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La colpa della guerra?

Per il 56% degli italiani è


della Russia, per il 27% di Ucraina e Occidente

di Federico Fubini

Secondo la rilevazione dello European Council on Foreign Relations in Italia c’è la quota più bassa di critici
nei confronti della Russia rispetto agli altri Paesi europei

Lo European Council on Foreign Relations di Londra ha affidato a YouGov e Datapraxis un


sondaggio dal quale emergono attitudini profondamente diverse dell’opinione pubblica nei principali Paesi
europei a proposito della guerra in Ucraina e delle sue conseguenze.

Le differenze sono evidenti tanto nella lettura del conflitto e delle sue responsabilità, che negli auspici su
come arrivare alla pace o nelle conclusioni da trarre nelle politiche nazionali in ciascuno dei Paesi. Per
esempio, le percezioni degli elettori in Europa variano molto riguardo alla domanda di fondo: «Chi è
responsabile per lo scoppio della guerra in Ucraina?». Nel sondaggio Ecfr/YouGov/Datapraxis il 90%
dei finlandesi e oltre l’80% di britannici, polacchi, svedesi e portoghesi ritiene che la Russia abbia la
“responsabilità principale” e mai più del 10% la attribuisce invece all’Ucraina, agli Stati Uniti o all’Unione
europea. Le risposte invece sono di altro tenore nei Paesi d’Europa occidentale e del Sud. In Germania il
66% degli intervistati attribuisce la principale responsabilità della guerra alla Russia, in Francia lo fa il 62%,
mentre in Italia il 56% vede la Russia come primo colpevole della guerra e il 27% indica invece il ruolo
“dell’Ucraina, dell’Unione europea o degli Stati Uniti”. In termini relativi, proprio le risposte raccolte in
Italia sono quelle da cui risulta la quota più bassa di critici della Russia fra i dieci Paesi sondati dallo
Ecfr. Un risultato simile emerge anche alla domanda riguardo a quale sia il protagonista che oggi
rappresenta il principale ostacolo alla pace.

Gli italiani sondati da YouGov/Datapraxis sono divisi quasi in parti uguali, quanto a questo: il 39% indica la
Russia come “principale ostacolo”, mentre il 35% indica “l’Ucraina, l’Unione europea o gli Stati Uniti”. Le
risposte in altri Paesi europei sono invece meno polarizzate: l’87% dei finlandesi, il 74% dei polacchi, il
69% degli spagnoli, il 63% dei tedeschi e il 53% dei francesi indica la Russia come principale ostacolo
alla pace. Gli italiani sono anche più schierati in quello che l’Ecfr definisce il “fronte della pace”, in
opposizione al “fronte della giustizia”: il primo auspicherebbe una cessazione delle ostilità anche a prezzo di
consolidare le conquiste territoriali russe, mentre il secondo preferirebbe che alla pace si arrivasse solo sulla
base di una sostanziale sconfitta di Mosca. Il 52% degli italiani e il 49% dei tedeschi si iscrivono nel “fronte
della pace” (solo il 16% degli italiani si identifica con il “fronte della giustizia). All’estremo opposto solo il
14% dei polacchi si ritrova nelle posizioni nel “fronte della pace”, mentre il 41% di loro preferisce il “fronte
della giustizia”.

Il 48% degli italiani pensa anche che il proprio governo presti “troppa attenzione” alla guerra in Ucraina
(anche qui, una delle quote più alte in Europa), mentre il 30% ritiene al contrario che il livello di attenzione
del governo sia “pressappoco corretto”. Infine, solo il 14% degli italiani ritiene che il governo debba
aumentare la spesa nella difesa “data la guerra in Ucraina”: in questo caso si tratta la risposta affermativa
più bassa fra i dieci Paesi sondati, contro una media europea del 32%, con la Francia al 31% e la Germania
al 41% di favorevoli a un aumento della spesa militare.

ondaggi

Gli Italiani tra i meno inclini in Europa a


condannare la Russia per la guerra in Ucraina
Francesco Dalmazio Casini

Una ricerca dell’European Council on Foreign Relations mette a confronto le inclinazioni degli europei
sull'invasione. Nel nostro paese solo il 56 per cento crede che il conflitto sia colpa di Putin, con il 27 per
cento che dà la colpa al fronte occidentale

