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MONDADORI De Agostini.
Rowohlt Verlag GMBH, Hamburg 1954 1964 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.,
Milano � 1987 Mondadori-De Agostini Libri S.p.A., Novara Edizione su licenza di
Arnoldo Mondadori
Editore S.p.A., Milano 1987.
INDICE.
LE OPERE..... 10.
CAPITOLO 4..... 48
PARTE SECONDA.
Gregor von Rezzori � nato nel 1914 a Czernowitz (la rumena Cernauti che attualmente
� la russa Cernovcy) quando la citt� era ancora la capitale della Bucovina,
provincia orientale dell'impero austroungarico, ultimo baluardo della civilt�
occidentale affacciato sull'Oriente. Una delle pi� recenti province, essendo stata
fino al 1769 in dominio dei Turchi.
A Czernowitz il padre di Gregor, discendente da una nobile famiglia di origine
siciliana trasferitasi nell'impero intorno alla met� del 1700, era venuto a vivere
da giovane, lasciando la nativa Graz, perch�, appassionato cacciatore, possedeva
una riserva di caccia nei vicini Carpazi. N�, per la stessa ragione, volle lasciare
la Bucovina quando nel 1920, dopo il crollo dell'impero asburgico, la provincia
venne ceduta al Regno di Romania.
Fu cos� che Gregor, cittadino austriaco fin dalla nascita, divenne cittadino
rumeno. Ma Gregor, in realt�, � solo il terzo nome di battesimo del barone Arnulf
von Rezzori, un nome ereditato da un antenato della Bessarabia mezzo greco e mezzo
russo, assunto dallo scrittore, in sostituzione del primo, solo a partire dai
vent'anni, quando, cio�, al nostalgico senso di appartenenza a un'Austria che non
esisteva pi�, trasmessogli dalla famiglia, riusciva a sostituire un autentico amore
per il Paese di cui portava la cittadinanza. Ma nella casa di famiglia in Romania,
a parte il periodo della prima infanzia, peraltro oppressa dalla soffocante
iperprotettivit� materna, Gregor viveva soltanto durante le vacanze scolastiche, in
quanto i genitori preferivano farlo studiare in collegi austriaci piuttosto che
nelle scuole locali. Collegi che doveva cambiare di frequente per i disastrosi
esiti scolastici. Questi continui spostamenti non gli consentirono di integrarsi
con i compagni e rimase sempre un isolato. N� trovava una situazione diversa quando
tornava a casa, ormai estraneo ai coetanei del luogo che lo consideravano uno snob
che studiava all'estero. Trascorse, quindi, una fanciullezza solitaria, che acu� la
sua tendenza all'introversione e il suo carattere introspettivo. Come Dio volle,
nel 1933 riusc� a prendere la maturit� presso un collegio della Stiria e and� a
vivere nella casa della nonna materna a Vienna, dove si iscrisse ad architettura,
desideroso di seguire le orme del nonno, valente architetto viennese, e dove
sperava di poter mettere a frutto quel suo talento artistico che allora si
esprimeva quasi prevalentemente nel disegno. Ma il politecnico lo annoiava e, dopo
un tentativo a medicina, decise di lasciare l'universit� e di seguire la vocazione
artistica. Con la disapprovazione della famiglia, part� da Vienna diretto a
Bucarest dove rimase per quattro anni lavorando, dopo aver assolto il servizio
militare, nel settore pubblicitario di una ditta di cosmetici, come vetrinista.
Torn� a Vienna
nel febbraio del 1938 per trovarla sconvolta dal caos che precedette l'annessione
dell'Austria al III Reich. Poco tempo dopo l'Anschluss, Rezzori si trasfer� a
Berlino, dove rimase fino alla fine della guerra, collaborando come articolista e
disegnatore a riviste di moda. Fu frequentando l'ambiente aristocratico berlinese
che conobbe Priska von Tiedelmann, la donna che nel 1942 diventer� la sua prima
moglie.
Nell'immediato dopoguerra, Rezzori, ex rumeno e apolide senza passaporto, abitava
nei pressi di Amburgo, dove lavorava per la radio sotto gli inglesi e, gi� alla
vigilia degli anni Cinquanta, all'attivit� di giornalista e di curatore di rubriche
radiofoniche di successo, affiancava la collaborazione con la casa editrice Rowohlt
che pubblicher� la maggior parte dei suoi libri, spesso accompagnandoli con i suoi
disegni. Dal 1955 al 1959, scrittore gi� affermato, si trasfer� a Parigi e, pur
continuando a collaborare con diversi giornali tedeschi, cominci� a scrivere
sceneggiature cinematografiche. A questo periodo risale il secondo matrimonio dello
scrittore, che spos� una giovane ebrea, figlia di un critico d'arte, dalla quale
stava per avere il suo unico figlio destinato a morire precocemente. Il matrimonio
dur� soltanto un anno, ma gli strascichi legali per ottenere l'affidamento del
figlio, assegnato dal Tribunale alla madre, amareggiarono per cinque anni la vita
dello scrittore che dal 1960 si era trasferito in Italia, attratto dalla vita
brillante della Roma degli anni Sessanta e dallo splendore di Cinecitt�. Legato
all'ambiente cinematografico dal periodo del soggiorno parigino, Rezzori nel 1962
prese parte al film Vita privata, girato a Spoleto e interpretato da Brigitte
Bardot e da Marcello Mastroianni, impersonando il ruolo del padre dell'attrice
francese. Amico del regista Louis Malle, nel 1966 lo scrittore segu� in Messico la
troupe cinematografica del film Viva Maria, in qualit� di giornalista, traendone il
soggetto per il libro I morti al loro posto!
Pur viaggiando di frequente e soggiornando per lunghi periodi a New York, dove
collabora con alcune riviste, Rezzori, che ha sposato in terze nozze un'italiana,
risiede attualmente nei pressi di Firenze, dove continua a tutt'oggi la sua
attivit� di scrittore e di giornalista.
LE OPERE
�Cosmopolita del mondo di ieri�, come l'ha definito Ferdinando Virdia, Gregor von
Rezzori, pur ripetendo i temi tradizionali della cultura asburgica che hanno
contraddistinto l'opera degli scrittori mitteleuropei della prima met� del
Novecento (quali F. Werfel, J. Roth, S. Zweig, H. von Hofmannsthal, A. Sch�ltzler,
R. Musil), � riuscito a superare il proprio decadentismo e a introdurre nella
letteratura contemporanea le forme storicamente e poeticamente valide della civilt�
asburgica.
Rezzori, infatti, se anche si � fatto interprete della crisi spirituale e della
confusione morale conseguenti al disfacimento dell'impero austroungarico, vissuto
come un'irreparabile rovina, non si � lasciato irretire dalla favola d'oro del mito
asburgico: quella, cio�, che aveva fatto di quel mondo la sublimata dimensione di
una realt� ideale in cui ordine e dignit�, salde virt� e rispetto umano si
affiancavano alla gioia di vivere. Come gli altri scrittori austriaci, Rezzori nei
suoi libri, quasi sempre d'impronta autobiografica, torna di continuo a rivisitare
i luoghi del passato, ma sostituisce alla nostalgia un'ironia che gli consente il
distacco necessario per conservare l'oggettivit� critica e trarre, da quella
specifica esperienza, motivi universalmente validi, pur nel rispetto del
denominatore comune. �Questi uomini che si formarono nell'Impero d'Austria,
afferma Claudio Magris, si sono volti indietro, negli anni della loro maturit�, a
quell'ieri sentito come punto di partenza della loro personalit� umana ed
artistica. Nostalgia o ironia, compiuta descrizione o sfuggente sfondo spirituale
caratterizzano la rievocazione della 'Cacania, come l'ha chiamata Musil; e
nonostante tutte le differenze di temperamento, e magari gli opposti angoli visuali
da cui quel mondo � stato contemplato e rivissuto, esso presenta una caratteristica
fisionomia.� Nella deformazione satirica di Rezzori l'antico impero austroungarico
si trasforma nell'immaginaria 'Magrebinia' delle Maghrebinische Geschichten (Storie
magrebiniche, 1953), trasmesse per radio nel dopoguerra, in cui si rispecchia il
mondo della sua infanzia, un mondo che gi� si configura come artificioso e
inautentico. Dell'anno successivo � il romanzo Oedipus siegt bei Stalingrad (Edipo
vince a Stalingrado, 1954), che si riferisce alle esperienze berlinesi dell'autore
e intende essere un violento attacco nei confronti di una generazione la cui
vacuit� e immaturit� hanno prodotto lo sfacelo di Stalingrado e resa possibile la
follia nazista.
Nel 1958 esce quello che da molti viene considerato il miglior romanzo di von
Rezzori: Ein Hermelin in Tschemopol (Un ermellino a Cernopol). La storia di Tildy,
l'ufficiale dal viso da 'inglese, ultimo erede dell'appena scomparsa monarchia
asburgica, che si batte per l'ordine della verit� e della purezza, eroe
donchisciottesco, � la grottesca vicenda di un uomo sopravvissuto al proprio tempo,
irrimediabilmente tagliato fuori dal presente. Attorno a lui Cernopol, favolosa
ricostruzione della nativa Czernowitz, col suo disordine di valori, babele di
linguaggi, crogiolo di razze e di popoli che coabitano senza integrarsi. Destinato
a essere distrutto dall'ingranaggio di una societ� che nega gli ideali che in lui
si incarnano, Tildy diviene la rappresentazione simbolica di quel principio
ordinatore grazie al quale l'Austria s'illudeva di tener unito l'impero. Un ideale
destinato a rimanere sogno, a dissolversi al contatto con una realt� elusa da
sempre. Ma la storia di Tildy offre allo scrittore anche l'opportunit� di
ricostruire il mondo della sua infanzia; cos�, come ha affermato Magris, �Un
ermellino a Cernopol � la storia o, meglio, la precisa e turbata enciclopedia
dell'infanzia, la ricognizione dei volti, dei nomi, delle figure e degli eventi con
i quali la magia infantile d� un'immagine ai propri indicibili e indefinibili
struggimenti�. Nel 1962, assieme a Idiot-enjuhrer durch die deutsche Gesellschaft
(Guida agli idioti della societ� tedesca), esce Bogdan im Knoblauchwald. Ein
maghrebinisches Marchen, ideale continuazione delle Storie magrebiniche, riprese
successivamente nel 1967 con 1001 (tausendundein) Jahr Magbrebinien, e nel 1972 con
Nette magbrebiniscbe Geschichten. 1001 Jahr Magbrebinien. In seguito all'esperienza
vissuta sul set di Viva Maria in Messico, Rezzori nel 1966 scrive Die Toten auf
ihre Plaetze! Tagebuch des Films Viva Maria (I morti al loro posto!), un romanzo
che rivela i retroscena e le contraddizioni nascoste dietro l'apparente splendore
del mondo del cinema. Del 1976 � i
l romanzo Der Tod meines Bruders Abel (La morte di mio fratello Abele), un ironico
autoritratto incentrato sull'odissea dell'io diviso che si disgrega nel momento
stesso in cui tenta di recuperare la propria identit� attraverso la scrittura. La
scissione ricomposta sulla pagina non � altro, infatti, che un'ulteriore finzione
letteraria. Nel 1978 esce la raccolta di racconti In gehobenen Kreisen (In cerchie
elevate), dedicata al soggiorno italiano e una delle primissime opere scritte da
Rezzori: Graif Zurgaige, Frau Vergangenheit (Prenda il violino, Signora Passato).
Dell'anno successivo � il romanzo Memoiren eines Antisemiten (Memorie di un
antisemita, 1979), ricostruzione della vita di un uomo, dall'adolescenza alla piena
maturit�, attraverso cinque rapporti significativi con persone di razza ebraica
nella Mitteleuropa del primo cinquantennio del secolo. Ma l'antisemitismo di
Gregor, il protagonista della storia in cui � riconoscibile l'autore stesso, non ha
nulla a che vedere con quello criminale dei nazisti. Si tratta piuttosto di una
sorta di diffidenza e di inquietudine nei confronti della 'diversit�' degli ebrei,
una condizione storica e sociale che crea un'ambiguit� nel sentimento: un miscuglio
di attrazione e repulsione, d'odio e d'amore, che contraddistingue ognuno dei
cinque rapporti del protagonista, ciascuno dei quali rappresenta una tappa
fondamentale della sua esistenza, dall'infantile amicizia con un ragazzino ebreo al
matrimonio fallito con una donna scampata alle persecuzioni razziali. L'ultima
fatica di Gregor von Rezzori, dopo Il re disoccupato del 1980, � Breve viaggio
attraverso un lungo cammino, uscito in Germania nell'autunno 1986.
EDIPO VINCE A STALINGRADO
�Il titolo originale del romanzo era Edipo a Stalingrado�, tiene a precisare von
Rezzori, irritato da quel 'vince' voluto dall'editore e del tutto persuaso non
soltanto della sua inutilit� ma soprattutto del carattere fuorviante che pu�
esercitare sul lettore, quasi lo sospingesse su un terreno improprio. �L'Edipo a
Stalingrado � un libro molto violento, prosegue lo scrittore nel corso
dell'intervista che ci ha cortesemente rilasciato, , scritto in odio a quella
letteratura del dopoguerra germanico carica di complessi di colpa. Denso di
allusioni sociologiche e di citazioni usate in senso ironico, il romanzo, che si
avvale di un gergo tedesco intraducibile, vuole essere una presa in giro della Halb
Kultur di dubbio gusto in voga nella Germania nazista ed � stato strutturato come
se fosse un ubriaco a raccontarlo.� Il carattere dissacrante del romanzo, infatti,
diventa apertamente manifesto nelle ricorrenti citazioni letterarie di Rezzori. I
mostri sacri della cultura tedesca, quali Goethe, Hoelderlin, Rilke, Schiller,
vengono chiamati in causa nelle situazioni pi� improprie e banali, in una mirabile
operazione dell'autore tesa a dimostrare quanto il grande patrimonio spirituale
della Germania abbia subito nel corso dell'ultima generazione (quella appunto
coinvolta nelle due guerre) un processo di svilimento, svuotandosi dei suoi valori
pi� alti per rimanere solo il fantasma di una grandezza perduta, ennesimo segno di
un mondo in dissoluzione.
L'universo in cui si muovono i personaggi dell'Edipo � una dimensione nebulosa e
inconsistente dove uomini e cose perdono il nitore dei loro profili per smarrirsi
in un tutto indistinto, irrimediabilmente separato dalla realt� che pare procedere
per un suo corso autonomo, mossa da un deus ex machina che a tratti veste i colori
di un esasperato nazionalismo. Comparse di una rappresentazione, che si esaurisce
nell'epifania del vuoto di una Berlino che � soltanto una grandiosa scenografia
priva di protagonisti, le figure che affollano il Charley bar, cuore degli snob
berlinesi, sono manichini del tutto privi di coscienza che s'illudono di trovare
nel vuoto cerimoniale di gesti ripetuti, ma ormai del tutto privi di significato,
un filo di continuit� con un passato irrimediabilmente perduto. L'etica del vecchio
mondo � tramontata. La trasformazione della societ� ha comportato lo sgretolamento
dell'antica morale lasciando al suo posto un vuoto di valori. Ultimo erede di quel
mondo � il protagonista del romanzo, il barone Traugott Jassilkowski, approdato
nella Berlino degli anni Trenta dal lontano distretto di Pillkallen, seguendo
l'ambizione di scuotersi di dosso la patina provinciale e di farsi strada nella
buona societ�. E se anche in lui, costantemente in bilico tra il vecchio e il
nuovo, sono riconoscibili i segni di una natura irretita nella vacuit� della forma,
pure egli si differenzia dal resto dei frequentatori del Charley Bar per una sorta
di misura interiore che ancora gli consente di distinguere tra 'bene e male,
'giusto e ingiusto'. A differenza di Tildy, il protagonista di Un ermellino a
Cernopol, che lotta per i propri valori e rifiuta il presente, il barone
Jassilkowski si lascia trascinare nella corrente generale, s'immerge nel
contingente, senza per� mai perdere la coscienza della propria condizione, la
consapevolezza della propria scissione. �E il giorno, amico mio, la rivelazione
lampante di ogni mancanza di scopo e di senso. Il mattino insensato e sempre
uguale, dir� a se stesso in u
no splendido dialogo interiore tra le sue parti scisse, [...] oh, miserabile
creatura di paura e di pie menzogne, artista, equilibrista dell'anima, dove
saresti, se non ti conferissi la segreta nobilt� della coscienza della tua
bassezza? Se non stessi accanto a te, eretto, nella tua degradazione, e non te la
tenessi davanti agli occhi? Perch� ecco che cosa sono: la verit� in te. L'angelo
che ti proibisce il paradiso dell'autoinganno. La grande potenza che ti tiene
nell'impotenza. E cos� viviamo in equilibrio, tu e io, e ci saziamo a vicenda con
il reciproco disgusto. E questo, il nulla.�
PARTE PRIMA.
CAPITOLO 1.
Q
u'as-tu fait, � toi, que voil� pleurant sans cesse, dis, qu'as-tu fait, toi que
voil�, de ta jeunesse?
VERLAINE
i sbagli. Per certe ragioni debbo per� descriverle pi� ampiamente il curriculum
vitae del cavaliere Jassilkowski, sebbene sia un po' complicato e confuso. Il suo
nome di battesimo non era magari Zbignjew o Mdzjiszlaw, bens� - semplice e toccante
- Traugott/1, perch� la mamma era una Bremse, di Allenstein, Prussia orientale,
avanti-marsc! Pap� (l'accent� ben chiaro sulla seconda sillaba si sarebbe sentito
solo dopo una certa evoluzione: originariamente, esso tendeva a posarsi sulla
prima, sia nel predicato materno, sia in quello paterno) pap�, dunque, era fattore,
pardon: ispettore d'azienda agricola, in una tenuta - una delle tenute - del conte
di Lehnhoff o di D �dorff, nel distretto di Pillkallen. O di Gumbinnen.
Naturalmente, Gumbinnen. Ma pu� anche darsi che fosse Eydtkuhnen. Bene. Durante la
guerra mondiale, sottotenente dei corazzieri, degli ulani, dei dragoni, degli
ussari, dei chevauxl�gers, come preferisce. E' comprensibile che s'intendesse un
po' di animali domestici, e quindi anche di cavalli. Era un robusto signore di
media statura, d'aspetto spiccatamente mascolino, con folti baffi neri da sergente
maggiore spazzolati all'insu e un cranio setoloso rasato a spazzola, rotondo come
una palla, la cui pelle formava delle pieghe simili a vermi tutte le volte che egli
compiva degli sforzi (specialmente quando rifletteva). Secondo una sua
dichiarazione frequentemente reiterata, teneva molto pi� in considerazione la
prassi che le teorie e le speculazioni: il tipico junker, insomma. Lei sa cosa vuol
dire: sangue e zolla; nel caso specifico, del resto, pi� zolla che sangue. La prego
di notare: un po' alla volta, era pur trascorso un certo tempo dalle battaglie con
il voivoda di Czernowitz, gli eroi si erano dispersi, nelle vicende dell'alterna
fortuna avevano perduto i patrimoni conquistati in guerra; i discendenti, in parte,
erano emigrati, i documenti bruciati, spariti (pensi soltanto alle incalcolabili
distruzioni della Guerra dei trent'anni).
