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Ucraina

storia

CAPITOLO 1
Preistoria e Medioevo

Gli scavi archeologici fatti in Ucraina hanno portato alle prove che la vita umana in
questo paese sia attiva da decine di migliaia di anni, più precisamente dal 32.000
a.C., quando l’Homo Sapiens si stabilì in queste terre. I ritrovamenti di resti sono
certificati in una zona precisa di questo paese, i monti
della Crimea, una catena montuosa che si estende
parallela a pochi chilometri dal Mar Nero e che lo divide
dalla steppa dell’entroterra.
A partire dal 4.500 a.C. nelle steppe dell’Europa
meridionale si sviluppò una cultura neolitica chiamata
cultura di Cucuteni, essa si estese per quei territori che
oggi sono la Romania, l’Ucraina e la Moldavia. A quel
tempo le popolazioni erano in costante spostamento e
quando abbandonavano un posto per fermarsi in un altro
bruciavano tutto quello che avevano costruito (ogni
60-80 anni). Così nell’XI secolo a.C. dei nomadi Iraniani
occuparono questi territori cacciando le tribù locali,
stabilendo i loro centri
urbani per molto tempo. I
secoli successivi furono un
arrivo continuo di
popolazioni di stirpe
iranica che si cacciavano a
vicenda per accaparrarsi
la zona.
Contemporaneamente
sulle coste del mar Nero
furono fondate alcune
colonie greche di Mileto,
che ebbero protezione
dall’Impero Romano dal I
secolo d.C. Successivamente ci furono delle invasioni germaniche da parte dei Goti
e poi gli Unni. Non mancarono poi invasioni di popolazioni bulgare che
occuparono parte del territorio dell’odierna Ucraina orientale.

CAPITOLO 2
La Rus’ di Kiev

Nelle foreste dell’Ucraina settentrionale vivevano delle popolazioni slave già dal VI
secolo. Nel IX secolo, però, si insediarono anche elementi di un popolo scandivo,
sovrapponendosi agli Slavi, i Rus’. Questi elementi facevano parte di un grande
gruppo di migranti scandinavi, chiamati Variaghi, da cui discesero poi altri ceppi
normanni. I Variaghi avevano un grande re che prende il nome di Rurik. Un suo
parente, un principe di nome Oleg, nel 882 unificò tutti i territori occupati dai rus’
e stabilì la capitale del suo regno a Kiev: questo regno prese il nome di “Rus’ di
Kiev” e diventò una vera e propria entità
monarchica medievale. Comprendeva i territori
delle attuali Ucraina, Russia occidentale,
Bielorussia, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia
orientali. Esso è considerato il più antico Stato
organizzativo slavo-orientale con Kiev al centro
dell’organizzazione.
I Rus’ formarono per lungo tempo l'élite militare e
politica della regione ma si slavizzarono
velocemente, assumendo le stesse tradizioni del
resto della popolazione locale. L’unificazione di un territorio così vasto sotto
un’unica autorità conferì per due secoli una grande prosperità alla regione di Kiev,
che divenne un punto di passaggio obbligatorio del commercio.
Nel 954 divenne Gran Principe di Kiev un personaggio importante, Svjatoslav I,
che compì diverse campagne espansionistiche per il regno. Un giorno, mentre
guidava il suo esercito nel ritorno verso la capitale, fu vittima di un’imboscata che
gli costò la vita da parte di una popolazione nomade di ceppo turco, i Peceneghi,
che occupavano da tempo l’Ucraina meridionale. Questo popolo era alleato con
l’Impero Bizantino tentava in tutti i modi di frenare l’avanzata dei Rus.
Da quando Vladimir I divenne il sovrano del regno di Kiev (988), iniziò un periodo
di forte influenza bizantina sulla cultura del regno. Vladimir si convertì con tutto il
suo popolo al cristianesio di Costantinopoli e sposò la sorella dell’imperatore.
I Rus’ riuscirono a sconfiggere definitivamente i
Peceneghi nel 1036, ma fu solo una vittoria
momentanea, infatti negli che seguirono ci furono
molte invasioni di diversi popoli di lingua turca che
costrinsero il regno a spostarsi sempre più verso Nord.
Fu così che all’inizio del XII secolo la regione conobbe
un periodo di decadenza, anche dovuto a tassazioni
troppo elevate e ai continui attacchi di popolazioni
nomadi. Molti abitanti allora abbandonarono la
regione per colonizzare altre terre a nord est. I
tentativi dei sovrani di arginare il declino demografico
introdussero nel territorio le popolazioni delle steppe
circostanti che, precedentemente nobili, iniziarono ad
assumere uno stile di vita più civile. A partire dal 1054 la Rus’ di Kiev di disgregò
in sei principati indipendenti.

