Sei sulla pagina 1di 5

MACHIAVELLI

1492 muore Lorenzo il Magnifico; gli succede il figlio Piero.


1494 Carlo VIII re di Francia scende per impossessarsi del Regno di Napoli. Piero gli si oppone
(tradendo la tradizionale politica filofrancese di Firenze) e poi gli si arrende facilmente, senza consultare le
istituzioni comunali che erano rimaste vive a Firenze i Medici vengono scacciati da Firenze e restano in
esilio per 18 anni.

La Firenze repubblicana è dominata da Girolamo Savonarola (predicatore dal rigorismo morale estremo)
fino a quando viene spodestato e condannato al rogo nel 1502 viene eletto doge a vita Pier Soderini.

Nel 1512 i Medici tornano a Firenze, sfruttando un momento di difficoltà del regime di Soderini e lo
cacciano.

Nel periodo tra la cacciata dei Medici e il loro ritorno, si ha l’ascesa di Machiavelli.
Veniva da una famiglia non particolarmente in vista ma, con l’elezione di Soderini, diventa un funzionario di
altissimo rango diventano la base della “lunga esperienza delle cose moderne” di cui parla ne Il Principe.

Fu ambasciatore di Firenze presso Cesare Borgia, detto il Valentino (figlio del Papa), incontra l’imperatore
d’Austria ecc… da queste esperienze nascono i primi scritti, ovvero le relazioni delle sue missioni
diplomatiche. Inizia un’osservazione attenta della realtà politica.

Convince la repubblica fiorentina della necessità di un arruolamento dei soldati all’interno della città di
Firenze, per costituire un servizio di leva secondo lui, la difficoltà degli eserciti italiani di far fronte alle
grandi potenze straniere dipende dalla debolezza degli eserciti, dato che i soldati erano tutti mercenari.
Non ebbe grande successo.

Dopo la cacciata di Soderini, Machiavelli cade in disgrazia viene accusato di una congiura e condannato
a morte, torturato ma salvato dal fatto che Leone X era salito al potere e aveva avuto un’amnistia.

Ora che i Medici hanno potere anche sulla Chiesa, vogliono creare un principato in Italia centro-
settentrionale il potere mediceo torna prepotentemente sullo scenario non solo fiorentino ma italiano,
sembra che possano costituire un’egemonia su tutta l’Italia.

Lettera a Francesco Vettori

Famosa e controversa non si sa bene che cosa Machiavelli dica dell’opera che poi sarà Il Principe e che
qui viene annunciata.
La compone mentre è in un momento di ripiegamento e perdita del proprio prestigio dopo essere uscito di
prigione il destinatario è Vettori, ambasciatore di Firenze presso il papa. Machiavelli vorrebbe fare
arrivare la sua imminente opera al papa e a Giuliano de’ Medici, che era il principale pretendente al
principato che si temeva avrebbero costituito i Medici.

Tono molto variabile: il tono iniziale è autoironico e scherzoso. Risponde alla lettera precedente con una
citazione petrarchesca.

L’idea di Machiavelli è di costruire un principato mediceo nel nord e centro Italia, con ovviamente a capo
Giuliano.
Un altro personaggio importante della famiglia è Lorenzo duca di Urbino, che è figlio di Piero (figlio di
Lorenzo il Magnifico).

In realtà il Principe non è dedicato a Giuliano duca di Nemour, ma è dedicato a Lorenzo il Giovane, una
delle possibile ragioni è che la dedica a Lorenzo sia subentrata dopo la morte di Giuliano, altri ritengono
che ci sia stato uno spostamento da un familiare all’altro.
Nell’opera però si parla di Giuliano, anche se in realtà è dedicata a Lorenzo duca di Urbino.

PROBLEMA DELLA COMPOSIZIONE DEL PRINCIPE


 Problema molto complesso che ha dato vita a un lungo dibattito

 Questione: cosa era stato composto del Principe alla data del 10 dicembre 1513

 Cosa intende Vettori?

1. HA visto solo ciò che Machiavelli ha scritto fino a quel momento

2. Ha visto l’indice dell’opera già scritta 

3. Ha visto solo una parte di un’opera già compiuta

 Il problema diviene : Il Principe è un’opera unitaria 

STRUTTURA

 Capp I- XI descrivono vari tipi di principati divisi in:

Cap II: principati ereditari

Cap III - V: principati misti

Cap VI - IX: principati nuovi (suddivisi in base alle modalità di acquisizione)

Cap X: valutazione delle forze militari

Cap: XI: principati ecclesiastici

 Capp. XII - XIV: discussione del problema delle milizie

 Capp XV-XXIII: le qualità e i comportamenti del Principe 

Cap XV: sorta di secondo porgo: la “verità effettuale”

Cap XVI: liberalità e parsimonia

Cap XVII: crudeltà e pietà

Cap XVIII: lealtà e slealtà

Cap. XIX: come rifuggire il disprezzo e l’odio

Capp. XX - XIII: varie questioni pratiche

 Cap XXIV - XXVI

Cap XXIV: le ragioni della situazione italiana

Cap XXV: ruolo della fortuna

Cap XXVI: esortazione al principe- dedicatario 


LA DEDICA DEL PRINCIPE 

 Machiavelli offre a Lorenzo “la cognizione delle azioni delli uomini grandi”, appresa sia attraverso la
propria “lunga esperienza delle cose moderne” sia attraverso “continua lezione [lettura] delle
antiche” —> idea della presenza di costanti e della ripetitività della storia)

