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La prima guerra mondiale

I rapporti tra le potenze europee prima della guerra, le condizioni che portano al conflitto
Il quadro generale dei rapporti tra le grandi potenze alla vigilia della guerra è caratterizzato da
motivi di grande tensione:
- Tra Gran Bretagna e Germania: si trattava del piano commerciale di Guglielmo II e la sua
Weltpolitik, Guglielmo II aveva dotato la Germania di un influente flotta commerciale e militare,
perciò Gran Bretagna e Germania avevano grandi motivi di tensione dovuto a questa rivalità
colonia.e Inoltre vi erano tensioni coloniali legate all’Africa. Gli inglesi volevo unire le loro
colonie del nord e del sud africa, colonizzando i territori dell’africa orientale appartenenti alla
Germania.
- Tra Impero Russo e Impero Austro-Ungarico: Queste tensioni riguardano l’area balcanica, luogo
molto importante per comprendere le regioni che portano alla prima guerra odiale. L’aerea era
particolarmente instabile, si stava dissolvendo l’impero ottomano per quanto riguarda i suoi
domini continentali e le due potenze si contendevano questi due territori. Ad esempio la Serbia
era il principale alleato dell’impero russo nell’aerea dei Balcani (per ragioni storiche, culturali e
religiose). Tra l’altro nel 1906 era avvenuta l’annessione all’impero austro-ungarico della Bosnia,
questo eventi aveva creato altre tensioni.
- Tra Germania e Russia
- Tra Germania e Francia: dai tempi della guerra franco-prussiana era rimasta una grande rivalità.
La Francia aspettava quasi con impazienza l’occasione di riprendere l’Alsazia e la Lorena.
Queste erano forse le tensioni più vive e più forti. Anche queste avevano tensioni di carattere
coloniale, Francia e Germania sono sul punto di farsi la guerra ben due volte tra il 1908 e il 1911
per la regione del Marocco.

Era presente in Europa già la triplice alleanza, a partire dal 1907 si forma una nuova e diversa
alleanza: l’intesa cordiale. Prevedeva un’alleanza tra Gran Bretagna e Francia, nel 1914 questa
diventa la “triplice intesa”, un’altra alleanza militare che venne estesa anche alla Russia.
Queste erano alleanze difensive, un sistema di alleanze che prevedeva degli automatismi in caso di
guerra molto difficili da fermare. Gli storici hanno considerato la struttura delle alleanze una delle
cause che porta alla propagazione del conflitto.

Nel decennio precedente alla prima guerra mondiale inoltre si assiste alla corsa agli armamenti
generalizzata.

Tra le cause remote possiamo tenere presente il conflitto franco-prussiano, anche la guerra di Libia
italiana può essere considerata una causa più prossima.

Nonostante ciò non c’era ancora nulla nella primavera del 1914 che facesse penare o prendere
l’esplosione di questo gigantesco conflitto. Questo è l’aspetto più paradossale.

Questa guerra ha delle memorie non condivise, ciò che accadde ad esempio nell’Europa orientale
noi sappiamo poco e niente.

Il nazionalismo dei paesi balcanici è un fattore scatenante. A rendere ancora più instabile l’aera
balcaniche vi era la differenza cosi marcata tra le culture.
La Serbia era un regno retto dal 1903 dalla dinastia dei Karađorđević, con come re Pietro
Karađorđević. L’11 Giugno 1903, il precedente re, Alessandro appartenente alla dinastia degli
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Obrenović, era stato uccido insieme alla moglie ed era stato fatto un vero e proprio colpo di stato.
La Bosnia dal 1878 era sotto il controllo dell’impero austro-ungarico. Nel 1908 l’impero aveva
decido di porre fine all’autonomia della Bosnia. La Bosnia era stata annessa all’impero austro
ungarico. Questo creava tensioni nell’area, poiché l’annessione della Bosnia all’impero austro
ungarico minacciasse i confini della Serbia

L’attentato di Sarajevo del 28 Giugno 1914


Questa data è quella in cui l’edere al trono di Austria l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al
trono, viene ucciso insieme alla moglie. Francesco Ferdinando si trovava in Bosnia perché era stata
annessa all’impero austro ungarico da 4 anni.
L’attentato di Sarajevo non può essere considerato come l’unico evento scatenante di una guerra
mondiale di questa portata, è giusto definirlo “la goccia che fece traboccare il vaso”.

Il nazionalismo serbo è un fattore molto importante in questa vicenda perché si parla di una Serbia
distinta dalla Bosnia, i due paesi erano confinanti. In Bosnia era presenti molti serbi, il 51% della
popolazione. Il 15% della popolazione da croati , il 30% da serbo-croati mussulmani.
I croati si distinguevano dai serbi e dai serbi-croati per la religione, poiché i croati erano ortodossi,
non cattolici come i serbi e musulmani come i serbo-croati.
In questo contesto c’era una grande mescolanza tra le popolazioni.
In serbia era molto diffusa l’idea della “grande Serbia”, la Serbia avrebbe dovuto estendere i propri
confini a quei paesi dove erano presenti serbi in maggioranza. Ad esempio la Bosnia rientrava tra
questi territori. Infatti quando l’impero austro-ungarico decide di annettere la Bosnia lo fa per
evitare questo allargamento.
Il nazionalismo serbo, si confondeva con lo iugoslavismo: si trattava di un’idea nazionalistica in
base alla quale si pensava che tutti i popoli slavi (Serbi, Croazia e Bosnia) dovessero unirsi a
formare un’unica nazione, la Iugoslavia. Questo principio aveva avuto come sostenitore un vescovo
croato chiamato Strossmajer.
Con lo stesso termine degli esponenti del mondo slavo che erano dentro all’impero austro-ungarico
intendevano un’idea politica molto diversa: si pensava che anche per i paesi del sud dell’impero,
l’imperatore d’Austria avrebbe dovuto concedere libertà non solo agli ungheresi, come era già stato
fatto, ma anche a questi territori a sud.

A Sarajevo il 28 Giugno, ad organizzare l’attentato è un’organizzazione nazionalistica serba, Crna


Ruka (“mano nera”), che era sorta nel 1911 come reazione all’annessione della Bosnia all’impero
austro ungarico. Questa organizzazione aveva due volti: un volto pubblico e politico che
partecipava alla politica, un volto nascosto che era un volto terroristico di un’organizzazione che
faceva attentati e mandava sicari.
Il progetto politico di questa organizzazione era quello di combattere l’impero austro-ungarico,
odiavano l’impero austro-ungarico. All’interno della Serbia l’organizzazione combatteva tutti quegli
uomini politici che volevano una convivenza pacifica tra la Serbia e l’impero austro-ungarico.

Il capo di questa organizzazione è Colonnello Dragutin Dimitrijević. Si trattava di un ufficiale


dell’esercito serbo, perciò un uomo che aveva una doppia vita. Egli era il capo della mano nera, il
suo nome di battaglia era “Apis”, il suo nome segreto con cui si faceva chiamare all’interno
dell’organizzazione.
L’11 Giugno 1903, il precedente re della Serbia, Alessandro appartenente alla dinastia degli
Obrenović, era stato ucciso insieme alla moglie ed era stato fatto un vero e proprio colpo di stato.
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Era stato Dragutin Dimitrijević ad organizzare l’attentato insieme alla mano nera. Un gruppo di
armati è entrato nel palazzo, i due vengono uccisi.
Dimitrijević era fedele ai Karađorđević, che aiuta ad andare al potere.

Francesco Ferdinando era l’arciduca, formalmente l’erede al trono d’Austria, che sarebbe diventato
imperatore alla morte di Francesco Giuseppe. Francesco Ferdinando non era figlio di Francesco
Giuseppe, era nipote, cioè figlio di un fratello minore dell’imperatore. L’erede non era il figlio,
poiché questo era morto, si chiamava Rodolfo ed era morto il 30 gennaio 1889. A Mayerling vi era
una piccola residenza degli Asburgo, il principe Rodolfo muore a Mayerling in circostanze
misteriose insieme all’amante. Pare che egli si sia suicidato dopo aver uccido l’amante.

Il secondo lutto guarda Elisabetta di Baviera, la cosiddetta principessa Sissi (la madre di Rodolfo),
che viene uccisa in un attentato a Ginevra per mano di un anarchico italiano, il 10 settembre 1898.

Molte delle vicende attuali, tra cui la geografia politica di alcuni territori sono strettamente legate
alla prima guerra mondiale.

Il protagonista di questo evento che scatena la guerra, anche se non è la causa

La vittima dell’attentato di Sarajevo era l’arciduca Francesco Ferdinando.


Nel 1914 quando muore aveva 51 anni e aveva fatto un matrimonio non gradito a corte. Francesco
Ferdinando non è figlio di Francesco Giuseppe, ma egli era un figlio di un fratello minore di
Francesco Giuseppe. Egli non era amato, né a corte né da Francesco Giuseppe. Francesco
Ferdinando aveva compiuto delle azioni che gli avevano alienato completamente le simpatie della
corte, in particolare aveva deciso di sposare Sofia Chotek, una donna che veramente Francesco
Ferdiannndo non avrebbe dovuto sposare, Sofia Chotek apparteneva ad una nobiltà inferiore, la
nobiltà Boema. La nobiltà Boema all’interno dell’impero non era una nobiltà di pari importanza,
inoltre Sofia Chotek apparteneva ad una famiglia meno nobile. Ma Francesco Ferdinando si era
innamorato di questa donna, andando contro tutta la cote, tutta la sua famiglia. Su di lui circolavano
voci negative a corte.
Francesco Ferdinando aveva deciso di non vivere a cote, am aveva deciso di vivere nel castello di
Sofia Chotek a Konopiste. Francesco Ferdinando era sospetto a Francesco Giuseppe e alla corte
anche da un punto di vista politico, perché egli più volte aveva dichiarato che non avete mai
convinto l’impero Austro-Ungarico in una guerra. Pare che Francesco Ferdinando fosse favorevole
ad estendere l’Ausgleich ai territori della Boemia. Pare quindi che Francesco Ferdinando avesse una
politica trialista. Inoltre a Francesco Ferdinando non era consentito presidiare alle cerimonie
pubbliche in compagnia di Sofia Chotek, l’unica volta in cui decise di farlo fu a Sarajevo.

Sappiamo che a partecipare all’attentato furono almeno 6 persone, si trattava più che altro di
studenti serbo-bosni, tra cui Gavrilo Princip.
Gavrilo Princip proveniva d una modesta famiglia di montanari bosniaci, si era diplomato nel 1911
e si era trasferito dalla Bosnia alla Serbia per ontuniare gli studi, era entrato nella mano nera ed era
stato addestrato per competere l’attentato. Noi oggi sappiamo che Gavrilo Princip entra in Bosnia il
4 Giungo del 1914, 24 giorni prima dell’attentato. Lui doveva rimanere nascosto a Sarajevo fino al
giorno dell’attentato, cosa non facile dato il grande controllo della polizia e dell’esercito.

