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Guerra Russia-Ucraina

Patto Atlantico vs Patto di Varsavia


Il 4 aprile 1949 venne firmato un
trattato difensivo da Stati Uniti e
diversi paesi dell'Europa
occidentale, ossia la parte
liberale e democratica, chiamato
Patto Atlantico o NATO. In
risposta alla stipula di questa
alleanza militare, il 14 maggio
1955 venne costituito un trattato
analogo di alleanza tra Russia e
paesi dell'Europa orientale,
ovvero la parte comunista,
chiamato Patto di Varsavia.
La Cortina di Ferro

A dividere la Russia dalla NATO vi è la


cosiddetta "Cortina di Ferro", che indica la
serie di paesi schierati con la Russia nel
Patto di Varsavia. Questa rappresentava
una sorta di protezione e sicurezza per il
popolo russo, che, dalla stipula del Patto
Atlantico, temeva un attacco da parte della
potenza mondiale rivale: l'America.
Lo scioglimento del patto di Varsavia

Ma il 2 maggio 1989 si smantellò la Cortina di Ferro, a


partire dall'Ungheria, il 31 marzo 1991 il Patto di
Varsavia giunse al termine e fu ufficialmente sciolto
durante un incontro tenutosi a Praga il 1 luglio dello
stesso anno. Successivamente, dal 1999 al 2009, i paesi
che facevano parte dell'Unione Sovietica passarono alla
NATO, lasciandone soltanto due neutrali: la Finlandia e
l'Ucraina.
Da quel momento la Russia ha iniziato a rivendicare il cosiddetto
"diritto storico" sull'Ucraina e ad opprimere il paese con minacce
velate e vere e proprie invasioni di alcune regioni. L'Ucraina,
d'altro canto, ha cercato in tutti i modi di difendere la propria
autonomia, sia militarmente che non, limitando addirittura l'uso
della lingua russa approvando una legge che toglieva a
quest'ultima lo status di lingua di Stato nel 2019. Il paese
sottomesso, inoltre, ha mostrato interesse verso l'adesione alla
NATO e ciò non ha fatto altro che allarmare ancora di più la

L'Ucraina e la Russia, temendo di trovarsi il nemico sotto casa. L'Ucraina però, a


causa del lungo conflitto e della corruzione, è ancora lontana
dall'essere un membro dell'alleanza atlantica.

