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NICCOLÒ MACHIAVELLI ( 1469-1527)

Niccolò Machiavelli nacque a Firenze nel 1469, da famiglia borghese. Il padre era avvocato
e la madre poetessa dilettante. Ebbe un’educazione umanistica e studiò i classici. La
carriera politica di Machiavelli conobbe una rapida ascesa durante il periodo della repubblica
fiorentina. Nel 1498, dunque, Machiavelli venne nominato segretario della 2° cancelleria
ed anche della magistratura dei Dieci. Sempre in questo periodo compì missioni
diplomatiche presso Cesare Borgia e Luigi XII di Francia. Nel 1506 venne poi eletto
segretario della magistratura. Tutto cambiò in seguito al 1512, quando i Medici ritornarono a
Firenze, ponendo fine alla repubblica.
GLI ANNI DELL’ESILIO E DEL PRINCIPE
Nell’estate del 1512 la situazione politica di Firenze cambia traumaticamente. Giuliano de’
Medici, riafferma il potere della famiglia contro il volere delle più importanti casate di
Firenze. (Machiavelli voleva partecipare alla creazione di un governo capace di unire la
città→ l’avvicinamento ai Medici non ha successo). Nel 1512, Machiavelli viene allontanato
dagli uffici di segretario, ed esiliato per un anno.Nel 1513 fu accusato di aver preso parte
di una congiura e fu torturato e imprigionato. Liberato il 13 marzo 1513, Machiavelli cerca in
tutti i modi di ottenere un incarico nel nuovo governo, ma i Medici non hanno fiducia in lui.
Allontanato da Firenze, Machiavelli si ritira nella sua villa di campagna, dove può meditare
sulla duplice rovina della Repubblica fiorentina e della sua carriera. Fu in quest’epoca che
scrisse quella che sarà la sua opera letteraria più famosa: il PRINCIPE, insieme alla
MANDRAGOLA.
IL RITORNO DELLA POLITICA E GLI ULTIMI ANNI
Nel 1520 ottiene l’incarico di storiografo della città. Nel 1525, i rapporti con i Medici
migliorano, è eletto Procuratore delle Mura per la difesa di Firenze. Dopo il sacco di Roma
(1525) ad opera dei Lanzichenecchi, dopo che a Firenze era nuovamente tornata la
repubblica, Machiavelli venne stavolta accusato di aver collaborato con i Medici, e si vide
ancora una volta esonerato dall’incarico politico. Nel 1527 si instaura la Repubblica e per il
suo riavvicinamento ai Medici, Machiavelli fu emarginato. Morì improvvisamente il 24
giugno 1527.
IL PENSIERO E LA POETICA
Il fine giustifica i mezzi?
((accusarono Machiavelli di ateismo e condannarono i suoi insegnamenti come diabolici e
malefici)). Si dice che il pensiero di Machiavelli si riassuma nella frase il fine giustifica i
mezzi, ma è inesatto, perché Machiavelli non giustifica, stabilisce solo che certi
comportamenti servono per mantenere lo Stato. Machiavelli non giustifica i mezzi in
qualunque caso. Infatti, il Principe deve agire per il bene dello Stato e per il suo
mantenimento: solo in questa direzione l’agire del principe (qualunque mezzo egli utilizzi) è
“giustificabile”. Ecco perché “il fine giustifica i mezzi”: il bene e la stabilità dello Stato è il
fine ultimo del Principe, e tale fine deve essere attuato con i mezzi più efficaci per
realizzarlo. Se lo scopo del trattato di Machiavelli è illustrare come un Principe possa
mantenere lo Stato, ne consegue che egli dovrà innanzitutto essere un buon governante.
Dunque, agendo sempre per il bene dello Stato, il Principe potrebbe utilizzare mezzi
immorali, ma solo ed esclusivamente se la necessità lo richiede (e solo a questo fine).
La concezione della storia e dell'uomo
Machiavelli si distingue per il suo pensiero pragmatico, riferito alla realtà concreta.
Machiavelli non ha una visione spiritualizzante, ma ha una visione laica e disincantata. Il
fulcro di tutta la sua attività intellettuale e politica è nella convinzione che la storia si svolge
nella sfera mondana, terrena e materiale.