NOTA 1. Cio�: "Sperindio". (N.d.T.)
Voleva chiarirgli con gli anemoni e i nontiscordardim�, quello che a lui appariva
nella dimensione di un delitto sessuale consumato da due a tre volte la settimana.
Ammise francamente, � vero, che nel caso dell'uomo e di altri vertebrati le brezze
tiepide e le farfalle non possono essere usati come intermediari, ma si affrett�
subito a soggiungere che tale circostanza doveva, a rigore, essere considerata
deplorevole. Espose pi� ampiamente e con maggior precisione questo concetto, e non
trascur� di addurne svariate motivazioni, vuoi estetiche, vuoi morali.
Il piccolo Traugott era sbalordito. In base a quel po' che riusciva a capire,
tutta la faccenda era gi� marcia in partenza; era per cos� dire il piede equino
della Creazione: vedi Bibbia, parte prima, Genesi, nonch� numerosi altri passi da
confrontare. (Secondo la mamma, ci� veniva messo in risalto anche dalle belle arti,
con le quali egli stava per avere dei rapporti molto stretti a K�nigsberg; bastava
pensare, magari, a Karin Michaelis...) Ma quella era pura teoria. La prassi era
irrimediabilmente quello che era: orribile, violenta, brutale, degradante. E
sporca, soprattutto sporca. Galline schiacciate nella polvere, bestiame muggente,
sanguinante, che strappava con forza i lacci, cani in calore che non riuscivano pi�
a staccarsi, sotto la gragnola di sassi e di parolacce dei giovani contadini -
ecco, che cos'era. Era cos�. Era sempre cos�: nella camera da letto dei genitori,
come in quella della signora contessa, e pi� tardi anche nella sua. Ah, si capiva
bene perch� fosse il pi� brutto di tutti i peccati.
L'azzurro, azzurrissimo cielo estivo formava una v�lta grandiosa al di sopra della
terra, e le grandi nuvole veleggiavano in silenzio come navi, e il grano era alto,
e le mosche ronzavano nell'erba, e sopra la fattoria lontana volteggiava uno stormo
di colombi, che planarono con le ali rigide e aperte luccicanti nel sole,
sfiorarono i tetti con audaci virate e ripresero quota svolazzando. Il bestiame
pascolava placido sulla prateria. E Traugott l'attraversava accanto alla madre,
accasciato e pieno di un'indistinta tenerezza per lei, con un senso di colpa e
nello stesso tempo ansioso e timoroso del suo contatto. Lei parlava, parlava; ma
lui non capiva molto, anzi sempre la stessa cosa, e ricominci� a stare attento solo
quando lei si mise a parlare della purezza. La purezza, ecco quello che ci voleva.
Mediante la purezza, si potevano scontare tutti i peccati che si erano abbattuti
sul mondo. Era l'alfa e l'omega, la formula della redenzione nella metafisica del
sesso. Ci faceva dimenticare che i nostri bambini nascono tra la sporcizia, il
sangue e le lacrime, e non ci vengono recapitati a casa belli e puliti dalla
signora Sulamith Wiilfing. E purezza di qua e purezza di l�, e purezza, purezza
sopra ogni cosa. Il piccolo Traugott stava ad ascoltare quasi con devozione. Ahim�,
per farla breve, le gioie dell'amore erano una turlupinatura e basta. Per amore
della buona causa, ma anche per quell'indistinta tenerezza imbarazzata e colpevole
verso la mamma, egli decise di scrivere per l'innanzi sul suo vessillo il motto
"purezza".
CAPITOLO 2.
Non piangere, mamma! Anche se la madia � vuota, sii buona! Io sono il tuo
principino biondo e tu hai sangue nobile nelle vene. RILKE: Avvento
Non voglio sottoporre la sua pazienza all'ardua prova di un romanzo educativo nello
stile dell'Emile. Ho quasi finito anche di esporre l'antefatto. Il piccolo Traugott
and� a K�nigsberg, e si sorb� coscienziosamente i suoi anni di scuola, sognando a
occhi aperti. Il giorno estivo, con la sua prematura conoscenza e il suo alto
proposito, continu� a librarsi ancora per un certo tempo sopra di lui, come una
stella polare, ma poi impallid� a poco a poco, si allontan�, tramont� -
com'� fatale che accada, e fini per scivolare del tutto nel buio del subcosciente,
dove avrebbe svolto un'attivit� clandestina e oltremodo bizzarra insieme con altre
cose affini. Per il resto, lo sviluppo segu� il corso normale: tutt'al pi� lo
junker pervenne un po' precocemente a quel vizio i cui complici ingannati sono,
secondo Rilke, le povere mani dure dei ragazzi. Fu l'unica occasione, del resto, in
cui il suo tirocinio sullo sgabello da mungitore gli fu di pratico aiuto. Una
volta, d'inverno, durante una caccia alla lepre, pap� sbrait� esageratamente contro
i battitori, aspir� troppo vento dell'est e spir� in pace in capo a pochi giorni.
La mamma si trasfer� ad Allenstein con una piccola pensione vedovile concessale dal
conte (la caccia, tutto sommato, era andata bene). Naturalmente, non c'era modo di
proseguire gli studi a K�nigsberg; ma il figlioletto non lasci� a lungo in
imbarazzo la vecchia signora, circa il problema della sua ulteriore educazione. Un
bel giorno, a soli diciassette anni, scomparve in direzione di Berlino.
Con tutta la mia buona volont�, non sono in grado di rivelarle che cosa vi abbia
combinato. Berlino a quei tempi - per l'amor del cielo! - non ho certo bisogno di
star qui a descriverle che razza di pascolo per puledri era ancora l'asfalto tra il
lungofiume L�tzow e Halensee. Ed era un elemento di prim'ordine, pu� credermi,
quello che vi era arrivato dal distretto di Pillkallen; non un selvaggio zotico,
uno studente scalcagnato coi calzoni alla zuava e la voracit� di una carta
assorbente, non una specie di cavallo primitivo, un equus Przewalsky dei
bighelloni, ma un purosangue, di razza selezionata: Traugott Jassilkowski della
Bremse, destinato a riportare il "nastro marrone" del Kurf�rstendamm.
Basta: un altro bel giorno, ad Allenstein, squill� il campanello della porta di
mamma Bremse, e quando lei apr� (non aspettava nessuno di particolare, e perci� era
in grembiule), si trov� davanti il figlio perduto da anni. Aveva mutato le penne,
il falchetto, e come! Al primo momento rimase cos� abbacinata dall'apparizione, che
solo verso sera riusc� a superare l'emozione pi� intensa e ad osservarlo un po'
meglio.
Altroch� se lo era diventato, grande, bello e ben piantato! E che eleganza: un
figurino! Sul labbro superiore aveva dei baffetti corvini e malinconici, come un
chitarrista cubano. Era di una bellezza addirittura conturbante, e portava un
cappello foderato di seta, e guanti di pelle fine svedese, che aveva buttato
sbadatamente da qualche parte; e le scarpe erano nuove, appuntite e lucide come
specchi. E che valigia! una borsa di coccodrillo pesante e costosa. Era venuto
passando da Zoppot, per stare con lei un paio di giorni. E un paio di giorni
rimase. Era cos� casalingo, non usciva mai. Quasi si arrabbi� quando lei insistette
perch� andasse un po' a spasso in citt�. �Ma lasciala perdere, la gente di qui!
Sono venuto per farmi vedere da te, maman, e non da Allenstein.� Maman, ha sentito?
Maman: era un suono nuovo. Non mamma, come una volta.
Come faceva fino. Come nel pensionato francese. Be', insomma! La buona Bremse
schiacci� un sorriso di imbarazzo orgoglioso. Ma poi si ricompose, e gli chiese
praticamente se aveva dei calzini da rammendare.
No, non ne aveva. La sua biancheria era intatta: tutta seta, cosa vuole che le
dica, dalla testa ai piedi, e ogni singolo capo artisticamente monogrammato, con le
iniziali a ghirigori arabescati: t. j., e, sopra, una corona a cinque palle grossa
un palmo.
Lei dunque gli cucin� i vecchi piatti preferiti, spezzatino alla cacciatora e
budino di semolino con succo di lampone, fuori di s� dalla felicit�. E lui dorm�
fino a mezzogiorno, gironzol� in vestaglia, sbadigli�, fum� sigarette, sfogli� un
paio di vecchi fascicoli di Woche che lei si era fatta prestare da una conoscente,
sbadigli� di nuovo, si affacci� un po' alla finestra, e soprattutto osserv� a lungo
e attentamente la stanza di soggiorno. Il figlio grande. Reduce dalla metropoli.
�Quelli nelle foto sulla parete sono i tuoi genitori, mamma?� �Ma certo, tesoro;
il nonno Bremse, non te lo ricordi pi�?� �Era medico, vero? Ma la moglie era gi�
morta, mi pare, quando sono nato io?� �La nonnina � salita in cielo che tu non
avevi neanche due anni. Ti abbiamo portato al funerale, ma eri ancora troppo
piccolo.� �Come si chiamava, da ragazza?� �Una certa Kohn.� Il "tesoro" sussult�.
�Ma naturalmente dei Kohn della Prussia orientale, con la K: ariani� si affrett� a
precisare la mamma, e lui annu� distrattamente, ma rimase silenzioso, meditabondo.
Capir�: un figliol prodigo. Ore tranquille, raccolte, impigliate nella trama
fantomatica del passato. Voci oscure del sangue: come nel corso delle epoche, da
fondali sommersi riaffiorano cose ignote, significanti...
E pass� la prima sera, la seconda, la terza... La piccola lampada col paralume di
seta a frange, tutt'intorno al quale erano incollate le silhouettes di bambini
straordinariamente paffuti in costume Biedermeier, i maschietti in frac con curiosi
collettoni e cilindri centinati, e le bambine con crinoline e cappellini di paglia;
la vecchia lampada col vecchio paralume, il cui telaio di fil di ferro era contorto
qua e l� da occasionali cadute e faceva pensare tanto a pap�, emanava una luce
fioca e un po' lugubre. Il bel Traugott osserv� a lungo e pensieroso la testa ormai
grigia della mamma, che rammendava calze; poi il vestito e le mani di lei. E
finalmente smise di guardarla, fischiett� appena a fior di labbra il tango Yira,
Yira e giocherell� assorto con il secondo paio di occhiali posato sui fascicoli di
Woche, un esemplare comunissimo, la cui stanghetta di ferro era avvolta in un
piccolo lembo di pelle di daino per non ferire la radice del naso. Ma perch� non le
raccontava niente di Berlino? Come viveva laggi�? Che cosa faceva esattamente?
Grazie. Stava bene. Abitava da una signora terribilmente gentile, la signora von
Schrader. No, non in una camera ammobiliata, in una pensione. Pensione Bunsen,
Knesebeckstrasse; ma la mamma sapeva gi� quell'indirizzo! E come si guadagnava da
vivere? Cos'era andato a fare a Zoppot? Oh, cos�. Qualche giorno di vacanza. A
proposito di Zoppot: ci aveva incontrato un certo conte Zapieha. �Sai, dei Zapieha
che hanno anche loro lo stemma di Topor o almeno ci sono collegati molto da vicino;
comunque dei parenti, per cos� dire. E figurati: quel tipo arrogante ha cercato di
snobbarmi. Mi ha semplicemente fatto a fette.
Questi polacchi non capiscono pi� niente, con la loro smania di grandezza.� La
mamma, francamente, sentiva parlare per la prima volta, e non senza segreta
sorpresa, dei parenti comitali Zapieha. Ma quanto al modo di fare dei polacchi, era
proprio cos�. Dio mio, quanto poco sapevano l'uno dell'altra, divisi da anni,
divenuti estranei... Ma perch� il piccolo Traugott scriveva cos� poco? Non aveva
che lui e solo lui al mondo! Un cuore di madre solitario... Il piccolo Traugott si
scherm�, contrariato. Non l'aveva ricevuta, la lettera in cui la ringraziava per i
soldi? Ma s�, ma s�, tutte e due le volte. Ben volentieri l'avrebbe aiutato anche
di pi�, ma come lui sapeva, non ne aveva molti... �Per l'amor del cielo, non
pensarci neanche, mamma! Era solo un imbarazzo momentaneo, prima che fossero
pubblicati i miei articoli sul giornale.� Si meraviglia, eh? Crede di non aver
sentito bene: articoli sul giornale. Ma era proprio cos�: articoli sul giornale.
E adesso non cerchi di darmi ad intendere che in fondo non si aspettava altro.
Naturalmente, gi� fin dall'inizio, gi� dall'infanzia di lui, lei attendeva ansioso
di sentire proprio questo. E invece no, egregio signore! Il suo intuito psicologico
� andato a scuola da pap� Lombroso.
L'arte � la decantazione dei residui di un conflitto interiore insoluto, dice Mr.
Houston Stuart Chamberlain, ma perci� essa � ben lontana dall'essere una delle basi
del ventesimo secolo. Oggi lei pu� portarsi a spasso tutti i conflitti che vuole,
ma non diventer� subito un poeta per questo. Non nella nostra epoca, egregio amico.
Le dir� infatti come stanno le cose. Pu� chiamarlo come le pare, ma non cerchiamo
di barare; � semplicemente il secolo del guardaroba. Stendhal esige che si venda la
camicia per vedere le Logge di Raffaello, o per rivederle, se si sono gi� viste.
Noi venderemmo giubilando in America le Logge di Raffaello fatte a pezzi, per
comprarci delle camicie. Quello che ci macera, mio caro signore, non � la tensione
dell'anima nell'angoscioso dialogo con il tutto, bens� il problema se portare il
glen-check a un petto con tre bottoni, o a doppio petto. Perci�, se si vuole
parlare di predestinazione, come nel caso di Jassilkowski, bisogna notare che i
suoi articoli erano intitolati Gli spacchetti laterali della giacca: una forma
classica? e Renaissance del gag�: Il soprabito tuttofare sopra il ginocchio, lungo
fino alla punta delle dita, per la mezza stagione, e comparvero con clamoroso
successo nell'Herrenmagazin del barone von Aalquist. Del resto, ci� non ha niente a
che fare n� con la vocazione n� con la professione. Professione: ma mi dica, chi ha
una cosiddetta professione, al giorno d'oggi? Si ha un job, tanto per tenersi a
galla alla bell'e meglio. Ma una professione? Contemporaneo.
Comparsa in un dramma con l'epilogo ignoto. Una mezza dozzina di registi, venti
milioni di suggeritori. A tempo perso, in una specie di rappresentazione
straordinaria, si recita un po' anche per noi stessi.
C'est tout. Ma vada a spiegarlo a una nata Bremse! Come dicevo, i giorni passarono,
e arriv� quello del congedo. Poco prima di andare alla stazione, Traugott scov� un
bastone in un angolo. �Che bastone �, mamma?� �Ma tesoro, non lo riconosci pi�? �
il bastone di amministratore di tuo padre. Non so proprio come mai l'abbia
conservato, certo � finito in mezzo alle altre cose nel trasloco.� Il "tesoro"
osserv� il rustico strumento. �Posso tenerlo? Non ho nessun ricordo di pap�.� Con
gioia la mamma gli consegn� l'oggetto. �Lo potrai adoperare poco, in citt�, cos�
com'�. Fatti mettere un puntale, al posto della paletta.� Poi andarono alla
stazione, e lo junker Traugott gratt� meditabondo il terreno intorno ai binari, con
il bastone-ricordo di pap� Jassilkowski. �Anche tu dovresti venirtene via un giorno
o l'altro, mamma. Questa Allenstein... Con gli anni, hai gi� assorbito tutto il
dialetto.� E poi arriv� il treno, e lui sal�, e il treno part�, e lei rimase nella
stazione e agit� la mano a lungo, accecata dalle lacrime, la buona Bremse, triste e
fiera.
Be'. Basta col prologo: all'inizio del '38, in ogni modo, all'incirca verso la
Settimana Santa, il giovane barone von Jassilkowski fu visto per la prima volta nel
Charleys Bar.
CAPITOLO 3.
aurelius augustinus
1938. Non arriccer� mica il naso, leggendo questa cifra? Spero di no,
reverendissimo. Cos� facendo, infatti, lei dimostrerebbe soltanto di non capire il
nocciolo della questione. A scanso di equivoci, mi consenta una breve chiosa: far
carriera in una societ� fiorente, � uno scherzetto da nulla. Nel millesettecento e
gi� di l�, bastava stare negligentemente appoggiati allo sporto di un caminetto tra
un po' d'artigianato artistico, e spargere con grazia noncurante - come qualche
pizzico di coriandoli, per cos� dire - un po' di sano cinismo sotto forma di
aforismi. Nel 1928, intascando un pacchetto della GuteHoffnungs-H�tte, lei si
sedeva al K�nigin tra la baronessa Goldschmied-Rothschild e Flechtheim. Ma
innestarsi nei viticci preziosamente patinati di una casta sopravvissuta, �
un'opera d'arte, mio caro; ci si provi lei! Aristocrazia, come certo ricorder�,
significa letteralmente: governo dei belli e dei buoni. Il buono e il bello, sar�
magari andato bene nell'antica Tessaglia o da qualche altra parte laggi� nei
Balcani; ma nel nostro caso s'intende qualcosa d'altro. In quest'epoca inzuppata di
sudore, � veramente nobile solo ci� che � del tutto inutile.
L'aristocrazia, secondo i nostri concetti, � quella squisita classe umana che si �
affrancata da tempo dal prosaico utilitarismo di qualsivoglia funzione sociale (e
ora, anche di un'occupazione diventata tanto comune, come quella di governare!).
Essa esiste dunque in s� e per s�, ma in un certo senso contro ogni legge fisica;
perfino la legge d'inerzia non spiega la sua preziosa sopravvivenza di scintillante
Ko-hi-noor delle contraddizioni in s�. Non � quello che �: � quello che � stata.
D'altro canto, per essere quello che �, non pu� essere quello che � stata... E'
superfluo illustrarle in tutti i particolari il valore di un valore scaduto.
Soltanto gli ebrei non danno niente per ci� che si � avuto: Justus Perthes, nel
Gotha, la pensa diversamente, e - h�las -
l'Occidente con lui.
Ma ora forse lei capisce che occorre un gusto raffinato, per andarsi a scegliere
proprio questo campo d'azione: un intuito che non ha niente a che fare col meschino
arrivismo dell'arrampicatore sociale. Consideri soltanto la difficolt� del
proposito: una societ� siffatta � fissa e completa, chiusa da tutti i lati. Il suo
esclusivismo �, per usare un'espressione attuale, condizionato dalla struttura. Non
ci si arriva: ci si appartiene oppure no. Non ci sono trucchi o apriti-Sesamo che
tengano. Nemmeno i ducati e la testa fina. I soldi? I soldi sono volgari. Oggi uno
fa presto ad averne. E lo spirito? Questa � buona! Lo spirito, o piuttosto quello
che lei intende con questo termine � malfamato e basta. Questo, mio caro, � sempre
stato il capitale di Tersite & C.