CAPITOLO 3
Il periodo mongolo e lituano

Nel 1240 Kiev fu rasa al suolo da una serie di invasioni provocate da dei popoli
provenienti dalla Mongolia, che in questo secolo avevano preso di mira tutte le
steppe euroasiatiche. I Mongoli non conquistarono direttamente i principati slavi,
ma imposero ai cittadini uno specie di feudalesimo rendendoli vassalli e
sottomettendoli al pagamento di un tributo. Le popolazioni rimaste nell'Ucraina
meridionale invece, i Cumani, vennero governati direttamente. Intorno alla metà
del XIII secolo la parte europea del dominio mongolo divenne indipendente con il
nome di Khanato dell’Orda d’Oro. Di esso rimasero tributari i principati ucrani per
circa un secolo. Un Khanato (Canato) non è altro che un territorio governato da un
khan (can), solitamente di origine mongola ma nei periodi più vicini a noi il can
poteva essere anche di origine turca. Successivamente, sul finire del XIV secolo,
due granduchi lituani conquistarono gran parte dell’odierna Ucraina, fino alle
coste del Mar Nero, ponendo così fine definitivamente ai principati eredi della
Rus’ di Kiev. Nello stesso periodo la Lituania si stava unendo al Regno di Polonia
che si era impossessata della Galizia (la parte meridionale dell’attuale Polonia). La
loro unione viene ricordata come “Unione di Krewo”: consiste in un accordo
politico-dinastico fra la regina di Polonia (Edvige) e il granduca di Lituania
(Jogaila), in base al quale fu fondata l’Unione polacco-lituana. Il documento fu
firmato nel castello di Krewo (un comune dell’odierna Bielorussia), dal quale
prende il nome l’accordo, il 14 agosto 1385.

CAPITOLO 4
Il dominio polacco

Nell’età compresa tra il XV e il XIII secolo, la maggior parte del territorio


dell’attuale Ucraina era ripartito, secondo confini che si sono modificati nel tempo,
fra il granducato di Lituania, la Moscovia (Regno russo e successivamente Impero
russo), e il khanato di Crimea, vassallo dell’Impero Ottomano. La porzione
polacca, invece, era suddivisa in diversi territori governati da un palatino, tre
questi era compresa Kiev. Vi erano poi due porzioni di territorio appartenenti ad
altri stati, l’Ungheria e la Moldava, che era tributaria dell’Impero Ottomano.
Dobbiamo sottolineare che sul finire del XV secolo vi fu un imponente ondata
immigratoria da parte di esuli e rifugiati ortodossi, genericamente definiti
cosacchi, che si unirono in un gruppo di tribù seminomadi lungo i fiumi Don e
Dnepr. Per quasi un secolo furono soggetti alla corona polacca come parte del
palatinato di Kiev. Nel 1648, però, un atamano (generale) cosacco conosciuto
come “Bogdan il Nero”, guidò una rivolta contro la
Polonia, che portò alla formazione di uno stato
autonomo cosacco (Atamanato cosacco), inizialmente
vassallo dei polacchi. Qualche anno dopo Bogdan stipulò
un’alleanza con il Regno Russo, senza però svincolarsi
dai tributi da pagare alla Polonia. Così in seguito a un
trattato lo stato cosacco si ritrovò diviso lungo il corso del
fiume Dnepr: la metà occidentale rimase vassallo dei
Polacchi, quella orientale dei Russi. Circa trent’anni dopo
questa divisione l'Atamano cosacco fu soppresso da parte
dei Polacchi. Nel 1708 allora, i cosacchi si ribellarono ai
Russi con l’appoggio degli svedesi che avevano invaso
l’Ucraina durante la Grande Guerra del Nord. La rivolta
fu ferocemente repressa da Pietro il Grande, colui che fondò l’Impero di Russia. I
territori cosacchi furono poi annessi al territorio russo e l'Atamanato cosacco cessò
di esistere.
Per la sua posizione geografica, l’Ucraina ha giocato un ruolo importante nelle
guerre fra l’Europa orientale e l’Impero Ottomano, che a seguito di ripetute guerre
con l’Impero Russo, dovette cedere il Khanato di Crimea alla russia (1784).