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A Sarajevo quel giorno Francesco Ferdinando sarebbe giunto in città su un’auto scoperta e avrebbe
attraversato il corso principale della città per arrivare al municipio. Questi si divisero in 3 gruppi,
che dovevano attaccare in caso di fallimento degli altri gruppi.
L’attentato fu un vero e proprio disastro, erano tutti armati di pistole e bombe a mano, perciò
dovevano sparare nella direzione dell’auto e lanciare le bombe. Lattavo fu un disastro perché si
erano messi male e si iniziarono a sparare tra loro, fecero dei morti tra le persone che assistevano al
passaggio ma l’auto non fu affatto centrata. Le misure di sicurezza erano di un grado infimo.
L’attentato fallisce, perciò l’auto continuo lungo il percorso e l’auto raggiunse il municipio.
Francesco Ferdinando scese dall’auto infuriato e disse “questa è la vostra accoglienza?”.

La vera causa di questa guerra fu l’onore.

Quando lui arriva al municipio dopo essere informato dell’attentato vuole andare a incontrare i feriti
in ospedale. Francesco Ferdinando volle andare comunque, l’auto si rimise in moto e parti dal
municipio per andare all’ospedale.
Nel frattempo 5 attentatori su 6 erano stati arrestati tranne Gavrilo Princip che stava cercando di
scappare. L’auto di Francesco Ferdinando passa per una delle vie laterali in cui si trovava Gavrilo
Princip.

Quando la morte di Francesco Ferdinando arrivò all’impero la reazione a corte fu molto fredda, ma
il popolo non fu della stessa opinione. Nelle cancellerie europee la notizia non colpì molto, le prime
reazioni non furono molto coinvolte o preoccupate della possibilità dello scatenarsi di una guerra.
Le reazioni ufficiali dell’impero furono molto dure.
Ci fu una nazione molto dura nei confronti della Serbia, il paese di provenienza della mano nera.
Viene inviato un ultimatum alla Serbia, il 23 Luglio 1914:
- L’impero intimava alla Serbia di mettere fuorilegge tutte le organizzazioni anti imperiali che si
trovavano nel territorio
- L’impero intima alla Serbia di partecipare alle indagini sull’attentato.

La Serbia rifiuta l’ultimatum perché credeva significasse una limitazione alla sua libertà. In Serbia
l’odio contro l’impero torna a vedersi, si parla di arroganza austriaca contro la Serbia. Inoltre la
Serbia rinnega ogni coinvolgimento. Ancora oggi il governo serbo viene respinta l’idea che la
Serbia avesse qualcosa a che fare con l’avvenimento, escludo una partecipazione del governo ma
non una responsabilità della mano nera. Alcuni storici invece sostengono anche la partecipazione
del governo. Gavrilo Princip viene considerato un eroe in Serbia.

Qui comincia un modo di guardare alla storia molto diverso a seconda dei vari paesi e a seconda dei
fari storici.

Le conseguenze dell’attentato:
- L’ultimatum viene respinto
- Il 28 luglio del 1914 l’impero dichiara guerra alla Serbia

A questo punto dato che in Europa erano spenti la triplice alleanza e la triplice intesa, il 30 luglio la
russia dichiara la mobilitazione generale. La mobilitazione generale è una azione intrapresa da uno
stato che precede la guerra, questo è in primo luogo la mobilitazione dell’esercito, inoltre tutti gl
stai impartiscono dei provvedimenti che devono finalizzare tutto l’apparato produttivo dello stato
alla guerra.
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Sulla base della triplice intesa il 1 agosto 1914 la Francia dichiara la propria mobilitazione gerla
seguendo quella russa.
Il 1 Agosto 1914 la Germania interviene e dichiara guerra alla Russia e alla Francia
Per gli altri stati la mobilitazione generale non voleva dire entrare in guerra, per la Germania invece
si.
Il 5 Agosto è la Gran Bretagna che dichiara guerra alla Germania e all’impero austro ungarico.
Il 2 Agosto l’Italia aveva dichiarata la propria neutralità.

Il trattato della triplice alleanza lo consentiva, perché la dichiarazione di guerra era dall’impero alla
Serbia, l’Italia perciò non era tenuta ad intervenire in quanto l’alleanza era difensiva.

Il 20 gennaio 1914 il presidente della repubblica francese Poincarè , si reca nella sede
dell’ambasciata tedesca per una cena. Per la prima volta dalla nascita della terza repubblica
francese, un governante francese si recava all’ambasciata tedesca. Questo evento viene valutato da
tute le ambasciate europee come un evento di distensione rispetto alla tensione che divideva Francia
e Germania. Poincarè normalizza i traportò tra la Francia e la Germania. 6 mesi dopo le due sono in
guerra, perciò ancora oggi non è facile capire come ci si arriva a questa catastrofe. Una vigilia della
guerra non esiste.
Fino a prima dell’attentato a Sarajevo i sovrani si incontravano nei luoghi di villeggiatura, nulla fino
all’attentato di Sarajevo lasciava pensare che potesse scattare un conflitto.

La guerra fin da subito si presenta come una guerra molto più terribile di quelle del passato:
- vengono a recarsi due fronti fin da subito, uno è il fronte occidentale, l’altro il fronte orientale.

Ad entrare in guerra sono (imperi centrali) impero austro-ungarico e tedesco VS la Francia, la Gran
Bretagna e l’impero russo.
L’Italia che faceva parte della triplice alleanza dichiara la neutralità.
L’Italia a partire dal 2 agosto 1914 diventa la grande corteggiata d’Europa. l’Italia viene
corteggiata da entrambi gli schieramenti.
La decisione italiana appare a tutti i contendenti come provvisoria.

La prima ragione per cui non ce una storia condivisa è il fatto che si formano due fronti: quello
orientale e quello occidentale, le due visioni degli storici appartenenti a questi due fronti sono ben
diversi.

Il fronte occidentale
Il fronte occidentale era già previsto che dovesse esserci in una guerra che avrebbe isto impelante la
Francia e la Germania. Il fronte occidentale era quello che correva lungo il confine tra Francia e
Germania.
La triplice alleanza in caso di guerra prevedeva che l’Italia avrebbe dovuto inviare 200.000 uomini
in treno dal nord Italia dal confine tedesco tra Francia e Germania.

Quando la Germania decise di entrare militarmente in guerra non attacco sul confine francese, ma
su quello Belga. Questo è il piano Shlieffen, un piano studiato a tavolino dai tedeschi. Shlieffen era

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il capo maggiore tedesco, ma
quando questo piano venne usato,
lui era già morto, il piano risale al
1905.
Il Belgio era un paese alleato con
la Gran Bretagna. Infatti una delle
motivazioni dell’entrata in guerra
dell’Inghilterra è proprio
l’invasione tedesca del Belgio.

Queste sono le prime settimane di


guerra, è una corsa contro il
tempo. Perché l’obiettivo tedesco
era quello di impedire il
ridispiegamento delle forze
francesi: bisognava attraversare il
Belgio, entrare in territorio
francese e in pochi giorni arrivare a conquistare Parigi. Il Belgio viene travolto, alle sue forze
armate riescono a rallentare le forze tedesche.
In pochi giorni di guerra la Francia si trova ad avere già Parigi minacciata dall’esercito tedesco.
La Francia aveva il più grande esercito d’Europa, non quello più addestrato e rifornito, quello era
quello tedesco.

La prima guerra mondiale viene considerata una guerra di trincea, ma questo primo mese è un
mese di guerra di movimento, di velocità.

Tutto cambia sul finire del 1914, sono mutati i costumi, le tattiche, le strategie.

L’attacco tedesco venne fermato a pochi km da Parigi, secondo alcuni testi addirittura i tedeschi
arrivarono a 35 km da Parigi. Poi vennero fermati sul fiume Enna.

La guerra cambia quando le armi di difesa si riveleranno molto più potenti di quelle di offesa.

Dalla dichiarazione di neutralità all’entrata in guerra dell’Italia

Il 2 Agosto 1914 l’Italia si dichiara neutrale. L’opinione pubblica italiana si divide in due
schieramenti:
- I neutralisti che volevano che l’Italia rimanesse neutrale
- Gli interventisti, coloro che sostenevano la necessità di un intervento italiano nella grande
fornace (la grande guerra viene definita una grande fornace).

L’Italia dichiara la neutralità perché il nostro governo non vede nelle clausole della triplice alleanza
per entrare in guerra insieme all’impero Austro-Ungarico e la Germania.
L’autro-ungheria parla subito di un’ambiguità italiana, inaffi la decisione di neutralità non viene
vista di buon occhio.
A partire dal 2 Agosto 1914 l’Italia diventa la grande corteggiata d’Europa, tutti cercano di
convincere l’Italia ad entrare in guerra.
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Il governo italiano tratta su due fronti:
- sia con le potenze dell’intesa
- Sia con i poteri centrali
Con gli imperi centrali l’Italia più che un intervento militare tratta una benevola neutralità (il
problema poetava anche essere quella di mantenere l’Italia neutrale). l’Italia agli imperi centrali
chiede la restituzione delle terre irredente, cioè le terre non liberate che erano rimaste sotto l’impero
altro ungarico dopo il 1866 (guerra di indipendenza), queste terre erano Trento e Trieste, il trentino
e la Venezia-Giulia. Questi territori erano rimasti sotto il dominio austro-ungarico, seppur si
trattasse di terre che avevano maggior parte italiana. Oltre a questi territori c’erano anche l’Istria e
una parte della Dalmazia (territori che oggi fanno parte della Croazia).
La risposta austro-ungarica alle pretese italiane fu una risposta di sdegno, rigida, non vuole cedere
niente e rimprovera l’Italia di non aver rispettato l’alleanza. La Germania invece aveva compreso
che la posizione dell’Italia era una posizione molto importante anche dal punto di vista strategico,
perciò l’impero tedesco con la sua diplomazia fa delle pressioni su Vienna per farla assumere una
posizione meno rigida.
Con le potenze dell’intesa (Francia ed Inghilterra), l’Italia chiedeva le terre irredente.

L’Italia faceva le stesse rivendicazioni sia agli imperi centrali sia alle potenze dell’intesa.

Queste trattative venivano condotte direttamente dalla monarchia, quindi dagli uomini di fiducia del
monarca e non da Salandra, che era solo messo al corrente dele trattative.

In Italia non c’era piena unanimità su quale parte scegliere per l’entrata in guerra, nel 1914, quando
scoppia la guerra, il generale Pollio, che era un convinto triplicista, sostenitore della triplice
alleanza era il capo di stato maggiore dell’esercito. Egli voleva che l’Italia entrasse in guerra a
fianco degli imperi centrali.
Pollio muore improvvisamente a Torino in un albergo, era un uomo giovane, non malato, in
circostanze misteriose.

L’opinione pubblica italiana si divide in due schieramenti: i neutralisti e gli interventisti.

