una grossa minoranza di rus-
sofoni. Questo ci ha permesso
di essere tra i primi ad accor-
gerci dei cambiamenti nel pa-
norama dei media russi, sem-
pre meno liberi e sempre più
al servizio del Cremlino. Già
dieci anni fa Rt, Sputnik non
erano più media autonomi co-
me li concepiamo in una de-
mocrazia. Per intendersi, nel
2014 alcuni giornalisti hanno
ricevuto medaglie dal gover-
no per il loro lavoro.
I propagandisti russi sono stati
a lungo celebrati, ma di fronte al-
la prova più importante degli ul-
timi anni sembrano aver fallito
completamente. C’è qualche
terreno su cui invece sono anda-
ti meglio di quanto si percepi-
sca?
La Russia ha fallito completa-
mente il tentativo di penetra-
zione nello spazio informati-
vo occidentale, ma la sua abili-
tà di mantenere la popolazio-
ne russofona in un ambiente
informativo alternativo è or-
welliana. Di sicuro in futuro
andrà investigata. Stanno
avendo più successo di quan-
to sono a mio agio ad ammet-
tere. Anche nei paesi in via di
sviluppo il messaggio del
Cremlino sta avendo succes-
so. Anche questo fenomeno
andrà studiato in futuro.
A proposito di futuro, quali so-
no le sfide che secondo Strat-
com la Nato dovrà affrontare
nei prossimi anni?
Da un lato ci saranno crescen-
ti tentativi da parte dei regimi
autoritari di colpire i nostri
processi democratici.
Secondo Sārts, minare la legit-
timità e credibilità delle ele-
zioni e diffondere sfiducia nei
meccanismi istituzionali, so-
no strumenti che si sono di-
mostrati efficaci nel recente
passato e saranno sempre più
utilizzati in futuro. La secon-
da sfida è quella di mantenere
il vantaggio tecnologico che i
paesi dell’alleanza hanno sui
loro principali avversari. «Lo
spazio dell’informazione è
sempre più determinato dalla
tecnologia», spiega. Da questo
punto di vista, la Cina è molto
più preparata della Russia,
grazie a un’infosfera non solo
più isolata dalla nostra, ma an-
che più avanzata tecnologica-
mente. Non è perché stiamo
vincendo che ci dobbiamo fer-
mare, sembra voler dire Sārts.
«Queste sfide ci aspettano nel
prossimo futuro, dobbiamo
arrivare preparati».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
18 Venerdì 6 maggio 2022

GUERRE CULTURALI

In nome dell’inclusione, la Bbc

ha abbandonato l’oggettività
Un’ondata di iniziative ben intenzionate sulla diversità compromette il mandato dell’emittente pubblica britannica
di rimanere imparziale. L’evoluzione della società richiede che tutte le organizzazioni si adattino, ma l’ossessione
verso le quote è contraria al principio che ha reso la rete il punto di riferimento per l’informazione globale

HENRI ASTIER
LONDRA

Quando Tim Da- “Piano per la diversità e l’in- avvertito i direttori della Bbc il nuovo e il vecchio stanno in- ticoli online non è ancora bilmente a disagio. La loro
vie è diventato di- clusione” all’inizio del 2021. che «non avrebbero avuto sieme? In questo caso: il pronto. Il conteggio poi è sta- missione di servizio pubblico
rettore generale Questo confermava che gli una promozione senza una 50:20:12 è coerente con la tra- to sospeso durante la crisi non sarà mai compatibile
della British broa- obiettivi di rappresentanza et- valutazione del benessere del dizione di neutralità della ucraina. Si tratta di una tacita con gli sforzi di “cambiare i
dcasting corpora- nica e disabilità nella forza la- proprio staff e del raggiungi- Bbc? ammissione che il piano alla comportamenti e i pensieri”.
tion (Bbc), nel set- voro erano stati aumentati di mento degli obiettivi di diver- I dirigenti sostengono che sia- base di “tutto ciò che faccia- Il Guardian, Fox News e l’Eco-
tembre 2020, ha richiamato a un terzo. Ma andava oltre: la sità». Ai manager non sarebbe no del tutto compatibili, ma mo” è difficile da conciliare nomist possono promuovere
«un cambiamento radicale rappresentazione demografi- stato comunicato un limite la tensione è ovvia per chi la- con le notizie serie: quando si la loro versione di una società
della nostra attenzione ca doveva essere un principio massimo: chi voleva avanza- vora in redazione. Negli anni tratta di presentare il teatro buona, ma non la Bbc.
