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Guerra tra Ucraina e Russia

La guerra in Ucraina ha origini antiche, che nasce fin dalla sua indipendenza, raggiunta nel
1991: lì il paese si dividee a metà, con un ovest cattolico e filoeuropeo e un est filo russo
Le principali cause della guerra sono le seguenti:

Il disgregamento delle "tre sorelle slave"


Russia, Bielorussia e Ucraina sono state definite le tre sorelle slave: tre Stati, insomma,
molto simili fra loro, strettamente imparentate anche a livello di legami familiari fra stato e
stato. Con la caduta dell'Unione sovoetica nel 1991 gli stati si sono formalmente separati,
ma la Russia continua a voler riportare le due nazioni sotto la sua orbita.
Le posizioni filoeuropee dell'Ucraina
Il secondo punto di attrito fra Mosca e Kiev riguarda l'apertura dell'Ucraina verso l'Europa.
Nel 2014 avvenne quella che è passata alla storia come Euromaidan, la rivoluzione della
Dignità, dopo che il presidente filorusso Viktor Yanukovich sospese l’accordo di libero
scambio tra Ucraina e Ue. Da lì iniziò il processo di impeachment del presidente e fu
instaurato un governo ad interim con il filoeuropeo Oleksandr Turcinov, mai riconosciuto
da Mosca. A maggio fu eletto Petro Poroshenko, e nel 2019 l'attuale presidente Volodymyr
Zelensky. La vicinanza dell'Ucraina all'Europa non è mai andata a genio a Mosca, che si è
sentita minacciata dall'apertura dell'Ucraina all'occidente.
La possibile annessione dell'Ucraina alla NATO
Dopo la seconda guerra mondiale l'Ucraina ha rivestito il ruolo di stato-cuscinetto: uno
stato, in sostanza, che mantiene una neutralità tattica fra due superpotenze, per
scongiurare possibili conflitti. Ma dall'indipendenza del 1991 l'Ucraina ha mostrato diversi
segnali di una volontà di avvicinamento alla NATO. Se l'annessione non è ancora avvenuta
è solo perché la NATO non può accettare l'ingresso di stati che abbiano ancora conflitti
irrisolti al proprio interno. La possibilità di avere uno stato confinante facente parte della
NATO però è bastato per mettere in allarme la Russia e farle percepire la minaccia di una
sgradita espansione occidentale nel suo campo di influenza geopolitica.

La NATO è un’alleanza fra Paesi dell’Europa e dell’America del Nord. Rappresenta un


legame unico fra questi due continenti che possono così consultarsi e collaborare in
materia di difesa.

Era iniziato da poco il 2022 quando la comunità internazionale inizia ad agitarsi. Sempre
più soldati russi vengono inviati al confine con l’Ucraina, i servizi d’intelligence di vari
Paesi - Stati Uniti per primi - lanciano l’allarme: Mosca è pronta ad attaccare Kiev. La
guerra sembra lontana e invece, in poco tempo, diventa realtà: missili e bombe cadono
sulle città, i civili iniziano a scappare dal Paese. Il 21 febbraio Putin riconosce
l’indipendenza dall’Ucraina delle due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, nella
regione meridionale del Donbass. I due territori vicini alla Russia, culturalmente e
politicamente, dal 2014 sono apertamente in scontro con il governo di Kiev. Putin, oltre
a dire che l’Ucraina in quanto Paese “non esiste”, accusa la Nato di aver organizzato una
pervasiva presenza militare in Ucraina: “Per noi è una minaccia”. Il 22 febbraio la Duma
– il parlamento russo – autorizza il presidente a usare la forza per “proteggere” Donetsk
e Lugansk. All’alba di giovedì 24 febbraio le forze armate russe iniziano a sferrare i primi
passi dell’offensiva militare. Sulla capitale Kiev cadono missili, convogli armati entrano
a Sud nelle regioni del Donbass, a Kharkiv e a Chernihiv, vengono colpiti i porti delle città
costiere di Mariupol e Odessa. Il presidente ucraino Zelensky impone la legge marziale:
il Paese non intende cedere. Inizia ufficialmente la guerra. Appare subito chiaro che
l’invasione dell’Ucraina non punta solo ai territori del Donbass. Nel primo giorno di
guerra, dal confine con la Bielorussia le truppe russe scendono verso la capitale Kiev.
L’aeroporto di Hostomel, a poche decine di chilometri dalla capitale, cade sotto il
controllo russo. La stessa sorte tocca alla centrale nucleare di Chernobyl, simbolo
indelebile di tragedia nel Vecchio Continente. “È una dichiarazione di guerra contro tutta
l’Europa”, dice Zelensky.
LE PRIME SANZIONI ALLA RUSSIA
Già il 22 febbraio Ue, Usa e Regno Unito prendono le prime misure contro Mosca per il
riconoscimento delle repubbliche del Donbass: limitato l’accesso russo ai mercati
finanziari europei. Subito dopo l’invasione, arriva il secondo pacchetto di sanzioni. Il
fronte dei Paesi occidentali il 25 febbraio annuncia il congelamento dei beni all’estero di
Putin e di personalità a lui vicine. Scatta il divieto di export di beni legati alla difesa
verso Mosca, colpite le principali banche russe, limitati gli investimenti all’estero. Lo
spettro del nucleare si fa sempre più minaccioso.
STATO DI ALLERTA FORZA NUCLEARE RUSSA

