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Il 28 giugno del 1914 l’arciduca Francesco Ferdinando,

erede al trono austriaco, a Sarajevo, in Bosnia, fu ucciso da


nazionalisti serbi. L’attentato fu il pretesto per l’Austria per
umiliare la Serbia che, in quegli anni, con le sue
rivendicazioni, fungeva da nucleo di attrazione delle varie
nazionalità slave della Penisola Balcanica che si
opponevano alla penetrazione austriaca nei Balcani, alla
quale si sentivano accomunate e dall'origine etnica slava e
dalla religione ortodossa. L'ultimatum dell'Austria alla
Serbia fu pertanto respinto e, alla conseguente
dichiarazione di guerra austriaca, fecero seguito le alleanze
tra gli Stati in guerra: la Russia, la Francia e l'Inghilterra si
schierarono contro l'Austria e la Germania. In realtà, le
cause vere del conflitto mondiale furono più complesse ed
articolate. Innanzitutto bisogna ricordare l'esistenza di una
serie di contrasti che dividevano le grandi potenze europee
negli anni di inizio secolo. Infatti, oltre alla concorrenza
austro-russa nei Balcani, che chiaramente influiva non
poco sul nazionalismo indipendentista dei popoli di quella
regione, c'era una forte rivalità fra l'Inghilterra e la
Germania a causa dello sviluppo industriale poderoso della
Germania, che rappresentava una seria minaccia per i
prodotti industriali inglesi.
Lo stesso militarismo tedesco, che si estrinsecava nel
programma, voluto soprattutto dall'ammiraglio di armare
una grande flotta, costringeva l'Inghilterra a sforzi notevoli
per conservare la propria superiorità sui mari. Il
militarismo tedesco costringeva così l’Inghilterra a ricorrere
all'uso di cospicue risorse economiche per far fronte alla
grande crescita tedesca, tanto è vero che la stessa
Inghilterra fu costretta a introdurre la leva militare
obbligatoria che andava contro lo spirito delle sue
tradizioni liberali.
Oltre tutto l'Inghilterra temeva che l'alterazione degli
equilibri economici e politico- militari a causa
dell'impetuoso sviluppo industriale della Germania
potesse compromettere anche il suo indiscusso primato
economico nel mondo. Un segno tangibile di questa
rivalità fu il contrasto che nacque fra le due potenze in
occasione del progetto di costruzione della grande ferrovia
che avrebbe dovuto unire Costantinopoli a Baghdad: i
Tedeschi furono favoriti nella gara d’appalto, ma questo
determinò un profondo risentimento negli ambienti
economici e finanziari inglesi. Alla rivalità che opponeva
l'Inghilterra alla Germania, si aggiungeva anche un forte
attrito tra la Francia e la Germania a proposito dell'Alsazia
e della Lorena, regioni di confine che la Germania aveva
tolto alla Francia durante la guerra del 1870. C'era quindi in
Francia un forte desiderio di rivincita ("revanscismo"),
coltivato soprattutto dagli ambienti militari, desiderosi di
vendicarsi dell'umiliante smacco subito nella guerra
precedente. Bisogna ancora ricordare l'attrito che c'era fra
Italia e Austria a proposito di Trento e Trieste, le terre
"irredente", necessario al completamento dell'unificazione
politica del nostro Paese, un attrito che comunque veniva
ricomposto almeno provvisoriamente all'interno della
Triplice Alleanza che vedeva schierate insieme l'Italia e
l'Austria.
Tutti questi contrasti avevano dato luogo a degli
schieramenti politico-militari contrapposti: la già citata
Triplice Alleanza, che univa Germania, Austria e Italia, alla
quale si contrappose prima una Duplice Intesa, tra la
Russia e la Francia, divenuta poi Triplice. Intesa quando
diede la sua adesione anche l'Inghilterra. Ma, in realtà, la
causa più profonda del primo conflitto mondiale fu
l'imperialismo stesso, vale a dire quella fase dello sviluppo
del capitalismo segnata dal predominio del capitale
finanziario, risultante dalla forte compenetrazione fra
banca ed industria e dal processo di concentrazione
monopolistica.
Una fase caratterizzata dal dominio dei monopoli, che
arrivano a condizionare la politica dei rispettivi Stati, e
dall'esportazione non solo dei manufatti, ma specialmente
dei capitali. Ne scaturisce un'aggressività nei confronti dei
mercati esterni, allo scopo, per ogni Paese imperialista, sia
di controllare le fonti di approvvigionamento delle materie
prime sia di garantirsi gli sbocchi per i propri manufatti e
per i propri capitali. Pertanto il capitale finanziario, che
aveva portato ad una forte concentrazione delle industrie e
delle banche, creando anche dei veri e propri "trust"
sovranazionali, non poteva non influire sulla competizione
fra gli Stati, determinando la corsa all'accaparramento dei
mercati e la conseguente spartizione coloniale. In questo
quadro di espansione dei monopoli, la macchina dello
Stato diventava lo strumento politico e militare attraverso
cui tale espansione si doveva realizzare. Pertanto i
monopoli cominciarono a servirsi proprio dei rispettivi
Stati nella corsa all'accaparramento dei nuovi mercati, il
che cessò così di essere una competizione fra privati,
diventando una competizione fra Stati armati e inseriti in
determinati schieramenti politico-militari. Da ciò derivava
chiaramente una condizione di sempre maggiore tensione
per la spartizione del mondo tra i grandi "trust" finanziari
ed industriali attraverso i rispettivi Stati. Finché una parte
dei mercati restava ancora libera, tale lotta fra i monopoli
non portava necessariamente alla guerra, ma, quando la
ripartizione in zone di influenza fu più o meno compiuta
ogni nuova suddivisione non poteva che avvenire
attraverso l'uso della forza. La guerra mondiale, pertanto,
non fu altro che una fase dello sviluppo dell'imperialismo,
una fase della lotta per la spartizione, secondo nuovi
equilibri, delle sfere d'influenza economica e politica. La
prima guerra mondiale, che non fu quindi il solo conflitto
causato dall'imperialismo, da questo punto di vista fu
essenzialmente una guerra di usurpazione da parte di
entrambi gli schieramenti, anche se poi, all'interno di
questa guerra, si collocarono le legittime rivendicazioni di
tante nazionalità oppresse, a cominciare dalle nazionalità
che erano contenute dentro il mosaico plurinazionale
dell'Impero asburgico.

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