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IL PRINCIPE

1.LA COMPOSIZIONE : DATAZIONE, TITOLO E STORIA DEL TESTO

-La composizione e il titolo: Machiavelli dopo un breve periodo di carcere perché sospettato di
partecipazione a una congiura anti medicea. Grazie ad una lettera all’amico Francesco Vettori datata 10
dicembre 1513, sappiamo che tra il marzo e il dicembre 1513 egli completò Il Principe, e che egli voleva
dedicare questo piccolo opuscolo a Giuliano de’ Medici. In realtà il libro verrà dedicato a Lorenzo di Piero
de’ Medici.

- Differenza tra Il Principe e gli altri trattati: Il titolo rende ragione al modello letterario scelto da Machiaveli:
il trattato sul sovrano ideale, comune in età medievale, che aveva conosciuta una nuova fioritura con la
moltiplicazione degli sepecula principis, elenchi delle virtù mondane.

Tra questo è Il Principe vi sono però molte differenze sia sul piano tematico e formale che su quello teorico
ed ideologico. La somiglianza con gli esempi tradizionali contribuiva a dare vigore al suo messaggio:
Machiavelli capiva che le sue proposte anticonformistiche avrebbero avuto anche maggior risalto se
presentate in modo convenzionale.

2. LA STRUTTURA GENERALE DEL TRATTATO

- La struttura dell’opera: Il Principe è un opera fortemente unitaria, suddivisa in 26 capitoli, ognuno dei
quali con un titolo in lingua latina. È possibile però distinguere nel testo, quattro sezioni tematiche di
disuguale ampiezza. Non si tratta di una suddivisione dell’autore ma di differenti nuclei tematici presenti
nel testo.

- Quattro sezioni o nuclei tematici: La prima sezione comprende i capitoli I-XI e riguarda i diversi tipi di
principato in generale e il principato di nuova acquisizione in particolare.

La seconda comprende i capitoli XII-XIV e affronta il problema delle milizie mercenarie e delle milizie
proprie.

La terza comprende i capitoli XV-XXIII ed è centrata sui comportamenti e sulle virtù che si addicono al
principe.

La quarta riguarda i capitoli XXIV-XXVI, dei quali l’ultimo è dedicato all’esortazione finale rivolta al casato
dei Medici. In questa parte conclusiva egli esamina la situazione italiana e il decisivo problema della fortuna
e del suo potere sulla vita degli uomini.

Alcuni punti segnano punti di particolare rilievo:

- la Dedica iniziale a Lorenzo de Medici

- il capitolo VI dove Machiavelli volge la sua attenzione alla fondazione di uno Stato nuovo.

- il capitolo XV che si apre con considerazioni metodologiche e teoriche riguardanti il trattato stesso e qui
Machiavelli dà inizio a una serie di riflessioni sulle qualità necessarie del principe e sulla sua concreta
pratica di governo

- il capitolo XXVI che contiene l’esortazione finale si distingue dagli altri per una forzatura dell’andamento
lucidamente ragionativo dominante nell’intera opera e per la prevalenza dell’aspetto emotivo.
3. LA LINGUA E LO STILE DEL PRINCIPE

I caratteri specifici della prosa di Machiavelli differiscono nettamente da quelli retorici modellati sugli
esempi classici e su Boccaccio. Inoltre sono molto diversi anche da quelli di tipo scolastico su cui si attiene il
trattato trecentesco.

Il tessuto linguistico è costruito da un originale impasto di espressioni popolaresche desunte dal fiorentino
allora in uso e di espressioni colte. Vi sono inoltre alcuni termini tecnici del campo semantico cancelleresco,
diplomatico e militare.

L’aspetto arcaizzante è la conseguenza del fatto che alcuni termini fiorentini del tempo caddero poi in
disuso .

Sul piano sintattico domina il periodo costruito sulla base del “ procedimento dilemmatico” o disgiuntivo
che consiste nella preferenza accordata all’uso costante della disgiuntivo “o..o”. Ne risulta che interi periodi
sono collocati secondo schemi di classificazione antitetici “ad albero” cioè via via costruiti su successive
contrapposizioni binarie.

Ecco un elenco degli aspetti linguistici più rilevanti:

- Componente aulica e colta: latinismi e linguaggio diplomatico

- Componente popolaresca: il fiorentino del principe è aperto alla morfologia spontanea.