E ora abbia la cortesia di considerare che nell'anno 1938 anche gli habitu�s del
Romanisches Caf� costituivano delle aristocrazie nel senso sopra chiarito. Adesso
capir�, finalmente, quale finezza vi fosse nella scelta del Charleys Bar, e proprio
in quel momento: infatti, anche cos� com'era - carico di gloria e intarmato, un
locale notturno che vegetava con i clienti diurni, una sala di lusso a prezzi
borghesemente ridotti -
anche cos�, non era una specie di dama insignita della croce stellata, tra gli
altri locali? Vi si riunivano con omogeneit� anche le c�teries della jeunesse dor�e
cittadina; tutta la giovane verdura le cui radici erano cresciute nella madre terra
dei club bianco-rossi e bianco-blu, aromaticamente condite con le olive e gli
spicchi d'aglio delle ambasciate levantine; e poi i fusti muscolosi dell'Avus e dei
campi di tennis; la cr�me della boh�me nobile, si capisce, capiredattori e
redattori, e le migliori personalit� della drammaturgia di Babelsberg, che sapevano
apprezzare la moda sempre pi� valida di ci� che � un po' passato di moda... Caro
amico, tutto ci�, mescolato in una farcia accuratamente dosata, era roba da
buongustai, mi creda, proprio il ripieno che ci voleva per la vecchia poularde.
Dentro, talvolta, c'era sparsa anche, come pistacchi, una manciata di efebi,
setacciati attraverso le maglie di un paragrafo applicato con tolleranza. No, no,
caro signore, lei lo vede: non era tanto semplice, la cosa. Miles Jassilkowski
sapeva quello che faceva. Si era scelto proprio il teatro giusto. E naturalmente,
lei non deve immaginarsi la sua entrata in scena sotto i fasci concentrati dei
riflettori, tra colpi di grancassa e "ah!" eccitati. Comparve una sera, come se
niente fosse, proprio come se avesse sempre fatto parte del team. Si sedette al
bar, e si gioc� ai dadi un Martini con Charley, pi� amichevolmente che mai. Io
personalmente lo notai pi� tardi. Ci veniva gi� regolarmente, il pomeriggio verso
le sette. Santo cielo, il Charloys Bar! Ma dica: non � proprio una vergogna, il
modo in cui il Signor Sabaoth ha conciato il nostro vecchio ambiente? Che sia
davvero andato tutto al diavolo? Potrei ancora rimetterle a posto tutto, chiodo per
chiodo: qui il bar, dietro, Charley (ubriaco, si capisce); Tom (il mixer Tom, non
Tom Mix, come lei sa); la galleria dei grandi viveurs sul legno brunito della
parete; li Jassilkowski, e di sbieco dietro a noi, accanto al divano, il tavolo
degli assidui con il dott
ore spiritoso e la donzella bionda. E poi tutta l'altra gente che c'era...
A proposito, per quanto riguarda la convincente biondina, a quel tempo le stava
succedendo qualcosa di strano: vestiva, se possibile, in maniera ancor pi�
provocante del solito; sembrava pi� piena di vita, pi� frizzante, veniva tutti i
giorni e con la massima puntualit�. Ed era incredibile, come si divertiva da
Charley! Scoppiava in risate squillanti agli scherzi pi� futili del dottore, e ogni
volta guardava verso il bar, coi denti scintillanti e gli occhi lievemente
annebbiati, schiudendo le labbra come un frutto dolce, maturo... E il barone
Traugott, intanto - ma non mi sar� per caso dimenticato di descriverlo meglio? -
ebbene, la farfalla era uscita dalla crisalide, la metamorfosi si era compiuta:
niente pi� baffetti, non pi� "Croce del Sud nel velluto della notte tropicale",
bens� Mayfair, cosa vuole che le dica: non pi� seta, bens� lino e lana. E vero,
anche nel taglio dritto dei capelli c'era ancora la traccia ondulata dei ricci
corvini del nonno, e sotto l'abbronzatura del Wannsee c'era il delicato colorito di
petalo di rosa della nata Bremse. "Sembri lo specchio di tua madre, che le rende il
suo soave maggio", vero? Il barone Traugott, dico, stava seduto volgendo le spalle
alla donzella, e fissava lo sguardo davanti a s�, un po' di sbieco verso destra,
con l'ombra di uno scettico sorriso da dongiovanni all'angolo della bocca e un
sopracciglio diabolicamente inarcato, centellinando di tanto in tanto il suo
cocktail con aria d'importanza. E soltanto per caso scoprii il profondo significato
di quella mimica reciproca: l�, infatti, tra i ritrattini dei viveurs sulla parete,
c'era appeso anche il grande specchio, e i loro sguardi si incontravano nell'angolo
acuto di esso. Be'. Finalmente, un bel giorno, un bisogno contemporaneo di lavarsi
le mani li richiam� nella toilette, e scomparvero dietro la porta in fondo, il
signore cedendo cavallerescamente il passo alla signora. Fin qui, tutto bene. Un
fatto naturale. Dopo un po' ricomparvero, separatamente, si capisce, come esigono
le convenienze, e
CAPITOLO 4.
glia era una diva (la ragione per cui non tutti l'avevano riconosciuta subito era
che in natura appariva, da un lato, ancora pi� improbabile, ma dall'altro anche
molto pi� comune di quanto se l'erano immaginata), e il pony mongolo al suo fianco,
il re Oberon del corteo degli elfi, era un famoso regista, Aladar o Elemer von
Qualchecosa. Lei ha gi� capito: magiaro, di antichissima nobilt�, ex capitano degli
imperial-regi ussari eccetera eccetera, condannato a morte dodici volte da B�la Kun
e oggi a capo dei cineasti tedeschi.
Insomma: un pezzo grosso. Nel seguito venne riconosciuta anche un'altra vedette, ma
di minor calibro, un tipo di vamp sbarazzina messa di gran lunga nell'ombra,
naturalmente, dalla beaut� sofferente. Comunque, tutta la gerarchia di Babelsberg,
dal direttore di produzione ai cameramen e ai cutter e che so io, gi� gi� fino al
soggettista, veniva indicata per nome. Come si seppe, avevano appena finito di
girare le ultime sequenze della loro nuova oeuvre, e seguendo evidentemente
un'ispirazione capricciosa, se n'erano venuti cos� com'erano nel Charleys Bar.
Bene. Si raggrupparono intorno ai tavoli centrali sgombri, la diva venne insediata
cerimoniosamente, Charley sistem� le rose in un vaso con tocchi esperti. Tutto
sommato non era certo un avvenimento sensazionale, ma era abbastanza eccitante, non
trova? E se l'allegro chiasso di poco prima si era un po' attenuato sotto l'effetto
dello stupore iniziale, ora proruppe di nuovo pi� alto e con una tonalit� diversa,
quasi artificiosa. Tutti si comportavano come se non fosse successo nulla,
conferendo all'atmosfera un tocco di fashionable. Specialmente quelli della Bassa
Slesia si sforzavano di fare i disinvolti. Ma non pass� molto tempo che tutti
tornarono naturali. E anche il seguito non si rintan� ottusamente in un gruppo
professionale chiuso: gli efebi si sparpagliarono, gli scudieri a scacchi
sciamarono qua e l� e la vamp venne rapita e condotta al bar. E solo allora la
baracca si anim� sul serio. Kierkegaard, se non sbaglio, definisce la musica
l'espressione dell'erotismo immediato. Se lei condivide un'opinione molto diffusa,
secondo la quale una vaga sfumatura monarchico-danubiana conferisce musicalit� al
linguaggio, questa definizione (almeno per quanto riguardava gli effetti) si
addiceva alla suddetta vamp, poich� la giovane signora, scoprendo a bocca
spalancata tutti i suoi denti da topo, si serviva di un sintetico gergo furbesco
infiorato di termini austro-ungarici, dietro il quale (ben a ragione, come lei
apprender� presto) si potevano subodorare delle possibilit� succulente. Ci si
strinse intorno a lei, capisce? Nel gruppo addossato al banco di Charley si diffuse
uno spirito di solidariet� scaltramente insidioso, e gli highballs e i manhattans
si riversarono a fiumi di prodiga liberalit� nelle fauci di lei. Finalmente ammise
a voce alta di avere "una sbronzetta", ma evidentemente era solo una gentile
esagerazione: non le si poteva negare una certa resistenza all'alcool, direi quasi
professionale. Tuttavia le speranze collettive si stavano avvicinando al momento
decisivo. Tra gli ingannatori
ingannati si svolse una schermaglia piena di finte, e mentre lei ostentava la sua
"sbronzetta" bluffando spavaldamente, un po' alla volta si mise in corpo una
solenne sbornia. Come ho detto, era una serata speciale. Gi� verso le due avvennero
delle scene commoventi nella toilette dei ragazzi; gli slesiani continuavano a far
saltare tappi, fraternizzazione generale nell'intero locale. Soltanto la diva
troneggiava e soffriva separatamente dietro le sue rose, e il pony mongolo al suo
fianco rimuginava cupamente. Al tavolo degli assidui, nell'angolo del divano, il
dottore spiritoso cauterizzava i suoi scipiti apergus con cinici effetti
pirotecnici; ma alle esplosioni di risate mancava ormai la melodia portante.
Infatti deve sapere che la donzella bionda si era un po' appartata: da qualche
tempo non partecipava pi� all'allegria generale e giocava distrattamente con la sua
collana di perle. Faceva scorrere lentamente tra le dita fini le palline dal
luccichio freddo e serico, ne sceglieva a caso una tra le molte, se la portava
pensosa alle labbra imbronciate, con una delle unghie rosso sangue la premeva
delicatamente nella carne vellutata dal trucco, fino a dischiuderla, e i denti
bianchi l'afferravano con un morso svelto e scherzoso. Con la perla opaca tra i
denti ben pi� abbaglianti, tirava un poco la collana, e intanto sbirciava verso il
bar di sotto le palpebre oblique, con le sopracciglia stranamente inarcate sopra
gli occhiali. Ma l� non c'era che una massa compatta. La ressa al banco di Charley
non lasciava scorgere nemmeno un pezzetto di specchio. Le spalle esemplari del
barone Traugott erano coperte da un pesante festone di braccia maschili
ostentatamente amichevoli, e proprio accanto a lui, in mezzo al groviglio,
splendeva la schiena nuda della vamp.
E si verificarono due fatti gravi di conseguenze: in primo luogo deve sapere che
il pony mongolo, Elemer il regista, cupamente assorto nella sua meditazione cumana,
gi� da un po' aveva messo in moto gli agili occhi ad asola, ed essi - "nella tua
chioma d'oro trova il mio sguardo pace", vero? - si erano fermati sulla donzella.
La diva, al suo fianco, troneggiava sofferente e sempre pi� offesa, ma lui continu�
a sbirciare imperterrito: prima nel vuoto e senza vedere, come ispirato dalle muse,
poi pi� attento e infine completamente sveglio, espertamente indagatore, col
retaggio di generazioni di zingari mercanti di cavalli nel lampo obliquo degli
occhi. E a un tratto, verso le tre meno un quarto (la vamp al bar stava rompendo i
primi bicchieri), chiam� con un cenno il solerte occhialuto dell'avanguardia e gli
sussurr� qualcosa, lanciando significative occhiate laterali verso l'angolo del
divano; e quello si alz� immediatamente, and� a inchinarsi con importanza
indaffarata e mondanit� invadente, davanti al dottore divertente e lo preg� di
recarsi per un minuto al tavolo delle personalit�. Il dottore ringrazi�, si alz� a
sua volta e and�, brizzolato e sufficiente, al tavolo delle personalit�; fece un
inchino a Elemer il regista, venne presentato alla diva (perch� a Babelsberg
tenevano molto alla forma) e prese posto per un poco. Segui cortesemente le vivaci
spiegazioni di Elemer. Finalmente si alz�, torn� al tavolo degli assidui, e
comunic� con spiritosa malizia alla donzella bionda che il regista signor von
Elemer s'interessava a lei per motivi cinematografici, e la pregava di onorarlo
della sua compagnia. Come pu� immaginare, una cosa del genere non era passata
inosservata. Quelli della Bassa Slesia ridacchiavano eccitati, da tutte le parti
sguardi curiosi si volgevano verso la donzella. La donzella sorrise divertita,
lanci� ancora una rapida occhiata verso il bar, ma poi, quasi avvolgendosi
pudicamente nel velo della sua miopia, si tolse gli occhiali con un gesto
incantevole di resa vittoriosa, rip
CAPITOLO 5.
The Vulture eats between his meals and that's the reason why he very, very rarely
feels as well as you and I.
HILAIRE BELLOC
ome le mosse del cavallo sulla scacchiera, ostruito da tutte le barricate delle
convenzioni, complicato dalle cosiddette esperienze, bloccato dalle idee fisse
numerose e insistenti, labile nell'attimo fuggente:
quello che lei riesce a portare in salvo viene coniato nelle matrici sconnesse
delle parole, e finalmente una cateratta di suoni rozzi porta alla luce i relitti
del sublime. Donde la tortura nell'occhio umano, quando comincia quel "lavoro di
rendere il suono articolato atto a esprimere il pensiero".
Noti perci�, egregio connazionale, che le civilt� giunte a completa maturazione
lasciano atrofizzare il linguaggio. Le razze dotate di qualit� civilizzatrici, come
per esempio gli anglosassoni, limano il loro vocabolario riducendolo a monconi, sui
quali la comprensione scivola, per cos� dire, come su cuscinetti a sfere. Tra le
persone di sensibilit� pi� acuta, infine, la parola � del tutto superflua. I
martiri, i saggi, gli innamorati, persone di altissimo rango - si comprendono con
lo sguardo.
Lei quindi capir� subito quale effetto dovesse avere sul barone Traugott
l'occhiata scambiata tra i giovani signori della Bassa Slesia. Era la
manifestazione di una forma di vita superiore, il richiamo della patria spirituale,
l'espressione - svelata fulmineamente - di una facolt� di percezione sublimata, a
pi� strati e accordata sinfonicamente, propria di una specie umana privilegiata,
contrapposta alle manifestazioni istintive e impetuose della massa, amorfa anche se
variopinta linguisticamente. Ma quell'occhiata era stata scambiata al di sopra
della sua testa. Ebbene, evidentemente lei non conosce ancora il nostro eroe. Il
barone si alz�, avrebbe dovuto vedere come! Avrebbe proprio dovuto vederlo coi suoi
occhi: un escluso, certo, ma messo al di l� dei rapporti profani dalla grazia
dell'elezione. Si alz� maestosamente, quasi dispiegando una ruota di pavone della
dignit� umana, e avanz� verso il giradischi passando in mezzo ai due basso-
slesiani, col classico viso del dandy per vocazione divina, con quella fisionomia
completamente svuotata nella quale gli occhi opachi per la noia vengono stancamente
tenuti aperti dalle sopracciglia sollevate, mentre il naso quasi tappato dalla
nausea fa socchiudere le labbra.
La donzella ballava. Un altro scudiero si dimenava davanti a lei, rispondendo con
una specie di pugilato erotico contro l'ombra alle convulsioni stilizzate del suo
bacino; e lei, degnandolo ogni tanto di un'occhiata convenzionalmente lasciva,
seguiva di dietro le palpebre socchiuse la scena sul sof�.
L� intanto anche i pi� accaniti fautori della promiscuit� avevano lasciato la
vamp. Costei stava seduta da sola, nello stordimento della vittoria totale;
imbronciata, nascose di nuovo il seno nel broccato, qualcuno con maligna piet� le
porse qualcosa da bere e lei vuot� il bicchiere nelle fauci rosse; ma rimase
seduta, impiastricciata di rossetto, con i capelli arruffati, lo sguardo fisso e
vitreo come se cercasse un ricordo semisvanito, mentre il molesto demonietto del
singhiozzo, di dentro, la faceva incespicare. I suoi occhi si mossero lentamente in
cerchio, dal ballo della donzella ai due bassoslesiani che l'osservavano con l'aria
interessata dei visitatori allo zoo, e, senza fermarsi, sui visi solerti degli
scudieri e su quelli slavati e gonfi delle donne, fino al padrone di casa
magrebino, che aveva applicato i cuscinetti per timbri delle sue labbra violette
sulla spalla di una ragazza; infine sugli efebi tubanti e sulle coppie allacciate
nel buio, fino al dottore divertente: ossuto e trasandato, era sprofondato nella
sua poltrona e l'osservava, la fissava negli occhi, e guardandola in modo cos�
infallibile si portava la sigaretta alla bocca senza labbra, l'aspirava avidamente
incavando le guance rugose e inspirava profondamente il fumo nei polmoni consunti,
facendolo passare, dalla mandibola prominente, dentro le narici, in due volute
grigie. Fu colto da un accesso di tosse tormentosa, soffocante, asfissiante, che lo
fece rattrappire, gli squass� le scapole e lo lasci� senza fiato, con gli occhi
pieni di lacrime. Prese dalla giacca un fazzoletto, si asciug� gli angoli della
bocca che avevano un sapore amaro, e con una cocca scosse via dal vestito la cenere
della sigaretta. In tutto quel tempo il suo sguardo non si stacc� nemmeno per un
attimo dagli occhi della vamp. La vamp abbass� le palpebre. Rimase cos� per uno,
due secondi, con le ciglia abbassate per la vergogna e il dolore; poi un altro
singhiozzo la fece sussultare e apr� gli occhi, come pu� aprirli un condannato che
li sollevi per
l'ultima volta verso la luce del mondo con speranza incredula. Ma non c'era niente
da fare: il dottore spiritoso si era voltato con irritazione. Lei allora si alz�
barcollando, come tirata da un filo invisibile, e traball� con una faccia da
sonnambula fino al giradischi, dove stava fermo oziosamente il barone Traugott.
Afferrandogli un braccio, lo gir� verso di lei e disse stridula: �Tu sei il
migliore!�. Quindi gli gett� le braccia al collo e lo baci�.
Si videro le labbra di lui, dure e riluttanti, sciogliersi come una pera matura
nella bocca di lei, e mentre le dita della ragazza gli affondavano nella nuca, i
suoi denti si dischiusero con un gemito represso a stento. Questo bacio, si vedeva
bene, arrivava fino alle tonsille.. Le gambe di lui vibravano per un principio di
asfissia.
Quando, boccheggiante, riusc� finalmente a liberarsi, per poco non and� a sbattere
contro le facce dei basso-slesiani, che si erano avvicinati a scopo di osservazione
scientifica. Si svolse un breve dialogo:
CAPITOLO 6.