 Machiavelli sottolinea che la sua opera non è contrassegnata da uno stile particolarmente ricercato:
non punta su una sintassi ridondante, su un lessico affettato, su ornamenti retorici artificiosi, ma
sulla “varietà della materia” e sulla “gravità del subietto” (soggetto, ciò di cui si parla) ciò che è
importante è la sostanza, non il “com’è scritto”

 La dedica si chiude sottolineando la “grande e continua malignità di fortuna” sofferta dall’autore

Noi non sappiamo se Lorenzo il Giovane abbia mai letto l’opera 

LO STILE

 Lo stile del Principe è perfettamente corrispondente all’impostazione concettuale del trattato

 Obiettivo: efficacia —> la paratassi prevale sull’ipotassi (l’andamento caratteristico del principe è
l’accostamendo di periodi, non la costruzioni di periodi con un altro grado di subordinazione, è una
prosa che si costruisce sul concetto di efficacia e brevità, immediatezza)

 Procedimento “dilemmatico”: il ragionamento si organizza per coppie oppositive ( andamento molto


rapido, o A o B)

 “linguaggio della necessità”: ciò che viene proposto è imposto dalla logica stessa delle cose —>
verità assolute, poche argomentazioni

 Nelle causali che legano tra loro affermazioni apodittiche

 Adozione di immagini attinte dall’esperienza quotidiana o che sono in grado di colpire la fantasia del
lettore 

 Creazione di un lessico tecnico attraverso l’applicazione alla politica di una serie di parole prese da
altri campi (spesso si usa il tema dell’edilizia, il ruinare indica spesso il crollo dello stato) 

VISIONE POLITICA E METODO

 Concezione drammatica della politica: il pericolo è sempre incombente 


 Dote fondamentale dell’uomo politico, capacità di prevedere gli esiti delle situazioni in cui agisce

 Necessità di conoscere le leggi e le costanti del comportamento umano e della vita politica

 Esclusione di considerazioni di ordine morale o religioso —> la realtà va vista come è, non come
dovrebbe essere

 politica considerata in sè. Sulla base delle regole in essa realmente operanti, non sulla base di ciò
che si vorrebbe che fosse

 principato: creazione umana che ha fini rigorosamente politici e storici: primo fine di un principe
“mantenersi poi garantire sicurezza e giustizia ai sudditi

TRATTATISTICA POLITICA MEDIEVALE E UMANISTICA 

 Le principali opere sia medievali sia umanistiche dedicate a delineare la figura del principe (gli
specula principum) intendono offrire una serie di insegnamenti morali

 Il “De Regimine principum” di Egidio Colonna (1285) è il principale trattato medievale di questo
genere e si risolve in un catalogo delle virtù cristiane

 Opere umanistiche , come i

CAP XVIII - QUOMODO FIDES A PRINCIPIBUS SERVANDA

Ricorrente l’uso di “nondimanco” , ciò nonostante, però. Introduce così la novità del suo pensiero. Fede
non religiosa, ma nel senso di parola data. Se ci basiamo sulla nostra esperienza, i principi che hanno
ottenuto successo sono quelli che hanno saputo dare poco peso alla parola data e hanno utilizzato
l’astuzia, sperando quelli che si sono fondati sulla realtà —> non contano più le categorie di “giusto e
ingiusto”. Anche Giuiccardini demolisce la convinzione che ciò che precede il successo positivo in
un’azione sia il giusto.

Due modi di combattere: le leggi (tipico dell’uomo) e la forza (tipico delle bestie). Però poiché spesso le
leggi non bastano, conviene utilizzare la forza, per questo è necessario per un principe saper usare
entrambe le nature: quella umana e quella bestiale. Le storie degli antichi ci forniscono questo
insegnamento, non a caso Achille è stato dato a Chirone (che era un centauro, quindi metà uomo e metà
bestia).

Esistono però due bestie: la volpe e il leone. Deve assumere entrambe le nature, il leone non è in grado di
proteggersi dai tranelli, ma la volpe non può difendersi dai lupo, perciò bisogna essere entrambi (furbizia
della volpe e forza del leone). Quelli che ritengono che il successo politico consista nell’uso della forza, non
se ne intendono. L’uomo politico deve essere volpe. Un signore che sia veramente accorto non può o
deve  mantenere la parola data, quando ciò gli torna contro, rappresenta uno svantaggio, e quando sono
esaurite le motivazioni che lo spinsero a dare la parola. Un altro passo importante, che contiene un forte
pessimismo nell’essere umano, è che nell’umanità prevalgono istinti di sopraffazione, se tutti fossero buoni
questo consiglio non sarebbe buono, ma poiché non sono tutti buoni, anche tu quindi devi fare a meno di
mantenere la parola data. A un principe non mancano mai motivazioni legittime per giustificare al fatto di
non aver mantenuto la parola data (c’è sempre una scusa). Si potrebbero mostrare un’infinità di esempi.
Quello che ha saputo usare meglio la volpe , è meglio capitato. È necessario saper ben mascherare
questa natura ed essere capace di fingere e nascondere il proprio essere.
  

Potrebbero piacerti anche