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Gregor von Rezzori.

EDIPO VINCE A STALINGRADO.

MONDADORI De Agostini.

Direttore responsabile: Emilio Bucciotti.


Pubblicazione a diffusione periodica in data 25-10-1985.

Titolo originale: Oedipus siegt bei Stalingrad.

Traduzione di Lia Secci.

Rowohlt Verlag GMBH, Hamburg 1954 1964 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.,
Milano � 1987 Mondadori-De Agostini Libri S.p.A., Novara Edizione su licenza di
Arnoldo Mondadori
Editore S.p.A., Milano 1987.

SCANSIONE DI ANDREA E SERENELLA.

Nell'estate del 1938; mentre il nazismo ha completamente permeato la societ�


tedesca e il mondo sta precipitando verso la tragedia della Seconda guerra
mondiale, il giovane Traugott von Jassilkowski - nobile impoverito della Prussia
orientale - insegue il suo sogno di ascesa sociale. Sotto l'amorevole
tutela di una contessa di mezz'et� impara a vestirsi e comportarsi nel modo giusto,
a frequentare i posti che contano e a corteggiare una giovane aristocratica
di puro sangue ariano,per un matrimonio che possa schiudergli le porte di quel
mondo dorato e affascinante. Ma dove lo porteranno tutti i suoi sforzi e
i sogni di grandezza? Solo a morire a Stalingrado, nella disfatta dell'esercito
tedesco. Scritto nei primi anni '50, quando il ricordo degli avvenimenti
narrati era vividissimo, questo romanzo di von Rezzori presenta gi� la qualit� e la
profondit� di scrittura e di analisi, quella prosa vivida, illuminata
da un'ironia feroce e da un lirismo profondo che ne ha fatto uno dei pi� grandi
interpreti del Novecento.

INDICE.

GREGOR VON REZZORI DI MATILDE JONAS..... 7.

LE OPERE..... 10.

EDIPO VINCE A STALINGRADO..... 14.

CAPITOLO 1..... 21.

CAPITOLO 2..... 36.

CAPITOLO 3..... 43.

CAPITOLO 4..... 48

CAPITOLO 5..... 59.

CAPITOLO 6..... 75.

CAPITOLO 7..... 102.


CAPITOLO 8..... 112.

CAPITOLO 9... 120.

CAPITOLO 10..... 128.

PARTE SECONDA.

CAPITOLO 1..... 143.

CAPITOLO 2..... 153.

CAPITOLO 3..... 163.

CAPITOLO 4..... 176.

CAPITOLO 5..... 204.

CAPITOLO 6..... 210.

CAPITOLO 7..... 238.

CAPITOLO 8..... 243.

CAPITOLO 9..... 262.

CAPITOLO 10..... 271.

CAPITOLO 11..... 293.

CAPITOLO 12..... 305.

CAPITOLO 13..... 338

CAPITOLO 14..... 355

CAPITOLO 15..... 361

CAPITOLO 16..... 365.

GREGOR VON REZZORI DI MATILDE JONAS.

Gregor von Rezzori � nato nel 1914 a Czernowitz (la rumena Cernauti che attualmente
� la russa Cernovcy) quando la citt� era ancora la capitale della Bucovina,
provincia orientale dell'impero austroungarico, ultimo baluardo della civilt�
occidentale affacciato sull'Oriente. Una delle pi� recenti province, essendo stata
fino al 1769 in dominio dei Turchi.
A Czernowitz il padre di Gregor, discendente da una nobile famiglia di origine
siciliana trasferitasi nell'impero intorno alla met� del 1700, era venuto a vivere
da giovane, lasciando la nativa Graz, perch�, appassionato cacciatore, possedeva
una riserva di caccia nei vicini Carpazi. N�, per la stessa ragione, volle lasciare
la Bucovina quando nel 1920, dopo il crollo dell'impero asburgico, la provincia
venne ceduta al Regno di Romania.
Fu cos� che Gregor, cittadino austriaco fin dalla nascita, divenne cittadino
rumeno. Ma Gregor, in realt�, � solo il terzo nome di battesimo del barone Arnulf
von Rezzori, un nome ereditato da un antenato della Bessarabia mezzo greco e mezzo
russo, assunto dallo scrittore, in sostituzione del primo, solo a partire dai
vent'anni, quando, cio�, al nostalgico senso di appartenenza a un'Austria che non
esisteva pi�, trasmessogli dalla famiglia, riusciva a sostituire un autentico amore
per il Paese di cui portava la cittadinanza. Ma nella casa di famiglia in Romania,
a parte il periodo della prima infanzia, peraltro oppressa dalla soffocante
iperprotettivit� materna, Gregor viveva soltanto durante le vacanze scolastiche, in
quanto i genitori preferivano farlo studiare in collegi austriaci piuttosto che
nelle scuole locali. Collegi che doveva cambiare di frequente per i disastrosi
esiti scolastici. Questi continui spostamenti non gli consentirono di integrarsi
con i compagni e rimase sempre un isolato. N� trovava una situazione diversa quando
tornava a casa, ormai estraneo ai coetanei del luogo che lo consideravano uno snob
che studiava all'estero. Trascorse, quindi, una fanciullezza solitaria, che acu� la
sua tendenza all'introversione e il suo carattere introspettivo. Come Dio volle,
nel 1933 riusc� a prendere la maturit� presso un collegio della Stiria e and� a
vivere nella casa della nonna materna a Vienna, dove si iscrisse ad architettura,
desideroso di seguire le orme del nonno, valente architetto viennese, e dove
sperava di poter mettere a frutto quel suo talento artistico che allora si
esprimeva quasi prevalentemente nel disegno. Ma il politecnico lo annoiava e, dopo
un tentativo a medicina, decise di lasciare l'universit� e di seguire la vocazione
artistica. Con la disapprovazione della famiglia, part� da Vienna diretto a
Bucarest dove rimase per quattro anni lavorando, dopo aver assolto il servizio
militare, nel settore pubblicitario di una ditta di cosmetici, come vetrinista.
Torn� a Vienna

nel febbraio del 1938 per trovarla sconvolta dal caos che precedette l'annessione
dell'Austria al III Reich. Poco tempo dopo l'Anschluss, Rezzori si trasfer� a
Berlino, dove rimase fino alla fine della guerra, collaborando come articolista e
disegnatore a riviste di moda. Fu frequentando l'ambiente aristocratico berlinese
che conobbe Priska von Tiedelmann, la donna che nel 1942 diventer� la sua prima
moglie.
Nell'immediato dopoguerra, Rezzori, ex rumeno e apolide senza passaporto, abitava
nei pressi di Amburgo, dove lavorava per la radio sotto gli inglesi e, gi� alla
vigilia degli anni Cinquanta, all'attivit� di giornalista e di curatore di rubriche
radiofoniche di successo, affiancava la collaborazione con la casa editrice Rowohlt
che pubblicher� la maggior parte dei suoi libri, spesso accompagnandoli con i suoi
disegni. Dal 1955 al 1959, scrittore gi� affermato, si trasfer� a Parigi e, pur
continuando a collaborare con diversi giornali tedeschi, cominci� a scrivere
sceneggiature cinematografiche. A questo periodo risale il secondo matrimonio dello
scrittore, che spos� una giovane ebrea, figlia di un critico d'arte, dalla quale
stava per avere il suo unico figlio destinato a morire precocemente. Il matrimonio
dur� soltanto un anno, ma gli strascichi legali per ottenere l'affidamento del
figlio, assegnato dal Tribunale alla madre, amareggiarono per cinque anni la vita
dello scrittore che dal 1960 si era trasferito in Italia, attratto dalla vita
brillante della Roma degli anni Sessanta e dallo splendore di Cinecitt�. Legato
all'ambiente cinematografico dal periodo del soggiorno parigino, Rezzori nel 1962
prese parte al film Vita privata, girato a Spoleto e interpretato da Brigitte
Bardot e da Marcello Mastroianni, impersonando il ruolo del padre dell'attrice
francese. Amico del regista Louis Malle, nel 1966 lo scrittore segu� in Messico la
troupe cinematografica del film Viva Maria, in qualit� di giornalista, traendone il
soggetto per il libro I morti al loro posto!

Pur viaggiando di frequente e soggiornando per lunghi periodi a New York, dove
collabora con alcune riviste, Rezzori, che ha sposato in terze nozze un'italiana,
risiede attualmente nei pressi di Firenze, dove continua a tutt'oggi la sua
attivit� di scrittore e di giornalista.
LE OPERE

�Cosmopolita del mondo di ieri�, come l'ha definito Ferdinando Virdia, Gregor von
Rezzori, pur ripetendo i temi tradizionali della cultura asburgica che hanno
contraddistinto l'opera degli scrittori mitteleuropei della prima met� del
Novecento (quali F. Werfel, J. Roth, S. Zweig, H. von Hofmannsthal, A. Sch�ltzler,
R. Musil), � riuscito a superare il proprio decadentismo e a introdurre nella
letteratura contemporanea le forme storicamente e poeticamente valide della civilt�
asburgica.
Rezzori, infatti, se anche si � fatto interprete della crisi spirituale e della
confusione morale conseguenti al disfacimento dell'impero austroungarico, vissuto
come un'irreparabile rovina, non si � lasciato irretire dalla favola d'oro del mito
asburgico: quella, cio�, che aveva fatto di quel mondo la sublimata dimensione di
una realt� ideale in cui ordine e dignit�, salde virt� e rispetto umano si
affiancavano alla gioia di vivere. Come gli altri scrittori austriaci, Rezzori nei
suoi libri, quasi sempre d'impronta autobiografica, torna di continuo a rivisitare
i luoghi del passato, ma sostituisce alla nostalgia un'ironia che gli consente il
distacco necessario per conservare l'oggettivit� critica e trarre, da quella
specifica esperienza, motivi universalmente validi, pur nel rispetto del
denominatore comune. �Questi uomini che si formarono nell'Impero d'Austria,
afferma Claudio Magris, si sono volti indietro, negli anni della loro maturit�, a
quell'ieri sentito come punto di partenza della loro personalit� umana ed
artistica. Nostalgia o ironia, compiuta descrizione o sfuggente sfondo spirituale
caratterizzano la rievocazione della 'Cacania, come l'ha chiamata Musil; e
nonostante tutte le differenze di temperamento, e magari gli opposti angoli visuali
da cui quel mondo � stato contemplato e rivissuto, esso presenta una caratteristica
fisionomia.� Nella deformazione satirica di Rezzori l'antico impero austroungarico
si trasforma nell'immaginaria 'Magrebinia' delle Maghrebinische Geschichten (Storie
magrebiniche, 1953), trasmesse per radio nel dopoguerra, in cui si rispecchia il
mondo della sua infanzia, un mondo che gi� si configura come artificioso e
inautentico. Dell'anno successivo � il romanzo Oedipus siegt bei Stalingrad (Edipo
vince a Stalingrado, 1954), che si riferisce alle esperienze berlinesi dell'autore
e intende essere un violento attacco nei confronti di una generazione la cui
vacuit� e immaturit� hanno prodotto lo sfacelo di Stalingrado e resa possibile la
follia nazista.
Nel 1958 esce quello che da molti viene considerato il miglior romanzo di von
Rezzori: Ein Hermelin in Tschemopol (Un ermellino a Cernopol). La storia di Tildy,
l'ufficiale dal viso da 'inglese, ultimo erede dell'appena scomparsa monarchia
asburgica, che si batte per l'ordine della verit� e della purezza, eroe
donchisciottesco, � la grottesca vicenda di un uomo sopravvissuto al proprio tempo,
irrimediabilmente tagliato fuori dal presente. Attorno a lui Cernopol, favolosa
ricostruzione della nativa Czernowitz, col suo disordine di valori, babele di
linguaggi, crogiolo di razze e di popoli che coabitano senza integrarsi. Destinato
a essere distrutto dall'ingranaggio di una societ� che nega gli ideali che in lui
si incarnano, Tildy diviene la rappresentazione simbolica di quel principio
ordinatore grazie al quale l'Austria s'illudeva di tener unito l'impero. Un ideale
destinato a rimanere sogno, a dissolversi al contatto con una realt� elusa da
sempre. Ma la storia di Tildy offre allo scrittore anche l'opportunit� di
ricostruire il mondo della sua infanzia; cos�, come ha affermato Magris, �Un
ermellino a Cernopol � la storia o, meglio, la precisa e turbata enciclopedia
dell'infanzia, la ricognizione dei volti, dei nomi, delle figure e degli eventi con
i quali la magia infantile d� un'immagine ai propri indicibili e indefinibili
struggimenti�. Nel 1962, assieme a Idiot-enjuhrer durch die deutsche Gesellschaft
(Guida agli idioti della societ� tedesca), esce Bogdan im Knoblauchwald. Ein
maghrebinisches Marchen, ideale continuazione delle Storie magrebiniche, riprese
successivamente nel 1967 con 1001 (tausendundein) Jahr Magbrebinien, e nel 1972 con
Nette magbrebiniscbe Geschichten. 1001 Jahr Magbrebinien. In seguito all'esperienza
vissuta sul set di Viva Maria in Messico, Rezzori nel 1966 scrive Die Toten auf
ihre Plaetze! Tagebuch des Films Viva Maria (I morti al loro posto!), un romanzo
che rivela i retroscena e le contraddizioni nascoste dietro l'apparente splendore
del mondo del cinema. Del 1976 � i
l romanzo Der Tod meines Bruders Abel (La morte di mio fratello Abele), un ironico
autoritratto incentrato sull'odissea dell'io diviso che si disgrega nel momento
stesso in cui tenta di recuperare la propria identit� attraverso la scrittura. La
scissione ricomposta sulla pagina non � altro, infatti, che un'ulteriore finzione
letteraria. Nel 1978 esce la raccolta di racconti In gehobenen Kreisen (In cerchie
elevate), dedicata al soggiorno italiano e una delle primissime opere scritte da
Rezzori: Graif Zurgaige, Frau Vergangenheit (Prenda il violino, Signora Passato).
Dell'anno successivo � il romanzo Memoiren eines Antisemiten (Memorie di un
antisemita, 1979), ricostruzione della vita di un uomo, dall'adolescenza alla piena
maturit�, attraverso cinque rapporti significativi con persone di razza ebraica
nella Mitteleuropa del primo cinquantennio del secolo. Ma l'antisemitismo di
Gregor, il protagonista della storia in cui � riconoscibile l'autore stesso, non ha
nulla a che vedere con quello criminale dei nazisti. Si tratta piuttosto di una
sorta di diffidenza e di inquietudine nei confronti della 'diversit�' degli ebrei,
una condizione storica e sociale che crea un'ambiguit� nel sentimento: un miscuglio
di attrazione e repulsione, d'odio e d'amore, che contraddistingue ognuno dei
cinque rapporti del protagonista, ciascuno dei quali rappresenta una tappa
fondamentale della sua esistenza, dall'infantile amicizia con un ragazzino ebreo al
matrimonio fallito con una donna scampata alle persecuzioni razziali. L'ultima
fatica di Gregor von Rezzori, dopo Il re disoccupato del 1980, � Breve viaggio
attraverso un lungo cammino, uscito in Germania nell'autunno 1986.
EDIPO VINCE A STALINGRADO

�Il titolo originale del romanzo era Edipo a Stalingrado�, tiene a precisare von
Rezzori, irritato da quel 'vince' voluto dall'editore e del tutto persuaso non
soltanto della sua inutilit� ma soprattutto del carattere fuorviante che pu�
esercitare sul lettore, quasi lo sospingesse su un terreno improprio. �L'Edipo a
Stalingrado � un libro molto violento, prosegue lo scrittore nel corso
dell'intervista che ci ha cortesemente rilasciato, , scritto in odio a quella
letteratura del dopoguerra germanico carica di complessi di colpa. Denso di
allusioni sociologiche e di citazioni usate in senso ironico, il romanzo, che si
avvale di un gergo tedesco intraducibile, vuole essere una presa in giro della Halb
Kultur di dubbio gusto in voga nella Germania nazista ed � stato strutturato come
se fosse un ubriaco a raccontarlo.� Il carattere dissacrante del romanzo, infatti,
diventa apertamente manifesto nelle ricorrenti citazioni letterarie di Rezzori. I
mostri sacri della cultura tedesca, quali Goethe, Hoelderlin, Rilke, Schiller,
vengono chiamati in causa nelle situazioni pi� improprie e banali, in una mirabile
operazione dell'autore tesa a dimostrare quanto il grande patrimonio spirituale
della Germania abbia subito nel corso dell'ultima generazione (quella appunto
coinvolta nelle due guerre) un processo di svilimento, svuotandosi dei suoi valori
pi� alti per rimanere solo il fantasma di una grandezza perduta, ennesimo segno di
un mondo in dissoluzione.
L'universo in cui si muovono i personaggi dell'Edipo � una dimensione nebulosa e
inconsistente dove uomini e cose perdono il nitore dei loro profili per smarrirsi
in un tutto indistinto, irrimediabilmente separato dalla realt� che pare procedere
per un suo corso autonomo, mossa da un deus ex machina che a tratti veste i colori
di un esasperato nazionalismo. Comparse di una rappresentazione, che si esaurisce
nell'epifania del vuoto di una Berlino che � soltanto una grandiosa scenografia
priva di protagonisti, le figure che affollano il Charley bar, cuore degli snob
berlinesi, sono manichini del tutto privi di coscienza che s'illudono di trovare
nel vuoto cerimoniale di gesti ripetuti, ma ormai del tutto privi di significato,
un filo di continuit� con un passato irrimediabilmente perduto. L'etica del vecchio
mondo � tramontata. La trasformazione della societ� ha comportato lo sgretolamento
dell'antica morale lasciando al suo posto un vuoto di valori. Ultimo erede di quel
mondo � il protagonista del romanzo, il barone Traugott Jassilkowski, approdato
nella Berlino degli anni Trenta dal lontano distretto di Pillkallen, seguendo
l'ambizione di scuotersi di dosso la patina provinciale e di farsi strada nella
buona societ�. E se anche in lui, costantemente in bilico tra il vecchio e il
nuovo, sono riconoscibili i segni di una natura irretita nella vacuit� della forma,
pure egli si differenzia dal resto dei frequentatori del Charley Bar per una sorta
di misura interiore che ancora gli consente di distinguere tra 'bene e male,
'giusto e ingiusto'. A differenza di Tildy, il protagonista di Un ermellino a
Cernopol, che lotta per i propri valori e rifiuta il presente, il barone
Jassilkowski si lascia trascinare nella corrente generale, s'immerge nel
contingente, senza per� mai perdere la coscienza della propria condizione, la
consapevolezza della propria scissione. �E il giorno, amico mio, la rivelazione
lampante di ogni mancanza di scopo e di senso. Il mattino insensato e sempre
uguale, dir� a se stesso in u

no splendido dialogo interiore tra le sue parti scisse, [...] oh, miserabile
creatura di paura e di pie menzogne, artista, equilibrista dell'anima, dove
saresti, se non ti conferissi la segreta nobilt� della coscienza della tua
bassezza? Se non stessi accanto a te, eretto, nella tua degradazione, e non te la
tenessi davanti agli occhi? Perch� ecco che cosa sono: la verit� in te. L'angelo
che ti proibisce il paradiso dell'autoinganno. La grande potenza che ti tiene
nell'impotenza. E cos� viviamo in equilibrio, tu e io, e ci saziamo a vicenda con
il reciproco disgusto. E questo, il nulla.�

Il vuoto � quindi la condizione del barone Jassilkowski, come lo � della


generazione che lui rappresenta, ma, a differenza dell'altro, il suo � un vuoto
consapevole di se stesso: e in questo consiste l'eroismo del barone, sul quale lo
scrittore insiste negli ultimi capitoli del romanzo. Conscio che il vecchio e il
nuovo in lui sono due forze che si annullano reciprocamente, egli ha il coraggio di
accettare il proprio destino e di portare la propria scissione fino alle
conseguenze estreme.
A Stalingrado, ultimo gradino della follia, egli si perder� nella sua
inconsistenza: delirio d'onnipotenza che si sfalda nel nulla, ma anche segno di
un'avvenuta trasformazione, lo spegnersi definitivo degli ultimi echi di un mondo
ormai concluso.
MATILDE JONAS.

PARTE PRIMA.

CAPITOLO 1.
Q
u'as-tu fait, � toi, que voil� pleurant sans cesse, dis, qu'as-tu fait, toi que
voil�, de ta jeunesse?

VERLAINE

La conosceva, lei, la gente che s'incontrava regolarmente nel bar di Charley?


Voglio dire i clienti abituali dei nostri tempi, che ci venivano prevalentemente
nel tardo pomeriggio declassando la veneranda bettola a ritrovo pettegolo; non i
radiosi viveurs degli ultimi gloriosi anni venti, i cui graziosi ritrattini
decoravano la parete dietro il banco del bar, quella galleria di gnomi dell'ameno
spirito del divertimento. Quanto a questi, infatti, � ben difficile che uno della
nostra tardiva generazione li abbia visti faccia a faccia, e lo stesso Charley,
anche quando capitava che non fosse ubriaco, ne parlava solo con un certo riserbo e
con una concisione elusiva, come di testimoni di un passato famoso con i quali i
ragazzini del nostro stampo non avevano il diritto di identificarsi. Ogni sfera,
egregio signore, ha i suoi re e i suoi paladini. Potr� individuare quella a cui
apparteniamo noi, dalla stima che riusciamo a conquistarci presso persone come
Charley Schulz a furia di spiritosaggini logore e di mance spropositate.
Be'. Ad ogni modo, pi� di una volta mi sono sforzato di blandire la laconicit�
aristocraticamente riservata di Charley: infatti mi interessavano in modo
straordinario, quei leggendari cavalieri, e sarei stato ben lieto di apprendere
qualcosa sul loro conto. Gi� i loro ritratti stimolavano vivamente la fantasia:
avevano tutta la fantomatica vitalit� delle mezze caricature eseguite con una
routine appena mediocre, capaci di ossessionare per giorni chi le abbia viste in
qualche posto. Naturalmente il giovanotto che a suo tempo le aveva disegnate non
aveva intuito nemmeno lontanamente come gli fossero riuscite bene, anzi, a
meraviglia. E' vero che aveva avuto delle cattive intenzioni, per quanto potevano
permetterglielo le sue limitate capacit�; ma anche la volont� pi� schietta non
basta, per effetti come quelli. l� era in gioco la grazia. Santo cielo, per quanti
Martini dry, che Tom sapeva dosare cos� bene (il mixer Tom, non Tom Mix, come gli
piaceva intercalare facetamente), mi sono incantato a fissare la fenomenale
esemplarit� di quelle teste, che - senza offendere per nulla il nostro senso delle
proporzioni - erano spuntate dai corpiccioli nani come pittoreschi fiori di
magnificenza umana, mirabilmente enormi, gonfie come bolle e delicatamente sfumate
in slavati colori all'acquarello. E le pose da manichini delle figure, aggraziate e
corrette: che rivelazione, negli atteggiamenti! Che precisione infernale, nei
dettagli! I fazzoletti, i garofani agli occhielli, le perle sulle cravatte, come
s'inserivano nell'insieme, completandolo e perfezionandolo! Che cosa esige Hebbel
da un'opera d'arte? Che rappresenti il tutto in ogni singola parte, mi pare.
Ebbene! Del resto, in mezzo, sulla parete, c'era anche il grande specchio.
Chinandosi un po' in avanti, lei poteva incontrare, in mezzo alle sottospecie, la
sua degnissima persona.
Per inciso: non � capitato anche a lei di chiedersi dove siano finiti quei bei
tipi? Infatti non si sono pi� visti in nessun posto. Spariti, svaniti,
volatilizzati. Non mi � mai successo di trovarmene uno, uno solo, a tiro scoperto.
E allora, dove diavolo si erano ficcati? Non potevano essere tutti morti e sepolti!
Perch� non venivano pi� nel Charleys Bar, e che cosa li aveva cacciati di l�?
Avevano, nel frattempo, scelto altre sedi occulte a teatro dei loro festini? Oppure
si erano semplicemente messi in pensione, erano diventati grassi e borghesi,
vivevano del prezioso tesoro dei ricordi e si curavano la prostata? Caro signore,
tutto ci� � molto importante. Si tratta del problema della successione delle
generazioni dei bar, con tutti i suoi aspetti sociologici e metafisici. Io
personalmente sono propenso a credere che un bel giorno (o meglio, una notte) essi
siano stati trasportati collegialmente dallo Spirito dei mondi in un Walhalla
appropriato: una profonda grotta sotterranea scintillante di stalattiti e
stalagmiti color fragola e amaranto. Li, investiti dal gioco magico di cangianti
effetti di luce al neon, stanno seduti in smoking d'argento sopra una piattaforma
girevole, nella quale un bar tutto di plexiglas si muove concentricamente in senso
inverso, come un'eterna catena di produzione di fizz, flip e cobbler. Mille abili
mixer scuotono incessantemente i loro shaker, mille ragazze nude ballano in
dodecaedri pentagonali di specchi ruotanti, e mille sassofoni e minstrel negri
strombazzano senza posa l'Halleluja-, ma il buon vecchio Halleluja, si capisce, non
quella nenia stracca che oggigiorno ci propinano di nuovo in tutte le chiese.
Ma non � degli antichi viveurs che volevo parlarle: a sinistra, in fondo, il
tavolo d'angolo accanto al divano, se lei ricorda, era occupato quasi ogni sera
dagli stessi avventori. Il loro baricentro, il polo spirituale attorno al quale
gravitavano le molecole, era un medico fallito. Lei sa a chi alludo: alto, curvo,
coi capelli grigi, piuttosto malandato; un tipo di intellettuale tubercolotico, ben
fornito di freddure e di sarcasmi. Bene. Si ricorda anche della bionda dal corpo
magnifico che era con lui di solito? Era una ragazza di cattiva reputazione.
Proveniva da un'ottima famiglia, con azioni di fabbriche di obici renane o qualcosa
di simile: ma i genitori vivevano a Berlino.
Erano signori estremamente rispettabili, ormai vecchissimi, che avevano accolto la
tarda erede come una prova imposta dalla mano divina. Il padre, quasi cieco e sordo
per l'et�, era un omino commovente, di una senilit� euforica. La signora mamma,
altrettanto avanzata nella sessantina ma ancora in gamba, era, a quanto si sentiva
dire, una dama dal passato alquanto turbolento. Il carattere allegro risaliva
dunque alla mammina: il rampollo debutt� a quindici anni e mezzo ai t� danzanti sul
roof-garden dell'Eden, e ben presto si sparse la voce che la damigella non fosse
soltanto svelta, ma addirittura frettolosa. Non posso farci niente: a me � sempre
piaciuta molto. Aveva qualcosa di grandioso, che faceva colpo come un oggetto di
lusso, e nello stesso tempo qualcosa di comico, di spassoso. Come dicevo: un corpo
magnifico, un'amazzone dalle forme oltremodo persuasive. Cosce lunghe, fianchi
sottili (ma fianchi, nota bene), et cetera p.p. - del resto: seno bello, tutto
bello. E poi, un viso regolare, forte, ma fine, con una bocca alla Marlene Dietrich
portentosamente truccata al carminio, ma pi� piena, pi� languida e pi� gradevole
delle labbra dure dell'insaziabile diva. E occhi blu-viola, con le ciglia un po'
rade. Spesso inforcava grossi occhiali cerchiati di corno: naturalmente non con le
lenti scure come sono di moda ora per qualsiasi servetta, ma con vere lenti, ben
levigate, di tre diottrie e mezzo. Quando se li toglieva, aveva lo sguardo smarrito
e incantevole delle donne miopi. Particolarmente belli i denti, che metteva
volentieri in mostra, e mani ben modellate, grandi, viziate. Ma era tutta molto
curata, e fresca come un fiore, proprio come chi � cresciuto in stanze per bambini
spaziose e ben arieggiate. Vestiva in modo eccellente, nell'insieme sportiva, in un
certo senso alla Golf-Hotel, eppure vistosa come un'aurora boreale. Posso benissimo
immaginarmi come dovesse mozzare il fiato alle schiere di ragazze in gonna scozzese
e calzettoni, quando passava davanti a loro quel flapper extra, divina

sovrana di tutte le puttanelle. La cosa che colpiva di pi�, nella stupenda


creatura, erano i capelli: una vera criniera leonina, una chioma biondo platino di
un'abbondanza e di un rigoglio che avrebbero fatto invidia a un merovingio. Era
come la coda di Falada, davvero, il vessillo di una natura di purosangue, di
un'essenza fisica barbaricamente esuberante e vittoriosa; e persino le lingue miti
ammettevano senza riserve che non aveva mai fatto il bench� minimo tentativo per
domarla. Lei si che aveva ancora fatto in tempo a conoscere di persona i giovani
gentiluomini del Charleys Bar, a conoscerli bene, anzi benissimo; e dopo la loro
fantomatica scomparsa aveva subito fatto lega con la nuova ghenga diventando un
rocher de bronze del Giro, del Jockei, del Quartier Latin e di tutti i cocktail
parties organizzati dagli attach�s jugoslavi e peruviani. Ma con l'andar degli anni
non si sentiva pi� tanto su di giri. Magari erano solo i tempi in generale, un
certo irrigidimento dell'atmosfera con una tendenza al nazional-eroico; comunque
fosse cominci� a dar segni di un tenore di vita pi� moderato. Anche lei fini col
venire da Charley solo nel pomeriggio verso le sette, a mandar gi� due o tre
bicchierini facendosi divertire dal dottore spiritoso. Contemporaneamente,
compariva ora da Charley un altro tipo - un certo Jassilkowski - signor veti
Jassilkowski, prego, col blasone di Topor, disfendente di una delle famiglie,
all'incirca trentamila, che erano state elevate collettivamente al rango nobiliare
ereditario sul campo di battaglia, in occasione di una vittoria sul voivoda di
Czernowitz: col conferimento di uno stemma, nel cui scudo rosso appare un'azza
d'argento. Non ricordo bene il seguito della storia, ma credo che il voivoda
sconfitto si sia ripagato della disfatta infilzando i reduci su pali appuntiti, e
procedendo a una rivincita in seguito alla quale pot� conferire a trentamila
famiglie di servi della gleba il blasone di Kwilcz (azza rossa in campo bianco).
Ma, come ho detto, pu� anche darsi che m

i sbagli. Per certe ragioni debbo per� descriverle pi� ampiamente il curriculum
vitae del cavaliere Jassilkowski, sebbene sia un po' complicato e confuso. Il suo
nome di battesimo non era magari Zbignjew o Mdzjiszlaw, bens� - semplice e toccante
- Traugott/1, perch� la mamma era una Bremse, di Allenstein, Prussia orientale,
avanti-marsc! Pap� (l'accent� ben chiaro sulla seconda sillaba si sarebbe sentito
solo dopo una certa evoluzione: originariamente, esso tendeva a posarsi sulla
prima, sia nel predicato materno, sia in quello paterno) pap�, dunque, era fattore,
pardon: ispettore d'azienda agricola, in una tenuta - una delle tenute - del conte
di Lehnhoff o di D �dorff, nel distretto di Pillkallen. O di Gumbinnen.
Naturalmente, Gumbinnen. Ma pu� anche darsi che fosse Eydtkuhnen. Bene. Durante la
guerra mondiale, sottotenente dei corazzieri, degli ulani, dei dragoni, degli
ussari, dei chevauxl�gers, come preferisce. E' comprensibile che s'intendesse un
po' di animali domestici, e quindi anche di cavalli. Era un robusto signore di
media statura, d'aspetto spiccatamente mascolino, con folti baffi neri da sergente
maggiore spazzolati all'insu e un cranio setoloso rasato a spazzola, rotondo come
una palla, la cui pelle formava delle pieghe simili a vermi tutte le volte che egli
compiva degli sforzi (specialmente quando rifletteva). Secondo una sua
dichiarazione frequentemente reiterata, teneva molto pi� in considerazione la
prassi che le teorie e le speculazioni: il tipico junker, insomma. Lei sa cosa vuol
dire: sangue e zolla; nel caso specifico, del resto, pi� zolla che sangue. La prego
di notare: un po' alla volta, era pur trascorso un certo tempo dalle battaglie con
il voivoda di Czernowitz, gli eroi si erano dispersi, nelle vicende dell'alterna
fortuna avevano perduto i patrimoni conquistati in guerra; i discendenti, in parte,
erano emigrati, i documenti bruciati, spariti (pensi soltanto alle incalcolabili
distruzioni della Guerra dei trent'anni).
NOTA 1. Cio�: "Sperindio". (N.d.T.)