CAPITOLO 5
L’Impero Russo

All’interno dell’Impero Russo l’Ucraina era suddivisa in tre territori: la Piccola


Russia (che comprendeva Kiev), la russia Meridionale e la Russia Occidentale. Gli
ucraini sudditi dell’Impero austriaco erano detti ruteni ed erano divisi fra la
Galizia, la Bucovina e l’Ungheria.

Nonostante le promesse di autonomia firmate in un trattato, gli ucraini non


ricevettero mai la libertà che attendevano dall’Impero Russo. Tuttavia i cittadini
potevano arrivare ai gradi più alti della gerarchia e della Chiesa ortodossa russa. Ci
fu un periodo in cui il regime zarista portò avanti una politica di russificazione
delle terre ucraine, sopprimendo l’uso della lingua ucraina nella stampa e in
pubblico. Lo stesso non avvenne per i Ruteni che avevano maggiore tolleranza. In
quello stesso periodo l’Ucraina divenne “il granaio d’Europa”, essendo la
principale fonte di grano per l’Europa, e la città di Odessa, che era il porto
d’imbarco del grano, divenne la più grande città ucraina e la quarta dell’Impero
Russo. Kiev invece divenne un centro importante dell’industria tessile.
CAPITOLO 6
La rivoluzione e il periodo sovietico

Fra il 1917 e il 1922, in seguito alla Rivoluzione Russa, vi fu un lungo periodo di


guerra civile e di anarchia con continui cambi di fazione al potere; questo periodo
fu segnato dall’esistenza di più entità statali separate: nei territori austro ungarici
di lingua ucraina fu proclamata la Repubblica Nazionale dell’Ucraina Occidentale,
mentre nell’area appartenuta all’Impero russo si scontrarono la Repubblica
popolare Ucraina con capitale Kiev e la Repubblica socialista sovietica ucraina con
capitale Kharkov. La repubblica popolare di Kiev fu riconosciuta dalla Germania,
che a quel tempo poteva essere considerata ancora un Impero, essa stipulò un
trattato di pace con la Russia bolscevica nell’attuale Bielorussia. Si chiama trattato
di Brest-Litovsk: esso sancì la vittoria degli Imperi centrali sul fronte orientale, la
resa e l’uscita della Russia dalla Prima guerra mondiale. Anche se poi la fine della
guerra portò a esiti diversi rispetto a quanto previsto dal trattato, esso fu, seppur
non intenzionalmente, di fondamentale importanza nel determinare
l’indipendenza di Ucraina e altri Paesi (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania,
Bielorussia e Polonia).
Dopo una lunga guerra con la Polonia, la pace di Riga assegnò la Galizia e la
Volinia (due territori Ucraini) ai Polacchi, mentre
i sovietici ottennero tutto il resto del paese e nel
1922 l’Ucraina entrò ufficialmente a far parte
dell’URSS come Repubblica socialista sovietica
ucraina. L’URSS, Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche (Unione Sovietica), fu uno
Stato federale che si estendeva tra Europa
orientale e Asia settentrionale, nato il 30
dicembre 1922 sulle ceneri dell’Impero russo
dopo la guerra civile russa. Esso si sciolse
ufficialmente il 26 dicembre 1991. Era composto
da 15 repubbliche socialiste, la più grande delle
quali era la Russia, a sua volta suddivisa in repubbliche autonome federate.
L’Unione Sovietica era il paese più esteso del mondo con una superficie pari a un
sesto delle terre emerse. Per chiarire meglio le cose bisogna specificare che in uno
Stato federale i poteri sovrani sono divisi in modo da permettere agli stati membri
di conservare una parte della propria sovranità (autonomia).
Tornando alla divisione dell’Ucraina, quei territori rimasti dell'Impero
austro-ungarico, dopo la formazione delle repubbliche indipendenti, furono divisi
fra Polonia, Cecoslovacchia e Romania. Questi territori furono assegnati
all’Ucraina (e quindi all’Unione Sovietica) solo dopo la Seconda guerra mondiale.
Fra il 1929 e il 1933 entrò in vigore una modalità organizzativa in tutti i paesi
socialisti in campo agricolo, la collettivizzazione. Viene introdotto il concetto di
collettività agricola nella quale i cittadini non ricevono un salario, ma una quota
dei beni prodotti. Essa provocò la morte per fame di milioni di persone: si tratta
dell’Holodomor, una forte carestia, ricordata come il genocidio ucraino.
L'espressione Holodomor mette insieme le parole ucraine holod (fame, carestia) e
moryty (uccidere, esaurire), la combinazione delle due parole vuol mettere in
rilievo l’intenzionalità di procurare la morte per fame.
Negli quaranta l’Ucraina fu occupata da delle forze militari russe in ambito della
Seconda guerra mondiale, per il conflitto con l’Europa, così diversi cittadini
ucraini si arruolarono nelle forze tedesche (Waffen-SS) in funzione antibolscevica
e antirussa. In questo contesto di formò anche l’attività nazionalista ed
indipendentista dell’Esercito Insurrezionale Ucraino contro l’armata Rossa.
Nel 1954, per celebrare i 300 anni di amicizia tra Ucraina e Russia, l’URSS decise
di annettere la Crimea all’Ucraina, togliendola alla Federazione Russa. Fu in
questo periodo che il bacino industriale del
Donbass ebbe grande sviluppo, spostando
l’equilibrio economico dell’Ucraina a favore
delle aree più orientali e confinanti con la
Russia. Nel 1986 avvenne poi un altro
disastro, la distruzione di Chernobyl, che ebbe
conseguenze devastanti in termini di morti,
malati, nonché in termini di danni economici.

