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Il Dadaismo,1 tendenza culturale nata alla vigilia della Prima guerra mondiale,
sviluppatasi tra il 1916 e il 1920 in Svizzera attorno alle figure di Tristan Tzara
(1896-1963), Hugo Ball (1886-1927) e Hans Jean Arp (1887-1966), e poi diffu-
sosi a macchia d’olio nel mondo come provocazione contro tutti gli -ismi letterari
ed artistici del tempo, è stato il movimento artistico più irriverente e scandaloso
della storia moderna. Tuttavia Dada, al di là dei gesti iconoclasti e in tutte le sue
più disparate espressioni, era orientato anche alla ricerca dell’Assoluto, di una
sorta di dimensione suprema e totale dell’Essere da raggiungere in maniera indi-
viduale e senza il condizionamento di precetti ideologici o religiosi, seguendo un
percorso che potrebbe essere emblematicamente definito iniziatico.
Fig. 1 Papillon Dada. Testo redatto probabilmente da Paul Éluard per la promozione della rivista
Proverbe stampato su carta colorata nel dicembre 1919 e distribuito al pubblico nel gennaio
1920. [Collezione Guido Andrea Pautasso]
1
Cfr. Laurent Le Bon, Dada (Paris: Éditions du Centre Pompidou, 2005) e Francesco Tedeschi et
alii. DADA1916 La nascita dell’antiarte (Cinisello Balsamo: Silvana Editoriale, 2016).
2
Hans Jean Arp, “De plus en plus je m’eloignais de l’esthétique” in William S. Rubin, L’arte dada
e surrealista (Milano: Rizzoli, 1972), 10.
3
Man Ray, Autoritratto (Milano: Mazzotta, 1975), 63.
4
Sul rapporto Dada, Taoismo e Zen, argomento tutt’ora da indagare Cfr. Emanuele La Rosa, “Il
dadaismo di Julius Evola nelle lettere a Tristan Tzara” in Julius Evola, Teoria e pratica dell’arte
d’avanguardia (Roma: Edizioni Mediterranee, 2018) 301, e Ko Woࡅn, Buddhist Elements in Dada.
A Comparison of Tristan Tzara, Takahashi Shinkichi and Their Fellow Poets (New York: New York
University Press, 1977).
5
Hugo Ball, Cabaret Voltaire (Roma: Castelvecchi, 2016), 22.
6
Georges Ribemont-Dessaignes, Déja jadis ou du mouvement dada à l’espace abstrait (Paris: Édi-
tions René Julliard, 1958), 84.
7
Marcel Duchamp, Scritti (Milano: Abscondita, 2005), 163.
50
Il Dadaismo iniziatico: vite sospese tra Arte e Alchimia
8
Patrick Rivière, L’enigma Fulcanelli. La misteriosa identità dell’ultimo alchimista (Torino: Edizioni
Età dell’Acquario, 2006), 35.
9
Le Mystère des Cathédrales et l’interprétation ésotérique des symboles hermétiques du grand œuvre
e Les Demeures Philosophales et le Symbolisme hermétique dans ses rapports avec l’Art Sacré et
l’Esotérisme du Grand-Œuvre, furono illustrati dai disegni di Jean-Julien Champagne e stampati
dall’editore parigino Jean Schémit, il primo in una tiratura limitata di 300 esemplari nel 1926, il
secondo nel 1930.
10
Rivière, L’enigma Fulcanelli, 85.
11
Lionel Follet, “Aragon et Louis Delluc” in Recherche Croisée, Aragon/Elsa Triolet 6 (Besançon:
Presses Universitaires Franc-Comtoises, 1998), 222.
12
Hillel-Erlanger non è menzionata in saggi, cataloghi o antologie dedicate a Dada: l’unico a citarla
è stato Michel Sanouillet inserendo il suo nome tra i collaboratori di Littérature in Dada à Paris
51
La Rosa di Paracelso
Fig. 2 Thermo-Maître. Disegno del pittore Kees (Cornelis) Van Dongen (1877-1968) riprodotto
in Irène Hillel-Erlanger, Voyages en Kaléidoscope. Avec un titre et un thermometre dessinè par Van
Dongen (Paris: Les Éditions G. Crès et Cie, 1919).
(Paris: Jean-Jacques Pauvert, 1961), 119. Nelle bibliografie consultate Voyages en Kaléidoscope non
figura tra le pubblicazioni dadaiste.