Tra i neutralisti possiamo ricordare:


- i socialisti: la linea del partito socialista è una linea neutralista, distinta dalla linea dei partiti
socialisti europei. I socialisti si dichiarano neutrali perché sono gli ideali internazionalisti,
pacifisti e antimilitaristi che agiscono in questa scelta, i socialisti ritenevano che la guerra fosse
sempre un danno, la guerra serviva soltanto ai capitalisti per alimentare i mercati e rendere
sempre più forti i confini degli stati. (Né aderire né sabotare, se poi si andava veramente verso la
guerra il rischio di essere traditore della patria era altissimo, perciò restavano sull’idea di
neutralismo senza però sabotarla, come i cattolici )
- i cattolici: Il mondo cattolico italiano era rimasto colpito dall’allontanamento con l’alleanza con
l’impero austro-ungarico, questa era un’alleanza ben vista dalle gerarchie ecclesiastiche. Perciò il
fatto che due paesi cattolici si facessero la guerra tra loro era una cosa inconcepibile. Perciò
volevano evitare la guerra sulla base del pacifismo cattolico che non poteva concepire la guerra
in sé. La chiesa cattolica avrebbe diffuso un documento in cui sosteneva che mai e poi mai si
sarebbe accettata la responsabilità di aver accettato una guerra (se guerra sarà i cattolici faranno
il loro dovere).

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- i liberali giolittiani: erano contrari alla guerra perché seguivano la posizione di Giolitti, che tra il
1914 e il 1915, Giolitti è ancora il leader italiano più seguito ed autorevole. Giolitti era contrario
alla guerra in primo luogo perché riteneva che l’Italia potesse ottenere da Vienna le terre
irredente attraverso delle iniziative diplomatiche senza la necessità di entrare in guerra. Inoltre
Giolitti non aveva molta fiducia nell’esercito, ritenendo che fosse impreparato, ed era anche
diffidente riguardo alle capacita dell’industria italiana di produrre a sufficienza per la guerra.
Dubitava perciò che l’Italia stesse reggere all’urto della guerra che si era già mostrata essere una
guerra di logoramento di uomini, risorse e materiali.

Tra gli interventisti possiamo ricordare:


- i liberali conservatori vicini a Salandra: Salandra era il presidente del consiglio che aveva
apertamente sostenuto le regioni dell’intervento. I liberali conservatori erano favorevoli ad un
intervento italiano a fianco della Francia e dell’Inghilterra. Salandra era la figura più vicina alla
monarchia, che non aveva preso posizione confondendosi con questo dibattito.
- i nazionalisti: Il semplice movimento culturale dei nazionalisti era diventato dal 1910 un
movimento politico effettivo. L’interventismo dei nazionalisti era quello più convinto in Italia,
poiché si pensava che l’Italia dovesse dedicare un proprio ruolo tra le grandi potenze, facendo si
che la guerra costituisse un’occasione da sfruttare per colmare quel ritardo storico che aveva fatto
si che l’Italia avesse formato più tardi il suo paese. L’Italia avrebbe dovuto secondo i nazionalisti
sedersi al tavolo con Francia e Inghilterra, pensando di poter espandere i propri confini nella
parte orientale, pensando di poter ottenere un riconoscimento mondiale. I nazionalisti si erano
raccolti intorno ad un quotidiano “L’Idea Nazionale”, attraverso cui propagandavano le loro idee.
Le idee nazionaliste andavano anche al di la del movimento nazionalista, poiché non era difficile
trovare in alcuni repubblicani e in alcuni socialisti delle idee trasversali.
- i sindacalisti rivoluzionari: All’interno del partito socialista c’erano delle componenti
interventiste e anche ferocemente interventiste. Alla sinistra estrema c’era questo gruppo di
sindacalisti rivoluzionari interventisti di cui aveva fatto parte anche lo stesso Mussolini. Per i
sindacalisti rivoluzionasi la guerra era una guerra che non poteva portare nulla di buono per il
proletariato oppresso in tutti gli stati europei. I sindacalisti erano favorevoli all’entrata in guerra
perché ritenevano che la guerra potesse portare con se una crisi del sistema capitalistico. Sarebbe
potuto essere l’inizio di una rivoluzione dal basso, quindi una situazione da sfruttare.
- Interventismo democratico composto dai socialisti riformisti e i repubblicani: Si distinguono
dal gruppo dei nazionalisti. I repubblicani erano gli eredi delle idee mazziniane dell’800. Anche
una parte dei socialisti riformisti era interventista, quella parte composta da Bonomi e Bissolati.
Questi interpretavano la guerra sostengo che la presente guerra non fosse null’altro che una
guerra tra la democrazia (Inghilterra e Francia) e i regimi autoritari degli imperi centrali. La
guerra doveva essere combattuta in nome della democrazia, se a trionfare strano le democrazia la
guerra sarà giustificata perché il residuo del passato dei regimi autoritari sarebbe stato cancellato.
Questa teoria era politicamente debole perché a fianco della Francia e dell’Inghilterra combatteva
la Russia, uno degli imperi più autoritario, tradizionalista e legato al passato.

Il re aveva una posizione particolare, voleva fondamentalmente la guerra a fianco della Francia e
dell’Inghilterra, anche se non abbiamo documenti che supportano completamente questa tesi.

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Benito Mussolini era un esponente molto importante e rispettato del partito socialista. Egli era
diventato direttore de “L’Amanti”, il giornale del partito socialista. La guerra coglie Mussolini in
questa posizione estremamnete prestigiosa. Mussolini in un primo momento (in una perfetta
coerenza con la guerra di Libia, Mussolini si era fatto arrestare insieme a menti durante una protesta
contro la guerra di Libia) si schiera in una posizione neutralista, sposando la posizione
maggioritaria del partito socialista.
Mussolini con il passare dei mesi comincia a maturare una posizione interventista, ed ad un certo
punto Mussolini nel giornale comincia a scrivere degli articoli sempre più ambigui riguardo alla
posizione del partito socialista ospitando delle posizioni interventiste, ponendo dei dubbi sulla linea
neutralista che il partito aveva mantenuto fino a quel momento. Fino a che non scrisse
esplicitamente che forse era necessario passare da una posizione neutralista ad una interventista.
Questa articolo nel partito crea molti dissapori, e Mussolini viene obbligato alle dimissioni. A
questo punto Mussolini comincia ad esporsi come interventista, fondando un altro quotidiano “Il
Popolo Italiano”, fin da subito questo quotidiano diventa la base dell’interventismo.
Possiamo notare in questo cambiamento il momento in cui Mussolini passa da una sinistra ad una
destra politica.
La vita di Mussolini fu molto burrascosa in questo periodo, egli aveva sposato Rachele Guidi che
molti anni dopo in un intervista nel secondo dopoguerra Rachele aveva detto a questi giornalisti che
Mussolini in questi mesi riceveva a casa delle persone che parlavano francese e inglese, che
portavano molto denaro proveniente dalla Francia. Sembrava che questi agenti avessero iniziato a
fare delle pressioni a Mussolini.

Il 26 aprile del 1915 viene segretamente firmato dalla monarchia Italiana il patto di Londra che
prevedeva lentava in guerra dell’Italia di lì ad un mese, il 26 Maggio del 1915 a fianco di Francia ed
Inghilterra. Ciò in cambio di:
- Le terre irredente (Il trentino fino al Brennero e tutta la Venezia Giulia, Trento e Trieste)
- La Dalmazia
- Parte dell’Istria a una parte dell’adriatico fino al porti di Valona (Albania)

Solo il re e Salandra erano a conoscenza di questo fatto, il parlamento ne era completamente


all’oscuro

Gabriele D’Annunzio, il più importante letterato italiano dell’epoca per quanto riguarda la sua
fama, e fin da subito aveva assunto una posizione interventista diventandone uno dei portabandiera
identificandosi nelle posizioni dei nazionalisti. Proprio Gabriele D’Annunzio chiamò queste
giornate di maggio le “radiose giornate di maggio”.

L’Italia rimaneva una democrazia parlamentare, ma la decisione del patto di Londra era stata presa
direttamente dalla monarchia, il parlamento avrebbe dovuto ratificare il patto di Londra.
La monarchia aveva deciso per tutti, ma a quel punto bisognava convincere e coinvolgere il
parlamento nella decisone, tutto questo in un mese.
Queste “radiose giornate di maggio”, sono giornate di complicatissima situazione politica, l’Italia
conosce una delle sue crisi politiche più importanti ed incredibili.

Il 5 Maggio 1915 si doveva inaugurare un documento sullo scoglio di Quarto, luogo simbolo del
risorgimento italiano da cui erano partiti i mille (Impresa dei mille). Per celebrare questo momento
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era stato scelto Gabriele D’Annunzio, che doveva tenere il discorso di inaugurazione, molti
attendevano un discorso interventista da parte di D’Annunzio. D’Annunzio aveva trasformato tutte
le sue uscite pubbliche in un manifesto dell’interventismo. A questa inaugurazione dovevano
partecipare il re Guglielmo III e Salandra, presidente del consiglio. A questo punto il patto di
Londra era ancora un patto segreto.
Due giorni prima, il 3 Maggio 1915 Salandra e il re chiedono a D’Annunzio il testo del suo
discorso. A seguito dell’esame del discorso di D’Annunzio il re e Salandra decidono di non
partecipare all’inaugurazione. Questo perché si capiva che D’Annunzio era a conoscenza del patto
di Londra dando per scontato l’intervento.

Il 7 Maggio 1915 Salandra a Roma riunisce il consiglio dei ministri (il governo) in una riunione
riservata e li informa per la prima volta del patto di Londra. Non esistono verbali di queste sedute,
non sappiamo esattamente cosa egli abbia detto, sappiamo solo che li ha informati. Salandra alla
fine del consiglio aveva reso noto che il parlamento era convocato per il 20 Maggio.

Il 9 Maggio 1915 Giolitti torna a Roma perché aveva capito che stava accadendo qualcosa di molto
importante. Giolitti stesso scrive nelle sue memorie queste avvenimento, affermando di essere stato
ancora completamente all’oscuro del patto di Londra. Nel pomeriggio Giolitti incontra un ministro
del governo Salandra, Carcano. Giolitti sostiene di essere stato informato da Carcano per la prima
volta del Patto di Londra.
A questo punto le voci divergono:
- Giolitti nelle sue memorie sostiene di aver capito che impegnava soltanto il governo, cioè
Salandra e non la monarchia
- Carcano invece nelle sue memorie scrive che il patto era voluto dalla monarchia e impegnava la
monarchia stessa
Queste sono due cose ben diverse, perché l’impegno italiano in guerra diventava effettivo solamente
se il parlamento avesse ratificato il patto. Invece se il patto di Londra avesse impegnato la
monarchia la decisione sarebbe stata già presa, questo perché nello statuto Albertino c’era scritto
che il re poteva decidere la guerra per supremo interesse nazionale sovrapponendosi al governo e al
parlamento.

Il 10 Maggio 1915 Giolitti a questo punto chiede a Salandra di disimpegnare l’Italia dal patto con
l’Intesa. Giolitti incontra anche il re (sempre a stare a ciò che dice nelle sue memorie) chiedendogli
la stessa cosa.
Il comportamento di Giolitti sembra coerente con ciò che aveva detto.

Il 10 Maggio 1915 la notizia del patto esce dal circolo e raggiunge il parlamento. 300 Parlamentari
inviano a Giolitti il loro biglietto da visita, come per dire che loro erano neutralisti. Perciò il
parlamento dichiara la sua maggioranza neutralista.