H� bien! Quel grand mal est-ce qu'il y a � prendre le frais de la nuit? Moli�re:
Georges Dandin
Nelle strade c'era nebbia. Lontano, dietro i margini della citt�, si annunciava il
mattino grigio, ma li regnava ancora il buio, l'oscurit� di un'ora vuota, nella
quale fluttuavano le luci fioche dei lampioni, stemperate, quasi dissolte nella
foschia. E tutt'a un tratto, la notte fu cava - capisce? - spaventosamente vuota:
tutte le notti erano cavit� che si spalancavano nella vita; il festone dei giorni
pendeva come carta variopinta e sgualcita su un abisso nero e profondo. Nel nulla,
era in attesa la solitudine, grande e tremendamente potente, e sfracellava
miseramente la fragile sicurezza diurna, questo veicolo delle paure raffazzonato in
fretta e furia. Esso si spalanc� come un'arca di No�, e ne uscirono brulicando i
timori e i crucci, grandi e piccoli, malvagi e mansueti, scaltri e intelligenti,
maligni e saggi; e sciamarono alla rinfusa, in preda al panico, si abbrancarono
istericamente all'anima e la trascinarono fino a quella paura senza remissione. Ed
essa venne, magnanima e clemente. Venne la grande solitudine, con gesto materno. La
nebbia era gelida. Il barone Traugott, con tutti i bicchierini della serata
inaciditi nell'esofago e il cuore nauseato dalla saziet�, si sollev� il bavero,
rabbrividendo. La donzella gli cerc� il braccio con un gesto timido, e gli infil�
una mano esitante nella tasca del cappotto; e lui ce la lasci�, le avvolse
misericordiosamente le dita fredde e le tenne strette. Lei gli si serr� vicino, lui
ne avvert� il calore contro la spalla, attraverso la pelliccia, e la lasci� cos�,
stretta a lui, magnanimo nella grande solitudine. Cercarono un taxi e fecero una
deviazione per trovarne uno, ma il posteggio era vuoto, e cos� andarono a piedi per
le strade inanimate, con passi uguali, attutiti dalla nebbia. La citt� si svegliava
lentamente, quasi strappata all'ottundimento notturno, qua e l�, da gente insonne e
irrequieta. I vagoni della soprelevata, vuoti e illuminati, sferragliavano sui
viadotti, e in lontananza fischiavano treni. Alla stazione dello zoo, un venditore
di salsicce dalla faccia caseosa tremava nella luce cruda di u'na lampada a
carburo. Distributori di giornali, intabarrati come malviventi, sfrecciavano in
bicicletta agli angoli delle strade e gettavano davanti alle edicole i loro involti
pesanti, quasi senza rumore. Davanti alla Ged�chtniskirche alcuni uomini saldavano
i binari.
Avevano acceso un fuoco che languiva nella nebbia, torbido e purulento.
Vicino, sibilava ogni tanto la fiamma ossidrica, fredda e artificiale.
Fasci di scintille rosse sprizzavano dall'abbagliante nucleo di fuoco; la luce
accecante come un bengala, quasi palpabile, errava fantomatica sulla piazza,
toccava gli edifici, li strappava improvvisamente all'oscurit� scialba, e per
qualche attimo, sollevandosi davanti uno sciame spaurito di ombre grottesche,
evocava magicamente delle prospettive spettrali sulle facciate spente (fastosi
cornicioni pallidi come sogni e figurazioni irreali, irrigidite come per spavento,
sopra portali bizzarri). Dietro questo fronte fantomatico si accampava nelle
tenebre la citt�, nera e gigantesca come un enorme alveare di trogloditi, disposta
in blocchi confusi, culminante in una merlatura fantastica di muri, cime e
comignoli, ammonticchiata in strutture caotiche, frastagliata come un labirinto,
solcata in lungo e in largo dalle strisce vuote delle strade, che si perdevano nel
nulla come raggi ciechi. Il barone Traugott cerc� bravamente di deglutire la
colonna d'alcool che gli tappava la gola. Era ancora la citt�, quella? La sua
Berlino, la Berlino di Traugott Jassilkowski, della donzella bionda, di tutti noi:
chiara, solida e sobria, generosa e spensierata? E quelle strade, erano ancora la
Tauentzien, il Kudamm, la Kant e la Rankestrasse, e come diavolo si chiamavano
tutte quante? E che ne sappiamo, la prego? Chi, domando io, vuole affermare che
fosse cos�? Forse era davvero tutto un miraggio. Chi ci garantisce che queste cose
siano esistite? Chi si rende garante, chi ci assicura, per esempio, che il
Romanisches Caf� fosse davvero dov'era - era, noti bene, la prego: era, di sua
spontanea volont�, per anni, giorno e notte - anche di notte, per esempio, quando
non c'era seduto dentro n� lei, n� il barone Traugott, n� alcun altro? Chi vuole
persuaderci, santo cielo, che in realt� non siamo ciechi, e che tutta la
pagliacciata non si compie dentro di noi, un'immagine riflessa in noi, proprio in
fondo, nell'interno dei nostri occhi ciechi - illusione, inganno e parvenza delle
cose care, delle cose odiate, delle cose in
CAPITOLO 7.
Per quanto riguarda sia il corpo sia l'anima - proseguii, non ci sembra pi�
lodevole tutto ci� che d� prova di rapidit� e abilit�, anzich� di cautela e
lentezza? Cos� sembra, egli disse. Platone: Carmide
E quando si svegli�, qualche ora dopo, nel suo letto a baldacchino (devo la
conoscenza di questi particolari a una felice coincidenza di casi, che non devono
avere un particolare interesse per lei); dunque, come dicevo, quando si svegli� nel
suo letto a baldacchino dopo qualche ora di buon sonno profondo (parola d'onore,
era un autentico letto a baldacchino per bambini, Appelschnut non avrebbe potuto
averne uno pi� splendido: grazioso e soffice, su slanciate gambe di mogano e
sormontato da un cielo rigonfio di chintz a fiorellini, e si trovava nella sua
camera da ragazza, luminosa e ben arieggiata, fiancheggiato da tutte le sue vecchie
bambole in fila sull'armadio e da illustrazioni di favole alle pareti: un languido
paggio che regge lo strascico a una regina, Peter Cornelius o Schnorr von
Carolsfeld o chi altri diavolo: "Non riuscivano a incontrarsi e si volevano tanto
bene", vero? Bene. A sinistra, nell'angolo, c'era un tavolinetto basso laccato, con
alcuni libri, A rebours di Huysmans, Les Fleurs du mal, un paio di romanzetti di
Cronin o Bromfield o come altro si chiamano quei tipi, e una graziosa edizione di
lusso del Cantico di Natale di Dickens, illustrato da Rackham; e c'era anche un
servizio di bicchierini da liquore cerchiati di rosso, sopra un vassoio, come pure
un grammofono a valigetta con alcuni dischi; e l� vicino, ora, giaceva la sua cappa
di volpi, un po' in disordine, come l'aveva gettata sulla sedia nel rientrare; e la
borsa, semiaperta, fuori della quale erano scivolati gli occhiali, un fazzoletto
con tracce di rossetto e il mazzo delle chiavi; e sulla toilette, davanti allo
specchio, erano sparsi piumini per la cipria color verde veleno, rosso e violetto,
accanto a crema alla mandorla Ponds e al rimmel inumidito, con un numero
imprecisato di cosmetici Elizabeth Arden. In mezzo c'era un portacenere con
mozziconi bordati di rossetto, e dietro un paravento l'acqua scorreva dal rubinetto
del lavabo, scrosciando piano sopra un flacone di Cederlund e defluendo con un
lieve gorgoglio.
..). Be', come dicevo: quando apri gli occhi, qualche ora dopo, nell'accogliente
casa paterna odorosa di cera, era mezzogiorno, e il sole di febbraio, sopra il
Tiergarten, entrava dalla finestra con un pallido luccichio. Non si era data la
pena di spogliarsi completamente ed era distesa nel letto di piume, semicoperta,
con una sottoveste di seta nera guarnita di larghe strisce di pizzo e con le forme
rigogliose adagiate voluttuosamente; la stanza da bambola di Appelschnut era
impregnata di Chanel n. 5 dolciastro e soffocante. E lei, intontita, si tir� la
coperta fin sopra le orecchie, tra le pieghe del cuscino sbirci� la luce
arricciando il naso e cerc� di ricostituire un ricordo all'incirca coerente della
sera prima, mediante brani di immagini sbiadite e rudimenti di sensazioni. Una
cosa, grazie al cielo, era sicura: questa volta se l'era messa proprio per niente,
la sua bella biancheria provocante. Ma poi, a un tratto, le torn� in mente tutto,
specialmente la scena di commiato nell'alba grigia. Ed ecco: lo stupore e il dolce
spavento, la felicit� e la tenerezza le riaffluirono al cuore. Si svegli�
completamente, gett� via la coperta in uno slancio di rapimento incantevole, scese
dal letto, si sfil� dalle membra deliziose la camiciola di pizzo, and� dietro il
paravento, tolse il flacone dal lavabo e si mise a lavarsi i denti, pensierosa.
Poi, davanti alla toilette, rialz� e leg� con un nastro la criniera leonina biondo
platino, mise un'abbondante ditata di crema grassa sopra un velina detergente
Elizabeth Arden, e con un massaggio esperto si tolse dalla faccia il trucco un po'
appassito, l'ombretto sulle palpebre, le sopracciglia diabolicamente inarcate e le
labbra lascive alla Marlene Dietrich. E cos�, nuda e incolore, commovente, miope e
con qualche chiazza rossa, con una pallida bocca infantile, si guard� nello
specchio e sorrise. Era innamorata. Osserv� con tenerezza, nello specchio, le punte
rosee dei seni. Finalmente si alz�, felice, si gett� addosso un accappatoio, si
ficc� sotto il bracci
o la spazzola, il sapone e una grossa spugna, e ciabatt� in pianelle di paglia
verso il bagno, gaiamente spavalda, attraverso il silenzio meridiano della casa
paterna.
Era innamorata, e come si addice alla figlia biondorosea di un'assiette odorosa di
cera, pens� subito di eternare quella felicit� in un'atmosfera domestica luminosa,
ben arieggiata e curata. Oh, felicit� ineccepibile! Deve sapere, infatti, che la
testa balzana, in fondo, non era che una testa arciborghese. E in fin dei conti non
era neanche pi� di primo pelo, non aveva pi� i vecchi grilli per il capo, e tutta
quella vita deliziosamente scioperata non le andava pi� tanto a genio gi� da un
pezzo. Finiva sempre nel volo a zig-zag della beccaccia, irrequieto e senza meta.
Ebbene, cominci� dunque a osservare con estrema attenzione la sua preda, ed ecco:
pi� l'osservava, pi� trovava grazia ai suoi occhi. Non sembrava fatto su misura per
lei? Anzitutto: era un perdigiorno, certo, poteva accorgersene anche un cieco col
bastone; ma in compenso aveva anche tutto quel lato divertente e spiritosamente
frivolo, tutta l'umanit� genuina, se cos� posso dire, che purtroppo (o grazie al
cielo, secondo i punti di vista) soltanto i perdigiorno possiedono. E nello stesso
tempo era in certo qual modo anche un tipo come si deve. Anzi, era anche di pi�: il
ragazzo aveva un suo stile. Con tutto e nonostante tutto, c'era in lui un tratto di
pulizia, di purezza, vorrei quasi dire. Per di pi�, sembrava di ottima famiglia.
Vale a dire: non che la faccenda le sembrasse del tutto limpida, c'era qualcosa che
non quadrava, lo fiutava: di buona famiglia, infatti, era anche lei, anzi si
potrebbe forse dire: di buona stalla. Ma che vuole: quello che conta � il
carattere. Certo era figlio di brava gente, gente che non avrebbe rubato un
cucchiaino. E poi: Jassilkowski, chi era cos� addentro nel Gotha orientale? Ad ogni
modo, "di" lo era, quello non glielo toglieva nessun padreterno; era nei suoi
documenti, e cos� per soprammercato, grazie tante, non era poi roba da buttar via.
Amico mio, non bisogna sottovalutare la magia di questo semplice predicato! A
volte, mi chiedo se nelle scuole del territorio pangermanico ai bambini non sia pi
� simpatico il Golfo di Biscaglia che non, poniamo, la buona borghese Hudson Bay.
Be', non importa. Ad ogni modo, e non per ultima cosa, il nostro ragazzo prodigio
era vestito in maniera semplicemente favolosa. I suoi completi - santo cielo! -
solo quelle spalle! E quelle stoffe, che qualit� e che disegno! Era qualcosa di pi�
del comune gag�, mi creda, quella era classe e basta! E che razza di combinazioni
fini, aveva, il ragazzo: doppiopetto di pettinato blu scuro, a righine color gesso,
per esempio, tre paia di bottoni, risvolto alto; e poi camicia, cravatta serissima,
con un disegno non troppo pesante, ma decorosa, come si deve; cappello nero alla
Anthony Eden e - lei rider� - un giaccone col collo di pelliccia, molto trasandato,
liso, corto al ginocchio, un indumento campagnolo di loden o qualcosa di simile:
roba per la caccia alla lepre, capisce, e con una patina spelacchiata estremamente
distinta. Era una cosa, una cosa, posso dirglielo in confidenza! E inoltre, in
mano, un vecchio bastone di quercia, con una paletta in cima invece del consueto
puntale di ferro: quando passava cos�, la domenica mattina, davanti alla
Ged�chtniskirche dell'Imperatore Guglielmo per recarsi al Romanisches Caf�, come
crede che avrebbe potuto resistergli, un cuor di fanciulla? Quella era aristocrazia
bella e buona, egregio signore, noblesse de robe nel senso letterale. In mezzo alle
legioni di gentaglia in stivali chiodati, era un cherubino di un altro mondo,
testimone ed emissario della gloria dell'Occidente al tramonto. Ad ogni modo, la
preda era buona, pi� unica che rara. Vada un po' a cercare qualcosa del genere con
la verga del rabdomante, oggigiorno. Questo ragazzino, decise la donzella, se lo
sarebbe cucinato senza indugi e senza ambagi. Lo dichiar� con tutta franchezza, e
per stimolare l'appetito sbandier� alarne cifre tonde che si trovavano in un
rapporto quanto mai felice con il numero degli anni del suo signor padre. Ma il
barone Traugott... Sa, non era mica una cosa tanto facile, con lui.
Naturalmente, rimasero appiccicati l'uno all'altra. Per noi del Charleys, era
buffissimo vedere la vecchia commedia rimessa in scena proprio da quei due: di
punto in bianco, cominciarono a sedersi vicini sugli sgabelli del bar, si vedevano
sempre insieme e, se per caso capitava di incontrarne uno alla volta, erano
distratti e di poca compagnia; scomparivano per giorni interi, trascuravano gli
amici e i conoscenti; insomma, presentavano tutti quei sintomi asociali di
relazioni coniugali nello stadio iniziale, che sogliono sparire solo pi� tardi,
sotto l'azione del vaccino delle nozze legittime. Tant'�: ci pass� sopra l'inverno,
e arriv� la primavera - la primavera di Berlino con tutta la sua quiete gonfia di
nostalgia nelle strade secondarie, provinciali, e con gli occasionali gorgheggi dei
merli nel brusio del traffico serale - be', e anche una buona porzione dell'estate.
Non era mica cos� semplice, sa - il barone Traugott, cio� - le sue riflessioni,
capisce, non erano spontanee, nette e prive di' complicazioni. Vedeva la buona
occasione, senza dubbio, oh, intuiva addirittura delle possibilit� da mozzare il
fiato, quando soppesava le ben note cifre e faceva rotolare gli zeri, uno a uno,
sul piano di risonanza della sua anima, con lentezza voluttuosa. Ma la faccenda,
come dicevo, non era cos� semplice, maledizione. L'anima del barone era uno
strumento accordato su toni pi� alti, fremeva nella vibrazione di melodie pi�
armoniose.
Ebbene, si trovava al bivio, il nostro Ercole, e anche lui cominci� col guardarsi
indietro. Vede: da quel primo ritorno a casa dalla mamma, ad Allenstein, a poco a
poco era trascorso un bel po' di tempo. Molta acqua era passata sotto i ponti della
Sprea, molti ciottoli si erano levigati, parecchie cose erano diventate tonde e
lisce. Quella volta, dopo Zoppot e l'incontro con il cugino Zapieha, il suo era
stato un abbrivo, aveva riflettuto, ripreso fiato e ricominciato, per cos� dire - e
a pensarci bene: tutto sommato, aveva fatto una bella strada da allora. Non mi
fraintender�, spero: non sto parlando di un posto con diritto alla pensione. Non
avr� degli ideali da borghesuccio, per caso? In verit� le dico: il lavoro, al
giorno d'oggi, nobilita tanto poco quanto ai tempi di Plutarco, ma i veri nobili
lavorano, egregio signore. Soltanto loro sono abbastanza raffinati da apprezzare
pienamente l'essenza narcotica del lavoro.
Prescindiamo, dunque, dai problemi dell'esistenza materiale (per le necessit�
quotidiane, come sappiamo, crescevano virgulti abbastanza frondosi, lungo la strada
dell'Herrenmagazin del barone von Aalquist).
Invece la meta del nostro viandante era quel che agli usufruttuari e agli eredi di
tutte le cosiddette posizioni belle e rispettabilissime � concesso, al massimo,
fino alla settima generazione: vale a dire il rango sociale. Radicato negli strati
pi� profondi della razza, il vero figlio della nazione sogna di elevarsi dai
bassifondi ammuffiti della piccola borghesia, fino al Monsalvato del gran mondo. E
anche lo junker Traugott ne aveva portato nel cuore l'immagine, evocata dalle tane
delle lepri del distretto di Pillkallen, allorch� aveva lasciato sul marciapiede
della stazione di Allenstein la signora Herzeloyde, nata Bremse.
E che vuole: questo superamento di se stesso, questo balzo oltre intere
generazioni di Jassilkowski, gli era gi� riuscito. Il Charleys Bar, illustrissimo,
non era che un settore, un aspetto secondario della vita del barone Traugott. Uno
dei bastioni conquistati come per gioco, sui quali faceva sventolare il suo
vessillo. Le scaramucce decisive si svolgevano gi� da tempo all'interno delle mura,
intorno alla cittadella vera e propria. In omaggio a una verit� superiore, non
voglio omettere di accennarle che anche in questo caso, come nel destino di ogni
vero uomo, aveva fatto da madrina una nobile dama. In effetti, il trasferimento
dalla fattoria del conte D�rndorff alla pensione Bunsen era stato uno dei casi
fortunati pi� significativi di questa carriera non comune. Deve sapere, infatti,
che la signora von Schrader era una donna molto ben messa, prossima alla
quarantina, fornita di un vivacissimo spirito d'iniziativa sociale. Non solo il suo
�tablissement era la tappa favorita dei suoi parigrado di passaggio; inoltre,
teneva un salotto di bridge. Non vogliamo esaminare pi� da vicino i motivi che le
resero simpatico il giovane inquilino (dato che, detto tra noi, il suo bridge era
piuttosto misero); fatto sta che in breve tempo era riuscita a mediatizzare il
rampollo della stirpe di Topor, e a intrufolarlo abilmente negli ambienti della
nobilt� bene, grazie alle discrepanze fra plafonds e Culbertson. Sissignore, eccolo
l�, il piccolo Traugott Jassilkowski, a giocare senza batter ciglio con le pi�
venerande eccellenze e ad affrontare spavaldamente, con in mano uno scarso fante di
quadri, un tre senza contre di un curatore del S.
Sepolcro.
La signora von Schrader, dunque, consigliava e guidava i suoi passi, le visite, le
funzioni religiose, le gite in campagna e, per finire, gli scelse anche il
reggimento per il servizio militare volontario, tenendo conto delle tradizioni e
delle mogli dei comandanti! And� tutto bene, le assicuro, a meraviglia: un giorno -
oh miracolo! - un anziano generale a riposo piuttosto distratto pretese di
ricordarsi vagamente di un sottotenente von Jassilkowski del...'esimo dragoni. La
gloria dei defunti, la prego! Un minuto di raccoglimento per pap�. Ma che dico! A
che serve anche la pi� amorevole premura di una mano cos� delicata, a che servono
le capacit�, se il nostro occhio non fosse radioso, vero...? Lei pu� anche sgranare
come su una collana tutti i soldati dei reggimenti della vecchia guardia, pu� far
spumeggiare giocosamente, sopra le cascate dell'almanacco comitale, la sua
conversazione condita col gergo ippico e con centoni venatori e saper discorrere,
con competenza pari al garbo, dal bacillo di Bang; ma a che serve persino la
fortuna! Pu� avere anche venti tombe di eroi, presso Sedan e Ypres: � lo spirito di
casta, caro signore, che deve portare dentro di s�. Soltanto la metafisica del
rango crea le leggi e gli assi secondo i quali l'individuo si cristallizza.
