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MIRIAM RASPINI IB

Autore: -
Anno: dopo il 20 a.C.
Tecnica e materiale: statua in marmo bianco
Luogo di conservazione: Musei vaticani presso la città del Vaticano
Modello di riferimento: lo scultore, si ipotizza di origine greca, si è ispirato per la
ponderazione dell’opera al Doriforo di Policleto e per il volto e la
corazza allo stile classico e romano, ma in generale ha
preso come modello la cosiddetta “statua locata”, cioè dotata di
corazza, diffusa nel periodo ellenistico ai tempi di Alessandro
Magno.
Iconografia: L’opera non può essere datata in maniera precisa, ma si può affermare con
certezza che questa sia stata realizzata dopo il 20 a.C.
Questo perché nella corazza della scultura viene appunto rappresentata la
restituzione, da parte del popolo dei Parti a quello romano, delle insegne che
erano state precedentemente sottratte a Crasso nel 53 a.C. durante la battaglia
di Carre.
Lettura formale: la statua raffigura Ottaviano Augusto che in una posa stabile e con volto
autorevole solleva il braccio destro e alza l’indice sia in segno di autorità
sia per richiamare il silenzio. Nella mano sinistra, probabilmente, teneva
una lancia ormai andata perduta. Il busto è ricoperto da una corazza,
chiamata lorica, sulla quale si arrotola un mantello militare, detto anche
paludamentum. Sull’armatura è rappresentata la scena della restituzione
delle insegne rubate a Crasso dai Parti, risalente al 20 a.C., in cui vengono
raffigurati da una parte il dio Marte o Augusto stesso e dall’altra il re dei
Parti Fraate IV nell’atto di riconsegna. A questa vicenda partecipa
indirettamente l’universo: in alto è raffigurata la personificazione del Cielo,
che con il suo mantello ricopre, immediatamente sotto, la Luna, l’Aurora e
il Sole con la sua quadriga. Ai lati della scena principale, precedentemente
descritta, sono presenti due donne: una tiene in mano una tromba accanto
ad un cinghiale, l’altra impugna una spada. Alla base della corazza,
invece, sono raffigurati il dio Apollo su un grifone e la dea Diana su un
cervo; inferiormente ad essi è presente con una cornucopia la
personificazione della Terra che allatta due bambini.
Ai piedi della statua è presente un Amorino, ovvero un piccolo eros, che
cavalca un delfino.
Lettura stilistica: La figura è stata scolpita con una meticolosa cura per i dettagli. Il volto,
infatti, è particolarmente realistico e carico dei tratti individuali di Augusto,
che allo stesso tempo sono idealizzati, non andando così a definire l’età
del princeps.
Dal punto di vista stilistico si può dire che in quest’opera si congiungono
diverse correnti dell’arte greca, insieme a quella romana, tese a rendere
perfetta, stabile e autoritaria la rappresentazione del princeps.
Interpretazione: l’opera in questione è stata realizzata, probabilmente per due scopi: la
celebrazione del sovrano e della vittoria del popolo romano sui Parti.
Infatti, per prima cosa si può notare come la figura di Augusto sia
autorevole e calma. Questa autorità è data in particolare dall’indice
puntato, probabilmente, verso le sue truppe per poter richiamare a sé
l’attenzione ed il silenzio nell'intento di iniziare un discorso come capo
militare. Inoltre l’artista o l’equipe di artisti che l’hanno realizzata,
utilizzando come modello il Doriforo di Policleto per quanto concerne la
ponderazione, hanno conferito all’opera una forte stabilità ed equilibrio,
qualità proprie di Augusto, che deve governare un impero.
Il secondo fine è quello di celebrare la vittoria dei romani sui Parti con la
restituzione delle insegne sottratte in precedenza, un atto carico dei
simboli di vittoria e potenza. A questa vicenda, infatti, assiste l’intero
cosmo, che sta a sottolineare l’importanza di questo gesto, che rimarrà poi
nella storia. Ai lati della scena principale, inoltre, sono raffigurate due
donne in lutto, le quali probabilmente potrebbero stare a rappresentare i
popoli sottomessi in tale occasione. Successivamente l’importanza e l’atto
della restituzione diviene ancora di più sacra proprio perché sancita dalla
presenza delle divinità protettrici di Augusto: Apollo e Diana. Inoltre la
raffigurazione della dea Terra, detta anche Tellus, che tiene in braccio due
neonati sta ad indicare la prosperità e l’abbondanza dei popoli dell’Oriente
e dell’Occidente. Infine l’Eros posto ai piedi della figura è rappresentante
della dea Venere e serve quindi a sottolineare la discendenza divina della
sua stirpe, in quanto Afrodite è la madre di Enea, da cui deriva
la gens Iulia.

Bibliografia: libro di testo p.231


https://www.analisidellopera.it/augusto-di-prima-porta/#storia
https://www.romafu.it/augusto-prima-porta/
https://www.studiarapido.it/augusto-di-prima-porta-descrizione/

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