Il 11 Maggio Giolitti chiede ufficialmente a Salandra di accettare l’ultima proposta austriaca che
prevedeva che l’Italia non entrasse in guerra e in cambio l’impero offriva all’Italia Trieste, Gradisca
(Venezia giulia), riva sinistra dell’Isonzo (Venezia Giulia) e il Porto di Valona. Rispetto al patto di
Londra mancava solamente il trentino.

Il 12 Maggio D’Annunzio arriva a Roma e tiene un comizio interventista.

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Il 13 Maggio sul quotidiano nazionalista parte una serie di articoli che durerà dal 13 fino al 18
maggi dove il re viene attaccato.
Il 13 maggio cominciano una serie di colossali manifestazioni a favore dell’intervento in guerra.

Il 14 Maggio Salandra si dimette. Il comandante in capo dello stato maggiore Cadorna scrive una
lettera a Salandra dicendogli di non aver capito se si sarebbe entrata in guerra o meno e contro chi.
Il 14 Maggio nel pomeriggio D’Annunzio rivela all’Italia intera il patto di Londra. La folla grida
arte a Giolitti assalendo la casa romana di Giolitti, che viene devastato.

Il 15 Maggio un gruppo di studenti interventisti cerca di fare irruzione nell’atrio di Montecitorio


riuscendoci e devastandolo cercando Giolitti.

Il 16 Maggio il re dopo aver avviato delle consultazioni. Il re respinge le dimissioni di Salandra non
trovando nessuno che volesse andare al suo posto.

Il 18 Maggio Giolitti in incognito abbandona Roma e torna in Piemonte. Gli storici interpretano
questa azione di Giolitti come una resa.

Il 20 Maggio il parlamento vota i poteri straordinari a Salandra. La maggioranza neutralista si era


convertita in interventista.

Il 22 e il 23 maggio vengono decisi i decreti per l’entrata in guerra.

Il 24 maggio l’Italia presenta la propria dichiarazione di guerra, non contro gli imperi centrali, ma
solo con l’impero austro ungarico e non con la Germania.

Giolitti nelle sue memorie ricostruendo tutti la vicenda dice di aver convinto i parlamentari a
cambiare idea. Questo poiché Giolitti riteneva che se fosse andato fino in fondo alla linea della
neutralista sarebbe finita che doveva essere la chiesa a dichiarare la guerra, sciogliendo i parlamento
e facendo crollare la democrazia parlamentare italiana imponendo un evoluzione autoritaria.

Il primo fronte bellico che si apre è sul nostro confine orientale con una parte l'esercito italiano e
dall'altra quello austro-ungarico. Il primo anno di guerra italiano è molto intenso, si svolge sui
territori che l'Italia pretendeva dall'Austria (Venezia Giulia e Trentino).nel 1915 fino al 2 dicembre
si combattono quattro battaglie sulla riva del fiume Isonzo, cinque verranno combattute l'anno dopo
con l'obiettivo di liberare la città di Trieste e quella di Gorizia. Già a partire dal giugno del 1945
inizia una guerra sanguinosissima: l'esercito è impreparato, Cadorna lamenta la mancanza di
artiglieria. Il piano era di minacciare l'Austria con una strategia di urto sul confine, che però non
funziona fatto per la asperità del territorio.l'Austria denuncia il tradimento dell'attrice
alleanza.all'inizio del 1916 lo Stato maggiore austriaco mette appunto la spedizione punitiva. Il
1945 vede all'offensiva l'Italia e difensiva l'Austria.l'Italia in mano l'iniziativa della guerra. Nel
1916 le cose cambiano. Il primo successo italiano avviene con la conquista di Gorizia.nella
primavera del 1916 le cose iniziano a cambiare, l'esercito austriaco prepara l'offensiva, la
spedizione punitiva, comandata dal generale Konrad , già conosciuto per il suo odio contro gli
italiani italiani italiani italiani e la sua posizione contrastante. La spedizione viene arrestata all'inizio
dell'estate del 1916 e l'Italia avanza abbastanza da conquistare la città di Gorizia. Il 25 agosto del
1916 avviene la dichiarazione di guerra all'impero tedesco da parte del governo di unità nazional, di
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partecipano tutte le forze politiche. Nel frattempo sul fronte occidentale si tiene la battaglia di
Verdun, sul città fortificata francese al confine con la Germania. Nel 1916 la Germania manca per
conquistare la città e il generale Joffre comunica che la città sarebbe potuta essere sacrificata per
organizzare una linea di confine più forte. Il presidente francese Briond fa una conferenza pubblica
in risposta, nominando Verdun come irrinunciabile perché simbolo francese.si combatte per un anno
per Verdun, fino al 15 dicembre, 1 milione di uomini perdono la vita tra francesi e tedeschi. Fu una
delle battaglie più sanguinose, gli attacchi frontali erano stragi.tra il 1916 e il 1917 si combatte sul
fiume Somne con iniziativa francese. In questa battaglia al finire del 1916 compaiono i primi carri
armati, mezzi che appoggiano la fanteria come riparo (aerei leggeri, di lamiera e compensato).

Il 1916 si chiude con la morte di Francesco Giuseppe, imperatore dal 1848, un lunghissimo regno.
Francesco Giuseppe muore il 21 Novembre 1916, a succedergli è Carlo I, nuovo imperatore
d’Austria. Carlo I era figlio di Ottone, il fratello di Francesco Ferdinando morto a Sarajevo. Carlo I
eredita questa situazione di guerra e per ragioni legate alla sua formazione intimamente cattolica.
Egli guardava con grande dolore alla guerra in corso e fin dalle prime settimane dell’impero Carlo I
si fa promotore di una serie di iniziative segrete che avevano come obiettivo il raggiungimento della
pace. Carlo I è uno dei protagonisti dell’offensiva di pace portata avanti non solo dall’imperatore
ma anche da papa Benedetto XV che avrebbe definito la guerra come “inutile strage”.

Il 1917 è l’anno più duro di tutta la guerra.


Questo perché in primo luogo bisogna tenere presente che la guerra si era ormai stabilizzata,
l’equilibrio tra le potenze contendenti pareva impedire qualsivoglia risoluzione breve del conflitto.
Questo fatto agiva su tutti i protagonisti come una consapevolezza molto forte. Inoltre nel corso di
questo anno era venuto meno anche il consenso popolare alla guerra. Il consenso popolare era
svanito ovunque, se ancora nel 1914 e nel 1915 le masse popolari seguivano gli eventi della guerra
e gli arruolamenti avvenivano con grande facilità, nel 1917 si sfuggiva alla leva e su guardava alla
guerra con fastidio e ostilità. Questo rende ancora una volta il 1917 l’anno più terribile della guerra.
Si era aggravata la situazione economica in tutte le potenze contenditi nella guerra. Molti alimenti,
prodotti non si trovavano più. In tutti i paesi coinvolti si moriva di più, la mortalità infantile si era
impennata, le cure mediche non erano più le stesse. Per chi la guerra la faceva le condizioni
sanitarie ad esempio erano ancora più terrificanti.
Insieme al 1916 il 1917 è l’anno più sanguinoso di tutta la guerra, si combatteva con un dispendio
di forze e tecnologia con grandi offensive militari in tutti i fronti.

Questo è anche l’anno della svolta perché vengono a determinarsi due eventi che cambiano la
guerra:
- Gli Stati Uniti entrano in guerra.
- Si ritira dalla guerra la Russia a partire dal dicembre del 1917 a seguito di uno sconvolgimento
interno, cioè la rivoluzione russa. A seguito della rivoluzione comunista la Russia esce dal
conflitto, Lenin aveva fin da subito posto nel suo programma politico la fuoriuscita della Russia
dalla guerra, ed una volta che Lenin completa la sua rivoluzione la Russia fuoriesce dal conflitto.
Con la fuoriuscita della Russia dal conflitto viene a meno il fronte occidentale della guerra fatto
si che le forze armate Austriache si spostassero sul fronte italiano.

L’entrata in guerra degli Starti uniti a fianco di Francia, Inghilterra e Russia (insieme all’intesa)
cambi radicalmente la guerra. Gli USA entrano in guerra con Wilson che è presidente dal 1916 che
porta gli USA in guerra. Gli USA USA deciso di entrare nel conflitto il 6 aprile 1917 dichiarando
guerra agli imperi centrali (impero austro ungarico e impero tedesco). Gli Stati Uniti d’America
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fino al 1915 prevale la posizione di tipo isolazionista, cioè si pensava che gli Stati Uniti d’America
non avessero nessun punto a favore per entrare in guerra. Nonostante cio avevano rifornito
l’Inghilterra di materiale di qualsiasi tipo, anche bellico. Questa era una neutralità con un aspetto
benevolo nei confronti dell’Inghilterra. La Germania aveva sviluppato non solo un imponete flotta,
ma nel corso della guerra stessa aveva costituito un imponente flotta di sottomarini, battelli
sommergibili che attaccavano sia le navi militari che quelle mercantili. La guerra sottomarina
tedesca aveva l’obiettivo di isolare la Francia e l’Inghilterra dal rifornimento da parte degli Stati
Uniti. La guerra sottomarina era diventata un aspetto decisivo della guerra, inoltre i sottomarini
diventano sempre più potenti definiti “oceanici”, cioè che potevano stare settimane e mesi senza
attraccare. La guerra sottomarina tedesca aveva portato grandissimi danni. Nella prima parte della
guerra attaccavano con una tecnica chiamata “branco di lupi”. Circondavano le navi in gruppi di 4/5
ed una volta emersi dall’acqua attaccavano o con cannoni o con siluri. Il governo americano
protesta con il governo tedesco che pero risponde che se gli stati uniti avessero continuate a
rifornire l’Inghilterra la Germania si sarebbe travata costretta a continuare ad affondare le navi
americane.

Il 7 Maggio del 1915 viene affondato a chi chilometri dalle coste inglesi un transatlantico inglese
chiamato Lusitania. La nave è inglese ma molti dei sui cittadini erano americani, morirono 1198
persone di cui 128 cittadini americani. La protesta del governo americano è questa volta fortissima.
I tedeschi sospettassero che il Lusitania stivasse materiale bellico e avevano anche minacciato di
affondare la nave. Nonostante le minacce e la presenza di un documento che avvertiva gli americani
della decisione tedesca gli americani decidono comunque di far partire la nave con un sistema di
protezione da parte delle navi inglesi. La nave attraversa tutto l’atlantico, quando arriva in
prossimità delle coste inglesi rallenta per attendere le navi inglesi per aspettare di essere scortati.
Questo era il momento ritenuto più delicato, le navi inglesi non arrivavano e il comandate del
Lusitania ha deciso di arrivare in porto con un andatura a zig zag che rendeva difficile la
localizzazione da parte dei sottomarini. Grazie alle testimonianze delle persone che si trovavano sul
ponte della nave sappiamo che era una giornata splendida, un grande sole splendeva nel cielo a
circa le 10 della mattina, le coste inglesi si vedevano dall’orizzonte. Tutti i membri dell’equipaggio
e i passeggeri erano sul ponte della nave per l’attracco.
I passeggeri della nave videro un siluro che si stava avvicinando alla nave, a 20 metri dalla nave
tutti capirono cosa fosse. In pochi secondi urtò la fiancata della nave e ci fu una grande esplosione
che fece tremare tutta la nave. A questo punto la nave affonda in meno di un’ora.
Il relitto del Lusitania ha rivelato che portava effettivamente armi che con l’esplosione del siluro
crearono delle grandissime esplosioni a raffica.