Naturalmente, chi considera la cosa all'ingrosso e soltanto in base alla superficie
scintillante, finisce per abborracciare tutto come un dilettante. Nella sua
immaginazione, dei vocaboli come cavalleria, nobile, gentlemanlike caprioleggiano
caoticamente e pervadono il suo animo coi brividi sentimentali della retorica. Noi
vogliamo tener distinti i concetti con rigorosa nettezza.
Se si vuole raggiungere qualcosa, bisogna procedere scientificamente.
Dunque: cavaliere, gentleman, gentiluomo, sono delle forme fenomeniche del tutto
diverse, graduate sia cronologicamente sia in relazione all'origine. Seguiamone
attentamente la successione: il cavaliere -
invenzione francese!, rappresenta quasi la variet� estetica. E' il discendente dei
cavalieri di corte e della loro concezione bellicosa dell'uomo; perci�, in ogni
caso, � a cavallo, di dentro come di fuori: altero, espertamente controllato, se
vuole, ma, tutto sommato, di una grandiosit� coreografica. Soprattutto, � un essere
estremamente individualista. Se passa all'azione, ci� che lo muove a sfoggiare le
sue doti � sempre l'iniziativa personale e, in essa, l'esibizione della sua
personalit�, fantasiosamente fondata sul bel gesto. Invece, il gentleman (la
versione morale), rientra gi� in un tipo ben delineato. I suoi gesti sono regolati
da formule (come di consueto nell'ambito morale: da formule di omissione). � vero
che c'� ancora in gioco un certo individualismo, ma moderato, rudimentale, una
sorta d'individualismo collettivo di stampo anglosassone. Egli, comunque, assume la
forma pi� perfetta quando si differenzia il meno possibile dai suoi simili. E'
quasi il cavaliere smontato da cavallo, democraticamente appiedato. Per quanto
riguarda il gentiluomo prussiano, infine, n� la smania revanscista francese, n�
l'invidia britannica possono negargli la qualit� di etico puro. La sua personalit�
� completamente dissolta nell'idea della casta. E' un feudatario, un funzionario:
una rotella nell'ingranaggio statale, un anello della catena genealogica. Il suo
onore � il suo dovere, acquista la sua dignit� nel servizio. E' la termite
selezionata, di pura razza, di una concezione totalitaria dello Stato, e se fossimo
riusciti a produrre il tipo su un'ampia base popolare, avremmo finalmente risolto
in una sintesi dinamica il conflitto dell'anima tedesca tra il collettivismo e
l'individualismo.
Avremmo, per cos�, dire, fatto girare insieme i signori Marx e Hegel nella ruota
ginnastica della storia.
Abbia la cortesia di non considerare tutto ci� una digressione: per il nostro
eroe, in quel momento, nessuna riflessione era pi� importante. Si trovava al bivio,
come dicevo, l�, davanti a lui, ma anche gi� per un buon tratto dietro, c'era la
stretta via del dovere, della modestia disciplinata, dell'abnegazione fin nel
taglio dei capelli; ma tanto pi� promettenti brillavano gi� i pinnacoli di
Monsalvato! Evviva lo sgabello da mungitore, il bridge e le gesta gloriose dei
defunti! Ancora qualche passo, qualche spintarella della mano esperta della signora
von Schrader, e sarebbe arrivato! Infatti non mancava altro che il predicato
dell'allevamento: quindi il matrimonio con una giovane gentildonna di rango, con un
piano nobile a Potsdam o qualcosa di simile e il rampollo sarebbe stato innestato.
Poi, ancora la nomina a sottotenente e una gaia schermaglia spalla a spalla con i
commilitoni, e si sarebbe gettato il ponte dalla croce di ferro 1870 del nonno,
oltre il 1914-1918 per tutte le generazioni future.
Ma l�, ecco il sentiero laterale asfaltato: lo zigolo giallo l'allettava con
trilli flautati dal nocciolo borgheseliberale, e lo sa il diavolo se aveva l'aria
maledettamente comoda e confortevole, straordinariamente libera e progressista,
smart e indipendente; e in fin dei conti, con una quantit� sufficiente di spiccioli
si arrivava alla stessa meta, no? Bene. Quando la cosa fu per cos� dire matura per
la sentenza, il barone Traugott si prese una mattina di tempo per una passeggiata
meditativa, e se ne and� da Halensee nel Grunewald, per la Bismarckallee e cos� via
-
ah, e da una parte e dall'altra c'erano le ville in vari stili, e gli alberi
fiorivano in giardini ben curati, e le automobili luccicanti passavano
tranquillamente in su e in gi�, con un lieve fruscio dei pneumatici silenziosi, e
le signore con calze di seta portavano i cani a spasso. Ah, era un caro, vecchio
mondo lontano... E lui cammin� e cammin� attraverso il bosco, fino a Paulsborn,
dove le acque del lago brillavano al sole come squame d'oro e pacifici borghesucci,
sulla spiaggia, davano aria alla loro biancheria. E non aveva occhi per nulla, il
giovin signore von Jassilkowski, perch� era immerso in una profonda meditazione e
in preda alla malinconia, come tutti gli uomini che stanno per vedere adempiuto un
sogno vagheggiato a lungo e intuiscono che, come sempre, verranno delusi dalla
realt�. E tutto, tutto ricomparve davanti a lui: il pap�, la mamma, il Mormorio di
primavera di Sinding e il bastone di amministratore, la sua vita a Berlino, la
pensione Bunsen, il tinello della mamma ad Allenstein e un certo piano a Potsdam,
Neue K�nigstrasse, il Charleys Bar; la realt� triviale e le splendide, meravigliose
immagini della nostalgia. Am� e odi� tutto ancora una volta, ed ecco: l'odio e
l'amore si erano invertiti, odiava l'amore di allora e amava gelosamente il vecchio
odio.
Vede, molte cose erano cambiate: c'era stata un'infanzia tutta costellata di
immagini, un variopinto mosaico di ricordi, ma il tempo li aveva dissociati come
quei prodigiosi fiori giapponesi nell'acquario, e ora fluttuavano con aspetti e
pesi nuovi: certi, grandi, sbocciati e colorati sulla superficie chiara, e altri,
pesanti e scuri, calati sul fondo. Ecco pap�: non pi� un brutale amministratore
agricolo, truce e inzuppato di sudore, bens� un gentiluomo di campagna energico e
gagliardo, della casata di Topor, sottotenente dei corazzieri nella prima guerra
mondiale con croce di ferro di prima classe, cacciatore e cavaliere e forte
bevitore, abbronzato dal sole, con l'alone dorato della sua allegria stentorea. E
si rizzava davanti a uno sfondo di pascoli sconfinati pieni di bestiame florido,
con gli stivali massicci affondati nella terra fertile, gaiamente circondato dagli
spari dei fucili. Era la vita, caro signore, la dilettosa vita in persona! Ma nel
suo sguardo c'era, anche, la seriet� e la nobilt� del dovere: quello di avere una
funzione di sostegno, di essere un pilastro della classe produttrice e militare. E
la distinzione silenziosa: un anello della catena genealogica.
Ed ecco la mamma... Ah, lei lo sa: Mormorio di primavera e linguaggio dei fiori e
ideale della purezza, e tutta fine e delicata; ma nella vita, nella realt�, in
carne ed ossa, non era che materiale e volgare.
Era il peso che lo faceva sempre ricadere a terra nel bel mezzo dell'alto volo
delle illusioni; il richiamo rude che colpisce il sonnambulo come una fucilata,
facendolo precipitare dalla cima del tetto... Cosa vuole che stia qui a
raccontarle: era una nata Bremse.
Non serviva a niente ridiscendere nel paese favoloso dell'infanzia: lei c'era
ancora, era viva e non si poteva rinnegare, una vecchia sfatta che parlava un
dialetto orribile e rammendava calze da qualche parte, in una stanzetta di
Allenstein: la personificazione di una piccola borghesia informe, slavata e senza
faccia, l'incarnazione della macchia genealogica, la personificazione della causa
del bruciante imbarazzo che seguiva la domanda di rito: "Ah, mi dica, come si
chiamava da signorina la sua signora madre?". Bremse, avanti, marsc!
Ma nello stesso tempo, dalle oscure profondit� del suo essere affior� un'altra
sensazione, e tutte le dolci chimere crollarono col frastuono di cocci di una
risata satanica: lui, Traugott Jassilkowski, non era stato il primo, n� l'unico, a
possedere quella femminilit� deliziosamente eccitante, costellata di valuta
preziosa. Ahim�, era una ragazza di cattiva reputazione. Purtroppo, caro amico, non
c'erano dubbi in proposito. Si era arresa fin troppo facilmente anche alla sua
corte, e si era dimostrata fin troppo esperta...
Ma il suo ghigno sudicio � completamente fuori luogo, distintissimo. E' fuori
luogo, sia rispetto al barone, sia rispetto alla signorina, e anche rispetto a lei
stesso. Abbia la cortesia di ricordare di che si trattava: si trattava dell'ideale
della purezza della razza. Si trattava di vedere se fosse possibile fare una
moglie-madre, di una cos�.
Moglie-madre, ha sentito? Non va in brodo di giuggiole, la sua anima di piccolo
borghese tedesco? Lo ammetta, nel suo spirito lei vede automaticamente Thusnelda.
Gi� Tacito scrive che i Germani, di regola, onoravano le loro donne. Perci�, per
conto mio, faccia pure di necessit� virt�, se le piace, ma non si dia quelle arie
di persona superiore ed emancipata a proposito degli altri. Per un'amichetta,
qualsiasi cosa � o.k., ma per la moglie-madre - grazie tante!
Pensi soltanto alla prole: le tensioni fra i genitori determinano la vita psichica
del bambino, afferma Oscar Wilde. E ora, pensi un po': la moglie-madre nelle
braccia di estranei: ma questo � per cos� dire un arche-trauma, un'immagine di una
plasticit� addirittura penetrante, grazie all'educazione a base di autori romani,
che apre un vortice di sensazioni sopra gli abissi pi� vertiginosi dell'anima.
Brandelli di immagini isolati e sconnessi vorticano rapidamente nel suo gorgo: seni
femminei cascanti, nudi, bianchi e venati, baci nelle ascelle, sigari, biancheria
intima, camerieri, chapeaux-claques, l'odore stantio e acre dei comodini degli
alberghi, e infine guanti glac�s e pistole da duello. Queste ultime, naturalmente,
scompaiono sommerse da un'ilarit� nervosa. Rimane il resto, una risciacquatura
risucchiata da un erotismo cavalleresco dalle occhiaie stanche e dal gusto di
celluloide e capelli, tipico dei commessi viaggiatori, un decotto mucillaginoso di
sensazioni sessuali di seconda mano, scosse dal brivido isterico di termini
allarmistici convenzionali come fedelt�, onore, dovere... Vorrebbe forse porre le
fondamenta di generazioni future, sotto stimoli di questo genere?
Lo dica lei stesso: non era una porcheria? Non era di nuovo la goccia di fiele,
mischiata proprio al boccone pi� succulento? Come tutto avrebbe potuto essere
semplice, conciliante, rasserenante, definitivamente buono e pulito! Avrebbe potuto
amare la ragazza, anzi, stimarla, avrebbe potuto. Moglie-madre, felicit�, gioia dei
figli e una fine pacificamente grigio argento, con una faccia pasciuta da senatore
e le mani cristianamente giunte. Ma cos�? La colpa � della Provvidenza. Oh eterna
condanna alla malizia e alla bassezza! Si unisca al lamento, pregiatissimo, � una
cosa che vale anche per lei! Pensare � un atto di disperazione. Li c'era l'azzurro
del lago e la luce del sole, il rosso degli abeti e il verde dei pini, cuscini di
muschio e ronzio di insetti: non tanto straripante e rigoglioso, non proprio la
foresta fitta del signor Stifter, anzi era un bosco un po' tignoso, suburbano e
rachitico, ma comunque, che vuole: lievi e umide nuvolette di prima estate
scivolavano nel cielo, e sullo sfondo, tutt'intorno, c'era Berlino, la Berlino
1938... Santa pace, naturalmente si erano visti anche dei tempi migliori, ma pensi:
che grande avvenire aveva ancora davanti, allora...
Be', come dicevo, li in giro era tutto uno scintillio e un brusio lontano. E l�,
tra gli alberi, passeggiava il bel Traugott, nella tristezza vuota che sta fra due
decisioni, e con lui si muoveva un altro, continuamente, camminava insieme a lui,
muto e calmo. Ah no, stimatissimo, non quell'Altro emerso dalla ben nota notte, il
beffardo arcangelo del nulla, bens� il malinconico Jassilkowski, capisce, il nobile
epigono che � in noi, che conosce a memoria e piange in silenzio tutta la storia
fin dalle origini. Ebbene, egli camminava insieme con lui, e nella sua malinconia
si assiepavano tutte le cose caduche e mai raggiunte, desiderate con nostalgia, e
intuite con tristezza dietro ogni nostalgia: Allenstein e il Mormorio di primavera
di Sinding, laghi azzurri e abeti rossi e pini verdi, Kranzler e betulle chiare,
cinema, Charleys Bar e tutte quelle donne. Ed ecco che egli lev� la voce e disse:
�Ci� che deve affliggerci, fratello carissimo, non � che la vita sia una rinuncia
incessante: non che noi, nel perenne bivio delle decisioni, perdiamo per sempre,
scegliendo, tutte le altre meravigliose possibilit�, bens� che queste possibilit�
non modificherebbero affatto la nostra desolazione originale; che ripetiamo invano
i gesti e gli atteggiamenti della vecchia pantomima; che la vecchia commedia sia
cos� vuota e insulsa, e che eppure continuiamo a recitarla... Infatti l'uomo crede
che le sue decisioni dispongano di possibilit� svariate, mentre in realt� esse non
sono che un moto pendolare tra la fuga e il desiderio, e ogni fuga e ogni desiderio
non si riferiscono che alla morte.�
CAPITOLO 8.
E a te, figlio dell'uomo, ecco che porranno le catene e ti legheranno, cos� che tu
non possa loro sfuggire. EZECHIELE, III, 25
Venne la domenica. Venne per cos� dire in tutta la sua pompa domenicale, e col
repertorio completo: con quel cielo sereno e azzurro fulgido che poteva sovrastare
specialmente il deserto domenicale dell'ovest berlinese, cos� luminoso e struggente
e lontano e intatto (tutto d'aria, capisce, tutto il cielo, tutto d'aria ampia,
libera, deliziosamente ventilata), e con accompagnamento d'organo: da qualche
parte, in una delle case vicine, era accesa una radio, e dalle finestre aperte una
fuga estremamente complicata si costruiva con pretenzioso fervore di fede nella
Knesebeckstrasse silenziosa e intimidita. Il barone Traugott, in procinto di
completare la sua toilette, con una retina rigidamente tesa sulla pettinatura,
stava in piedi svogliato e indeciso davanti all'anta aperta dell'armadio, sulla cui
superficie interna scorreva come una serica cascata variopinta la moltitudine
riboccante delle sue cravatte, e vi frugava in mezzo, senza idee. La pensione
Bunsen era piena d'ombra e di silenzio di tomba. A quanto pareva, la signora von
Schrader non era ancora rientrata dalla chiesa, e le domestiche erano occupate in
cucina, sul retro; perci� non si udiva nessun rumore. Il silenzio della pensione,
un po' stantio, ovattato da vari moniti e restrizioni, aveva uno spessore quasi
palpabile. Data l'altezza delle case antistanti, nemmeno un raggio di sole cadeva
nelle stanze che davano sulla strada, ma sopra i tetti era visibile un pezzettino
di cielo, un pezzetto di quel cielo estivo ampio, libero, deliziosamente ventilato,
lontano sopra la citt�. E l'organo suonava, flautato e ronzante, un po' cupo e
fesso nel timbro metallico dell'apparecchio radio, e la fuga sal� con arte e con
arte ridiscese, e finalmente venne portata felicemente al sicuro. L'aria continu� a
vibrare ancora per qualche secondo, poi si ud� la voce chioccia dell'annunciatore e
attacc� una musica di cetra bavarese, con Io stesso fervore meccanicamente cieco
dell'organo di prima: Fior di sambuco, fiore di rosa, quando vedo la mia sposa. Il
baro
ne Traugott, bench� rinfrescato dal bagno mattutino seguito da una doccia fredda,
con ancora sulla lingua il sapore di menta piperita del dentifricio e con la pelle
delle guance ben rasata, tesa sotto l'influsso di essenze astringenti, continuava a
meditare stancamente e a vuoto sulle sue cravatte, in uno stato d'animo ricchissimo
di sfumature e gradazioni. E' vero che aveva risolto il problema del vestito con
la mano felice che gli era propria (specialmente in queste cose); niente infatti �
pi� ridicolo che il gettarsi addosso, di domenica, l'abito festivo del piccolo
borghese, serio e cittadino. D'altro canto, in previsione della visita a Potsdam
(tanto pi� che aveva anche intenzione di far colazione all'Eden), la nota sportiva
volutamente sciatta sarebbe stata stramba e di cattivo gusto: perci� si era deciso
per un gabardine estivo, non certo leggero, ma fresco, di un color grigioverde
pallido, che era in perfetto stile sia per un'eventuale capatina al campo di golf,
sia per il tavolo di bridge della vedova del generale, e si preannunciava utile,
data la temperatura prevedibilmente calda. E' vero che la qualit� della stoffa,
cos� morbida eppure ingualcibile, che la lievit� vaporosa della camicia nonch� la
sobriet� elegante e ben intonata delle scarpe marrone scuro, schiarite in un
nocciola specchiante grazie all'accurata lucidatura (eseguita con le sue mani, �
ovvio!), � vero che tutto ci� gli procurava una sensazione di gradevole benessere e
di sicura superiorit� sociale; tuttavia non riusciva a liberarsi della sua
insoddisfazione opaca e irresoluta. Soltanto la cravatta, infatti, doveva conferire
la nota determinante, l'accidente in chiave, per cos� dire, a quel vestito neutro
nel senso migliore del termine: con una fine azione reciproca, essa alludeva
all'occasione e all'umore, alle convenzioni e all'inclinazione, ai rapporti e al
carattere. Rappresentava i puntini sulle i del dernier cri, l'accento discreto ma
incondizionato della personalit�. Formava l'armonico compromesso della giornata
asci� detto per la signora von Schrader che le baciava la mano, che andava a
Potsdam a far visita alla vedova del generale e che con ogni probabilit� avrebbe
pranzato fuori. Sulla scala gli venne incontro la sua silhouette opaca, riflessa
dai vetri variopinti della finestra del pianerottolo, ed egli gio� della sua
estrema eleganza. Pens� involontariamente all'epoca di Zoppot, e si chiese che cosa
avrebbe detto la mamma se l'avesse visto oggi: Quando vedo la mia sposa,
holladrio... E quasi contro la sua volont�, germogli� in lui una sensazione d'amore
represso, a un tratto rivide tutto, nitidamente: i lunghi, lunghisimi pomeriggi, la
pace della sera nel salotto dell'ispettore, la mamma ancora giovane che gli
slacciava le scarpe della domenica e gli infilava le soffici pantofole per casa (i
piedini infantili nelle mani di lei!). Rivide se stesso, mentre si sedeva sul sof�
di velluto rosso accanto al pianoforte - un po' stretto e scomodo, ma cos�
solennemente rigido e pomposamente patrizio, con le nappe del quale non poteva
fare a meno di giocare di nascosto, nonostante i miti ammonimenti della mamma (le
gualdrappe principesche erano adornate in quel modo: le figure color porpora del
suo gioco dell'Alma, al quale ne mancavano gi� tre, dovevano montare dei cavalli
andalusi infiocchettati e infronzolati in quel modo, quando lui le disponeva in un
solenne corteo: circondate dai sei alfieri e araldi gialli e dai sei azzurri, e
seguito da gentiluomini neri, verdi e rossi; poi il cammello di piombo, carico di
una piuma d'uccello colorata, di qualche perlina nera di un vecchio abito della
nonna e di un bastoncino di cannella: i doni di un sovrano orientale; quindi,
isolata, la torre nera di un gioco degli scacchi di pap�, da tempo disperso: ed era
il boia, nel suo corteo principesco)... La mamma gli accarezzava i capelli, che
lasciava folti e ricciuti sfidando le ire reiterate di pap�; ma ora loro due erano
soli, grazie a Dio e grazie a qualche mostra di tori da monta o di stalloni,
lontano, in campagna (i
E stranamente nel ricordo conflu� l'immagine della donzella bionda, come se fra le
due ci fosse stato qualche misterioso rapporto, una parentela mistica: egli trov�
una frase, il cui doppio senso ambiguo e confuso lo rese meditabondo: "La
possibilit� d'incontrarsi nel profondo..." E intanto arriv� nella strada. La strada
era deserta, sovrastata dal cielo. Svolt� nel Kurf�rstendamm. Lo scarso flusso
mattutino dei fl�neurs, che proveniva evidentemente dal sobborgo di Moabit,
cominciava a diradarsi. Era mezzogiorno, e domenica: per un paio d'orette avevano
potuto popolare il teatro disertato dai bighelloni di professione, passeggiare tra
le quinte del grande spettacolo, il Kranzler, il Mampe, il Venezia, le boutiques e
i fotografi; e ora, delusi e immalinconiti da tanto squallore, battevano in
ritirata verso i loro casermoni d'affitto, come i bagnanti di settembre, che si
consolano del freddo sofferto sulle passeggiate deserte mangiando pancetta e patate
al forno. Soltanto nella BudapesterStrasse si notava un po' di animazione:
nonostante il bel tempo, nel posteggio davanti all'Eden spiccavano alcune targhe
del corpo diplomatico. Il barone Traugott si sedette nell'atrio e pass� in rivista
il pubblico. Isolato, riconobbe alcune persone di cui sapeva il nome, e del cui
curriculum vitae gli erano noti considerevoli tratti, grazie alle sedute di bridge
della signora von Schrader, senza perci� essere esposto agli svantaggi di una
conoscenza personale. Fum� placidamente una sigaretta, quindi si alz�, sal� con
l'ascensore fino alla terrazza, consum� un leggero pasto, fum� un'altra sigaretta
col caff� e il cognac, pag� il conto e usc� di nuovo nella strada. L'orologio del
campanile della Ged�chtniskirche dell'Imperatore Guglielmo segnava le due meno un
quarto. E davanti a lui si stendeva il Kurf�rstendamm, vasto e deserto nella luce
del sole, proteso fino ad Halensee, prolungato all'infinito fino alla lontananza
pallida da cui sorgeva il cielo ampio, libero, deliziosamente ventilato. Fior di
sambuco, fiore d
i rosa... Il Charleys Bar era chiuso, scostante; ora il nome sopra la porta non era
pi� una scritta di fiamma pulsante e febbrile, ma Un banale tubo di vetro,
irrigidito, lattiginoso. Le vie laterali - Fasanen, Grolman, Knesebeck e come
diavolo si chiamavano, erano immerse nel vuoto meridiano, ombrose, provinciali,
quiete; i tram vuoti transitavano ronzando e le automobili sfrecciavano di continuo
con un rombo impetuoso verso quella lontananza azzurra, libera, deliziosamente
ventilata. Purtroppo il barone Traugott non possedeva una macchina che avrebbe
potuto trasportarlo lontano, perci� percorse lentamente a piedi il Kurf�rstendamm.