Insomma: pap� Jassilkowski, in pratica, poteva risalire a una genealogia di due


(dicasi: due) antenati prussiani fino alla punta dei capelli.
Uno, nel 1870, aveva ottenuto la croce di ferro davanti a Sedan come soldato
semplice, il che non � poco. Tutti e due amministratori di tenute: quindi c'era pur
sempre una tradizione. Del resto pap� Jassilkowski, sia detto a suo onore, se ne
infischiava cordialmente delle genealogie e delle relative conseguenze sociali. Era
- ma ha cos� poca importanza, quel che era, o come era - un amministratore solerte,
inzuppato di sudore, di mentalit� ristretta, collerico, attaccato alla terra. Ma la
mamma, la nata Bremse, che aveva visto la luce nella casa di un veterinario
capodistrettuale, non riusciva a liberarsi dal dubbio segreto e tormentoso di aver
fatto un matrimonio inferiore al proprio rango. Purtroppo non sono in grado di
fornirle dati precisi sulla persona fisica e spirituale della nata Bremse. Suppongo
che neppure il giovane Traugott, nella cui formazione essa avrebbe avuto una parte
non indifferente, ne sarebbe stato in grado senza difficolt�. Era cos� -
come dire? - amorfa, incolore e slavata... Oddio, viviamo in un'epoca che ha gi�
superato l'ideale Biedermeier della donna-madre con le giunoni di Reznicek, e oggi,
anzi, tende verso il nobile tipo della cavallina di razza hollywoodiana; e ho paura
che Allenstein, nella Prussia orientale, sia un luogo tanto poco atto a produrlo,
quanto la campagna di Pillkallen a preservarlo. La mamma, in ogni modo, era una
massaia eccellente e, come sappiamo, di condizione discreta (anche se non proprio
buona). Tra lei e la padrona della tenuta c'era persino una certa confidenza,
basata sui comuni interessi femminili, e quando confezionava un vestito nuovo per
il ragazzo - che teneva molto lindo e ordinato, curandone scrupolosamente le buone
maniere, - capitava spesso che la signora contessa venisse a farsi prestare i
modelli per i figli.
Comunque, per il piccolo Traugott essa fu, almeno in quel primo stadio dello
sviluppo, all'incirca quello che pare sia stato l'etere per H�lderlin. Tanto pi�
cordialmente, quindi, egli odiava pap�. Come felice usufruttuario delle teorie
delle signore Ellen Key e Ina Seidel, senza dubbio lei sar� sufficientemente
convinto del fatto che l'anima di un bambino � un recipiente molto profondo e ricco
di contenuto. Perci�, per quanto riguarda il caso in questione, possiamo limitarci
a menzionare quello che lo junker Jassilkowski, nelle sue considerazioni
posteriori, defin� "la tensione originata dalle diversit� della massa ereditaria";
vale a dire l'esaltazione faustiana (la massa Bremse, presumibilmente) accoppiata
alla malinconia cupa e meditabonda di flautisti sarmatici. E la disparit� sociale
della coppia dei genitori, si capisce, il contrasto nobilt�-borghesia. Per
chiarirlo con un esempio: la mamma, nella penombra crepuscolare dell'ufficio
dell'ispettore, riversava tutto il dubitoso travaglio del suo animo nel Mormorio di
primavera di Sinding, che eseguiva sul pianoforte gi� del veterinario
capodistrettuale; pap�, invece, tornava dai campi seccato per il cattivo lavoro di
quei maledetti polacchi, roco a forza di sbraitare e non ancora abbastanza stanco
dopo tutto quel gironzolare; e talvolta, quando in lui ribolliva il sangue dei
vincitori del voivoda, batteva di santa ragione moglie e figlio col bastone di
amministratore. Aggiunga inoltre una certa delicatezza di petto del ragazzo, e con
pochi tratti avr� il quadro della costituzione psichica del giovin signore von
Jassilkowski, una specie di Philipp Otto Runge con uno spruzzo di Hieronymus Bosch.
E non dimentichi l'atmosfera di Gumbinnen.
Il bastone di amministratore era un massiccio randello di quercia, la cui
estremit� non era munita del consueto puntale di ferro, bens� - in vista del
controllo diretto delle zolle dei campi - di una paletta ad angolo retto. Ma lo
ammetta: il Mormorio di primavera di Sinding, in senso stretto, � forse un mezzo
leale nella lotta di classe? Inoltre, la nata Bremse non era sprovveduta di armi
d'altro genere. Pap� era, se � lecito esprimersi cos�, un tipo molto agitato
eroticamente. Di notte, nella camera da letto dei von Jassilkowski, si svolgevano
scene piuttosto tumultuose, di tentativi di conquista e di resistenza ostinata: di
un'opposizione che, forse, era tanto pi� accanita in quanto il rispetto della mamma
per la propria dignit� sociale - lo sa il cielo! - era in intimo conflitto con una
certa arrendevolezza di principio. Ma chi, le chiedo, pu� arrogarsi, il diritto di
discernere la ragione dal torto o le cause dagli effetti, nell'intrico dei rapporti
umani? Be', in ogni modo, le dimensioni dell'alloggio dell'ispettore erano ridotte,
e pi� di una volta il piccolo Traugott, nella buia stanza attigua, fu risvegliato
dal borbottio di pap�, scongiurante, accalorato e sempre pi� rabbioso, e dalle
ripulse della nata Bremse, brusche o ironiche, ma sempre francamente sprezzanti;
queste per�, si trasformavano quasi sempre, in mezzo al trambusto di suppellettili,
di lampade da notte rovesciate et cetera, in gemiti di dolore che tuttavia, qualche
volta, potevano essere interpretati anche altrimenti. Nelle tenebre il piccolo
Jassilkowski provava i sentimenti della tragedia classica: paura e compassione.
Anch'essa, infatti, come lei forse sapr�, nacque dallo spirito della musica.
L'impressione deve essere stata tanto pi� terribile, in quanto alla fantasia del
ragazzo facevano completamente difetto gli elementi figurativi che avrebbero potuto
fargli apparire ci� che accadeva dietro la porta nella sua - se cos� mi � lecito
chiamarla -
innocente naturalezza. Egli ascoltava ansioso i rumori della camera vicina,
tremante di paura, con il cuore che palpitava febbrilmente, tormentato da oscuri
presagi e vaghe supposizioni di fatti orrendi, esecrabili, e d'altro canto -
evidentemente, o meglio udibilmente, anche molto apprezzati, e l'impossibilit� di
tradurli in immagini lo ossessionava in maniera torturante. L'unica cosa che
dominava la sua fantasia, con una chiarezza quasi palpabile, era la figura nuda,
nerboruta e muscolosa di pap�, come gli appariva durante le abluzioni mattutine al
rubinetto della sua stanza (pap�, allora, si muoveva davanti a lui senza nessuna
inibizione): con una pelle disgustosamente bianca, che si staccava nettamente, sul
collo, dalla testa rossiccia abbronzata dal sole, e con una virilit� marcata, che
nello stesso tempo gli ripugnava, lo eccitava e lo avviliva, rendendolo consapevole
della propria umiliante debolezza fisica. Lei si stupir� nell'apprendere dei
particolari di natura cos� intima, tanto pi� che essi sono in stridente
contraddizione con l'idea che chiunque conoscesse von Jassilkowski era
involontariamente indotto a farsi delle sue origini. Sono sicuro, per esempio, che
nemmeno un Charley, con tutto l'occhio infallibile che, come si sa, � proprio dei
buoni esercenti di locali pubblici - avrebbe mai ritenuto possibili fatti
deplorevoli come il suddetto uso del rubinetto nella stanza del bambino. Eppure non
si dava affatto arie di signor barone, con la cresta alta, schifiltoso e
magniloquente: al contrario, mio caro, era disinvolto, elegante, controllato, di
mentalit� discretamente aperta e con modi raffinatissimi - be', cosa vuole che le
dica: teneva le redini leggere come piume e le cosce impeccabili, e tutto in
perfetto equilibrio; e la destrezza, il nerbo, erano appena fatti intuire, non
messi in mostra, capisce, come un monocolo spirituale, per cos� dire. E per di pi�,
una moralit� ineccepibile, da chiesa della guarnigione di Potsdam, e del tutto
esente da additivi intellettuali, una concimaz

ione puramente bio-dinamica. E, aleggiante su tutto l'insieme, un soffio, ma


appena un soffio!, di rusticit�, consolidata per mezzo dell'etica e resa
trasparente in maniera estetica... Eh gi�, come lei vede, reverendissimo, nella
lotta logorante per far valere la propria personalit�, che esige tanta energia e
circospezione da impegnare la parte di gran lunga maggiore delle nostre capacit� e
del nostro tempo, accanto alla forma corrente dell'ostentazione grossolana vi sono
anche delle possibilit� sublimate, e tra queste la pi� raffinata si fonda su un
sistema di selezione, di sottintesi e di omissioni (giacch� ha pur qualcosa in
comune con l'arte, vero?). Essa disdegna l'esibizionismo della posa e sceglie,
invece, la pacata suasivit� del gesto; ma del gesto accorto, se lei mi consente,
no? La sua efficacia risiede nel margine di libert� che dischiude e, in un certo
senso, impone alla fantasia. la forma raffinata dell'ostentazione che rinuncia a
ogni ostentazione. Ma ora non si metta in testa, buon uomo, che essa possa essere
applicata da chiunque come se niente fosse. Ogni attivit� possiede una certa dose
di limitatezza, e anche se io sono dispostissimo a concederla, di per s�, a
chiunque, qui stiamo parlando dell'ispirata limitatezza del genio, e io mi permetto
di dubitare che possa essere adeguatamente sostituita con la diligenza. Non c'�
niente da fare, amico mio: non � una cosa che si possa mettere in pratica tanto
facilmente: una cosa del genere bisogna viverla fin nelle minime fibre del corpo,
fin negli abissi pi� profondi dell'anima.
Infatti, chi pu� presumere di sapere se in ultima analisi ogni vera grandezza non
scaturisca da una madornale autosuggestione, da un'illusione creduta in buona fede?
Abbia quindi la cortesia di apprezzare ci� che occorre per diventare un
Jassilkowski e, last not least: non sottovaluti la fortuna che qualche volta
dovette arridere anche a lui. La seguente, per esempio: non so di che parere lei
sia, come profano; comunque � certo che la mungitura eseguita a regola d'arte,
dalla preparazione giocosocarezzevole della mammella al delicato massaggio
stimolante e insieme corroborante, per arrivare alla spremitura fino all'ultima
goccia - � tanto la base indispensabile di una futura capacit� di allevare e
accudire a una mandria con un pedigree appena passabile quanto questa capacit�, a
sua volta, � un fattore d'importanza elementare nell'educazione di un giovane
gentiluomo, a prescindere dalle passioni alle quali voglia dedicarsi in seguito. A
dire il vero, come lei forse pu� immaginare, non fu proprio questa considerazione
che indusse pap� a un nuovo intervento grave di conseguenze nella formazione dello
junker Traugott, poco prima che andasse al ginnasio di K�nigsberg. Piuttosto, per
assegnare alla prassi la parte che meritava nell'educazione, e anche perch� il
ragazzo era debole di petto, ma principalmente perch� il medico, tenendo conto
dello stesso fatto, l'aveva assolutamente sconsigliato e soprattutto perch� la
mamma aveva protestato vivacemente per ragioni sociali, egli lo ficc� per un po' di
tempo nella stalla. Cos� il piccolo Traugott pass� una lunga estate con lo sgabello
da mungitore, a una gamba, assicurato ai calzoni, alle prese con miriadi di mosche
e con fiocchi di code vaccine incrostati di sterco, nell'acre effluvio del letame,
che - come � ben noto - risulta tanto edificante per lo spirito quanto salubre per
i polmoni.
Ma accadde che mamma Bremse subodorasse sozzure d'altro genere, � possibile che
l'uso fin troppo corrente di espressioni come "inappetenza sessuale" e "spostamento
vaginale" che pure le erano familiari in quanto termini tecnici del veterinario
capodistrettuale, nella bocca del bambino le garbasse molto meno che ai grassocci
discendenti della nobilt� transerciniana dalle sciabole ricurve. Ma, soprattutto,
temeva che i commenti degli svizzeri, davanti a certe scene abituali nella stalla,
fossero ispirati non tanto dal senso di responsabilit� nei riguardi dei giovani
esseri umani curiosi di apprendere, quanto da un certo umore frivolo. Quindi, per
preservare dai danni l'anima del suo piccolo Traugott (sapere � potere!), decise di
iniziare il ragazzo alle cose del sesso in maniera decente.
Vi procedette con cauteloso riguardo, tanto pi� commovente in quanto nel frattempo
i figli del conte avevano gi� provveduto a rendere tecnicamente comprensibili al
ragazzo, se non proprio familiari, certi fatti che si verificavano sia sull'aia sia
nella camera da letto dei genitori. Ma la buona donna non poteva saperne niente.
Scelse una domenica in cui pap� era assente da Pillkallen, e per tutta la giornata
si occup� affettuosamente del figlio. Suon� prima del solito sul pianoforte il
Mormorio di primavera di Sinding, quasi a farne un preludio che purificasse
l'anima; e poi, all'improvviso e come per caso, lo invit� a fare una passeggiata
nei prati. Seguirono a braccetto la traccia del sentiero, fino a lasciarsi dietro
gli edifici della fattoria ombreggiati da querce, olmi e castagni: un'isola nella
campagna dorata.
Quindi procedettero, sempre pi� avanti, sotto l'alto convoglio navale delle nuvole,
attraverso il grano ondeggiante costellato di rossi papaveri. Finalmente, molto
lontano, davanti al granaio grande, lei colse ranuncoli, arniche e calte - o che
altri accidenti di erbe fioriscono in quella stagione sui cigli dei campi della
Prussia orientale - e, stami, pistilli e polline alla mano, si mise a spiegargli la
fecondazione. La Bremse che faceva l'ape Maja, si figuri!/1

NOTA 1: Bremse, in tedesco, oltre che "freno" significa anche "tafano".


(N. d. T.)

Voleva chiarirgli con gli anemoni e i nontiscordardim�, quello che a lui appariva
nella dimensione di un delitto sessuale consumato da due a tre volte la settimana.
Ammise francamente, � vero, che nel caso dell'uomo e di altri vertebrati le brezze
tiepide e le farfalle non possono essere usati come intermediari, ma si affrett�
subito a soggiungere che tale circostanza doveva, a rigore, essere considerata
deplorevole. Espose pi� ampiamente e con maggior precisione questo concetto, e non
trascur� di addurne svariate motivazioni, vuoi estetiche, vuoi morali.
Il piccolo Traugott era sbalordito. In base a quel po' che riusciva a capire,
tutta la faccenda era gi� marcia in partenza; era per cos� dire il piede equino
della Creazione: vedi Bibbia, parte prima, Genesi, nonch� numerosi altri passi da
confrontare. (Secondo la mamma, ci� veniva messo in risalto anche dalle belle arti,
con le quali egli stava per avere dei rapporti molto stretti a K�nigsberg; bastava
pensare, magari, a Karin Michaelis...) Ma quella era pura teoria. La prassi era
irrimediabilmente quello che era: orribile, violenta, brutale, degradante. E
sporca, soprattutto sporca. Galline schiacciate nella polvere, bestiame muggente,
sanguinante, che strappava con forza i lacci, cani in calore che non riuscivano pi�
a staccarsi, sotto la gragnola di sassi e di parolacce dei giovani contadini -
ecco, che cos'era. Era cos�. Era sempre cos�: nella camera da letto dei genitori,
come in quella della signora contessa, e pi� tardi anche nella sua. Ah, si capiva
bene perch� fosse il pi� brutto di tutti i peccati.
L'azzurro, azzurrissimo cielo estivo formava una v�lta grandiosa al di sopra della
terra, e le grandi nuvole veleggiavano in silenzio come navi, e il grano era alto,
e le mosche ronzavano nell'erba, e sopra la fattoria lontana volteggiava uno stormo
di colombi, che planarono con le ali rigide e aperte luccicanti nel sole,
sfiorarono i tetti con audaci virate e ripresero quota svolazzando. Il bestiame
pascolava placido sulla prateria. E Traugott l'attraversava accanto alla madre,
accasciato e pieno di un'indistinta tenerezza per lei, con un senso di colpa e
nello stesso tempo ansioso e timoroso del suo contatto. Lei parlava, parlava; ma
lui non capiva molto, anzi sempre la stessa cosa, e ricominci� a stare attento solo
quando lei si mise a parlare della purezza. La purezza, ecco quello che ci voleva.
Mediante la purezza, si potevano scontare tutti i peccati che si erano abbattuti
sul mondo. Era l'alfa e l'omega, la formula della redenzione nella metafisica del
sesso. Ci faceva dimenticare che i nostri bambini nascono tra la sporcizia, il
sangue e le lacrime, e non ci vengono recapitati a casa belli e puliti dalla
signora Sulamith Wiilfing. E purezza di qua e purezza di l�, e purezza, purezza
sopra ogni cosa. Il piccolo Traugott stava ad ascoltare quasi con devozione. Ahim�,
per farla breve, le gioie dell'amore erano una turlupinatura e basta. Per amore
della buona causa, ma anche per quell'indistinta tenerezza imbarazzata e colpevole
verso la mamma, egli decise di scrivere per l'innanzi sul suo vessillo il motto
"purezza".

CAPITOLO 2.

Non piangere, mamma! Anche se la madia � vuota, sii buona! Io sono il tuo
principino biondo e tu hai sangue nobile nelle vene. RILKE: Avvento

Non voglio sottoporre la sua pazienza all'ardua prova di un romanzo educativo nello
stile dell'Emile. Ho quasi finito anche di esporre l'antefatto. Il piccolo Traugott
and� a K�nigsberg, e si sorb� coscienziosamente i suoi anni di scuola, sognando a
occhi aperti. Il giorno estivo, con la sua prematura conoscenza e il suo alto
proposito, continu� a librarsi ancora per un certo tempo sopra di lui, come una
stella polare, ma poi impallid� a poco a poco, si allontan�, tramont� -
com'� fatale che accada, e fini per scivolare del tutto nel buio del subcosciente,
dove avrebbe svolto un'attivit� clandestina e oltremodo bizzarra insieme con altre
cose affini. Per il resto, lo sviluppo segu� il corso normale: tutt'al pi� lo
junker pervenne un po' precocemente a quel vizio i cui complici ingannati sono,
secondo Rilke, le povere mani dure dei ragazzi. Fu l'unica occasione, del resto, in
cui il suo tirocinio sullo sgabello da mungitore gli fu di pratico aiuto. Una
volta, d'inverno, durante una caccia alla lepre, pap� sbrait� esageratamente contro
i battitori, aspir� troppo vento dell'est e spir� in pace in capo a pochi giorni.
La mamma si trasfer� ad Allenstein con una piccola pensione vedovile concessale dal
conte (la caccia, tutto sommato, era andata bene). Naturalmente, non c'era modo di
proseguire gli studi a K�nigsberg; ma il figlioletto non lasci� a lungo in
imbarazzo la vecchia signora, circa il problema della sua ulteriore educazione. Un
bel giorno, a soli diciassette anni, scomparve in direzione di Berlino.
Con tutta la mia buona volont�, non sono in grado di rivelarle che cosa vi abbia
combinato. Berlino a quei tempi - per l'amor del cielo! - non ho certo bisogno di
star qui a descriverle che razza di pascolo per puledri era ancora l'asfalto tra il
lungofiume L�tzow e Halensee. Ed era un elemento di prim'ordine, pu� credermi,
quello che vi era arrivato dal distretto di Pillkallen; non un selvaggio zotico,
uno studente scalcagnato coi calzoni alla zuava e la voracit� di una carta
assorbente, non una specie di cavallo primitivo, un equus Przewalsky dei
bighelloni, ma un purosangue, di razza selezionata: Traugott Jassilkowski della
Bremse, destinato a riportare il "nastro marrone" del Kurf�rstendamm.
Basta: un altro bel giorno, ad Allenstein, squill� il campanello della porta di
mamma Bremse, e quando lei apr� (non aspettava nessuno di particolare, e perci� era
in grembiule), si trov� davanti il figlio perduto da anni. Aveva mutato le penne,
il falchetto, e come! Al primo momento rimase cos� abbacinata dall'apparizione, che
solo verso sera riusc� a superare l'emozione pi� intensa e ad osservarlo un po'
meglio.
Altroch� se lo era diventato, grande, bello e ben piantato! E che eleganza: un
figurino! Sul labbro superiore aveva dei baffetti corvini e malinconici, come un
chitarrista cubano. Era di una bellezza addirittura conturbante, e portava un
cappello foderato di seta, e guanti di pelle fine svedese, che aveva buttato
sbadatamente da qualche parte; e le scarpe erano nuove, appuntite e lucide come
specchi. E che valigia! una borsa di coccodrillo pesante e costosa. Era venuto
passando da Zoppot, per stare con lei un paio di giorni. E un paio di giorni
rimase. Era cos� casalingo, non usciva mai. Quasi si arrabbi� quando lei insistette
perch� andasse un po' a spasso in citt�. �Ma lasciala perdere, la gente di qui!
Sono venuto per farmi vedere da te, maman, e non da Allenstein.� Maman, ha sentito?
Maman: era un suono nuovo. Non mamma, come una volta.
Come faceva fino. Come nel pensionato francese. Be', insomma! La buona Bremse
schiacci� un sorriso di imbarazzo orgoglioso. Ma poi si ricompose, e gli chiese
praticamente se aveva dei calzini da rammendare.
No, non ne aveva. La sua biancheria era intatta: tutta seta, cosa vuole che le
dica, dalla testa ai piedi, e ogni singolo capo artisticamente monogrammato, con le
iniziali a ghirigori arabescati: t. j., e, sopra, una corona a cinque palle grossa
un palmo.
Lei dunque gli cucin� i vecchi piatti preferiti, spezzatino alla cacciatora e
budino di semolino con succo di lampone, fuori di s� dalla felicit�. E lui dorm�
fino a mezzogiorno, gironzol� in vestaglia, sbadigli�, fum� sigarette, sfogli� un
paio di vecchi fascicoli di Woche che lei si era fatta prestare da una conoscente,
sbadigli� di nuovo, si affacci� un po' alla finestra, e soprattutto osserv� a lungo
e attentamente la stanza di soggiorno. Il figlio grande. Reduce dalla metropoli.
�Quelli nelle foto sulla parete sono i tuoi genitori, mamma?� �Ma certo, tesoro;
il nonno Bremse, non te lo ricordi pi�?� �Era medico, vero? Ma la moglie era gi�
morta, mi pare, quando sono nato io?� �La nonnina � salita in cielo che tu non
avevi neanche due anni. Ti abbiamo portato al funerale, ma eri ancora troppo
piccolo.� �Come si chiamava, da ragazza?� �Una certa Kohn.� Il "tesoro" sussult�.
�Ma naturalmente dei Kohn della Prussia orientale, con la K: ariani� si affrett� a
precisare la mamma, e lui annu� distrattamente, ma rimase silenzioso, meditabondo.
Capir�: un figliol prodigo. Ore tranquille, raccolte, impigliate nella trama
fantomatica del passato. Voci oscure del sangue: come nel corso delle epoche, da
fondali sommersi riaffiorano cose ignote, significanti...
E pass� la prima sera, la seconda, la terza... La piccola lampada col paralume di
seta a frange, tutt'intorno al quale erano incollate le silhouettes di bambini
straordinariamente paffuti in costume Biedermeier, i maschietti in frac con curiosi
collettoni e cilindri centinati, e le bambine con crinoline e cappellini di paglia;
la vecchia lampada col vecchio paralume, il cui telaio di fil di ferro era contorto
qua e l� da occasionali cadute e faceva pensare tanto a pap�, emanava una luce
fioca e un po' lugubre. Il bel Traugott osserv� a lungo e pensieroso la testa ormai
grigia della mamma, che rammendava calze; poi il vestito e le mani di lei. E
finalmente smise di guardarla, fischiett� appena a fior di labbra il tango Yira,
Yira e giocherell� assorto con il secondo paio di occhiali posato sui fascicoli di
Woche, un esemplare comunissimo, la cui stanghetta di ferro era avvolta in un
piccolo lembo di pelle di daino per non ferire la radice del naso. Ma perch� non le
raccontava niente di Berlino? Come viveva laggi�? Che cosa faceva esattamente?
Grazie. Stava bene. Abitava da una signora terribilmente gentile, la signora von
Schrader. No, non in una camera ammobiliata, in una pensione. Pensione Bunsen,
Knesebeckstrasse; ma la mamma sapeva gi� quell'indirizzo! E come si guadagnava da
vivere? Cos'era andato a fare a Zoppot? Oh, cos�. Qualche giorno di vacanza. A
proposito di Zoppot: ci aveva incontrato un certo conte Zapieha. �Sai, dei Zapieha
che hanno anche loro lo stemma di Topor o almeno ci sono collegati molto da vicino;
comunque dei parenti, per cos� dire. E figurati: quel tipo arrogante ha cercato di
snobbarmi. Mi ha semplicemente fatto a fette.
Questi polacchi non capiscono pi� niente, con la loro smania di grandezza.� La
mamma, francamente, sentiva parlare per la prima volta, e non senza segreta
sorpresa, dei parenti comitali Zapieha. Ma quanto al modo di fare dei polacchi, era
proprio cos�. Dio mio, quanto poco sapevano l'uno dell'altra, divisi da anni,
divenuti estranei... Ma perch� il piccolo Traugott scriveva cos� poco? Non aveva
che lui e solo lui al mondo! Un cuore di madre solitario... Il piccolo Traugott si
scherm�, contrariato. Non l'aveva ricevuta, la lettera in cui la ringraziava per i
soldi? Ma s�, ma s�, tutte e due le volte. Ben volentieri l'avrebbe aiutato anche
di pi�, ma come lui sapeva, non ne aveva molti... �Per l'amor del cielo, non
pensarci neanche, mamma! Era solo un imbarazzo momentaneo, prima che fossero
pubblicati i miei articoli sul giornale.� Si meraviglia, eh? Crede di non aver
sentito bene: articoli sul giornale. Ma era proprio cos�: articoli sul giornale.
E adesso non cerchi di darmi ad intendere che in fondo non si aspettava altro.
Naturalmente, gi� fin dall'inizio, gi� dall'infanzia di lui, lei attendeva ansioso
di sentire proprio questo. E invece no, egregio signore! Il suo intuito psicologico
� andato a scuola da pap� Lombroso.
L'arte � la decantazione dei residui di un conflitto interiore insoluto, dice Mr.
Houston Stuart Chamberlain, ma perci� essa � ben lontana dall'essere una delle basi
del ventesimo secolo. Oggi lei pu� portarsi a spasso tutti i conflitti che vuole,
ma non diventer� subito un poeta per questo. Non nella nostra epoca, egregio amico.
Le dir� infatti come stanno le cose. Pu� chiamarlo come le pare, ma non cerchiamo
di barare; � semplicemente il secolo del guardaroba. Stendhal esige che si venda la
camicia per vedere le Logge di Raffaello, o per rivederle, se si sono gi� viste.
Noi venderemmo giubilando in America le Logge di Raffaello fatte a pezzi, per
comprarci delle camicie. Quello che ci macera, mio caro signore, non � la tensione
dell'anima nell'angoscioso dialogo con il tutto, bens� il problema se portare il
glen-check a un petto con tre bottoni, o a doppio petto. Perci�, se si vuole
parlare di predestinazione, come nel caso di Jassilkowski, bisogna notare che i
suoi articoli erano intitolati Gli spacchetti laterali della giacca: una forma
classica? e Renaissance del gag�: Il soprabito tuttofare sopra il ginocchio, lungo
fino alla punta delle dita, per la mezza stagione, e comparvero con clamoroso
successo nell'Herrenmagazin del barone von Aalquist. Del resto, ci� non ha niente a
che fare n� con la vocazione n� con la professione. Professione: ma mi dica, chi ha
una cosiddetta professione, al giorno d'oggi? Si ha un job, tanto per tenersi a
galla alla bell'e meglio. Ma una professione? Contemporaneo.
Comparsa in un dramma con l'epilogo ignoto. Una mezza dozzina di registi, venti
milioni di suggeritori. A tempo perso, in una specie di rappresentazione
straordinaria, si recita un po' anche per noi stessi.
C'est tout. Ma vada a spiegarlo a una nata Bremse! Come dicevo, i giorni passarono,
e arriv� quello del congedo. Poco prima di andare alla stazione, Traugott scov� un
bastone in un angolo. �Che bastone �, mamma?� �Ma tesoro, non lo riconosci pi�? �
il bastone di amministratore di tuo padre. Non so proprio come mai l'abbia
conservato, certo � finito in mezzo alle altre cose nel trasloco.� Il "tesoro"
osserv� il rustico strumento. �Posso tenerlo? Non ho nessun ricordo di pap�.� Con
gioia la mamma gli consegn� l'oggetto. �Lo potrai adoperare poco, in citt�, cos�
com'�. Fatti mettere un puntale, al posto della paletta.� Poi andarono alla
stazione, e lo junker Traugott gratt� meditabondo il terreno intorno ai binari, con
il bastone-ricordo di pap� Jassilkowski. �Anche tu dovresti venirtene via un giorno
o l'altro, mamma. Questa Allenstein... Con gli anni, hai gi� assorbito tutto il
dialetto.� E poi arriv� il treno, e lui sal�, e il treno part�, e lei rimase nella
stazione e agit� la mano a lungo, accecata dalle lacrime, la buona Bremse, triste e
fiera.
Be'. Basta col prologo: all'inizio del '38, in ogni modo, all'incirca verso la
Settimana Santa, il giovane barone von Jassilkowski fu visto per la prima volta nel
Charleys Bar.

CAPITOLO 3.

Sero te amavi, pulchritudo tam antiqua et tam nova, sero te amavi!

aurelius augustinus

1938. Non arriccer� mica il naso, leggendo questa cifra? Spero di no,
reverendissimo. Cos� facendo, infatti, lei dimostrerebbe soltanto di non capire il
nocciolo della questione. A scanso di equivoci, mi consenta una breve chiosa: far
carriera in una societ� fiorente, � uno scherzetto da nulla. Nel millesettecento e
gi� di l�, bastava stare negligentemente appoggiati allo sporto di un caminetto tra
un po' d'artigianato artistico, e spargere con grazia noncurante - come qualche
pizzico di coriandoli, per cos� dire - un po' di sano cinismo sotto forma di
aforismi. Nel 1928, intascando un pacchetto della GuteHoffnungs-H�tte, lei si
sedeva al K�nigin tra la baronessa Goldschmied-Rothschild e Flechtheim. Ma
innestarsi nei viticci preziosamente patinati di una casta sopravvissuta, �
un'opera d'arte, mio caro; ci si provi lei! Aristocrazia, come certo ricorder�,
significa letteralmente: governo dei belli e dei buoni. Il buono e il bello, sar�
magari andato bene nell'antica Tessaglia o da qualche altra parte laggi� nei
Balcani; ma nel nostro caso s'intende qualcosa d'altro. In quest'epoca inzuppata di
sudore, � veramente nobile solo ci� che � del tutto inutile.
L'aristocrazia, secondo i nostri concetti, � quella squisita classe umana che si �
affrancata da tempo dal prosaico utilitarismo di qualsivoglia funzione sociale (e
ora, anche di un'occupazione diventata tanto comune, come quella di governare!).
Essa esiste dunque in s� e per s�, ma in un certo senso contro ogni legge fisica;
perfino la legge d'inerzia non spiega la sua preziosa sopravvivenza di scintillante
Ko-hi-noor delle contraddizioni in s�. Non � quello che �: � quello che � stata.
D'altro canto, per essere quello che �, non pu� essere quello che � stata... E'
superfluo illustrarle in tutti i particolari il valore di un valore scaduto.
Soltanto gli ebrei non danno niente per ci� che si � avuto: Justus Perthes, nel
Gotha, la pensa diversamente, e - h�las -
l'Occidente con lui.
Ma ora forse lei capisce che occorre un gusto raffinato, per andarsi a scegliere
proprio questo campo d'azione: un intuito che non ha niente a che fare col meschino
arrivismo dell'arrampicatore sociale. Consideri soltanto la difficolt� del
proposito: una societ� siffatta � fissa e completa, chiusa da tutti i lati. Il suo
esclusivismo �, per usare un'espressione attuale, condizionato dalla struttura. Non
ci si arriva: ci si appartiene oppure no. Non ci sono trucchi o apriti-Sesamo che
tengano. Nemmeno i ducati e la testa fina. I soldi? I soldi sono volgari. Oggi uno
fa presto ad averne. E lo spirito? Questa � buona! Lo spirito, o piuttosto quello
che lei intende con questo termine � malfamato e basta. Questo, mio caro, � sempre
stato il capitale di Tersite & C.
E ora abbia la cortesia di considerare che nell'anno 1938 anche gli habitu�s del
Romanisches Caf� costituivano delle aristocrazie nel senso sopra chiarito. Adesso
capir�, finalmente, quale finezza vi fosse nella scelta del Charleys Bar, e proprio
in quel momento: infatti, anche cos� com'era - carico di gloria e intarmato, un
locale notturno che vegetava con i clienti diurni, una sala di lusso a prezzi
borghesemente ridotti -
anche cos�, non era una specie di dama insignita della croce stellata, tra gli
altri locali? Vi si riunivano con omogeneit� anche le c�teries della jeunesse dor�e
cittadina; tutta la giovane verdura le cui radici erano cresciute nella madre terra
dei club bianco-rossi e bianco-blu, aromaticamente condite con le olive e gli
spicchi d'aglio delle ambasciate levantine; e poi i fusti muscolosi dell'Avus e dei
campi di tennis; la cr�me della boh�me nobile, si capisce, capiredattori e
redattori, e le migliori personalit� della drammaturgia di Babelsberg, che sapevano
apprezzare la moda sempre pi� valida di ci� che � un po' passato di moda... Caro
amico, tutto ci�, mescolato in una farcia accuratamente dosata, era roba da
buongustai, mi creda, proprio il ripieno che ci voleva per la vecchia poularde.
Dentro, talvolta, c'era sparsa anche, come pistacchi, una manciata di efebi,
setacciati attraverso le maglie di un paragrafo applicato con tolleranza. No, no,
caro signore, lei lo vede: non era tanto semplice, la cosa. Miles Jassilkowski
sapeva quello che faceva. Si era scelto proprio il teatro giusto. E naturalmente,
lei non deve immaginarsi la sua entrata in scena sotto i fasci concentrati dei
riflettori, tra colpi di grancassa e "ah!" eccitati. Comparve una sera, come se
niente fosse, proprio come se avesse sempre fatto parte del team. Si sedette al
bar, e si gioc� ai dadi un Martini con Charley, pi� amichevolmente che mai. Io
personalmente lo notai pi� tardi. Ci veniva gi� regolarmente, il pomeriggio verso
le sette. Santo cielo, il Charloys Bar! Ma dica: non � proprio una vergogna, il
modo in cui il Signor Sabaoth ha conciato il nostro vecchio ambiente? Che sia
davvero andato tutto al diavolo? Potrei ancora rimetterle a posto tutto, chiodo per
chiodo: qui il bar, dietro, Charley (ubriaco, si capisce); Tom (il mixer Tom, non
Tom Mix, come lei sa); la galleria dei grandi viveurs sul legno brunito della
parete; li Jassilkowski, e di sbieco dietro a noi, accanto al divano, il tavolo
degli assidui con il dott

ore spiritoso e la donzella bionda. E poi tutta l'altra gente che c'era...
A proposito, per quanto riguarda la convincente biondina, a quel tempo le stava
succedendo qualcosa di strano: vestiva, se possibile, in maniera ancor pi�
provocante del solito; sembrava pi� piena di vita, pi� frizzante, veniva tutti i
giorni e con la massima puntualit�. Ed era incredibile, come si divertiva da
Charley! Scoppiava in risate squillanti agli scherzi pi� futili del dottore, e ogni
volta guardava verso il bar, coi denti scintillanti e gli occhi lievemente
annebbiati, schiudendo le labbra come un frutto dolce, maturo... E il barone
Traugott, intanto - ma non mi sar� per caso dimenticato di descriverlo meglio? -
ebbene, la farfalla era uscita dalla crisalide, la metamorfosi si era compiuta:
niente pi� baffetti, non pi� "Croce del Sud nel velluto della notte tropicale",
bens� Mayfair, cosa vuole che le dica: non pi� seta, bens� lino e lana. E vero,
anche nel taglio dritto dei capelli c'era ancora la traccia ondulata dei ricci
corvini del nonno, e sotto l'abbronzatura del Wannsee c'era il delicato colorito di
petalo di rosa della nata Bremse. "Sembri lo specchio di tua madre, che le rende il
suo soave maggio", vero? Il barone Traugott, dico, stava seduto volgendo le spalle
alla donzella, e fissava lo sguardo davanti a s�, un po' di sbieco verso destra,
con l'ombra di uno scettico sorriso da dongiovanni all'angolo della bocca e un
sopracciglio diabolicamente inarcato, centellinando di tanto in tanto il suo
cocktail con aria d'importanza. E soltanto per caso scoprii il profondo significato
di quella mimica reciproca: l�, infatti, tra i ritrattini dei viveurs sulla parete,
c'era appeso anche il grande specchio, e i loro sguardi si incontravano nell'angolo
acuto di esso. Be'. Finalmente, un bel giorno, un bisogno contemporaneo di lavarsi
le mani li richiam� nella toilette, e scomparvero dietro la porta in fondo, il
signore cedendo cavallerescamente il passo alla signora. Fin qui, tutto bene. Un
fatto naturale. Dopo un po' ricomparvero, separatamente, si capisce, come esigono
le convenienze, e

ripresero i loro posti. E mentre il barone Traugott si concedeva un cognac doubl�,


lei si rifece accuratamente le labbra. E qualche giorno dopo, in un'occasione
opportuna, si presentarono. Non c'era niente da eccepire. Ma dopo una o due
settimane circa, la storia prese una piega inattesa.

CAPITOLO 4.

