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Ucraina.

I referendum e i conti della serva


28 Settembre 2022

(Foto:
Depositphotos).

di Anceo Agostini –

Alla vigilia dei risultati dei referendum attualmente in corso nelle autoproclamate Repubbliche di
Luhansk e Donezk e nelle regioni di Zaporozhie e Kherson vorrei fare alcune considerazioni
Premetto innanzitutto una tabella che riporta i dati attuali rilevati dal sito della CIA concernenti le
minoranze russe in alcuni ex Paesi della defunta Unione Sovietica. Ritengo che tali dati possano
essere considerati al di sopra di ogni sospetto di russofilia. Le percentuali degli altri Paesi che
accompagnano l’Ucraina potrebbero far presagire problematiche analoghe.

Fonte: Cia.

Inoltre le regioni del Donbass presentano una densità di popolazione che si aggira intorno al
doppio della media ucraina e, anche rinunciando a ricorrere a dati sospetti provenienti da fonti
russe, si puo’ intuire che la massima concentrazione della presenza di russofoni risiede proprio
nelle regioni orientali del Paese. Questa supposizione e’ anche supportata da alcune precedenti
consultazioni popolari su temi di autonomia e impiego della lingua russa, svolte in un periodo in
cui ancora non tuonavano i cannoni. I dati provengono dal sito Wikipedia in russo.
“Nel marzo 1994, in concomitanza con le elezioni parlamentari in Ucraina, si tenne un referendum,
formalmente chiamato “sondaggio deliberativo”, nelle regioni (oblast’) di Donetsk e Luhansk.
I risultati delle votazioni nella regione di Donetsk furono i seguenti:

1.È d’accordo che la Costituzione dell’Ucraina debba sancire la struttura federale-territoriale


dell’Ucraina?
– Pro – 79,69%
– Contrario – 15,02%
– Schede non valide – 5,29%.
– Senza considerare le schede non valide – 84,14%.

2.È d’accordo sul fatto che la Costituzione dell’Ucraina dovrebbe riconoscere l’utilizzo della lingua
russa come lingua di Stato dell’Ucraina accanto alla lingua ucraina?
– Per – 87,16%
– Contrari – 8,54%
– Schede non valide – 4,30%.
– Senza considerare le schede non valide – 91,08%.

3.È d’accordo con il fatto che sul territorio della regione di Donetsk (Luhansk) la lingua nell’attività
lavorativa, delle pratiche d’ufficio e della documentazione, nonché dell’istruzione e della scienza
dovrebbe essere il russo accanto all’ucraino?
– Per – 88,98%
– Contrari – 6,86%
– Schede non valide – 4,15%.
– Senza considerare le schede non valide: favorevoli – 92,84%.

4.È favorevole alla firma della Carta della CSI, alla piena partecipazione dell’Ucraina all’Unione
economica e all’Assemblea interparlamentare dei Paesi della CSI? (nel 1994 era sinonimo di
integrazione eurasiatica)
– Per – 88,72%.
– Contrari – 6,82%
– Schede non valide – 4,45%.
– Escludendo le schede non valide: a favore – 92,86%.
L’affluenza alle urne è stata del 72%.

Risultati del voto nell’oblast’ di Luhansk


I risultati delle votazioni nell’oblast’ di Luhansk sono stati i seguenti:

1.È d’accordo con il fatto che la Costituzione dell’Ucraina ha sancito l’utilizzo della lingua russa
come lingua di Stato dell’Ucraina accanto alla lingua ucraina?
– Per – 90,38%
– Contrari – 5,04%
– Schede non valide: 4,58%.
– Senza considerare le schede non valide – 94,72%.

2.È d’accordo con il fatto che sul territorio della regione di Lugansk la lingua del lavoro, delle
pratiche d’ufficio e della documentazione, nonché dell’istruzione e della scienza debba essere il
russo acccanto all’ucraino?
– Per – 90,91 %
– Contrari – 4,51 %.
– Schede non valide: 4,58 %.
-Senza considerare le schede non valide – 95,27%.

3.È favorevole alla firma della Carta della CSI, alla piena partecipazione dell’Ucraina all’Unione
economica e all’Assemblea interparlamentare dei Paesi della CSI? (nel 1994 era sinonimo di
integrazione eurasiatica).
– Per – 90,74 %
– Contrari – 4,54 %
– Schede non valide: 4,72 %.
– Escludendo le schede non valide: a favore – 95,24%.

La domanda sulla “struttura federale dell’Ucraina” non è stata posta nel sondaggio di Lugansk.
L’affluenza alle urne è stata del 75%”.

