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BREVE STORIA DELLA NASCITA DELL’UCRAINA

L’Ucraina si trova al centro della guerra che spaventa l’Europa e che intreccia nel suo
conflitto bellico interessi di molti attori. Ci sono quelli di mantenimento dell’equilibrio
internazionale dei Paesi della Nato, quelli espansionistici dei russi e dei filorussi e,
naturalmente, ci sono gli aspetti economici, con il vecchio continente che in buona parte
prende le sue fonti energetiche da quella zona del mondo.

LA RIVOLUZIONE E IL PERIODO SOVIETICO

Fra il 1917 e il 1922, in seguito alla Rivoluzione Russa, vi fu un lungo periodo di guerra
civile e di anarchia con continui cambi di fazioni al potere; questo periodo fu segnato
dall'esistenza di più entità statali separate: nei territori austroungarici di lingua ucraina fu
proclamata la Repubblica Nazionale dell'Ucraina Occidentale, mentre nell'area appartenuta
all'Impero Russo si scontrarono la Repubblica popolare ucraina con capitale Kiev e
la Repubblica socialista sovietica ucraina con capitale Charkov. La Repubblica Popolare di
Kiev fu riconosciuta dall'Impero Germanico, che ne impose il riconoscimento ai Bolscevichi
nel trattato di Brest-Litovsk. Dal 1918 fu un centro dell'Armata Bianca (esercito
controrivoluzionario russo, formata in parte da sostenitori dello zar, che combatté contro
l'Armata Rossa bolscevica).

Ponendo termine ad un periodo di aspre lotte, seguite alla Rivoluzione Russa, con la Pace
di Riga, nel 1922 l'Ucraina entrò ufficialmente a far parte dell'URSS come Repubblica
socialista sovietica ucraina.

Fra il 1929 ed il 1933 la collettivizzazione forzata della terra provocò la morte per fame di
milioni di persone: si tratta dello Holodomor, ricordato come il genocidio ucraino (
Holodomor è il nome attribuito ad una terribile carestia che si abbatté sul territorio
dell'Ucraina dal 1932 al 1933 causando diversi milioni di morti. Ancora oggi le cause e il
coinvolgimento dell'URSS e di Stalin in questa carestia sono fonte di discussione).

Fra il 1941 ed il 1944 l'Ucraina fu occupata dalle forze dell'Asse (Germania, Italia e
Giappone) nell'ambito della campagna di Russia. Oltre 30.000 ucraini si arruolarono
nelle Waffen-SS in funzione antibolscevica e antirussa. In questo contesto si inserì anche
l'attività nazionalista ed indipendentista dell'Esercito Insurrezionale Ucraino contro l'Armata
Rossa.
Nel 1954, per celebrare "i 300 anni di amicizia tra Ucraina e Russia", l'U.R.S.S. decise di
annettere la Crimea all'Ucraina, togliendola alla Federazione Russa. Tutto ciò all'interno
dell'Unione Sovietica, durante la presidenza di Nikita Sergeevič Chruščëv.

Nel periodo sovietico ebbe grande sviluppo industriale il bacino carbonifero del Donbass e
ciò spostò l'equilibrio economico dell'Ucraina a favore delle aree più orientali e russofone.

Il 26 aprile 1986 ebbe luogo il disastro di Černobyl', che ebbe conseguenze devastanti in
termini di morti, malati, menomati, sfollati, nonché in termini di danni economici.

LA DISSOLUZIONE DELL'UNIONE SOVIETICA E L'INDIPENDENZA DELL'UCRAINA

Il 16 luglio 1990, durante la dissoluzione dell'Unione Sovietica, il nuovo Parlamento adottò


la Dichiarazione di sovranità dell'Ucraina. La dichiarazione stabilì i principi di
autodeterminazione dell'Ucraina, la democrazia, l'economia politica e l'indipendenza, la
priorità della legge ucraina sul territorio ucraino rispetto al diritto sovietico. Il 24 agosto 1991
il Parlamento ucraino adottò l'Atto d'indipendenza dell'Ucraina attraverso il quale il
Parlamento dichiarò l'Ucraina uno Stato indipendente e democratico.