A partire dall’affondamento del Lusitania l’opinione pubblica americana cominciò a cambiare. La


guerra sottomarina tedesca e l’episodio del Lusitania hanno cambiato l’opinione.

Gli Stati Uniti entrano anche per consolidare l’alleanza politica con l’Inghilterra. Gli Stati Uniti
avevano un interesse molto importante legato ai crediti che avevano concesso a Francia e
Inghilterra. Francia e Inghilterra si erano indebitate con gli Stati Uniti e se avessero perso non
avrebbero potuto risarcire.

Il 1917 è un anno che risulta decisivo

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L’altro evento che viene a essere decisivo è l’uscita della russia dalla guerra stessa che avviene a
seguito della rivoluzione leninista. Lenina aveva messo nel suo programma l’uscita della russia
dalla guerra perché questa non stava andando bene, soprattutto dalla parte orientale, che era stato
messo sulla difensiva. L’esercito russo era l’esercito con il massimo numero di diserzioni.
Il 15 dicembre 1917 quando viene firmato un armistizio tra la russia e la Germania, l’armistizio
viene firmato a Brest Litovsk, che oggi è una città, ma all’epoca era un capo militare trincerato sul
fiume Bug. L’armistizio ferma la guerra sul fronte orientale. I tedeschi si aspettavano questo
accordo, perciò avevano spostato la maggioranza delle milizie sul fronte italiano.
A Brest Litovsk il 3 marzo 1918 si firma il tratto per l’uscita definitiva della russia dal conflitto.
Questo è un trattato che sanciva l’uscita della russia da una guerra prevedendo dii cedere molti
territori alla germania: Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia orientale, Curlandia e anche l’Ucraina,
al quale viene concesso un regime d’indipendenza. La Russia esce dalla guerra come perdente,
dovendo cedere molti territori.

L’ultimo anno di guerra combattuto dal 1917 e il 1918 è caratterizzato da una corsa contro il tempo.
Durante questo anno vediamo gli eserciti degli imperi centrali all’attacco su tutti i fronti, cosa xche
non si direbbe data l’entità di logoramento della guerra. Questo perché volevano finire la guerra a
loro favore prima che gli statu uniti dispiegassero tutte le loro forze.

La disfatta di Caporetto del 1917


In questo contesto matura la disfatta di Caporetto.
Nell’arco di pochi giorni l’Italia si trova sul punto di perdere la guerra ed essere invasa.
Dal 24 al 30 ottobre del 1917 accade questa difatti.
Fino a questo momento il fronte oriental italiano aveva visto orientarsi il nostro esercito (solo il
nostro) combattere con l’esercito austro-ungarico. Un esercito multinazionale, formato da
contingenti di truppe che venivano da tutti i territori, combattevano soldati ungheresi, austriaci, gli
unici che erano sudditi dell’impero ma che erano stati esclusi da quella parte del conflitto erano gli
italiani al di la del confine, quelli del trentino ad esempio, che erano stati mandati a combattere
contro il fronte orientale. La multinazionalità dell’esercito rendeva difficile la comprensione dai
soldati, punto che rendeva debole l’efficienza dell’esercito.
Le truppe tedesche arrivano improvvisamente sul fronte italiano (dal momento che la russia stava
per e la germania ha potuto spostare parte dei reparti dell’esercito tedesco). Viene pianificato
un’offensiva che avrebbe dovuto porre fine a questo fronte, l’offensiva viene preparata
accuratamente e segretamente. I servizi segreti italiani si accorgono subito della presenza tedesca.
I reparti tedeschi avevano un grado di addestramento, abitudine alla guerra, questi reparti erano
molto più temibili di quelli austro-ungarici.

Viene pianificata un’offensiva e il ruolo più importante lo avevano le truppe tedesche. Queste
truppe erano comandate da ufficiali che avevano iniziato a progettare una nuova guerra molto
diversa dalla guerra di trincea statica come era prima, avevano ragionato su un nuovo tipo di guerra.
In particolare i tedeschi avevano contributo delle tattiche militari incestate sull’uso di piccoli reparti
di assaltatori che dovevano avere il compito di assalire e conquistare le trincee avversarie.

L’offensiva tedesca a lungo pianificata si scatena il 24 ottobre. Con “Caporetto” ci si riferisce a


Kobarid (Caporetto, Tolmino) in Slovenia. Il fronte italiano viene subito sfondato, le forze italiane
cedono sotto la pressione dell’esercito tedesco con 40.000 morti solo nei primi giorni e 280.000
prigionieri e 380.000 sbadati, cioè soldati senza più un ufficiale. I danni derivati dall’abbandono di
materiale bellico sono enormi. La stampa riceve la notizia e diffonde delle notizie recenti,
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addirittura in parlamento a Roma non avevano notizie precise di cosa stava accadendo, ma andando
avanti giungono notizie sempre più catastrofiche e confuse, il panico si diffonde in tutta Italia. Luigi
Cadorna, comandante in capo dell’esercito italiano, sapeva che gli austro tedeschi stavano
preparando un’offensiva e l’esercito doveva passare da un esercito offensivo a uno difensivo. Fino a
quel momento l’esercito italiano era stato schierato in modo offensivo, con l’artiglieria in posizione
d’attacco, mentre avrebbe dovuto schiarassi in quel momento in posizione difensiva. Cadorna
avrebbe dovuto immediatamente ordinare il cambiamento di schieramento. Sulla linea di fronte di
Caporetto c’era il generale Capello e ancora oggi non si sa perché il suo schieramento posizionata
sulla seconda armata, non sia passata da uno schieramento offensivo ad uno difensivo. L’rdine di
passare da uno schieramento all’altro arrivò ad un certo punto alla seconda armata, ma fu un ordine
tardivo e il generale Capello non lo seguì, facendo si che al movimento l’attacco delle truppe si
trovassero in una posizione completamente sbagliata.

I tedeschi attaccano in modo molto massiccio con delle bombe a gas nelle prime ore dell’offensiva,
Cadorna nel suo primo bollettino ufficiale deciso di scaricare la responsabilità della caduta del
fronte italiano scendo che dei reparti della seconda armata non avevano combattuto, avevano fatto
sciopero della guerra. Questo non era vero, i soldati di cui parlava Cadrona erano già morti mentre
cercavano di combattere perché avevano aspirato i gas mortali. I tedeschi non avevano intenzione di
combattere come si era fatto fino al tempo. Hevin Hommel, futuro generale importante della
seconda guerra mondiale, sosteneva la necessita di non combattere in modo statico, ma dinamico,
avanzando il più possibile.

Il governo Boselli cade nel corso dell’offensiva di Caporetto e il 30 ottobre 1917 nasce il governo di
Vittorio Emanuele Orlando. Gli eventi di Caporetto hanno conseguenze importanti: Cadorna viene
dimissionato dal ruolo di comandante di stato dell’esercito e sostituito da Armando Diaz, che
assume un comportamento opposto a quello di Cadorna. Il primo era molto duro nei confronti dei
soldatini. Volte una volta accusati di tradimento li fucilava.

Nel corso del 1918 noi assistiamo al crollo degli imperi centrali, in germania viene ad aprirsi il
fronte interno (la popolazione non accetta più le imposizioni dovute alla guerra) che inizia a
crollare. Sul versante italiano dall’autunno del 1918 comincia un’offensiva guidata da armando
Diaz, che prende il nome di battaglia di Armando Veneto, prima battaglia in cui assistiamo ad un
aiuto da parte della Francia e Inghilterra. Gli imperi centrali vengono sconfitti e a Villa Giusti,
Padova, il 3 Novembre 1918 viene firmato un armistizio a favore dell’Italia. Il 4 novembre 1918
Armando Diaz firma il bollettino della vittoria.

Al termine della prima guerra mondiale vengono a meno tutti gli imperi:
- Crolla l’impero tedesco e la Germania diventa una repubblica che si stabilizza nella città di
Weimar, poiché è questo il luogo dove è stata firmata la costituzione. Inoltre Guglielmo II viene
mandato in esilio
- Crolla l’impero austro ungarico che si divide in piccoli stati tra cui: l’Austria, l’Ungheria, la
Cecoslovacchia e la Iugoslavia.
- L’impero turco (impero ottomano) crolla
- Crolla anche l’impero russo a causa della rivoluzione leninista cdel 17 che pone fine all’impero
zarista.

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L’esito più significativo ed eclatante è il crollo degli imperi.
L’impero inglese non perde il suo impero, ed anzi lo rafforza. La parola “impero” in riferimento
all’Inghilterra ha un significato diverso, poiché fa riferimento alle dominazioni coloniali. È un
impero territorialmente non compatto, è un impero economico e mercantile. Invece i 4 imperi citati
prima sono considerati dei veri e propri imperi in quanto erano territorialmente molto compatti.

Per quanto riguarda la Germania assistiamo ad un collasso interno, l’ultimo anno di guerra è
caratterizzato da un complesso di scioperi e manifestazioni che iniziano a bloccare anche la
produzione bellica tedesca. È il fronte interno quello che crolla per quanto riguarda la Germania.

Una delle rivendicazioni ad opera di partiti nazionalisti della germania sta nel fatto che sostenevano
che la germania avesse perso la guerra solamente a causa dei disordini interni, non sul fronte
militarmente. La repubblica di Weimar nasce debole perché in Germania non c’è un sentimento di
sconfitta, ma persiste la convinzione che sul fronte i soldati non abbiano perso.

La nascita della repubblica di Walmar: l’armistizio viene firmato l’11 novembre 1819 e il
neopresidente della neonata repubblica tedesca è Friedrich Ebert, un esponente del partito
socialdemocratico.

La conferenza internazionale per decidere i trattati di Pace


Il 19 gennaio del 1919 si apre a Parigi la conferenza della pace, la sede in cui vengono firmati i
trattati di pace.
Per la prima volta noi assistiamo alla partecipazione di un presidente americano (Wilson) ad una
conferenza di pace di questo genere. Questo presidente disegnava il nuovo assetto europeo da una
posizione particolare che ha portato un atteggiamento protagonista in questa situazione. Egli
partecipa ad una conferenza che avrebbe dato vita ad una nuova Europa. Non a caso gli storici
definiscono “il secolo americano” il 1900 proprio per esprimere la rilevanza che gli USA assumono
nel corso di questo secolo.
Wilson di fronte al senato americano alcuni mesi prima che la guerra finisse aveva tenuto un
discorso (il celebre discorso dei 14 punti) dove aveva elencato tutti i punti di cui si trattava di tenere
conto nel ridisegnare il nuovo assetto dell’Europa e del mondo.
Wilson si presenta a Parigi con una propria agenda, avendo già fissato dei punti sulla base dei quali
bisognava ridisegnare l’assetto europeo e mondiale.