NATO
L'Euromaidan
In particolare l'episodio dell'Euromaidan, un movimento di
protesta iniziato il 21 novembre 2013, portò all'Ucraina ottimi
risultati. La causa dello scoppio di questa rivolta fu la
decisione di sospendere gli accordi di alleanza con l'Unione
Europea presa dall'ex presidente filorusso Viktor Janukovych,
la corruzione di questo e del suo governo e l'atteggiamento
violento del corpo di polizia. Le proteste si protrassero fino al
2 dicembre e, nonostante fossero state sanguinose, gli esiti che
portarono furono alquanto vantaggiosi per l'Ucraina: vennero
firmati gli accordi con l'Unione Europea, venne riadottata la
Costituzione dell'Ucraina del 2004, venne rifiutata l'Unione
doganale eurasiatica, venne abrogata la legge sul bilinguismo,
venne scarcerata Julija Tymosenko, primo ministro ucraino
incarcerata ingiustamente e, soprattutto, venne deposto
Janukovych e disposte elezioni anticipate.
Ucraina Filorussa
vs
Ucraina Filoeuropea
Da quel momento, l'Ucraina si divise in due
blocchi:
● la parte maggioritaria filoeuropea;
● la parte minoritaria filorussa.
L'Euromaiden, quindi, non portò solo una serie di
rivoluzioni, ma diede anche inizio ai conflitti
interni e ai conflitti contro la Russia.
Il 23 febbraio 2014 a Sebastopoli, ci fu una manifestazione filorussa contro le
nuove autorità e i nuovi provvedimenti filoeuropee e il 26 dello stesso mese le
Invasione Crimea forze filorusse presero il controllo della Crimea. La Russia inizialmente
sostenne che gli uomini in uniforme senza insegne fossero forze locali di
autodifesa, ma in seguito ammise che tra di loro c'erano militari russi noti
come "omini verdi". Il 27 febbraio uomini armati sequestrarono la sede
parlamentare di Crimea e la sede del Consiglio dei ministri e sostituirono la
bandiera ucraina con quella russa. Spodestarono il primo ministro nominato
dal Presidente dell'Ucraina e diedero la carica ad un politico filorusso, che si
dichiara responsabile delle forze militari le forze dell'ordine locali. La nomina
del primo ministro venne decretata come incostituzionale dal presidente
ucraino e, in risposta, il legislatore della Crimea indisse un referendum per
una maggiore autonomia da Kiev. Il referendum, svoltosi il 16 febbraio, ebbe
come risultato l'annessione della Crimea alla Russia.
Invasione Donbass
Se nel conflitto di Crimea l'Ucraina ha lasciato che la Russia prendesse il controllo della
penisola abbastanza facilmente, non si può dire lo stesso per il Donbass, regione di forte
interesse e per cui perpetua lo scontro ancora oggi, nonchè una delle cause per cui la Russia
ha deciso di invadere l'Ucraina nel 2022. Lo scontro iniziò il 6 aprile 2014, quando alcuni
manifestanti armati si impadronirono di alcuni palazzi governativi dell'Ucraina
orientale, ossia nelle regioni di Donec'k, Luhans'k e Charkiv. Solo un mese prima le
autorità della Crimea avevano annunciato anch'esse l'indipendenza dall'Ucraina e
avevano formalizzato l'adesione alla Federazione Russa. I secessionisti, volendo
emulare quanto accadde in Crimea dopo l'intervento militare russo nella penisola,
chiesero anch'essi un referendum per l'indipendenza che fu negato dall'Ucraina. Il
referendum, non riconosciuto e non verificato da alcuna organizzazione
internazionale terza, si tenne comunque l'11 maggio 2014, sicché dal 6 aprile la
Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk proclamarono
la loro indipendenza, riuscendo a prendere il controllo di parte dei rispettivi oblast'.
Tra il 22 e il 25 agosto furono segnalati da ufficiali della NATO l'ingresso, nei territori
contesi ucraini del Donbass, di reparti d'artiglieria russi e carri armati, la consegna di
armamenti a formazioni irregolari separatiste, il tutto comportanti un ammassamento
di forze militari russe in territorio ucraino, contemporaneo ad un ingresso, non
autorizzato da Kiev, di una colonna di camion con materiale umanitario non
coordinato con la Croce Rossa Internazionale, e colpi d'artiglieria contro le forze
ucraine; l'Ucraina denunciò il fatto come un'invasione diretta.
Le repubbliche ...diventano
filorusse... russe
Il 21 febbraio 2022, però, Putin
Con lo scontro del Donbass proclama le due Repubbliche di
vennero istituite una serie di Donetsk e Luhansk ufficialmente
repubbliche filorusse che, con gli russe: questo significava che il
accordi di Minsk, assumono una presidente russo avrebbe potuto
sorta di autonomia dall'Ucraina, mandare "legittimamente" le truppe
restando però Ucraine. in Ucraina con la scusa di
mantenere la pace (peacekeeping).
Scontro 2022
Il conflitto è iniziato con un grande ammassamento
militare, inizialmente nella primavera 2021 e poi da
ottobre 2021 a febbraio 2022. Durante questo
secondo periodo, la Russia ha inoltrato richieste agli
Stati Uniti e alla NATO, avanzando due progetti di
trattati che contenevano richieste per quelle che
definiva «garanzie di sicurezza», tra cui una promessa
legalmente vincolante che l'Ucraina non avrebbe mai
aderito alla NATO, nonché una riduzione delle truppe
e dei mezzi della NATO stanziati nell'Europa orientale,
e ha minacciato una risposta militare non specificata
se l'Alleanza Atlantica avesse continuato a puntare su
una linea che definiva aggressiva.
Primi scontri

I combattimenti nel Donbass sono aumentati in modo significativo il 17 febbraio 2022. Mentre il
numero giornaliero di attacchi nelle prime sei settimane del 2022 era variato da due a cinque,
l'esercito ucraino ha riportato 60 attacchi il 17 febbraio. I media statali russi hanno anche riferito
di oltre 20 attacchi di artiglieria a posizioni secessioniste lo stesso giorno. Il governo ucraino ha
accusato i secessionisti russofoni di aver bombardato un asilo nido a Stanytsia Luhanska usando
l'artiglieria, ferendo tre civili.
Il giorno successivo, la Repubbliche Popolare di Doneck e di Lugansk hanno ordinato
l'evacuazione obbligatoria dei civili dalle rispettive capitali, il cui completamento avrebbe però
richiesto alcuni mesi. I media ucraini hanno riportato un forte aumento dei bombardamenti di
artiglieria da parte dei militanti a guida russa nel Donbass come tentativi di provocare l'esercito
ucraino.
21-23 febbraio