Credi tu che il rinoceronte ti servirebbe o rimarrebbe alla tua mangiatoia? LIBRO


DI GIOBBE, XXXIX, 9

Sono in grado di narrarle, qui, una vicenda di grande finezza e d'importanza


vitale, per esperienza diretta, cio� come testimone oculare. La prego di ammirarvi
la mano sottile della Provvidenza, giacch� anche in questo caso non sono tanto gli
avvenimenti in s� che determinano un destino, bens� l'eco misteriosa di circostanze
apparentemente insignificanti, che, da sola, eleva la banalit� al rango di evento.
E' vero che Goethe, come lei certo ricorder�, afferma, fondandosi su Napoleone, che
il nostro destino ormai viene fatto dalla politica; ma io mi permetto di contestare
la validit� di questa massima.
Per politica, al giorno d'oggi, s'intende la relazione pi� o meno abile con le
masse, e per me resta da vedersi se si possa accordare il termine di destino al
passaggio di file di termiti o di banchi di aringhe. Se proprio vuole, tutt'al pi�,
come caso limite, potrebbero rivendicarlo con una parvenza di diritto i ratti di
Hameln, grazie alla loro sorprendente sensibilit� musicale. Ma � proprio il caso
limite. Nel destino del singolo, invece, sono sempre all'opera gli d�i. Esso �
determinato e plasmato da forze surreali. Se consideriamo il barone Traugott
Jassilkowski, per esempio, lo troviamo invischiato, come lei sentir� tra breve, in
un'alternativa decisiva, in un tragico autaut che, se pu� essere posto, pu� esserlo
per� soltanto simbolicamente e non fuori dell'ambito della geopolitica: da un lato
il complesso eroico (definibile nel senso pi� stretto con Potsdam); dall'altro il
Charleys Bar (in senso allegorico, naturalmente). Com'era possibile un confronto,
una proporzione? E l'uomo che si trovava a quel bivio, era davvero un Ercole?
Oppure gli si addiceva assai meglio un'altra figura simbolica, inserita pi�
intimamente nell'urlio mystica di sangue e zolla: una sorta di Anteo del
Kurf�rstendamm, il quale veniva privato di un magico afflusso di energie non appena
staccava le suole dall'asfalto? Tuttavia, per non anticipare troppo il corso della
nostra storia, mi consenta di lasciare provvisoriamente insoluto un simile quesito.
La circostanza in questione, in ogni modo, fu soltanto il prologo, l'introduzione,
il motivo del motivo; eppure, quasi come l'albero nel seme (entelechia!) gi� tutto
il conflitto. Da principio, non era che una serata come tutte le altre; solo che
per certe ragioni irrazionali da Charley si era bevuto un po' forte. La tavolata
degli assidui nell'angolo era in gran forma, gli spiritosi scherzi del dottore
divertente si susseguivano l'uno dopo l'altro e le salve di risate, sostenute dalla
voce squillante della donzella, scoppiavano sempre pi� sfrenate nel chiasso
crescente.
Anche agli altri tavoli, infatti, regnava l'allegria: nell'angolino degli efebi si
sentiva trillare e cinguettare come in un'uccelliera; dei balcanici, magrebini o
qualcosa di simile, - tipi con gli occhi a mandorla e le capigliature come elmi,
con brillanti di parecchi carati, labbra tumide e suole di gomma - festeggiavano
un'importante ricorrenza nazionale (la festa dei cafoni, in caso di dubbio). Erano
venuti anche dei visitatori a sorpresa, Dio solo sa come: un paio di giovani
nobildonne inconfondibilmente della Bassa Slesia, che dovevano aver lasciato i loro
campi di barbabietole per Berlino allettate dal "Gran Ballo della Marca" o da
qualche altro mercato matrimoniale, si abbandonavano alle confidenze pi� libere con
i loro cavalieri, bevevano spumante. E il bar era percorso da una corrente ad alta
tensione. C'era anche il barone Traugott, seduto sul suo sgabello (soleva evitare
la tavolata del dottore spiritoso per un'avversione tanto violenta quanto
velenosamente ricambiata, e in fin dei conti non c'era nessun legame impegnativo,
vero?). Per farla breve: se ne stava seduto l�, tra gli altri epigoni, di fronte
agli antichi cavalieri, volgendo le spalle alla donzella, e giocherellavano ai dadi
e sbevazzavano: Charley, con gli occhi duri di vecchio barman completamente
vetrificati da un'ubriachezza grandiosamente solitaria, immessa con tragica
chiaroveggenza nel meccanismo del mondo, e il mixer Tom tutto affaccendato con le
bottiglie... Insomma, cosa vuole che stia qui a raccontarle: atmosfera, atmosfera,
movimento come nei bei giorni di un tempo. E tutto dal niente, capisce: eppure (ma
pu� darsi che fosse soltanto una mia impressione) c'era una tensione strana,
un'eccitazione, una gaiezza nervosa come si determina prima di un avvenimento
speciale. E in effetti, a un tratto, verso mezzanotte, ci fu un tramestio nel
guardaroba, un brusio di voci, teste che facevano capolino, e la porta a vento
dischiuse fugaci colpi d'occhio su assembramenti festosi.
Finalmente, i due battenti si aprirono, e una specie di corteo del Graal avanz� con
intenso pathos nel Charleys Bar. Lo capeggiava un ometto occhialuto e indaffarato,
che gesticolava con uno zelo ebraicamente eccessivo, assistito da un longilineo
giovinetto provinciale che si dava arie da segretario: due boriose persone di
fiducia che reclamarono all'unisono e con sollecitudine perentoria dei tavoli
sedicenti prenotati. Erano tallonati da alcuni scudieri in equipaggiamento
sportivo, con giacche a scacchi, spalle cascanti e baffetti stanchi, uno dei quali
portava una trasandata giubba di cuoio. Apparvero poi, tra lo sbalordimento
generale, alcune teste caratteristiche, con facce color albicocca, labbra viola
cupo e occhi ombreggiati di verdazzurro (gli efebi, vedendoli, strillarono come
pappagalli); poi la parte superiore di uno chauffeur, che teneva aperte le porte
insieme al portiere del Charley, col berretto in mano, e finalmente il Graal.
Custode del sacrario, un signore basso, tozzo, d'aspetto mongolico, in smoking, con
la camicia di seta e i capelli oleosi, compreso fino all'abnegazione del compito
cavalleresco di introdurre al suo braccio la meraviglia. "Lei" si librava in una
nuvola di volpe bianca e lam� d'argento, con in mano un enorme mazzo di rose
bianche dai lunghi steli e tre boccioli rugiadosi nei capelli. Evidentemente la sua
bellezza non era poi straordinaria come voleva apparire, ma lei ne portava il peso
con l'espressione sofferente e tragica e il riserbo austeramente femmineo con cui
le regine dello scrittore Wildgans portano il loro destino, e come in realt� �
caratteristico della pura schiatta dei maggiordomi viennesi. Accorsero
immediatamente tutti e due i camerieri, per renderle omaggio e servirla: e sono i
camerieri, caro amico, che fanno i re dei nostri giorni. Lo stesso Charley usc�
tutto impettito da dietro il banco, camminando a zig-zag come un sonnambulo, e la
salut� rispettosamente. Come si bisbigli� subito all'intorno, si trattava di
personalit� del cinema. La meravi

glia era una diva (la ragione per cui non tutti l'avevano riconosciuta subito era
che in natura appariva, da un lato, ancora pi� improbabile, ma dall'altro anche
molto pi� comune di quanto se l'erano immaginata), e il pony mongolo al suo fianco,
il re Oberon del corteo degli elfi, era un famoso regista, Aladar o Elemer von
Qualchecosa. Lei ha gi� capito: magiaro, di antichissima nobilt�, ex capitano degli
imperial-regi ussari eccetera eccetera, condannato a morte dodici volte da B�la Kun
e oggi a capo dei cineasti tedeschi.
Insomma: un pezzo grosso. Nel seguito venne riconosciuta anche un'altra vedette, ma
di minor calibro, un tipo di vamp sbarazzina messa di gran lunga nell'ombra,
naturalmente, dalla beaut� sofferente. Comunque, tutta la gerarchia di Babelsberg,
dal direttore di produzione ai cameramen e ai cutter e che so io, gi� gi� fino al
soggettista, veniva indicata per nome. Come si seppe, avevano appena finito di
girare le ultime sequenze della loro nuova oeuvre, e seguendo evidentemente
un'ispirazione capricciosa, se n'erano venuti cos� com'erano nel Charleys Bar.
Bene. Si raggrupparono intorno ai tavoli centrali sgombri, la diva venne insediata
cerimoniosamente, Charley sistem� le rose in un vaso con tocchi esperti. Tutto
sommato non era certo un avvenimento sensazionale, ma era abbastanza eccitante, non
trova? E se l'allegro chiasso di poco prima si era un po' attenuato sotto l'effetto
dello stupore iniziale, ora proruppe di nuovo pi� alto e con una tonalit� diversa,
quasi artificiosa. Tutti si comportavano come se non fosse successo nulla,
conferendo all'atmosfera un tocco di fashionable. Specialmente quelli della Bassa
Slesia si sforzavano di fare i disinvolti. Ma non pass� molto tempo che tutti
tornarono naturali. E anche il seguito non si rintan� ottusamente in un gruppo
professionale chiuso: gli efebi si sparpagliarono, gli scudieri a scacchi
sciamarono qua e l� e la vamp venne rapita e condotta al bar. E solo allora la
baracca si anim� sul serio. Kierkegaard, se non sbaglio, definisce la musica
l'espressione dell'erotismo immediato. Se lei condivide un'opinione molto diffusa,
secondo la quale una vaga sfumatura monarchico-danubiana conferisce musicalit� al
linguaggio, questa definizione (almeno per quanto riguardava gli effetti) si
addiceva alla suddetta vamp, poich� la giovane signora, scoprendo a bocca
spalancata tutti i suoi denti da topo, si serviva di un sintetico gergo furbesco
infiorato di termini austro-ungarici, dietro il quale (ben a ragione, come lei
apprender� presto) si potevano subodorare delle possibilit� succulente. Ci si
strinse intorno a lei, capisce? Nel gruppo addossato al banco di Charley si diffuse
uno spirito di solidariet� scaltramente insidioso, e gli highballs e i manhattans
si riversarono a fiumi di prodiga liberalit� nelle fauci di lei. Finalmente ammise
a voce alta di avere "una sbronzetta", ma evidentemente era solo una gentile
esagerazione: non le si poteva negare una certa resistenza all'alcool, direi quasi
professionale. Tuttavia le speranze collettive si stavano avvicinando al momento
decisivo. Tra gli ingannatori

ingannati si svolse una schermaglia piena di finte, e mentre lei ostentava la sua
"sbronzetta" bluffando spavaldamente, un po' alla volta si mise in corpo una
solenne sbornia. Come ho detto, era una serata speciale. Gi� verso le due avvennero
delle scene commoventi nella toilette dei ragazzi; gli slesiani continuavano a far
saltare tappi, fraternizzazione generale nell'intero locale. Soltanto la diva
troneggiava e soffriva separatamente dietro le sue rose, e il pony mongolo al suo
fianco rimuginava cupamente. Al tavolo degli assidui, nell'angolo del divano, il
dottore spiritoso cauterizzava i suoi scipiti apergus con cinici effetti
pirotecnici; ma alle esplosioni di risate mancava ormai la melodia portante.
Infatti deve sapere che la donzella bionda si era un po' appartata: da qualche
tempo non partecipava pi� all'allegria generale e giocava distrattamente con la sua
collana di perle. Faceva scorrere lentamente tra le dita fini le palline dal
luccichio freddo e serico, ne sceglieva a caso una tra le molte, se la portava
pensosa alle labbra imbronciate, con una delle unghie rosso sangue la premeva
delicatamente nella carne vellutata dal trucco, fino a dischiuderla, e i denti
bianchi l'afferravano con un morso svelto e scherzoso. Con la perla opaca tra i
denti ben pi� abbaglianti, tirava un poco la collana, e intanto sbirciava verso il
bar di sotto le palpebre oblique, con le sopracciglia stranamente inarcate sopra
gli occhiali. Ma l� non c'era che una massa compatta. La ressa al banco di Charley
non lasciava scorgere nemmeno un pezzetto di specchio. Le spalle esemplari del
barone Traugott erano coperte da un pesante festone di braccia maschili
ostentatamente amichevoli, e proprio accanto a lui, in mezzo al groviglio,
splendeva la schiena nuda della vamp.
E si verificarono due fatti gravi di conseguenze: in primo luogo deve sapere che
il pony mongolo, Elemer il regista, cupamente assorto nella sua meditazione cumana,
gi� da un po' aveva messo in moto gli agili occhi ad asola, ed essi - "nella tua
chioma d'oro trova il mio sguardo pace", vero? - si erano fermati sulla donzella.
La diva, al suo fianco, troneggiava sofferente e sempre pi� offesa, ma lui continu�
a sbirciare imperterrito: prima nel vuoto e senza vedere, come ispirato dalle muse,
poi pi� attento e infine completamente sveglio, espertamente indagatore, col
retaggio di generazioni di zingari mercanti di cavalli nel lampo obliquo degli
occhi. E a un tratto, verso le tre meno un quarto (la vamp al bar stava rompendo i
primi bicchieri), chiam� con un cenno il solerte occhialuto dell'avanguardia e gli
sussurr� qualcosa, lanciando significative occhiate laterali verso l'angolo del
divano; e quello si alz� immediatamente, and� a inchinarsi con importanza
indaffarata e mondanit� invadente, davanti al dottore divertente e lo preg� di
recarsi per un minuto al tavolo delle personalit�. Il dottore ringrazi�, si alz� a
sua volta e and�, brizzolato e sufficiente, al tavolo delle personalit�; fece un
inchino a Elemer il regista, venne presentato alla diva (perch� a Babelsberg
tenevano molto alla forma) e prese posto per un poco. Segui cortesemente le vivaci
spiegazioni di Elemer. Finalmente si alz�, torn� al tavolo degli assidui, e
comunic� con spiritosa malizia alla donzella bionda che il regista signor von
Elemer s'interessava a lei per motivi cinematografici, e la pregava di onorarlo
della sua compagnia. Come pu� immaginare, una cosa del genere non era passata
inosservata. Quelli della Bassa Slesia ridacchiavano eccitati, da tutte le parti
sguardi curiosi si volgevano verso la donzella. La donzella sorrise divertita,
lanci� ancora una rapida occhiata verso il bar, ma poi, quasi avvolgendosi
pudicamente nel velo della sua miopia, si tolse gli occhiali con un gesto
incantevole di resa vittoriosa, rip

ieg� le stanghette e li fece sparire nella borsa.' E mentre il dottore spiritoso


spostava galantemente il tavolo, lei si alz� in tutta l'imponenza del suo corpo
florido e si avvi� verso le personalit�, maestosa, fastosa, liberando la fronte
dalla criniera bionda con un gesto languido della mano, a passi strascicati,
ancheggiando con grazia. Per caso, doveva passare davanti al bar, e nel farlo urt�
violentemente con la spalla, per caso, la schiena nuda della vamp, proprio mentre
costei, ignara, si portava il bicchiere alle labbra in quell'attimo di silenzio
generale.
In seguito a un maldestro movimento di riflesso, il side-car fin� nel d�collet�. Il
barone Traugott tir� subito fuori il fazzoletto dal taschino.
Questo fu il primo fatto. Senonch� - e questo fu il motivo del secondo -
Iddio ha seminato l'inimicizia tra le popolazioni balcaniche. Come lei avr� la
cortesia di ricordare, nell'altro angolo c'era anche un tavolo occupato dai signori
dell'ambasciata magrebina. I giovani diplomatici avevano festeggiato la loro
ricorrenza; avevano riso, scherzato, lanciato sguardi e scambiato osservazioni
indecenti, ma - e fino a quel momento non se n'era accorto nessuno - poco dopo la
comparsa del magiaro Elemer avevano improvvisamente accostato le loro teste da
persiani. Dal mormorio di una conversazione sommessa, salivano di tanto in tanto
dei suoni gutturali, fumosi. Ora, quando la bionda donzella (ospite frequente dei
routs delle ambasciate) si alz� in tutto lo splendore delle sue forme mature, essi
si volsero di scatto come un sol uomo.
Seguirono in un silenzio fiammeggiante il suo percorso, compreso il piccolo
incidente con la vamp, e mentre Elemer il regista salutava la donzella con tutta la
tetra soggezione di un cavaliere Honv�d e la presentava alla diva sofferente e
ormai completamente offesa, dalla bocca di un magrebino echeggi� una parola
magrebina, una sola, ma evidentemente rovente. Elemer impallid� assumendo toni
olivastri e riflessi di vecchio argento, ma si fren� con energia asiatica e attese
che la donzella si accomodasse. Poi si sedette anche lui, ma prima di sedersi invi�
verso i diplomatici ostili un rapido sguardo obliquo dei neri occhi a seme di
cocomero, e dalla sua bocca echeggi� una parola magiara, una sola, ma
evidentissimamente rovente.
Quello che segu� pu� essere descritto solo in chiazze di colore espressioniste: un
ruggito fumoso, sei dentature digrignanti che si dilatarono all'improvviso come in
sogno, con un balzo da tigri che rovesci� il tavolo, sei paia di pupille
giallobrune che schizzavano fuori dalle orbite, nonch� sei lingue spesse e carnose,
color ciclamino, che balbettavano nel vano sforzo di pronunciare le consonanti. Ma
Vit�z Elemer era gi� balzato in piedi, aveva attinto a piene mani nelle splendide
rose della diva, e si era messo a sferzare senza posa le teste degli assalitori.
Una pioggia di petali cadde sulle signore, e i gambi spinosi, ben presto intrisi di
brillantina, fendevano l'aria sibilando e lasciando graffi sanguinosi dovunque
andavano a schioccare. Bicchieri rotti, tumulto e strilli. Al bar, la vamp cadde
all'indietro insieme con lo sgabello, ma venne fortunosamente agguantata a volo.
Due dozzine di mani premurose, che si sforzavano di raddrizzarla, s'incontrarono
nella sua biancheria. Charley e i due camerieri si gettarono nella mischia e
separarono i contendenti.
Lei sa come vanno a finire queste cose: confusione, calca e spintoni, trattative
rabbiose, movimentate da minacce e da nuovi scoppi di violenza, fazzoletti che
strofinano macchie di cognac sui vestiti e sangue dai nasi, camerieri che
riordinano in fretta e signore agitate.
Vit�z Elemer stava dietro il tavolo delle personalit� tutto devastato, con i
capelli oleosi arruffati e la cravatta dello smoking slacciata, circondato dagli
scudieri e dai trabanti che cercavano di calmarlo, eccitati. Egli concluse in
maniera sbrigativa la vertenza cavalleresca, ordinando al solerte occhialuto:
�Dottor Meyer, ci pensi lei!�. Il doyen dei magrebini gridava, sopra le spalle del
cameriere che lo sospingeva, che lui non si sarebbe lasciato intimidire in nessun
modo, l'esercito era pronto alla frontiera con le baionette in canna. I colleghi
diplomatici urlavano pi� di lui, e promettevano di arrostire tutti i magiari come
sciasclik allo spiedo con contorno di cipolle, ma poi (certo in seguito a
divergenze culinarie) si presero per i capelli ricciuti, e poich� vi trovarono dei
resti di gambi spinosi caduti dalla frusta, li afferrarono e si fustigarono a
vicenda. Si riusc� a buttarli fuori tutti quanti. Il portiere chiuse il locale per
ordine di Charley.
Ma purtroppo un'ombra era calata sull'umore generale. La diva, in uno stato di
risentimento fino allora ignoto, chiese tempestosamente di essere portata a casa, e
allorch� l'occhialuto dottor Meyer si fece latore della sua richiesta presso
Elemer, ricevette la risposta irritata: �Che se ne vada al diavolo, quella stupida!
�. Lei se ne and� con un fruscio tragico. Ma naturalmente Elemer la segu�, dopo
aver preso galantemente congedo dalla donzella (perch� a Babelsberg tenevano molto
alla forma), e con lui usc� la maggior parte dei satelliti. Rimasero solo i clienti
abituali: la donzella col dottore spiritoso, e inoltre una coppia di basso-slesiani
non ancora soddisfatti, alcuni degli efebi e degli scudieri a scacchi con qualche
donna, e al bar la gente che si trovava a portata di mano della vamp, tra cui, si
capisce, il barone Traugott. E mentre la porta del Charleys si richiudeva dietro
quelli che ne uscivano, uno dei magrebini che stavano facendo baccano per la strada
riusc� a infilare nella fessura una suola di gomma. Super� con tenacia tutti gli
sbarramenti e gli ostacoli finch� arriv� nel bar, e l�, nella cerchia fidata,
spieg� con le labbra tumefatte ed escoriate che i suoi colleghi diplomatici erano
dei porci ubriachi, e che l'incidente era stato un disorientamento scusabile, da
giustificarsi con la foga giovanile degli attach�s. Infine, nell'empito
dell'eloquenza, si mise a piangere, singhiozz� in modo straziante per il vaso di
rose svuotato, e quando si cerc� di calmarlo con parole benevole, ordin� spumante
per tutto il bar battendo le mani. Ma Charley rifiut� ostinatamente di servire
ancora qualcosa, e cos� lui invit� l� per l� a casa sua tutta la compagnia.
L'invito fu accettato per curiosit�, ubriachezza e mentalit� esistenzialista. Per
leggerezza, da due degli efebi. La vamp capeggiava l'orda. Ci fu un po' di ressa
nel guardaroba, e poi ci si trov� fuori.
La r�clame luminosa, col nome di Charley, che scintillava color zafferano sopra la
porta, si spense.

CAPITOLO 5.

The Vulture eats between his meals and that's the reason why he very, very rarely
feels as well as you and I.
HILAIRE BELLOC

La notte era stellata e fresca. Pi� in l�, nella Wielandstrasse, i magrebini se le


davano di santa ragione. Ci si stip� nelle automobili e si part� rombando,
tagliando pericolosamente le curve. Nei coni di luce dei fari spuntarono e
svanirono roteando degli edifici enormi, fantomatici, comparvero a un tratto delle
piazze, finch� ci si and� a fermare in qualche posto, vicino a una di quelle chiese
rosse di cotto il cui stile architettonico era sempre cos� pietosamente affine a
quello dei vespasiani situati nelle immediate vicinanze. Sulle scale ci fu ancora
un po' di strepito col portiere, poi ci trovammo in un appartamento rifornito di
tappeti e candelabri, di un angolino per la siesta e di un mobile bar luccicante di
nichel, ci buttammo sui sof� mentre qualcuno metteva in moto un giradischi, e il
primo bicchiere, una roba forte e oleosa, annebbi� i contorni delle cose e dei
fatti. La donzella ballava. Si era impadronita di uno degli scudieri e danzava un
ballo aperto. Lui le si dimenava davanti come un burattino. Ballava una rumba dal
ritmo sincopato. I capelli biondi le spiovevano con una ciocca folta sopra gli
occhiali, dietro le cui lenti gli occhi blu viola erano semichiusi; le labbra rosso
cupo formavano un broncio infantile ingenuamente lascivo. Teneva le braccia
aderenti al corpo, con le mani graziosamente allargate, le dita lievemente arcuate,
bianche come fiori, che terminavano all'improvviso nelle mandorle sanguigne delle
unghie. I seni ondeggiavano provocanti sotto il vestito di reps di seta nera, e i
piedi disegnavano sul parquet un semplice arabesco coreografico, con passi appena
accennati, guidati dai fianchi floridi, e ogni volta che il roco crepitio delle
noci di cocco lacerava la melodia, faceva sussultare il bacino con una mossa
serpentina.
Tutt'intorno, gli ospiti bivaccavano in gruppi pittoreschi. Il padrone di casa,
vicino al mobile bar, spezzettava coi denti robusti un blocco di ghiaccio e
riempiva lo shaker. Circonfuso dalla sciatta aureola dei suoi lampi di spirito e
dei suoi tubercoli, il dottore divertente era sprofondato in una poltrona di cuoio,
sazio come un satrapo; fumava in silenzio e ogni tanto tossiva, espellendo dalle
profonde caverne il suo disprezzo del mondo con cinica meticolosit�. Gli scudieri
bevevano senza risparmio. Alcune coppie ballavano, gi� molto affiatate, fuse come
ombre sullo sfondo. I due basso-slesiani se ne stavano un po' in disparte con aria
divertita, come i visitatori allo zoo che non vogliono lasciarsi sfuggire nulla. La
giovane signora era quasi schematica nella sua magrezza di super-razza, molto chic,
con le gambe affilate come sciabole e i denti da lupo scoperti in un ghigno avido
di vita. Il giovinetto era cresciuto troppo in fretta, aveva i vestiti
sproporzionati, in mezzo alla faccia, un naso a uncino da pirata arditamente
storto, le orecchie terribilmente a sventola, ed era del tutto privo di mento
(sembrava quasi che si rodesse il pomo d'adamo con gli incisivi). Insomma:
appartenevano alla stessa casta. L� vicino, la vamp si dibatteva su un sof� con
cinque uomini.
E mentre la rumba selvaggia sul giradischi riempiva meccanicamente la stanza di
un'orgia sonora tropicale, nel drammatico contrasto di antitesi finissime si
delineava la tragica esperienza di un'anima bella.
Fa parte di questa tragedia, caro amico, ma - se cos� mi � lecito dire -
anche del suo tardo splendore, il fatto che le antiche categorie appaiano confuse
ai nostri occhi, nella mezzaluce del crepuscolo dell'Occidente. D'altro canto, lei
deve ammettere che la cosa diventa piccante proprio in seguito a questa confusione.
Grazie alle arti illuminanti della psicologia, la robusta plasticit� di concetti
come buono e cattivo, bello e brutto, intelligente e sciocco, si � trasformata con
estrema grazia in un balletto, nel quale si scambiano maschere e atteggiamenti in
una specie di clearing privato, e naturalmente, partecipandovi in maniera
maldestra, le pu� capitare di accorgersi all'improvviso di avere la testa attaccata
in mezzo alle gambe. Anche capovolgendo i valori, infatti, bisogna sapere fino a
che punto � lecito andare troppo in l�, pregiatissimo.
Comunque: sul sof� della vamp la temperatura si stava surriscaldando. La squadra
sferr� un attacco massiccio, e la giovane signora, memore della saggia massima
secondo la quale il potere delle donne risiede nel libero arbitrio di negare e
concedere, si difendeva con crescente accanimento.
Come Laocoonte, cercava di svincolarsi dalle spire molteplici, e in questo
tentativo si sfil� non solo le spalline dell'abito da sera, ma anche quel vestito
linguistico simpaticamente screziato di rosso-bianco-verde, che le aveva procurato
tanta espansione da parte degli amatori. Esso venne sostituito dall'idioma della
steppa, dai colori pi� sobri ma in compenso pi� abbondante. Infine, una manovra pi�
ardita le mise a nudo il seno: accolto da grida di giubilo, balz� alla luce fuori
del broccato e si espose agli sguardi dei competenti, turgido e alabastrino, con le
punte rosee. La vamp lo nascose in fretta con le braccia. Ma nello stesso tempo
apr� la bocca e un fiotto di folclore artisticamente rifinito si rivers� sui
signori eccitati, una profluvie di insulti di una fluidit� che mozzava il fiato,
che travolgeva sul nascere qualsiasi replica.
Ed ecco che accadde qualcosa di singolare: dalla massa che balbettava
automaticamente si stacc� il barone Traugott, il quale disse con energia:
�Smettetela! Non sta bene. � sconveniente�. Lei deve ammetterlo: delle parole
sconcertanti. Tutti si guardarono, stupiti e perplessi. �Non � bello!� comment� il
barone Traugott, aumentando in tal modo la confusione. Nessuno si sentiva in grado
di ribattere. Ma nella vamp s'innest� un contatto. �Cos'� che non ti piace?� chiese
alzando minacciosamente la voce, con la testa inclinata e gli occhi torvi
socchiusi. �Forse il mio seno non � bello?� Infuriata, lanci� indietro le braccia e
gli punt� sotto il naso l'organo offeso, come un paio di baionette. �Se non ti va�,
grid� con scherno �vattene un po' dalla tua mammina nella Prussia Orientale, che
forse avr� qualcosa di meglio da far vedere!�

Da ogni lato la premiarono acclamazioni tumultuose e grida di "brava".


Ma il barone Traugott non vi si associ�. Per un attimo il suo viso rispecchi� la
tristezza perplessa dell'incompreso. Quindi distolse gli occhi dai capezzoli
ostili, con un'espressione nauseata. Sollevandoli, colse un significativo sguardo
incrociato dei due basso-slesiani.
Abbiamo toccato ora un punto cos� delicato, che deve permettermi di dedicarvi
alcune considerazioni. Si tratta, niente meno, dell'estrema precariet� del
linguaggio. Davvero: Locke avrebbe dovuto scrivere pi� di un capitolo
sull'inadeguatezza delle parole: le sublimi banalit� che sono state pronunciate nel
corso di cinquemila anni fanno nascere in noi la convinzione che le cose pi�
profonde siano sempre state taciute.
Ammesso che Gotamo Budda e Lao-tse si fossero effettivamente incontrati, avrebbero
taciuto.
E' proprio necessario che le dica qualcosa sullo straziante sforzo di esprimersi,
sulla torturante impossibilit� di farsi capire?... Il linguaggio - ma come l'ha
definito, il signor von Humboldt?: il lavoro eternamente ripetuto dello spirito
umano per rendere il suono articolato atto a esprimere il pensiero - � davvero un
lavoro da Sisifo! Ci provi lei, mi faccia un po' vedere: raduni lo sciame delle
parole come un cane pastore il gregge, accerchiando con giri sempre pi� stretti
quelle che continuano a sparpagliarsi: eccone l� una che l'attrae, che lei suppone
sia quella giusta: la tenga stretta, in mezzo al brulichio! Stacchi, raschi via
come bucce quelle che l'avviluppano, una intorno all'altra! Afferri la parola in
tutti i suoi significati, valori, sfumature e gradazioni! Ah, il suo gregge �
formato da figure da sillabario, pregiato amico: Tutti insieme sul mio piattino,
lupo e leone, orso e agnellino: io invece parlo delle parole. I poeti! I poeti e le
loro perifrasi estasiate, quelle scodelle da mendicanti in cui pu� riversarsi il
sentimento di chiunque, perch� egli stesso se lo mandi di nuovo gi�, riscaldato e
stantio! Siamo dei sordomuti, le dico, degli uomini di Neanderthal del* linguaggio,
nel caso migliore. Il nostro vocabolario � un guazzabuglio di clave, pietre focaie
e selci, che volano in pezzi a ogni urto. Parli: ma dietro il velo delle parole si
svolge sempre un discorso vero e inesprimibile. E l�, dietro il linguaggio, per
cos� dire, le cose sono tanto, oh, indicibilmente tanto pi� meravigliose, colorite
e fantastiche! E non solo: sono anche pi� esatte. Nel dialogo dei sensori non
esistono bugie. Vi dominano le categorie incontaminate della progenie divina, e le
cose danno risposte pure. Ma davanti ci sono dei veli fitti, che confondono,
annebbiano, cancellano, come se lei si trovasse dietro una cascata. E solo
attraverso di essa, per essa e con essa, pu� venire espresso ci� che lei vorrebbe
dire, ci� che lei � in quel momento! Bisogna percorrere un cammino tortuoso e
intricato c

ome le mosse del cavallo sulla scacchiera, ostruito da tutte le barricate delle
convenzioni, complicato dalle cosiddette esperienze, bloccato dalle idee fisse
numerose e insistenti, labile nell'attimo fuggente:

quello che lei riesce a portare in salvo viene coniato nelle matrici sconnesse
delle parole, e finalmente una cateratta di suoni rozzi porta alla luce i relitti
del sublime. Donde la tortura nell'occhio umano, quando comincia quel "lavoro di
rendere il suono articolato atto a esprimere il pensiero".
Noti perci�, egregio connazionale, che le civilt� giunte a completa maturazione
lasciano atrofizzare il linguaggio. Le razze dotate di qualit� civilizzatrici, come
per esempio gli anglosassoni, limano il loro vocabolario riducendolo a monconi, sui
quali la comprensione scivola, per cos� dire, come su cuscinetti a sfere. Tra le
persone di sensibilit� pi� acuta, infine, la parola � del tutto superflua. I
martiri, i saggi, gli innamorati, persone di altissimo rango - si comprendono con
lo sguardo.
Lei quindi capir� subito quale effetto dovesse avere sul barone Traugott
l'occhiata scambiata tra i giovani signori della Bassa Slesia. Era la
manifestazione di una forma di vita superiore, il richiamo della patria spirituale,
l'espressione - svelata fulmineamente - di una facolt� di percezione sublimata, a
pi� strati e accordata sinfonicamente, propria di una specie umana privilegiata,
contrapposta alle manifestazioni istintive e impetuose della massa, amorfa anche se
variopinta linguisticamente. Ma quell'occhiata era stata scambiata al di sopra
della sua testa. Ebbene, evidentemente lei non conosce ancora il nostro eroe. Il
barone si alz�, avrebbe dovuto vedere come! Avrebbe proprio dovuto vederlo coi suoi
occhi: un escluso, certo, ma messo al di l� dei rapporti profani dalla grazia
dell'elezione. Si alz� maestosamente, quasi dispiegando una ruota di pavone della
dignit� umana, e avanz� verso il giradischi passando in mezzo ai due basso-
slesiani, col classico viso del dandy per vocazione divina, con quella fisionomia
completamente svuotata nella quale gli occhi opachi per la noia vengono stancamente
tenuti aperti dalle sopracciglia sollevate, mentre il naso quasi tappato dalla
nausea fa socchiudere le labbra.
La donzella ballava. Un altro scudiero si dimenava davanti a lei, rispondendo con
una specie di pugilato erotico contro l'ombra alle convulsioni stilizzate del suo
bacino; e lei, degnandolo ogni tanto di un'occhiata convenzionalmente lasciva,
seguiva di dietro le palpebre socchiuse la scena sul sof�.
L� intanto anche i pi� accaniti fautori della promiscuit� avevano lasciato la
vamp. Costei stava seduta da sola, nello stordimento della vittoria totale;
imbronciata, nascose di nuovo il seno nel broccato, qualcuno con maligna piet� le
porse qualcosa da bere e lei vuot� il bicchiere nelle fauci rosse; ma rimase
seduta, impiastricciata di rossetto, con i capelli arruffati, lo sguardo fisso e
vitreo come se cercasse un ricordo semisvanito, mentre il molesto demonietto del
singhiozzo, di dentro, la faceva incespicare. I suoi occhi si mossero lentamente in
cerchio, dal ballo della donzella ai due bassoslesiani che l'osservavano con l'aria
interessata dei visitatori allo zoo, e, senza fermarsi, sui visi solerti degli
scudieri e su quelli slavati e gonfi delle donne, fino al padrone di casa
magrebino, che aveva applicato i cuscinetti per timbri delle sue labbra violette
sulla spalla di una ragazza; infine sugli efebi tubanti e sulle coppie allacciate
nel buio, fino al dottore divertente: ossuto e trasandato, era sprofondato nella
sua poltrona e l'osservava, la fissava negli occhi, e guardandola in modo cos�
infallibile si portava la sigaretta alla bocca senza labbra, l'aspirava avidamente
incavando le guance rugose e inspirava profondamente il fumo nei polmoni consunti,
facendolo passare, dalla mandibola prominente, dentro le narici, in due volute
grigie. Fu colto da un accesso di tosse tormentosa, soffocante, asfissiante, che lo
fece rattrappire, gli squass� le scapole e lo lasci� senza fiato, con gli occhi
pieni di lacrime. Prese dalla giacca un fazzoletto, si asciug� gli angoli della
bocca che avevano un sapore amaro, e con una cocca scosse via dal vestito la cenere
della sigaretta. In tutto quel tempo il suo sguardo non si stacc� nemmeno per un
attimo dagli occhi della vamp. La vamp abbass� le palpebre. Rimase cos� per uno,
due secondi, con le ciglia abbassate per la vergogna e il dolore; poi un altro
singhiozzo la fece sussultare e apr� gli occhi, come pu� aprirli un condannato che
li sollevi per

l'ultima volta verso la luce del mondo con speranza incredula. Ma non c'era niente
da fare: il dottore spiritoso si era voltato con irritazione. Lei allora si alz�
barcollando, come tirata da un filo invisibile, e traball� con una faccia da
sonnambula fino al giradischi, dove stava fermo oziosamente il barone Traugott.
Afferrandogli un braccio, lo gir� verso di lei e disse stridula: �Tu sei il
migliore!�. Quindi gli gett� le braccia al collo e lo baci�.
Si videro le labbra di lui, dure e riluttanti, sciogliersi come una pera matura
nella bocca di lei, e mentre le dita della ragazza gli affondavano nella nuca, i
suoi denti si dischiusero con un gemito represso a stento. Questo bacio, si vedeva
bene, arrivava fino alle tonsille.. Le gambe di lui vibravano per un principio di
asfissia.
Quando, boccheggiante, riusc� finalmente a liberarsi, per poco non and� a sbattere
contro le facce dei basso-slesiani, che si erano avvicinati a scopo di osservazione
scientifica. Si svolse un breve dialogo:

Il basso-slesiano (con entusiasmo non dissimulato): �Accidenti, che razza di


gargarismo!�. (Somministrando una botta alla sua giovane dama): �Caspita, Juttel,
hai ancora qualcosa da imparare! Fatelo ancora, voi due!�.
Il barone Traugott si scherm� in fretta. Istintivamente controll� con la lingua lo
stato delle sue otturazioni. Il basso-slesiano: �Dai, fallo ancora! Accidenti, che
schiappa! Che razza di uomo sei? Anche tu un cinematografaro?�. A questo punto
intervenne la vamp. La vamp: �Macch� cinematografaro, idiota; � un vero barone,
capisci? Guarda!�. (Prima che il barone Traugott potesse impedirglielo, gli
sbotton� la giacca e, scossa da sussulti intermittenti del diaframma, indic� con
guizzi incerti dell'indice il monogramma finemente ricamato sulla sua camicia,
sormontato con discrezione da una corona a cinque palle): �Ecco, hai visto? Un vero
barone!�. I signori della Bassa Slesia trasalirono e si scambiarono un'occhiata. Il
basso-slesiano: �Come, sei un barone? Di dove?�. Barone Traugott (con aristocratico
riserbo): �Prussia Orientale�. Nuova occhiata dei giovani signori. Il basso-
slesiano: �Quale parte della Prussia orientale?�. Barone Traugott: �Distretto di
Pillkallen�. (O Gumbinnen. Ma pu� anche darsi che fosse Eydtkuhnen.) Il basso-
slesiano: �Pillkallen? Conosci i D�ndorff?�. Barone Traugott: �Ma certo�.
(Conosceva anche i Lehnhoff.) Il basso-slesiano: �Bodo? Natango?�. Il barone
Traugott conosceva anche Weidewud. Il basso-slesiano (infervorato): �Caspita,
Weidewud! Con Weidewud sono stato anche all'Accademia di Cavalleria del
Brandeburgo. Ma dovremmo conoscerci, noi! Come ti chiami?�. Barone Traugott
(laconico, ma preciso): �Jassilkowski�. Occhiata perplessa dei giovani signori. Il
basso-slesiano (duro d'orecchi): �Come? Ripeti!�. Barone Traugott (fermo):
�Jassilkowski�. Occhiata fuggevole dei giovani signori. Pausa minima. Il basso-
slesiano (con interesse decrescente): �Be', prosit, allora�. Barone Traugott
(serafico): �Horrudoh!�. (Noti la finezza!) Poich� i due non davano segno di voler
proseguire lo scambio di formule sociali di riconoscimento, il barone Traugott
spinse da parte col dorso della mano - ma con perfetta cavalleria - la vamp, e fece
un inchino alla basso-slesiana. Con negligenza

raffinata, disse: �Vogliamo ballare?�. La basso-slesiana scambi� un'ultima


occhiata significativa con l'accompagnatore, poi fece un passo indietro. Il barone
Traugott la cinse col braccio. Era la presa dell'intenditore, mi creda: cos� un
Boulanger prende il violino e se lo aggiusta tra il mento e la clavicola, con una
sola mossa leggera, teso al massimo in tutte le fibre. Era la pressione
magistralmente esperta, estrosamente forte e insieme dolce, esercitata un palmo
sopra la vita, che fa aderire plasticamente la dama al doppiopetto; e in effetti il
seno di lei non era piatto come sembrava a prima vista. Mentre il barone Traugott,
impassibile, si molleggiava in passi scivolati, lei alzo gli occhi e gli gett� uno
sguardo interrogativo e impaziente. I suoi denti di lupo ghignavano avidi di vita.
Un'elegante evoluzione la port� davanti alla donzella, fino alla penombra della
stanza attigua. Il giovane signore basso-slesiano balz� giulivamente sul giradischi
e rimise il pick-up all'inizio del disco. La donzella ballava. Quel fatto non
poteva essere liquidato con una scrollata di spalle, lo sapeva. Ballava
ostinatamente, con un sorriso glaciale, le sopracciglia inarcate, il labbro
inferiore carnoso inserito tra i denti e la punta della lingua. L'altra coppia
ricomparve indifferente dalla semioscurit�, e descrisse un giro d'onore
dimostrativo: il barone Traugott, impassibile; la giovane dama, con un ghigno avido
di vita e gli zigomi lievemente arrossati. Poi il buio li inghiott� di nuovo, e
scomparvero per parecchio tempo. La vamp era rimasta vicino al grammofono,
impiastricciata di rossetto e con lo sguardo vitreo. Esso vag� di nuovo in cerchio,
ma questa volta non si sofferm� sul dottore, e and� ad attaccarsi alla donzella
bionda. Ne segu� ottusamente i movimenti aggraziati. Intanto continuavano 3.
scuoterla, pi� radi ma con crescente inesorabilit�, i sussulti spasmodici del
diaframma, che ogni volta strappavano con evidente rudezza il filo che stava per
riallacciarsi faticosamente a un ricordo sfuggente. Ma, a quanto pareva, lei
continuava a riannodare i capi, con ostinazione, anche se con evidente mancanza di
connessione logica, e a un tratto, quasi per una sorprendente rivelazione del
risultato, barcoll� fino al centro della stanza, spinse da parte i ballerini con un
gesto rabbiosamente incerto e si mise a ballare lei. Be'. Come opera d'arte ritmica
di un ordine praticato nell'ambito temporale, la cosa poteva difficilmente essere
presa in considerazione. Ci� che all'inizio si poteva distinguere
approssimativamente era un misto di czarda e di step eseguito alla meglio, ma quasi
subito la ballerina s'impigli� nell'orlo del lungo abito da sera e incespic� in
maniera preoccupante; riusc� per� a riacquistare l'equilibrio con avventurose
contorsioni, come cavalcando su creste di flutti immaginari, e per un momento si
ferm�, sconcertata. Finalmente si accorse dell'ostacolo, con bella disinvoltura
sollev� la gonna all'altezza dei fianchi, e si ficc� le cocche dentro il d�collet�.
Ora, evidentemente, le sembravano ingombranti anche i tacchi alti una spanna dei
sandali argentati, se li sfil� con una flessione acrobaticamente precisa e li gett�
in un angolo; e cos�, con le sole calze e libera dall'impaccio delle pieghe, si
senti in forma, si svegli�, per cos� dire, rientr� in s�... Senza dubbio le � nota
la teoria in base alla quale l'origine della danza va ricercata nel ritmo del moto
lavorativo: con gli occhi estaticamente chiusi salvo due fessure lucenti e la
mandibola protesa dall'eccitazione, essa cominci� una danza del ventre, dimenando
il tronco e agitando le cosce.
Tra gli spettatori sbigottiti, il giovane signore della Bassa Slesia la fissava
affascinato. A un tratto batt� le mani e grid�: �Spogliarello!�.
Il grido venne ripetuto all'unanimit� da tutte le parti. La vamp alz� le braccia.
Uno degli efebi le salt� subito accanto e l'aiut� a sfilarsi il vestito dalla
testa. Ora era in sottoveste, ma gli scalmanati volevano che si togliesse anche
quella, e in un batter d'occhio lei se la sfil� e la fece volteggiare in aria,
vaporosa. L'efebo le sbotton� il reggicalze con l'abilit� di un prestigiatore. Ora
ballava nuda, mentre le calze arrotolate le scivolavano dalle gambe, si contorceva
estasiata al crepitio delle noci di cocco, si leccava voluttuosamente le labbra, si
brancicava il seno e si scompigliava i ricci sulla fronte, gemendo.
Ma cosa vuole che le dica: era tremendamente noioso. Dopo i primi incoraggiamenti
sguaiati e i primi commenti osceni, l'interesse cominci� a scemare. L'innegabile
banalit� della nudit� ebbe un effetto paralizzante. E' vero che, secondo Schiller,
la figura vivente suscita l'istinto del gioco, ma li nessuno vi si sentiva
particolarmente invogliato. Qualcuno sbadigliava villanamente, gli scudieri a
scacchi si grattavano la testa e gettavano occhiate non dissimulate agli orologi da
polso. Inoltre, sullo sfondo della scena ci fu del movimento, il campanello trill�
con violenza. Nell'ingresso comparve il portiere, schiumante di rabbia: sulle scale
si stavano avvicinando i magrebini, chiedevano rumoreggiando di entrare. Il padrone
di casa stacc� con uno schiocco le labbra gialloviola dalla spalla della ragazza,
si arm� di un mestolo per il ponce e corse fuori. Si ud� il rumore sordo della
colluttazione. Uno dai nervi sensibili chiuse la porta con un colpo. Il dottore
divertente si alz� all'improvviso dalla sua poltrona e and� nella stanza attigua.
Un attimo dopo comparve sulla soglia il barone Traugott, impassibile, e, dietro di
lui, la giovane dama basso-slesiana, con un ghigno avido di vita. Con aria ingenua
si avvicin� lentamente al grammofono e si immerse nell'esame dei titoli dei dischi.
Il barone Traugott si appoggi� alla parete con le braccia conserte e osserv� con
indicibile ripugnanza il ballo della vamp nuda. L'anima di fuoco, illustrissimo,
ha, com'� noto, una legge propria. Il tessuto a maglia delle alternative, il cui
incontro costituisce l'esistenza, per essa ha una trama infinitamente pi� fine che
per la grossolana creatura dozzinale. Per essa, quindi, l'episodio � gi�
un'esperienza decisiva. Il dovere di cavalieri, come pure un calcolo approssimativo
del tempo, ci impediscono di considerare un fait accompli quello che si era svolto
nella semioscurit� della stanza attigua. Tuttavia, per chi attraversi il paesaggio
dell'anima con l'impeto di un Napoleone, i dettagli tattici, nell'impulso

demoniaco di una concezione strategica grandiosa, sono sempre una faccenda


riservata agli organi inferiori. Comunque, abbia la cortesia d'immaginare quanto
segue: lui, accigliato, che domina il campo di battaglia da un'altura e, nel vacuum
degli eventi scatenati, invidia segretamente l'attivit� ingenua e favorita dagli
d�i del suo pi� modesto "sottotenente; mentre questo sottotenente - diciamo, a
Marengo - nello stesso attimo pronuncia le tragiche parole di chi difetta di
fantasia: "Tutto qui?".
Lei comprende perch� tutte le nostre vittorie debbano mutarsi in sconfitte, da
quando abbiamo mangiato il pomo bacato della scienza: il barone Traugott stava
appoggiato alla parete, e la vacuit� artificiosa del dandy, sulla fisionomia di
questo Julien Sorel del distretto di Pillkallen, si era trasformata nel vuoto
doloroso della saziet�: un re Mida che si vede defraudato del pane quotidiano
dall'oro della fantasia; un Brillat-Savarin dell'anima, davanti alla sbobba della
vita.
La rumba, ripetuta all'infinito, ormai era monotona e insopportabilmente lunga.
Mentre il tumulto dei magrebini si disperdeva nella strada, la vamp pose termine
alla sua danza, tra il disincanto generale. Soltanto il giovane signore della Bassa
Slesia era irriducibile. Mentre la vamp stava ancora eseguendo le ultime
contorsioni, egli, assistito dagli efebi, si gett� sulla donna pi� a portata di
mano - una persona insignificante, gi� piuttosto matura, che fino a quel momento
nessuno aveva notato - e le url� in un orecchio il suo "Spogliarello!
Spogliarello!", con tutto l'accanimento di chi � abituato a gridare in cadenza
corale. L'anziana ragazza si schermiva, vergognosa, con un risolino fatuo e
scioccamente eccitato, ma alla fine si sottrasse alle mani rudi e annunci� che si
sarebbe spogliata da sola nella stanza attigua. Il campanello trill� di nuovo, con
insistenza rabbiosa, e qualcuno and� ad aprire. Il padrone di casa si precipit�
dentro, trafelato, sostitu� il mestolo rotto con un attizzatoio e usc� di nuovo,
correndo. Ma alcuni signori animosi lo seguirono: venne fermato sulle scale e
ricondotto indietro, con notevole trambusto, e mentre bestemmiando si rinfrescava
un occhio pesto con i resti di ghiaccio dello shaker, la vecchia ragazza sporse la
testa dalla porta con pudica civetteria e ordin� un tango. Qualcuno mise il disco.
Finalmente, con i primi ghirigori sdolcinati di una fisarmonica, lei usc�
volteggiando dall'oscurit�, spogliata, ma fantasiosamente travestita da spagnola
mediante una tovaglia gettata di traverso sul petto e le spalle, e fino scendiletto
attorno alle anche. Percorse la stanza in lungo e in largo, -gettando il capo
all'indietro in ardite mosse di sfida, con gli atteggiamenti romantici e i passi a
forbice della sevillana, che rischiavano di lussarle il bacino. Silenzio generale.
Uno degli scudieri arrischi� un'osservazione spiritosa. �Stia zitto!� lo redargu�
il barone Traugott, tagliente. Finito il tango, la spagnola si afflosci� tramortita
nelle pieghe dello scendil

etto. Subito dopo, ricoperta di vergogna, si rifugi� nella stanza attigua.


A un tratto ci si rese conto che erano le cinque. Il freddo scialbo del mattino
penetrava nelle ossa. Perfino il giovane signore della Bassa Slesia rinunci� a
ripetere il suo comando: l'eterno destino dell'imperativo categorico � appunto
quello di non essere mai obbedito da tutti. La donzella si guard� intorno in cerca
della borsa e chiese del dottore spiritoso. Ma il dottore spiritoso, nel frattempo
era sgattaiolato via alla chetichella. Allora lei si alz�. Il party era finito.
La vamp stava seduta sull'orlo del sof�, scarmigliata e nuda come un verme. Il
barone Traugott, disgustato, le spinse davanti con la punta della scarpa il fagotto
dei vestiti. Certo seguendo un richiamo salito dalle profondit� del subcosciente,
lei sussult�, si appallottol� alla meglio i vestiti davanti al petto, e chiese,
minacciosa: �Chi ha detto che sono una puttana?�.
Nessuno si ricordava di aver fatto una constatazione tanto superflua, ma la vamp
gridava accanitamente: �Chi � una puttana, qui?�. E, rivolgendosi piuttosto
direttamente alla donzella bionda: �Che cosa ti salta in mente di dire che sono una
puttana?�. La donzella si scost� scrollando sdegnosamente le spalle. �Come ti
permetti di dire che sono una puttana?� url� la vamp, mentre le lacrime le colavano
per le guance, e le si avvent� contro brandendo le unghie. Ed ecco che accadde
ancora una cosa inaspettata: il barone Traugott fu con un passo al fianco della
donzella, spinse da parte la vamp e disse con voce chiara e distinta: �Venga, �
ora. L'accompagno a casa�. E mentre il magrebino cercava di calmare la vamp
smaniante, promettendole un comodo giaciglio per la notte, il barone Traugott
pilot� la donzella bionda fuori della stanza, passando senza salutare davanti alle
donne, agli scudieri e agli efebi, e anche davanti alla giovane nobildonna della
Bassa Slesia. Fuori, nel guardaroba, lei gli scivol� accanto con una mossa
interrogativa e insinuante, piena di meraviglia vittoriosamente felice; ma lui
l'allontan�, riservato e deciso. Senza una parola, si gett� addosso il cappotto e
la segu� gi� per le scale. Erano all'aperto. Camminavano vicini, in silenzio.

CAPITOLO 6.

H� bien! Quel grand mal est-ce qu'il y a � prendre le frais de la nuit? Moli�re:
Georges Dandin

Nelle strade c'era nebbia. Lontano, dietro i margini della citt�, si annunciava il
mattino grigio, ma li regnava ancora il buio, l'oscurit� di un'ora vuota, nella
quale fluttuavano le luci fioche dei lampioni, stemperate, quasi dissolte nella
foschia. E tutt'a un tratto, la notte fu cava - capisce? - spaventosamente vuota:
tutte le notti erano cavit� che si spalancavano nella vita; il festone dei giorni
pendeva come carta variopinta e sgualcita su un abisso nero e profondo. Nel nulla,
era in attesa la solitudine, grande e tremendamente potente, e sfracellava
miseramente la fragile sicurezza diurna, questo veicolo delle paure raffazzonato in
fretta e furia. Esso si spalanc� come un'arca di No�, e ne uscirono brulicando i
timori e i crucci, grandi e piccoli, malvagi e mansueti, scaltri e intelligenti,
maligni e saggi; e sciamarono alla rinfusa, in preda al panico, si abbrancarono
istericamente all'anima e la trascinarono fino a quella paura senza remissione. Ed
essa venne, magnanima e clemente. Venne la grande solitudine, con gesto materno. La
nebbia era gelida. Il barone Traugott, con tutti i bicchierini della serata
inaciditi nell'esofago e il cuore nauseato dalla saziet�, si sollev� il bavero,
rabbrividendo. La donzella gli cerc� il braccio con un gesto timido, e gli infil�
una mano esitante nella tasca del cappotto; e lui ce la lasci�, le avvolse
misericordiosamente le dita fredde e le tenne strette. Lei gli si serr� vicino, lui
ne avvert� il calore contro la spalla, attraverso la pelliccia, e la lasci� cos�,
stretta a lui, magnanimo nella grande solitudine. Cercarono un taxi e fecero una
deviazione per trovarne uno, ma il posteggio era vuoto, e cos� andarono a piedi per
le strade inanimate, con passi uguali, attutiti dalla nebbia. La citt� si svegliava
lentamente, quasi strappata all'ottundimento notturno, qua e l�, da gente insonne e
irrequieta. I vagoni della soprelevata, vuoti e illuminati, sferragliavano sui
viadotti, e in lontananza fischiavano treni. Alla stazione dello zoo, un venditore

di salsicce dalla faccia caseosa tremava nella luce cruda di u'na lampada a
carburo. Distributori di giornali, intabarrati come malviventi, sfrecciavano in
bicicletta agli angoli delle strade e gettavano davanti alle edicole i loro involti
pesanti, quasi senza rumore. Davanti alla Ged�chtniskirche alcuni uomini saldavano
i binari.
Avevano acceso un fuoco che languiva nella nebbia, torbido e purulento.
Vicino, sibilava ogni tanto la fiamma ossidrica, fredda e artificiale.
Fasci di scintille rosse sprizzavano dall'abbagliante nucleo di fuoco; la luce
accecante come un bengala, quasi palpabile, errava fantomatica sulla piazza,
toccava gli edifici, li strappava improvvisamente all'oscurit� scialba, e per
qualche attimo, sollevandosi davanti uno sciame spaurito di ombre grottesche,
evocava magicamente delle prospettive spettrali sulle facciate spente (fastosi
cornicioni pallidi come sogni e figurazioni irreali, irrigidite come per spavento,
sopra portali bizzarri). Dietro questo fronte fantomatico si accampava nelle
tenebre la citt�, nera e gigantesca come un enorme alveare di trogloditi, disposta
in blocchi confusi, culminante in una merlatura fantastica di muri, cime e
comignoli, ammonticchiata in strutture caotiche, frastagliata come un labirinto,
solcata in lungo e in largo dalle strisce vuote delle strade, che si perdevano nel
nulla come raggi ciechi. Il barone Traugott cerc� bravamente di deglutire la
colonna d'alcool che gli tappava la gola. Era ancora la citt�, quella? La sua
Berlino, la Berlino di Traugott Jassilkowski, della donzella bionda, di tutti noi:
chiara, solida e sobria, generosa e spensierata? E quelle strade, erano ancora la
Tauentzien, il Kudamm, la Kant e la Rankestrasse, e come diavolo si chiamavano
tutte quante? E che ne sappiamo, la prego? Chi, domando io, vuole affermare che
fosse cos�? Forse era davvero tutto un miraggio. Chi ci garantisce che queste cose
siano esistite? Chi si rende garante, chi ci assicura, per esempio, che il
Romanisches Caf� fosse davvero dov'era - era, noti bene, la prego: era, di sua
spontanea volont�, per anni, giorno e notte - anche di notte, per esempio, quando
non c'era seduto dentro n� lei, n� il barone Traugott, n� alcun altro? Chi vuole
persuaderci, santo cielo, che in realt� non siamo ciechi, e che tutta la
pagliacciata non si compie dentro di noi, un'immagine riflessa in noi, proprio in
fondo, nell'interno dei nostri occhi ciechi - illusione, inganno e parvenza delle
cose care, delle cose odiate, delle cose in

differenti - cose odiosamate, carissime cose indifferenti... Chi vuole


persuadercene? Lei, forse? Il Romanisches Caf�? Ma dov'� andato a finire, la prego?
Me lo faccia vedere! Vada a cercarlo! Potr� ricavarne una buona esperienza
filosofica, Parmenide, Kant e Traugott Jassilkowski, quello che vuole.
Be'. La notte era buia, vuota e sconfinata, piena di visioni orrende, e il barone
Traugott procedeva attraverso il nulla freddo e nebbioso, con la donzella al
braccio, smarrito, travolto nel pathos della grande paura. Il mondo era uscito
dalle commessure, capisce, completamente scardinato, frantumato in chimere
vaporose, in un nulla, uno sciame di atomi errabondi. Addio realt�, addio, cara e
solida realt�, bisognava prender congedo. Congedo, ha sentito? Mai pi�. Che parole
orribili: mai pi�! Mai pi� ci sar� una casa per noi, mai pi� crescer� per noi un
albero con foglie verdi, mai pi� stringeremo nelle braccia un altro essere umano
caldo di vita. Mai pi� per tutta l'eternit�. Eternit�: nulla. Non sfocia tutto in
questo nulla? Non prendiamo congedo in ogni attimo? Non ci sono state mille cose
che esistevano, che affermavano di esistere, compatte, calde, vive, e che sono
scomparse? Sparite, svanite, dissolte nel nulla... Oh, Mormorio di primavera di
Sinding! Roba di cattivo gusto, va bene, lo ammetto, e tale rimarr� per tutta
l'eternit�; ma un cattivo gusto amatissimo, di sangue e di lacrime, un cattivo
gusto grosso e caldo da rivoltolarcisi dentro, desiderato con nostalgia, con triste
rimpianto. Ah no, non mi tiri in ballo il nichilismo e altri simili spauracchi per
bambini. La prego, che cos'� il nichilismo? La malattia dei cavalieri del secolo.
Lo scolo come esperienza interiore.
Ma di quella megera della madre, l'estetica belletristica, non riuscir� a
liberarsene con qualche iniezione di penicillina cristiana, egregio signore. Come
dicevo, la notte era grande e sconfinata e, oh, come ne aveva fin sopra i capelli,
il barone Traugott! Horror vacui. In parole povere: ne aveva abbastanza, di tutto:
di se stesso, in primo luogo. Di quella serata orribile: della notte. Del giorno
che era passato e di quello che sarebbe venuto. Di tutti i giorni
indifferentemente. Uno uguale all'altro. E in mezzo, la notte. E poi ancora giorno,
e 1"Herrenmagazin del barone von Aalquist, e il Kranzler, e il cinema e i locali di
Mampe e il Charleys Bar e le sbornie e tutte quelle donne. La ragazza al suo
fianco: che cosa voleva da lui? Che c'entrava con lei? Donna, che cosa ho io a che
fare con te? E quella racchia basso-slesiana con le gambe a sciabola. Erano proprio
tutte uguali. Il suo cicisbeo giovinetto si sbagliava: quella non aveva proprio
niente da imparare.
"Be', prosit, allora!" E sia, prosit, allora. E aveva una voglia di vomitare, oh,
cos� immensa e definitiva, sentiva un tale ribrezzo. Per se stesso, in primo luogo.
Per se stesso, con tutte le sue sporche massime di vita e le sue meschine
applicazioni pratiche; oh, menomale che la notte era tanto grande da nascondere la
vergogna sulla sua fronte, menomale che non c'era altro che il nulla, menomale che
si era soli, nel nulla. Ma una voce dentro di lui parl� (non stia a lambiccarsi la
testa, la prego, chiedendosi come mai sia in grado di informarla circa le voci
bisbiglianti del barone Traugott: ci� accade per necessit� e in virt� della mia
plenipotenza di narratore); una voce interiore gli disse: "Niente affatto! Non sei
per niente solo, fratello Traugott, anima di fuoco, cavaliere e artista: ci sono
anch'/c, l'altro in te, il tuo alter ego. Non dar retta a Nietzsche: nessuno che
mediti su se stesso si attribuisce per sbaglio tante anime; ne albergano due, nel
tuo petto, ah, sempre due soltanto: tu e io. Non Ormuzd e Ahriman, ma io e te, una
coppia di fratelli, semplice e toccante, fr�re et cochon: tu un nano, un istrione,
un gigione gonfiato, una creatura dozzinale, e io la tua coscienza cinica e la tua
segreta fierezza, il tuo sostegno e la tua speranza, il tuo autocontrollo
oscenamente ingrandito; l'immagine di Narciso in una pozzanghera. Come mi piaci!
Che effetto mi fai, con la tua pubescente filosofia del nulla! La notte, le
tenebre, la solitudine non sono che un angolino tranquillo, un buen retiro con
sciacquone, che protegge dal vero e proprio nulla. Lo sai, almeno, che cos'�? E'
il giorno, amico mio, la rivelazione lampante di ogni mancanza di scopo e di senso.
Il mattino insensato e sempre uguale: Kranzler, Mampe, Herrenmagazin del barone von
Aalquist, cinema, Charleys Bar e tutte quelle donne. E' questa la grande
solitudine, la grande paura. Non vuol dire esser piegato per la vergogna, rintanato
in solitudine, non � un nirvana di Zaratustra grandiosamente idillico, bens�
scoperto e se

nza veli, penosamente esibizionistico, definitivo nella ripetizione evidente ed


eternamente uguale della stupidit� assoluta. E' questo, il nulla.
Dove andresti a finire, vermiciattolo, senza di me? Sprezzante, coraggioso, acuto e
intelligente, cacone! Dove saresti, se non ci fossi io a registrare, a starti
dietro, a tener conto di tutto, stropicciandomi la pancia dal piacere; oh,
miserabile creatura di paura e di pie menzogne, artista, equilibrista dell'anima,
dove saresti, se non ti conferissi la segreta nobilt� della coscienza della tua
bassezza? Se non stessi accanto a te, eretto, nella tua degradazione, e non te la
tenessi davanti agli occhi? Perch� ecco che cosa sono: la verit� in te.
L'angelo che ti proibisce il paradiso dell'autoinganno. La grande potenza che ti
tiene nell'impotenza. E cos� viviamo in equilibrio, tu e io, e ci saziamo a vicenda
con il reciproco disgusto. E' questo, il nulla."

Cos� parl� la voce bisbigliante del barone Traugott.


E intanto erano felicemente arrivati sul lungofiume Lutzow, davanti alla casa
della donzella, e lei si ferm� e lo guard� in faccia e rimase profondamente colpita
dalla sua espressione. Era talmente bello in quell'attimo, pallido e dilaniato dal
dolore, umanissimo, capisce? Ecce homo. �Ma non posso portarti su con me, darling�
disse in fretta, con la voce flebile di piet� e confusione. �Qui abito con i miei
genitori.� Egli annu� appena. Chiuse gli occhi per un istante e annu�, col debole
riflesso di un sorriso benevolo intorno alla bocca. E prima che lei potesse
sollevare le braccia verso di lui, si chin� e le sfior� la fronte delicatamente,
con labbra caste. �Buona notte� disse piano, e si allontan� nella nebbia. Lei apr�
meccanicamente il portone, ma si volt� ancora una volta, con la mano sulla
maniglia. �Darling!� lo chiam� a bassa voce (non sapeva neppure il suo nome di
battesimo). �Darling!� Ma il rumore dei suoi passi svan� nella bruma grigia. Lei
apr� il portone e sali lentamente le scale, piena di sgomento, spaventata, eppure
stranamente felice.

CAPITOLO 7.

Per quanto riguarda sia il corpo sia l'anima - proseguii, non ci sembra pi�
lodevole tutto ci� che d� prova di rapidit� e abilit�, anzich� di cautela e
lentezza? Cos� sembra, egli disse. Platone: Carmide

E quando si svegli�, qualche ora dopo, nel suo letto a baldacchino (devo la
conoscenza di questi particolari a una felice coincidenza di casi, che non devono
avere un particolare interesse per lei); dunque, come dicevo, quando si svegli� nel
suo letto a baldacchino dopo qualche ora di buon sonno profondo (parola d'onore,
era un autentico letto a baldacchino per bambini, Appelschnut non avrebbe potuto
averne uno pi� splendido: grazioso e soffice, su slanciate gambe di mogano e
sormontato da un cielo rigonfio di chintz a fiorellini, e si trovava nella sua
camera da ragazza, luminosa e ben arieggiata, fiancheggiato da tutte le sue vecchie
bambole in fila sull'armadio e da illustrazioni di favole alle pareti: un languido
paggio che regge lo strascico a una regina, Peter Cornelius o Schnorr von
Carolsfeld o chi altri diavolo: "Non riuscivano a incontrarsi e si volevano tanto
bene", vero? Bene. A sinistra, nell'angolo, c'era un tavolinetto basso laccato, con
alcuni libri, A rebours di Huysmans, Les Fleurs du mal, un paio di romanzetti di
Cronin o Bromfield o come altro si chiamano quei tipi, e una graziosa edizione di
lusso del Cantico di Natale di Dickens, illustrato da Rackham; e c'era anche un
servizio di bicchierini da liquore cerchiati di rosso, sopra un vassoio, come pure
un grammofono a valigetta con alcuni dischi; e l� vicino, ora, giaceva la sua cappa
di volpi, un po' in disordine, come l'aveva gettata sulla sedia nel rientrare; e la
borsa, semiaperta, fuori della quale erano scivolati gli occhiali, un fazzoletto
con tracce di rossetto e il mazzo delle chiavi; e sulla toilette, davanti allo
specchio, erano sparsi piumini per la cipria color verde veleno, rosso e violetto,
accanto a crema alla mandorla Ponds e al rimmel inumidito, con un numero
imprecisato di cosmetici Elizabeth Arden. In mezzo c'era un portacenere con
mozziconi bordati di rossetto, e dietro un paravento l'acqua scorreva dal rubinetto
del lavabo, scrosciando piano sopra un flacone di Cederlund e defluendo con un
lieve gorgoglio.

..). Be', come dicevo: quando apri gli occhi, qualche ora dopo, nell'accogliente
casa paterna odorosa di cera, era mezzogiorno, e il sole di febbraio, sopra il
Tiergarten, entrava dalla finestra con un pallido luccichio. Non si era data la
pena di spogliarsi completamente ed era distesa nel letto di piume, semicoperta,
con una sottoveste di seta nera guarnita di larghe strisce di pizzo e con le forme
rigogliose adagiate voluttuosamente; la stanza da bambola di Appelschnut era
impregnata di Chanel n. 5 dolciastro e soffocante. E lei, intontita, si tir� la
coperta fin sopra le orecchie, tra le pieghe del cuscino sbirci� la luce
arricciando il naso e cerc� di ricostituire un ricordo all'incirca coerente della
sera prima, mediante brani di immagini sbiadite e rudimenti di sensazioni. Una
cosa, grazie al cielo, era sicura: questa volta se l'era messa proprio per niente,
la sua bella biancheria provocante. Ma poi, a un tratto, le torn� in mente tutto,
specialmente la scena di commiato nell'alba grigia. Ed ecco: lo stupore e il dolce
spavento, la felicit� e la tenerezza le riaffluirono al cuore. Si svegli�
completamente, gett� via la coperta in uno slancio di rapimento incantevole, scese
dal letto, si sfil� dalle membra deliziose la camiciola di pizzo, and� dietro il
paravento, tolse il flacone dal lavabo e si mise a lavarsi i denti, pensierosa.
Poi, davanti alla toilette, rialz� e leg� con un nastro la criniera leonina biondo
platino, mise un'abbondante ditata di crema grassa sopra un velina detergente
Elizabeth Arden, e con un massaggio esperto si tolse dalla faccia il trucco un po'
appassito, l'ombretto sulle palpebre, le sopracciglia diabolicamente inarcate e le
labbra lascive alla Marlene Dietrich. E cos�, nuda e incolore, commovente, miope e
con qualche chiazza rossa, con una pallida bocca infantile, si guard� nello
specchio e sorrise. Era innamorata. Osserv� con tenerezza, nello specchio, le punte
rosee dei seni. Finalmente si alz�, felice, si gett� addosso un accappatoio, si
ficc� sotto il bracci
o la spazzola, il sapone e una grossa spugna, e ciabatt� in pianelle di paglia
verso il bagno, gaiamente spavalda, attraverso il silenzio meridiano della casa
paterna.
Era innamorata, e come si addice alla figlia biondorosea di un'assiette odorosa di
cera, pens� subito di eternare quella felicit� in un'atmosfera domestica luminosa,
ben arieggiata e curata. Oh, felicit� ineccepibile! Deve sapere, infatti, che la
testa balzana, in fondo, non era che una testa arciborghese. E in fin dei conti non
era neanche pi� di primo pelo, non aveva pi� i vecchi grilli per il capo, e tutta
quella vita deliziosamente scioperata non le andava pi� tanto a genio gi� da un
pezzo. Finiva sempre nel volo a zig-zag della beccaccia, irrequieto e senza meta.
Ebbene, cominci� dunque a osservare con estrema attenzione la sua preda, ed ecco:
pi� l'osservava, pi� trovava grazia ai suoi occhi. Non sembrava fatto su misura per
lei? Anzitutto: era un perdigiorno, certo, poteva accorgersene anche un cieco col
bastone; ma in compenso aveva anche tutto quel lato divertente e spiritosamente
frivolo, tutta l'umanit� genuina, se cos� posso dire, che purtroppo (o grazie al
cielo, secondo i punti di vista) soltanto i perdigiorno possiedono. E nello stesso
tempo era in certo qual modo anche un tipo come si deve. Anzi, era anche di pi�: il
ragazzo aveva un suo stile. Con tutto e nonostante tutto, c'era in lui un tratto di
pulizia, di purezza, vorrei quasi dire. Per di pi�, sembrava di ottima famiglia.
Vale a dire: non che la faccenda le sembrasse del tutto limpida, c'era qualcosa che
non quadrava, lo fiutava: di buona famiglia, infatti, era anche lei, anzi si
potrebbe forse dire: di buona stalla. Ma che vuole: quello che conta � il
carattere. Certo era figlio di brava gente, gente che non avrebbe rubato un
cucchiaino. E poi: Jassilkowski, chi era cos� addentro nel Gotha orientale? Ad ogni
modo, "di" lo era, quello non glielo toglieva nessun padreterno; era nei suoi
documenti, e cos� per soprammercato, grazie tante, non era poi roba da buttar via.
Amico mio, non bisogna sottovalutare la magia di questo semplice predicato! A
volte, mi chiedo se nelle scuole del territorio pangermanico ai bambini non sia pi