13
Tami Williams, Germanie Dulac: A Cinema of Sensation (Champain, University of Illinois Press,
2014), 56.
14
Diretta da Pierre Albert Birot dal 1916 al 1919, SIC (acronimo di Sons Idées Couleurs) favorì la
connessione tra i vari movimenti d’avanguardia del periodo pubblicando riproduzioni di opere e
testi di autori cubisti, futuristi e dadaisti.
15
Irène Hillel-Erlanger, Voyages en Kaléidoscope. Avec un titre et un thermometre dessinè par Van
Dongen (Paris: Les Éditions G. Crès et Cie, 1919), 107.
52
Il Dadaismo iniziatico: vite sospese tra Arte e Alchimia
Il libro destò l’attenzione dei critici letterari16 grazie alla scrittura sincopata
di tipo cinematografico e alle invenzioni tipografiche barocche assolutamente
innovative e tipiche dello stile dadaista, ma anzitutto suscitò l’attenzione degli
alchimisti. Fu Canseliet a paragonare il racconto di quel viaggio avventuroso
alla Jonathan Swift o alla Jules Verne al poema alchemico medievale di Jean de
Lafontaine (1621-1695), La Fontaine des Amoureux de Science,17 e dietro segna-
lazione di Fulcanelli, dopo essersi consultato con Breton,18 a sostenere che si
trattasse di un testo ermetico trascendentale dove veniva svelato il Mysterium
dell’Opus Magnus.19
Il racconto acroamatico, ambientato a Parigi, narra di Joël Joze – pseudonimo
dietro al quale sarebbe celato il fisico inglese James Prescott Joule (1818-1889)
o l’artista Champagne – inventore di un apparecchio simile a quello del cinema-
tografo: un caleidoscopio capace di captare le onde magnetiche delle persone e
di proiettarle sullo schermo, portando così alla luce “le SENS CACHÉ de toutes
choses”,20 e di offrire a ciascuno “une vision neuve de l’Universe”. La Contessa
Véra, animatrice delle soirées della Ville Lumière, in un magnifico palazzo di Ave-
nue Montaigne trasforma gli esperimenti di Joze in eventi spettacolari, e nel frat-
tempo tenta di sedurlo per entrare in possesso del segreto del suo macchinario. A
salvare l’inventore interviene però l’orientale Grace che, togliendosi il velo che le
copre il volto, dimostra a Joze di essere la sorella di Véra e gli mostra il prezioso
diamante che ha incastonato nella fronte. Quando l’inventore posa lo sguardo
sulla gemma, una gigantesca esplosione devasta la capitale francese. I tre soprav-
vivono ma Joze abbandona Véra e resta tra le braccia di Grace dimenticandosi la
mondanità e il successo ottenuto grazie alla sua invenzione.
Sin dal frontespizio Hillel-Erlanger sostenne che Voyages en Kaléidoscope non
fosse un “roman moins encore une étude de caractères”, infatti, si trattava di un
journal intérieur dal carattere allegorico21 nel quale veniva descritto in maniera
16
Per Serge Hutin il libro venne ignorato dai critici letterari, vedi Governi occulti e società segrete
(Roma: Edizioni Mediterranee, 1973), 166; tuttavia è stato recensito da Abel Hermant, “Voyages en
kaléidoscope de Mme Hillel-Erlanger et autres écrits cubistes”, Le Figaro, Paris vendredi 19 Octo-
bre 1919, 2 e in diversi quotidiani parigini: L’Intransigeant, jeudi 23 Octobre 1919, 2; L’Humanité.
Journal socialiste quotidien, vendredi 24 Octobre 1919, 2; e fu segnalato anche in La Liberté, lundi
4 Octobre 1919, p. 2; e in Comœdia illustré, samedi 15 Novembre 1919, 56; ne scrisse Louis Ara-
gon sulla dadaista Littérature, n. 9, Novembre 1919, 26-27. Nelle recensioni si accenna al fatto che
sia l’autrice, sia il protagonista del libro, si sono occupati di scienze occulte e la storia è paragonata
ai libri fantastici di Villiers de L’Isle-Adam o al Faustroll del patafisico Alfred Jarry; altrimenti Her-
mant associa la scrittura allo stile letterario cubista di Jean Cocteau e Blaise Cendras.
17
Archer, “Irene Hillel et Julien Champagne”, 25 mars 2007, http://www.archerjulienchampagne.
com/article-6153071.html.