Il 15 febbraio la Duma aveva approvato una risoluzione richiedente al presidente Putin il riconoscimento delle repubbliche
secessioniste di Doneck e Lugansk; la risoluzione, proposta dal Partito Comunista della Federazione Russa, era stata approvata con
351 voti favorevoli, 16 contrari (14 parlamentari di Nuova Gente e 2 su 325 di Russia Unita) e un astenuto, mentre 82 deputati non
avevano partecipato al voto. Il 21 febbraio successivo Putin ha quindi riconosciuto formalmente l'indipendenza delle due repubbliche
e ordinato l'invio di truppe (comprese le forze meccanizzate) nel Donbass, annunciando l'avvio di una "missione di mantenimento
della pace" (slide 10).
Nello stesso giorno, il Servizio di sicurezza federale russo (FSB) ha dichiarato che i bombardamenti ucraini avevano distrutto una
struttura di confine dell'FSB a 150 m dal confine tra Russia e Ucraina nell'oblast' di Rostov. Inoltre, il distretto militare meridionale
russo ha denunciato l'incursione di cinque sabotatori ucraini, annunciandone l'uccisione presso il villaggio di Mityakinskaya (oblast' di
Rostov) e la distruzione dei loro veicoli da combattimento di fanteria. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha smentito
entrambi gli incidenti, definendoli false flag.
Più tardi, sempre il 21 febbraio, diversi media indipendenti hanno confermato che le forze russe stavano entrando nel Donbass.
Quest'intervento militare è stato condannato dal Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Il 23 febbraio, il parlamento ucraino ha proclamato lo stato di emergenza nazionale di 30 giorni (entrato in vigore a mezzanotte), con
esclusione dei territori occupati nel Donbass, e ha ordinato la mobilitazione di tutti i riservisti delle forze armate ucraine. Lo stesso
giorno, la Russia ha iniziato a evacuare la sua ambasciata a Kiev. I siti web del parlamento e del governo ucraini, insieme ai siti web
bancari, sono stati colpiti da attacchi DDoS.
24 febbraio

Il 24 febbraio 2022, in un discorso alla nazione, Vladimir Putin ha ribadito l'accusa agli Stati Uniti
e all'Occidente di perseguire l'espansione aggressiva della NATO fino ai confini della Russia.
Questa tesi è considerata un argomento essenziale di sicurezza geostrategica dalla Russia, che
da tempo percepiva un senso di accerchiamento e ridimensionamento dei propri spazi a seguito
della caduta dell'Unione Sovietica. Nelle settimane precedenti all'attacco, la Russia aveva
richiesto garanzie scritte di un non allargamento della NATO in Ucraina, senza tuttavia
raggiungere alcuna forma di accordo. La Russia, nel febbraio 2022, deteneva la presidenza del
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con Vasilij Nebenzja.
Nelle prime ore del 24 febbraio, il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj ha tenuto un discorso
televisivo, rivolgendosi ai cittadini russi in lingua russa e supplicandoli di evitare la guerra,
unendosi in questo modo all'appello del segretario generale dell'ONU António Guterres che
aveva dichiarato: «Date una possibilità alla pace».
Invasione
All'alba del 24 febbraio, Putin ha annunciato un'"operazione militare speciale" nell'Ucraina orientale finalizzata a garantire la
sicurezza dei cittadini russi e minacciando che i Paesi che fossero intervenuti avrebbero fronteggiato conseguenze mai viste
prima; la dichiarazione è stata immediatamente seguita da attacchi aerei e missilistici verso obiettivi strategici che hanno colpito
località in tutta l'Ucraina, inclusa la capitale Kiev e i posti di frontiera ucraini con Russia e Bielorussia. Due ore dopo, le forze di
terra russe sono entrate nel Paese. Durante le prime 24 ore del conflitto, la Russia ha effettuato contro l'Ucraina 160 lanci di
missili (balistici e da crociera) e 75 incursioni aeree.
Il presidente Zelens'kyj ha risposto promulgando la legge marziale, interrompendo i rapporti diplomatici con la Russia e
annunciando la mobilitazione generale. Poco dopo sono iniziate le operazioni belliche. L'esercito russo è penetrato in territorio
ucraino da nord, da est e da sud.
Da nord l'ingresso nel Paese è avvenuto sia dal confine russo-ucraino sia da quello tra l'Ucraina e la Bielorussia. Il 24 febbraio le
truppe russe hanno preso controllo delle città fantasma di Černobyl' e Pryp"jat', compresa la centrale nucleare, per poi puntare
verso la capitale Kiev con l'obiettivo di accerchiarla. L'avanzata è stata però rallentata dalla resistenza delle truppe ucraine, che
non sono tuttavia riuscite a difendere l'aeroporto Antonov di Hostomel', perso tra il 24 e il 25 febbraio a causa dell'intervento di
paracadutisti russi elitrasportati.
A est, l'esercito russo è inoltre avanzato nel territorio delle autoproclamate repubbliche di Lugansk e Donetsk, nel Donbass.
A sud, il 24 febbraio la marina russa ha preso il controllo della strategica isola dei Serpenti, a circa 45 km dalle coste di Odessa e
della Romania. Il maggior avanzamento delle forze russe si è però registrato a partire dalla Crimea e ha consentito loro di
prendere il controllo del canale della Crimea settentrionale, della città di Cherson e dell'importante centrale nucleare di Zaporižžja,
conquistata il 4 marzo. Sempre dalla Crimea, le truppe russe si sono spinte verso est seguendo la costa, fino a ricongiungersi con
quelle penetrate dal Donbass e ad accerchiare Mariupol'.
Invasione