� simpatico il Golfo di Biscaglia che non, poniamo, la buona borghese Hudson Bay.
Be', non importa. Ad ogni modo, e non per ultima cosa, il nostro ragazzo prodigio
era vestito in maniera semplicemente favolosa. I suoi completi - santo cielo! -
solo quelle spalle! E quelle stoffe, che qualit� e che disegno! Era qualcosa di pi�
del comune gag�, mi creda, quella era classe e basta! E che razza di combinazioni
fini, aveva, il ragazzo: doppiopetto di pettinato blu scuro, a righine color gesso,
per esempio, tre paia di bottoni, risvolto alto; e poi camicia, cravatta serissima,
con un disegno non troppo pesante, ma decorosa, come si deve; cappello nero alla
Anthony Eden e - lei rider� - un giaccone col collo di pelliccia, molto trasandato,
liso, corto al ginocchio, un indumento campagnolo di loden o qualcosa di simile:
roba per la caccia alla lepre, capisce, e con una patina spelacchiata estremamente
distinta. Era una cosa, una cosa, posso dirglielo in confidenza! E inoltre, in
mano, un vecchio bastone di quercia, con una paletta in cima invece del consueto
puntale di ferro: quando passava cos�, la domenica mattina, davanti alla
Ged�chtniskirche dell'Imperatore Guglielmo per recarsi al Romanisches Caf�, come
crede che avrebbe potuto resistergli, un cuor di fanciulla? Quella era aristocrazia
bella e buona, egregio signore, noblesse de robe nel senso letterale. In mezzo alle
legioni di gentaglia in stivali chiodati, era un cherubino di un altro mondo,
testimone ed emissario della gloria dell'Occidente al tramonto. Ad ogni modo, la
preda era buona, pi� unica che rara. Vada un po' a cercare qualcosa del genere con
la verga del rabdomante, oggigiorno. Questo ragazzino, decise la donzella, se lo
sarebbe cucinato senza indugi e senza ambagi. Lo dichiar� con tutta franchezza, e
per stimolare l'appetito sbandier� alarne cifre tonde che si trovavano in un
rapporto quanto mai felice con il numero degli anni del suo signor padre. Ma il
barone Traugott... Sa, non era mica una cosa tanto facile, con lui.
Naturalmente, rimasero appiccicati l'uno all'altra. Per noi del Charleys, era
buffissimo vedere la vecchia commedia rimessa in scena proprio da quei due: di
punto in bianco, cominciarono a sedersi vicini sugli sgabelli del bar, si vedevano
sempre insieme e, se per caso capitava di incontrarne uno alla volta, erano
distratti e di poca compagnia; scomparivano per giorni interi, trascuravano gli
amici e i conoscenti; insomma, presentavano tutti quei sintomi asociali di
relazioni coniugali nello stadio iniziale, che sogliono sparire solo pi� tardi,
sotto l'azione del vaccino delle nozze legittime. Tant'�: ci pass� sopra l'inverno,
e arriv� la primavera - la primavera di Berlino con tutta la sua quiete gonfia di
nostalgia nelle strade secondarie, provinciali, e con gli occasionali gorgheggi dei
merli nel brusio del traffico serale - be', e anche una buona porzione dell'estate.
Non era mica cos� semplice, sa - il barone Traugott, cio� - le sue riflessioni,
capisce, non erano spontanee, nette e prive di' complicazioni. Vedeva la buona
occasione, senza dubbio, oh, intuiva addirittura delle possibilit� da mozzare il
fiato, quando soppesava le ben note cifre e faceva rotolare gli zeri, uno a uno,
sul piano di risonanza della sua anima, con lentezza voluttuosa. Ma la faccenda,
come dicevo, non era cos� semplice, maledizione. L'anima del barone era uno
strumento accordato su toni pi� alti, fremeva nella vibrazione di melodie pi�
armoniose.
Ebbene, si trovava al bivio, il nostro Ercole, e anche lui cominci� col guardarsi
indietro. Vede: da quel primo ritorno a casa dalla mamma, ad Allenstein, a poco a
poco era trascorso un bel po' di tempo. Molta acqua era passata sotto i ponti della
Sprea, molti ciottoli si erano levigati, parecchie cose erano diventate tonde e
lisce. Quella volta, dopo Zoppot e l'incontro con il cugino Zapieha, il suo era
stato un abbrivo, aveva riflettuto, ripreso fiato e ricominciato, per cos� dire - e
a pensarci bene: tutto sommato, aveva fatto una bella strada da allora. Non mi
fraintender�, spero: non sto parlando di un posto con diritto alla pensione. Non
avr� degli ideali da borghesuccio, per caso? In verit� le dico: il lavoro, al
giorno d'oggi, nobilita tanto poco quanto ai tempi di Plutarco, ma i veri nobili
lavorano, egregio signore. Soltanto loro sono abbastanza raffinati da apprezzare
pienamente l'essenza narcotica del lavoro.
Prescindiamo, dunque, dai problemi dell'esistenza materiale (per le necessit�
quotidiane, come sappiamo, crescevano virgulti abbastanza frondosi, lungo la strada
dell'Herrenmagazin del barone von Aalquist).
Invece la meta del nostro viandante era quel che agli usufruttuari e agli eredi di
tutte le cosiddette posizioni belle e rispettabilissime � concesso, al massimo,
fino alla settima generazione: vale a dire il rango sociale. Radicato negli strati
pi� profondi della razza, il vero figlio della nazione sogna di elevarsi dai
bassifondi ammuffiti della piccola borghesia, fino al Monsalvato del gran mondo. E
anche lo junker Traugott ne aveva portato nel cuore l'immagine, evocata dalle tane
delle lepri del distretto di Pillkallen, allorch� aveva lasciato sul marciapiede
della stazione di Allenstein la signora Herzeloyde, nata Bremse.
E che vuole: questo superamento di se stesso, questo balzo oltre intere
generazioni di Jassilkowski, gli era gi� riuscito. Il Charleys Bar, illustrissimo,
non era che un settore, un aspetto secondario della vita del barone Traugott. Uno
dei bastioni conquistati come per gioco, sui quali faceva sventolare il suo
vessillo. Le scaramucce decisive si svolgevano gi� da tempo all'interno delle mura,
intorno alla cittadella vera e propria. In omaggio a una verit� superiore, non
voglio omettere di accennarle che anche in questo caso, come nel destino di ogni
vero uomo, aveva fatto da madrina una nobile dama. In effetti, il trasferimento
dalla fattoria del conte D�rndorff alla pensione Bunsen era stato uno dei casi
fortunati pi� significativi di questa carriera non comune. Deve sapere, infatti,
che la signora von Schrader era una donna molto ben messa, prossima alla
quarantina, fornita di un vivacissimo spirito d'iniziativa sociale. Non solo il suo
�tablissement era la tappa favorita dei suoi parigrado di passaggio; inoltre,
teneva un salotto di bridge. Non vogliamo esaminare pi� da vicino i motivi che le
resero simpatico il giovane inquilino (dato che, detto tra noi, il suo bridge era
piuttosto misero); fatto sta che in breve tempo era riuscita a mediatizzare il
rampollo della stirpe di Topor, e a intrufolarlo abilmente negli ambienti della
nobilt� bene, grazie alle discrepanze fra plafonds e Culbertson. Sissignore, eccolo
l�, il piccolo Traugott Jassilkowski, a giocare senza batter ciglio con le pi�
venerande eccellenze e ad affrontare spavaldamente, con in mano uno scarso fante di
quadri, un tre senza contre di un curatore del S.
Sepolcro.
La signora von Schrader, dunque, consigliava e guidava i suoi passi, le visite, le
funzioni religiose, le gite in campagna e, per finire, gli scelse anche il
reggimento per il servizio militare volontario, tenendo conto delle tradizioni e
delle mogli dei comandanti! And� tutto bene, le assicuro, a meraviglia: un giorno -
oh miracolo! - un anziano generale a riposo piuttosto distratto pretese di
ricordarsi vagamente di un sottotenente von Jassilkowski del...'esimo dragoni. La
gloria dei defunti, la prego! Un minuto di raccoglimento per pap�. Ma che dico! A
che serve anche la pi� amorevole premura di una mano cos� delicata, a che servono
le capacit�, se il nostro occhio non fosse radioso, vero...? Lei pu� anche sgranare
come su una collana tutti i soldati dei reggimenti della vecchia guardia, pu� far
spumeggiare giocosamente, sopra le cascate dell'almanacco comitale, la sua
conversazione condita col gergo ippico e con centoni venatori e saper discorrere,
con competenza pari al garbo, dal bacillo di Bang; ma a che serve persino la
fortuna! Pu� avere anche venti tombe di eroi, presso Sedan e Ypres: � lo spirito di
casta, caro signore, che deve portare dentro di s�. Soltanto la metafisica del
rango crea le leggi e gli assi secondo i quali l'individuo si cristallizza.
Naturalmente, chi considera la cosa all'ingrosso e soltanto in base alla superficie
scintillante, finisce per abborracciare tutto come un dilettante. Nella sua
immaginazione, dei vocaboli come cavalleria, nobile, gentlemanlike caprioleggiano
caoticamente e pervadono il suo animo coi brividi sentimentali della retorica. Noi
vogliamo tener distinti i concetti con rigorosa nettezza.
Se si vuole raggiungere qualcosa, bisogna procedere scientificamente.
Dunque: cavaliere, gentleman, gentiluomo, sono delle forme fenomeniche del tutto
diverse, graduate sia cronologicamente sia in relazione all'origine. Seguiamone
attentamente la successione: il cavaliere -
invenzione francese!, rappresenta quasi la variet� estetica. E' il discendente dei
cavalieri di corte e della loro concezione bellicosa dell'uomo; perci�, in ogni
caso, � a cavallo, di dentro come di fuori: altero, espertamente controllato, se
vuole, ma, tutto sommato, di una grandiosit� coreografica. Soprattutto, � un essere
estremamente individualista. Se passa all'azione, ci� che lo muove a sfoggiare le
sue doti � sempre l'iniziativa personale e, in essa, l'esibizione della sua
personalit�, fantasiosamente fondata sul bel gesto. Invece, il gentleman (la
versione morale), rientra gi� in un tipo ben delineato. I suoi gesti sono regolati
da formule (come di consueto nell'ambito morale: da formule di omissione). � vero
che c'� ancora in gioco un certo individualismo, ma moderato, rudimentale, una
sorta d'individualismo collettivo di stampo anglosassone. Egli, comunque, assume la
forma pi� perfetta quando si differenzia il meno possibile dai suoi simili. E'
quasi il cavaliere smontato da cavallo, democraticamente appiedato. Per quanto
riguarda il gentiluomo prussiano, infine, n� la smania revanscista francese, n�
l'invidia britannica possono negargli la qualit� di etico puro. La sua personalit�
� completamente dissolta nell'idea della casta. E' un feudatario, un funzionario:
una rotella nell'ingranaggio statale, un anello della catena genealogica. Il suo
onore � il suo dovere, acquista la sua dignit� nel servizio. E' la termite
selezionata, di pura razza, di una concezione totalitaria dello Stato, e se fossimo
riusciti a produrre il tipo su un'ampia base popolare, avremmo finalmente risolto
in una sintesi dinamica il conflitto dell'anima tedesca tra il collettivismo e
l'individualismo.
Avremmo, per cos�, dire, fatto girare insieme i signori Marx e Hegel nella ruota
ginnastica della storia.
Abbia la cortesia di non considerare tutto ci� una digressione: per il nostro
eroe, in quel momento, nessuna riflessione era pi� importante. Si trovava al bivio,
come dicevo, l�, davanti a lui, ma anche gi� per un buon tratto dietro, c'era la
stretta via del dovere, della modestia disciplinata, dell'abnegazione fin nel
taglio dei capelli; ma tanto pi� promettenti brillavano gi� i pinnacoli di
Monsalvato! Evviva lo sgabello da mungitore, il bridge e le gesta gloriose dei
defunti! Ancora qualche passo, qualche spintarella della mano esperta della signora
von Schrader, e sarebbe arrivato! Infatti non mancava altro che il predicato
dell'allevamento: quindi il matrimonio con una giovane gentildonna di rango, con un
piano nobile a Potsdam o qualcosa di simile e il rampollo sarebbe stato innestato.
Poi, ancora la nomina a sottotenente e una gaia schermaglia spalla a spalla con i
commilitoni, e si sarebbe gettato il ponte dalla croce di ferro 1870 del nonno,
oltre il 1914-1918 per tutte le generazioni future.
Ma l�, ecco il sentiero laterale asfaltato: lo zigolo giallo l'allettava con
trilli flautati dal nocciolo borgheseliberale, e lo sa il diavolo se aveva l'aria
maledettamente comoda e confortevole, straordinariamente libera e progressista,
smart e indipendente; e in fin dei conti, con una quantit� sufficiente di spiccioli
si arrivava alla stessa meta, no? Bene. Quando la cosa fu per cos� dire matura per
la sentenza, il barone Traugott si prese una mattina di tempo per una passeggiata
meditativa, e se ne and� da Halensee nel Grunewald, per la Bismarckallee e cos� via
-
ah, e da una parte e dall'altra c'erano le ville in vari stili, e gli alberi
fiorivano in giardini ben curati, e le automobili luccicanti passavano
tranquillamente in su e in gi�, con un lieve fruscio dei pneumatici silenziosi, e
le signore con calze di seta portavano i cani a spasso. Ah, era un caro, vecchio
mondo lontano... E lui cammin� e cammin� attraverso il bosco, fino a Paulsborn,
dove le acque del lago brillavano al sole come squame d'oro e pacifici borghesucci,
sulla spiaggia, davano aria alla loro biancheria. E non aveva occhi per nulla, il
giovin signore von Jassilkowski, perch� era immerso in una profonda meditazione e
in preda alla malinconia, come tutti gli uomini che stanno per vedere adempiuto un
sogno vagheggiato a lungo e intuiscono che, come sempre, verranno delusi dalla
realt�. E tutto, tutto ricomparve davanti a lui: il pap�, la mamma, il Mormorio di
primavera di Sinding e il bastone di amministratore, la sua vita a Berlino, la
pensione Bunsen, il tinello della mamma ad Allenstein e un certo piano a Potsdam,
Neue K�nigstrasse, il Charleys Bar; la realt� triviale e le splendide, meravigliose
immagini della nostalgia. Am� e odi� tutto ancora una volta, ed ecco: l'odio e
l'amore si erano invertiti, odiava l'amore di allora e amava gelosamente il vecchio
odio.
Vede, molte cose erano cambiate: c'era stata un'infanzia tutta costellata di
immagini, un variopinto mosaico di ricordi, ma il tempo li aveva dissociati come
quei prodigiosi fiori giapponesi nell'acquario, e ora fluttuavano con aspetti e
pesi nuovi: certi, grandi, sbocciati e colorati sulla superficie chiara, e altri,
pesanti e scuri, calati sul fondo. Ecco pap�: non pi� un brutale amministratore
agricolo, truce e inzuppato di sudore, bens� un gentiluomo di campagna energico e
gagliardo, della casata di Topor, sottotenente dei corazzieri nella prima guerra
mondiale con croce di ferro di prima classe, cacciatore e cavaliere e forte
bevitore, abbronzato dal sole, con l'alone dorato della sua allegria stentorea. E
si rizzava davanti a uno sfondo di pascoli sconfinati pieni di bestiame florido,
con gli stivali massicci affondati nella terra fertile, gaiamente circondato dagli
spari dei fucili. Era la vita, caro signore, la dilettosa vita in persona! Ma nel
suo sguardo c'era, anche, la seriet� e la nobilt� del dovere: quello di avere una
funzione di sostegno, di essere un pilastro della classe produttrice e militare. E
la distinzione silenziosa: un anello della catena genealogica.
Ed ecco la mamma... Ah, lei lo sa: Mormorio di primavera e linguaggio dei fiori e
ideale della purezza, e tutta fine e delicata; ma nella vita, nella realt�, in
carne ed ossa, non era che materiale e volgare.
Era il peso che lo faceva sempre ricadere a terra nel bel mezzo dell'alto volo
delle illusioni; il richiamo rude che colpisce il sonnambulo come una fucilata,
facendolo precipitare dalla cima del tetto... Cosa vuole che stia qui a
raccontarle: era una nata Bremse.
Non serviva a niente ridiscendere nel paese favoloso dell'infanzia: lei c'era
ancora, era viva e non si poteva rinnegare, una vecchia sfatta che parlava un
dialetto orribile e rammendava calze da qualche parte, in una stanzetta di
Allenstein: la personificazione di una piccola borghesia informe, slavata e senza
faccia, l'incarnazione della macchia genealogica, la personificazione della causa
del bruciante imbarazzo che seguiva la domanda di rito: "Ah, mi dica, come si
chiamava da signorina la sua signora madre?". Bremse, avanti, marsc!

E cos� siamo arrivati alla grande avventura (le lacrime, le lacrime di


Herzeloyde!), all'avventura dell'affermazione di se stesso, all'avventura, che,
sola, fa dell'uomo un uomo: e a che ci servono l'audacia, la passione e la nobilt�
d'animo, se il successo che la societ� si attende da noi � gi� stato sciupato nel
letto nuziale degli antenati? Infatti - ahim�! - lei era proprio quello che era:
una Bremse.
Un'altra madre (anche semplice, non chiss� che cosa - santo cielo, come se non ce
ne fossero altre nell'elenco araldico, e abbastanza efficienti per la casa di un
amministratore!); un'altra madre, come dicevo, gli avrebbe procurato a priori quel
tale predicato della razza pura, e allora ti saluto signora von Schrader e tutti i
suoi servigi ruffiani, ti saluto tavolo di bridge e paccottiglia della
Knesebeckstrasse, addio senza rimpianti a tutte le smorfiose di Potsdam, un bel
calcione nel sedere flaccido a tutte le eccellenze, e via verso la vita e l'azione,
con la disinvoltura favorita dagli d�i!

Be', ad ogni modo, la mamma c'era. Ad Allenstein, Prussia orientale.


Uovo per rammendare e occhiali di ferro, paralume Biedermeier-Liberty e Mormorio di
primavera di Sinding. Pap�, certo, era un bruto, ma almeno aveva avuto il tatto di
scomparire presto. Lei invece c'era. Achille � morto, e - ahim�! - Tersite �
vivo!...
Lei conosce il sentiero a sinistra del padiglione di caccia di Paulsborn: si
attraversava il bosco, e dopo una mezz'ora circa, se si era dei camminatori
passabili, si arrivava alla Capanna dello zio Tom.
Qui si dirigeva appunto il giovane Traugott, camminando in mezzo agli alberi, e
rimuginava, rimuginava. Da qualche parte, discretamente nascosto dietro alcune
siepi e un po' di filo spinato, c'era un poligono di tiro, a intervalli regolari si
sentivano spari allegri, ed egli pens� istintivamente al suo reggimento di
Ludwigslust, e che ormai gli mancava soltanto un'esercitazione, per diventare
sottufficiale della riserva...
Vede, la vita � ricca; ma l'offre in modo cos� infame, la sua ricchezza: tutti i
momenti la piazza davanti a un bivio decisivo e le ordina di scegliere solo una
delle possibilit�, sempre una e basta, che esclude tutte le altre per sempre...
Forse lei non riuscir� a immedesimarsi in questo turbolento pr� e contro di
sensazioni sottilmente ramificate e nello stesso tempo nodose e massicce, in questa
lotta con gli angeli di tentazioni appena assaggiate; ma abbia la compiacenza di
credere che dietro vi si nasconde qualcosa di serio. Nel fondo pi� intimo di tutto
ci� � racchiuso infatti un sogno dell'umanit�: il venerando sogno ideale della
nobilitazione; l'alchimistico miraggio della transustanziazione, in questo caso
proprio mediante la carne. Ma lo ammetta: dopo Platone, Cristo e Miss Annie Besant,
ci� � stato tentato solo nell'ambito eticospirituale, e il risultato � la
ribellione delle masse. Perch�, dunque, non provare delle altre vie? La selezione.
L'igiene razziale. La legge di Mendel non deve eliminare, ma elevare. C'� dietro
qualcosa, le dico, un'idea temeraria, degna di Prometeo: l'ideale dell'uomo
perfetto, prodotto sinteticamente.
Amministrazione e controllo pianificati dei cromosomi allo stato libero.
Produzione a catena della termite selezionata di pura razza. Il Proleteo scatenato.
Come dicevo, c'era la buona occasione di correggere tutti gli strafalcioni
genealogici, tutte le m�salliances � la Bremse della generazione precedente: la
nota giovane nobildonna di rango. E, detto tra noi, il nostro giovane amico era gi�
vispo come un uccello in amore e ben conscio della meta... Caro signore, uno non
riesce certo a farsi invitare a Potsdam solo perch� gioca bene al bridge ed � di
antica nobilt�. E anche se non c'era ancora niente di dichiarato, la signora von
Schrader avrebbe sistemato tutto a puntino, lei sapeva bene come bisognava
manovrarle, quelle cose. E nello stesso tempo se la sarebbe legata a filo doppio
(la signora von Schrader); nulla unisce a noi le persone con tanta sicurezza,
quanto il permesso di renderci simili servigi. Moglie pi� aderenze pi� signora von
Schrader pi� aderenze, e il tutto intrecciato e ingarbugliato con le multiple
parentele. Vede, era gi� tutta una costruzione. Bastava aggiungere ancora qualche
puntello e collegamento, rivestirla col cemento dell'abitudine e lasciare
asciugare. Fatto. Ci si poteva insediare.
Invece, la donzella bionda: lei non era nobile, come sappiamo, ma navigava a vele
spiegate nella pi� fashionable alta borghesia; oh, ben pi� suggestiva, ben pi�
convincente di tutta la nobilt� del Brandeburgo, col suo ottuso autocontrollo
protestante, provocatorio, arrogante, coriaceo e incrostato. Era l'aria fresca, la
linea aerodinamica, la fuori serie su assi molleggiate, lo stile internazionale.
Lei non se ne stava tutto il giorno a rammendare calze nel tanfo di una stanzetta
di Allenstein. Lei no, stia tranquillo.
No. Era una persona modellata in maniera meravigliosa. Anche a considerare solo il
corpo: che animale di razza! Con una sensazione di trionfo che non era del tutto
immune da un certo pizzicore alla laringe (una specie di risatina beffarda repressa
a stento), il signor von Jassilkowski pensava all'eleganza pomposa delle sue forme:
quelle membra lunghe, languide, voluttuosamente slanciate, immerse nella sfrontata
consapevolezza di una purezza abbagliante; le articolazioni morbide e flessibili,
le dita mobilissime, delicate come fiori e le unghie laccate di smalto color sangue
di bue. Be', e tutte le altre cosette: i bellissimi denti candidi e il rigoglio
veramente fulminante della sua criniera... Caro signore, tutta quella roba era
semplicemente preziosa, aveva qualcosa a che fare coi soldi, con molti soldi, e
buoni. Si pu� andare a comprare anche da madre natura, se si � in grado di pagare.
Mi creda, pregiatissimo: quello splendore latteo della pelle, quella fresca
elasticit� della carne, non sono manipolate semplicemente nel plasma embrionale. I
soldi sono radioattivi. E ce l'aveva un bel gruzzolo, la donzella bionda, una
sommetta grassa e tonda come una carpa, con le abbondanti uova di un grappolo di
zeri. C'era di che lustrare per benino lo stemma di Topor. Anzi, si poteva andare a
stare in un castello, capisce! Forse lei non sa quanto pu� essere stimolante
l'atmosfera di una passeggiata estiva nel bosco. Perfino nel vasetto spargipolvere
del Brandeburgo, dietro i cespugli non sta in agguato soltanto il generale von
Zieten/1 ma all'occasione anche Pan, con le sue ninfe e i suoi fauni sempre pronti
a stuzzicare. Pu� darsi che le visioni del barone fossero un po' troppo plastiche,
voglio dire la visione del conto in banca: infatti, mi permetta di dirle che il
denaro � una potenza erotica. Il bel Traugott, ad ogni modo, a un tratto si sent�
preso alla gola.
Davanti ai suoi occhi danzavano nugoli di moscerini immaginari, e i pini del
Grunewald si dissolvevano in una nebbia dorata di esalazioni femminili impregnate
di Chanel.
NOTA: 1 Generale dell'esercito di Federico II, famoso per la sua tattica
strategica fondata, appunto, sulle imboscate e gli attacchi di sorpresa.
(N. d. T.)

Ma nello stesso tempo, dalle oscure profondit� del suo essere affior� un'altra
sensazione, e tutte le dolci chimere crollarono col frastuono di cocci di una
risata satanica: lui, Traugott Jassilkowski, non era stato il primo, n� l'unico, a
possedere quella femminilit� deliziosamente eccitante, costellata di valuta
preziosa. Ahim�, era una ragazza di cattiva reputazione. Purtroppo, caro amico, non
c'erano dubbi in proposito. Si era arresa fin troppo facilmente anche alla sua
corte, e si era dimostrata fin troppo esperta...
Ma il suo ghigno sudicio � completamente fuori luogo, distintissimo. E' fuori
luogo, sia rispetto al barone, sia rispetto alla signorina, e anche rispetto a lei
stesso. Abbia la cortesia di ricordare di che si trattava: si trattava dell'ideale
della purezza della razza. Si trattava di vedere se fosse possibile fare una
moglie-madre, di una cos�.
Moglie-madre, ha sentito? Non va in brodo di giuggiole, la sua anima di piccolo
borghese tedesco? Lo ammetta, nel suo spirito lei vede automaticamente Thusnelda.
Gi� Tacito scrive che i Germani, di regola, onoravano le loro donne. Perci�, per
conto mio, faccia pure di necessit� virt�, se le piace, ma non si dia quelle arie
di persona superiore ed emancipata a proposito degli altri. Per un'amichetta,
qualsiasi cosa � o.k., ma per la moglie-madre - grazie tante!
Pensi soltanto alla prole: le tensioni fra i genitori determinano la vita psichica
del bambino, afferma Oscar Wilde. E ora, pensi un po': la moglie-madre nelle
braccia di estranei: ma questo � per cos� dire un arche-trauma, un'immagine di una
plasticit� addirittura penetrante, grazie all'educazione a base di autori romani,
che apre un vortice di sensazioni sopra gli abissi pi� vertiginosi dell'anima.
Brandelli di immagini isolati e sconnessi vorticano rapidamente nel suo gorgo: seni
femminei cascanti, nudi, bianchi e venati, baci nelle ascelle, sigari, biancheria
intima, camerieri, chapeaux-claques, l'odore stantio e acre dei comodini degli
alberghi, e infine guanti glac�s e pistole da duello. Queste ultime, naturalmente,
scompaiono sommerse da un'ilarit� nervosa. Rimane il resto, una risciacquatura
risucchiata da un erotismo cavalleresco dalle occhiaie stanche e dal gusto di
celluloide e capelli, tipico dei commessi viaggiatori, un decotto mucillaginoso di
sensazioni sessuali di seconda mano, scosse dal brivido isterico di termini
allarmistici convenzionali come fedelt�, onore, dovere... Vorrebbe forse porre le
fondamenta di generazioni future, sotto stimoli di questo genere?

Il barone Traugott, ad ogni modo, avvertiva l'urgente desiderio di evitarlo. Ma


come? Era stretto nella tenaglia delle alternative: o un'amichetta, e allora
benvenuto il movimentato tirocinio sessuale, in bocca al lupo e amen; ma anche
addio milione e animale di razza. Oppure moglie-madre, castello e azioni, chioma
bionda e natura di purosangue; ma il passato avrebbe seguito tutto ci�,
lussureggiante e fastosamente iridato, come una coda di pavone. Uno strascico
piuttosto brutto per un abito da sposa, si pu� ben dirlo.
Ma il milione, mio caro! Le quinte ideali di pioppi e di pascoli per puledri!
Domestici! Bestiame di razza!

Lo dica lei stesso: non era una porcheria? Non era di nuovo la goccia di fiele,
mischiata proprio al boccone pi� succulento? Come tutto avrebbe potuto essere
semplice, conciliante, rasserenante, definitivamente buono e pulito! Avrebbe potuto
amare la ragazza, anzi, stimarla, avrebbe potuto. Moglie-madre, felicit�, gioia dei
figli e una fine pacificamente grigio argento, con una faccia pasciuta da senatore
e le mani cristianamente giunte. Ma cos�? La colpa � della Provvidenza. Oh eterna
condanna alla malizia e alla bassezza! Si unisca al lamento, pregiatissimo, � una
cosa che vale anche per lei! Pensare � un atto di disperazione. Li c'era l'azzurro
del lago e la luce del sole, il rosso degli abeti e il verde dei pini, cuscini di
muschio e ronzio di insetti: non tanto straripante e rigoglioso, non proprio la
foresta fitta del signor Stifter, anzi era un bosco un po' tignoso, suburbano e
rachitico, ma comunque, che vuole: lievi e umide nuvolette di prima estate
scivolavano nel cielo, e sullo sfondo, tutt'intorno, c'era Berlino, la Berlino
1938... Santa pace, naturalmente si erano visti anche dei tempi migliori, ma pensi:
che grande avvenire aveva ancora davanti, allora...
Be', come dicevo, li in giro era tutto uno scintillio e un brusio lontano. E l�,
tra gli alberi, passeggiava il bel Traugott, nella tristezza vuota che sta fra due
decisioni, e con lui si muoveva un altro, continuamente, camminava insieme a lui,
muto e calmo. Ah no, stimatissimo, non quell'Altro emerso dalla ben nota notte, il
beffardo arcangelo del nulla, bens� il malinconico Jassilkowski, capisce, il nobile
epigono che � in noi, che conosce a memoria e piange in silenzio tutta la storia
fin dalle origini. Ebbene, egli camminava insieme con lui, e nella sua malinconia
si assiepavano tutte le cose caduche e mai raggiunte, desiderate con nostalgia, e
intuite con tristezza dietro ogni nostalgia: Allenstein e il Mormorio di primavera
di Sinding, laghi azzurri e abeti rossi e pini verdi, Kranzler e betulle chiare,
cinema, Charleys Bar e tutte quelle donne. Ed ecco che egli lev� la voce e disse:

�Ci� che deve affliggerci, fratello carissimo, non � che la vita sia una rinuncia
incessante: non che noi, nel perenne bivio delle decisioni, perdiamo per sempre,
scegliendo, tutte le altre meravigliose possibilit�, bens� che queste possibilit�
non modificherebbero affatto la nostra desolazione originale; che ripetiamo invano
i gesti e gli atteggiamenti della vecchia pantomima; che la vecchia commedia sia
cos� vuota e insulsa, e che eppure continuiamo a recitarla... Infatti l'uomo crede
che le sue decisioni dispongano di possibilit� svariate, mentre in realt� esse non
sono che un moto pendolare tra la fuga e il desiderio, e ogni fuga e ogni desiderio
non si riferiscono che alla morte.�

Cos� parl� la voce segreta del barone Traugott.


E accadde che sul suo cammino egli incontrasse il verme. Il verme strisciava in
mezzo al sentiero, ai piedi del barone Traugott. Era un comune lombrico, Lumbricus
agricola, specie degli anelli di, gruppo degli oligocheti, se le dice qualcosa; ed
era ripugnante da vedere, cieco e impanato di sabbia, perch� strisciava ottusamente
lungo il sentiero battuto, in pieno sole, facile preda dei suoi nemici naturali: i
passeri, i porcospini, i topi, i rospi, i millepiedi e gli scarabei.
Strisciava l�, con l'evidente intento di raggiungere il molle regno terrestre
dell'altro ciglio, ma veniva continuamente sviato da quella direzione da ostacoli
svariati. Tale vista era cos� disgustosamente miserevole, che il barone Traugott si
ferm�, per degustarla appieno.
Come dicevo, vani erano gli sforzi del verme. Si stiracchiava attraverso la sabbia
con movimenti indicibilmente fiacchi, e tuttavia istericamente frettolosi, facendo
scorrere delle onde convulse per i suoi segmenti anellati, quasi come una colica
incarnata. Il segmento del capo, intanto, di forma appuntita a cono, che con la sua
nuda invadenza faceva pensare involontariamente a una supposta, era sollevato e
tastava i dintorni, cieco e sensibile come un dito spellato. Fiutava l'humus umido
e l'ombra dell'erba, dall'altra parte, a quindici centimetri di distanza, e si
gettava in quella direzione; tutta l'umilt� impudicamente nuda della sua natura
ibrida vi si proiettava faticosamente. E ci� che lo faceva fallire, era la sua
meschina circospezione. Infatti, qualsiasi cosa toccasse, un ago di pino o una
pietruzza, sussultava e si ritraeva spaventato, si adattava ad aggirare il presunto
ostacolo con una deviazione eccessiva. Perci�, invece di attraversare il sentiero,
continuava a percorrerlo. Una scia bizzarramente intricata, che da tempo non era
pi� viscida e lucente, narrava la sua odissea; ormai il verme era quasi senza bava,
ed evidentemente anche molto stanco. L'estremit� posteriore si contorceva con
impazienza tormentosa, come una frusta impotente. Il barone Traugott, colpito dalla
semplice forza simbolica di questo spettacolo, si appoggi� al bastone-ricordo di
pap� Jassilkowski come altra volta Parsifal alla sua lancia, e lo contempl�
meditabondo.
"Ma egli dov'�?" si chiese, "egli non permette soltanto che ci� accada, no; egli
l'osserva benevolmente, egli guarda con compiacimento scientifico questa prova
della sua esistenza. Infatti, com'� noto, egli ama coloro che punisce. E il suo
amore � incommensurabile, non gli sfugge neppure un comune lombrico, egli ama la
creatura, perci� le d� un'esistenza in condizioni beffarde. Ma" cos� si disse il
barone "io non sono lui. E perci� almeno per una volta, una volta sola e a dispetto
del suo amore infinito, un destino verr� diretto altrimenti, sia pure quello di
questo verme nudo e ripugnante."

E cos� dicendosi, il barone raccolse da terra uno stecco e si chin�, fortemente


nauseato, sul Lumbricus agricola, per trasferirlo con una spinta dal sentiero
sabbioso nella frescura del prato. Ma non appena tocc� l'animale, esso s'inalber�
spaventato. Il barone Traugott, sorpreso, reag� con un movimento riflesso. Lo
stecco si spezz� e tagli� il 'lombrico in due parti uguali che si torcevano
disperatamente. Scosso dal disgusto, il barone Traugott calpest� col tacco i resti
dell'allegoria e ne cancell� le tracce con sabbia del Brandeburgo. Poi riprese il
cammino, scontento.
Pensare, caro amico, � un atto di disperazione, l'ultima ratio. Gi� Bacone da
Verulamio deride le persone che, come le civette, sono in grado di vedere solo
nella penombra delle loro deduzioni logiche e, accecate dalla luce dell'azione,
perdono la capacit� di scoprire quel che hanno davanti. In un modo o nell'altro: la
soluzione era a portata di mano. Bella gerant alti, tu felix (o meglio: Traugott)
Jassilkowski nube. Il signor von Jassilkowski si diede un contegno virile, e
risolse di recarsi a Potsdam una delle prossime domeniche, allo scopo di osservare
attentamente ancora una volta la sua giovane nobildonna, nel recinto
dell'ippodromo, per prendere quindi una decisione chiara e inequivocabile. E
intanto era arrivato alla Capanna dello zio Tom, e rientr� in citt� con la
metropolitana. La sera il barone venne notato nel Charleys Bar.

CAPITOLO 8.