18
Ciò avvenne nel 1945, secondo la ricostruzione di Canseliet in Due luoghi alchemici. In margine
alla scienza e alla storia (Roma: Edizioni Mediterranee, 1998), 16.
19
Geneviève Dubois, Fulcanelli. Svelato l’enigma del più famoso alchimista del XX secolo (Roma:
Edizioni Mediterranee, 1996), 95.
20
Hillel-Erlanger, Voyages en Kaléidoscope, 14.
21
Il termine è utilizzato da Eugène Canseliet che accenna a Hillel-Erlanger in “L’Hermetisme dans
la vie de Swift et dans ses Voyages”, Cahiers du Sud, année 44, tome XLVI, n. 344, Janvier 1958, 18.
53
La Rosa di Paracelso
22
Irène Hillel-Erlanger, “Par amour. Fantaisie musicale et variations sur le Nom de PEARL
WHITE”, Littérature, n. 10, Paris Décembre 1919, 19.
23
Per i dettagli sulla biografia Cfr. https://voronoff.wordpress.com/.
24,
Nel citato Governi occulti e società segrete Serge Hutin sostiene che le copie disponibili del libro
fossero state acquistate tutte da misteriosi lettori prima che venisse messo in vendita, senza dubbio
per essere distrutte.
25
Cfr. Maurizio Calvesi, Duchamp invisibile. La costruzione del simbolo (Roma: Officina Edizioni,
1975); John F. Moffitt, Marcel Duchamp: alchemist of the avant-garde in The spiritual in art: ab-
stract painting 1890-1985 (New York: Abbeville Press, 1986), 257-271; Nadia Choucha, Dada and
Duchamp: the fusion of mysticism and materialism in Surrealism and the occult. Shamanism, Magic,
Alchemy and the birth of an artistic movement (Rochester-Vermont: Destiny Books, 1992), 37-49.
In alternativa è possibile pensare che l’arte di Duchamp possa essere ricondotta a modelli alche-
mici nonostante lui non fosse un alchimista Cfr. Arturo Schwarz, La sposa messa a nudo in Marcel
Duchamp, anche (Torino: Einaudi, 1974).
54
Il Dadaismo iniziatico: vite sospese tra Arte e Alchimia
26
Marcel Duchamp, Ingegnere del tempo perduto. Conversazione con Pierre Cabanne (Milano: Abs-
condita, 2009), 42; Cfr. L’École nationale des chartes. Histoire de l’école depuis 1821 (Thionville:
Gerard Klopp Editeur, 1997).
27
Paul Cabanne, The Brothers Duchamp (Boston: New York Graphic Society, 1976), 101.
28
Jennifer Gough-Cooper-Jacques Caumont, “Effemeridi su e intorno a Marcel Duchamp e Rrose
Sélavy 1887-1968” in Marcel Duchamp (Milano: Bompiani, 1993).
29
Cfr. Ruth L. Bohan, The Société Anonyme’s Brooklyn Exhibition: Katherine Dreier and Modern-
ism in America, (Ann Arbor: UMI Research, 1982).
30
La frase è citata da Robert Lebel in André Breton, L’art magique (Paris: Club Français du Livre,
1957), 98; ed. it. L’arte magica (Milano: Adelphi, 1991), 317.
31
Moira Roth, “Robert Smithson on Duchamp: an interview”, Artforum, n.12, December 1973, 91.
55
La Rosa di Paracelso
32
Maurizio Calvesi, “Mem, Mutt, Mutter” in Marcel Duchamp (Firenze: Giunti, 1993), 36.
33
Maurizio Calvesi, Duchamp invisibile, 133.
56
Il Dadaismo iniziatico: vite sospese tra Arte e Alchimia
Fig. 3 Riproduzione di Foutain, ready-made di Marcel Duchamp sulla rivista The Blind Man New
York, n. 2, maggio 1917. [Collezione Guido Andrea Pautasso]
34
Roger Dadoun, Dizionario della pornografia (Milano: Centro Scientifico Editore, 2006), 138-139.
35
Franco Pezzini, Victoriana. Maschere e miti, demoni e dei del mondo vittoriano (Bologna: Odoya,
2016), 172-174.
36
Christian Jacq, I segreti dell’Antico Egitto (Milano: Mondadori, 1998), 82 121.
37
Arturo Schwarz, “La macchina celibe alchimistica”, in Harald Szeemann, Le macchine celibi
(Milano: Electa, 1989), 166-189.