dall’interno verso l’esterno, guida per la produzione della re però avrebbe dovuto soddi- in cui ho contribuito a raffor- di guerra (dominato dagli uo- Quando si tratta di fare i gior-
per concentrarci sulle perso- Bbc. «Il nostro impegno sfare gli obiettivi. zare la parità di genere sul si- mini), la necessità di presenta- nalisti, confido che i miei ex
ne che serviamo: il pubblico». 50:20:12», ha detto il capo del- to web, il conteg- re un quadro colleghi non lascino che l’“in-
Annunciare la fine dell’auto- la divisione notizie al suo Tradizione di neutralità gio giornaliero del mondo equi- clusività” scalzi una tradizio-
contemplazione è stato un no- staff in un’email, «dovrebbe Dalla sua fondazione nel è stato ampia- librato per gene- ne secolare di oggettività. Ma
tevole atto di contrizione per essere alla base di tutto ciò 1922, la Bbc ha vantato una mente trattato ri è dovuto pas- questa tradizione ora rischia
l’emittente pubblica del Re- che facciamo». certa libertà da ogni tipo di come una distra-
La domanda sare in secondo di essere erosa dallo sgoccio-
gno Unito. Davie è stato spin- pressione politica o commer- zione, magari Davanti a ogni piano. lio di concessioni al giornali-
to dalla preoccupazione che, Sfida 50:50 ciale. Questo impegno è più nobile, ma co- Si può difende- smo impegnato. Lo si vede in
stando alle tendenze attuali, Il programma partiva da un che una questione di orgoglio munque una di-
cambiamento: re la pulsione un crescente numero di arti-
la Bbc «non sarà percepita ab- esistente “progetto per l’ugua- professionale per i dipenden- strazione. Spes- come il nuovo e per la diversità coli i cui contenuti sono scelti
bastanza indispensabile per glianza”, che aveva potenzia- ti: da questo dipende la loro so ci potevano in nome di un perché sono d’ispirazione, dal-
tutto il nostro pubblico». Nel to la presenza delle donne in fonte di reddito. La società, in essere le foto di
il vecchio bene superiore: la serie annuale sulle 100 don-
tentativo di evitare una scivo- onda. Il mio reparto, il desk in- quanto emittente pubblica, è manifestanti stanno insieme? è il segno di un ne che «fanno la loro parte
lata fatale verso l’irrilevanza, ternazionale online, ogni finanziata dai soldi dei contri- donne per rap- impegno per per reinventare la nostra so-
ha promesso di creare «un’or- giorno teneva il conteggio del- buenti. Se risulta difendere presentare una una società giu- cietà, la nostra cultura e il no-
ganizzazione che sia maggior- le firme sulle prime pagine e una particolare ideologia, la protesta, men- sta. Tale ambi- stro mondo», alle storie sul «ri-
mente rappresentativa monitorava i nostri progressi sua pretesa sui fondi pubbli- tre la storia di un leader, uo- zione è stata espressa da un di- portare i tifosi Lgbt al calcio».