I suoi passi echeggiarono in quell'ora vuota, passando davanti al Mampe, al
Kranzler e al Venezia, al Roxy e all'Alhambra, ai negozi di automobili, ai
fotografi, a Emma Bette, a Bud & Lachmann. Che meraviglia!... E attravers� la
Bleibtreustrasse, la Schl�lerstrasse, la Wielandstrasse e come diavolo si
chiamavano, la WilmersdorferStrasse e tutte le altre e infine arriv� felicemente in
fondo, ad Halensee; vide il Funkturm -
quando vedo la mia sposa, holladrio - e i binari sotto il viadotto, che si
perdevano lontano, lontano... E su tutto questo incombeva, piena di nostalgia
ansiosa e di angosciosi presagi, la mestizia del pomeriggio domenicale, la
malinconia dolce-amara di una promessa irrealizzabile. E il barone continu� a
camminare davanti a ville, giardini e serbatoi d'acqua, e finalmente, alla fermata
della linea 7 del Grunewald, erano ormai le tre meno un quarto e pot� prendere il
treno per Potsdam. Le vetture erano vuote - fior di sambuco, fiore di rosa -
davanti ai finestrini sfrecciavano i tronchi rossi dei pini e ombre verdi
tremolavano sul suo viso: l'azzurro del lago, il cielo estivo, le automobili, le
barche a vela e la promessa vana, irrealizzabile, nel cuore colmo di tristezza.
Holladrio.
CAPITOLO 9.
But thou, contracted to thine own bright eyes Feed's thy light's flame with self-
substancial fuel, Making a famine where abundance lies, Thyself thy foe, to thy
sweet self too cruel. Shakespeare: Sonetti
ano ad essere una cameratesca confidente dei giovani. Quello che, per esempio, dava
un'idea azzeccata del suo humour, era il cosiddetto o anche "quel certo" posticino:
un suo cugino un po' pazzoide (con la sua complicit� divertita!) ci aveva applicato
un automatico a gettoni di un gabinetto pubblico, e si poteva entrare in quel
posticino solo introducendo una moneta nell'apposita fessura, accanto alla quale,
naturalmente, c'era un piattino pieno di pezzi da dieci pfennig di rame lucente.
All'interno, invece era appesa sulla porta una targhetta smaltata, tolta dalla
cabina di un telefono pubblico, col motto ben noto: Siate brevi! Perci� veniva
definita unanimemente da vecchi e giovani, con frettoloso entusiasmo,
"semplicemente un tesoro".
Era in piedi accanto al tavolo del t�. La figliola sedeva con aria annoiata su una
delle sedie zebrate e scarabocchiava oziosamente su un blocchetto del bridge, e
quando entr� il barone Traugott - quando vedo la mia sposa, holladrio - la
damigella si alz� con gli occhi pieni di tedio indolente, lanci� alla madre
un'occhiata significativa e fece due passi svogliati verso di lui. Il barone
Traugott, impercettibilmente irritato, si chin� rispettosamente sulle dita
nicotinizzate della generalessa. Poi prese la mano tesagli dalla figliola, morbida
e un po' umida sul palmo, e la strinse con cameratismo forse eccessivo. La ragazza
arross� e i suoi occhi si volsero di nuovo alla madre, eloquenti e insieme
imploranti. Ci fu una brevissima pausa di perplessit�, ma subito entr� in gioco
l'esperienza mondana della generalessa, che propose senza indugi di bere una tazza
di t�. La presero in piedi, in attesa del quarto per il bridge, il colonnello a
riposo von der Hecke.
Ben presto, infatti, i fili di perle si aprirono di nuovo e il signor von der
Hecke, in borghese, si un� al piccolo gruppo. Dopo un po' di confusione per i
saluti e le comunicazioni pi� urgenti (il colonnello non era lontano da
Cacilienhof), tutti si sedettero al tavolo da gioco.
Vennero tirate a sorte le coppie. Ai giovani tocc� giocare insieme contro gli
anziani. La generalessa distribu� le carte. Il t� era leggero e bollente. Tutti
presero le carte in mano e ben presto la conversazione s'incagli� in commenti
frammentari sul gioco, di uno spirito indicibilmente logoro, che galleggiavano in
un siero tiepido di distrazione semisoddisfatta. La licitazione, con balzi saltuari
pi� volte rimangiati in seguito a varie interpretazioni errate delle regole di
Culbertson, s'inerpic� fino a quattro fiori e ci rimase con grande spavento del
giocatore, atterrito dalla propria audacia. Quindi cominci� l'avventurosa vicenda
del gioco. Il fumo delle sigarette e dei cigarillos saliva verso il soffitto in
volute azzurrine e riempiva la stanza di un'intimit� un po' sfiorita e polverosa,
che neppure l'odioso fervore con cui giocava il signor von der Hecke riusciva ad
annullare del tutto. Sullo sfondo dell'interno buio, di fronte al barone Traugott,
fra i battenti spalancati della porta del balcone, il lontano cielo estivo, azzurro
e deliziosamente ventilato, si ergeva sopra il Neuer Garten: fior di sambuco, fiore
di rosa... E, mentre il giovane pretendente subiva con paziente disciplina i
sermoni prolissi e indignati che il colonnello in pensione snocciolava a proposito
di dichiarazioni sbagliate e di vari errori di gioco, il suo animo vagava in
segreto l� fuori, dietro quella promessa malinconica e irrealizzabile. Oh estate!
Oh azzurro attico del cielo alto! Oh presagio ansioso-nostalgico di cose perdute
per sempre: smeraldi e rubini e le valli del turchese... Vorrebbe avere la bont� di
rivelarmi chi diavolo ci ha ficcato sotto la camicia quell'omino capace soltanto di
piangere? Perch� ci atteggiamo a pastorelli di capre, soffiamo rapiti nel flauto la
decantazione della meravigliosa nostalgia dell'irraggiungibile e ascoltiamo i dolci
suoni con sbigottimento colpevole? Bandiere sventolanti nella mattina luminosa
propizia alle cavalcate, B�cklin e il Mormorio di primavera di Sinding, una dome
nica vittoriana sul Tamigi e, per finire, anche lo Zeppelin... Oh cielo che si
potrebbe guardare senza pensare altro che cielo, nient'altro che cielo... e nel
migliore dei casi anche culo e nubifragio!
CAPITOLO 10.
Non era tua, colei che ti elesse? Che cosa ti ment� il giorno malvagio? Wagner:
Tristano
Tardo pomeriggio. Atmosfera festiva, sabbatica, pigra, provinciale; ombra delle
fronde nei giardinetti, cornicioni classicheggiante squallore da citt� di
guarnigione e vento fresco della Havel, azzurro bandiera e polsini inamidati,
concerto di flauti e piatti... I due camminavano lentamente l'uno accanto
all'altra, leggevano, negli occhi dei borghesucci che incontravano, un
compiacimento ruffianesco per la loro unione cos� ben assortita, si sentivano
infantilmente adulti sotto la protezione del dovere di casta, che imponeva di
mettersi in mostra e di incarnare con grazia la specie e il costume... E, poich� la
lunga giornata era ancora lontana dalla conclusione, decisero di andare ancora un
po' a spasso nel Neuer Garten. Camminarono per i viali, quasi fino alla fattoria.
Gli alberi erano alti e nobili, nel loro dovere esclusivo di mettersi in mostra; i
tappeti verdi dei prati si stendevano verginali e intatti, nella casta attesa del
falciatore. Essi camminavano, e i loro passi scricchiolavano all'unisono sulla
ghiaia, tranquillo e misurato l'uno, pudico e leggero l'altro. E un bisbiglio, che
non udivano per via del mormorio polifonico delle cose all'intorno (che parlavano
soltanto di loro due), li metteva vanamente in guardia dal turbare l'ineffabilit�
di quell'ora, dal lacerare il suo velo delicato con una parola o con un gesto, che
li avrebbe rivelati, denudati, privati per sempre dell'incantesimo della lusinga.
Invano l'innata saggezza dei loro cuori consigliava di mantenere l'illusione.
Videro una panchina seminascosta e vi si sedettero con un accordo contegnoso.
Camminando, non avevano quasi parlato, e le loro voci erano impacciate quando si
accordarono: a un tratto sorse tra loro un imbarazzo dolce e opprimente, e il loro
respiro trem� sotto i battiti del cuore. Per qualche minuto stettero vicini in
silenzio, con lo sguardo smarrito nel verde estivo, che ora, poco prima del
tramonto, aveva un ultimo scintillio velenoso; poi il barone Traugott, con cautela
infinita, la cinse col braccio, e qua
ndo lei si chin� sospirando verso di lui, le nascose il volto tra i capelli con
giubilo silenzioso.
Guardate gli innamorati: come si gettano ciecamente l'uno nelle braccia
dell'altra, come si abbracciano, con quanta angoscia si stringono, nella pena
straripante del loro abbandono! Come nascondono il capo, con gli occhi appoggiati
al petto dell'altro, col cuore pieno di dolore: ma cos'� che li rende cos�
disperati? Che cosa li spinge l'uno verso l'altra, mentre poco prima erano
indifferenti e cos� sicuri di s�?
CAPITOLO 11.
Si era addormentato, quando la linea s arriv� allo Zoo; spalanc� gli occhi, vide le
luci e, come in sogno, scese nella strada e s'immerse nella notte afosa della
metropoli. Si lasci� trascinare dalla ressa attraverso la Joachimstaler Strasse e
si trov� sul Kurf�rstendamm impregnato di effluvi di tavole calde, di benzina e di
profumi, pieno di brusii e di brezza notturna, sotto un cielo di astri splendenti:
come in una fiaba orientale, la coppa di spumante Kupferberg si riempiva fino
all'orlo con un luccichio spettrale, e accanto scintillava e si spegneva,
scintillava e si spegneva il moro del cioccolato Sarotti; il palazzo fatato di
Kranzler fluttuava come una nave di sogno sulla marea scura dei passanti, i locali
di Mampe trasudavano l'operosit� degli sfaccendati, gialla, ronzante e pigiata, i
cinematografi erano circonfusi di luci, e laggi�, all'angolo, la vivace insegna di
Charley pulsava color zafferano nel blu indaco della notte... E lui era potente,
pi� ricco di una grande povert� e vedeva quella magnificenza scintillante e
luccicante come una fiera paesana, scorgeva il cielo di lampadine variopinte: Gli
astri del tuo destino sono dentro il tuo petto! Apr� la porta di Charley, e c'erano
tutti: Charley (ubriaco, si capisce), Tom (il mixer, non Tom Mix), la galleria dei
grandi viveurs sul pannello inglese di legno brunito, il tavolo degli assidui
nell'angolo del divano, con il dottore spiritoso e tutti gli altri. E c'era anche
la donzella bionda, col suo metro e settantacinque di statura, sfolgorante come una
fontana luminosa, fastosa nello sfarzo delle sue forme voluttuose e nella spuma
platinata della sua criniera leonina... E quando lo vide, le labbra cremisi si
dischiusero in un sorriso e i denti gli inviarono un umido balenio. Era una ragazza
di cattiva reputazione, ma cos� convincente, cos� favorita dagli d�i nella sua
disponibilit� spensierata e voluttuosa! E lui bevve con lei due Bacardi al bar;
quindi andarono al cinema e poi fecero ancora un salto al Ciro, e infine rimasero
ancora in
sieme per un po' ed era tutto cos� semplice e logico, reale e concreto, e
perfettamente ingranato... Poi egli giacque silenzioso nel suo letto, solo con se
stesso, pi� ricco di una grande povert�, e la domenica interminabile e irredenta
sprofond� e si dissolse nel blu indaco della notte; e le luci sul Kurf�rstendamm si
spensero l'una dopo l'altra; soltanto il moro Sarotti continu� a lungo a
illuminarsi e a spegnersi, a illuminarsi e a spegnersi. E il cielo, il cielo estivo
gi� cos� lontano, azzurro, deliziosamente ventilato, era nero e tempestato di
stelle, e in qualche posto - molto in alto, presso l'Alhambra - i magrebini si
bastonavano e si baciavano, si baciavano e si bastonavano. Poi venne il luned� con
i negozi aperti e gli autobus gremiti, la Berliner Zeitung a mezzogiorno e la
Tauentzien piena di animazione, e tutto era semplice e logico, reale e concreto e
perfettamente ingranato. E il tempo era bello, sereno, e l'acquavite � acquavite e
il servizio � servizio, maledizione, e un milione, pregiatissimo, o anche una somma
lievemente inferiore, non � poi da buttar via.
Insomma: nel corso di ulteriori e approfondite riflessioni, il barone Traugott
fece una considerazione straordinariamente acuta. (Infatti, anche se siamo incapaci
di levarci al disopra delle pastoie delle noiose convenzioni, con un colpo d'ali di
decisione morale, � pur vero che il roditore messo alle strette sa aprirsi un varco
verso la libert�: e l'analisi � il dente dell'animale cerebrale rinchiuso nella
gabbia dei concetti inibitori). La cieca osservanza dei principi - cos� disse a se
stesso il signor von Jassilkowski - � una peculiarit� dei piccoli borghesi.
L'intatta verginit� della sposa � una pretesa che deriva, in origine, dalle
esigenze giuridiche dell'eredit�; � in un certo senso il marchio di garanzia della
fattrice. Nella cerchia chiusa di comunit� patrizie, la sua mancanza verr�
considerata con una certa tolleranza, poich� si pu� presumere quasi con certezza
che il passo falso sia stato compiuto con un membro della casta. Perci�, dal punto
di vista della razza, a quella macchia non si pu� attribuire un gran peso. Ma anche
il punto di vista della morale borghese e casereccia ammette qualche strappo. Un
passo falso, infatti, preso alla lettera, viene condonato: un amante � giustificato
con una passione perdonabile, con l'inesperienza giovanile, con la cecit�
dell'amore ingannata, o come vuole chiamarla. Uno, come si � detto, al massimo due.
Naturalmente, se sono di pi� non c'� da discutere. Tra due e, diciamo, cinque o
sette, � porcheria bella e buona, un erotismo immaturo e caloroso da commessa, un
residuo di pubert� non lievitato; insomma, per farla breve, � imperdonabile. Ma la
faccenda cambia di nuovo intorno alla dozzina. Qui si tratta di un certo brio, di
un temperamento gaio, sbrigliato e difficile da imbrigliare, del principio positivo
del vivere e lasciar vivere, del bene comune anteposto a quello individuale. Questo
vale fino ai diciotto, venti. Oltre questo numero, la faccenda torna a farsi grave.
Allora si tratta di una violazione sprezzante di ogni convenzione, oppure di
un caso patologico. Sfugge ogni controllo, viene meno ogni visione esatta dei
motivi. In ogni caso, quelle arrivate tra i venti e i quaranta devono essere
scartate. Intorno al mezzo centinaio, invece, comincia a delinearsi la personalit�
veramente di classe. Qui nasce, la prego di scusare il paradosso - la gran signora.