Il 27 febbraio Putin mette in stato di massima allerta le forze di deterrenza


nucleare russe. Tra i motivi alla base dell’invasione dell’Ucraina, Putin continua a
sottolineare il rischio che Kiev utilizzi il suo arsenale contro la Russia.

L’UCRAINA VUOLE ENTRARE NELL’UE 

Sempre il 28 febbraio Zelensky firma la richiesta di adesione di Kiev all’Unione europea.


Si chiede a Bruxelles di attivare una “nuova procedura speciale” che permetta all'Ucraina
di diventare il 28esimo Stato membro, senza dover seguire la lunga e complicata
procedura prevista dai Trattati comunitari. L’intento viene applaudito dall’Europa, che
però frena sui modi e sui tempi.

L’ESCLUSIONE DALLO SWIFT E ALTRE SANZIONI


Si alza la cortina di ferro dei Paesi occidentali contro l’economia russa, esclusa dal
sistema di pagamenti internazionali SWIFT da Unione Europea, Stati Uniti, Regno Unito,
Giappone e Corea del Sud. Il valore della moneta russa, il rublo, è in caduta libera.
Schizzano i prezzi dell’energia: gas e petrolio toccano i massimi da decenni. Arriveranno
altre sanzioni, dal congelamento dei beni degli oligarchi russi allo stop dei voli tra molti
Paesi occidentali - tra cui l'Italia - e Mosca. Anche le grandi aziende lasciano la Russia.
LA LEGGE RUSSA CONTRO LE FAKE NEWS
Il 4 marzo il parlamento russo approva una legge che inasprisce le pene per chi diffonde
“fake news” sulla guerra e chi oltraggia il decoro delle forze armate nazionali. Intanto
sempre più siti di informazione vengono oscurati da Mosca, dalle testate russe
indipendentiste a quelle estere, fino ai social media come Twitter e Instagram. I
manifestanti contro la guerra vengono arrestati. Alcuni scendono in strada
semplicemente con cartelli bianchi, per sfuggire alla censura, ma finiscono lo stesso in
stato di detenzione
BOMBE SULL’OSPEDALE PEDIATRICO DI MARIUPOL
Zelensky inizia a parlare della possibilità di trovare compromessi con la Russia. Intanto,
il 9 marzo, Kiev annuncia al mondo che Mosca ha colpito deliberatamente un ospedale
pediatrico in servizio a Mariupol (in foto). La Russia nega: la struttura ospitava
il battaglione Azov. Si tratta del reparto militare ucraino neonazista che Putin accusa di
genocidio verso la popolazione russa di tutta l'Ucraina, in particolare delle regioni
sudorientali vicine a Mosca
I MORTI
Il primo mese di guerra, dicono gli analisti, non è andato come si aspettava la Russia.
Il Guardian, il 23 marzo, riporta come fonti ucraine parlino di oltre 15mila soldati russi
morti. Il numero si avvicina a quello delle vittime del conflitto decennale in Afghanistan.
Una settimana prima il New York Times scriveva di 7mila decessi. Alti ranghi
dell’esercito di Mosca sono stati uccisi dai rivali. Sui numeri non c’è però ancora
certezza, così come su quelli dei morti ucraini. A metà marzo Zelensky parlava di 1300
soldati, l’ONU di circa 2mila civili

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