dell’intero Regno Unito»: di parità visiva. Per ottenere ci, che è stata sempre più mes- mo, veniva relegata al fondo rigente della Bbc in merito al
un’organizzazione composta una più ampia rappresentati- sa in discussione, si volatiliz- della pagina. Adeguamenti si- precedente “Equality Drive”, la Tragedie o trionfi
per il 50 per cento da donne, vità 50:20:12, ora dovevamo za. mili però sono stati tollerati spinta per l’uguaglianza: «La Naturalmente, le pene e le
per il 20 per cento da minoran- monitorare il genere, l’etnia e Non c’è nulla di sbagliato o di più che abbracciati con entu- nostra ambizione è che il conquiste di chi si batte per
ze etniche e per il 12 per cento lo stato di disabilità degli au- anormale nel fatto che un’or- siasmo, non da ultimo dalle 50:50 sia uno strumento del qualcosa di più grande di sé
da disabili. tori e degli esperti citati nelle ganizzazione mediatica mo- redattrici. settore pan-creativo così che, hanno sempre avuto un po-
storie. difichi le sue pratiche. I gior- La risposta al nuovo slancio insieme, possiamo cambiare i sto nel giornalismo. In passa-
Principio guida Il progetto sull’uguaglianza nalisti costantemente discu- per la diversità è stata altret- comportamenti e i pensieri al to, poliziotti in pattuglia, vete-
Il discorso introduttivo di Da- aggiornato, come il suo prede- tono su come trattare una no- tanto poco entusiasta. Un an- fine di raggiungere una mag- rani di guerra o uomini di
vie mi ha molto sorpreso. In cessore incentrato sul genere, tizia e come rimanere rilevan- no dopo, lo strumento che do- giore uguaglianza». chiesa offrivano materiale
trent’anni, come giornalista è stato presentato come vo- ti per il pubblico. La domanda vrebbe tenere traccia dei dati Affermazioni del genere però per storie edificanti. Nelle
della Bbc, avevo sentito la- lontario. Ogni reparto avreb- a ogni cambiamento è: come di razza e disabilità per gli ar- mettono i giornalisti inevita- odierne società diversificate i
mentele per una certa tenden- be deciso se monitorare i pro-
za all’autoreferenzialità rivol- pri contenuti e determinare
te all’azienda da più parti, ma le fasi che avrebbero portato
mai dall’alto. E non mi è mai a una proporzionalità su base
sembrato un luogo di discri- mensile. Questo approccio ha
minazione: basta guardarsi portato a un metodo di gestio-
intorno per riconoscere che il ne che potrebbe essere defini-
talento non ha genere né colo- to “leadership per esortazio-
re della pelle. Infatti, come ne”.
uno dei tanti stranieri impie- I programmi che avevano fat-
gati nel cuore di un’istituzio- to la cosa giusta venivano sa-
ne nazionale, mi consideravo lutati con email che implicita-
beneficiario di mente chiedeva-
un’inclusività no agli altri «Ci
considerevole. stai anche tu?».
Come maschio C’era una “sfida
bianco però, for- Nel racconto mensile 50:50”. I
se mi mancava Il problema dipartimenti ve-
qualcosa. Qual- nivano incorag-
che anno di trai- sorge quando la giati a condivi-
ning sporadico tifoseria diventa dere i propri da-
sui pregiudizi ti «nello spirito
inconsapevoli per alcuni la di una competi-
ti può dare mol- routine zione positiva».
to. La diversità Tra una serie di
da tempo è una discorsi di inco-
priorità della raggiamento c’è
Bbc: due degli ul- stata la testimo-
timi quattro capi sono stati nianza del produttore del pro-
presidenti della Rete della di- gramma televisivo religioso
versità creativa britannica, Songs of Praise che ha ammes-
un ente di settore. Davie pun- so di essere stato inizialmen-
tava alla fase successiva di te riluttante nei confronti di
una lunga evoluzione. «quello che sembrava l’ennesi-
La sua visione di una “organiz- mo progetto interno della
zazione 50:20:12”, tuttavia, Bbc in cui probabilmente non
non era molto dettagliata. Ri- avremmo avuto il tempo di es-
guardava le assunzioni, il fo- sere coinvolti», ma poi ha vi-
cus degli sforzi precedenti o sto la luce («Quanto mi sba-
qualcos’altro? Come sarebbe- gliavo»).
ro stati applicati gli obiettivi? Il metodo esortativo aveva pe-
Le risposte sono arrivate con rò un lato spigoloso. Quando FOTO AP
la pubblicazione di un nuovo Davie ha preso il comando ha
 Venerdì 6 maggio 2022 19

rappresentanti dei gruppi
svantaggiati si sono uniti ai
membri di professioni parti-
colarmente meritorie come
oggetti naturali di interesse
mediatico.
Il problema sorge quando la
tifoseria diventa la routine di
alcuni dipartimenti. Alter-
nando il tono tra la celebrazio-
ne e la denuncia, questi rac-
conti si riducono sempre più
a racconti morali semplicisti-
ci di giustizia contro ingiusti-
zia. I loro soggetti non sono
mai individui puri: spogliati
dell’identità di gruppo, le loro
storie perderebbero la loro
forza illustrativa.