Occorre rilevare che in Italia a fronte della presenza di una minoranza di lingua tedesca
infinitamente inferiore (lo 0,5% su una popolazione di 61 milioni), la Regione Trentino-Alto Adige,
dopo un lungo periodo di conflittualità aveva ottenuto nel 1972 uno Statuto d’autonomia, che
avrebbe posto le basi per la convivenza pacifica dei gruppi etnici italiano e tedesco.
Nel 2014, all’inizio del conflitto intra-ucraino, gli accordi Italia-Suedtirol erano stati il modello
della proposta del presidente tedesco, allora ministro degli esteri, F.W. Steinmeier per regolazione
dei rapporti tra le autoproclamate Repubbliche di Luhansk e Donezk e il governo ucraino e per la
soluzione del conflitto. La Formula di Steinmeier si tradusse dapprima nel Protocollo e
successivamente nell’Accordo di Minsk sottoscritto dall’ex presidente ucraino Leonid Kuchma,
dall’ex ambasciatore russo Mikhail Zurabov, dai leader delle milizie di Luhansk e Donezk Igor
Plotnitsky e Alexander Zakharchenko e da Heidi Tagliavini, all’epoca rappresentante dell’OSCE
per l’Ucraina il 12 febbraio 2015. L’accordo prevedeva una riforma costituzionale in Ucraina che
consentisse il riconoscimento di uno statuto spe ciale per le due regioni. Seguiva inoltre una
dichiarazione congiunta dei rappresentanti di Russia, Ucraina e dei Paesi garanti: ”Il Presidente
della Federazione Russa Vladimir Putin, il Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko, il
Presidente della Repubblica Francese François Hollande e il Cancelliere della Repubblica
Federale Tedesca Angela Merkel ribadiscono il loro pieno rispetto per la sovranità e l’integrità
territoriale dell’Ucraina. Credono fermamente che non ci siano alternative a una soluzione
esclusivamente pacifica. Sono pienamente disposti a intraprendere ogni possibile misura sia
individuale che congiunta a tal fine”.
Gli attuali rapporti tesi tra i politici ucraini e il presidente tedesco Steinmeier ora accusato di
russofilia sembrano tradire l’identità e la responsabilità di chi fece fallire gli accordi sottoscritti
non riconoscendo ne’ l’autonomia ne’ l’uso della propria lingua ai concittadini ucraini del
Donbass.
Ora, facendo banalmente i conti della serva, anche basandosi sugli unici dati muniti di imprimatur
democratico riportati sopra, si può supporre che la stragrande maggioranza di quei 12,8 milioni di
russofoni, che rappresentano il 29,6% della popolazione ucraina, si trovino appunto nelle regioni
orientali dell’Ucraina e che questi, dopo 8 anni di bombardamenti “amico”, non abbiano
bisogno, come dichiara la Baerbock, di essere minacciati coi kalashnikov per votare a favore
dell’annessione alla Russia.
La Russia ha posto il veto per impedire
l'adozione di una risoluzione Onu che
condanni le annessioni
Il testo preparato da Stati Uniti e Albania ha ricevuto 10 voti a favore. Quattro Paesi (Cina, India,
Brasile e Gabon) si sono astenuti. Putin: "Saranno per sempre russe, le difenderemo con gli mezzo".
Sullivan: "Le forze Usa in Europa sono pronte a ogni evenienza". Stoltenberg: "L'uso di armi
nucleari avrà serie conseguenze".

tempo di lettura: 1 min


russia ucraina guerra
aggiornato alle 23:43 30 settembre 2022


Putin e i governatori delle 4 regioni annesse alla federazione russa

AGI - "La fine dell'egemonia dell'Occidente è irreversibile". "La Grande Russia e' rinata". Queste
due dichiarazioni, rispettivamente del leader del Cremlino Vladimir Putin e del vicepresidente del
Consiglio di Sicurezza russo Dmitri Medvedev, riassumono tutto il significato della giornata in cui
Mosca ha celebrato i "trattati di adesione" che ufficializzano l'annessione illegittima di quattro
regioni occupate in Ucraina (Kherson, Zaporizhzhia, Lugasnk e Donetsk), segnando la più grande
acquisizione forzata di territorio in Europa dalla Seconda guerra mondiale.

Le potenze occidentali hanno reagito condannando le celebrazioni e le azioni di Putin annunciando


nuove sanzioni e confermando che non riconosceranno i referendum voluti dal Cremlino in 4
regioni strappate all'Ucraina.

Nel frattempo ha parlato, in conferenza stampa, Jens Stoltenberg ribadendo la linea della Nato sul
conflitto e promettendo conseguenze pesanti in caso di uso di armi nucleari. Di seguito la cronaca di
una lunga giornata, tra annunci, celebrazioni, reazioni e riunioni.

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 22:17

Kiev all'Onu: "Il veto della Russia è un tentativo di negare la realtà”

"Il rappresentante della Russia è stato l'unico ad alzare la mano per negare la realtà di uno
"spettacolo di marionette andato in scena oggi" in un "tentativo di negare l'ovvio". Lo ha
detto il rappresentante dell'Ucraina al Consiglio di sicurezza dell'Onu, in merito al voto
contrario della Russia alla risoluzione di condanna dei referendum di annessione di quattro
regioni dell'Ucraina alla Russia.

"La realtà - ha aggiunto - è molto diversa. Putin ha cercato di prendere territori che non è
riuscito a controllare fisicamente".

 22:07

Il Gabon astenuto all'Onu: ”Noi per una soluzione diplomatica"

Il rappresentante del Gabon al Consiglio di Sicurezza Onu ha spiegato la sua astensione alla
risoluzione di condanna dei "referendum" di annessione dell'Ucraina alla Russia con
l'intenzione di preferire una "soluzione diplomatica tra i due Paesi"

 21:59

La Cina all'Onu: “La sovranità territoriale va salvaguardata”

"La posizione della Cina sull'Ucraina è coerente e chiara: la sovranità e l'integrità di ogni
territorio vanno salvaguardate". Lo ha detto il rappresentante di Pechino, per spiegare
l'astensione della Cina alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che non
riconosceva i "referendum" di annessione delle quattro regioni dell'Ucraina alla
Russia.
"La priorità - ha aggiunto - è fare tutto il possibile per abbassare la tensione e portare le parti
ai negoziati. Ogni iniziativa del Consiglio di sicurezza deve essere presa per facilitare una
soluzione"

 21:54

La Russia ha posto il veto per impedire l'adozione di una risoluzione Onu che
condanni le annessioni

La Russia ha posto il veto per impedire l'adozione di una risoluzione del Consiglio di
sicurezza Onu che condanni le annessioni delle quattro regioni ucraine occupate. Il testo
preparato da Stati Uniti e Albania ha ricevuto 10 voti a favore. Quattro Paesi (Cina, India,
Brasile e Gabon) si sono astenuti.

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