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DIRITTI E POLITICA

Considerato il carattere democratico del sistema costituzionale italiano, i diritti che riguardano l’attività
politica sono innanzitutto il diritto di voto (art. 48) e il diritto di associazione in partiti politici (art. 49)

Il nostro sistema di decisione politica è basato su un’idea di democrazia indiretta. Questo significa, che le
decisioni non sono attribuite direttamente ai cittadini, ma sono rimesse a soggetti da questi eletti a
rappresentarli (i deputati e i senatori).

Fanno eccezione il referendum (art. 75) e le petizioni (art. 50), che consentono ai cittadini di prendere
decisioni direttamente (il referendum) e di manifestare esigenze al Parlamento (le petizioni).

Le elezioni sono, la molla da cui si sprigiona l’energia che mette in moto tutto il meccanismo costituzionale.
Senza le elezioni delle due Camere che formano il Parlamento tutto si fermerebbe.

Che vi siano le elezioni è dunque essenziale affinché ci possa essere democrazia.

Elettorato attivo e passivo

Con l’espressione “elettorato attivo” si indica il diritto di essere elettore. L’insieme dei cittadini aventi
diritto di voto (cioè l’elettorato attivo) costituisce il “corpo elettorale”.

Altro è “l’elettorato passivo”, vale a dire il diritto di essere candidato alle elezioni.

Di norma, l’elettorato attivo e passivo spetta a tutti i cittadini maggiorenni.


Il diritto di voto

Secondo la Costituzione (art. 48) il voto è:

- Universale
- Personale
- Uguale
- Libero e segreto

Universalità del voto significa che sono elettori tutti i cittadini uomini e donne, che hanno raggiunto la
maggiore età. Solo per l’elezione del Senato il diritto di voto si acquista più tardi, al compimento del
venticinquesimo anno.

Personalità del voto significa che ciascun elettore deve far uso di persona del suo diritto e non può
delegarlo ad altri. L’elettore deve essere identificato nel momento del voto.

Uguaglianza significa che il voto di ciascuno vale quanto quello di tutti gli altri.

Libertà e segretezza sono due aspetti collegati del diritto di voto. La segretezza significa che non deve
essere possibile sapere come ciascun elettore ha votato. Ciò è evidentemente garanzia di libertà dalle
pressioni esterne.

Le limitazioni del diritto di voto

L’articolo 48, ultimo comma, della Costituzione consente (si badi: non impone) alla legge che siano privati
del diritto di voto i soggetti che si trovano in particolari situazioni. Esse sono:

- L’incapacità civile
- La condanna penale irrevocabile
- L’indegnità morale

L’incapacità civile è una situazione che deriva da una sentenza di interdizione o di inabilitazione
(dall’accertamento, cioè, da parte di un giudice della totale o parziale incapacità di una persona di
provvedere a se stessa). L’incapacità civile comporta limitazioni nell’esercizio personale di determinati
diritti previsti dal diritto civile, ma non ha conseguenze circa la titolarità del diritto di voto

Alla condanna penale irrevocabile possono seguire, in casi di particolare gravità, l’interdizione o proibizione
(perpetua o temporanea) delle attività pubbliche (i cosiddetti “pubblici uffici”). Tra queste attività che
possono essere proibite vi è il diritto di voto.

L’indegnità morale è una categoria generica. La limitazione al diritto di voto deve essere prevista dalla
legge e vale a difendere l’onorabilità delle istituzioni rappresentative. Si potrebbe pensare di rinverdire la
categoria con riguardo ai profittatori delle risorse comuni, come sono gli evasori fiscali o i distruttori di beni
pubblici.
In ogni caso, è l’impossibilità di escludere il diritto di voto per motivi politici, come avviene invece nei regimi
non democratici, dove agli oppositori non è consentito di votare.

Le pari opportunità

Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in
condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con
appositi provvedimenti le pari opportunità tra uomini e donne.

Il voto come dovere civico

Si è detto che il voto è un diritto. La Costituzione aggiunge che il suo esercizio è un dovere civico.