Prendiamo le inchieste sulla
disabilità: storie della Bbc co-
me «La sindrome di Down: “La
rivoluzione inclusiva accade,
finalmente”» o «La paralisi ce-
rebrale non mi impedirà di di-
ventare un avvocato» sono
perfettamente legittime; ma
il flusso costante di questi rac-
conti che fanno stare bene se-
gna un allontanamento
dall’approccio “nessun trion-
fo, nessuna tragedia” incarna-
to da Peter White, un ex corri-
spondente sulla disabilità
che si rifiutò di essere defini-
to dalla propria cecità. La sua
posizione si adattava alla tra-
dizione di neutralità distacca-
ta della Bbc. Fu anche straordi-
nariamente efficace nel far
empatizzare il pubblico con
gli argomenti di White. La vita
della maggior parte delle per-
sone non è caratterizzata da
tragedie o trionfi: i disabili
non sono molto diversi da
chiunque altro.
La copertura dei “community
affairs”, le questioni dei grup-
pi comunitari, è andata in
una direzione simile. Fino a
un decennio fa riguardava
tutte le questioni relative alle
minoranze del Regno Unito:
discriminazione, degrado so-
ciale, ma anche temi difficili
come l’estremismo e i matri-
moni forzati. I corrisponden-
ti della Bbc portavano la loro
normale prospettiva di inda-
gine per ricostruire un qua-
dro complesso.
La pubblicazione interna,
Ariel, riflette la natura dall’al-
Quando si è
trattato di
presentare il
teatro di guerra
(dominato da
uomini), la
necessità di
presentare un
quadro del
mondo
equilibrato per
generi è dovuto
passare in
secondo piano
FOTO AP
to verso il basso dello slancio
per la diversità. Quando sono
entrato a far parte della Bbc,
Ariel era un notiziario pieno
di frasi fatte come: «Urrà per il
monolocale rinnovato di
Leeds»; «Lacrime e risate per il
ritiro del buon vecchio Nigel»;
«Stop ai blade server: il nostro
futuro è digitale»... forse Ariel
non era molto originale (era
affettuosamente conosciuto
come la Pravda), ma era equili-
brato.
Preparandomi a lasciare la
Bbc lo scorso autunno, ho co-
nosciuto nuovamente Ariel,
che era passato alla Bbc intra-
net. Trent’anni dopo, ero io il
vecchio Nigel e ho pensato di
mandare il mio pezzo “lacri-
me e risate”. Mi sono trovato
di fronte a titoli come: «Il pro-
getto 50:50 prima linea del
pensiero di monitoraggio del-
la Bbc»; «Neurodiversità: il
prossimo cambiamento di pa-
radigma nell’inclusione»;
«Nuovo seminario sulla lea-
dership inclusiva. Prenota
ora il tuo posto».
Ho deciso di lasciare in pace
Ariel: il pezzo di commiato
era più adatto per il mio blog
Medium.
Un’altra strada
La società della Gran Breta-
gna, come molti paesi, sta di-
ventando sempre più diversi-
ficata. Questa evoluzione ri-
chiede che tutte le organizza-
zioni si adattino, anche am-
pliando le assunzioni.
Non c’è motivo però perché la
Bbc cambi il modo di coprire
le notizie. Al contrario, in una
società sempre più etnica-
mente mista, è ancora più im-
portante che un’emittente
pubblica sottolinei ciò che L’autore
unisce.
L’ossessione di rappresentati-
vità dall’alto al basso non è un
aggiornamento software
sull’imparzialità vecchio sti-
le: i due sistemi operativi so-
no incompatibili.
Al di là della credibilità dei sin-
goli reparti, ne va del futuro
della Bbc stessa. In un mo-
mento in cui è minacciata
dall’esterno – giovani che si Henri Astier è un
ritirano, i conservatori di de- giornalista francese
stra fuori sé per i pregiudizi – che vive a Londra. Ha
gettarsi in mezzo alle guerre lavorato per la Bbc dal
culturali è controproducente. 1991 al 2021. Scrive per
In sostanza, il modo per rag- pubblicazioni in lingua
giungere l’obiettivo di Davie inglese e francese.
di rimanere “indispensabili”
per l’intera nazione non è cer-
care di rappresentare ogni
gruppo e ogni opinione al suo
interno. È attenersi alla prati-
ca vecchio stile della Bbc, di
elevarsi al di sopra di tutto.
