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Ipponatte

Ipponatte di Efeso visse nella seconda metà del VI secolo


a.C. Apparteneva ad una famiglia aristocratica (come ci
dice anche il suo nome che contiene ippos, tipico degli
aristocratici). Partecipò alla vita politica e per questo
dovette scontare un periodo di esilio che trascorse a
Clazomene nelle Ionia. Secondo quello che dice nei suoi
versi lì visse in ristrettezze, ma non sappiamo se egli
descriva un resoconto autobiogra co attendibile o soltanto
una nzione poetica.

Per quanto riguarda la produzione, Ipponatte scrive


soprattutto giambi ma si conservano anche dei frammenti
esametrici. Gli antichi gli attribuivano l’invenzione del
coliambo o giambo zoppo (giambo a cui manca una parte).
Dei suoi carmi sopravvivono circa 200 frammenti, anche se
la maggior parte sono veramente minimi.

L’orizzonte entro cui spazia i suoi contenuti è circoscritto


alla città: un mondo caotico, popolaresco, rissoso, pieno di
odori e di personaggi. Il principale punto di riferimento di
Ipponatte è Archiloco, per la comune vena aggressiva.
L’orizzonte di Archiloco è però più ampio in senso tematico,
mentre la musa che ispira Ipponatte risulta risulta
monocorde (la sua produzione si risolve essenzialmente
nell’invettiva). È una poesia quindi cruda, realistica, legata
alla vita quotidiana e alle meschinità che la occupano:
consiste in attacchi, minacce, ingiurie, ma anche richieste
da accattone, come cibo, denaro, vestiti. La musa di
Ipponatte è stata de nita allampanata e stracciona da
Romagnoli, per far capire come l’autore tratti della parte più
bassa della vita quotidiana.

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La divinità che attraversa i versi di Ipponatte è Ermes,
protettore dei ladri. Il dio occupa per Ipponatte il posto che
Atena aveva per Odisseo, quindi lo protegge, lo
accompagna nelle avventure, interviene a dargli una mano
quando si trova in cattive acque. A lui il poeta si rivolge
accentuando i toni della sua miseria.

Il corpo, con tutti i suoi bisogni legati alla sicità, ha un


ruolo importantissimo nei frammenti di Ipponatte, così
come anche il cibo e alcuni particolari maliziosi che lo
caratterizzano. Famosi sono, poi, i frammenti rivolti contro
un certo Bupalo (non è possibile ricostruire le motivazioni
dell’odio di Ipponatte verso questo personaggio che rimane
a noi oscuro). In questi frammenti spicca il gusto per
l’insulto, per la di amazione, attraverso i quali il poeta sfoga
l’aggressività verso i rivali che vengono calunniati secondo
le più tipiche forme della rissa da strada (insulti alla madre,
insinuazioni, minacce, promesse di pugni, contumelie di
vario tipo).

A causa dell’eccezionalità dei suoi toni e dei temi che tratta,


Ipponatte è stato interpretato in vario modo: da un lato
come un moralista e quindi fustigatore dei costumi,
dall’altro come un poeta maledetto, incattivato dalle
so erenze che ha subito; un’altra interpretazione ancora, lo
designa come un poeta realistico e popolare, che dà voce
allo strato più basso del popolo. La linea interpretativa di
Degani lo vede come un autore dotto, un aristocratico a cui
non piace il ceto commerciale, quel mondo di parvenu, che
deride, accentuando il tono aggressivo e popolaresco
attraverso i suoi giambi. In e etti, il fatto che Ipponatte
fosse un uomo colto, sembra confermato anche da alcune
sue scelte letterarie di fondo (utilizza, per esempio, il
coliambo, che è un metro non comune; ricorre alla parodia,
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un elemento metaletterario molto ra nato) che
presuppongono un uditorio dai gusti so sticati, capace di
comprendere ciò che sta ascoltando.

L’aspettò poeticamente più signi cativo di Ipponatte è la


qualità geniale della creazione del linguaggio: riesce a
creare una commistione linguistica straordinaria, che pullula
di parole rare e straniere, le quali rendono variopinto il
linguaggio urbano di una città di frontiera.

Frammenti 19, 121, 12, 6, 7, 8 W (carme unico)



Il carme è riportato come La rissa con Bupalo. Bupalo e suo
fratello Atenide erano due scultori contro i quali Ipponatte
indirizza una serie di invettive nello stile archilocheo. I motivi
per cui li odiasse sono per noi ignoti. La Βουπαλειος μάχη
(nome del carme in greco) era famosa nella tradizione
antica e secondo una leggenda sarebbe nata dal fatto che i
due artisti avevano ra gurato in modo troppo accentuato i
difetti sici del poeta. Comunque sia nei frammenti 1,2,3
leggiamo versi di una violenza molto esplicita, senza
mediazioni, danno luogo ad un moltiplicarsi di invettive in
cui erompe l’energia di amatoria dell’autore. Negli altri tre
frammenti (4,5,6), non per forza proveniente dalla stessa
composizione, un avversario di Ipponatte, forse lo stesso
Bupalo, viene maledetto alla stregua di un φαρμακος
(veniva annualmente bastonato e cacciato ritualmente dalla
città per puri care la comunità dalla contaminazione).
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