Chi è il principale responsabile dello scoppio della guerra in Ucraina? Stando a un sondaggio condotto
dall’European Council on Foreign Relations, per il 73 per cento dei cittadini europei la colpa è del
Cremlino. Appena il 15 per cento, al contrario, dà la colpa a “Ucraina, Unione Europea o Stati Uniti”. Il
sondaggio prende in considerazione le risposte di circa 8 mila intervistati in diversi paesi europei. Le
risposte, tuttavia, sono molto differenziate da paese e paese. Nel caso di questo primo quesito, ad esempio,
gli italiani sono molto più accondiscenti verso Mosca rispetto ai cugini europei: appena il 56 per
cento ritiene che la colpa di sia da imputarsi a Vladimir Putin, mentre addirittura il 27 per cento degli
italiani intervistati crede che le responsabilità siano del fronte occidentale.

Anche sul secondo quesito gli Italiani restano i più disposti a comprendere le ragioni della Russia. Su quale
sia “il più grande ostacolo alla pace”, la percentuale di chi sceglie la Russia quasi si equivale con quella di
chi crede che sia Kyiv a remare contro un accordo, rispettivamente 39 a 35. Niente a che vedere con la
Finlandia, dove la percentuale di chi incolpa la Federazione russa per le difficoltà nel raggiungere un
accordo arriva all’87 per cento, ma non solo. Nella Repubblica federale tedesca, ad esempio, il 63 per
cento degli intervistati sceglie la Russia come ostacolo alla pace e appena il 19 l’Ucraina.

In base alle risposte, il sondaggio di Ecfr divide i paesi europei in due campi, quello “della giustizia” e
quello “della pace”. A questi si aggiungono le risposte di chi non sa scegliere e i cosidetti swing voters, che
supportano la linea dura contro Mosca, ma preoccupati per un'ulteriore escalation. I primi tendono a credere
che solo la sconfitta della Russia e il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina possa portare alla fine
del conflitto. I secondi invece credono che per raggiungere la pace nel minor tempo possibile l’Ucraina
debba accettare compromessi e cedere territori alla Russia. L’Italia è ancora una volta il paese più orientato
al compromesso, con il 52 per cento degli intervistati più vicini al campo “della pace” e appena il 16 per
cento in quello “della giustizia”. Percentuali praticamente invertite rispetto a quelle dalla Polonia, dove
appena 16 per cento mette in conto la possibilità del compromesso.
Sebbene gli Italiani si confermano tra i più accomodanti nei confronti della Russia, non va scambiata questa
ampia fetta di “pacieri” per una fetta di “filorussi”. Anche trai facenti parte del “campo della pace”, ad
esempio, più del 50 per cento degli interessati sostiene le sanzioni contro i combustibili fossili e quasi la
metà è favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea. Il 47 per cento degli Italiani è
comunque favorevole al taglio di dei rapporti economici con la Russia. La questione ucraina è un qualcosa
che, con tutta probabilità, è percepita come semplicemente distante, come potrebbe confermare il quesito
successivo: “Rispetto ad altri problemi che i cittadini devono affrontare, quante attenzioni sta
dedicando il governo alla guerra in Ucraina?”. Per il 48 per cento degli Italiani la risposta è “troppe”.
Qui tuttavia anche i paesi tradizionalmente ostili a Mosca, come la Polonia e la Romania, rispondono allo
stesso modo (58 per la Romania e 52 per la Polonia). A completare il quadro di un'Italia "pacifista" c’è poi
la questione riarmo e spese militari. Nel Bel paese appena il 14 per cento degli intervistati sono favorevoli
all’aumento delle spese per la Difesa. Anche in questo caso però solo in Polonia e Svezia la maggioranza
della popolazione è favorevole ad applicare simili misure.

Stop alla guerra subito, anche con perdite territoriali per


l'Ucraina. Il sondaggio tra gli europei
di Huffpost

Secondo la rilevazione di Ecfr, non c’è sostegno a una guerra prolungata.


Solo il 14% degli italiani vuole l'aumento delle spese militari

15 Giugno 2022 alle 09:57

La maggior parte degli europei vuole che la guerra finisca il prima possibile. Anche se ciò dovesse
comportare perdite territoriali per l’Ucraina. È quanto emerge da un’indagine svolta dallo European Council
on Foreign Relations (ECFR) in diversi paesi europei, tra cui Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna,
Polonia, Romania, Svezia, Finlandia, Portogallo e Spagna.