Natura, libertà e fortuna
Per Machiavelli, gli impulsi umani rispondono solo alle leggi della natura; I fatti umani
procedono secondo leggi costanti, ma della loro natura fa parte anche la varietà. Gli
elementi variabili sono l'intelligenza, la volontà e l'animo degli individui. Questa mutabilità è
determinata sia dalla volontà degli uomini, che è quel margine di libertà che dipende dai
caratteri individuali, sia da quei casi imprevisti che possono determinare l'azione e che
sono riassunti nel concetto di "fortuna", che per Machiavelli, come Boccaccio si identifica
con una pura casualità priva di scopo e di ordine.
La virtù
Si stabilisce per Machiavelli un complesso rapporto dell'uomo con la natura, nel quale
l'uomo può mettere a frutto le sue energie e il suo ingegno, quella cioè che Machiavelli
chiama virtù, per evitare e trattenere gli effetti negativi delle variazioni della fortuna e
per sfruttarli a proprio vantaggio quando si apre un'occasione favorevole.
La malvagità umana
anche questo margine di libertà si scontra, nella visione pessimistica di Machiavelli, con i
limiti della naturale malvagità umana. In generale, dunque, gli uomini sono più pronti al
male che al bene, e impiegano «la malvagità dell'animo loro ogni volta che ne abbiano
l'occasione». Solo in casi rarissimi gli uomini si servono della libertà a fin di bene.
La concezione della politica
il "bene" per eccellenza è uno Stato forte, regolato da leggi che assicurano il vivere
civile. Si profila così una concezione moderna dello Stato come un organismo che, pur
essendo costituito da individui, è a essi superiore. L'organizzazione statale ha la funzione
positiva di sottrarre all'uomo l'occasione di fare il male, in virtù delle leggi garantite anche
con la forza.
Il fine della politica
La politica è il criterio attraverso il quale Machiavelli guarda qualsiasi realtà. Essa si può
definire come l'insieme delle vie che conducono alla conquista del potere e dei
provvedimenti per mantenerlo. Machiavelli parte dal presupposto che la legge della storia
è il conflitto. il fine dell'azione politica dev'essere per Machiavelli la costituzione in Italia di
un organismo statale forte.
La scienza della politica
Machiavelli è il fondatore della moderna scienza politica. la politica è una scienza
autonoma, quindi non dipende dalla morale ne è sottomessa dalla chiesa. La politica ha due
scopi:
1. la costituzione di uno Stato unitario
2. il mantenimento di uno Stato forte e ordinato.

La politica e la storia
Machiavelli, partendo, dal presupposto che la natura umana è immodificabile cerca nelle
vicende del passato la conferma delle regole eterne secondo le quali gli uomini vivono e
agiscono. I testi e i documenti storici devono perciò essere letti per individuare i principi
validi per l'azione politica concreta.
Machiavelli letterato
Se non fosse per i suoi scritti storico-politici, Machiavelli occuperebbe comunque un posto di
rilievo nella storia letteraria italiana, soprattutto come commediografo: la sua Mandragola è
infatti tra i massimi capolavori teatrali del Cinquecento.
I temi
Negli scritti di Machiavelli si confermano gli elementi formali tipici dell'autore:
1. gli interessi storici e sociali, l'analisi attenta del carattere degli uomini;
2. la scrittura lucida e razionale che si risolve in rapide sentenze, il riferimento costante
alla tradizione linguistica e culturale fiorentina (costante modello di Dante Alighieri.)
La lingua e lo stile
Lo stile è secco e conciso, il lessico è libero e vario, dove si mescolano latinismi e parole
comuni. Una funzione essenziale è data dai paragoni e dalle metafore. L'opera di
Machiavelli si distingue per un'estrema libertà linguistica e stilistica. La base è costituita
dal fiorentino parlato del tempo, su cui si collegano altre due componenti:
1. il linguaggio tecnico dei rapporti diplomatici, pieno di forme e frasi cancellereschi;
2. i modi linguistici della lingua latina in alcune scelte lessicali e nell'elaborata
organizzazione del periodare.
IL PRINCIPE
Composizione → Composto tra il luglio e il dicembre del 1513, il trattato è dedicato a
Lorenzo de' Medici il Giovane.
Contenuto → L'opera, fu scritta per fornire ai Medici, uno strumento utile a fondare in
Italia uno Stato forte, capace di competere con le grandi potenze europee. A questo scopo
l'autore elabora una vera e propria "scienza della politica", basando le sue riflessioni
sull'osservazione della natura e prendendo esempi e insegnamento dalla storia antica e
moderna.