Ma non � alla sua portata: non speri di arrivarci, caro amico. Se le capita di
incontrarla far� bene ad assumere un atteggiamento molto misurato e a non tradire
(magari ammiccando confidenzialmente) la sua inequivocabile inferiorit�.
Del resto, pu� darsi che lei fissi queste cifre in modo diverso. Ammetto che esse
oscillano sensibilmente a seconda del paese, della classe sociale e della
confessione religiosa. Tuttavia lo schema in s� � valido; ed � questo che conta
soprattutto, stimatissimo, e dobbiamo esser grati al barone Traugott Jassilkowski
per aver finalmente messo un po' d'ordine in queste cose, con la sua teoria dei
quanti.
Ma per lui personalmente in quel momento contava una cosa sola: ci� che poteva
rientrare nel paragrafo "perdonabile smarrimento del cuore" (da uno a tre compreso)
era libero da ammenda. E lui pregava con fervore che una provvidenza benevola gli
lasciasse aperto questo spiraglio.
Perci�, quella stessa sera, quando si appart� con la donzella bionda e lei, come
al solito, port� il discorso sul matrimonio, prima cominci� a preparare l'atmosfera
in modo decisamente malinconico, indi procedette a un interrogatorio fondato su
allusioni oscure e quasi brutali, che lei, con cautela sempre pi� attenta, seppe
abilmente sviare nel generico.
Infine egli gett� il laccio, di sorpresa. Erano nell'appartamento di un conoscente
(prudentemente non l'aveva ancora presentata alla Schrader), lui sprofondato in una
poltrona, lei seduta all'amazzone sul bracciolo, col braccio attorno al collo di
lui e il busto portentoso appoggiato alla sua spalla, mentre la chioma bionda
fluiva sulle loro teste come un'onda di spuma biancheggiante: un'onda di
femminilit� forte, calda, inebriante e profumata, al cui soave potere paralizzante
egli, saggiamente, si arrendeva a priori. Dopo un cupo silenzio abbastanza
prolungato, le chiese improvvisamente a mezza voce, con un tono oscillante tra il
tormento e la generosit�: �Ma l'hai davvero amato tanto?�. Ci fu una pausa quasi
impercettibile. Poi lui sent� sulla tempia la punta fredda del naso di lei che,
mordicchiandogli delicatamente il lobo dell'orecchio, disse: �Di questo non ne
parleremo mai�.
Quando sollev� lo sguardo, egli vide che lei aveva le lacrime agli occhi. Il
barone Traugott sospir� profondamente, come liberato da una tortura dell'anima. La
decisione era presa. Qualsiasi sospetto avesse immesso nel suo laccio, svan� nelle
visioni dorate e impregnate di Chanel di una coppia in jodpurs, che saliva la
scalinata di un castello.
Be', il seguito and� liscio. Grazie a una veemente attivit� iniziata dalla
donzella, il nostro caro Traugott venne esentato da ulteriori sforzi. Pochi giorni
dopo venne presentato ai genitori.
CAPITOLO 12.
Purtroppo il nostro caro Traugott non era ancora arrivato a capire che in realt� la
guerra � la madre di tutte le cose. L'educazione di mamma Bremse gli aveva
conferito lo stemma di cartone di una piagnucolosa morale piccoloborghese, il cui
motto "Proteggi i deboli!" era pi� un'invocazione d'aiuto che un grido di
battaglia. E cos� egli si avvicin� candidamente premuroso al nipote degli
Oppenheimer, e il legnoso bon vivant lo tratt� spietatamente, applicando su di lui
tutte le regole classiche dell'arte del comportamento sociale. Dopo averlo
strapazzato fino a fiaccarlo moralmente, incrudel� aggredendolo con falsa
cordialit� e obbligandolo a una replica precipitosa, di cui fece arenare
miseramente il goffo zelo. Come ho detto, aveva un difetto di pronuncia, e cio�
quello di emettere, insieme alle sibilanti, uno strano suono schiumoso simile a
un'elle, dall'angolo della bocca un po' distorto dall'elegante cicatrice. �Lei
risliede nella Prusslia orientale, slignor von Jasslilkowslki?� chiese in tono
pungente, col monocolo scintillante puntato sull'interpellato. �Dove esattamente?�
Il barone Traugott, confuso, si scherm� con correttezza eccessiva per l'espressione
"risiede", lusinghiera ma inesatta, e si apprest� ad addurre giustificazioni
particolareggiate di tale inesattezza, risalendo alla preistoria dei popoli slavi
locali. Ma fu interrotto da un breve "ah!", definitivo e bruciante come una
frustata, e, mentre si accingeva a narrare la vigilia della battaglia di
Czernowitz, il bon vivant si era gi� rivolto al padrone di casa avviando un
argomento del tutto diverso.
Il barone Traugott, per non rimanere inceppato, si vide costretto a dirigere
altrove la sua spiegazione, e poich� la padrona di casa continuava imperterrita a
dibattere la questione dei domestici, mentre il padrone duro d'orecchi si occupava
del bon vivant, egli dovette ripiegare sulla donzella, e raccont� a lei, in tutti i
particolari, la storia arcinota della stirpe del blasone di Topor. Innervosito e
imbarazzato s'intestard� a tal punto, che il suo discorso fin� in un silenzio
generale piuttosto stupito. Pallido di vergogna, si guard� intorno con aria di
sfida; ma gli altri avevano abbassato gli occhi.
Be', finalmente la vecchia signora riprese con tatto il filo interrotto, e le sue
parole ronzarono in fitti sciami intorno ai cadaveri delle sue idee, accompagnate a
tratti dalle frasi sibilanti e ribollenti del bon vivant, come da eruzioni
intermittenti di un geyser. Egli usava il padrone di casa sordo come un
altoparlante rivolto contro i presenti, ed esibiva, con una disinvoltura a tutta
prova, una competenza culinaria sceltissima in orgiastici ditirambi: in un certo
senso il cetriolo della raffinatezza, che l'epicureo sa estrarre dal concime di una
civilt� al tramonto. Infine gli si present� l'occasione di mettere in bella mostra
anche la sua abilit� spirituale: infatti, quando la logorrea della mamma si
aggrovigli� quasi inestricabilmente nel viluppo delle formule sociali, egli
intervenne garbatamente. �La gentile padrona di casla� disse �tratta la quesltione
dei domesltici come'sle fossle un problema.
Perslonalmente, l'ho rislolta slempre in modo brillante, ricorrendo a una rigorosla
divislione del lavoro. Ogni cosla fu da me divisla in slingoli eslercizli. Per
eslempio, primo eslercizlio: afferro una bottiglia, ci applico il cavatappi ed
esltraggo .il turacciolo. Slecondo eslercizlio: afferro la bottiglia e la vuoto
fino in fondo. Terzlo eslercizlio: afferro una sleconda bottiglia, applico il
cavatappi ed esltraggo il turacciolo. Quarto eslercizlio: afferro la bottiglia e la
tracanno fino all'ultima goccia. E cosli di sleguito. Ora, grazlie alla mia
rigorosla divislione del lavoro, ho asslegnato il primo, il terzlo, il quinto, il
slettimo, il nono eslercizlio al mio cameriere, ed esleguo perslonalmente il
slecondo, il quarto, il sleslto, l'ottavo, il decimo eslercizlio. Ha funzlionato
alla perfezlione. E cosl�, brindo alla slua slalute, gentilissima slignora, e al
mio caro confratello goliardico!�
Fin dai tempi di Lutero le variet� degli oratori conviviali sono molto numerose. Il
tipo pi� diffuso �, come si sa, quello che sa mischiare elementi allegri e seri,
affinch� quelli provochino ilarit� e questi malinconia. In ogni caso, per quanto
riguarda il bon vivant, egli sparava letteralmente la classica raffica di
revolverate vocali: alimentata da un'inesauribile cartucciera di scherzi triviali e
di squallide banalit�, la sua bocca tirava senza posa, con scoppi secchi e precisi
e traiettorie vagamente ondulate, e i colpi cadevano sempre penosamente vicini a
qualche sensibilissimo nervo degli ascoltatori. Il tema del discorso era pi�
difficile da centrare. Messo in guardia dallo sguardo di basilisco della vecchia
signora, egli aveva l'aria di eludere prudentemente un dato punto, poich� vi girava
intorno con spire sempre pi� strette, come attratto da una calamita. Prima parl�
'delle gioie della mensa in generale e in particolare, poi, parlando dell'amore,
che come si sa passa per lo stomaco, ne illustr� il significato come causa di
matrimoni; quindi pass� al matrimonio in genere, scav� pi� a fondo, trov� gli
strati diluviani del giacimento di barzellette europee e ne estrasse la storiella
dell'uomo il quale si era atteso di trovare, nella moglie, la donna che in salotto
� una signora, in cucina una cuoca e a letto una puttana, e che non pu� fare a meno
di constatare che, viceversa, in salotto � una puttana, in cucina una signora e a
letto una cuoca. Cos� gli parve evidentemente di essere arrivato al tema matrimoni
in particolare, perch� con uno dei suoi soliti salti audaci atterr� in un campo
estremamente lubrico, e si mise ad agitare fervorosamente davanti allo sparato
della camicia una sigaretta bionda stretta tra il pollice e l'indice, come una
bacchetta da direttore d'orchestra, in gesti ritmici e fantasiosi, certo memore del
tabacco di un tempo che la vecchia signora sapeva occasionalmente apprezzare in
privato. Finalmente venne a parlare del cornuto in particolare e, con un'occhiata
al pad
rone di casa, esclam� con foga: �Chi di noi � slenza un corno, slcagli la prima
pietra contro di lui...!�.
Be', i cavalieri l'occhio tennero ardito, e le belle l'abbassarono spaurito. Ma a
questo punto la situazione fu salvata da un colpo di genio del vecchio signore:
anch'esso secondo una ricetta classica, poich� la si trova nei colloqui del
consigliere segreto Goethe con il signor Eckermann, nell'aneddoto riguardante un
cavaliere pieno di presenza di spirito, il quale mette a tacere le frasi
sconvenienti di un rozzo commensale, mediante un'oscenit� ancora pi� enorme.
Tuttavia � improbabile che il pap� avesse proprio in mente questa ricetta
omeopatica, perch� dormiva gi� da un pezzo ed emise l'osceno rumore senza la minima
intenzione. Comunque l'effetto fu il medesimo. Il bon vivant concluse
precipitosamente il suo discorso e vuot� il bicchiere.
Si lev� la mensa e i ragazzi andarono ancora a bere un whisky al Charleys Bar.
Si pu� dire che il loro vero fidanzamento si sia svolto durante quella
passeggiata. Vede, era una calda notte estiva, e inoltre deve cercare di
ricostruire la vecchia scenografia: Berlino, Berlino in una notte di giugno piena
degli affascinanti profumi della metropoli, misteriosamente buia, orlata e soffusa
dall'alone rosso cupo della vita palpitante, attraversata da acque scure nelle
quali si specchiavano le luci immobili, sfiorata dal soffio della brezza notturna;
l'Ovest, con i sibili lievi dei mille pneumatici che solcavano l'asfalto,
scintillante di lampadine, sfavillante di luci al neon... Ah, e i due erano
leggermente ubriachi, leggerissimamente e beatamente; respiravano a fondo e si
erano presi per mano sbucando dal lungofiume L�tzow nella BudapesterStrasse. E lei,
la donzella, la testa balzana, era pensierosa, con una tenerezza cos� ineffabile:
lo amava, capisce? Ah, lo conosceva a memoria, con tutti i suoi capricci e manie,
con l'articolo di fondo cristiano-conservatore, la colonna mondana e la rubrica di
moda; e amava tutto ci� di un amore caldo, materno; per amore del proprio timido
amore per l'anima grande e pura di lui.
S� - la prego di non sorridere! - c'era qualcosa infine che la colpiva e la
commuoveva profondamente. Come posso chiamarla? Forse la sua tristezza? Un tratto
di malinconia che era in lui, una fierezza giovanile e sdegnosa che s'insinuava
nelle manifestazioni pi� intime dell'amore, un'esitazione, una ritrosia istintiva
davanti alla sua cruda nudit�, la tendenza a scansare timidamente il suo impeto
travolgente: la castit� innata e magnifica del vero uomo. Vede, una cosa simile non
le era mai capitata, per� sapeva che esisteva grazie al suo intuito femminile e
alla segreta nostalgia di chi � stata troppo spesso delusa.
E, contrariamente alle sue abitudini, in certi momenti si sentiva impacciata
davanti a lui. Si sentiva colma di un imbarazzo triste e commosso, davanti a questa
tarda rivelazione di una delicata tenerezza maschile, che protegge da se stessa la
donna innamorata e vigila sulla sua dignit�. E per la prima volta nella sua vita si
vergogn� del suo passato, di quella catena di esperienze viziose, di tutti quei
tipi impudenti con i quali si era sfrontatamente unita in piaceri lascivi.
Quanto era diverso lui, quanto! Com'� bello e profondo l'antico mito di Eros che
appoggia una mano protettrice sugli occhi di Psiche, mentre fuggono insieme nella
notte alta... H�las! A dire il vero Eros Jassilkowski non chiudeva delicatamente
proprio gli occhi di lei, dato che per cos� dire si metteva le mani davanti al
volto; ma comunque!
Lo amava: era diverso dagli altri, e in questa sua diversit� era stranamente
insondabile, misterioso; ne aveva un segreto rispetto. Lei teneva la mano di lui, e
lui la sua. Era felice e beato come un bambino cullato da una ninnananna: il
tormento e i crucci erano scomparsi, dissolti, svaniti nel soave tepore di quella
notte di giugno. Perfino l'umiliazione inflittagli dal nipote degli Oppenheimer (ma
nemmeno quello schifoso rettile si era ricoperto di gloria!); perfino il gioco con
le dita della vecchia signora (quella sporcacciona!) erano accaduti e passati,
sopportati e perdonati. Com'� contento di tutto - nevvero, colui che, per mettersi
d'accordo col proprio destino, non ha bisogno di sbarazzarsi di tutta la sua vita
precedente! Ora nel suo cuore regnava la pace. Dimenticati, Potsdam e la ferita
purulenta della grande povert� nel suo petto, dimenticati il cugino Zapieha e
Allenstein, i basso-slesiani e tutti i supplizi dell'incomprensione su questa
terra.
Tutto era perdonato e non rimaneva altro che tepore, commozione e gratitudine: non
era appena uscito dal seno della famiglia? Non era finalmente arrivato in seno alle
madri, a casa, capisce? L'affabile vecchietto e la mammina in stola di visone e
collier di perle: tutto questo, da allora in poi, non era la sua patria, con tanto
d'argenteria e aragosta e cameriere avventizio e tende di seta? Oh, era grato alla
ragazza al suo fianco, l'avrebbe venerata sempre, come madre e sposa, in fede sua e
nonostante tutto...!
Lui teneva la mano di lei, e lei la sua. Continuarono a tenersi stretti anche dopo
essere arrivati al Charleys Bar, si sedettero in un angolo lontano da tutti, e lui
era buono con lei e l'accarezzava, e lei era cos� felice e intenerita; si sarebbe
emendata, ma che dico! - sentiva gi� di essere migliore grazie a lui, da quando lo
conosceva non aveva pi� avuto occhi per nessun altro... -Buon Dio, li ho visti coi
miei occhi, seduti nel loro angolino di fronte ai ritratti dei cavalieri (quella
volta fu lo stesso Charley a farmi notare la coppia: sotto gli occhiali di lei
sgorgavano dei lacrimoni scintillanti...). Lo ammetta, era una persona davvero
affascinante, la donzella bionda, tutti noi non le dobbiamo che dei ricordi
assolutamente incantevoli...
PARTE SECONDA.
CAPITOLO 1.
Mais que sommes-nous donc si nous avons l'obligation constante de nous faire �tre
ce que nous sommes, si nous sommes sur le mode d'�tre du devoir �tre ce que nous
sommes? Consid�rons ce gar�on de caf�...
jean-paul sartre: L'Etre et le n�ant
Come a Roma, oltre ai romani, c'era un popolo di statue, cos�, oltre a questo mondo
reale, c'� un mondo dell'illusione, molto pi� potente forse, in cui vivono i pi�.
Goethe: Detti.
Non � il caso che lei ora concentri la sua orgia silenziosa di riflessioni
ghiotte, fino ad attingere il raccoglimento religioso, illustrissimo amico e
patrono: la mia esclamazione non andava intesa in questo senso. Era soltanto un
espediente, capisce; un trucco da letterato: a questo punto, e se n'� certo accorto
anche lei, il nostro racconto richiedeva una piccola pausa, per riprender fiato.
Qualcosa in noi si ribella all'idea di lasciar perdere in questa fase ci� che
abbiamo evocato, e di continuare ad abbandonarci al gorgo vorticoso degli
avvenimenti. Ebbene, questo � dovuto semplicemente al fatto che abbiamo incontrato
un momento di felicit�, e, partecipandovi, diciamo: fermati, sei bello... Per� mi
consenta la banale domanda: che cos'� esattamente la felicit�? Naturalmente lei
vorr� subito rimpinzarmi fin sopra le orecchie con la torta dei filosofemi,
impastati eticamente, moralmente ben amalgamati, portati a giusta cottura grazie
alla metafisica, lievitati con un pizzico della sobriet� a buon mercato dei cinici,
guarniti con l'uva passa platonica del buono e del bello e poi spolverizzati con lo
zucchero del piacere epicureo, non seguito dal disgusto; il tutto, per finire,
immerso nella crema alla vaniglia della vita beata. Contro il bruciore di stomaco
della hybris � consigliabile un pizzico di bicarbonato marca Schopenhauer: la
felicit� come suprema liberazione dalla nausea. Ma a me, caro amico, le torte non
vanno pi� gi�. Rifiuto cortesemente anche i pasticcini aforistici. Da quando gli
stessi dubitatori dubitano del dubbio, i sistemi sono diventati storti e le
definizioni logore, e perci� anche gli aforismi ci hanno rimesso il loro fascino
audace. Tuttavia, quella adottata dalle illustri scienze � una politica da struzzo,
poich�, per cos� dire, esse si nascondono la testa nella terra medicinale per
cataplasmi.
No, pregiatissimo, mi risparmi tutta la tradizione da Euclide a Einstein e da
Aristotele a Rosenberg: questo sogno di una notte d'estate si � rivelato una
commedia abborracciata, in cui le quinte del tempo e dello spazio vengono
trascinate in giro sul palcoscenico della causalit� che rappresenta il mondo. E ora
che la vecchia baracca si chiude, dovrei correre dalla chiromante a farmi spiegare
il senso della commedia, se non voglio farmi sollevare dalla carrucola
dell'ortodossia nella soffitta ammuffita della teologia? Il risultato di tremila
anni di sforzi occidentali, dunque, non � che fondi di caff� e giaculatorie!