L’articolo è apparso sulla testa-
ta online Persuasion. Traduzio-
ne a cura di Monica Fava.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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PER CAPIRE
Libri
Il ruolo dell’Italia
nella Nato
Verso un nuovo Concetto strategico
Nato. Prospettive e interessi
dell’Italia, di G. Natalizia, L.
Termine, A. Carteny, E. Tosti Di
Stefano (Nuova Cultura, 2022)
In vista del prossimo Concetto
strategico che dovrebbe venire alla
luce con il summit di Madrid di fine
giugno, il volume riflette su due
dilemmi che gravano attorno
all’Alleanza atlantica: è ancora
corretto preservare la centralità
della Nato rispetto alle dinamiche
internazionali contemporanee?
Quali sono gli strumenti veramente
efficaci per conseguire l’obiettivo
minimo della sicurezza dei suoi
paesi membri?
Questi e altri quesiti sono affrontati
nel testo assumendo la prospettiva
italiana: inutile nascondere che
anche all’interno di
un’organizzazione tanto
consolidata quanto la Nato si
verifichi incessantemente un gioco
di sovrapposizione, scontro e
integrazione tra interessi generali e
particolari. Al suo interno, ogni
paese membro cerca di
massimizzare i vantaggi della
partecipazione provando a ridurne
– per quanto possibile – i costi.
L’talia non fa eccezione.
Promesse alla
fine della storia
Not One Inch: America, Russia, and
the Making of Post-Cold War
Stalemate, di M. E. Sarotte (New
Haven, Yale UP, 2022)
Basato su più di cento interviste e
registrazioni segrete di contatti tra
Casa Bianca e Cremlino, Not One
Inch mostra come gli Stati Uniti
abbiano superato con successo la
resistenza russa negli anni Novanta
per espandere la Nato a oltre 900
milioni di persone. Ma rivela anche
come le tattiche hardball di
Washington abbiano minato quella
che sarebbe potuta diventare una
partnership duratura. Putin giura
che Washington ha tradito la
promessa per cui la Nato non si
sarebbe spostata «di un pollice»
verso est, e giustifica il rinnovato
confronto come risposta
necessaria all’illegittimo
«dispiegamento di infrastrutture
militari ai nostri confini». Ma gli
Stati Uniti insistono sul fatto di non
aver mai fatto propria una simile
promessa.
Serie tv
La Germania
nel 1989
Deutschland 89,di Anna Winger e
Jörg Winger
La serie tedesco-americana,
visibile su Sky Atlantic, è
ambientata durante la caduta del
muro di Berlino nel 1989. Nel caos
Direttore responsabile Stefano Feltri
Vicedirettore Emiliano Fittipaldi
Editoriale Domani Spa
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CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Presidente Antonio Campo Dall’Orto
Consiglieri Federica Mariani, Virginia Ripa di Meana,
Giovanni Canetta Roeder, Massimo Segre, Grazia Volo
Venerdì 6 maggio 2022
dopo il collasso dei blocchi, gli Come ha fatto un agente del Kgb a
agenti dei servizi segreti della diventare l’uomo che ha portato il
Germania dell’est si dividono tra chi mondo sull’orlo della terza guerra
cerca di trarre il massimo profitto mondiale? Il podcast prodotto da
personale dalla situazione, tra chi si Chora media è realizzato da Enrico
illude ancora di poter fermare il Franceschini, per anni
corso della storia, e chi cerca corrispondente da Mosca. Da lì ha
semplicemente una via d’uscita. assistito all’ascesa di Putin, di cui
racconta la storia partendo
dall’infanzia a Leningrado e fino alla
decisione di attaccare l’Ucraina.
Podcast
Una mente
pericolosa
Nella mente di Putin, di Enrico
Franceschini (Chora media)
Redazione via Barberini, 86 - 00187 Roma
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