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Alessandro Manzoni

(1785 - 1873)

Fabio Prestipino
4 giugno 2021

1 Vita

É glio di Giulia Beccaria, la glia del grande illuminista Cesare Beccaria, autore Dei delitti e
delle pene. Quando i genitori si separano la madre va a stare con Carlo Imbonati, con cui stringe
un buon rapporto, che muore nel 1805. Nel 1810 a seguito della rivelazione nella chiesa di San
Rocco si converte al cristianesimo insieme alla moglie (giansenista) e alla madre, si ha una svolta
nella sua poetica che passa da un neoclassicismo miscredente ad un romanticismo impregnato di
cristianesimo. Produce grandi capolavori della letteratura italiana sia in poesia con Gli inni sacri
e le tragedie, sia in prosa con i Promessi Sposi, si interessa anche di problemi relativi alla lingua
italiana e alla losoa. Diventa senatore a vita e muore nel 1873.

2 Opere di poetica

1. La prefazione al conte di Carmagnola, in cui si espone l'idea di arte manzoniana, che va


contro l'ideale di arte per l'arte e l'autonomia dell'arte. Si opta invece per una concezione,
desunta dall'illuminismo, di letterato che ha come dovere l'insegnamento morale, imprescin-
dibile dalla produzione letteraria. Si riuta inoltre l'unità di tempo e di luogo aristoteliche, e
si sostiene che bisognerebbe ripristinare il coro in modo da lasciare un "cantuccio" all'autore
per esprimere i suoi pensieri.
2. Lettera al signor Chauvet , in risposta ad una critica al Conte di Carmagnola per non aver
rispettato le unità aristoteliche. Manzoni sostiene che l'unità d'azione è slegata a quella di
spazio e di tempo, per un'opera di ispirazione storica è impossibile ambientare tutta l'opera
nell'arco di una giornata. Si passa poi a considerare il rapporto fra storia e invenzione:
il poeta-storiografo deve attenersi alla realtà ma deve anche ricostruire i sentimenti, cioè
l'unico aspetto che va oltre la storia poiché proprio di ogni epoca. Si giunge così ad una
contraddizione: da una parte si ha la tendenza ad appiattire il poeta a storiografo, dall'altra
si riconosce il valore creativo del poeta.
3. Lettera sul romanticismo al marchese Cesare d'Azeglio in cui Manzoni prende le
distanze dal romanticismo irrazionale inglese e tedesco, avvicinandosi a quello lombardo,
che contiene una forte inuenza illuminista. Critica il Neoclassicismo e riuta l'uso della
mitologia, l'imitazione dai classici, la fede in un ideale assoluto di bellezza, fuori dalla sto-
ria. Si espone in questo testo la famosa formula: "l'utile per iscopo, il vero per soggetto e
l'interessante per mezzo".

3 Carme in morte ci Carlo Imbonati (1810)

Un dialogo morale con il defunto Imbonati, che aveva avuto come precettore il Parini. Imbonati si
fa portavoce della morale, per bocca sua si esalta il vero, anticipazione della poetica manzoniana.

4 Inni Sacri (1815)

Il programma degli Inni Sacri prevedeva la scrittura di dodici inni corrisponednti ai mesi dell'anno,
ma ne furono scritti solamente 5. Con questa opera si ha un cambio di direzione importante, in

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quanto si smette di cantare l'individualità dell'io e si passa a costruire un'"epica collettiva" basata
sui miti della fede. Questo progetto però riscontra dicoltà a livello linguistico poiché si ha uno
sperimentalismo eccessivo e non ben bilanciato. Solo con la Pentecoste (1822), il più riuscito di
questi testi (pubblicato a distanza di anni dagli altri) si raggiunge un equilibrio linguistico.
É interessante analizzare il modo in cui Dio è percepito dal Manzoni. La divinità infatti è pre-
sentata sia come riparo e consolazione che come terrore biblico, il Dio manzoniano, probabilmente
inuenzato dal giansenismo, è minaccioso e lontano dall'uomo. Nella Pentecoste si tratta il tema
dicile del rapporto fra Dio e l'uomo, rappresentato dalla discesa dello spirito santo sugli apostoli.
Per Manzoni l'intervento divino è attivo sulla terra, ed è volto a punire il male e favorire il be-
ne, questa idea però si scontra con il dato oggettivo della presenza del male sulla terra. Questa
contraddizione si risolverà nei Promessi Sposi.