Wilson avendo fatto un’analisi di come si era giunti alla prima guerra mondiale, tutti i 14 punti sono
metodi per evitare che l’assetto nascente dai trattai di pace potesse provocare un’altra guerra.
I più rilevanti tra questi 14 punti erano:
- Garantire il rispetto della nazionalità e dei principi democratici: Wilson era consapevole che nei
trattai di pace bisognava prendere in considerazione le questioni territoriali, questo andava fatto
sulla base del rispetto dei principi democratici e rispetto del principio di nazionalità.
- Wilson riteneva che fosse molto importante dare vita ad un organismo sovranazionale in grado di
dirimere le controversie tra gli stati, evitando nuove guerre, da questo nascerà la Società delle
Nazioni.
- Dovevano essere eliminati gli accordi segreti tra gli stati.
- Limitare la corsa agli armamenti da parte dei vari stati, un’altra delle condizioni della prima
guerra mondiale.
- Invocava la libertà dei mari, libertà di commercio (impronta liberistica in senso economico).
- Eliminazione delle barriere doganali (impronta liberistica in senso economico).
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Wilson si presenta alla conferenza con una sorta di vademecum per indirizzare la conferenza stessa.

Le altre personalità che partecipano alla conferenza di pace e che si distinguono in essa sono:
- Wilson, presidente degli USA
- Lloyd George, primo ministro inglese che rappresenta l’Inghilterra
- Clemenceau, presidente francese che rappresenta la Francia.
Questi ultimi due sono i veri protagonisti dei trattati di pace. Accanto a Inghilterra e Francia come
vincitore partecipa anche Vittorio Emanuele Orlando, presidente del consiglio italiano che
rappresenta l’Italia in queste delicatissime trattative.
Gli sconfitti verranno chiamati soltanto a ratificare i trattati (quindi non troviamo la Germania, non
troviamo l’impero austro ungarico).
Vittorio Emanuele Orlando diversamente da Lloyd George e Clemenceau si troverà in situazioni più
scomode e dovrà sottostare alle decisioni dei due. Inoltre si verifica anche uno scontro acceso tra
Orlando e Wilson.

Le condizioni di pace imposte alla Germania


Sono imposte perché non c’è nessun esponente tedesco in Germania. La repubblica di Weimar è la
repubblica che deve accettare il trattato di pace che avrebbe portato grandissimo malcontenti in
Germania.
La Germania era stata accusata dai vincitori di aver causato la guerra, quella maggiormente
responsabile. Questo forse perché a Vienna prevaleva l’idea di una guerra locale contro la Serbia,
invece a Berlino già c’erano piani europei di guerra.

Il trattato di Versailles
Il 28 giugno 1919 (la data non è un caso, che evoca l’inizio della prima guerra mondiale) a
Versailles (luogo dove venne creato l’impero tedesco dopo la guerra franco-prussiana quando venne
creato il II Reich) viene firmato il tratto di Versailles.

Il trattato di Versailles viene spesso citato come una delle cause della seconda guerra mondiale,
questo perché il trattato impone delle condizioni di pace che per la Germania erano difficilissime da
sostenere. Questo creò grandissimi malcontenti a riguardo, soprattutto nella repubblica di Weimar.
Hilter stesso durante l’inizio della sua campagna politica criticò il trattato di Versailles.

Il trattato prevedeva:
- La restituzione alla Francia dell’Alsazia e della Lorena
- Il bacino carbonifero della Saar (regione molto importante dal punto di vista delle risorse
minerarie presenti, erano delle miniere di carbone) viene requisito e posto sotto il controllo delle
potenze alleate (Francia e Inghilterra). Questo bacino doveva rimanere alla Francia e
all’Inghilterra per 15 anni, alla fine dei quali ci sarebbe stato un plebiscito che avrebbe deciso il
da farsi.
- La Germania perdeva dei territori di frontiera che vengo attribuiti al Belgio, alla Danimarca e alla
Cecoslovacchia (nuovo stato appena uscito dalla rottura dell’impero).
- Il controllo delle potenze sulla riva sinistra del Reno.
- Tutto il territorio della Renania (al confine tra Francia e Germania) doveva rimanere
smilitarizzato.

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- Tutte le colonie tedesche vengono ripartite tra Francia, Inghilterra e Giappone (potenza che entra
in guerra ad un certo punto a fianco di Inghilterra e Francia). l’Italia aveva cercato di inserirsi in
questa spartizione ma sempre successo.
- L’esercito tedesco viene ristretto a 100.000 uomini.
- Viene spartita tra Francia ed Inghilterra la flotta militare tedesca
- L’armamento del nuovo esercito tedesco non doveva prevedere armi pesanti
- Indennizzo in denaro che la Germania avrebbe dovuto mettere a vantaggio di Francia e
Inghilterra (e anche nei confronti degli altri paesi che avevano subito) sotto la voce “riparazioni
di guerra” per l’ammontare di 132 miliardi di marchi in oro. Si prevedeva che la Germania la
pagasse in 30 anni, cosa che per la Germania sembro impossibile infatti ricordarono quanto fosse
impossibile, da parte tedesca si sostenne che non sarebbe bastato un secolo.
- La città di Danzica che apparteneva alla Prussia orientale, una città prevalentemente tedesca per
costumi ecc. A Danzica viene dato lo statuto particolare di “città libera”, uno statuto particolare a
cui si ricorreva quando la città è contesa tra due diversi stati (che in questo caso erano Polonia e
Germania). Questa situazione fece indignare molto la Germania, anche perché chiedessero anche
una striscia di terra che collegasse la Germania alla città. Questa richiesta venne negata e diventa
una causa prossima alla seconda guerra mondiale.

Questo è un trattato che crea un sacco di malcontenti all’interno della Germania, venendo a crearsi
una situazione molto difficile. Molte forze politiche protestano: i nazionalisti, i militari, tutti coloro
che sostenevano che la Germania non fosse stata sconfitta nelle trincee.

Molti storici hanno sostenuto che un trattato di questo genere indeboliva quella repubblica
democratica che la Germania stava provando ad instaurare. Questo perché la repubblica
democratica in vigore nel periodo del trattato dovette ratificarlo e andrò in contro a grandissimi
malcontenti.

La crisi che la Germania dovette affrontare dopo la guerra dal punto di vista economico fu
difficilissimo ed è in questo momento che il partito nazional socialista trovò spazio per crescere.

L’Italia cerca di inserirsi in queste trattative chiedendo il rispetto del patto di Londra (il patto che
l’Italia firma un mese prima di entrare in guerra che prevedeva una serie di acquisizioni territoriali
tra cui Trento e il Trentino, Trieste e la Venezia-Giulia ecc.). Orlando scopre che non c’era la
volontà di rispettare il patto di Londra soprattutto da parte di Wilson.
Il problema fu il punto di vista di Wilson che alle richieste italiane fa due obiezioni:
- Il patto di Londra non era stato firmato dagli USA
- Wilson sosteneva che il patto di Londra era stato superato dagli eventi, questo perché nella
regione dei Balcani si era formata la Iugoslavia. Perciò le richieste italiane per quanto riguardava
l’Istria e parti della Dalmazia non erano più esaudibili.

Orlando si scontra con la delegazione americana e l’Italia minaccia di non ratificare gli altri trattati.
Questa presa di posizione blocca i lavori, infatti il 24 aprile 1919 la delegazione italiana decide di
abbandonare i lavori. Questo successe perché durante le trattative Wilson si rivolse direttamente al
popolo italiano dicendo “i vostri governanti hanno delle richieste impossibili da esaudire”, questo
appello fece sentire Orlando scavalcato e perciò prese la decisione del 24 aprile.

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Dall’altra parte tutta l’Italia chiedeva a gran voce la città di Fiume. Da parte italiana si chiede
l’annessione ma in realtà questa città non era menzionata nel patto di Londra perciò non aveva
senso richiederla.

Trattato di Saint-Germain
Viene ratificato il 10 settembre 1919, è un trattato molto importante perché è il trattato in cui
vengono presentate le condizioni di pace all’ex impero austro ungarico tra cui il più importante fu lo
smembramenti dell’impero austro ungarico che deve cessare di esistere perché nascono dalle sue
ceneri dei nuovi stati (l’Austria diventa una piccola repubblica e viene separata dall’Ungheria e
nascono altri stati indipendenti tra cui la Cecoslovacchia e Iugoslavia).
Le richieste furono:
- all’Italia viene attributo il trentino e l’alto Adige fino al passo del Brennero (Trento)
- Viene riconosciuto il territorio della Venezia Giulia (Trieste)
- all’Italia viene riconosciuto il territorio dell’Istria e alcune isole della Dalmazia
L’Italia ottiene molto di ciò che aveva chiesto nel trattato di Londra. Alcuni territori che l’Italia
chiedeva erano stati invece inglobati nel territorio Iugoslavo, perciò non viene attribuito nulla di
questi territori.
Per quanto riguarda Fiume, una città che si torva in Istria, non viene attribuita all’’Italia.

- All’Austria viene fatto esplicito divieto di unirsi in futuro alla Germania, il trattato di Saint-
Germain prevedeva il divieto di anschluss (annessione) dell’Austria alla Germania.

Trattato di Sèvre
Viene stipulato in una località vicina a Parigi il 10 agosto del 1920. Il trattato pone fine all’impero
ottomano. Quito è il trattato di pace che viene imposto alla Turchia, che pone fine all’Impero
Ottomano, il quale si riduce territorialmente alla Turchia. Questo è un trattato che tra le altre cose dà
una sistemazione anche deo medio oriente.
L’impero ottomano subisce una serie di restrizioni territoriali:
- i territori continentali presenti nella aerea balcanica tra cuiTracia orientale e molte isole vengono
attribuite alla Grecia
- Le isole di Rodi e del Donecaneso vengono attribuite all’Italia.
- L’Armenia viene dichiarata indipendente, stessa cosa per il Kurdistan
- Vengono create nel medio ordinate due zone di influenza, la prima da parte inglese, che
comprendeva l’Iraq, la Palestina e Transgiordania, sotto l’influenza francese appartenevano Siria
e Libano. Questi territori vengono smilitarizzati e posti tutti sotto il controllo internazionale.
- Il territorio dell’impero viene ridotto alla sola Turchia e la capitale rimane Istambul.

Durante la prima guerra si crea per alcuni mesi un fronte negli stretti, dove combattono gli inglesi
con alcuni alleati (soprattutto australiano) con l’impero turco. Wiston Curchill, ministro della
marina inglese, volle che venisse fatto uno sbarco per conquistare gli stretti. Questo sbarco viene
fatto e per alcuni mesi si combatte in una strettissima fascia di territorio. A causa di questa decisione
Curchill venne costretto alle dimissioni.

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Trattato di Neuilly
Questo è un trattato che viene firmato il 27 novembre 1919 sempre vicino a Parigi con la Bulgaria.
Questo conteneva restrizioni territoriale per la Bulgaria come per esempio la Bulgaria perde il suo
sbocco sul mar Egeo.

