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Gli Epodi: il ritorno all'antica aggressività giambica

La tradizione giambica greca e la sua influenza sulla letteratura latina


Gli epodi (giambi) sono 17 componimenti che furono scritti contemporaneamente alle satire (41 a.C. –
30 a.C.). Mentre Orazio per la satira non aveva riferimento nella lingua greca, per gli epodi aveva come
riferimento Archiloco e Ipponatte. Questi avevano scritto componimenti caratterizzati da una pluralità di
tematiche: Archiloco aveva parlato dell’amore e di politica, utilizzando spesso il tono dell’invettiva e
del sarcasmo per colpire chi l’aveva colpito, così come anche Ipponatte che però ambienta i suoi versi in
luoghi caratterizzati da luoghi lontani dal decoro; quindi, situazioni volgari in cui gli elementi della
realtà sono portati all’esasperazione per far emergere un aspetto turpe della realtà. Il verso utilizzato nei
componimenti era il giambo che è caratterizzato da una dipodia: il piede giambico è formato da sillaba
breve-lunga sillaba breve-lunga. Questa dipodia giambica può associarsi o nel trimetro o nel trimetro
giambico; perciò, questo metro era tato scelto da Archiloco e Ipponatte. Archiloco però scrive
essenzialmente epodi, caratterizzati da due versi, il primo più lungo (trimetro giambico) il secondo più
breve (dimetro). Ipponatte invece aveva inventato il coliambo, un giambo dal lamento zoppicante per
una particolare accentazione che lo rendeva sospeso.

Le caratteristiche della poesia giambica oraziana


Orazio nei suoi epodi aggiunge, oltre alla varietà tematica da cui è condizionato, il realismo (riferimenti
concreti alla realtà) e l’invettiva (attraverso il sarcasmo). Queste componenti sono riconducibili alla
commedia, caratterizzata dal realismo e dall’invettiva. Gli epodi si caratterizzano quindi per un genere
con caratteristiche provenienti anche dalla commedia, come per le satire. Oltre ad Archiloco ed
Ipponatte, altro punto di riferimento nella letteratura greca è Callimaco, che aveva scritto dei giambi
caratterizzati dalla varietà tematica. Il giambo era poi entrato nella letteratura latina, prendendo la forma
del senario (con Ennio e Catullo che si erano dedicati a questi componimenti utilizzando il senario). Il
senario giambico è un verso latino sovrapponibile al trimetro giambico, però mentre il trimetro è
rigoroso, il senario è più libero.

I contenuti della raccolta


Orazio scrive dei componimenti raggruppabili in filoni diversi:
- Quello gnomico (sentenzioso)
- Quello erotico
- Quello dell’invettiva
- Quello civile

Nel filone dell’invettiva lui attacca determinati personaggi come Mevio, augurandogli di naufragare.
Oppure attacca una vecchia libidinosa che pretende prestazioni sessuali mentre l’autore la aiuta. Uno
spazio particolare è riservato alla descrizione di questa donna, caratterizzata da un decadimento fisico.
L’invettiva assume anche toni giocosi come quella contro l’aglio, donato ad Orazio da mecenate. Orazio
parla dell’aglio, paragonandolo ad un veleno più potente di quelli preparati da medea.si parala anche del
tema della magia, ritornando la strega Canidia e le sue pozioni velenose. Orazio parla anche di temi
civili e delle battaglie come quella di Azio. Orazio esprime una critica nei confronti dei cittadini che
combattono tra di loro e nell’epodo 16 propone una fuga verso isole immaginarie, chiamate isole
fortunate, nelle quali è possibile vivere nelle stesse condizioni dell’età dell’oro. Ancora è presente il
riferimento in altri epodi della battaglia di Azio, spunto per esaltare la figura di Ottaviano e di
Mecenate. È presente poi il filone erotico che si differenzia da quello dell’invettiva (dove era presente
l’attacco alla vecchia) poiché il tono è più pacato ma Orazio non si preclude la possibilità di attaccare la
donna spergiura che fa promesse che non mantiene. Nell’epodo11 emerge il contrasto tra una donna
avida che vuole sfruttare il proprio uomo e un poeta che non può offrirle niente. Sono interessanti gli
epodi 2 e 13. Il 2 è un aprosdòketon (imprevisto) poiché nell’epodo si esaltano i campi ma questa
esaltazione viene fatta da un usuraio che non vuole rinunciare alla vita di città. L’epodo 13, invece, è sia
gnomico che simposiaco perché il poeta invita quanti sono coinvolti i marinai che affrontano una
tempesta gli invita ad allontanarsi dai banchi per andare ad un banchetto. Il richiamo è a Chirone che
formava Achille intervallando i momenti di impegno con quelli di sollievo per renderlo più forte.

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