E a te, figlio dell'uomo, ecco che porranno le catene e ti legheranno, cos� che tu
non possa loro sfuggire. EZECHIELE, III, 25

Venne la domenica. Venne per cos� dire in tutta la sua pompa domenicale, e col
repertorio completo: con quel cielo sereno e azzurro fulgido che poteva sovrastare
specialmente il deserto domenicale dell'ovest berlinese, cos� luminoso e struggente
e lontano e intatto (tutto d'aria, capisce, tutto il cielo, tutto d'aria ampia,
libera, deliziosamente ventilata), e con accompagnamento d'organo: da qualche
parte, in una delle case vicine, era accesa una radio, e dalle finestre aperte una
fuga estremamente complicata si costruiva con pretenzioso fervore di fede nella
Knesebeckstrasse silenziosa e intimidita. Il barone Traugott, in procinto di
completare la sua toilette, con una retina rigidamente tesa sulla pettinatura,
stava in piedi svogliato e indeciso davanti all'anta aperta dell'armadio, sulla cui
superficie interna scorreva come una serica cascata variopinta la moltitudine
riboccante delle sue cravatte, e vi frugava in mezzo, senza idee. La pensione
Bunsen era piena d'ombra e di silenzio di tomba. A quanto pareva, la signora von
Schrader non era ancora rientrata dalla chiesa, e le domestiche erano occupate in
cucina, sul retro; perci� non si udiva nessun rumore. Il silenzio della pensione,
un po' stantio, ovattato da vari moniti e restrizioni, aveva uno spessore quasi
palpabile. Data l'altezza delle case antistanti, nemmeno un raggio di sole cadeva
nelle stanze che davano sulla strada, ma sopra i tetti era visibile un pezzettino
di cielo, un pezzetto di quel cielo estivo ampio, libero, deliziosamente ventilato,
lontano sopra la citt�. E l'organo suonava, flautato e ronzante, un po' cupo e
fesso nel timbro metallico dell'apparecchio radio, e la fuga sal� con arte e con
arte ridiscese, e finalmente venne portata felicemente al sicuro. L'aria continu� a
vibrare ancora per qualche secondo, poi si ud� la voce chioccia dell'annunciatore e
attacc� una musica di cetra bavarese, con Io stesso fervore meccanicamente cieco
dell'organo di prima: Fior di sambuco, fiore di rosa, quando vedo la mia sposa. Il
baro

ne Traugott, bench� rinfrescato dal bagno mattutino seguito da una doccia fredda,
con ancora sulla lingua il sapore di menta piperita del dentifricio e con la pelle
delle guance ben rasata, tesa sotto l'influsso di essenze astringenti, continuava a
meditare stancamente e a vuoto sulle sue cravatte, in uno stato d'animo ricchissimo
di sfumature e gradazioni. E' vero che aveva risolto il problema del vestito con
la mano felice che gli era propria (specialmente in queste cose); niente infatti �
pi� ridicolo che il gettarsi addosso, di domenica, l'abito festivo del piccolo
borghese, serio e cittadino. D'altro canto, in previsione della visita a Potsdam
(tanto pi� che aveva anche intenzione di far colazione all'Eden), la nota sportiva
volutamente sciatta sarebbe stata stramba e di cattivo gusto: perci� si era deciso
per un gabardine estivo, non certo leggero, ma fresco, di un color grigioverde
pallido, che era in perfetto stile sia per un'eventuale capatina al campo di golf,
sia per il tavolo di bridge della vedova del generale, e si preannunciava utile,
data la temperatura prevedibilmente calda. E' vero che la qualit� della stoffa,
cos� morbida eppure ingualcibile, che la lievit� vaporosa della camicia nonch� la
sobriet� elegante e ben intonata delle scarpe marrone scuro, schiarite in un
nocciola specchiante grazie all'accurata lucidatura (eseguita con le sue mani, �
ovvio!), � vero che tutto ci� gli procurava una sensazione di gradevole benessere e
di sicura superiorit� sociale; tuttavia non riusciva a liberarsi della sua
insoddisfazione opaca e irresoluta. Soltanto la cravatta, infatti, doveva conferire
la nota determinante, l'accidente in chiave, per cos� dire, a quel vestito neutro
nel senso migliore del termine: con una fine azione reciproca, essa alludeva
all'occasione e all'umore, alle convenzioni e all'inclinazione, ai rapporti e al
carattere. Rappresentava i puntini sulle i del dernier cri, l'accento discreto ma
incondizionato della personalit�. Formava l'armonico compromesso della giornata

e dello stato d'animo. Ma com'era, la giornata? E come, lo stato d'animo? Le


sfumature del suo animo erano altrettanto camaleontiche e cangianti quanto la
cascata di seta e di foulard davanti a lui. Per esempio, se avesse scelto - come
sarebbe stato piuttosto ovvio - quella stretta cravatta a strisce verticali verdi e
color terracotta, che avrebbe potuto unire a un cappello a tesa larga di paglia
naturale giallina, la gaia leggerezza della giornata estiva sarebbe stata accennata
in maniera assai signorile, ma forse con eccessiva civetteria. Dentro di lui
brontolavano ancora i toni bassi dell'organo, segretamente ammonitori, e lo
inducevano a respingere, pentito, tutti gli effetti troppo vistosi.
Anche la cravatta a strisce diagonali, coi colori di un club, sarebbe stata in
carattere con la leggerezza estiva, soprattutto se portata con un cappello di
Harrow; ma essa richiedeva al contempo una freschezza giovanilmente goliardica di
cui il barone, quella mattina, non si sentiva affatto all'altezza. Era pi�
vantaggioso, allora, ricorrere al gusto sobrio della tinta unita, magari a un
azzurro squillante o, meglio ancora, a quel caldo rosso ruggine cupo: esso
s'intonava sia al fine cappello di Panama, sia (qualora non fosse stato opportuno
mettere troppo in evidenza l'accento estivo) a quello floscio di feltro. D'altro
canto, per�, questa combinazione sembrava priva della negligenza spensierata che
gli appariva consigliabile per la visita a Potsdam: un aspetto troppo educato e
perbene sarebbe parso immancabilmente sospetto agli occhi acuti della generalessa.
Viceversa i pallini, i cosiddetti polkadots, avrebbero avuto un'aria di sfida.
D'altronde un Jassilkowski non avrebbe mai potuto abbassarsi alla banalit� trita
dei quadretti o dei motivi scozzesi. Egli avvertiva la segreta esigenza di poter
scegliere qualcosa di netto, di deciso, com'� concesso alle persone affette da un
cattivo gusto irrimediabile; di poter quasi tirare una linea energica e definitiva
sotto la sua personalit�: io sono cos�, e cos� - bene o male - dovete prendermi.
Disponeva, a questo scopo, delle cravatte americane all'ultima moda, tigrate,
zebrate o maculate come ventri di salamandre, alle quali per� mancava non il
cattivo gusto indispensabile, bens�, e completamente, l'impronta individuale. In
effetti, esse sono il rovesciamento del principio d'�pater le bourgeois, in quanto
con la loro bruttezza aboliscono il distacco dall'ambiente, annientando in tal modo
la personalit�. E cos�, in un certo senso, anche il nichilismo raggiunge il suo
limite. Il suo vantaggio infatti consiste nel creare le premesse di un godimento
esteticamente puro; ma appena si avvicina alla bellezza, � meglio tornare ad essere
devoti.
Be'. Alla radio, la musica di cetra attacc� la quattordicesima strofa: Fior di
sambuco, fiore di rosa: una melodia di un potere adesivo torturante, resa per cos�
dire resistente in tutti i sensi da seconde, terze e quarte voci, che s'inseguivano
in bizzarri modi montanari e si contraddicevano polifonicamente. Senza farsi
notare, si era gi� annidata nel subcosciente del barone Traugott, dove per tutta la
giornata successiva avrebbe continuato a stridere con l'ubiquit� fantomatica di un
grillo smarrito in un tinello. Conformemente al principio filosofico suaccennato,
da quel momento il signor von Jassilkowski trascur� il policromo embarras de
richesse degli altri disegni, delle figure orientali e delle decorazioni
geometriche, delle righe, delle onde, e dei fancy-patterns simili a immagini
microscopiche di colture di batteri, e in un impulso di decisione disperata afferr�
un groviglio nero, che sotto le sue dita si srotol� ben presto in un nastro
sottile.
Mentre se lo allacciava davanti allo specchio, con un nodo alla Windsor, e si
riaggiustava il colletto della camicia, egli visse il sublime processo della
trasformazione della personalit� sotto l'influsso del costume. E la scelta si
dimostr� felice sotto ogni punto di vista. Era una puntata ai limiti del buon
gusto, fino a quel punto delicato in cui l'effetto della banalit� e quello della
raffinatezza pi� spinta s'incontrano e in un certo senso si paralizzano, e in cui
lo stile originale spunta ancora sul terreno delle convenzioni. Il giorno del
signore veniva tenuto nella debita considerazione. Il tessuto della cravatta, un
filato sericamente frusciante, nonostante una certa morigeratezza puritana aveva un
carattere sufficientemente sportivo; mentre il colore, un nero austeramente
sabbatico, spiccava in modo assai personale, pur con tutta la sua convenzionale
disciplina. Quanto ai vantaggi psicologici di questo Proteo delle cravatte, non era
possibile apprezzarli nel loro giusto valore. Essa avrebbe potuto essere attribuita
tanto alla trascuratezza distratta dello studioso, quanto alla fiducia dell'uomo di
mondo nelle qualit� del suo cameriere (e alle tendenze smorzanti di quest'ultimo).
Per di pi�, quel nero severo faceva istintivamente supporre un lutto: circostanza
che suscita simpatia e, con la sua umanit� assoluta, rende ampiamente superflua la
rivelazione della personalit�. Dopo che il barone Traugott ebbe verificato questi
vantaggi con un'ultima occhiata allo specchio - Quando vedo la mia sposa, holladrio
- da qualche parte, nella casa, suonarono le dieci.
L'eccedenza di tempo si rivers� su di lui come un torrente in piena. Con cura
esagerata si ripass� un'ultima volta le unghie con la lima, dopodich�, anche con la
migliore buona volont�, non rest� pi� nulla da ritoccare nella sua toilette. Con la
retina sempre tesa sulla pettinatura e stando attento a non sciupare la piega dei
pantaloni, si sedette su una sedia, con un libro e una sigaretta. La signora von
Schrader torn� dalla chiesa, ne ud� dal corridoio, attutita, la voce piena e un po'
nasale, e un lieve scatto nel suo apparecchio gli fece immaginare che si accingesse
a dedicare il resto della mattinata alle solite telefonate domenicali. La radio di
fronte forse era stata spenta, o era ancora accesa, comunque era sfuggita alla sua
coscienza, dopo aver deposto nel suo nervo auditivo, come una vespa icneumone, un
uovo acustico che stava trasformandosi in un parassita divoratore: Fior di sambuco,
fiore di rosa... Laggi�, sopra i tetti, si vedeva il cielo, il cielo estivo, ampio,
libero, deliziosamente ventilato. Ma poi, in qualche modo, arriv� mezzogiorno, ed
egli si tolse la retina, si pettin� lisciando le corte onde ribelli e s'infil� la
giacca. Un cappello floscio di feltro marrone e guanti di pelle liscia, di un color
tabacco gi� un po' sbiadito, completavano l'insieme. Esit� ancora un attimo
chiedendosi se fosse il caso di prendere un ombrello arrotolato, ma poi ci
rinunci�, perch� a Potsdam avrebbe potuto sembrare troppo anglofilo, e afferr�,
pentito, il bastone-ricordo di pap� Jassilkowski. Quindi si attenne alla direttiva
del collega ed esperto di moda Henri Beyle (calzoni di velluto di Parma: bisogna un
po' scherzare, vero?), secondo il quale il perfetto dandy dimentica il suo abito
non appena finita la toilette. Proprio mentre stava per uscire dalla camera, trill�
il telefono, ma immaginando che a quell'ora non potesse chiamarlo altri che la
donzella, corse in punta di piedi in cucina e preg� sottovoce la cameriera di
rispondere che era gi� uscito di casa per ignota destinazione. Quindi l

asci� detto per la signora von Schrader che le baciava la mano, che andava a
Potsdam a far visita alla vedova del generale e che con ogni probabilit� avrebbe
pranzato fuori. Sulla scala gli venne incontro la sua silhouette opaca, riflessa
dai vetri variopinti della finestra del pianerottolo, ed egli gio� della sua
estrema eleganza. Pens� involontariamente all'epoca di Zoppot, e si chiese che cosa
avrebbe detto la mamma se l'avesse visto oggi: Quando vedo la mia sposa,
holladrio... E quasi contro la sua volont�, germogli� in lui una sensazione d'amore
represso, a un tratto rivide tutto, nitidamente: i lunghi, lunghisimi pomeriggi, la
pace della sera nel salotto dell'ispettore, la mamma ancora giovane che gli
slacciava le scarpe della domenica e gli infilava le soffici pantofole per casa (i
piedini infantili nelle mani di lei!). Rivide se stesso, mentre si sedeva sul sof�
di velluto rosso accanto al pianoforte - un po' stretto e scomodo, ma cos�
solennemente rigido e pomposamente patrizio, con le nappe del quale non poteva
fare a meno di giocare di nascosto, nonostante i miti ammonimenti della mamma (le
gualdrappe principesche erano adornate in quel modo: le figure color porpora del
suo gioco dell'Alma, al quale ne mancavano gi� tre, dovevano montare dei cavalli
andalusi infiocchettati e infronzolati in quel modo, quando lui le disponeva in un
solenne corteo: circondate dai sei alfieri e araldi gialli e dai sei azzurri, e
seguito da gentiluomini neri, verdi e rossi; poi il cammello di piombo, carico di
una piuma d'uccello colorata, di qualche perlina nera di un vecchio abito della
nonna e di un bastoncino di cannella: i doni di un sovrano orientale; quindi,
isolata, la torre nera di un gioco degli scacchi di pap�, da tempo disperso: ed era
il boia, nel suo corteo principesco)... La mamma gli accarezzava i capelli, che
lasciava folti e ricciuti sfidando le ire reiterate di pap�; ma ora loro due erano
soli, grazie a Dio e grazie a qualche mostra di tori da monta o di stalloni,
lontano, in campagna (i

magnifici mercanti che ostentavano le catene degli orologi, schioccavano le


fruste, tracannavano acquavite). La mamma tagliava la torta e gliene metteva una
bella fetta nel piatto da dessert del servizio buono, e gli parlava con voce dolce;
e finalmente si sedeva al piano, e dalle sue dita improvvisamente eccitate
scaturiva l'affanno dolorosamente dolce del Mormorio di primavera di Sinding, a
tratti in una ressa ruzzolante di suoni confusi e inceppati, rimessi in equilibrio
da ripetizioni brusche, e lui si sentiva investito da una felicit� ansiosa, e
talvolta spaventato da sensazioni nuove, impreviste e indefinibili, da una
grandezza improvvisa che non riusciva a conservare e che lo lasciava spossato e
pieno di un'angoscia vaga e ineffabile. E fuori, sulla campagna, il cielo estivo
alto e immenso, sereno, trascolorante nel crepuscolo! E la tenerezza di lei, il suo
amore pieno di abnegazione, la sua fierezza di madre e la sua umilt�, che faceva di
lui un principe segreto, e la sua nostalgia inappagata, la malinconia della sua
penosa impotenza, la sua passione dissimulata... Le lacrime - ah! - le lacrime di
Herzeloyde!

E stranamente nel ricordo conflu� l'immagine della donzella bionda, come se fra le
due ci fosse stato qualche misterioso rapporto, una parentela mistica: egli trov�
una frase, il cui doppio senso ambiguo e confuso lo rese meditabondo: "La
possibilit� d'incontrarsi nel profondo..." E intanto arriv� nella strada. La strada
era deserta, sovrastata dal cielo. Svolt� nel Kurf�rstendamm. Lo scarso flusso
mattutino dei fl�neurs, che proveniva evidentemente dal sobborgo di Moabit,
cominciava a diradarsi. Era mezzogiorno, e domenica: per un paio d'orette avevano
potuto popolare il teatro disertato dai bighelloni di professione, passeggiare tra
le quinte del grande spettacolo, il Kranzler, il Mampe, il Venezia, le boutiques e
i fotografi; e ora, delusi e immalinconiti da tanto squallore, battevano in
ritirata verso i loro casermoni d'affitto, come i bagnanti di settembre, che si
consolano del freddo sofferto sulle passeggiate deserte mangiando pancetta e patate
al forno. Soltanto nella BudapesterStrasse si notava un po' di animazione:
nonostante il bel tempo, nel posteggio davanti all'Eden spiccavano alcune targhe
del corpo diplomatico. Il barone Traugott si sedette nell'atrio e pass� in rivista
il pubblico. Isolato, riconobbe alcune persone di cui sapeva il nome, e del cui
curriculum vitae gli erano noti considerevoli tratti, grazie alle sedute di bridge
della signora von Schrader, senza perci� essere esposto agli svantaggi di una
conoscenza personale. Fum� placidamente una sigaretta, quindi si alz�, sal� con
l'ascensore fino alla terrazza, consum� un leggero pasto, fum� un'altra sigaretta
col caff� e il cognac, pag� il conto e usc� di nuovo nella strada. L'orologio del
campanile della Ged�chtniskirche dell'Imperatore Guglielmo segnava le due meno un
quarto. E davanti a lui si stendeva il Kurf�rstendamm, vasto e deserto nella luce
del sole, proteso fino ad Halensee, prolungato all'infinito fino alla lontananza
pallida da cui sorgeva il cielo ampio, libero, deliziosamente ventilato. Fior di
sambuco, fiore d

i rosa... Il Charleys Bar era chiuso, scostante; ora il nome sopra la porta non era
pi� una scritta di fiamma pulsante e febbrile, ma Un banale tubo di vetro,
irrigidito, lattiginoso. Le vie laterali - Fasanen, Grolman, Knesebeck e come
diavolo si chiamavano, erano immerse nel vuoto meridiano, ombrose, provinciali,
quiete; i tram vuoti transitavano ronzando e le automobili sfrecciavano di continuo
con un rombo impetuoso verso quella lontananza azzurra, libera, deliziosamente
ventilata. Purtroppo il barone Traugott non possedeva una macchina che avrebbe
potuto trasportarlo lontano, perci� percorse lentamente a piedi il Kurf�rstendamm.
I suoi passi echeggiarono in quell'ora vuota, passando davanti al Mampe, al
Kranzler e al Venezia, al Roxy e all'Alhambra, ai negozi di automobili, ai
fotografi, a Emma Bette, a Bud & Lachmann. Che meraviglia!... E attravers� la
Bleibtreustrasse, la Schl�lerstrasse, la Wielandstrasse e come diavolo si
chiamavano, la WilmersdorferStrasse e tutte le altre e infine arriv� felicemente in
fondo, ad Halensee; vide il Funkturm -
quando vedo la mia sposa, holladrio - e i binari sotto il viadotto, che si
perdevano lontano, lontano... E su tutto questo incombeva, piena di nostalgia
ansiosa e di angosciosi presagi, la mestizia del pomeriggio domenicale, la
malinconia dolce-amara di una promessa irrealizzabile. E il barone continu� a
camminare davanti a ville, giardini e serbatoi d'acqua, e finalmente, alla fermata
della linea 7 del Grunewald, erano ormai le tre meno un quarto e pot� prendere il
treno per Potsdam. Le vetture erano vuote - fior di sambuco, fiore di rosa -
davanti ai finestrini sfrecciavano i tronchi rossi dei pini e ombre verdi
tremolavano sul suo viso: l'azzurro del lago, il cielo estivo, le automobili, le
barche a vela e la promessa vana, irrealizzabile, nel cuore colmo di tristezza.
Holladrio.

CAPITOLO 9.

But thou, contracted to thine own bright eyes Feed's thy light's flame with self-
substancial fuel, Making a famine where abundance lies, Thyself thy foe, to thy
sweet self too cruel. Shakespeare: Sonetti

La vedova del generale e la figliola abitavano un piano nella Neue K�nigstrasse.


Sua eccellenza aveva prestato servizio nelle truppe coloniali, partecipando col
fedele ascaro a grandi safari, per cui, lei capisce, il suo guardaroba assomigliava
all'arsenale di una trib� dei Massai, irto di picche, lance, turcassi decorati con
pelle di scimmia, clave di teak, scudi di bufalo e inquietanti frecce aguzze e
dentellate.
Questa miscellanea guerresca era simmetricamente inframmezzata dalle incisioni di
Menzel raffiguranti i generali di Federico II. Anche il salotto, al quale si
accedeva attraverso un'arcata velata da una doppia cortina di perle moresche, aveva
un'impronta tradizionale: sui mobili neri, riccamente intagliati in antico stile
tedesco, spiccava l'argento splendidamente lucidato delle coppe vinte ai concorsi
ippici; le pareti erano adorne di frammenti di alberi genealogici, di attestati di
benemerenza della Societ� del Circolo Ufficiali, nonch� da una riproduzione della
Creazione di Adamo di Michelangelo, e da parecchie fotografie del varo
dell'incrociatore M�we in presenza di Sua Maest�. Ma qua e l� c'erano anche dei
cari ricordi, come portaceneri ricavati dai ferri argentati e lucidati di vecchi
cavalli da corsa, e sciabole di compagni di reggimento caduti. Il centro del locale
era occupato da un tavolino circondato da sedie ricoperte di pelle di zebra, con
gli schienali formati da corna d'antilope incrociate; su di esso, ora, erano posate
le carte da bridge. Un po' in disparte c'era la teiera. Una porta a vetri, i cui
larghi battenti erano aperti, immetteva nel balcone sulla Neue K�nigstrasse, e una
seconda porta - anch'essa aperta - lasciava scorgere i locali attigui. Il barone
Traugott depose nel guardaroba cappello, guanti e bastone e, mentre l'anziana
domestica fendeva la cortina di perle per annunciarlo, imbrigli� non senza fatica
il suo animo domenicalmente svagato, e si arm� spiritualmente per l'incontro con la
generalessa. Sua eccellenza, nata von Vorneweg (la madre era una Poppersloth-
Tarputschen, dunque di classe; e il padre un comandante degli ulani della Guardia),
era una signora dalle mosse eleganti e rilassate; l'esperienza accumulata nelle
guarnigioni, unita alla chioma sbarazzina grigio ferro tagliata sempre un po'
troppo alla maschietta, e alle punte delle dita ingiallite dalla nicotina - fumava
accanitamente cigarillos nonostante le sue entrate relativamente modeste - la
predestinav

ano ad essere una cameratesca confidente dei giovani. Quello che, per esempio, dava
un'idea azzeccata del suo humour, era il cosiddetto o anche "quel certo" posticino:
un suo cugino un po' pazzoide (con la sua complicit� divertita!) ci aveva applicato
un automatico a gettoni di un gabinetto pubblico, e si poteva entrare in quel
posticino solo introducendo una moneta nell'apposita fessura, accanto alla quale,
naturalmente, c'era un piattino pieno di pezzi da dieci pfennig di rame lucente.
All'interno, invece era appesa sulla porta una targhetta smaltata, tolta dalla
cabina di un telefono pubblico, col motto ben noto: Siate brevi! Perci� veniva
definita unanimemente da vecchi e giovani, con frettoloso entusiasmo,
"semplicemente un tesoro".
Era in piedi accanto al tavolo del t�. La figliola sedeva con aria annoiata su una
delle sedie zebrate e scarabocchiava oziosamente su un blocchetto del bridge, e
quando entr� il barone Traugott - quando vedo la mia sposa, holladrio - la
damigella si alz� con gli occhi pieni di tedio indolente, lanci� alla madre
un'occhiata significativa e fece due passi svogliati verso di lui. Il barone
Traugott, impercettibilmente irritato, si chin� rispettosamente sulle dita
nicotinizzate della generalessa. Poi prese la mano tesagli dalla figliola, morbida
e un po' umida sul palmo, e la strinse con cameratismo forse eccessivo. La ragazza
arross� e i suoi occhi si volsero di nuovo alla madre, eloquenti e insieme
imploranti. Ci fu una brevissima pausa di perplessit�, ma subito entr� in gioco
l'esperienza mondana della generalessa, che propose senza indugi di bere una tazza
di t�. La presero in piedi, in attesa del quarto per il bridge, il colonnello a
riposo von der Hecke.
Ben presto, infatti, i fili di perle si aprirono di nuovo e il signor von der
Hecke, in borghese, si un� al piccolo gruppo. Dopo un po' di confusione per i
saluti e le comunicazioni pi� urgenti (il colonnello non era lontano da
Cacilienhof), tutti si sedettero al tavolo da gioco.
Vennero tirate a sorte le coppie. Ai giovani tocc� giocare insieme contro gli
anziani. La generalessa distribu� le carte. Il t� era leggero e bollente. Tutti
presero le carte in mano e ben presto la conversazione s'incagli� in commenti
frammentari sul gioco, di uno spirito indicibilmente logoro, che galleggiavano in
un siero tiepido di distrazione semisoddisfatta. La licitazione, con balzi saltuari
pi� volte rimangiati in seguito a varie interpretazioni errate delle regole di
Culbertson, s'inerpic� fino a quattro fiori e ci rimase con grande spavento del
giocatore, atterrito dalla propria audacia. Quindi cominci� l'avventurosa vicenda
del gioco. Il fumo delle sigarette e dei cigarillos saliva verso il soffitto in
volute azzurrine e riempiva la stanza di un'intimit� un po' sfiorita e polverosa,
che neppure l'odioso fervore con cui giocava il signor von der Hecke riusciva ad
annullare del tutto. Sullo sfondo dell'interno buio, di fronte al barone Traugott,
fra i battenti spalancati della porta del balcone, il lontano cielo estivo, azzurro
e deliziosamente ventilato, si ergeva sopra il Neuer Garten: fior di sambuco, fiore
di rosa... E, mentre il giovane pretendente subiva con paziente disciplina i
sermoni prolissi e indignati che il colonnello in pensione snocciolava a proposito
di dichiarazioni sbagliate e di vari errori di gioco, il suo animo vagava in
segreto l� fuori, dietro quella promessa malinconica e irrealizzabile. Oh estate!
Oh azzurro attico del cielo alto! Oh presagio ansioso-nostalgico di cose perdute
per sempre: smeraldi e rubini e le valli del turchese... Vorrebbe avere la bont� di
rivelarmi chi diavolo ci ha ficcato sotto la camicia quell'omino capace soltanto di
piangere? Perch� ci atteggiamo a pastorelli di capre, soffiamo rapiti nel flauto la
decantazione della meravigliosa nostalgia dell'irraggiungibile e ascoltiamo i dolci
suoni con sbigottimento colpevole? Bandiere sventolanti nella mattina luminosa
propizia alle cavalcate, B�cklin e il Mormorio di primavera di Sinding, una dome

nica vittoriana sul Tamigi e, per finire, anche lo Zeppelin... Oh cielo che si
potrebbe guardare senza pensare altro che cielo, nient'altro che cielo... e nel
migliore dei casi anche culo e nubifragio!

Da qualche parte, dietro la cortina di perle moresca, una pendola cominci� a


battere le ore con un antico strepito francone, e i cinque colpi fessi echeggiarono
fra Schwerin e Zieten, tra le coppe d'argento e le lance dei Massai; e intanto il
robber era sempre in gioco (i giovani avevano la testa come un pallone, grazie
all'irritazione crescente del colonnello von der Hecke); e il fumo delle sigarette
e dei cigarillos saliva in volute azzurrine verso il soffitto; e il cielo
domenicale sopra il Neuer Garten era alto, ampio e deliziosamente ventilato...
Lontano, dalle acque dello Jungfernsee, giunse un frastuono di molte voci festose,
e il signor von der Hecke sbagli� a tagliare la donna e ci si arrabbi� tanto che
dimentic� di giocare l'atout, e la vedova del generale suon� il campanello e ordin�
all'anziana domestica di portare altra acqua per il t�. A questo punto, il barone
Traugott sollev� lo sguardo dal fante di quadri, e lo punt�, animoso e ostinato,
sulla figliola dell'eccellenza.
Era una ragazza bruna. Nel registro araldico la sua et� era indicata con
ventiquattro anni, e alla sua figura aderiva lo smalto stranamente eccitante di un
pulzellaggio forse ormai un po' troppo maturo, giunto a un certo grado di
fermentazione gi� un po' acida, che - come accennato -
cercava uno sfogo nel palmo delle mani e nelle ascelle. Portava il solito abito da
t� di seta nera, sempre di moda, che le giovani aristocratiche indossano la
domenica pomeriggio, nonch� alcuni monili sorprendentemente ricchi, provenienti da
donazioni ed eredit�; e i suoi occhi erano azzurri e un po' sporgenti, il che
conferiva talvolta al suo sguardo l'espressione di sforzo eloquente, tipica di chi
implora disperatamente aiuto in procinto di annegare, o di chi si trova sull'orlo
di un'ilarit� irrefrenabile. Ora lo rivolgeva con un'insistenza quasi urlante sul
barone Traugott, rimanendo del tutto immobile, in un silenzio languido e
voluttuoso, con un sorriso appassito intorno alla bocca rossa. Il breve labbro
superiore, a forma di cuore, lasciava intravedere due piccoli incisivi aguzzi e
lucenti, e, sopra, l'ombra di una peluria scura, col rigoglio delle folte
sopracciglia quasi unite alla radice del naso - poteva provocare nell'osservatore
esperto ghiotte associazioni di idee. Le belle manine bianchissime e cariche di
anelli tenevano con aristocratica disinvoltura il ventaglio delle carte. Sopra di
esso si delineava il suo seno di ragazza matura, attraverso la seta tesa dell'abito
da t�, lievemente mossa dal respiro.
Il barone Traugott abbracci� con lo sguardo la seducente immagine, mentre gli occhi
di lei si sforzavano di penetrare nei suoi e le associazioni di idee si levavano in
volo dentro, di lui come uno stormo di uccelli scuri, agitando le ali purpuree. Ma
la freccia di un rimprovero adirato ne interruppe il volo, ed essi precipitarono
con le ali paralizzate, disperdendosi come pipistrelli abbacinati negli antri della
sua anima.
Ma che cosa sappiamo, dell'origine e della potenza dell'illusione? Dell'istinto,
innato nell'uomo, verso il bell'inganno? Le sue conoscenze delle ghiandole
endocrine, dell'equilibrio fra acidi e basi e dell'influsso dell'ipofisi sulla
psiche, le permettono forse di spiegare perch� bastasse quel monito della moralit�,
per far sprofondare nel petto del barone Traugott il germe dell'amore? Accadde
infatti che egli la guardasse con gli occhi pudichi del pretendente, ed ecco: gli
apparve pura, pura come l'azzurro bandiera del cielo ippico-bindinghiano, laggi�
dietro la porta del balcone - puro come i colori del suo blasone, argento e blu -
casta e materna. E il suo cuore si fece greve di tenerezza come un favo colmo di
miele: nell'azzurro racchiuso dalla porta del balcone, apparve una dolce chimera:
scendeva una scalinata classicheggiante, con un velo lieve aleggiante sul viso, e
mentre il suo piedino cercava con grazia gli scalini, le sue mani si appoggiavano
alle spalle di due ragazzi dall'espressione seria: madre e sposa, fior di sambuco,
fiore di rosa e casto volo di polline.
Ma a un tratto, questa visione parve percorsa da una vibrazione delicata, da un
lieve incresparsi dell'atmosfera, che aument� e s'infitt�. Deboli onde sonore
raggiunsero ben presto l'orecchio. Anche il colonnello von der Hecke alz� di scatto
il suo profilo, tagliente, e lo reclin� in ascolto, mentre sua eccellenza la vedova
del generale stava dritta come un fuso, col cigarillo sospeso tra le dita
affumicate, a mezza strada fra il portacenere e le labbra. Perfino gli occhi
languidi della figliola si staccarono dal barone Traugott e si voltarono di lato.
Per qualche istante tutti ascoltarono trattenendo il fiato. Ma poi un gradevole
senso di liberazione attravers� il. piccolo gruppo: da lontano si avvicinavano dei
tamburi, ancora quasi impercettibili, ma annunciati sempre pi� distintamente da
colpi secchi e ritmici. Infine, quando il rumore raggiunse il volume di un rullio
turbinoso, la compagnia non resistette oltre al tavolo da gioco e vol� sul balcone.
Ma chi potrebbe descrivere la beffarda delusione! Di sotto, nella Neue
K�nigstrasse, marciava una fila di giovani hitleriani. In testa, i pi� alti, sugli
undici anni, percuotevano con feroce competenza le pelli di enormi tamburi da
giannizzeri fiammati di bianco e di nero, mentre alcuni bambini pi� piccoli,
curiosamente precoci nelle rigide camicie brune, si sforzavano con zelo di tenere
il passo. �Oh, Signore!� esclam� la generalessa osservandoli divertita. �Poverini!
Sono ancora troppo piccoli per queste cose!� Tornarono allegramente al tavolo da
bridge. Il colonnello von der Hecke scrut� con occhi d'aquila il tavolo e le carte,
e si apprest� a decidersi in un modo o nell'altro: Come lenti volano uccelli, leva
lo sguardo il principe, e freschi al suo petto aleggiano gli eventi. Ma come
sappiamo, egli aveva dimenticato di giocare l'atout, e perci� anche questo
tentativo di vincere la manche falli miseramente, di nuovo sotto di quattro
contratti.
La pendola dietro la tenda di perle batt� sei colpi fessi, e lo sguardo del barone
Traugott torn� a immergersi profondamente nell'azzurro teutonico degli occhi della
damigella, i quali a loro volta cercavano di penetrare in quelli di lui, con uno
sforzo eloquente, quasi sul punto di scoppiare. La partita continu� in silenzio.
Finalmente, verso le sei e mezzo, i vecchi signori la conclusero con millenovecento
punti meno, e fu deciso di finire il robber un'altra volta. Il barone Traugott,
esitante, si prepar� a congedarsi, ed ecco: la figliola lanci� uno sguardo
significativo alla generalessa e annunci� pigramente di avere ancora voglia di fare
una passeggiata serale; la cosa migliore, quindi, sarebbe stata di accompagnare al
treno il signor von Jassilkowski. La generalessa assent� con cameratismo giovanile.
Mentre il 'barone Traugott scriveva il suo nome sul registro degli ospiti (stava
quasi per dimenticarsene), la damigella si gett� addosso una giacchetta e fu
pronta. Il colonnello von der Hecke si trattenne ancora un momento per fare un
resoconto pi� completo su C�cilienhof. Il barone si chin� sulle dita nicotinizzate
di sua eccellenza, eludendo cautamente il duro colpo delle nocche contro gli
incisivi, che aveva imparato a temere eseguendo i baciamano. Poi scese le scale di
conserva con la figliola e usc� nella Neue K�nigstrasse.

CAPITOLO 10.

Non era tua, colei che ti elesse? Che cosa ti ment� il giorno malvagio? Wagner:
Tristano
Tardo pomeriggio. Atmosfera festiva, sabbatica, pigra, provinciale; ombra delle
fronde nei giardinetti, cornicioni classicheggiante squallore da citt� di
guarnigione e vento fresco della Havel, azzurro bandiera e polsini inamidati,
concerto di flauti e piatti... I due camminavano lentamente l'uno accanto
all'altra, leggevano, negli occhi dei borghesucci che incontravano, un
compiacimento ruffianesco per la loro unione cos� ben assortita, si sentivano
infantilmente adulti sotto la protezione del dovere di casta, che imponeva di
mettersi in mostra e di incarnare con grazia la specie e il costume... E, poich� la
lunga giornata era ancora lontana dalla conclusione, decisero di andare ancora un
po' a spasso nel Neuer Garten. Camminarono per i viali, quasi fino alla fattoria.
Gli alberi erano alti e nobili, nel loro dovere esclusivo di mettersi in mostra; i
tappeti verdi dei prati si stendevano verginali e intatti, nella casta attesa del
falciatore. Essi camminavano, e i loro passi scricchiolavano all'unisono sulla
ghiaia, tranquillo e misurato l'uno, pudico e leggero l'altro. E un bisbiglio, che
non udivano per via del mormorio polifonico delle cose all'intorno (che parlavano
soltanto di loro due), li metteva vanamente in guardia dal turbare l'ineffabilit�
di quell'ora, dal lacerare il suo velo delicato con una parola o con un gesto, che
li avrebbe rivelati, denudati, privati per sempre dell'incantesimo della lusinga.
Invano l'innata saggezza dei loro cuori consigliava di mantenere l'illusione.
Videro una panchina seminascosta e vi si sedettero con un accordo contegnoso.
Camminando, non avevano quasi parlato, e le loro voci erano impacciate quando si
accordarono: a un tratto sorse tra loro un imbarazzo dolce e opprimente, e il loro
respiro trem� sotto i battiti del cuore. Per qualche minuto stettero vicini in
silenzio, con lo sguardo smarrito nel verde estivo, che ora, poco prima del
tramonto, aveva un ultimo scintillio velenoso; poi il barone Traugott, con cautela
infinita, la cinse col braccio, e qua

ndo lei si chin� sospirando verso di lui, le nascose il volto tra i capelli con
giubilo silenzioso.
Guardate gli innamorati: come si gettano ciecamente l'uno nelle braccia
dell'altra, come si abbracciano, con quanta angoscia si stringono, nella pena
straripante del loro abbandono! Come nascondono il capo, con gli occhi appoggiati
al petto dell'altro, col cuore pieno di dolore: ma cos'� che li rende cos�
disperati? Che cosa li spinge l'uno verso l'altra, mentre poco prima erano
indifferenti e cos� sicuri di s�?

Neppure con la miglior buona volont�, sono in grado di rivelarglielo.


L'amore, afferma Chamfort (o Vauvenargues, o Rivarol, comunque uno di quei tipi che
lei pu� consultare nelle edizioni tascabili di Dieterich), l'amore � il contatto di
due pelli diverse e lo scambio di due diverse fantasie. Scambio? ribatto io. Ahim�,
� il baratto di una fantasia in stato di grazia con una realt� inesorabile, la
cessione della primogenitura per un piatto di lenticchie con pancetta! Il barone
Traugott nascose dunque il volto nella chioma della damigella, e bisbigli�: �Amore!
�. E nella sua estasi ebete continu� a bisbigliare: �Amore mio!�. Ma il suo
bisbiglio si spense sotto un espertissimo bacio, il battito del suo cuore si
arrest� per l'invadenza sicura delle mani di lei, e infine la lasci� fare
sbigottito.
Il cielo sullo Jungfernsee cominci� a scolorirsi lentamente come il petto di una
tortora. Il barone Traugott le accarezz� i capelli e, con gratitudine distratta,
anche il seno, quasi rasserenato dalla luce accecante dell'orrenda rivelazione,
come un uomo colpito a morte. E intanto controllava con attenzione se arrivasse
qualche passante. Il vento della sera stormiva nelle chiome degli alberi, dal petto
della tortora sgorg� del sangue che si coagul� scuro sull'orizzonte, dove si
levavano lontane masse di nubi e guizzavano lampi silenziosi. Ed egli era grande,
potente, nel vuoto del suo cuore colpito: pi� vicino e insieme pi� lontano che mai
dall'appagamento. Riconobbe senza rimorsi la maledizione e la nobilt� della sua
nostalgia inestinguibile, e senza soffrire lasci� libero sfogo all'irrequietezza
della lusinga, a tutti gli affanni dolce-amari, alle beatitudini, alle pene e ai
tormenti, e si sent� pi� ricco di una grande povert�. Quando si alzarono in piedi,
la baci� sulle labbra, che erano morbidissime e avevano un sapore un po' scipito;
la carezz� ancora per qualche momento con gratitudine distratta, sempre guardando
attentamente se arrivasse qualche passante.
Poi, in silenzio e a braccetto, secondo una consuetudine che entrambi
disprezzavano, percorsero la lunga via del ritorno.