57
La Rosa di Paracelso
cettualmente simili pur essendo per natura antitetiche: il primo, era considerato
una sostanza alimentare proibita dalla religione cristiana e per gli antichi aztechi
era Theobroma, cibo degli dèi, mentre per la sua natura di linfa bianca lattea, il
secondo è indicato come un elisir inebriante ed energetico.
Anche L.H.O.O.Q., correzione a matita della leonardesca Gioconda alla qua-
le Duchamp aggiunse ironicamente un paio di baffetti e una formula chimica,
rimanda al mito dell’Androgino, e sfruttando in particolare tre lettere, H., O.
38
Duchamp, Scritti, 103.
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Il Dadaismo iniziatico: vite sospese tra Arte e Alchimia
39
P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto (Roma: Casa editrice Astrolabio,
1976) 103; Cfr. G. Testi, Dizionario di alchimia e di chimica antiquaria. Paracelso (Roma: Edizioni
Mediterranee, 1980).
40
Robert Giraud, L’Argot d’Eros (Paris: Éditions Marval, 1992), 54.
41
Cfr. Giovanna Zapperi, L’artista è una donna. La modernità di Marcel Duchamp (Verona: Ombre
corte, 2014).
42
Cfr. George M. Young, I cosmisti russi. Il futurismo esoterico di Nikolaj Fëdorov e dei suoi seguaci
(Roma: Tre Editori, 2017).
43
Cfr. Julius Evola, Teoria e pratica dell’arte d’avanguardia (Roma: Edizioni Mediterranee, 2019).
44
Guido Andrea Pautasso, Il passaggio di Evola dal Futurismo al Dadaismo in due articoli scono-
sciuti, in Studi evoliani 2015 (Roma-Carmagnola: Fondazione Julius Evola-Arktos, 2016), 179-200.
45
Lao-Tze, Il Libro della Via e della Virtù, trad. e introd. di Julius Evola (Lanciano: G. Carabba
Editore, 1923).
59
La Rosa di Paracelso
Figg. 5-6
Cartolina-invito di Julius Evola. Recto e verso del biglietto intestato alla Lega Teosofica
Internazionale, indirizzato all’architetto futurista Virgilio Marchi per la conferenza Il dadaismo
e il suo contenuto spirituale, tenutasi in data 26 (maggio?) 1921. Si tratta di una replica, presso la
sede della Lega Teosofica Internazionale, a Via Gregoriana 5, dell’omonima conferenza tenuta il
16 maggio dello stesso anno presso l’Università di Roma. Sotto l’invito, due righe manoscritte di
Julius Evola. [Collezione Guido Andrea Pautasso]
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Il Dadaismo iniziatico: vite sospese tra Arte e Alchimia
46
Cfr. Simona Cigliana, Futurismo esoterico. Contributi per una storia dell’irrazionalismo italiano tra
Otto e Novecento (Roma: La Fenice, 1996) e Guido Andrea Pautasso, Vampiro futurista. I futuristi
e l’esoterismo (Albisola: Vanillaedizioni, 2018).
47
Cfr. Guido Andrea Pautasso, “Julius Evola e Maria de Naglowska, dadaista innominata” in Studi
Evoliani 2017 (Roma-Carmagnola: Fondazione Julius Evola 2017), 225-238.
48
Al pari di Hillel-Erlanger, de Naglowska non è menzionata in studi e antologie dedicate a Dada,
ed è sfuggita anche all’importante studio di Ruth Hemus, Dada’s Women (New Haven and Lon-
don: Yale University Press 2009).
49
Maria de Naglowska, Malgré les tempêtes. Chants d’amour (Roma: Maglione e Strini 1921).
50
Sergio Pautasso, La lirica moderna. Un ossimoro ideale (Roma: Marzorati-Editalia, 1999), 212-213.
51
Julius Evola, “L’arte astratta e il dadaismo”, in Il cammino del cinabro (Milano: All’insegna del
pesce d’oro, 1963), 27.
52
Barbara Zandrino, “Il risveglio del suono”, in Le forme del disordine. Saggi su Campana-Evola-
Fillia-Penna (Milano: SugarCo Edizioni, 1982), 68.
53
Julius Evola, Sul significato dell’arte modernissima, in appendice a Saggi sull’idealismo magico
(Roma-Todi: Atanòr, 1925), 179-199.