Dire “dovere civico” significa, escludere che si tratti di un dovere giuridico: chi lo viola non va, infatti,
incontro ad alcuna conseguenza legale. l’assenza di un obbligo giuridico consente l’astensione dal voto.

Ineleggibilità, incandidabilità, incompatibilità

L’esistenza di talune circostanze (cariche occupate, professioni svolte, precedenti penali) può limitare
l’elettorato passivo dei soggetti interessati.

L’ineleggibilità è la situazione di colui che non può essere eletto. L’articolo 65 della Costituzione rinvia alla
legge il compito di stabilire le cause di ineleggibilità. Esse valgono per l’elezione sia dei deputati che dei
senatori. L’eventuale elezione di un candidato ineleggibile non è valida e potrà perciò essere annullata dalla
stessa Camera cui egli ha inteso appartenere.

L’incandidabilità è la situazione di colui che non può essere inserito nelle liste dei candidati alle elezioni. Si
tratta di una situazione più litante di quella dell’ineleggibilità, dal momento che le cause di ineleggibilità
possono essere rimosse entro un certo termine prima delle elezioni, quelle di incandidabilità no. Non sono
candidabili coloro che sono stati condannati in via definitiva per taluni delitti particolarmente gravi.

L’incompatibilità è la situazione di colui che non può ricoprire contemporaneamente due diverse cariche
pubbliche. Diversamente dalle cause di ineleggibilità e incandidabilità, i motivi di incompatibilità possono
essere rimossi dopo il loro insorgere, scegliendo quale carica si preferisce mantenere.
I partiti politici

Come detto, la democrazia italiana si svolge mettendo in relazione gli elettori con le istituzioni. A far da
tramite sono i partiti politici, associazioni di cittadini che svolgono la doppia funzione di raccogliere i voti
degli elettori, proponendo alla loro valutazione liste di candidati, in occasione delle elezioni, e di agire
attraverso i propri membri, in particolare gli eletti, all’interno degli organismi costituzionali.

I partiti come associazioni di cittadini

L’articolo 49 delle Costituzione riconosce a tutti i cittadini il “diritto di associarsi liberamente in partiti per
concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Tutti i partiti sono dunque
ammessi (a eccezione di quello Fascista).

Essi raccolgono e organizzano coloro che professano le stesse idee politiche e intendono unirsi per farle
valere in modo efficace.

Queste associazioni formalmente private, a differenza di tutte le altre, sono indispensabili al


funzionamento della democrazia rappresentativa e assumono perciò un importante rilievo pubblico.

I compiti tipici dei partiti sono:

- Organizzare politicamente i cittadini, elaborando le proprie proposte politiche e, sulla base di


queste, chiedere adesioni ai voti
- Selezionare i candidati per le elezioni
- Organizzare le attività degli eletti, in modo che essi agiscano conformemente ai programmi in base
ai quali sono stati eletti
- Mantenere vivo il collegamento tra gli eletti e gli elettori, nell’intervallo tra un’elezione e quella
successiva
Il finanziamento dei partiti politici

Si è detto che i partiti politici sono associazioni private. Tuttavia, poiché svolgono funzioni indispensabili alla
vita democratica, da molti anni si è posta l’esigenza di un finanziamento pubblico, e che possa evitare il
finanziamento illegale, proveniente soprattutto dalle cosiddette “tangenti” pagate dai privati imprenditori
in cambio di favori pubblici.

Si è tentato di risolvere il problema con varie leggi, ispirate a diversi meccanismi di erogazione di denaro
pubblico. Questo tentativo si tradusse però, in un fallimento. Successivamente, il finanziamento pubblico è
stato più volte oggetto di nuove leggi che, in vario modo, ne hanno progressivamente aumentato
l’ammontare.

Invertendo la tendenza, una legge del 2014 ha abolito ogni forma di finanziamento pubblico a partire dal
2017.

La regolamentazione dei partiti politici

Come s’è visto, i partiti sono associazioni non riconosciute che si reggono soltanto sui loro statuti interni, in
assenza di garanzie a favore degli iscritti, aventi qualche efficacia contro le violazioni delle regole che
dovrebbero valere nella vita interna di queste associazioni

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