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Secondo il report, la Russia è universalmente accusata di essere la causa del conflitto ed il più grande
ostacolo alla pace. Oltre l'80% degli intervistati in Polonia, Svezia, Finlandia e Gran Bretagna considera la
Russia responsabile di questa guerra. Quest'opinione è ampiamente condivisa anche in Italia (56%), Francia
(62%) e Germania (66%). Alla domanda su quale sia la principale causa della difficoltà a raggiungere un
potenziale accordo di pace, in ogni Paese, la maggioranza o la pluralità di cittadini ha identificato tale causa
nella Russia.

Gli europei hanno sorpreso tanto Vladimir Putin quanto loro stessi con la loro unità e determinazione in
risposta all’invasione russa dell’Ucraina. C'è un forte sostegno in tutta Europa per tagliare la Russia fuori
dalla comunità internazionale. La maggioranza degli intervistati ritiene che i governi nazionali dovrebbero
interrompere le relazioni economiche, diplomatiche e culturali con Mosca, riducendo la dipendenza dal
petrolio e dal gas russo, anche a scapito degli obiettivi climatici.
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A meno che qualcosa non cambi radicalmente, gli europei si opporranno a una guerra lunga e prolungata.
Solo in Polonia, Germania, Svezia e Finlandia c'è un notevole sostegno pubblico per l’aumento della spesa
militare. Solo il 14% degli italiani è a favore dell’aumento della spesa per la difesa nazionale.

Molti ritengono che la guerra in Ucraina danneggerà l'Unione Europea e che la Cina e gli Stati Uniti
riusciranno ed evitare le conseguenze più gravi del conflitto. La maggioranza degli europei (55%) crede che
l'UE si troverà in una situazione "leggermente" o "notevolmente peggiore" a causa del conflitto. Prevale
infatti la sensazione, oltre il 42% degli intervistati, che i governi siano troppo concentrati sulla guerra,
trascurando altre problematiche importanti. Le principali preoccupazioni degli europei relative al conflitto
sono l'aumento del costo della vita e l’uso di armi nucleari da parte della Russia.

ECFR ha rilevato che, nonostante il forte sostegno in tutta Europa alla candidatura dell'Ucraina per
l'adesione all'UE e per la politica occidentale volta a troncare i legami con Mosca, sta emergendo un divario
tra le posizioni di molti governi nazionali e l'opinione pubblica. Il sondaggio, condotto tra il 28 aprile e l'11
maggio, mostra che, mentre gli europei concordano in modo schiacciante sulla responsabilità del conflitto in
Ucraina, vi è comunque un forte divario tra coloro che vogliono che il conflitto finisca il prima possibile e
coloro che credono che la Russia dovrebbe essere punita e che dovrebbe rispondere delle violazioni del
diritto internazionale.

Un altro aspetto interessante è che sono state registrate significative divergenze di opinione soprattutto tra i
Paesi che condividono il confine con l'Ucraina. In Polonia, l'83% degli intervistati incolpa la Russia per il
conflitto, mentre il 74% vede la Russia come il più grande ostacolo alla pace. In Romania, rispettivamente il
58% incolpa la Russia ed il 42% ritiene che questa sia un ostacolo alla pace. Polacchi e rumeni si
differenziano anche per la loro solidarietà con l'Ucraina. Ad esempio, il 71% in Polonia e il 54% in Romania
è a favore di una maggiore assistenza economica all'Ucraina. L'invio di armi aggiuntive all'Ucraina è
sostenuto dal 78% in Polonia, ma solo dal 46% in Romania.

“Pertanto – sottolineano gli esperti dell’ECFR – la geografia non è il fattore più importante che definisce
l'atteggiamento dei cittadini nei confronti della guerra”. Nella loro analisi affermano che l'opinione pubblica
europea sta cambiando e che incombe la minaccia di “tempi ancora più bui”. La “resilienza delle democrazie
europee”, scrivono, “dipenderà in gran parte dalla capacità dei governi di assecondare il sostegno dei
cittadini a politiche potenzialmente dannose”, come un embargo sul petrolio russo, che farebbe aumentare
ulteriormente i prezzi dell'energia e avrebbe un grave impatto sull’economia europea.

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