Strano, non so se quell'estate 1938 si sia ficcata con tanta ostinazione anche
nella sua testa, ma io, ad ogni modo, dalla testa non riesco a togliermela nemmeno
ricorrendo alla scusa della colpa collettiva. Era una cosa nuova, la prego, che
rendeva ridicole tutte le esperienze precedenti: allora i giorni, chiari e
cristallini, creavano un'epoca, senza che il tempo avesse l'aria di muoversi, senza
dare l'impressione di un decorso, di una successione. Avevano per cos� dire perso
la loro qualit�: c'era soltanto una certa luce: ogni volta che tento di richiamare
alla memoria un particolare di quell'estate, essa mi appare tutta come una luce,
astratta e inafferrabile come il ricordo di un sogno; come uno sguardo sott'acqua
attraverso un acquario perfettamente trasparente, in cui i fatti e gli eventi
fluttuano senza peso e senz'ordine come i lembi di un velo. Sotto questa campana
luminosa si svolgeva ci� che chiamavamo la nostra vita, non mediante le azioni e le
relative conseguenze, ma in un'esistenza inerte, in uno stato. Era come se
vivessimo su una nave sperduta nell'immensit� dei mari, e sulla quale, in certe
condizioni atmosferiche, ci sono anche momenti, ore, giorni, settimane, in cui
tutto sembra fermo; perch� il presente non nasce dalla continua trasformazione del
futuro in passato, ma esiste sovranamente, senza origine e senza m�ta, libero e
scevro da ogni legame; perch� il movimento non � una successione di azioni, bens�
una serie di simboli misteriosi e intricati, l'espressione di certe fasi di uno
stato, senza nesso e senza seguito; poich�, in fin dei conti, tutto, il tempo, lo
spazio e la connessione, sono fusi nella luminosit�, nel colore, nella luce...
L'inattendibilit� dei nostri sensi, gi� denunciata a sufficienza, non aveva mai
avuto un'evidenza imbarazzante come allora, fatta eccezione per un senso solo:
quello letterario. Esso, naturalmente, scopr� subito il bandolo della matassa, ed
ecco: risult� che la nostra percezione non era affatto la nostra, perch� anche
questa volta avevamo percepito quello che una serie di autori di gran nome avevano
gi� da tempo percepito per noi. Anche questa volta vivevamo le vicende soltanto di
seconda mano, alla Joseph Conrad o che so io. Ah, amico mio! Forse quella che
chiamiamo la nostra conoscenza non � mai stata altro che il prodotto rachitico di
accoppiamenti fra letterati consanguinei! La filiazione di tutti i peccati
originali della ragione, l'eterno bastardo della visio e della ratio! Il fatto che
oggi, dopo il fallimento generale della filosofia in cui sono andati al diavolo
tutti i nostri risparmi intellettuali e spirituali, affidiamo in un certo senso
questo mostriciattolo alla pubblica assistenza, questo, carissimo, corrisponde
pienamente alla legge fondamentale della nostra epoca assurda: quella della
conseguenza ironica. Lo sforzo prometeico di rendere generale il pensiero sfocia
soltanto in una generalizzazione illimitata di ci� che � gi� stato pensato. Ma dove
sono i temerari che finalmente osino dire: non vogliamo pi� sapere nulla! Vogliamo
soltanto la forma? Prenda, per esempio, gli antichi cavalieri del Charleys Bar: in
mezzo al caos dei sistemi rumorosamente contrastanti, sotto la minaccia della
catena automatica delle psicosi di massa, essi, gli ultimi cavalieri della tavola
di re Art�, su cui ruotavano flips e cobblers, conducevano davvero la loro grande
vita e, nei caroselli di bicchieri e nei tornei dai dadi del poker, l'aurora
brumosa dei lemuri smarriti e prodotti in serie si dissolveva nel crepuscolo
luminoso, nell'heure bleue di un mondo feudale di viveurs, che stava tramontando
gloriosamente. La dama Maya aveva graziosamente donato loro il suo velo, come
guiderdone della m�sze cav
alleresca...
Ora devo sottoporre alla sua attenzione un avvenimento che la sorprender� non
poco, dato il carattere dei nostri eroi e il momento tutto particolare in cui si
svolse. Devo mettere in risalto il momento, perch� l'accaduto potrebbe non apparire
pi� strano alla mentalit� odierna. Infatti, non sar� sfuggito al suo acuto sguardo
che in questi ultimi tempi si � straordinariamente ingrandita la comunit� di quegli
uomini dabbene e modesti, che giungono umilmente le mani e dicono: noi non sappiamo
tutto, perci� non possiamo e non dobbiamo, sapere tutto.
Dopo solenni godimenti intellettuali si diffonde una frugalit� spirituale, che si
accontenta - devota e modesta - dei valori approssimativi e, per semplificare le
cose, al resto irrazionale viene di nuovo imposto il nome di "imperscrutabilit�
divina". Ebbene! Dunque egli non era mai stato vicino agli uomini come in quella
infausta estate 1938 di cui stiamo parlando. Soltanto, mi consenta: era talmente
vicino, che non si riusciva affatto a FEDERALE, si era come avvolti nelle pieghe
del suo manto, e quindi era pressoch� escluso che si potessero sollevare gli occhi
fino al suo sembiante. Tuttavia, quelli che si affidano soprattutto all'odorato
riuscirono ad avvertire chiaramente, in quelle pieghe, la sua estrema vicinanza e,
molto impressionati, ne trassero le loro conseguenze. Per�, capisce, non era
possibile vederlo per via della sua presenza eccessiva, e per lo pi� � questo che
conferisce una nota spiacevole ai rapporti con lui.
Da ci�, se si vuole dare una forma armoniosa a questo rapporto, risulta la
necessit� di lasciare Dio entro i limiti che gli spettano. S�, egli rimane sempre,
se posso permettermi di usare questa espressione, l'immenso gancio dell'universo,
ma solo in senso piuttosto lato, in quanto come gancio universale, per esempio, sta
anche sopra la forca di Norimberga. Cos� � perfettamente concepibile e accettabile.
Ma come Dio tremendo dell'Apocalisse, che divora tutto e non risparmia nulla e
davanti al quale nemmeno una pulce riesce a nascondersi, egli si sottrae ai nostri
occhi appunto per via della sua onnipresenza esagerata, a meno di non essere
disposti a immaginarlo dovunque, nell'intestino della pulce di cui sopra come negli
stabilimenti elettrici municipali, nel bacio della fidanzata come nel tratto del
funzionario - e ad accettare le conseguenze retroattive che un sospetto cos�
generalizzato non pu� non avere sul carattere. Come dicevo sto parlando del 1938.
Oggi anche questo problema � gi� invecchiato, perch� nel frattempo il Dio della
vendetta si � compiaciuto di darsi una forma plasticamente ovale, tangibile,
palpabile, facilmente percepibile da chiunque. E' un innegabile merito delle tanto
vituperate scienze tecniche, quello di averci reso accessibile il Signore del
Giudizio Universale nella bomba all'idrogeno, per cos� dire in pillole per uso
quotidiano.
Ma in quell'estate 1938, se mi consente, questo - come dicevo - non era ancora il
caso. Al contrario il tempo era ottimo, stabile in modo addirittura sinistro,
ovunque regnavano la pulizia e l'ordine pi� scrupolosi, la manutenzione delle
strade era impeccabile, l'organizzazione del traffico aveva raggiunto la sua acme.
Se la memoria non m'inganna, soltanto le uova e i grassi erano gi� un po' scarsi,
ma sarebbe stata una pretesa davvero esagerata voler vedere gi� in questa futile
circostanza i sette angeli con i piatti dell'ira minacciosamente branditi. Infatti
quella Berlino era sospesa nell'aria come un tappeto magico: era percorsa dal
soffio di spazi vasti, nuovi, continuamente ampliabili, fremeva nel pathos delle
possibilit� che si dischiudevano e vibrava di un'operosit� incandescente. E tutto
ci� con una superficie estremamente levigata, anzi, se mi � lecito esprimermi
cos�, gi� quasi floscia: momenti di attesa spasmodica, come se ne provano al tavolo
da gioco o sotto le cateratte della cosiddetta grande musica e che con la loro
tensione insopportabile provocano una specie di letargia chiaroveggente nella quale
i nervi e i sensi paiono quasi sul punto di saltare. Momenti di questo genere si
protraevano per giorni, settimane e mesi, ed erano cos� uniformemente distribuiti
su tutto e fra tutti, che riempivano la citt� come una polvere sparsa nell'aria. Ne
derivava quello stato di vertigine causato dall'atmosfera rarefatta o dalla
velocit� molto elevata, e nello stesso tempo una sensazione di abbandono quasi
piacevole... Ma � inutile che stia a raccontarle tante storielle come alle figlie
dei pastori protestanti! In fin dei conti, quando si deve vivere su un vulcano,
come si sa, ci si vuole anche ballare sopra.
Ma risult� che i nostri due eroi avevano in mente qualcosa di pi� alto.
Deve infatti sapere che la donzella bionda era di confessione cattolica, e sebbene
non avesse mai dato un particolare peso a questa circostanza, almeno negli ultimi
tre lustri del suo passato cos� socievole, accadde che in quelle settimane venisse
colta da un'ansia stranamente beata; il suo cuore si struggeva di gratitudine
affannosa, tutta dolcezza, umilt� e glorificazione... Il signor von Crusenstolpe,
in un'osservazione a proposito della signora von Kr�dener, afferma che le anime
nobili e sublimi, anche se incolte, svanita l'ebbrezza del piacere sensuale si
rivolgono di regola al cielo, cercandovi un surrogato del paradiso terrestre
perduto. Con ci� non intendo trarre una deduzione frettolosa circa la virilit� dei
barone Traugott; ricordiamoci piuttosto della consacrazione mistica del matrimonio:
a un tratto, quella cara sbarazzina ricord� con dolore la devota fede infantile che
aveva smarrito, la beatitudine ormai scomparsa dell'incrollabile fiducia puerile
nell'amore misericordioso e nell'ausilio della Madonna: ora lei stessa amava, e ci�
la faceva sentire profondamente solidale" con gli annunciatori dell'amore. Perci�
decise di procurarsi da quelle sacre figure simboliche la benedizione delle sue
azioni e di purificare i suoi sentimenti di sposa mediante il sacramento della
confessione. Era un pomeriggio tranquillo, senza appuntamenti n� impegni, quello in
cui si ritir� nella sua camera da ragazza odorante di cera, fra le bambole, le
illustrazioni di favole, l'Arebours di Huysmans e i beautytonics della signora
Arden. Chiuse la porta dietro di s� e, abbondantemente provvista di carta, si
sedette alla piccola scrivania di mogano per redigere l'elenco dei suoi peccati.
Mentre sedeva mordicchiando la penna e guardando attraverso la finestra oltre le
chiome degli alberi del Tiergarten, - era settembre, ma la volta del cielo chiaro e
cristallino era ancora estiva, mentre dunque sedeva pensando a se stessa, la
fontana dei ricordi cominci� a zampillare dentro di lei e la trascin� lontano, e
lei si
CAPITOLO 2.
Quando con la morte lottasti, con la morte! E fervidamente pregasti! Quando il tuo
sudore e il tuo sangue per terra colarono...
Klopstock: Odi
Si dava il caso, infatti, che proprio alla stessa ora anche il barone Traugott
fosse immerso in un'occupazione del tutto simile. Sopra pensiero, succhiava tra gli
incisivi l'insipido sapore di celluloide della stilografica, anche egli seduto
davanti a un foglio di carta, che per� era rimasto bianco, immacolato come la gola
della donzella. E' vero che quello che stava per scriverci con la sua calligrafia
molto chiara, forse un po' primitiva, non era un elenco di peccati, ma soltanto il
suo articolo mensile per l'Herrenmagazin del barone von Aalquist, e che perci� era
lontanissimo dal cercare, contrito, l'assoluzione dalle colpe del passato. Da un
lato, infatti, egli era un onesto protestante per antichissima tradizione familiare
(specialmente da parte materna) e aborriva l'idea della confessione; dall'altro,
come sappiamo, ammesso che quel passato fosse peccaminoso, esso gli appariva come
una catena di peccati scaturiti con un nesso inevitabile dagli astri del destino e
commessi ai suoi danni, ai danni dall'archetipo dell'essere umano Traugott
Jassilkowski. Il significato profondo di un destino simile non � facile da
interpretare, a meno di non essere disposti a limitarsi al sostegno della fede
degli avi, semplice ma non privo di una certa grandiosit�, e a supporre in essa la
prova di una grazia particolare. Lo ammetto: tale concezione del mondo ha molti
aspetti positivi. Infatti, se gi� l'esser nati � considerato una colpa, allora la
vita con le sue miserie � per cos� dire una felix culpa, che rende sicuramente
possibile la redenzione. Di fronte a questa possibilit�, il concetto del tragico
viene meno. Ma una scienza pi� profonda ci ammonisce che in ci� non risiede tutta
la verit�.
Il barone Traugott, ad ogni modo, sarebbe stato lieto di cedere quella grazia
severa, insieme con la prospettiva della ricompensa futura, in cambio
dell'impudenza imperterrita del ladrone sulla croce di sinistra e di un castello in
Pomerania. Strano, per�: negli ultimi tempi gli capitava talvolta di capire in
illuminazioni improvvise e sorprendenti -
di capire con tutti i sensi e non soltanto con la fredda ragione - che qualsiasi
ambizione terrena era diretta verso il momento di una resa dei conti.
Ignoro fino a che punto le succeda di pensare alla morte, voglio dire alla sua
morte personale. Toynbee, se non sbaglio, afferma in qualche posto che intorno alla
met� della nostra vita sappiamo che ciascuno di noi un giorno dovr� morire, ma che
in seguito cominciamo a sapere: io devo morire. Tuttavia, anche in anni pi� verdi
ci capita di essere aggrediti improvvisamente e per qualche attimo da questa
conoscenza, non soltanto in un ragionamento ozioso - per esempio a letto prima di
addormentarci, dopo una giornata trascorsa in modo sano: "E un giorno altrettanto
bello giacerai qui e sarai morto" - ma in un'illuminazione improvvisa, in un
subitaneo terrore di tutti i sensi, simile a quello che si prova cadendo dall'alto.
E, come nei sogni in cui crediamo di cadere, lo spavento di una certezza gi� da
tempo immaginata va di pari passo con una rapida intensificazione - o meglio:
condensazione, dell'essere (e dell'essere cos�), che agisce ancora dopo il
risveglio come spavento vero e proprio; cos�, anche in quegli istanti rapidissimi e
non ripetibili intenzionalmente, � racchiuso il timore di un confronto con noi
stessi.
Si dava dunque, o meglio, si era dato il caso che il barone Traugott stesse per
redigere il suo articolo mensile per l'Herrenmagazin del barone von Aalquist, e
fissasse i fogli vergini del blocco con quel vuoto mentale pieno di tensione, che
la creativit� letteraria � in grado di suscitare per attrarre dalle profondit�
della sensibilit� artistica il suono gradevole delle prime frasi cos� determinanti.
E' bene che lei sappia che questo � uno stato di completa estraniazione, simile a
una fase preliminare della trance o della meditazione joga: come se gli organi
sensori si svuotassero e tornassero quindi a rinchiudersi in se stessi; cosa che
lei pu� immaginare come un ampliamento della personalit� in una cavit� di tenera
carne, dentro la quale i sensi, eccitati al massimo, tastano cautamente, come fasci
di esperte antenne di lumache. Le visioni sognanti e melodiose passano attraverso
questo allettante vuoto interiore come le ninfe del Reno sul palcoscenico
dell'opera, mentre tra esse ribolle la materia, fusa in un amalgama grezzo, spinta
qua e l� da tentacoli lenti e fluttuanti, analizzata, selezionata, soppesata e
scartata. L'autore vi viene aggiunto e incorporato come un lievito, senza che lo
voglia, e abbandonato in balia dell'operazione che si compie.
E cos� accadeva al barone in quel momento. Tuttavia lei potr� rendersi pienamente
conto della delicatezza della situazione soltanto dopo aver appreso che il numero
di ottobre dell'Herrenmagazin doveva trattare la nuova moda autunnale. E sebbene
proprio questa stagione, con le sue condizioni meteorologiche cos� incostanti e la
gran quantit� di avvenimenti sportivi e mondani; insomma, con la ricca variet�
della in e out-doorlife, consentisse, anzi addirittura esigesse, un cambio
frequente dell'abbigliamento, tutte le possibilit� sembravano sfruttate da decenni,
esaurite in tutte le sottospecie della combinazione. Per quanto ci si sforzasse di
escogitare nuovi accostamenti, o di cambiarli, arricchirli o privarli di qualche
particolare, una giacca rimaneva pur sempre una giacca e i pantaloni rimanevano
pantaloni. Anche in questo campo si era dunque costretti a ricorrere al classico.
Per� l'idea di un mondo in cui ogni sforzo venga condannato a copiare sempre e
soltanto lo stile irrigidito di giganti pietrificati, � dolorosa e scoraggiante
specialmente per il poeta, soprattutto se � dotato di uno sguardo penetrante che
gli permette di vedere anche il gesso, nei marmi dei musei immaginari che ci
nascondono il libero paesaggio della fantasia. Questi fasci di luce morta, che
proiettano tutt'in giro ombre dure, nere come cipressi e attraversate da una
tristezza squallida, creano un vuoto funereo, e se lei si guarda attorno seriamente
e senza il noncurante ottimismo di chi � stato infinocchiato sfacciatamente,
trover� che, in effetti, quella che chiamiamo vita spirituale langue, nel caso
migliore, in qualche angolo umido, non ancora putrefatta del tutto.
Il barone Traugott, dunque, mentre sedeva ascoltando dentro se stesso, aveva
l'impressione di sentire gli squallidi sbadigli della caducit�.
Ahim�, la moda, l'espressione pi� inconscia e impulsiva dell'istinto umano del
gioco, era giunta a un punto morto: questa scoperta era vecchia come Matusalemme.
Gi� il signor Schopenhauer osserva rassegnato che il diciottesimo secolo ha avuto
ancora sufficiente spirito per inventare il frac, dopodich� non � pi� stato
compiuto nessuno sforzo degno di menzione. Dunque anche allora la vita si era
irrigidita nei modelli delle concezioni classiche, dallo homespun alle righe color
gesso, dal rimbocco dei pantaloni al risvolto cascante. E cos�, tutta la sofferenza
procurataci dall'abbigliamento, tutta la speranza e la fede nel suo potere
redentore e l'estasi del nostro amore pieno di dedizione, erano astratte ed
esangui: il limpido desiderio di perfezione poteva essere placato solo con la
sottomissione. La disciplina era la legge suprema; la correttezza sostituiva la
genialit�. Ma non era forse proprio cos� che si arrivava al nocciolo, alla
quintessenza dell'eleganza? Anche se a noi l'immagine della perfezione si presenta
come un signore vestito correttamente da capo a piedi, secondo le combinazioni
classiche, con l'ombrello e il cappello alla Anthony Eden, che depone una corona ai
piedi del genio dell'iniziativa dalle ali piegate, � anche vero che proprio questa
situazione rivela un distacco signorile e un'aristocratica ironia: a lui, a
quell'uomo perfetto, era ancora concesso il dono di danzare incatenato, come
avrebbe detto Nietzsche, poich� egli non aveva scelto, naturalmente, le scarpe di
vernice, bens� quelle di chevreau, lustre come specchi; era stato abbastanza audace
da orlare la giacca nera e combinarla con dei pantaloni a spina di pesce; si era
per� imposto, con nobile abnegazione, una cravatta grigio argento. Qui la barbara
uniformit� si era cristallizzata in uno stile, l'animo si era purificato, sia
dall'ottusa sottomissione, sia dagli impulsi ribelli, la volont� si era decantata
dalle scorie, nobilitata nella sua funzione, incanalata nella corrente del gusto
pi� sublimato. Il barone Traugot