CAPITOLO 11.

Oim�! Se queste amor, com'� travaglio! Leopardi

Si era addormentato, quando la linea s arriv� allo Zoo; spalanc� gli occhi, vide le
luci e, come in sogno, scese nella strada e s'immerse nella notte afosa della
metropoli. Si lasci� trascinare dalla ressa attraverso la Joachimstaler Strasse e
si trov� sul Kurf�rstendamm impregnato di effluvi di tavole calde, di benzina e di
profumi, pieno di brusii e di brezza notturna, sotto un cielo di astri splendenti:
come in una fiaba orientale, la coppa di spumante Kupferberg si riempiva fino
all'orlo con un luccichio spettrale, e accanto scintillava e si spegneva,
scintillava e si spegneva il moro del cioccolato Sarotti; il palazzo fatato di
Kranzler fluttuava come una nave di sogno sulla marea scura dei passanti, i locali
di Mampe trasudavano l'operosit� degli sfaccendati, gialla, ronzante e pigiata, i
cinematografi erano circonfusi di luci, e laggi�, all'angolo, la vivace insegna di
Charley pulsava color zafferano nel blu indaco della notte... E lui era potente,
pi� ricco di una grande povert� e vedeva quella magnificenza scintillante e
luccicante come una fiera paesana, scorgeva il cielo di lampadine variopinte: Gli
astri del tuo destino sono dentro il tuo petto! Apr� la porta di Charley, e c'erano
tutti: Charley (ubriaco, si capisce), Tom (il mixer, non Tom Mix), la galleria dei
grandi viveurs sul pannello inglese di legno brunito, il tavolo degli assidui
nell'angolo del divano, con il dottore spiritoso e tutti gli altri. E c'era anche
la donzella bionda, col suo metro e settantacinque di statura, sfolgorante come una
fontana luminosa, fastosa nello sfarzo delle sue forme voluttuose e nella spuma
platinata della sua criniera leonina... E quando lo vide, le labbra cremisi si
dischiusero in un sorriso e i denti gli inviarono un umido balenio. Era una ragazza
di cattiva reputazione, ma cos� convincente, cos� favorita dagli d�i nella sua
disponibilit� spensierata e voluttuosa! E lui bevve con lei due Bacardi al bar;
quindi andarono al cinema e poi fecero ancora un salto al Ciro, e infine rimasero
ancora in

sieme per un po' ed era tutto cos� semplice e logico, reale e concreto, e
perfettamente ingranato... Poi egli giacque silenzioso nel suo letto, solo con se
stesso, pi� ricco di una grande povert�, e la domenica interminabile e irredenta
sprofond� e si dissolse nel blu indaco della notte; e le luci sul Kurf�rstendamm si
spensero l'una dopo l'altra; soltanto il moro Sarotti continu� a lungo a
illuminarsi e a spegnersi, a illuminarsi e a spegnersi. E il cielo, il cielo estivo
gi� cos� lontano, azzurro, deliziosamente ventilato, era nero e tempestato di
stelle, e in qualche posto - molto in alto, presso l'Alhambra - i magrebini si
bastonavano e si baciavano, si baciavano e si bastonavano. Poi venne il luned� con
i negozi aperti e gli autobus gremiti, la Berliner Zeitung a mezzogiorno e la
Tauentzien piena di animazione, e tutto era semplice e logico, reale e concreto e
perfettamente ingranato. E il tempo era bello, sereno, e l'acquavite � acquavite e
il servizio � servizio, maledizione, e un milione, pregiatissimo, o anche una somma
lievemente inferiore, non � poi da buttar via.
Insomma: nel corso di ulteriori e approfondite riflessioni, il barone Traugott
fece una considerazione straordinariamente acuta. (Infatti, anche se siamo incapaci
di levarci al disopra delle pastoie delle noiose convenzioni, con un colpo d'ali di
decisione morale, � pur vero che il roditore messo alle strette sa aprirsi un varco
verso la libert�: e l'analisi � il dente dell'animale cerebrale rinchiuso nella
gabbia dei concetti inibitori). La cieca osservanza dei principi - cos� disse a se
stesso il signor von Jassilkowski - � una peculiarit� dei piccoli borghesi.
L'intatta verginit� della sposa � una pretesa che deriva, in origine, dalle
esigenze giuridiche dell'eredit�; � in un certo senso il marchio di garanzia della
fattrice. Nella cerchia chiusa di comunit� patrizie, la sua mancanza verr�
considerata con una certa tolleranza, poich� si pu� presumere quasi con certezza
che il passo falso sia stato compiuto con un membro della casta. Perci�, dal punto
di vista della razza, a quella macchia non si pu� attribuire un gran peso. Ma anche
il punto di vista della morale borghese e casereccia ammette qualche strappo. Un
passo falso, infatti, preso alla lettera, viene condonato: un amante � giustificato
con una passione perdonabile, con l'inesperienza giovanile, con la cecit�
dell'amore ingannata, o come vuole chiamarla. Uno, come si � detto, al massimo due.
Naturalmente, se sono di pi� non c'� da discutere. Tra due e, diciamo, cinque o
sette, � porcheria bella e buona, un erotismo immaturo e caloroso da commessa, un
residuo di pubert� non lievitato; insomma, per farla breve, � imperdonabile. Ma la
faccenda cambia di nuovo intorno alla dozzina. Qui si tratta di un certo brio, di
un temperamento gaio, sbrigliato e difficile da imbrigliare, del principio positivo
del vivere e lasciar vivere, del bene comune anteposto a quello individuale. Questo
vale fino ai diciotto, venti. Oltre questo numero, la faccenda torna a farsi grave.
Allora si tratta di una violazione sprezzante di ogni convenzione, oppure di

un caso patologico. Sfugge ogni controllo, viene meno ogni visione esatta dei
motivi. In ogni caso, quelle arrivate tra i venti e i quaranta devono essere
scartate. Intorno al mezzo centinaio, invece, comincia a delinearsi la personalit�
veramente di classe. Qui nasce, la prego di scusare il paradosso - la gran signora.
Ma non � alla sua portata: non speri di arrivarci, caro amico. Se le capita di
incontrarla far� bene ad assumere un atteggiamento molto misurato e a non tradire
(magari ammiccando confidenzialmente) la sua inequivocabile inferiorit�.
Del resto, pu� darsi che lei fissi queste cifre in modo diverso. Ammetto che esse
oscillano sensibilmente a seconda del paese, della classe sociale e della
confessione religiosa. Tuttavia lo schema in s� � valido; ed � questo che conta
soprattutto, stimatissimo, e dobbiamo esser grati al barone Traugott Jassilkowski
per aver finalmente messo un po' d'ordine in queste cose, con la sua teoria dei
quanti.
Ma per lui personalmente in quel momento contava una cosa sola: ci� che poteva
rientrare nel paragrafo "perdonabile smarrimento del cuore" (da uno a tre compreso)
era libero da ammenda. E lui pregava con fervore che una provvidenza benevola gli
lasciasse aperto questo spiraglio.
Perci�, quella stessa sera, quando si appart� con la donzella bionda e lei, come
al solito, port� il discorso sul matrimonio, prima cominci� a preparare l'atmosfera
in modo decisamente malinconico, indi procedette a un interrogatorio fondato su
allusioni oscure e quasi brutali, che lei, con cautela sempre pi� attenta, seppe
abilmente sviare nel generico.
Infine egli gett� il laccio, di sorpresa. Erano nell'appartamento di un conoscente
(prudentemente non l'aveva ancora presentata alla Schrader), lui sprofondato in una
poltrona, lei seduta all'amazzone sul bracciolo, col braccio attorno al collo di
lui e il busto portentoso appoggiato alla sua spalla, mentre la chioma bionda
fluiva sulle loro teste come un'onda di spuma biancheggiante: un'onda di
femminilit� forte, calda, inebriante e profumata, al cui soave potere paralizzante
egli, saggiamente, si arrendeva a priori. Dopo un cupo silenzio abbastanza
prolungato, le chiese improvvisamente a mezza voce, con un tono oscillante tra il
tormento e la generosit�: �Ma l'hai davvero amato tanto?�. Ci fu una pausa quasi
impercettibile. Poi lui sent� sulla tempia la punta fredda del naso di lei che,
mordicchiandogli delicatamente il lobo dell'orecchio, disse: �Di questo non ne
parleremo mai�.
Quando sollev� lo sguardo, egli vide che lei aveva le lacrime agli occhi. Il
barone Traugott sospir� profondamente, come liberato da una tortura dell'anima. La
decisione era presa. Qualsiasi sospetto avesse immesso nel suo laccio, svan� nelle
visioni dorate e impregnate di Chanel di una coppia in jodpurs, che saliva la
scalinata di un castello.
Be', il seguito and� liscio. Grazie a una veemente attivit� iniziata dalla
donzella, il nostro caro Traugott venne esentato da ulteriori sforzi. Pochi giorni
dopo venne presentato ai genitori.

CAPITOLO 12.

Ora vivo sull'isola di Aiace, la cara Salamina. h�lderlin: Iperione

Fu un pranzo intimo, ma con tutti gli ammennicoli, l'argenteria delle grandi


occasioni, la tavola imbandita con sfarzo, una messinscena di finta normalit�, e un
cameriere avventizio dall'aria un po' troppo sveglia, il cui saponoso dialetto
berlinese bisbigliava con sfacciataggine saputa, all'orecchio intontito
dell'ospite, le marche di preziosi vini storpiandone i nomi (Einundzwanzja
Russelslaara Veltscha und Sack, Trocknbeernausles�, aurum potabilee.) La mamma,
imponente e gi� un po' fan�e, in stola di visone e tintinnante di monili come un
cavallo da slitta di Augusto il Forte, dominava la mensa con i gesti maestosamente
ampi della borghesona straricca, continuava a discorrere senza posa sul tema in
apparenza innocente del problema dei domestici, la cui insidiosit� probabile (o
comunque da prevedersi per prudenza) appariva tanto pi� capziosa al nostro giovane
amico, quanto pi� frequenti e accentuati vi si facevano i termini sociali come "il
nostro rango" e "l'assiette a cui siamo abituati", e quanto pi� egli stesso veniva
sollecitato ad associarvisi con affermazioni retoriche. Tuttavia, grazie
all'impeccabilit� del suo abito scuro, riusc� a mantenere un atteggiamento
relativamente contegnoso.
La donzella bionda, dal canto suo, senza curarsi minimamente dell'esito di questo
esame materno, si cullava beatamente nella soddisfazione dell'impresa compiuta eo
ipso, si dedicava con voracit� al pasto opulento, e soltanto di quando in quando
interveniva con qualche battuta insolente nel discorso della vecchia signora. In
ogni caso, il pi� raggiante era senza dubbio il pap�, il quale, nella sua
decrepitezza beatamente ebete, aveva capito soltanto che c'era qualcosa da
festeggiare, e perci� aveva gi� cominciato a far festa di nascosto prima del
pranzo: I cacciatori tedeschi di antica razza la sera si avvicinano cautamente alla
tazza, vero? Gi� piuttosto brillo, si era messo a biascicare golosamente le
pietanze impiastricciandosi la camicia di maionese, e dopo i primi due o tre
bicchieri di vino era ubriaco fradicio.
Tuttavia, per non conferire all'occasione un carattere troppo familiare, era stato
invitato anche un ospite, un elegante bon vivant pescato dai fondi di magazzino dei
corteggiatori della mammina, amico di casa da decenni e compagno di universit� del
vecchio signore. Era uno di quei portatori di monocolo albini, pingui, strozzati
dal colletto, con gli occhi sporgenti da rana e i denti un po' ferini, fornito
della giovialit� misurata, pomposo-tagliente e gelido-gutturale dei signorotti
della riva destra del Reno, forte fumatore di sigari, con una cicatrice sul labbro
e un lieve difetto di pronuncia, ma il tutto piuttosto sciupato e sdrucito, con un
sospetto di pitoccheria, come roso e bucherellato. �Il poveretto ha un difetto
costituzionale� bisbigli� la donzella al barone Traugott a mo' di spiegazione.
�Nonna Oppenheimer.�

Il cavalier Jassilkowski assunse subito un atteggiamento doverosamente grave,


premurosamente comprensivo.. Questo fu un errore. Un atteggiamento simile, lo tenga
bene a mente per il futuro, � sempre sbagliato. Naturalmente avranno insegnato
anche a lei che la delicatezza, il tatto, la premura e tutte le altre storielle
elencate nel galateo servono a procurarle un posto onorato nella societ�. Tutte
sciocchezze, se lo lasci dire. Le nostre bambinaie leggono troppo Dostoevskij.
Chiunque si prenda come modello sociale la nobilt� d'animo di un principe Mysckin,
molto suggestiva ma notevolmente squinternata, non si meravigli se poi si vede
trattato a tu per tu da tutte le mezze calzette. Non si lasci impressionare dalle
opinioni della maggioranza.
Il rapporto fra le �lites e le masse � radicalmente mutato: in passato, le �lites
guidavano le masse dando l'esempio; oggi, le masse danno la caccia alle �lites. Il
seguito si � trasformato in persecuzione. Niente � pi� naturale, quindi, che gli
inseguiti di quando in quando facciano una giravolta: la massa, regolata dalla
legge d'inerzia, procede sbraitando nella vecchia direzione, e l'�lite pu�
riprender fiato almeno per un momentino. Dunque, anche in questo caso,
un'educazione eccessivamente buona � la spia caratteristica di una cattiva
educazione infantile. L'uomo che tiene alle forme d� l'impressione di esserne del
tutto immune. Parta dall'obiettiva nozione che ogni incontro umano, di qualsiasi
specie sia, in fondo non � che una lotta di predominio.
Perfino un convegno d'amore rimane sempre un duello fra due personalit�.
Capir� subito perch� nel nostro comportamento sociale c'ispiriamo al modello
militare: in esso gi� la presentazione si svolge come un primo scontro a fuoco:
l'atteggiamento degli avversari � posato, freddo; l'inchino � formale, appena
accennato con l'ultima vertebra della nuca irrigidita. Le mani s'incontrano in una
stretta dura e indagatrice. I nomi, accompagnati da occhiate taglienti, vengono
pronunciati ad alta voce e con precisione: il nome e il colpo di tacchi si
susseguono come lo sparo e lo scoppio: Mayer - bang! Quindi i due antagonisti si
ritirano al coperto. Lasci che venga l'altro. Usi una strategia di logoramento. Mi
consenta di confidarle il segreto della nostra posizione nella struttura sociale,
l'ha scoperto nientemeno che Schopenhauer: ognuno stima colui che lo disprezza.
Perci� tratti l'altro con gelida indifferenza. Lo consideri come se fosse aria,
anzi aria infetta. Niente Dostoevskij: Clausewitz!

Purtroppo il nostro caro Traugott non era ancora arrivato a capire che in realt� la
guerra � la madre di tutte le cose. L'educazione di mamma Bremse gli aveva
conferito lo stemma di cartone di una piagnucolosa morale piccoloborghese, il cui
motto "Proteggi i deboli!" era pi� un'invocazione d'aiuto che un grido di
battaglia. E cos� egli si avvicin� candidamente premuroso al nipote degli
Oppenheimer, e il legnoso bon vivant lo tratt� spietatamente, applicando su di lui
tutte le regole classiche dell'arte del comportamento sociale. Dopo averlo
strapazzato fino a fiaccarlo moralmente, incrudel� aggredendolo con falsa
cordialit� e obbligandolo a una replica precipitosa, di cui fece arenare
miseramente il goffo zelo. Come ho detto, aveva un difetto di pronuncia, e cio�
quello di emettere, insieme alle sibilanti, uno strano suono schiumoso simile a
un'elle, dall'angolo della bocca un po' distorto dall'elegante cicatrice. �Lei
risliede nella Prusslia orientale, slignor von Jasslilkowslki?� chiese in tono
pungente, col monocolo scintillante puntato sull'interpellato. �Dove esattamente?�
Il barone Traugott, confuso, si scherm� con correttezza eccessiva per l'espressione
"risiede", lusinghiera ma inesatta, e si apprest� ad addurre giustificazioni
particolareggiate di tale inesattezza, risalendo alla preistoria dei popoli slavi
locali. Ma fu interrotto da un breve "ah!", definitivo e bruciante come una
frustata, e, mentre si accingeva a narrare la vigilia della battaglia di
Czernowitz, il bon vivant si era gi� rivolto al padrone di casa avviando un
argomento del tutto diverso.
Il barone Traugott, per non rimanere inceppato, si vide costretto a dirigere
altrove la sua spiegazione, e poich� la padrona di casa continuava imperterrita a
dibattere la questione dei domestici, mentre il padrone duro d'orecchi si occupava
del bon vivant, egli dovette ripiegare sulla donzella, e raccont� a lei, in tutti i
particolari, la storia arcinota della stirpe del blasone di Topor. Innervosito e
imbarazzato s'intestard� a tal punto, che il suo discorso fin� in un silenzio
generale piuttosto stupito. Pallido di vergogna, si guard� intorno con aria di
sfida; ma gli altri avevano abbassato gli occhi.
Be', finalmente la vecchia signora riprese con tatto il filo interrotto, e le sue
parole ronzarono in fitti sciami intorno ai cadaveri delle sue idee, accompagnate a
tratti dalle frasi sibilanti e ribollenti del bon vivant, come da eruzioni
intermittenti di un geyser. Egli usava il padrone di casa sordo come un
altoparlante rivolto contro i presenti, ed esibiva, con una disinvoltura a tutta
prova, una competenza culinaria sceltissima in orgiastici ditirambi: in un certo
senso il cetriolo della raffinatezza, che l'epicureo sa estrarre dal concime di una
civilt� al tramonto. Infine gli si present� l'occasione di mettere in bella mostra
anche la sua abilit� spirituale: infatti, quando la logorrea della mamma si
aggrovigli� quasi inestricabilmente nel viluppo delle formule sociali, egli
intervenne garbatamente. �La gentile padrona di casla� disse �tratta la quesltione
dei domesltici come'sle fossle un problema.
Perslonalmente, l'ho rislolta slempre in modo brillante, ricorrendo a una rigorosla
divislione del lavoro. Ogni cosla fu da me divisla in slingoli eslercizli. Per
eslempio, primo eslercizlio: afferro una bottiglia, ci applico il cavatappi ed
esltraggo .il turacciolo. Slecondo eslercizlio: afferro la bottiglia e la vuoto
fino in fondo. Terzlo eslercizlio: afferro una sleconda bottiglia, applico il
cavatappi ed esltraggo il turacciolo. Quarto eslercizlio: afferro la bottiglia e la
tracanno fino all'ultima goccia. E cosli di sleguito. Ora, grazlie alla mia
rigorosla divislione del lavoro, ho asslegnato il primo, il terzlo, il quinto, il
slettimo, il nono eslercizlio al mio cameriere, ed esleguo perslonalmente il
slecondo, il quarto, il sleslto, l'ottavo, il decimo eslercizlio. Ha funzlionato
alla perfezlione. E cosl�, brindo alla slua slalute, gentilissima slignora, e al
mio caro confratello goliardico!�

Lo spiritoso aneddoto fu accolto dall'applauso divertito delle due signore e del


cameriere. Siccome il padrone di casa non l'aveva seguito completamente per via
della sua sordit�, glielo ripeterono urlandoglielo nell'orecchio meno malandato, e
il belato d'incomprensione del balordo vegliardo aument� l'ilarit� generale. Chiss�
che cosa salt� in mente al barone Traugott! Improvvisamente, il vecchio mangione
gli fece pena. Una commozione genuina gli vel� gli occhi e, spinto da un
irresistibile bisogno d'amore e di riconciliazione, sollev� il bicchiere per bere
alla sua salute. Ma non per niente la psicanalisi c'insegna a tener conto dei
cosiddetti atti mancati: quando stava per portare il bicchiere alle labbra,
spalancando gli occhi con un'esaltazione quasi affettuosa, incontr� il gelido
sguardo feroce del bon vivant. Come piegato dal pugno del destino, s'inchin�
davanti a lui. Il nipote degli Oppenheimer alz� impercettibilmente le sopracciglia,
cosicch� il monocolo riflett� un vuoto stupore; poi prese a sua volta il bicchiere
con la punta delle dita e lo port� all'altezza del bottone di mezzo della camicia,
con un vago accenno d'inchino all'incirca in direzione del signor von Jassilkowski.
Ma poi lo pos� subito sul tavolo. Da quel momento, sdegn� il barone con sguardi
gelidi e micidiali come colpi di falce. Il resto venne raso al suolo. Ignoro,
egregio amico, fino a che punto lei abbia provato l'inesprimibile sensazione di
nudit� penosa che ci procura una solenne figuraccia. No� maledisse Canaan, quando
Cam derise la sua nudit�, e ci� fa supporre che egli avesse una personalit� poco
introversa. Infatti, la normale esperienza con tipi del genere insegna che la
vergogna non si manifesta soltanto nell'ira biblica, ma anche nel desiderio
addirittura ardente di esporre l'orgoglio ferito a torture ancora pi� atroci.
Questo fenomeno dischiude prospettive insospettate, se si immagina di trasferire
le sue possibilit� d'applicazione dal particolare al generale. Ammesso, per�, che
la scienza si occupi di questo oggetto.
Finora la faciloneria dilettantesca ha fatto fallire miseramente tutti i tentativi,
per esempio quello di valorizzare in modo dinamico la sovracompensazione della
nazione, cosicch� la nascita della grandezza storica dallo spirito del risentimento
� sfociata per cos� dire in un aborto. Per� in questo modo sarebbe forse
teoricamente possibile e anche desiderabile dare nuovi impulsi all'erotismo
languente, magari mediante un uso pianificato del masochismo psicologico su ampia
base popolare, grazie al quale potrebbe essere eliminata almeno temporaneamente
l'impotenza dilagante e catastrofica del mitteleuropeo.
Be', in ogni caso il barone Traugott si sentiva in dovere di passare al
contrattacco. Con la fronte leggermente imperlata di sudore e con gli occhi
voracemente sbarrati, il nipote degli Oppenheimer stava chinandosi sul riso alla
Trauttmannsdorff, mentre il cameriere era intento a riempire i bicchieri. Lanciando
a quest'ultimo come per caso una rapida occhiata, il barone fece osservare alla
padrona di casa quanto fosse assurdo che i molti ebrei ormai esclusi dalle
professioni direttive non mettessero la loro innata adattabilit� al servizio della
soluzione del problema dei domestici. L'osservazione venne fatta ad alta voce in
modo che la sentissero tutti. Ma prima che qualcuno trovasse il modo di replicare,
il cameriere depose seccamente sul tavolo la bottiglia di Madera e dichiar� con
energia che, come membro delle sa col grado di caposcaramuccia o qualcosa del
genere, e come capo del gruppo professionale dei lavoratori domestici
nazionalsocialisti, sezione cos� e cos�, zona Grande Berlino, si sentiva in dovere
di protestare categoricamente contro una proposta cos� offensiva. Non solo,
prosegu� con un linguaggio scolastico, quel modo di considerare dall'alto al basso
i lavoratori domestici era fuori luogo - nel nuovo ordinamento, il rapporto fra il
datore di lavoro e il lavoratore non corrispondeva affatto a una differenza
proporzionale di valore - ma inoltre egli considerava pericolosissima ogni
infiltrazione di ebrei nelle case tedesche, poich� questi provati fomentatori della
decomposizione secondo i protocolli dei Savi di Sion, non avrebbero esitato a
disgregare immediatamente le basi etico-razziali delle stesse.
Per di pi�, nel caso di domestici di sesso maschile, egli aggiunse in tono
significativo - la donna tedesca sarebbe stata esposta al grave pericolo di
compiere reati contro la razza.
Dopo queste parole si diffuse un silenzio paralizzante. Soltanto la donzella si
riebbe in fretta, e con aria indifferente ordin� al capogruppo e caposcaramuccia di
riempirle il bicchiere. Egli obbed� senza replicare. Quindi la conversazione
riprese, in un primo tempo un po' frammentaria, ma poi sempre pi� spedita e infine
addirittura infuocata. Il barone Traugott sedeva dritto come un fuso e ascoltava il
ribollio della vergogna nelle sue tempie. Gli altri gliene lasciarono ampia
possibilit�, e mentre egli considerava l'accaduto secondo la massima di
Kierkegaard, in base alla quale il vero gaudente prima gusta personalmente
l'estetica, e poi esteticamente la propria personalit�, inaspr� la sua afflizione
fino ad avvertire un dolore fisico, simile a quel malessere irritante che ci
colpisce al basso ventre quando precipitiamo verso il basso su un'altalena o sulle
montagne russe, e che strappa strilli acuti e irrefrenabili sia alla sguattera sia
al consigliere della corte dei conti. Per motivi comprensibili, il signor von
Jassilkowski represse questo stimolo. Chiuse un attimo gli occhi, e la sensazione
combattuta e dolorosa, accompagnata da una leggera essudazione, si dissolse in un
desiderio vago, generico e universale.
A tavola, egli era stato collocato alla sinistra della padrona di casa e quasi di
fronte alla donzella bionda. Il tavolo tondo non era grande.
Perci�, seguendo l'impulso confuso, e senza nemmeno sollevare lo sguardo per
orientarsi, allung� cautamente la gamba destra per pescare alla cieca quella della
donzella, e incontr� subito resistenza e una dolce pressione contraria. Come per
caso, si chin� in avanti, fece scivolare la mano sotto la tovaglia e afferr� un
polpaccio avvolto nella seta, che si sottrasse immediatamente alla sua presa. Ma
subito si un� alla sua mano una manina che in un primo momento tent� di allontanare
il sacrilego. Presto per� s'intrecci� con lui in uno scherzoso gioco di dita, e
infine si arrese con una stretta risucchiante. Senza abbandonare la sua preda, il
barone si appoggi� alla spalliera e rivolse lo sguardo alla donzella bionda. Costei
gli sedeva di fronte, dritta e irreprensibile, con i gomiti immacolati appoggiati
sulla tavola e l'ambrosio mento graziosamente immerso nei calici fioriti delle due
mani. Soltanto la vecchia signora accanto a lui sedeva stranamente piegata e
ansimava udibilmente. Il signor von Jassilkowski sobbalz�, ma la vigliaccheria lo
paralizzava. Pieno di ribrezzo e di vergogna, continu� a mungere le dita estranee
sotto il tavolo, lasciando che le unghie aguzze di lei gli trafiggessero
dolorosamente i polsi e dando un significato audace a ogni stretta. Intanto,
l'esagerata naturalezza con cui era stato superato l'incidente con il capogruppo e
caposcaramuccia aveva provocato un'allegria generale assai spinta. Il formaggio, la
frutta, il liquore, i dolci e la frutta secca erano stati ormai serviti, come pure
il caff� e il cognac, e si era di nuovo arrivati allo champagne. Il pap�, la mamma
- si capisce - ma anche il bon vivant, erano gi� abbondantemente brilli. In modo
alquanto inopinato, quest'ultimo fece tintinnare il bicchiere e si alz� in piedi
per pronunciare un discorso secondo l'usanza tradizionale. Verso di lui si
rivolsero delle fisionomie ansiosamente prive d'espressione. Con un sospiro di
sollievo e di gratitudine, il barone Traugott estrasse la sua mano da sotto il
tavolo e vuot� i

l bicchiere. Il capogruppo e caposcaramuccia lo riemp� di nuovo. La mammina si


appoggi� maestosamente allo schienale, affond� nel doppio mento la testa da
Messalina e rimase in attesa degli eventi. Il bon vivant si schiar�
artificiosamente la voce. Ormai non era pi� molto saldo sulle gambe, eppure attacc�
con l'ardita baldanza dell'uomo che, avendo brillantemente superato tutta una serie
di orge goliardiche, di pranzi intimi, di banchetti venatori pomerani e di visite
ai bordelli parigini, aveva acquisito molta grazia mondana e la facolt� di
rivestire anche la pi� squallida mancanza di idee in un discorso faceto e ben
congegnato.
Il bon vivant, dunque, attacc�: �Illusltri commenslali, cara giovane coppia!� (La
vecchia signora sussult� e lanci� intorno un'occhiata di stupore glaciale, raccolta
dalla donzella con aria divertita e provocante, e dal barone Traugott con gli occhi
pudicamente abbassati.
Ma il paparino fece un balzo, chiese un breve rinvio balbettando spaventato, fece
un cenno al cameriere e gli ordin� di portare il suo apparecchio acustico. Con
l'aiuto dell'esperta cameriera Elfriede, l'apparecchio fu portato e installato in
modo piuttosto complesso. Il microfono venne deposto nell'immediata vicinanza
dell'oratore, fra bicchieri, portaceneri e decorazioni floreali gi� un po'
sciupate; intanto il padrone di casa, con la cuffia fissata sulla testa, regolava
il volume con i due pulsanti di una cassettina. La donzella schiacciava mandorle,
imperturbabile, e il barone Traugott, che aveva alzato vivacemente il gomito in
seguito alle prove morali della serata, faceva delle palline di mollica, lottando
con un incipiente bruciore di stomaco, avvinto oltremisura da ogni particolare
della scena grazie a quell'acutezza visiva tipica dell'intervallo fra il deflusso
della prima ondata di ubriachezza e l'irruzione della seconda.) �Cari e illusltri
commenslali!� riattacc� il bon vivant sotto le occhiate ipnotiche della padrona di
casa �ancora una volta sii slono aperte le porte della vosltra casla cosl�
oslpitale...� E cos� via, come di prammatica: gli amici erano stati trattati
secondo le migliori tradizioni, la cantina e la cucina di Horcher avevano offerto
quanto avevano di pi� prelibato, e gi� gi� fino al grido di giubilo che concludeva
e coronava l'introduzione generale: �E ora, che l'orina della vedova Cliquot
slpumeggi lietamente nel bicchiere!�. Osanna!

Fin dai tempi di Lutero le variet� degli oratori conviviali sono molto numerose. Il
tipo pi� diffuso �, come si sa, quello che sa mischiare elementi allegri e seri,
affinch� quelli provochino ilarit� e questi malinconia. In ogni caso, per quanto
riguarda il bon vivant, egli sparava letteralmente la classica raffica di
revolverate vocali: alimentata da un'inesauribile cartucciera di scherzi triviali e
di squallide banalit�, la sua bocca tirava senza posa, con scoppi secchi e precisi
e traiettorie vagamente ondulate, e i colpi cadevano sempre penosamente vicini a
qualche sensibilissimo nervo degli ascoltatori. Il tema del discorso era pi�
difficile da centrare. Messo in guardia dallo sguardo di basilisco della vecchia
signora, egli aveva l'aria di eludere prudentemente un dato punto, poich� vi girava
intorno con spire sempre pi� strette, come attratto da una calamita. Prima parl�
'delle gioie della mensa in generale e in particolare, poi, parlando dell'amore,
che come si sa passa per lo stomaco, ne illustr� il significato come causa di
matrimoni; quindi pass� al matrimonio in genere, scav� pi� a fondo, trov� gli
strati diluviani del giacimento di barzellette europee e ne estrasse la storiella
dell'uomo il quale si era atteso di trovare, nella moglie, la donna che in salotto
� una signora, in cucina una cuoca e a letto una puttana, e che non pu� fare a meno
di constatare che, viceversa, in salotto � una puttana, in cucina una signora e a
letto una cuoca. Cos� gli parve evidentemente di essere arrivato al tema matrimoni
in particolare, perch� con uno dei suoi soliti salti audaci atterr� in un campo
estremamente lubrico, e si mise ad agitare fervorosamente davanti allo sparato
della camicia una sigaretta bionda stretta tra il pollice e l'indice, come una
bacchetta da direttore d'orchestra, in gesti ritmici e fantasiosi, certo memore del
tabacco di un tempo che la vecchia signora sapeva occasionalmente apprezzare in
privato. Finalmente venne a parlare del cornuto in particolare e, con un'occhiata
al pad

rone di casa, esclam� con foga: �Chi di noi � slenza un corno, slcagli la prima
pietra contro di lui...!�.
Be', i cavalieri l'occhio tennero ardito, e le belle l'abbassarono spaurito. Ma a
questo punto la situazione fu salvata da un colpo di genio del vecchio signore:
anch'esso secondo una ricetta classica, poich� la si trova nei colloqui del
consigliere segreto Goethe con il signor Eckermann, nell'aneddoto riguardante un
cavaliere pieno di presenza di spirito, il quale mette a tacere le frasi
sconvenienti di un rozzo commensale, mediante un'oscenit� ancora pi� enorme.
Tuttavia � improbabile che il pap� avesse proprio in mente questa ricetta
omeopatica, perch� dormiva gi� da un pezzo ed emise l'osceno rumore senza la minima
intenzione. Comunque l'effetto fu il medesimo. Il bon vivant concluse
precipitosamente il suo discorso e vuot� il bicchiere.
Si lev� la mensa e i ragazzi andarono ancora a bere un whisky al Charleys Bar.
Si pu� dire che il loro vero fidanzamento si sia svolto durante quella
passeggiata. Vede, era una calda notte estiva, e inoltre deve cercare di
ricostruire la vecchia scenografia: Berlino, Berlino in una notte di giugno piena
degli affascinanti profumi della metropoli, misteriosamente buia, orlata e soffusa
dall'alone rosso cupo della vita palpitante, attraversata da acque scure nelle
quali si specchiavano le luci immobili, sfiorata dal soffio della brezza notturna;
l'Ovest, con i sibili lievi dei mille pneumatici che solcavano l'asfalto,
scintillante di lampadine, sfavillante di luci al neon... Ah, e i due erano
leggermente ubriachi, leggerissimamente e beatamente; respiravano a fondo e si
erano presi per mano sbucando dal lungofiume L�tzow nella BudapesterStrasse. E lei,
la donzella, la testa balzana, era pensierosa, con una tenerezza cos� ineffabile:
lo amava, capisce? Ah, lo conosceva a memoria, con tutti i suoi capricci e manie,
con l'articolo di fondo cristiano-conservatore, la colonna mondana e la rubrica di
moda; e amava tutto ci� di un amore caldo, materno; per amore del proprio timido
amore per l'anima grande e pura di lui.
S� - la prego di non sorridere! - c'era qualcosa infine che la colpiva e la
commuoveva profondamente. Come posso chiamarla? Forse la sua tristezza? Un tratto
di malinconia che era in lui, una fierezza giovanile e sdegnosa che s'insinuava
nelle manifestazioni pi� intime dell'amore, un'esitazione, una ritrosia istintiva
davanti alla sua cruda nudit�, la tendenza a scansare timidamente il suo impeto
travolgente: la castit� innata e magnifica del vero uomo. Vede, una cosa simile non
le era mai capitata, per� sapeva che esisteva grazie al suo intuito femminile e
alla segreta nostalgia di chi � stata troppo spesso delusa.
E, contrariamente alle sue abitudini, in certi momenti si sentiva impacciata
davanti a lui. Si sentiva colma di un imbarazzo triste e commosso, davanti a questa
tarda rivelazione di una delicata tenerezza maschile, che protegge da se stessa la
donna innamorata e vigila sulla sua dignit�. E per la prima volta nella sua vita si
vergogn� del suo passato, di quella catena di esperienze viziose, di tutti quei
tipi impudenti con i quali si era sfrontatamente unita in piaceri lascivi.
Quanto era diverso lui, quanto! Com'� bello e profondo l'antico mito di Eros che
appoggia una mano protettrice sugli occhi di Psiche, mentre fuggono insieme nella
notte alta... H�las! A dire il vero Eros Jassilkowski non chiudeva delicatamente
proprio gli occhi di lei, dato che per cos� dire si metteva le mani davanti al
volto; ma comunque!