CAPITOLO 7
Ucraina indipendente

Tra il 1990 e il 1991 avvenne la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il processo di


disgregazione che coinvolse il sistema politico, economico e sociale dell’Unione
Sovietica, che portò alla scomparsa di essa e all’indipendenza delle sue repubbliche
dando nascita agli Stati cosiddetti post-sovietici. Durante questa dissoluzione il
nuovo parlamento adottò la dichiarazione di sovranità dell’Ucraina. La
dichiarazione stabilì i principi di autodeterminazione del paese, la democrazia,
l’economia politica e l’indipendenza, la priorità della legge ucraina sul suo
territorio rispetto al diritto sovietico. Una dichiarazione simile fu adotta qualche
tempo prima anche per la Russia. Iniziò un periodo di confronto tra l’Unione
Sovietica centrale e le nuove autorità repubblicane. Il 24 agosto 1991 il parlamento
ucraino adottò finalmente l’Atto di indipendenza dell’Ucraina attraverso il quale
l’Ucraina venne definitivamente dichiarata uno Stato indipendente e democratico.
Un referendum e una prima elezione presidenziale ebbero svolgimento 1 dicembre
del ‘91. Più del 90% dell’elettorato espresse il proprio consenso all’Atto
d’Indipendenza, e venne eletto come presidente del parlamento Leonid Kravchuk,
per servire come primo presidente del paese.Dopo
diversi incontri i leader di Bielorussia, Russia e Ucraina
dissolsero formalmente l’Unione Sovietica e formarono
la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI).

Inizialmente i rapporti con la Russia furono molto tesi.


Restavano da risolvere la questione degli armamenti
nucleari sul territorio ucraino e il controllo di una flotta
del Mar Nero. L’economia del paese conobbe un periodo
di crisi dovuto alla mancanza di riserve energetiche, si
ebbero tassi elevatissimi di inflazione e le tensioni
interne aumentarono. Nel 1994 venne eletto presidente
Leonid Kuchma, riformatore filo-russo rieletto per la seconda volta nel 1999. alla
fine degli anni novanta i rapporti tra Ucraina e NATO furono causa di ulteriori
tensioni con la Russia. Nel 2000 venne formato un governo riformista con a capo
Viktor Juscenko. L’anno dopo la maggioranza
parlamentare si dissolse e il primo ministro venne
destituito, dando inizio a un periodo di instabilità.
Dopo un breve mandato di un’altro politico, a
novembre 2002 fu nominato primo ministro Viktor
Yanukovich.

