Sei sulla pagina 1di 1

E-DEMOCRACY (Chirulli Christian,Sessa Marco)

Con il termine e-democracy, o democrazia digitale, si fa riferimento all’utilizzo di strumenti digitali e


tecnologici al fine di aumentare la partecipazione politica dei cittadini alle decisioni che li riguardano, con
lo scopo ultimo di avvicinarsi il più possibile ai loro interessi e bisogni.
Una tale finalità troverebbe, peraltro, un suo fondamento proprio nella Costituzione italiana, che, all’art.
118, co. 4, prevede il principio di sussidiarietà, secondo cui è necessario che le decisioni siano assunte
dal livello più vicino ai diretti interessati.
All’interno del concetto di democrazia digitale, in particolare, possono essere distinti diversi modelli, cui
quella diretta, partecipativa e deliberativa.

Democrazia diretta
Evoca l’immagine dell’agorà ateniese e indica l’esercizio diretto del potere e della sovranità da parte
dei cittadini. Forme di democrazia diretta sono tutte quelle procedure che implicano l’annullamento di
ogni mediazione nell’esercizio del potere del popolo.
Le teorie che si appellano alla democrazia diretta hanno trovato alimento nella critica al ruolo della
rappresentanza. In questa visione direttistica della democrazia, centrale appare l’idea che ogni forma di
rappresentanza politica conduca inevitabilmente alla separazione, al distacco, degli eletti dal
popolo.
E da qui, dunque, le contromisure: quelle che portano a una visione della rappresentanza come delega
vincolata e funzionale e l’idea di un mandato imperativo per gli eletti.

Democrazia partecipativa
Tra i tratti costitutivi di questo modello teorico vi era il rifiuto radicale della rappresentanza, di cui si
sottolineavano gli effetti negativi: in particolare, l’atrofizzazione delle capacità politiche degli
individui, gli incentivi all’apatia e alla passività. La participatory democracy esaltava l’esercizio di una
diretta responsabilità di autonomia, autogoverno e autodeterminazione. Al centro, vi era dunque una
visione della democrazia come democrazia locale e comunitaria, fondata sulla diretta partecipazione
del cittadino alla formazione delle scelte collettive. Di recente il richiamo alla democrazia partecipativa
si produce sull’onda dei movimenti di critica alla globalizzazione.
Torna l’idea che le comunità locali si possano e debbano autogovernare, e riappropriarsi così del loro
destino. Tuttavia, a differenza delle visioni che possiamo ricondurre a una visione diretta della
democrazia, le più recenti elaborazioni di un modello di democrazia partecipativa propongono una forma
di coesistenza o di complementarietà con le istituzioni della democrazia rappresentativa: le forme
e i processi di democrazia partecipativa vengono visti come mezzi con i quali i cittadini riescono ad
esercitare pressione o a interagire con le istituzioni superiori.

Democrazia deliberativa
Alla base dell’idea di democrazia deliberativa possiamo cogliere l’opposizione tra una visione
aggregativa della democrazia (in base alla quale le “preferenze” degli individui possono essere solo
“contate” e assunte come un dato esogeno) e una visione discorsiva, per la quale i giudizi politici dei
cittadini si formano e si trasformano nel corso di un processo deliberativo pubblico, attraverso uno
scambio argomentativo e nel dialogo con gli altri. È una forma di governo democratica, nella quale la
volontà del popolo non viene espressa tramite l’elezione di rappresentanti (democrazia
rappresentativa), ma direttamente dal popolo stesso, tramite la cosiddetta deliberazione. Tra i punti di
forza di questo tipo di democrazia troviamo:
- l’accrescimento di una cultura civica;
- produrre decisioni più adeguate;
- giungere a scelte condivise e legittime;
- riduce il potere del più forte e si incentra sul bene comune;
- propone un valore di uguaglianza.

Potrebbero piacerti anche