Lo amava: era diverso dagli altri, e in questa sua diversit� era stranamente
insondabile, misterioso; ne aveva un segreto rispetto. Lei teneva la mano di lui, e
lui la sua. Era felice e beato come un bambino cullato da una ninnananna: il
tormento e i crucci erano scomparsi, dissolti, svaniti nel soave tepore di quella
notte di giugno. Perfino l'umiliazione inflittagli dal nipote degli Oppenheimer (ma
nemmeno quello schifoso rettile si era ricoperto di gloria!); perfino il gioco con
le dita della vecchia signora (quella sporcacciona!) erano accaduti e passati,
sopportati e perdonati. Com'� contento di tutto - nevvero, colui che, per mettersi
d'accordo col proprio destino, non ha bisogno di sbarazzarsi di tutta la sua vita
precedente! Ora nel suo cuore regnava la pace. Dimenticati, Potsdam e la ferita
purulenta della grande povert� nel suo petto, dimenticati il cugino Zapieha e
Allenstein, i basso-slesiani e tutti i supplizi dell'incomprensione su questa
terra.
Tutto era perdonato e non rimaneva altro che tepore, commozione e gratitudine: non
era appena uscito dal seno della famiglia? Non era finalmente arrivato in seno alle
madri, a casa, capisce? L'affabile vecchietto e la mammina in stola di visone e
collier di perle: tutto questo, da allora in poi, non era la sua patria, con tanto
d'argenteria e aragosta e cameriere avventizio e tende di seta? Oh, era grato alla
ragazza al suo fianco, l'avrebbe venerata sempre, come madre e sposa, in fede sua e
nonostante tutto...!
Lui teneva la mano di lei, e lei la sua. Continuarono a tenersi stretti anche dopo
essere arrivati al Charleys Bar, si sedettero in un angolo lontano da tutti, e lui
era buono con lei e l'accarezzava, e lei era cos� felice e intenerita; si sarebbe
emendata, ma che dico! - sentiva gi� di essere migliore grazie a lui, da quando lo
conosceva non aveva pi� avuto occhi per nessun altro... -Buon Dio, li ho visti coi
miei occhi, seduti nel loro angolino di fronte ai ritratti dei cavalieri (quella
volta fu lo stesso Charley a farmi notare la coppia: sotto gli occhiali di lei
sgorgavano dei lacrimoni scintillanti...). Lo ammetta, era una persona davvero
affascinante, la donzella bionda, tutti noi non le dobbiamo che dei ricordi
assolutamente incantevoli...

PARTE SECONDA.

CAPITOLO 1.

Mais que sommes-nous donc si nous avons l'obligation constante de nous faire �tre
ce que nous sommes, si nous sommes sur le mode d'�tre du devoir �tre ce que nous
sommes? Consid�rons ce gar�on de caf�...
jean-paul sartre: L'Etre et le n�ant

Come a Roma, oltre ai romani, c'era un popolo di statue, cos�, oltre a questo mondo
reale, c'� un mondo dell'illusione, molto pi� potente forse, in cui vivono i pi�.
Goethe: Detti.
Non � il caso che lei ora concentri la sua orgia silenziosa di riflessioni
ghiotte, fino ad attingere il raccoglimento religioso, illustrissimo amico e
patrono: la mia esclamazione non andava intesa in questo senso. Era soltanto un
espediente, capisce; un trucco da letterato: a questo punto, e se n'� certo accorto
anche lei, il nostro racconto richiedeva una piccola pausa, per riprender fiato.
Qualcosa in noi si ribella all'idea di lasciar perdere in questa fase ci� che
abbiamo evocato, e di continuare ad abbandonarci al gorgo vorticoso degli
avvenimenti. Ebbene, questo � dovuto semplicemente al fatto che abbiamo incontrato
un momento di felicit�, e, partecipandovi, diciamo: fermati, sei bello... Per� mi
consenta la banale domanda: che cos'� esattamente la felicit�? Naturalmente lei
vorr� subito rimpinzarmi fin sopra le orecchie con la torta dei filosofemi,
impastati eticamente, moralmente ben amalgamati, portati a giusta cottura grazie
alla metafisica, lievitati con un pizzico della sobriet� a buon mercato dei cinici,
guarniti con l'uva passa platonica del buono e del bello e poi spolverizzati con lo
zucchero del piacere epicureo, non seguito dal disgusto; il tutto, per finire,
immerso nella crema alla vaniglia della vita beata. Contro il bruciore di stomaco
della hybris � consigliabile un pizzico di bicarbonato marca Schopenhauer: la
felicit� come suprema liberazione dalla nausea. Ma a me, caro amico, le torte non
vanno pi� gi�. Rifiuto cortesemente anche i pasticcini aforistici. Da quando gli
stessi dubitatori dubitano del dubbio, i sistemi sono diventati storti e le
definizioni logore, e perci� anche gli aforismi ci hanno rimesso il loro fascino
audace. Tuttavia, quella adottata dalle illustri scienze � una politica da struzzo,
poich�, per cos� dire, esse si nascondono la testa nella terra medicinale per
cataplasmi.
No, pregiatissimo, mi risparmi tutta la tradizione da Euclide a Einstein e da
Aristotele a Rosenberg: questo sogno di una notte d'estate si � rivelato una
commedia abborracciata, in cui le quinte del tempo e dello spazio vengono
trascinate in giro sul palcoscenico della causalit� che rappresenta il mondo. E ora
che la vecchia baracca si chiude, dovrei correre dalla chiromante a farmi spiegare
il senso della commedia, se non voglio farmi sollevare dalla carrucola
dell'ortodossia nella soffitta ammuffita della teologia? Il risultato di tremila
anni di sforzi occidentali, dunque, non � che fondi di caff� e giaculatorie!

Strano, non so se quell'estate 1938 si sia ficcata con tanta ostinazione anche
nella sua testa, ma io, ad ogni modo, dalla testa non riesco a togliermela nemmeno
ricorrendo alla scusa della colpa collettiva. Era una cosa nuova, la prego, che
rendeva ridicole tutte le esperienze precedenti: allora i giorni, chiari e
cristallini, creavano un'epoca, senza che il tempo avesse l'aria di muoversi, senza
dare l'impressione di un decorso, di una successione. Avevano per cos� dire perso
la loro qualit�: c'era soltanto una certa luce: ogni volta che tento di richiamare
alla memoria un particolare di quell'estate, essa mi appare tutta come una luce,
astratta e inafferrabile come il ricordo di un sogno; come uno sguardo sott'acqua
attraverso un acquario perfettamente trasparente, in cui i fatti e gli eventi
fluttuano senza peso e senz'ordine come i lembi di un velo. Sotto questa campana
luminosa si svolgeva ci� che chiamavamo la nostra vita, non mediante le azioni e le
relative conseguenze, ma in un'esistenza inerte, in uno stato. Era come se
vivessimo su una nave sperduta nell'immensit� dei mari, e sulla quale, in certe
condizioni atmosferiche, ci sono anche momenti, ore, giorni, settimane, in cui
tutto sembra fermo; perch� il presente non nasce dalla continua trasformazione del
futuro in passato, ma esiste sovranamente, senza origine e senza m�ta, libero e
scevro da ogni legame; perch� il movimento non � una successione di azioni, bens�
una serie di simboli misteriosi e intricati, l'espressione di certe fasi di uno
stato, senza nesso e senza seguito; poich�, in fin dei conti, tutto, il tempo, lo
spazio e la connessione, sono fusi nella luminosit�, nel colore, nella luce...
L'inattendibilit� dei nostri sensi, gi� denunciata a sufficienza, non aveva mai
avuto un'evidenza imbarazzante come allora, fatta eccezione per un senso solo:
quello letterario. Esso, naturalmente, scopr� subito il bandolo della matassa, ed
ecco: risult� che la nostra percezione non era affatto la nostra, perch� anche
questa volta avevamo percepito quello che una serie di autori di gran nome avevano
gi� da tempo percepito per noi. Anche questa volta vivevamo le vicende soltanto di
seconda mano, alla Joseph Conrad o che so io. Ah, amico mio! Forse quella che
chiamiamo la nostra conoscenza non � mai stata altro che il prodotto rachitico di
accoppiamenti fra letterati consanguinei! La filiazione di tutti i peccati
originali della ragione, l'eterno bastardo della visio e della ratio! Il fatto che
oggi, dopo il fallimento generale della filosofia in cui sono andati al diavolo
tutti i nostri risparmi intellettuali e spirituali, affidiamo in un certo senso
questo mostriciattolo alla pubblica assistenza, questo, carissimo, corrisponde
pienamente alla legge fondamentale della nostra epoca assurda: quella della
conseguenza ironica. Lo sforzo prometeico di rendere generale il pensiero sfocia
soltanto in una generalizzazione illimitata di ci� che � gi� stato pensato. Ma dove
sono i temerari che finalmente osino dire: non vogliamo pi� sapere nulla! Vogliamo
soltanto la forma? Prenda, per esempio, gli antichi cavalieri del Charleys Bar: in
mezzo al caos dei sistemi rumorosamente contrastanti, sotto la minaccia della
catena automatica delle psicosi di massa, essi, gli ultimi cavalieri della tavola
di re Art�, su cui ruotavano flips e cobblers, conducevano davvero la loro grande
vita e, nei caroselli di bicchieri e nei tornei dai dadi del poker, l'aurora
brumosa dei lemuri smarriti e prodotti in serie si dissolveva nel crepuscolo
luminoso, nell'heure bleue di un mondo feudale di viveurs, che stava tramontando
gloriosamente. La dama Maya aveva graziosamente donato loro il suo velo, come
guiderdone della m�sze cav

alleresca...
Ora devo sottoporre alla sua attenzione un avvenimento che la sorprender� non
poco, dato il carattere dei nostri eroi e il momento tutto particolare in cui si
svolse. Devo mettere in risalto il momento, perch� l'accaduto potrebbe non apparire
pi� strano alla mentalit� odierna. Infatti, non sar� sfuggito al suo acuto sguardo
che in questi ultimi tempi si � straordinariamente ingrandita la comunit� di quegli
uomini dabbene e modesti, che giungono umilmente le mani e dicono: noi non sappiamo
tutto, perci� non possiamo e non dobbiamo, sapere tutto.
Dopo solenni godimenti intellettuali si diffonde una frugalit� spirituale, che si
accontenta - devota e modesta - dei valori approssimativi e, per semplificare le
cose, al resto irrazionale viene di nuovo imposto il nome di "imperscrutabilit�
divina". Ebbene! Dunque egli non era mai stato vicino agli uomini come in quella
infausta estate 1938 di cui stiamo parlando. Soltanto, mi consenta: era talmente
vicino, che non si riusciva affatto a FEDERALE, si era come avvolti nelle pieghe
del suo manto, e quindi era pressoch� escluso che si potessero sollevare gli occhi
fino al suo sembiante. Tuttavia, quelli che si affidano soprattutto all'odorato
riuscirono ad avvertire chiaramente, in quelle pieghe, la sua estrema vicinanza e,
molto impressionati, ne trassero le loro conseguenze. Per�, capisce, non era
possibile vederlo per via della sua presenza eccessiva, e per lo pi� � questo che
conferisce una nota spiacevole ai rapporti con lui.
Da ci�, se si vuole dare una forma armoniosa a questo rapporto, risulta la
necessit� di lasciare Dio entro i limiti che gli spettano. S�, egli rimane sempre,
se posso permettermi di usare questa espressione, l'immenso gancio dell'universo,
ma solo in senso piuttosto lato, in quanto come gancio universale, per esempio, sta
anche sopra la forca di Norimberga. Cos� � perfettamente concepibile e accettabile.
Ma come Dio tremendo dell'Apocalisse, che divora tutto e non risparmia nulla e
davanti al quale nemmeno una pulce riesce a nascondersi, egli si sottrae ai nostri
occhi appunto per via della sua onnipresenza esagerata, a meno di non essere
disposti a immaginarlo dovunque, nell'intestino della pulce di cui sopra come negli
stabilimenti elettrici municipali, nel bacio della fidanzata come nel tratto del
funzionario - e ad accettare le conseguenze retroattive che un sospetto cos�
generalizzato non pu� non avere sul carattere. Come dicevo sto parlando del 1938.
Oggi anche questo problema � gi� invecchiato, perch� nel frattempo il Dio della
vendetta si � compiaciuto di darsi una forma plasticamente ovale, tangibile,
palpabile, facilmente percepibile da chiunque. E' un innegabile merito delle tanto
vituperate scienze tecniche, quello di averci reso accessibile il Signore del
Giudizio Universale nella bomba all'idrogeno, per cos� dire in pillole per uso
quotidiano.
Ma in quell'estate 1938, se mi consente, questo - come dicevo - non era ancora il
caso. Al contrario il tempo era ottimo, stabile in modo addirittura sinistro,
ovunque regnavano la pulizia e l'ordine pi� scrupolosi, la manutenzione delle
strade era impeccabile, l'organizzazione del traffico aveva raggiunto la sua acme.
Se la memoria non m'inganna, soltanto le uova e i grassi erano gi� un po' scarsi,
ma sarebbe stata una pretesa davvero esagerata voler vedere gi� in questa futile
circostanza i sette angeli con i piatti dell'ira minacciosamente branditi. Infatti
quella Berlino era sospesa nell'aria come un tappeto magico: era percorsa dal
soffio di spazi vasti, nuovi, continuamente ampliabili, fremeva nel pathos delle
possibilit� che si dischiudevano e vibrava di un'operosit� incandescente. E tutto
ci� con una superficie estremamente levigata, anzi, se mi � lecito esprimermi
cos�, gi� quasi floscia: momenti di attesa spasmodica, come se ne provano al tavolo
da gioco o sotto le cateratte della cosiddetta grande musica e che con la loro
tensione insopportabile provocano una specie di letargia chiaroveggente nella quale
i nervi e i sensi paiono quasi sul punto di saltare. Momenti di questo genere si
protraevano per giorni, settimane e mesi, ed erano cos� uniformemente distribuiti
su tutto e fra tutti, che riempivano la citt� come una polvere sparsa nell'aria. Ne
derivava quello stato di vertigine causato dall'atmosfera rarefatta o dalla
velocit� molto elevata, e nello stesso tempo una sensazione di abbandono quasi
piacevole... Ma � inutile che stia a raccontarle tante storielle come alle figlie
dei pastori protestanti! In fin dei conti, quando si deve vivere su un vulcano,
come si sa, ci si vuole anche ballare sopra.
Ma risult� che i nostri due eroi avevano in mente qualcosa di pi� alto.
Deve infatti sapere che la donzella bionda era di confessione cattolica, e sebbene
non avesse mai dato un particolare peso a questa circostanza, almeno negli ultimi
tre lustri del suo passato cos� socievole, accadde che in quelle settimane venisse
colta da un'ansia stranamente beata; il suo cuore si struggeva di gratitudine
affannosa, tutta dolcezza, umilt� e glorificazione... Il signor von Crusenstolpe,
in un'osservazione a proposito della signora von Kr�dener, afferma che le anime
nobili e sublimi, anche se incolte, svanita l'ebbrezza del piacere sensuale si
rivolgono di regola al cielo, cercandovi un surrogato del paradiso terrestre
perduto. Con ci� non intendo trarre una deduzione frettolosa circa la virilit� dei
barone Traugott; ricordiamoci piuttosto della consacrazione mistica del matrimonio:
a un tratto, quella cara sbarazzina ricord� con dolore la devota fede infantile che
aveva smarrito, la beatitudine ormai scomparsa dell'incrollabile fiducia puerile
nell'amore misericordioso e nell'ausilio della Madonna: ora lei stessa amava, e ci�
la faceva sentire profondamente solidale" con gli annunciatori dell'amore. Perci�
decise di procurarsi da quelle sacre figure simboliche la benedizione delle sue
azioni e di purificare i suoi sentimenti di sposa mediante il sacramento della
confessione. Era un pomeriggio tranquillo, senza appuntamenti n� impegni, quello in
cui si ritir� nella sua camera da ragazza odorante di cera, fra le bambole, le
illustrazioni di favole, l'Arebours di Huysmans e i beautytonics della signora
Arden. Chiuse la porta dietro di s� e, abbondantemente provvista di carta, si
sedette alla piccola scrivania di mogano per redigere l'elenco dei suoi peccati.
Mentre sedeva mordicchiando la penna e guardando attraverso la finestra oltre le
chiome degli alberi del Tiergarten, - era settembre, ma la volta del cielo chiaro e
cristallino era ancora estiva, mentre dunque sedeva pensando a se stessa, la
fontana dei ricordi cominci� a zampillare dentro di lei e la trascin� lontano, e
lei si

mise a scrivere speditamente, talvolta ridendo ad alta voce e facendo delle


aggiunte tra le righe. Sotto i suoi tratti di penna energici e dritti, il documento
assunse un'ampiezza impressionante e il suo umore, poco prima ancora vicino al
raccoglimento pentito, miglior� da un capoverso all'altro. Le ore del pomeriggio
passavano, e la cameriera buss� timidamente alla porta e chiese dove la signorina
desiderava che le fosse servito il t�; ma la donzella non rispose.
Scriveva e correggeva, si disponeva a mettere un po' d'ordine nel materiale
affastellato alla rinfusa, fumava sopra pensiero un'infinit� di sigarette che
spegneva nel portacenere dopo averle gustate solo a met�. Estrasse da un cassetto
un album di fotografie, osserv� le immagini con supremo divertimento, aggiunse
altre voci al suo elenco, trov� un fascio di vecchie lettere, le scorse
superficialmente, le fece a minuti pezzetti con cura meticolosa e continu� ad
annotare. Infine numer� tutti i singoli punti, li cont� un paio di volte e,
sospirando, si rese conto che l'elenco era rimasto abbondantemente incompleto e
lacunoso. Tracciando una vigorosa linea finale, decise di fare una confessione
sommaria, a forfait, come si suol dire. Stava per strappare l'inventario, ma ci
ripens� e lo chiuse nel cassetto insieme con l'album. Poi si alz�, spalanc� le
braccia simili a steli di gigli e si stir� voluttuosamente. Si lasci� cadere
rilassandosi sul letto a baldacchino, prese il ricevitore del telefono e form� il
numero della pensione Bunsen. Ma il barone Jassilkowski aveva dato ordine che non
lo disturbassero.

CAPITOLO 2.

Quando con la morte lottasti, con la morte! E fervidamente pregasti! Quando il tuo
sudore e il tuo sangue per terra colarono...
Klopstock: Odi

Si dava il caso, infatti, che proprio alla stessa ora anche il barone Traugott
fosse immerso in un'occupazione del tutto simile. Sopra pensiero, succhiava tra gli
incisivi l'insipido sapore di celluloide della stilografica, anche egli seduto
davanti a un foglio di carta, che per� era rimasto bianco, immacolato come la gola
della donzella. E' vero che quello che stava per scriverci con la sua calligrafia
molto chiara, forse un po' primitiva, non era un elenco di peccati, ma soltanto il
suo articolo mensile per l'Herrenmagazin del barone von Aalquist, e che perci� era
lontanissimo dal cercare, contrito, l'assoluzione dalle colpe del passato. Da un
lato, infatti, egli era un onesto protestante per antichissima tradizione familiare
(specialmente da parte materna) e aborriva l'idea della confessione; dall'altro,
come sappiamo, ammesso che quel passato fosse peccaminoso, esso gli appariva come
una catena di peccati scaturiti con un nesso inevitabile dagli astri del destino e
commessi ai suoi danni, ai danni dall'archetipo dell'essere umano Traugott
Jassilkowski. Il significato profondo di un destino simile non � facile da
interpretare, a meno di non essere disposti a limitarsi al sostegno della fede
degli avi, semplice ma non privo di una certa grandiosit�, e a supporre in essa la
prova di una grazia particolare. Lo ammetto: tale concezione del mondo ha molti
aspetti positivi. Infatti, se gi� l'esser nati � considerato una colpa, allora la
vita con le sue miserie � per cos� dire una felix culpa, che rende sicuramente
possibile la redenzione. Di fronte a questa possibilit�, il concetto del tragico
viene meno. Ma una scienza pi� profonda ci ammonisce che in ci� non risiede tutta
la verit�.
Il barone Traugott, ad ogni modo, sarebbe stato lieto di cedere quella grazia
severa, insieme con la prospettiva della ricompensa futura, in cambio
dell'impudenza imperterrita del ladrone sulla croce di sinistra e di un castello in
Pomerania. Strano, per�: negli ultimi tempi gli capitava talvolta di capire in
illuminazioni improvvise e sorprendenti -
di capire con tutti i sensi e non soltanto con la fredda ragione - che qualsiasi
ambizione terrena era diretta verso il momento di una resa dei conti.
Ignoro fino a che punto le succeda di pensare alla morte, voglio dire alla sua
morte personale. Toynbee, se non sbaglio, afferma in qualche posto che intorno alla
met� della nostra vita sappiamo che ciascuno di noi un giorno dovr� morire, ma che
in seguito cominciamo a sapere: io devo morire. Tuttavia, anche in anni pi� verdi
ci capita di essere aggrediti improvvisamente e per qualche attimo da questa
conoscenza, non soltanto in un ragionamento ozioso - per esempio a letto prima di
addormentarci, dopo una giornata trascorsa in modo sano: "E un giorno altrettanto
bello giacerai qui e sarai morto" - ma in un'illuminazione improvvisa, in un
subitaneo terrore di tutti i sensi, simile a quello che si prova cadendo dall'alto.
E, come nei sogni in cui crediamo di cadere, lo spavento di una certezza gi� da
tempo immaginata va di pari passo con una rapida intensificazione - o meglio:
condensazione, dell'essere (e dell'essere cos�), che agisce ancora dopo il
risveglio come spavento vero e proprio; cos�, anche in quegli istanti rapidissimi e
non ripetibili intenzionalmente, � racchiuso il timore di un confronto con noi
stessi.
Si dava dunque, o meglio, si era dato il caso che il barone Traugott stesse per
redigere il suo articolo mensile per l'Herrenmagazin del barone von Aalquist, e
fissasse i fogli vergini del blocco con quel vuoto mentale pieno di tensione, che
la creativit� letteraria � in grado di suscitare per attrarre dalle profondit�
della sensibilit� artistica il suono gradevole delle prime frasi cos� determinanti.
E' bene che lei sappia che questo � uno stato di completa estraniazione, simile a
una fase preliminare della trance o della meditazione joga: come se gli organi
sensori si svuotassero e tornassero quindi a rinchiudersi in se stessi; cosa che
lei pu� immaginare come un ampliamento della personalit� in una cavit� di tenera
carne, dentro la quale i sensi, eccitati al massimo, tastano cautamente, come fasci
di esperte antenne di lumache. Le visioni sognanti e melodiose passano attraverso
questo allettante vuoto interiore come le ninfe del Reno sul palcoscenico
dell'opera, mentre tra esse ribolle la materia, fusa in un amalgama grezzo, spinta
qua e l� da tentacoli lenti e fluttuanti, analizzata, selezionata, soppesata e
scartata. L'autore vi viene aggiunto e incorporato come un lievito, senza che lo
voglia, e abbandonato in balia dell'operazione che si compie.
E cos� accadeva al barone in quel momento. Tuttavia lei potr� rendersi pienamente
conto della delicatezza della situazione soltanto dopo aver appreso che il numero
di ottobre dell'Herrenmagazin doveva trattare la nuova moda autunnale. E sebbene
proprio questa stagione, con le sue condizioni meteorologiche cos� incostanti e la
gran quantit� di avvenimenti sportivi e mondani; insomma, con la ricca variet�
della in e out-doorlife, consentisse, anzi addirittura esigesse, un cambio
frequente dell'abbigliamento, tutte le possibilit� sembravano sfruttate da decenni,
esaurite in tutte le sottospecie della combinazione. Per quanto ci si sforzasse di
escogitare nuovi accostamenti, o di cambiarli, arricchirli o privarli di qualche
particolare, una giacca rimaneva pur sempre una giacca e i pantaloni rimanevano
pantaloni. Anche in questo campo si era dunque costretti a ricorrere al classico.
Per� l'idea di un mondo in cui ogni sforzo venga condannato a copiare sempre e
soltanto lo stile irrigidito di giganti pietrificati, � dolorosa e scoraggiante
specialmente per il poeta, soprattutto se � dotato di uno sguardo penetrante che
gli permette di vedere anche il gesso, nei marmi dei musei immaginari che ci
nascondono il libero paesaggio della fantasia. Questi fasci di luce morta, che
proiettano tutt'in giro ombre dure, nere come cipressi e attraversate da una
tristezza squallida, creano un vuoto funereo, e se lei si guarda attorno seriamente
e senza il noncurante ottimismo di chi � stato infinocchiato sfacciatamente,
trover� che, in effetti, quella che chiamiamo vita spirituale langue, nel caso
migliore, in qualche angolo umido, non ancora putrefatta del tutto.
Il barone Traugott, dunque, mentre sedeva ascoltando dentro se stesso, aveva
l'impressione di sentire gli squallidi sbadigli della caducit�.
Ahim�, la moda, l'espressione pi� inconscia e impulsiva dell'istinto umano del
gioco, era giunta a un punto morto: questa scoperta era vecchia come Matusalemme.
Gi� il signor Schopenhauer osserva rassegnato che il diciottesimo secolo ha avuto
ancora sufficiente spirito per inventare il frac, dopodich� non � pi� stato
compiuto nessuno sforzo degno di menzione. Dunque anche allora la vita si era
irrigidita nei modelli delle concezioni classiche, dallo homespun alle righe color
gesso, dal rimbocco dei pantaloni al risvolto cascante. E cos�, tutta la sofferenza
procurataci dall'abbigliamento, tutta la speranza e la fede nel suo potere
redentore e l'estasi del nostro amore pieno di dedizione, erano astratte ed
esangui: il limpido desiderio di perfezione poteva essere placato solo con la
sottomissione. La disciplina era la legge suprema; la correttezza sostituiva la
genialit�. Ma non era forse proprio cos� che si arrivava al nocciolo, alla
quintessenza dell'eleganza? Anche se a noi l'immagine della perfezione si presenta
come un signore vestito correttamente da capo a piedi, secondo le combinazioni
classiche, con l'ombrello e il cappello alla Anthony Eden, che depone una corona ai
piedi del genio dell'iniziativa dalle ali piegate, � anche vero che proprio questa
situazione rivela un distacco signorile e un'aristocratica ironia: a lui, a
quell'uomo perfetto, era ancora concesso il dono di danzare incatenato, come
avrebbe detto Nietzsche, poich� egli non aveva scelto, naturalmente, le scarpe di
vernice, bens� quelle di chevreau, lustre come specchi; era stato abbastanza audace
da orlare la giacca nera e combinarla con dei pantaloni a spina di pesce; si era
per� imposto, con nobile abnegazione, una cravatta grigio argento. Qui la barbara
uniformit� si era cristallizzata in uno stile, l'animo si era purificato, sia
dall'ottusa sottomissione, sia dagli impulsi ribelli, la volont� si era decantata
dalle scorie, nobilitata nella sua funzione, incanalata nella corrente del gusto
pi� sublimato. Il barone Traugot

t sentiva fisicamente, quasi dolorosamente, questa nozione profonda dell'essenziale


perfezione della moda. Il coro appassionato delle figlie del Reno faceva vibrare la
volta interna, sotto la quale egli si era rifugiato alla ricerca di un'espressione.
Ma, stranamente, proprio da quella sensazione di compiutezza musicale, da quel
momento cos� materno, scatur� l'idea della sua morte.
Come sappiamo, era un pomeriggio di settembre ancora estivo. Un pezzetto di cielo
tutto d'aria, d'aria ampia, libera, deliziosamente ventilata, -
nevvero? - sovrastava cristallino i tetti della Knesebeckstrasse, verso le finestre
della pensione Bunsen, e la stanza in cui si trovava il barone era come al solito
immersa in ombre crepuscolari. Il silenzio pomeridiano della pensione, come sempre
un po' stantio, ovattato da svariati moniti e restrizioni, isolava, rendendolo
quasi palpabile, il solitario strimpellio di esercizi Czerny su un pianoforte
interno. Dai ristoranti del Kurf�rstendamm giungeva un tiepido odore di cattiva
cucina, e si annidava nelle pieghe delle tende di filet e nelle fessure dei mobili
imbottiti, mischiandosi a odori simili semisvaniti. Era un pomeriggio di settembre
ancora estivo, pieno di luce e d'azzurro, il quale ci ricordava che fuori, lontano,
in qualche posto oltre quella lontananza azzurra, c'erano prati e campi, foreste
rosso ruggine, forse montagne e forse anche il mare, onde scintillanti e bianche
conchiglie di forme meravigliose, nella sabbia umida. Ci rammentava che vivevamo
come se fossimo stati partecipi di quelle meraviglie, come se le coste luccicanti e
le spiagge odorose di vaniglia ci fossero state familiari, come se ci fossimo
sentiti a casa nostra in mille citt� e palazzi, uomini di mondo espertissimi - oh,
la vita magnifica! - come uno di quegli impeccabili cavalieri dal viso fine, in
giubba rossa e stivali lucidissimi, che volano su grandi cavalli oltre le siepi
autunnali; come uno di quei signori la cui risata vivace balena sopra sparati che
fanno capolino fra il nero del frac; come uno di quegli sportivi aitanti, snelli e
abbronzati, che stanno in mezzo a gruppi di belle donne languide, incontrastati
come un cervo nel branco, e hanno con i grandi della terra una confidenza da
complici, danno del tu a nababbi, divi del cinema e primi ministri (Say when, sir!)
che avremmo potuto dare delle manate sulle spalle alla vita, andare a letto con la
Bergman, giocare a polo con i Midvani, a bridge con Lady Mendel, a shovel-board con
i duchi di Windsor, fare dello sci d'acqua con le sorelle Munn - sempre ch

e una volta o l'altra se ne presentasse l'occasione - e che, nella presunzione


imperterrita della nostra uguaglianza, portavamo dentro di noi come una certezza
l'attesa di tutto ci�; e ci ricordava anche che intanto abitavamo in subaffitto in
una pensione di Berlino, che due valigie potevano racchiudere tutti i nostri averi,
che non eravamo proprietari nemmeno di una capanna n� di un giardinetto, ma avevamo
soltanto desideri vani e nostalgie ritrite, ideali da fattorino e sogni
cinematografici: che eravamo degli esseri affacciati alla finestra, esclusi dalle
magnificenze della vita, degli uomini di mondo eruditi dai settimanali, degli
intenditori delle inserzioni economiche, esperti della vita per grazia dei Maugham,
Bromfield, Ed schmid e Hollander, dei bighelloni e fl�neurs, degli anonimi, pula in
balia del vento. Eppure c'era in noi un'attesa che ci prometteva ogni cosa, una
cornucopia ricolma librata in equilibrio instabile sopra le nostre teste di eletti:
sarebbe bastato un piccolo colpo, un caso infimo, uno spostamento minimo, perch� i
suoi doni si riversassero prodigalmente su noi.
Quel pomeriggio azzurro ricordava tutte queste cose, e il barone Traugott, nella
tranquillit� della sua stanza nella pensione Bunsen, aveva inserito nel suo animo
anche l'ampio e attico cielo di settembre che sovrastava la citt� di Berlino, e i
suoi sensi acuiti ondeggiavano a tentoni in quel cielo, risucchiavano avidamente la
sua imperturbabilit� luminosa e si saziavano delle sue rivendicazioni e accuse. E a
un tratto, guizzando come una scintilla scoccata dalla tensione di due poli
opposti, l'attravers� un'idea: io dovr� morire.
Gli fu dato di vedere se stesso nel lampo di luce del suo spavento.
Spero che lei, pregiatissimo, si renda pienamente conto dell'importanza di una
simile contrapposizione. Ma molto probabilmente anche lei vive nell'illusione,
tanto diffusa, di possedere una concezione del proprio io molto chiara e sempre a
portata di mano, e per esso prova dei sentimenti simili a quelli che nutre per una
certa parte del suo corpo: per una cosa che l'uso quotidiano ci ha reso familiare,
anche se in fondo � imbarazzante e mette soggezione, e che tuttavia si pu� mostrare
tra fratelli e alla quale perci� lei � attaccato non senza tenerezza.
Anche lei dunque suppone che la sua cosiddetta individualit� sia nel guazzabuglio
di presunzioni e di paure che riempiono il suo egregio intimo, e scambia cos� per
il suo lato particolare quello che in realt� � il pi� generale, proprio quello che
ha in comune con gli altri. In verit� le dico: soltanto quando le sar� dato di
pensare Io, a un io mondato dal lato umano, troppo umano, della ghiandola sessuale
e delle sue sollecitazioni e paure, svincolato dalle chimere affrescate
nell'abitacolo della sua esistenza; soltanto quando sar� colto dallo sbigottimento
per il fatto di esistere, di essere un uomo degno di stare alla pari con le sublimi
figure dei profeti del deserto, ma solo introvabile, smarrito nella confusione di
una vita di seconda o terza mano, sperduto nei riflessi deformati della sua
esistenza passata a guardare dalla finestra; e pur sempre esistente, concreto,
presente e ancora in attesa della redenzione, bench� transitorio con ogni attimo
fuggente: soltanto quando apprender� di essere mortale, allora, caro amico, le si
sveler� quel sentiero luminoso di rapporti fluttuanti, tra l'alto e il basso, che
si suole designare col termine religio.
� vero che a questo punto cominciano subito a sorgere le difficolt�.
Cos�, per esempio, nulla � pi� difficile da accordare col concetto dell'ordine
divino e della sua immanente giustizia, come l'inequivocabile preferenza risultante
dalle parole: "Molti sono chiamati, ma pochi eletti". Lei non vorr� certo passar
sopra al fatto che, fino al giorno d'oggi, la coterie dei prescelti � rimasta
quanto mai chiusa ed esclusiva. Ges� Cristo, sebbene nato in una- stalla, era
sempre di stirpe regale, e un'occhiata sia pur di sfuggita all'agiografia le
insegner� che, tra i santi, i membri della nobilt�, come pure dell'alto patriziato
(specie romano), hanno una schiacciante maggioranza sui rappresentanti dei ceti pi�
bassi. Perfino in Dostoevskij, che non potr� certo essere tacciato di snobismo, il
personaggio in stato di grazia � un principe, mentre gli altri, di origini pi�
umili, pungolati da tutti i diavoli, vagano ansimando nel labirinto di una ricerca
di Dio per lo pi� vana. Il carattere indiscutibilmente feudale di tali esempi fa
sorgere tutta una serie di problemi, che non possono essere liquidati con la
stereotipata esortazione a continuare tranquillamente a credere; e per quanto lei
giri e rigiri la faccenda, una cosa � certa: il destino della cristianit� dipende
da una risposta, che indichi la via verso una nuova umilt�.
Purtroppo devo confessarle subito che in questa direzione vedo piuttosto nero. Al
giorno d'oggi � estremamente difficile tappare le fauci dell'invidia generale, che
sono grandi abbastanza da inghiottire, oltre la terra, anche il cielo. E se si
riesce gi� a tenere in piedi, a costo di molta fatica, le formule consolatorie
secondo le quali tutti i milionari sarebbero malati di stomaco, tutte le belle
donne stupide e tutti i poeti poveri, infelici o pazzi, per quanto riguarda la
comunit� dei beati � ormai esclusa ogni possibilit� di indorare la pillola. Il
sorriso sereno che mantengono perfino mentre bruciano sul rogo rende beffarda la
menzione delle loro sofferenze, � quindi ovvio che non ci si dar� pace, fino a
quando la fonte della loro serenit� ultraterrena non sar� stata calunniata tanto da
inaridirsi spontaneamente.
Perci� sar� anche inutile, probabilmente, indicarle che gi� il primissimo contatto
col dito di Dio � doloroso. Alludo appunto a quel confronto con noi stessi: alla
tremenda contrapposizione con un estraneo la cui intera immagine ci tormenta e
tuttavia ci grida: questo sei tu! L'estraneo nudo e spietato che ci rivela anche le
nostre cose pi� nascoste, e che nonostante tutto appartiene al rango dei figli di
Dio, � inchiodato dolorosamente alla croce del suo essere-cos�, � ferito, coronato
di spine, e deve bere l'aceto dell'impossibile adempimento terreno.
E il barone riconobbe in lui l'angelo che gli aveva parlato bisbigliando, una
volta con il linguaggio imperioso dell'incorruttibile che metteva a nudo la s