Un referendum e la prima elezione presidenziale ebbero luogo il 1º dicembre 1991. Quel


giorno, più del 90% dell'elettorato espresse il proprio consenso all'Atto d'Indipendenza, e
venne eletto come presidente del Parlamento Leonid Kravčuk, per servire come
primo Presidente del Paese. Con un meeting a Brest, in Bielorussia l'8 dicembre, i leader di
Bielorussia, Russia e Ucraina dissolsero formalmente l'Unione Sovietica e formarono
la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI).

I rapporti con la Russia furono inizialmente molto tesi, restavano da risolvere la questione
degli armamenti nucleari sul territorio ucraino e il controllo della flotta del Mar Nero ancorata
a Sebastopoli.

L'economia del paese conobbe un periodo di crisi dovuto alla mancanza di riserve
energetiche, si ebbero tassi elevatissimi di inflazione e le tensioni interne aumentarono. Alla
fine degli anni novanta i rapporti fra Ucraina e NATO furono causa di nuove tensioni con la
Russia.

Tra il 2000 e il 2013 l’Ucraina sperimenta una crescente instabilità, data dalla
contrapposizione tra i fautori dell’avvicinamento all’Unione Europea e all’Occidente e i
sostenitori del legame storico con la Russia.
La contrapposizione si fa evidente con la presidenza di Viktor Yanukovych (eletto nel 2010
ma in precedenza primo ministro). È sotto la sua leadership che il Paese vira decisamente
verso la Russia. Questo spostamento dell’asse politico si palesa nel 2013 con il rifiuto, da
parte del presidente, di firmare l’accordo di associazione e libero scambio con l’Unione
Europea. Immediate (siamo in novembre) le proteste di piazza, che infiammano il Paese,
fanno un centinaio di morti e si concludono, tre mesi più tardi, con la fuga di Yanukovych.

Le elezioni presidenziali del 2014 hanno portato Petro Porošenko a divenire il nuovo
presidente dell'Ucraina; questi, come prima azione ha firmato un Accordo di associazione
tra l'Ucraina e l'Unione europea.

Questi eventi hanno contribuito ad allargare la tensione fra i due paesi con ripercussioni sul
lato economico, nonché politico: la Russia ha aumentato notevolmente il costo del gas che
prima veniva fornito all'Ucraina ad un prezzo amichevole, e le relazioni diplomatiche tra i
due paesi si sono inasprite considerevolmente.

Non passa neanche un mese che l’Ucraina perde un pezzo del proprio territorio: nel marzo
2014 infatti la Russia sancisce ufficialmente la secessione della Repubblica di Crimea
dall’Ucraina e la sua annessione alla Federazione Russa.

Manifestazioni filo-russe si tennero in Crimea nel febbraio 2014. Il 26 febbraio militari russi
senza insegne (come ammesso in seguito) presero il controllo della penisola di Crimea, e il
giorno successivo occuparono le istituzioni politiche (parlamento e governo locale) e
installarono come nuovo leader locale un uomo filo-russo , il quale annunciò l'intenzione di
indire un referendum per una maggiore autonomia da Kiev.

La nuova leadership filorussa in Crimea dichiarò unilateralmente l'indipendenza l'11


marzo 2014 ed organizzò un referendum sull'autodeterminazione il 16 marzo, a seguito del
quale la penisola venne annessa alla Russia tramite un trattato firmato due giorni dopo.

Il 27 marzo, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò una risoluzione non
vincolante che dichiarò il referendum della Crimea appoggiato da Mosca non valido. La
risoluzione venne approvata con 100 voti a favore, 11 contrari e 58 astensioni tra le 193
nazioni membri ONU.