Trattato di Trianon
Approvato il 4 giugno 1920, che prevedeva la nascita dell’Ungheria come stato indipendente.
La grande Ungheria cede Romania, Iugoslavia e Cecoslovacchia.

Francia ed Inghilterra escono veramente vincitrici dalla guerra arrivando a realizzare la maggior
parte dei loro obiettivi.

Molti dei 14 punti di Wilson non vengono osservati, oppure solamente in parte. Come ad esempio il
rispetto di autodeterminazione dei popoli. Per il resto i trattati segreti continuano ad esserci, la
società delle nazioni nasce debole e senza gli stati uniti. Gli obiettivi di Wilson non si possono
considerare raggiunti.

L’Italia è forse il paese che esce peggio dai trattati di pace, che vede solo in parte la realizzazione
del patto di Londra, la delegazione italiana entra anche in urto con le altre potenze vincitrici. In
Italia la ricezione dei trattati di pace è molto negativa tanto che D’Annunzio nel corriere della sera
USA l’espressione “Vittoria sei mutilata”, che fa nascere l’idea della vittoria mutilata. Questo
giudizio riguardava soprattutto la città di fiume che pero diventa giudizio negativo dell’Italia intera
ai trattati di pace.

La rivoluzione russa

Il grande antecedente della rivoluzione russa è la rivoluzione del 1905 che per moltissimi aspetti
anticipa la rivoluzione del 1917.

Anche l’impero russo a partire dalla fine dell’ottocento e dai primi del 900 viene ad avere molti
motivi di crisi.
I cittadini russi spesso si differivano in:
- Gli slavofili sono coloro che ritenevano che la Russia non avesse nulla da impararti
dall’occidente. Uomini molto tradizionalisti.
- Gli occidentalisti erano coloro che rimarcavano alcuni motivi di arretratezza, che si dicevano
favorevoli ad un processo di modernizzazione dell’impero russo. Sostenevano che la Russia
dovesse aprirsi all’occidente.
Si tratta di contrasti interni che sono presenti perché già is vivevano momenti di crisi nell’impero.
Molti avvertivano come arretrato l’impero russo. D’altra parte l’impero era rimasto assolutista, era
l’impero presente in Europa più assolutista.

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Il primo elemento di crisi è l’arretratezza russa, ci troviamo di fronte ad una formazione statuale
caratterizzata da una grande arretratezza da un punto di vista politico, sociale ed economico.
Quando si usa questa espressione con riferimento all’impero si fa riferimento ad un’arretratezza che
riguarda gli ambiti fondamentali attorno ai quali l’impero si articolava.

• L’arretratezza dal punto di vista politico: quello dell’impero russo è un sistema autocratico,
un’autocrazia, cioè tutto il potere è nelle mani di una persona, che è per l’appunto lo Zar. In
particolare Alessandro III, Zar di tutte le russie dal 1881 al 1894 e Nicola II zar dal 1894 al 1917.
Il potere era fondamentalmente circoscritto allo Zar e alla sua famiglia, che era quello dei
Romanov. Inoltre il dissenso politico era criminalizzato, veniva fatto uso di persecuzione politica.
Esistevano partiti segreti che venivano fatti oggetto di una persecuzione sistematica da parte della
polizia segreta russa (Ochrana). I partiti segreti presenti erano: il partito socialdemocratico
(partito fondato nel 1898 che guardava ai contadini russi) e il partito socialista rivoluzionario,
questi erano partiti che gestivano un grande malcontento presente da parte dei contadini e degli
operai che sfociava in proteste segrete. Infine il partito costituzionale democratico (partito dei
cadetti, dall’acronimo KD), l’unico partito tollerato dal potere zarista, che rappresentava la
borghesia russa, un’entità poco sviluppata. Questo partito chiedeva una modernizzazione
dell’impero. In Russia dal 1880 viene criminalizzata la presenza degli ebrei, che vengono accusati
di tutta una serie di iniquità, in realtà basate su falsità, ad esempio la crisi economica veniva
attribuita agli ebrei che venivano accusati di arricchirsi alle spalle del popolo. A partire da questo
momento iniziarono i pogrom: l’attivata politica indica il popolo ad attaccare violentemente gli
ebrei mentre la polizia lascia fate. Queste grandi massacri venino compiuti a partire dalla fine
dell’800.
• L’arretratezza dal punto di vista economico- sociale: L’economia russa era fondata
sull’agricoltura, arretratissima, non ancora meccanizzata. I contadini russi vivevano delle
condizioni di miseria terribili, ancora di carestie che spesso e volentieri giacevano si che questi
soffrissero la fame. Inverni in cui ogni anno morivano a causa degli inverni russi. Quei il 90% da
popolazione russa era costituito da contadini. Negli ultimi decenni dell’800 era stato avviato dagli
zar un imponente processo di industrializzazione che pero non aveva modernizzato il paese.
Questo perché era un'industrializzazione che si era sviluppata non per ovviare ad una domanda
interna, ma era avvenuto in primo luogo con capitali stranieri, capitali francesi, inglesi tedeschi e
italiani, su decisione dello zar, che aveva come unico obiettivo la potenza dell’impero. Questa
industrializzazione fondava degli elaborati che venivano venduti all’estero, che non aiutava in
nessun modo il popolo. Questa era un’industria pesante, composta da ferro e acciaio, prodotti non
pensati in uno sviluppo che avrebbe dovuto avere delle ricadute sul popolo, ma venire usate per
creare armamenti. Queste industrie avevano creato un grande proletariato russo che lavoravano in
queste industrie senza diritti o tutele. Alla fine dell’800 accanto alla miseria dei contadini
troviamo la miseria del proletariato urbano. Dal punto di vista sociale era presente un
analfabetismo che riguardava gran parte della popolazione con percentuali che superavano il 70%
della popolazione. Inoltre nell’impero era presente il più alto tasso di mortalità infantile.

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Nel 1904 era scoppiata una guerra tra Russia e Giappone prevalentemente a livello navale. La flotta
giapponese è nettamente superiore. A Pietroburgo nel gennaio del 1905 avviene una grande
manifestazione che la polizia zarista cerca di reprimere nel sangue. la situazione degenera e
vengono salite caserme ed armerie. Lo zar non può schierare l’esercito ad oriente per contrastare i
giapponesi.ecco che i soviet danno ordine alla protesta.
Soviet è un termine che indica un'assemblea popolare che si forma spontaneamente dal basso per
discutere varie problematiche. i soviet si formano ad esempio nelle fabbriche: gli operai danno
soluzioni relative al problema del lavoro in fabbrica togliendo potere agli industriali. Presto se ne
formano anche nei quartieri, nelle fabbriche e nelle campagne, proprio perché i soviet sono
"consigli" che si formano dal basso.
La situazione impone allo zar di venire a patti con i soviet degli insorti. nel dicembre del 1905 però
lo zar riesce a richiamare dall'oriente sufficiente reparti militari, che soffocano nel sangue
l’insurrezione. tutte le guide del moto vengono arrestate o fucilate, ma l'insurrezione lascia il segno.
Lo zar dà ragione ai modernizzatori e nasce l'idea di concedere un parlamento. Nel 1906 la Russia
per la prima volta ha un parlamento: la Duma. L'obiettivo è creare un istituzione rappresentativa del
popolo russo per mediare tra lo zar e il popolo. è però un organo consultivo e non legislativo, ma su
base elettiva.
La prima duma è rappresentativa dei soli proprietari terrieri per via dei tre requisiti elettorali lo zar
si scontra sin da subito con la duma nonostante l'assonanza di interessi tra Zar e membri della
Duma. Ecco ecco che lo zar giunge a scioglierla nel 1906. Nel 1907 viene creata una nuova Duma,
che però viene nuovamente sciolta per gli attriti con lo zar. La Duma tende a far richieste allo zar
anziché farsi governare da questo: ecco il problema. A seguito della rivoluzione del 1905 non c'è
solo un tentativo di modernizzazione politica, ma anche uno di modernizzazione economica.

Petr Stolypin È un ministro che dal 1906 e fino al 1911 tenta una riforma agraria che ponesse fine
alle comunità di villaggio. L'agricoltura russa si basa su piccole comunità di contadini che si aiutano
nei lavori agricoli per i quali nessuna singola famiglia di contadini è autosufficiente.è una pratica
tipicamente medievale. Le comunità di villaggio coltivavano una terra che non possedevano per le
esigenze di sopravvivenza primaria indipendentemente dal proprietario terriero. La riforma vuole
permettere ai contadini di acquistare le terre che coltivavano tramite agevolazioni fiscali. Si vuole
creare una piccola borghesia rurale per modernizzare la agricoltura concedendo crediti ai contadini
per acquistare le terre che coltivavano per poter sviluppare nel territorio stimolando la modernità (si
comprerà la aratro meccanico anziché chiedere aiuto al vicino con il bue. La riforma Stolypin ,
riesce. Crea una nuova nuova e più moderna situazione che porta nuovi problemi: nasce un ceto di
contadini agiati: i Kulaki (gli stessi che Stalin deporterà in massa). I Kulaki si arricchiscono
acquistando la terra. Arrivarono a comprare anche la terra dei vicini che non riescono a mantenere
le terre accostate. Sorgono nuovi malcontenti.

La situazione dal 1905 (insurrezioni) non era cambiata, ma si era aggravata:


Nel 1914 -> 160 milioni di abitanti di cui il 70% della popolazione era contadini.

La Russia esportava più della meta del grano russo veniva esportato, la Russia per il suo fabbisogno
interno avrebbe avuto bisogno di importate il grano, nonostante questo il grano veniva esportato.
Ciò significava che la popolazione viveva al di sotto delle soglie minime di sopravvivenza.
Gli operai erano quasi 3 milioni, vivevano a ridosso delle zone industriale che circondavano le città
russe. Gli operai avevano i salari più bassi in Europa, vivendo anche questi in una situazione di

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grave povertà. I salari minimi che avevano li perdevano a causa dell’uso delle multe, pratica molto
diffusa.

Anche dal punto di vista politico il regime zarista non aveva fatto passi avanti: zar dal 1894. Quella
zarista restava un’autocrazia (una delle più dure d’Europa). La famiglia Romanov, che era
frequentata da un monaco: Grigori Rasputin. La figura di un monaco che era un consigliere della
zarina Alessandra; la coppia regale aveva un figlio gravemente malato e Rasputin era stato chiamato
a corte dalla zarina, questo perché sembrava essere un guaritore. Rasputin era riuscito a migliorare
le condizioni di salute del figlio, perciò era entrato particolarmente negli affari, soprattutto nei
confronti della zarina Alessandra.
Rasputin non veniva visto di buon occhio dallo zar.

Rasputin cercava di convincere lo zar ad attuare delle riforme e aveva incominciato a mettersi in
urto con la figura dello zar. Rasputin era giunto a fare una profezia: “se mi ucciderete tuta la Russia
cadrà e cadrà anche lo zar”.
Rasputin viene assassinato da degli ufficiali che frequentavano la corte, c’è chi ha ipotizzato che
fosse lo zar Nicola II ad aver dato l’ordine.