I risultati delle elezioni dell’ottobre e novembre 2004


vedevano vincitore Yanukovich (sostenuto peraltro
dal presidente uscente Kucma), ma con la cosiddetta
“Rivoluzione arancione” da parte di Juscenko e dei suoi sostenitori, che
protestarono per sospetti di brogli a favore del primo ministro, la Corte Suprema
invalidò il risultato elettorale e fissò nuove elezioni per gli ultimi di dicembre.
Questa volta ad uscirne vincitore fu proprio Juscenko, con il 52% dei voti contro il
44% del suo sfidante, che entrò in carica a gennaio 2005. Tale rivoluzione vide il
sostegno degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, che salutarono con favore la
caduta di un’altra autocrazia post-sovietica. Con l’ascesa al potere di Juscenko ed il
conseguente spostamento politico dell’Ucraina verso l’Unione Europea, la Russia
iniziò ad aumentare le tariffe sul prezzo del gas per
l’Ucraina quadruplicandole.
In seguito alle elezioni per il parlamento ucraino,
tenutesi nel 2006 e vinte dal Partito delle Regioni di
Janukovyc, la “coalizione arancione” presieduta da
Juscenko uscì notevolmente modificata a causa del
voltafaccia di una parte della coalizione, il Partito
Socialista. Janukovyc, eletto primo ministro, riuscì poi a
modificare la costituzione per via parlamentare
riducendo i poteri del presidente. Questo spinse
Juscenko, nel 2007, a firmare un decreto per sciogliere il
parlamento e indire nuove elezioni legislative: il decreto
venne bocciato fra le proteste del primo ministro e dei suoi sostenitori nelle piazze.
Il 30 settembre 2007 la crisi sfociò in elezioni parlamentari anticipate, frutto di un
accordo tra Juscenko, Janukovic ed il presidente del parlamento. Nel 2008 si
verificò un'altra crisi politica, causata dalle reazioni alla guerra in Ossezia del Sud;
il presidente sciolse, dopo circa un anno dalle precedenti elezioni, il parlamento
ucraino e indisse nuove elezioni, poi annullate a causa della formazione di una
nuova coalizione di governo. Le maggiori tensioni innescate dalla Russia sulla
comunità russofona dell'Est dell'Ucraina e fatti gravi quali l'avvelenamento del
premier Viktor Juscenko che rimarrà sfigurato, con tutta una serie di attacchi
personali alla coalizione, segneranno la fine dell'esperienza arancione.
Nel 2010 alle elezioni presidenziali fu eletto Presidente della Repubblica Viktor
Janukovyc.

Nonostante l'Ucraina sia rimasta, come altri paesi compresi in passato nell'Unione
Sovietica, in parte dipendente dalla Russia, ha ultimamente manifestato un
distacco da quest'ultima con l'avvenire nel paese di rivolte sempre più numerose di
stampo filo-occidentale e scontri fra manifestanti e una polizia speciale istituita
nell'era Janukovyc, che hanno portato il 22 febbraio 2014 alla fuga del presidente
filo-russo. Quest'evento ha contribuito ad allargare la tensione fra i due paesi con
ripercussioni sul lato economico, nonché politico: la Russia ha aumentato
notevolmente il costo del gas che prima veniva fornito all'Ucraina ad un prezzo
amichevole, e le relazioni diplomatiche tra i due paesi si sono inasprite
considerevolmente.
Facciamo un piccolo passo indietro: nel corso del 2013 iniziarono forti proteste
pro-europee contro il presidente Janukovyc, politicamente filo-russo, che
esplosero in novembre quando il governo sospese un accordo di associazione tra
l'Ucraina e l'Unione europea. Tali proteste sfociarono nel corso di gennaio e
febbraio 2014 in feroci e violenti scontri con feriti e morti, culminati con stragi
negli ultimi giorni di febbraio. Prima dell'alba del 22 febbraio il presidente
Janukovyc scappò via da Kiev, ed il 22 mattina si dimise il Presidente del
Parlamento, un fedelissimo di Janukovyc. Immediatamente il Parlamento si riunì
in seduta plenaria, e fu eletto Oleksandr Turchynov nuovo Presidente. Dopo
qualche giorno fu formato anche il nuovo governo dell'Ucraina, con l’elezione di
un nuovo Primo Ministro. Il governo ha gestito le successive elezioni presidenziali
che, tra il 25 maggio 2014 ed il 15 giugno, hanno portato Petro Porosenko a
divenire il nuovo presidente dell'Ucraina. Esso a fine giugno 2014 firmò a
Bruxelles l'Accordo di associazione tra l'Ucraina e l'Unione europea.