LA RILEVANZA GEOPOLITICA DELLA CRIMEA

La penisola di Crimea è situata in una posizione strategica tra il Mar Nero e il Mar d’Azov
ed è fondamentale negli equilibri della regione. Storicamente la Crimea ha avuto grande
rilievo per la Russia, essendo stata parte dell’Impero russo e poi dell’Unione Sovietica. La
base militare navale di Sebastopoli era fondamentale per la flotta russa e il controllo dei
traffici commerciali. Inoltre la penisola è stata luogo di battaglie importanti: già nel 19°
secolo, durante la guerra di Crimea (1853-1856), l’Impero russo combatté contro l’Impero
ottomano per il controllo dei Balcani e del Mediterraneo. Durante la Seconda guerra
mondiale l’Armata rossa si scontrò con i tedeschi che avevano occupato la Crimea. Con il
crollo dell’Unione Sovietica e l’indipendenza dell’Ucraina, la penisola è passata sotto la
sovranità ucraina. Tuttavia l’influenza russa è ancora sensibile, dato che la maggior parte
della popolazione è russa, politicamente vicina a Mosca e in parte sostenitrice di tendenze
separatiste. In più Sebastopoli continuerà per i prossimi trent’anni a ospitare la flotta russa
del Mar Nero, già schierata in epoca sovietica. La Crimea è oggi una repubblica autonoma,
nella quale i Russi rappresentano il 60% della popolazione (circa un milione), seguiti da
Ucraini (circa 600.000) e Tatari di Crimea (circa 250.000). Questi ultimi sono una minoranza
turcofona e prevalentemente musulmana che fu deportata in Asia centrale all’epoca di
Stalin. I Tatari hanno però cominciato a ritornare in patria tra la fine degli anni Ottanta e
l’inizio degli anni Novanta. Continuano ad aumentare, benché siano vittime di
discriminazioni etniche. La stabilità della Repubblica di Crimea dipende dunque in gran parte
dalle relazioni tra Russia e Ucraina e, indirettamente, dalle relazioni tra Europa occidentale
e Ucraina, che influenzano l’andamento dei rapporti tra Kiev e Mosca.

LA GUERRA DEL DONBASS


Il Donbass – che significa "bacino del Donec" – è un'area dell'Ucraina orientale suddivisa in
tre regioni: quella di Donetsk, che è la città principale; quella di Luhansk e quella
di Dnipropetrovsk. Da qui, Kiev è distante 700 chilometri. In questa zona tutto, o quasi, è
a predominanza russa: dalla lingua alla chiesa.
Nel Donbass ci sono cinque milioni di persone e un milione ha il passaporto russo. Nelle
regioni di Luhansk e Donetsk, vivono in maggioranza persone che si sentono separate
dall’Ucraina, infatti si definiscono “separatisti”. Lì, parlano la lingua russa e guardano il
campionato di calcio russo. A scuola si studia la versione sovietica della storia. In televisione
i canali trasmettono programmi in lingua russa.
La regione del Donbass segue a ruota l’esempio della Crimea, scatenando una guerra civile
nelle province di Donetsk e Lugansk, che si autoproclamano repubbliche indipendenti (si
tratta delle due repubbliche riconosciute da Putin nel discorso di pochi giorni fa). Nel
febbraio 2015, con l’accordo detto Minsk II, si giunge a un cessate il fuoco ma gli impegni
assunti in quel momento non vengono del tutto rispettati dalle parti, con la conseguenza che
il conflitto prosegue di fatto ininterrottamente fino a oggi.
La mappa dell'Ucraina. Nel tondo le regioni del Donbass a maggioranza russa proclamatesi indipendenti.

La crisi ucraina ha risuonato anche fuori dal paese inasprendo le relazioni tra Russia e
Occidente, in particolare gli Stati Uniti, i quali si sono scambiati accuse a vicenda sul lato
politico: se da un lato l'Occidente accusa la Russia di appoggiare in ambito militare i ribelli
dell'est dell'Ucraina contribuendo a fomentare le rivolte, la Russia ribadisce le violazioni da
parte di quello che definisce come illegittimo governo di Kiev nel sopprimere le rivolte con
la violenza, non curandosi dei diritti umani e bombardando i civili nella parte russofona del
paese senza fare nulla per distendere la tensione. Da parte sua, la Russia ha intensificato
lo schieramento di truppe militari al confine con l'Ucraina, fatto che è stato denunciato più
volte dalla NATO come atto d'aggressione.

Su tutta questa situazione incandescente si innesta il progressivo allargamento a Est della


Nato (a eccezione degli Stati dell’ex Jugoslavia, tutti i Paesi entrati nell’Alleanza Atlantica
dal 1990 a oggi erano parte dell’Unione Sovietica o legati a essa dal Patto di Varsavia:
parliamo di Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Romania, Bulgaria, Repubblica ceca,
Slovacchia, Ungheria) e il timore da parte della Russia che l’Ucraina possa entrare a far
parte del Patto atlantico: una prospettiva inaccettabile per Putin che avrebbe così gli
americani lungo i confini del suo territorio.

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