5 Le odi civili

Manzoni si è sempre interessato con fervore ai temi politici, queste poesie sono scritte a caldo come
reazione ad importanti avvenimenti storici.

5.1 Marzo 1821

Scritto in occasione dei moti carbonari di quel mese, quando si pensava che Carlo Alberto potesse
muovere guerra all'Austria e unicare il paese, liberandolo dallo straniero. Il tema dell'entusiasmo
patriottico è molto forte, aancato a quello biblico del Dio guerriero e vendicatore che approva le
guerre giuste e punisce gli oppressori.

5.2 Il cinque maggio

Il titolo corrisponde alla data della morte di Napoleone all'isola di Sant'Elena. L'ode ha tratti
epici: vengono descritte le grandi imprese di Napoleone con molta potenza espressiva. Si intreccia
però anche il tema religioso: la fede va a far visita al potente umiliato e scontto e la sua vicenda
viene inserita nel contesto di un corso storico voluto dalla Divina Provvidenza.

6 L'Adelchi (1822)

Come testimoniato anche dalla prefazione al conte di Carmagnola, il teatro nell'ottocento stava
subendo vari mutamenti, con cui Manzoni deve fare i conti. Oltre alla abolizione delle unità
aristoteliche e alla reintroduzione di un coro, bisognava arontare il problema di creare una lingua
più quotidiana e verisimile (in linea con la poetica manzoniana) commpletamente assente nel teatro
italiano, che aveva sempre fatto uso di un linguaggio aulico.

6.1 La vicenda

la storia è ambientata al tempo della dominazione longobarda del Nord Italia, in particolare durante
la guerra fra i Franchi di Carlo Magno e i Longobardi di Desiderio (che ne sarebbero usciti scontti).
La vicenda comicnia con il ripudio da parte di Carlo Magno, della moglie longobarda Ermengarda,
glia del re Desiderio, che ora ha intenzione di vendicarsi. Comincia così la guerra, a cui deve
partecipare anche Adelchi, il glio di desiderio, il quale è dilaniato dal conitto fra la dimensione
morale,la voglia di magnanimità cristiana, e quella reale del suo ruolo pubblico che lo costringe
a combattere in quanto glio di un re oppressore. Ermengarda muore di dolore alla notizia del
nuovo matrimonio di Carlo Magno. I Franchi vincono rapidamente la guerra e Adelchi è ferito
mortalmente, in n di vita esorta il padre a lasciare la politica per evitare gli errori inevitabili per
chi opera nella storia.

6.2 Interpretazione

Il parallelismo della storia antica con quella contemporanea a Manzoni è evidente: i longobardi
oppressori del popolo italico rappresentano gli austriaci mentre i franchi rappresentano i francesi
di Napoleone (che rivediamo in Carlo Magno), che entrano in Italia e vengono salutati come
liberatori quando invece si sta vericando solamente un cambio di oppressore. La critica del

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popolo italico, vero protagonista di questa tragedia, è dunque una critica a tutto il popolo italiano
contemporaneo a Manzoni. I personaggi di Adelchi ed Ermengarda sono dei personaggi tipicamente
romantici, malinconici e soerenti per l'impossibilità di imporre l'ideale sul reale. Adelchi non può
raggiungere l'ideale cristiano di magnanimità e carità per la sua posizione mentre Ermengarda non
può avverare nè il suo ideale d'amore nei confronti di Carlo Magno, nè la speranza cristiana di
essere seppellita con il proprio anello nuziale. In questa tragedia la Provvida Sventura, cioè
la volontà divina per la quale l'uomo sore per espiare i propri peccati e per essere poi ripagato,
rimette le soerenze terrene dei personaggi in una vita dopo la morte; nei Promessi Sposi si ha il
passaggio da Provvida Sventura a Provvidenza Divina che ripaga le soerenze durante la vita
mortale (con il matrimonio nale).