Manifestazioni filo-russe si tennero in Crimea il 22 e 23 febbraio 2014. Il 26


febbraio militari russi senza insegne presero il controllo della penisola di Crimea, e
il giorno successivo occuparono le istituzioni politiche (parlamento e governo
locale) e installarono come nuovo leader locale il filo-russo Sergej Aksenov, il
quale annunciò l'intenzione di indire un referendum per una maggiore autonomia
da Kiev. Nel frattempo, in tutta la penisola le bandiere ucraine venivano sostituite
da quelle russe. Il 28 febbraio l'ex presidente Janukovyc, dalla città russa di
Rostov, invitò Putin a "ristabilire l'ordine" in Ucraina, specificando che un
intervento militare sarebbe stato "inaccettabile". Lo stesso fece Aksenov. Il 1º
marzo le due camere del parlamento russo autorizzavano il presidente Putin ad
utilizzare le truppe russe in Crimea.
La nuova leadership filorussa in Crimea dichiarò unilateralmente l'indipendenza
l'11 marzo 2014 ed organizzò un referendum sull'autodeterminazione il 16 marzo, a
seguito del quale la penisola venne annessa alla Russia tramite un trattato firmato
due giorni dopo. Il governo ucraino dichiarò sciolto il parlamento regionale il 16
marzo 2014, e dal 20 marzo la Crimea viene considerata dall'Ucraina "territorio
temporaneamente occupato dalla Federazione Russa".
Il 27 marzo, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò una risoluzione
non vincolante che dichiarò il referendum della Crimea appoggiato da Mosca non
valido.

Con l'aumentare del malcontento tra le popolazioni dell'est dell'Ucraina, anche a


causa di una crescente crisi economica e la sempre maggiore instabilità politica
all'interno del paese, la popolazione ribelle
dell'est, appoggiata politicamente e
militarmente dalla Russia, si è detta contraria
al nuovo governo di Kiev e in segno di protesta
ha occupato diversi edifici governativi, militari
e non, in particolare nelle zone del Donbass e
dintorni. In Ucraina dell'est si è dunque
andata creando una vera e propria invasione
del territorio da parte di ribelli paramilitari e militari di stampo russofono, aiutati
da volontari e militari russi.
Il 7 aprile 2014 anche l'Oblast' di Donec'k, un’altra regione ucraina, ha dichiarato
unilateralmente l'indipendenza dall'Ucraina in seguito a un referendum e pochi
giorni dopo il presidente della Repubblica Popolare ha dichiarato la futura
annessione alla Russia.
La crisi ucraina ha risuonato anche fuori dal paese inasprendo le relazioni tra
Russia e Occidente, in particolare gli Stati Uniti, i quali si sono scambiati accuse a
vicenda sul lato politico: se da un lato l'Occidente accusa la Russia di appoggiare in
ambito militare i ribelli dell'est dell'Ucraina contribuendo a fomentare le rivolte, la
Russia ribadisce le violazioni da parte di quello che definisce come illegittimo
governo di Kiev nel sopprimere le rivolte con la violenza, non curandosi dei diritti
umani e bombardando i civili nella parte russofona del paese senza fare nulla per
distendere la tensione. Da parte sua, la Russia ha intensificato lo schieramento di
truppe militari al confine con l'Ucraina, fatto che è stato denunciato più volte dalla
NATO come atto di aggressione.

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