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Callino

Del più antico poeta elegiaco ci rimane molto poco. Callino nacqua ad Efeso e visse nella prima
metà dell’VIII secolo, il tempo in cui i Cimmeri devastavano l’Asia minore e minacciavano le colonie
greche della costa. Di Callino abbiamo una trentina di versi, di cui ventuno appartengono a
un’unica elegia parenetica, composta forse durante l’invasione dei Cimmeri: il poeta esorta a
combattere ribadendo come il destino della morte incombi su tutti e che quindi sia meglio morire
valorosamente in battaglia che tra le mura domestiche.

Ripresa del modello epico

Callino riprende in modo evidente l’epos omerico, a cui è vicino cronologicamente, reintroduce:

 Il richiamo all’aidos e all’arete


 L’idea che sia bello morire per la patria e per la famiglia
 L’immagine dell’eroe solitario
 Alcune espressioni lingustiche

Tuttavia l’epica è solo uno spunto per dare voce a nuovi messaggi: l’arete non è più solamente una
prerogativa dell’eroe aristocratico, ma è un dovere civico che impegna tutti i cittadini, il poeta
dunque rielabora il materiale adattandolo al distico elegiaco e ai nuovi valori della polis.

Tirteo
Visse a Sparta nel VII sec a.C., secondo la Suda, la sua akme andrebbe collocata intorno al 640-
637 a.C., al tempo della seconda guerra degli Spartani contro i Messeni.

Diverse ipotesi sull’origine

Il poeta era quasi sicuramente di Sparta, ma esistevano due teorie sulla sua origini:

 Uno lo riteneva nativo di Mileto, per l’uso prevalente del dialetto ionico nei suoi
componimenti
 Un’altra, molto romanzata, affermerebbe che in realtà il poeta sarebbe Ateniese, poiché gli
Spartani chiesero un comandante ad Atene per combattere contro i Messeni, e questi
inviarono proprio Tirteo.

Ad oggi entrambe le teorie sembrano infondate, Tirteo impiega il dialetto ionico perché è la lingua
letteraria dell’elegia, invece i dorismi devono essere interpretati come una involontaria ricaduta del
poeta nel suo dialetto nativo. L’identità dorica viene confermata in un famoso passo, dove si fa
riferimento al passaggio degli Eraclida dalla Grecia centro-settentrionale al Peloponneso. Il ruolo di
Tirteo a Sparta fu poliedrico.

Le opere

Le sue opere furono divise in cinque libri dai filologi alessandrini; comprendevano:

 Le Upotekai ( Le Esortazioni, ampie elegie parenetiche)


 L’Eunomia o Buon Governo (di cui restano alcuni frammenti, esaltano Licurgo)
 Gli Embateria (Canti di Marcia), in anapesti e dialetto dorico, completamente perduti.

Rimangono una ventina di frammenti tutti in metro elegiaco, destinati probabilmente al Simposio.
Mondo concettuale
Prospettiva comunitaria

Tirteo compone elegie parenetiche; il poeta spartano però privilegia maggiormente una prospettiva
“corale”, quella della comunità oplitica, compatta contro il nemico. L’azione di Tirteo, poetica e
politica, si dirige in due direzioni: la guerra esterna e l’instabilità politica interna. Le glorie della
storia patria sono rievocate per esortare le comunità cittadine a ripetere le grandi imprese del
passato e per mantenere la coesione sociale. Assolutamente deplorevole è la viltà in guerra, che
getta disonore.

Lingua e stile
Le elegie di Tirteo sono in dialetto ionico, poiché la lingua ionica era il mezzo espressivo fissato
per la produzione elegiaca. Non mancano alcuni dorismi. Frequentissime sono le reminiscenze del
linguaggio epico: quasi ogni vocabolo usato dal poeta spartano trova un antecedente nei poemi
omerici, con una coincidenza massiccia delle strutture metriche, da anche una più ampia
tradizione esametrica. Il linguaggio omerico subisce spesso un ripensamento e un riuso fortemente
innovativo, anche per il diverso contesto socio-politico. Lo stile tirtaico è ancora evidentemente
legato all’oralità, come dimostrano le concordanze ad sensum, i passaggi da singolare a plurale, le
frasi participiali, l’uso massiccio di particelle o congiunzioni a fini metrici. Non si deve negare al
poeta l’originalità e la cura stilistica: è facile notare una grande attenzione nella posizione delle
parole, all’uso di coppie sinonimiche, ad anafore a fini espressivi, all’uso di accorti espedienti
narrativi.

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