6.3 Coro dell'atto terzo

Nel teatro greco il coro serviva ad introdurre l'opera, mano a mano è diventato più autonomo, in
Manzoni esprime il punto di vista dell'autore. Il coro dell'atto terzo si apre con una descrizione
negativa del popolo italico, che vive dei ricordi di gloria del passato e che ora è schiavo, senza
ribellarsi, di uno straniero oppressore. Il popolo si sveglia al rumore della guerra, sono spaventati
e non riescono ad opporsi a queste vicende che subiscono passivamente. I longobardi fuggono e
non sono più eri come si mostravano agli impotenti italici, i franchi arrivano impetuosi e gli italici
sperano che li liberino. Ciò però è impossibile in quanto i cavalieri franchi hanno soerto e ora
coraggiosamente hanno intenzione di conquistare un popolo mentre gli italici non si espongono
a nessun rischio e dunque non possono aspettarsi un miglioramento della loro condizione. In
conclusione, i nuovi si mischiano con i vecchi oppressori e insieme si dividono i beni e si installano
nei campi del popolo che non ha più nome (gli italici).

7 I Promessi Sposi (1823 - 1840)

Con questa opera si introduce per la prima volta nella letteratura italiana il romanzo storico, ispi-
randosi allo scrittore britannico Walter Scott con la sua Ivanhoe. La vicenda è ambientata nella
Milano del 1600, dominata dal malgoverno spagnolo. Ci sono molti eventi storici reali come la
carestia, la rivolta del pane, l'arrivo dei lanzichenecchi e la peste che si intrecciano con le vicende
dei personaggi. L'ambientazione lombarda seicentesca è chiaramente un'allegoria per criticare la
condizione della Lombardia sotto il dominio straniero dell'Austria. Una grande novità è la scelta
dei personaggi, che per la prima volta sono degli umili (Renzo è un latore di seta e Lucia una
montanara), questo scaturisce sia dall'interesse romantico verso il popolo sia dall'ideale cristiano
di umiltà casta che mediante l'impegno e la fede in Dio può raggiungere la beatitudine (terrena
e ultraterrena). Fondamentale è infatti il concetto di Provvidenza Divina, che porta il male agli
uomini e lo usa come "banco di prova" per dimostrare l'integrità morale e ottenere una ricompensa
divina durante la vita. La volontà divina (anche per inuenza del giansenismo) è imperscrutabile e
l'unica cosa che può fare l'uomo è abbandonarsi alla fede cieca in Dio. L'apparente democratismo
manzoniano si ferma però alla sfera religiosa (i gli di Dio sono tutti uguali) poichè in politica so-
stiene idee liberali e borghesi. Anche le scelte linguistiche sono innovative, con questo testo nasce
la prosa narrativa italiana. Vista l'umiltà dei personaggi e del contesto in cui sono immersi, il lin-
guaggio deve adattarsi semplicandosi, Manzoni usa una quantità di parole relativamente ridotta
senza picchi aulici. Caratteristica interessante del linguaggio nei promessi sposi è la polifonia: a
seconda del personaggio che sta parlando il linguaggio cambia, in modo da rendere più realistica
ed immediata la narrazione. Vi furono tre edizioni del romanzo in cui si notano forti modiche
linguistiche, una prima risale al 1823 con il titolo di Fermo e Lucia, una seconda è detta "ventiset-
tana" per la sua data di pubblicazione, mentre un'ultima, la "quarantana", presenta le innovazioni
maggiori, a seguito di aver "sciacquato i panni in Arno". Da rilevare nello stile è l'ironia di cui
fa uso Manzoni come critica sociale e morale. Nonostante tali innovazioni bisogna ricordare che
quello manzoniano è un romanzo dalle caratteristiche fortemente romantiche: è sempre presente
un narratore esterno che ore un giudizio morale, la struttura è lineare e compatta, l'ottimismo è
prevalente ed inne il tema risorgimentale dell'emancipazione dallo straniero è centrale.
PATERNALISMO MANZONIANO:

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8 I personaggi

Il sistema dei personaggi è complesso e ben bilanciato. Per Italo Calvino attorno a Renzo e Lucia
ruotano tre forze, due avverse, la chiesa cattiva e i potenti corruttori, ed una favorevole, la chiesa
buona. Ad ognuna di queste forze sono associati due personaggi, uno per la prima parte del
romanzo e uno per la seconda: nella chiesa buona abbiamo prima Fra Cristoforo e poi il cardinale
Borromeo, in quella cattiva Don Abbondio e Gertrude, nei potenti Don Rodrigo e l'innominato.

8.1 Renzo

La gura di Renzo è stata denita di "eroe cercatore", sempre in strada ed in viaggio. La sua
personalità è in evoluzione è compie un cammino di miglioramento che parte dall'ingenuità e
impulsività iniziale no ad arrivare al perdono di Don Rodrigo in n di vita. Egli ha la caratteristica
di avere senso pratico, che lo porta a districarsi fra le dicoltà che incontra. Non arriverà mai
però al livello di maturità spirituale proprio di Lucia.

8.2 Lucia

Lucia invece è spesso ritratta in ambienti chiusi, lei trova la sua strada dentro di se, con la me-
ditazione. La saggezza che Renzo deve conquistarsi appare già presente in Lucia come un dono
divino. Lucia è un personaggio ideologico, ella non conosce le spinte erotiche, è pudica, ha un
forte senso della religione e si abbandona ad una fede cieca in Dio. In lei è presente una carica
religiosa tale da poter convertire l'innominato, scena che rappresenta un punto di svolta decisivo
nel romanzo.

8.3 Fra Cristoforo

Fra Cristoforo è un personaggio fondamentale nel romanzo poiché rappresenta la problematica


romantica di calare l'ideale (religioso in questo caso) nella realtà. Egli tenta di farlo con il suo
spirito pragmatico e realista, con il suo impegno militante. Questa gura tuttavia presenta dei
difetti, nonostante predichi un abbandono totale a Dio, in lui risalta la personalità impulsiva di
Lodovico (il suo nome prima di convertirsi) che fa di Fra Cristoforo un doppio di Renzo.

8.4 Il cardinale Borromeo

Questo personaggio rappresenta invece pienamente la santità tanto che talvolta è caratterizzato in
modo quasi agiograco e propagandistico.

8.5 Gertrude

Questa è una delle gure più riuscite dell'opera, la sua psicologia è delineata con perizia. La tragica
storia del suo internamento nel monastero scaturisce dalla meschinità del padre-padrone che con
una subdola manipolazione psicologica fa auto convincere la debole glia. Gertrude sviluppa così
un'indole malvagia e si allontana dai sani valori cristiani che una monaca dovrebbe portare. Ciò è
anche testimoniato dalla sua relazione con Egidio e dell'omicidio da questi commesso.

8.6 Don Abbondio

É un personaggio legato alla dimensione carnale, la sua paura è quasi sempre corporale. La sua
visione del mondo è elementare e basa la sua esistenza su piccoli e meschini egoismi. Nonostante
tutto, Manzoni mostra un'ironia che concede la pietà a questa gura.

8.7 Don Rodrigo

Don Rodrigo è una gura antitetica rispetto a Renzo e ancor di più Lucia. Egli è un dongiovanni
senza ritegno diuso nella cultura romantica. Alla semplicità e dedizione al lavoro dei protagonisti
Don Rodrigo oppone una vita lasciva e immorale da libertino. La peste, strumento del volere
divino, lo punirà facendolo morire dopo il tradimento del Griso.

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8.8 L'innominato

É il potente signore a cui Don Rodrigo si rivolge per attuare il piano di rapire Lucia Mondella.
In preda a una profonda crisi spirituale, che lo porta a non riconoscersi più nelle sue malefatte,
l'Innominato coglie nell'incontro con Lucia un segno, la grazia divina lo porta alla conversione a
seguito di una notte divenuta famosa come "la notte dell'Innominato".

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