61
La Rosa di Paracelso
maschera sprezzante del dandy; esibì unghie lunghe laccate di verde; dichiarò di
appartenere a quella razza di individui “fuori dalla vita e quindi da ogni funzione
pratica”; e sperimentò con curiosità sostanze psicotrope per stimolare la creativi-
tà mediante “esperienze interiori” che gli consentirono di dipingere opere come
Etere, e a spingersi “verso forme di coscienza in parte staccate dai sensi fisici”,
passando “non di rado vicino all’area delle allucinazioni visionarie e fors’anche
della pazzia”. Tuttavia Evola non fu il solo dadaista a cedere a conclamate spe-
rimentazioni proto-psichedeliche: Duchamp coltivò visioni allucinatorie dovute
all’uso e all’abuso di whiskey e di droghe soprattutto quando praticò l’indicibile
e trasgressiva disciplina che Clément Pansærs, nel poème en prose intitolato Bar
Nicanor,54 definì “saoûlographie”, ossia il lasciarsi precipitare in un estremo stato
di ebrezza provocato dalla consumazione di vino, cocktail e superalcoolici me-
scolati ad etere e ad altre sostanze stupefacenti.
L’androginia e l’alchemica congiunzione degli opposti, al pari della sperimenta-
zione di droghe allucinatorie segnarono marcatamente la ricerca dei dadaisti, così
come non mancarono nelle loro opere riferimenti anche a pratiche esoteriche orien-
tali come la ritenzione del seme umano,55 esercizio che costringe l’energia dell’orga-
smo maschile ad essere incanalata al di fuori della riproduzione della vita organica
verso l’esperienza ascensionale dell’auto-trascendenza. Paul Joostens, nel dipinto
Giration mixte de la libido del 1919, materializzò sulla tela un percorso iniziatico-
fisico da superare per il raggiungimento dell’acme del piacere mediante una mecca-
nica rotazione mista della libido che non solo misconosceva la necessità della presen-
za femminile nella copula, ma soprattutto, per la conquista dell’Illuminazione,
insisteva sulla negazione dell’eiaculazione durante l’orgasmo. A detta di Tzara,
Ernst e Arp – quest’ultimo attratto dalle riflessioni mistico-alchemiche di Jakob
Böhme (1575-1624) e dai testi alchemici di Paracelso56, e come molti altri dadaisti
ospite a lungo della Comune esoterica di Monte Verità –,57 la ricerca del Piacere
passava invece dal seme femminile di Dada che andava estratto dalle fanciulle me-
diante un trattamento meccanico, teurgico e pseudo-scientifico assai simile ad un
processo alchemico. Il concetto venne esplicitato dai tre artisti sulla rivista intitolata
Tyrol Dada au grand air. Der Sängerkrieg in Tirol:58 in copertina fu riprodotta l’im-
magine di un inquietante e fantascientifico collage, Die Leimbereitung aus Knochen-
Préparation de la colle d’os, che riproduceva una giovane ragazza in uno stato di
apparente incoscienza, sdraiata sul lettino operatorio, con innestati nel corpo tubi e
cavi connessi ad un marchingegno destinato all’estrazione dal corpo della preziosa
Colle d’os: un Serum Physiologique la cui definizione sigilla anche l’opera ducham-
54
Clement Pansaers, Bar Nicanor (Bruxelles: Editions Aio, 1921).
55
Cfr. Henri Maspero, La ritenzione del seme umano. Tecniche taoiste di salvezza (Milano: Newton
Compton, 1980).
56
Harriett Watts, “Arp, Kandinsky, and the legacy of Jakob Böhme” in Maurice Tuchman et alii.
The spiritual in art: abstract painting 1890-1985 (New York: Abbeville Press, 1986), 239-253.
57
Theo Kneubühler, “Berlino, Monaco-Zurigo, il Dada e il Ticino”, in Harald Szeemann et alii.,
Monte Verità (Milano: Electa, 1978), 152-159.
58
Si tratta dell’ottavo numero della rivista Dada stampata a Parigi nel settembre del 1921.