- Terminologia tecnica: lessico specifico della politica. Alcuni termini chiave come fortuna e virtù assumono
caratteri in connessione con la rivoluzionaria laicizzazione del pensiero politico.

- Le figure : il principe è un opera che rientra nel genere letterario della trattatistica . Tuttavia alla lucidità
classificatoria e argomentativa si affianca nel Principe l’utilizzazione frequente di figure retoriche .

4. L’IDEOLOGIA NEL PRINCIPE

- Il realismo di Machiavelli: Il primo evidente principio del pensiero di Machiavelli è l’aderenza al reale e
l’osservazione della realtà non solo nel suo essere ma anche nel suo divenire. Ne consegue il principio
cardinale della “verità effettuale”. Nel trattato viene ereditata dagli storici e novellatori trecenteschi la
propensione realistica e mondana ad indagare la verità umana.

- Il Principe come risposta alla crisi italiana: Va ricordato che Il Principe venne scritto in un periodo di acuta
crisi e di sconfitta in cui gli Stati stavano entrando in una fase di repentina decadenza.

Nel 1513 Machiavelli intravide con lucidità la portata storica di tale crisi e cercò di fornire un’adeguata
risposta alla gravità della situazione. La meditazione sulla crisi della Repubblica fiorentina e sui grandi e forti
Stati monarchici a base territoriale nazionale lo indussero ad abbandonare le posizioni repubblicane e a
proporre una concezione dello Stato e della politica diretta in primo luogo alla fondazione di una
compagine nuova.

- Scientificità e passione in Machiavelli: La scientificità di Machiavelli sta solo nell’aderenza al reale, per il
resto agiscono con viva passione una serie di convinzioni, una ideologia, una specifica visione del mondo. È
presente in lui la ferma convinzione che l’operazione conoscitiva riguardante la realtà storica sia
intimamente connessa con la volontà di trasformarla. Occorre progettare e trasformare la realtà sociale e
naturale.
- Il superamento dei particolarismi medievali: Costruire uno Stato nuovo nel Principe significa superare i
particolarismi dell’eredità feudale.

- L’ideologia politica: non si traduce dunque nella fondazione teorica di uno Stato tirannico e assoluto, anzi,
la legittimità del potere esige l’eliminazione dell’arbitrio illegale rappresentato dal comportamento delle
fazioni aristocratiche.

5. ETICA E POLITICA

- Una concezione laica dello Stato: Scompare ogni elemento provvidenzialistico e finalistico. Non vi è traccia
del modello politico unitario medievale incentrato sul binomio Chiesa- Impero.

- Rottura rispetto alla tradizione medievale e umanistica: L’indipendenza del pensiero politico
machiavelliano dalla morale tradizionalmente intesa deriva perciò anche dalla sua diversa concezione
dell’uomo, fondata su una visione materialistica de mondo.

- Il rapporto fra politica e morale: Il problema del rapporto tra politica e morale è stato al centro
dell’indagine degli interpreti: la politica viene da Machiavelli costruita in una strettissima relazione con
l’etica. Nel mondo di Machiavelli il male esiste e l’uomo deve guardarlo e servirsene se costretto. Non c’è
traccia di cinismo rispetto al male. L’etica nuova consiste appunto nel chiarire i prezzi altissimi grazie ai
quali l’uomo, spesso succubo di legami oggettivi (la fortuna) può modificare la realtà.

6.TENSIONE SAGGISTICA E RAPPORTO TRA REALISMO E UTOPIA IN MACHIAVELLI

- Machiavelli primo saggista moderno: La scrittura del Principe rivela una tensione saggistica, vale a dire una
prospettiva utopica e morale fondata non più sull’autorità di una verità precostituita ma sulla forza delle
argomentazioni dell’autore. Machiavelli è il primo saggista moderno: la prospettiva utopica non è garantita
da un assetto preesistente della verità ma solo dall’esperienza e dalla cultura di chi scrive e dunque dalla
responsabilità individuale.

-Prospettiva utopica e realismo: Realismo e utopia sono strettamente collegati. Da un lato Machiavelli
analizza realisticamente le cause della crisi italiana, dall’altro prospetta coraggiosamente una soluzione
allora fortemente inattuale: un principato civile che ponga fine alla decadenza italiana e costituisca in Italia
uno Stato unitario forte ma non tirannico, dotato di un esercito proprio non mercenario e capace di
riconoscere il conflitto sociale, ridimensionandolo.