l 27 febbraio Putin ha ordinato l'attivazione dei sistema di allerta nucleare, corrispondente allo stato di pre-allarme
difensivo basato sui missili nucleari.
L'invasione russa ha ricevuto un'ampia condanna internazionale e pesanti sanzioni economico-finanziarie, oltre a
scatenare una serie di proteste della popolazione russa nelle principali città, conclusesi con arresti di massa.
Il 6 marzo l'azione di Putin ha ricevuto il sostegno della Chiesa ortodossa russa, il cui patriarca Cirillo I, nella recita
del sermone della Domenica del Perdono, si è espresso violentemente contro lo svolgersi dei gay pride nei Paesi
occidentali sostenendo che «Stiamo parlando di qualcosa di molto più importante della politica. Parliamo della
salvezza umana... siamo entrati in una guerra che non ha significato fisico ma metafisico. Per otto anni si è cercato
di distruggere quanto esisteva nel Donbass, dove vi è un fondamentale rifiuto dei cosiddetti valori offerti da chi
rivendica il potere mondiale», giudicando l'appoggio all'invasione "un test della fedeltà al Signore".
Il 20 marzo il Consiglio di sicurezza ucraino, in vigenza della legge marziale, ha sospeso l'attività di 11 partiti politici
considerati filorussi, compresi i due rappresentati in parlamento: Piattaforma di Opposizione - Per la Vita, con 43
deputati, e Blocco di Opposizione, con 6 deputati. Nello stesso tempo sono state bloccate le trasmissioni di
televisioni che non accettano di trasmettere attraverso un'unica piattaforma. Le due decisioni hanno suscitato
polemiche in Ucraina, sia con l'accusa al governo di voler raccontare gli eventi con una sola voce e sia
comprendendola nella logica della legge marziale e della lotta alla disinformazione, ma riaffermando l'importanza
della libertà di parola e della necessità dello Stato di diritto.
Dal 25 marzo le truppe ucraine lanciano una serie di contrattacchi nelle aree vicine alla capitale riottenendo nei
giorni successivi il controllo di diversi centri tra cui Irpin' e Buča e accusando nel contempo le forze russe di aver
perpetrato uccisioni di massa di civili e torture nel corso dell'occupazione di tali aree.
La NATO
Riguardo questo conflitto e le misure da adottare contro Putin ci sono
pareri discordanti tra i paesi della NATO: una parte dell'alleanza ha
assunto atteggiamenti più aggressivi, in particolare Stati Uniti e Regno
Unito, che fin da subito hanno imposto gravi sanzioni alla Russia e hanno
inviato armi ed equipaggiamento all'Ucraina; l'altra parte, nonostante abbia
contribuito anch'essa ad aiutare il popolo sottomesso, non ha intenzione di
spingersi troppo oltre. I paesi in questione sono Italia, Francia e soprattutto
la Germania, poiché sono dipendenti dal cosiddetto "Nord Stream", un
gasdotto che collega la Russia alla Germania e permette il rifornimento di
gas ad un prezzo vantaggioso per una gran parte dell'Europa. A
prescindere dagli atteggiamenti ambivalenti, all'interno della NATO sono
tutti della stessa opinione: bisogna cercare di evitare a tutti i costi un
conflitto su larga scala o addirittura mondiale. Questo è il motivo per cui
nessuno sta intervenendo direttamente attaccando la Russia o inviando
truppe in Ucraina e, leggendo l'articolo 5 del trattato dell'alleanza, i paesi
non sono tenuti a prendere provvedimenti così estremi, in quanto l'Ucraina
non ne fa parte.
La Cina

La Cina, d'altro canto, ha assunto il ruolo di "spettatrice" della


vicenda. Questo perché anche lì vi è una situazione analoga con
Taiwan, la corrispettiva Ucraina, oppressa dalla Cina,
corrispondente alla Russia; vuole, quindi, osservare il
comportamento della NATO, per capire se rischia invadendo
Taiwan oppure no. Tuttavia, la Cina sembra simpatizzare per la
Russia e, nel momento in cui quest'ultima si troverà in difficoltà
economica, non è escluso che riceverà gli aiuti di cui avrà bisogno.
Questa sorta di "alleanza" è anche confermata dal fatto che Putin
abbia aspettato la fine delle Olimpiadi Cinesi per attaccare l'Ucraina,
cosa che non ha fatto in passato con l'invasione della Crimea.

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