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Il Dadaismo iniziatico: vite sospese tra Arte e Alchimia
Fig. 7 Copertina della rivista Dada, n. 8, Parigi 1921, numero speciale intitolato Tyrol Dada
au grand air. Der Sängerkrieg in Tirol, con la riproduzione dell’opera di Max Ernst Die
Leimbereitung aus Knochen-Préparation de la colle d’os accompagnata da un testo poetico di
Tristan Tzara. [Collezione Guido Andrea Pautasso]
piana 50 cc Air de Paris, ampolla di vetro la cui forma ricorda in maniera impressio-
nante il calorimetro59 inventato nel 1881 dal fisico Jules Violle, probabilmente lo
scienziato che si celava dietro lo pseudonimo Fulcanelli. L’elisir alchemico e balsa-
mo miracoloso destinato alla laica resurrezione e alla rinascita del corpo dei dadaisti
attraverso l’arcanum chymicum è associabile dunque all’Amrita tantrica, lo Sperme
féminin, Argent vif des Philosophes e degli alchimisti: sostanza che verrebbe prodot-
ta nel laboratorio alchemico dell’organismo, l’Atanor corporeo femminile, in virtù
dell’eccitazione sessuale. Tuttavia, nel conseguire la dimensione superiore di Perfet-
to, l’iniziato maschio può godere di tale nettare femminile soltanto nutrendosene, in
un procedimento che porta l’uomo a identificare la donna nella sola potenza divina
in grado di alimentare il suo Essere corporeo e di superare l’esigenza del coito.
59
L’immagine è riprodotta in Patrick Rivière, L’enigma Fulcanelli, 144.
63
La Rosa di Paracelso
Con l’occupazione dannunziana di Fiume nel settembre del 1919, Baader, Huel-
senbeck e Grosz, membri del Club Dada berlinese, videro la possibilità di dare al
Dadaismo una terra liberata da dogmi e pregiudizi, dove a comandare sarebbero
state l’arte e la poesia. Per questo inviarono un significativo telegramma pubblicato
su Il Corriere della Sera, Dada-Telegramm an Gabriele D’Annunzio,60 in cui riven-
dicarono la natura grandiosa e dadaista dell’impresa del Vate, riconobbero Fiume
come città italiana e annunciarono la pubblicazione di Dadako, atlante dadaista
mondiale curato da Huelsenbeck, destinato a raccogliere poemi, saggi, collage e di-
segni. Il telegramma fu firmato dai dadaisti tedeschi che vi aggiunsero alla fine una
sigla misteriosa: “Ai 15, 333”. La numerazione potrebbe far riferimento ai quindici
collaboratori di Dadaco e ai 333 documenti contenuti nel volume, ma potrebbe in-
dicare invece un preciso riferimento massonico, dato che i Dada berlinesi si diceva
che fossero affiliati a logge segrete massoniche e che preannunciava la dannunziana
iscrizione alla Massoneria con il massimo grado, il 33°, proprio a Fiume. Secondo i
rituali massonici al numero 15 corrisponde il dio cabalistico Lucifero, l’Uomo-Dio,
il Maestro massone; e nel rituale del 15° grado, che rappresenta l’emancipazione
del popolo dei massoni dal giogo monarchico, il candidato simboleggia Zorobabe-
le, il liberatore dalla schiavitù babilonese delle tribù di Judah e Benjamin, che otten-
ne il permesso di riportarle a Gerusalemme. Mentre il numero 333 per la tradizione
cristiana rappresenta l’essenza stessa di Gesù, la Santissima trinità, Padre, Figlio
e Spirito Santo; e secondo talune interpretazioni dell’Antico Testamento, questo
conterebbe 333 profezie che dimostrano che Cristo era il Messia. Ancora, per la
numerologia 333 è un numero Maestro Superiore, rappresenta la Vita, la Creazione
e la chiamata dal Destino. Nella Bibbia solo il Libro di Geremia come estensione ar-
riva al capoverso 3,33, e nel versetto si legge una supplica dal tono indubbiamente
esoterico: “Invocami, e io ti risponderò, e t’annunzierò cose grandi e impenetrabili,
che tu non conosci”. Il numero 333 ritorna anche nella simbologia del Sigillo di Sa-
lomone, o Stella di David, rappresentando l’unione divina di maschile e femminile,
proprio l’Androgino, raffigurato iconograficamente nei testi ermetici degli alchi-
misti, che incarna quell’Essere Assoluto evocato e vissuto dalla cerchia degli artisti
Dada nell’intento di dare vita al Dadaista iniziato, illuminato e beato.
60
Richard Huelsenbeck, Dada Almanach (Berlin: Erich Reiss, 1920), 108-109; e Guido Andrea
Pautasso, Un telegramma Dada a Gabriele d’Annunzio, in Antarès, Fiume Diciannove. Il fuoco sacro
della Città di Vita, n. 15, 2019, pp. 107-109.
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Bibliografia
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