7. LA DEDICA

La dedica si rivolge all’illustre interlocutore, nipote di Lorenzo Il Magnifico, offrendo il piccolo volume in cui
sono riassunte le imprese dei grandi uomini meditate attraverso una lunga esperienza delle cose moderne e
una continua lettura delle antiche.

8. PRINCIPATO NUOVO E PRINCIPATO CIVILE

Nei primi 11 capitoli Machiavelli svolge la materia delineata nel capitolo introduttivo: esamina i diversi tipi
di principato. Appare chiaro che l’interesse dell’autore si accentra sui principati di nuova acquisizione e sul
principato civile.

Il capitolo II si apre con un riferimento ai Discorsi.

Il capitolo III anticipa alcune questioni cruciali del trattato relative al principato nuovo tutto.
Successivamente dal III al V , il trattato ritorna ad approfondire la questione particolare del principato
nuovo formato anche da membri aggiunti

Dal capitolo VI l’autore considera la conquista di principati del tutto nuovi, conquista che può realizzarsi con
armi proprie e grazie alla virtù del principe come fece Cesare Borgia figlio del papa Alessandro VI.

Nel capitolo VIII si riprende in considerazione il principato governato esclusivamente con la crudeltà: la
condanna della crudeltà viene pronunciata in base non a norme etiche ma alla diminuzione del consenso
che produce.

Il tema del consenso dei cittadini è discusso nel capitolo IX. Il capitolo X riguarda la valutazione delle forze
che i principati possono mettere in campo contro i nemici esterni, mentre il principato ecclesiastico viene
trattato nel capitolo XI, qui Machiavelli impiega l’arma dell’ironia.

9.L’ORDINAMENTO MILITARE

I 3 capitoli XII al XIV costituiscono un blocco tematico autonomo e riguardano l’ordinamento delle milizie
per evitare quindi il ricorso alle armi mercenarie.

Il capitolo XII tratta dell’inutilità e della pericolosità delle armi mercenaria. Il tema delle armi ausiliarie viene
trattato nel capitolo XIII. Il capitolo XIV riconferma il principio dell’imitazione.

10. LE QUALITA’ E LE VIRTU’ NECESSARIE A UN PRINCIPE NUOVO

Con il capitolo XV inizia un nucleo argomentativo nuovo. In esso e nei successivi 8 capitoli infatti vengono
trattate le qualità e le accortezze necessarie al principe per governare.

Rispetto alla precedente tradizione Machiavelli richiama la “verità effettuale” della lotta politica, le cui
regole richiedono comportamenti diversi da quelli astrattamente immaginati dai suoi predecessori. Vizio e
virtù cambiano radicalmente significato .

Con il capitolo XVI il primo problema affrontato è se sia più utile al principe essere liberale o parsimonioso.
Machiavelli suggerisce la parsimonia con la quale si evita di sperperare le ricchezze dello Stato , infatti
questo finirà per farlo apprezzare dal popolo.

Nel capitolo XVII il tema affrontato è se sia più utile al principe la crudeltà o la pietà. La conclusione è che il
principe savio deve saper utilizzare la crudeltà ed essere temuto e al tempo stesso saper evitare di
incorrere nell’odio.

Anche il capitolo XVIII parte dal rovesciamento dal punto di vista etico tradizionale. Machiavelli infatti
oppone la nuova immagine della politica come realtà centauresca e il riconoscimento che non è possibile
mantenere la parola data. Il riconoscimento della violenza e dell’inganno nella lotta politica, la necessità per
un principe di essere oltre che “uomo” anche “bestia”, astuto come la volpe, forte come il leone, si
inserisce in questo quadro.

Con il capitolo XX ci si sposta dalla discussione sulle qualità utili o dannose per il mantenimento del potere
a quelle riguardante le azioni utili o meno.

I brevissimi capitoli XXII e XXIII riguardano la prudenza con la quale il principe dovrà scegliere collaboratori
e uomini di fiducia e i modi per difendersi dagli adulatori.
11. LA FORTUNA. L’ESORTAZIONE FINALE

Nel capitolo XXIV si esaminano le ragioni che hanno determinato la recente perdita degli stati da parte dei
principi italiani, mentre il successivo si pone al centro dell’indagine il rapporto tra fortuna e virtù.

Il capitolo XXV pone il problema del rapporto tra fortuna e virtù insistendo sul potere condizionante della
prima ma anche sulla capacità della seconda di assoggettarla.

Il capitolo XXVI contiene l’esortazione finale a liberare l’Italia dagli stranieri.

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