Si erano formati altri partiti:


- rimaneva il partito cadetto (l’unico tollerato che rappresentava la borghesia russa),
- il partito socialista rivoluzionario (clandestino, era un partito populista che si rivolgeva
direttamente al popolo) per i contadini che chiedevano una redistribuzione delle terre,
- il partito socialdemocratico che nel 1903 si era diviso tra : fazione menscevica e bolscevica.
La fazione Menscevica era capeggiata da Plechanov, la fazione moderata che puntava ad ottenere
delle riforme, non cerca una rivoluzione che prevedesse la fine della Russia zarista. La fazione
bolscevica era guidata da Lenin, era la fazione rivoluzionaria de partito, rivoluzione voleva dire
sovvertimento del potere, fine dell’impero zarista, è la fazione minoritaria del partito.

Lev Trotzkij, era state il soviet di Pietroburgo. È un’altra figura il cui pensiero derivava
direttamente da quello di Marx (cosa che vale anche per Lenin), socialisti comunisti rivoluzionari.
Trotzkij era teorico di quella cosiddetta “rivoluzione permanente”, egli sosteneva che l’idea
rivoluzionaria implicava che il potere non dovesse cristallizzarsi in strutture date, la rivoluzione
sarebbe dovuta essere permanente. Trotzkij è uno dei collaboratori più stretti di Lenin.

In Russia nel 1917 Lenin era in esilio, si trovava in Svizzera.

La rivoluzione russa ha due fasi:


- Febbraio del 1917 (Corrisponde al nostro Marzo)
- Ottobre del 1917
In genere quando si parla della rivoluzione di solito si parla della rivoluzione dell’ottobre 1917.

Il febbraio del 1917


Vengono a verificarsi degli scioperi e delle manifestazioni a Pietroburgo, avvenne immediatamente
una repressione da parte dello zar. I militari che vengon chiamati a reprimere la rivolta cominciano
a socializzare con i contadini. Iniziano a formarsi i Soviet (consiglio), il Soviet è una piccola
assemblea che diventa anche pero un centro di governo, coordinamento. Si formano nelle campagne

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e tra gli operai. È un organismo che si era già formato nel 1905, è un tipo di organismo che si
assume il potere direzionale negli ambiti dove andava a crearsi.
Nicola II non vede altra soluzione che l’abdicazione: egli decide di abdicare e dentro la famiglia
regale avviene una sorta di cortocircuito, perché Nicola II abdica a favore del fratello Michele che
rifiuta la corona. La Russia rimane senza zar, il regime monarchico russo implode dall’interno.
Membri moderati della Duma appoggiati dal partito dei cadetti, e anche dai menscevichi (fazioni
del partito social democratico russo in senso riformistico), danno vita ad un nuovo governo.
Questo governo è presieduto da L’vov, un arostorcatcio che accetta di prendere questo governo che
asce provvisorio a causa della crisi politica. L’vov aveva l’obiettivo di occidentalizzare il paese (i
motivi di arretratezza della Russia erano stati visti, considerati, erano noti), continuare l’alleanza
con Inghilterra e Francia continuando ad onorare gli impegni internazionali, tutto questo mentre il
paese è ancora in guerra.

Escluso dal governo della Duma è la parte del partito socialdemocratico a cui faceva riferimento
Lenin e Trotzkij (i bolscevichi, la componente rivoluzionaria del partito socialdemocratico). I
bolscevichi annunciano che se avessero preso il potere avrebbero fatto immediatamente terminare la
guerra

Lenin era stato mandato in esilio dal potere zarista, si trovava in Svizzera. Tra la fine di marzo e
l’inizio di aprile del 1917 Lenin raggiunge la Russia. Per fare questo passaggio Lenin doveva
attraversare il confine orientale controllato dagli imperi centrali, lo lasciano passare perché questi in
primis volevano che la Russia si arrendesse (i tedeschi lo fanno passare inosservato). Nei decenni
successivi molti tedeschi diranno che questo fu il più grande errore che l’uomo tedesco potesse fare.

Lenin torna in Russia ai primi di aprile, il 4 aprile del 1917 Lenin rende pubblico un documento in
10 punti che gli storici hanno chiamato il documento delle “tesi del 4 aprile”, un documento in 10
punti in cui Lenin espone il programma politico dei bolscevichi.
Il programma prevedeva:
- Lenin ritiene che si debba passare dalla fase borghese della rivoluzione alla fase proletaria.
Questa fase contiene un giudizio su L’vov, e sulla sua rivoluzione che Lenin definisce borghese,
non proletaria. È caduto lo zar ma il potere non è ancora nelle mani del popolo. Ciò significa
passare ad una fase in cui viene effettivamente gestito dal popolo, l’organo che gestisce il popolo
sono i Soviet. “Tutto il potere ai Soviet”. Lenin sosteneva che non c’era ancora stata una
rivoluzione socialista (quelle francesi e inglesi sono rivoluzioni borghesi) dove il potere doveva
essere dato al popolo. Per realizzare ciò Lenin decide di trasformare la fazione bolscevica in un
nuovo partito: il partito comunista. La rivoluzione se non ha come risultato il potere nelle mani el
popolo non è completata.
- L’uscita immediata dalla guerra e l’appropriazione delle terre da parte dei contadini
(espropriazione dai suoi legittimi proprietari).

Il proletario è l’operaio che non possiede il prodotto finito, non possiede gli strumenti con cui
lavorano e neanche la materia prima, ed erano infatti anche contadini che non possedevano la terra.
È colui a cui rimane solo la prole.

Lenin rimane isolato dopo aver esposto questo programma perché il governo L’vov non cade.
Nell’agosto del 1917 questo governo debolissimo cade e L’vov viene sostituito da Kerenkij ,
membro del partito social democratico e uomo informante nella fazione menscevica, il quale
rappresentava il popolo molto di più dell’aristocratico L’vov. Si cerca di mettere alla giuda del
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governo un esponente che avesse una base popolare ma più estesa. Il governo Kerenkij si dimostra
molto debole, questo perché Kornilov aveva iniziato ad avviare un processo di controrivoluzione,
un colpo di stato che nella sua intenzione avrebbe dovuto riportare al potere lo zar.

La minaccia Kornilov non coglie nessuno di sorpresa, tantomeno Lenin, infatti nel settembre 1917
quando il colpo di stato viene effettuato, Lenin lo scongiura con i suoi bolscevichi.

La rivoluzione di ottobre
Il 23 ottobre 1917 Lenin decide di rovesciare il governo Kerenskij, il 24 ottobre accade un colpo di
mano di Lenin, chiesi impadronisce del potere. Il 24 ottobre è la data della presa del palazzo
d’inverno (A sapietroburgo) i bolscevichi circondano da prima questo palazzo per poi assalirlo, in
questo palazzo avvenivano le riunioni del governo Kerenskij. La presa del palazzo segna la presa
del potere di Lenin e dei suoi bolscevichi. Lenin istituisce un governo chiamato “consiglio dei
commissari del popolo”, tra i primissimi provvedimenti quello dell’abolizione della proprietà
privata. Questo colpo di mano da parte di Lenin incontra la resistenza delle forze politiche che
avevano sostenuto Kerenskij . Egli deve concedere delle elezioni (nel novembre 1917) per eleggere
un’assemblea costituente che avrebbe dovuto dare alla Russia una nuova costituzione. Per molti
storici questo sembra un errore. Il risultato delle elezioni porto i bolscevichi di Lenin ad essere
sconfitti nelle elezioni, avendo soltanto 165 seggi su 707. Il partito che ottiene più voti è il partito
socialrivoluzionario, il partito che aveva il suo bacino di riferimento soprattutto tra i contadini.

Dopo queste elezioni nel gennaio del 1918 Lenin porta a termine un secondo colpo di stato: con un
nuovo atto di forza egli riprende il potere e scioglie l’assemblea costituente. Lenin voleva gestire
direttamente la rivoluzione ma può fare questo colpo di stato perché i bolscevichi si erano
militarizzati, egli aveva creato un corpo armato chiamato “guardie rosse” che gli consentono di
realizzare questo secondo atto di forza.
A seguito di questo secondo colpo di mano Lenin istituisce nuovamente un governo rivoluzionario
che prende una serie di provvedimenti:
- questi provvedimenti riguardano di nuovo l’abolizione della proprietà privata
- La nazionalizzazione delle fabbriche che vengono messe sotto il controllo dei soviet
- Vengono istituzionalizzati i tribunali del popolo: dei tribunali che avevano il compito di
perseguire penalmente tutti gli avversari della rivoluzione. Essere avversari della rivoluzione (o
“nemici del popolo”) non riguardava un’azione diretta contro la rivoluzione, ma i nemici della
rivoluzione diventano tali per classi sociali, come la borghesia, la nobiltà. I tribunali del popolo
individuano dei nemici oggettivi del popolo e della rivoluzione, cioè delle classi sociali che erano
oggettivamente contrarie alla rivoluzione a prescindere dall’operato dei singoli.
- Nazionalizzazione delle banche, doveva far si che il governo rivoluzionario potesse controllar
direttamente lo stato
- Viene effettuata una separazione netta tra la chiesa ortodossa e lo stato: è l’inizio di una
persecuzione della chiesa ortodossa. Nel regime zarista c’era sempre stata una grande
collaborazione tra il regime e la chiesa, perciò Lenin realizza questa separazione in un primo
momento, perché sapeva di non poter tornare alcun appoggio in quest’ultima, inoltre individua
nella chiesa il maggior nemico del popolo e della rivoluzione.

Il 10 luglio 1918 nasce la repubblica socialista federativa sovietica. Che diventa nel 1922 l’URSS
(Unione delle repubbliche socialiste sovietiche).

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Dopo questo colpo di mano che Lenin porta a termine a partire dall’estate del 1918 comincia una
vera e propria guerra civile. Francia, Inghilterra e USA erano molto preoccupati di ciò che stava
accadendo in Russia, una vera e propria rivoluzione comunista, perciò soprattutto dalla Francia e
dall’Inghilterra vengono inviati consiglieri militari e armi all’appoggio delle guardie bianche.
Stavano preparando una guerra contro la rivoluzione con da una parte le guardie rosse e dall’altra le
guardie bianche.
Giungono in Russia dei contingenti militari inglesi e francesi e viene formato un esercito contro cui
l’esercito di Lenin combatte. In questo periodo Lenin decide di tenere il potere con forza e violenza,
è la cosiddetta “dittatura del proletariato”.
Sempre nel giungo 1918 tutto la famiglia dello zar (Romanov) viene trucidata nei pressi di
Ekaterininburg. I corpi vengono sepolti in una fossa comune, che viene poi rivelata nel 1989.
La decisione viene presa perché si pensava che eliminando la famiglia dello zar si eliminava la
possibilità di ripristinare la famiglia dello zar. La Francia diventa il paese che ospita la nobiltà russa
in fuga dalla Russia.
Il governo rivoluzionario riesce a prevalere contro le guardie bianche ma pagando un prezzo molto
alto,

Tra il 1918 e il 1920 è il periodo del comunismo di guerra.


La guerra civile si conclude nel 1920 con il prevalere delle forze rivoluzionarie.

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