Struttura → Il trattato, in lingua volgare, è composto da 26 capitoli (titolati in latino),
preceduti da una lettera dedicatoria a Lorenzo de' Medici. Si affrontano in successione tre
argomenti principali:
- i diversi tipi di governo;
- la questione delle milizie;
- il ritratto del principe ideale.
Il titolo
Il principe è l'uomo politico che ha il potere e che ha dunque la responsabilità dell'agire per
la creazione di uno Stato che garantisca il benessere dei cittadini; a lui più che a chiunque
altro sarà di utilità conoscere le diverse forme in cui si sono realizzati i principati nel corso
della Storia, e riflettere sugli strumenti più opportuni per governare.
Il destinatario
Machiavelli concepisce l'opera come un trattatello a uso privato dei Medici. Il suo discorso è
rivolto a una persona della casa Medici e a tutti i principi italiani, con la speranza di
sollecitare la nascita di un forte Stato italiano nell'Italia centrale che sappia contrapporsi all’
incalzante dominazione straniera. Machiavelli scrive quest’opera per essere riaccolto alla
corte.
I temi
1. Naturalismo= vuol dire essere fedeli alla natura dell’uomo, riconoscere che l’uomo
ha un’unica natura. La natura dell’uomo non cambia con il passare del tempo.
2. Realismo= è la realtà concreta delle cose, a prescindere da qualsiasi pregiudizio
culturale e da qualunque valore astratto.
3. Fortuna= è ciò che potrebbe accadere casualmente. la vita politica e naturale è
sottoposta a continui e mutamenti determinati dal caso.
4. Virtù= costituita da tutte le doti positive che il principe possiede. È quella parte di
libertà, concessa agli uomini per controllare la forza della fortuna e sfruttarla per
raggiungere i propri fini.
Il principe ideale
Per Machiavelli il principe deve essere:
1. virtuoso nel senso che deve possedere la virtù del politico. Il principe virtuoso sarà
quello che per raggiungere i suoi scopi saprà usare gli strumenti dell'uomo, e
quelli della bestia.
2. Per avere un governo duraturo al principe serve un esercito permanente
(stipendiato costantemente), questo implica le spese per il mantenimento, e quindi di
conseguenza devono essere pagate delle tasse per il mantenimento dell'esercito.
➢ Le principali virtù dell'uomo sono cinque: la lealtà, la carità, l'integrità, l'umanità, la
religione→ elemento unificante, vista come collante di un popolo.
➢ Le principali virtù della bestia sono quelle della volpe e del leone, e cioè l'astuzia e
l'inganno (volpe) la forza e la violenza nei confronti del nemico (leone).
Le regole della morale sarebbero validi, in politica, se gli uomini fossero tutti buoni; ma così
non è, perché l'uomo per natura tende al male, e per questo il principe, responsabile della
vita dei cittadini, deve ricorrere anche alle virtù animalesche.
Gli intenti dell’opera LEGGERE
1. L'intento storico: una classificazione generale e un'analisi delle diverse forme di
principato in rapporto alle leggi naturali della storia
2. L'intento politico: indicare al principe quali condotte adottare per la conquista e la
conservazione del potere.
3. L'intento personale: ottenere dai signori del suo tempo il riconoscimento del suo
valore intellettuale e delle sue competenze politiche
Lingua e lo stile
L'opera è caratterizzata da uno stile alto, ricco di latinismi e di forme letterarie. Il risultato è
un impasto linguistico variegato e originale, che accoglie forme popolari. L'intento primario di
Machiavelli è quello di persuadere il destinatario. Lo stile è secco, energico e risolutivo,
non lascia spazi a dubbi ed esitazioni.
I vari tipi di principato (cap. 1)
Il capitolo i riassume gli argomenti che saranno trattati nei capitoli ii-vii: Machiavelli vuole
subito fornire al lettore un vero e proprio schema-indice delle diverse tipologie di governo
politico e della trattazione che intende farne nell'opera.
Machiavelli introduce l'opera con una rapida
classificazione degli argomenti partendo da una rigida bipartizione dei sistemi politici che
assume come oggetto della sua analisi: repubbliche o principati.
I principati conquistati con le armi proprie (cap. 6)LEGGERE;
l'autore pone la sua attenzione sui principati nuovi che si acquistano con armi proprie e con la virtù.
Inizialmente egli introduce l'idea del principio di imitazione, secondo il suo ideale, infatti i
comportamenti degli uomini non variano nel tempo ed afferma che gli uomini camminano "quasi
sempre per le vie battute da altri"; in questo senso anche il principe deve seguire le orme dei grandi
politici del passato. Egli elenca alcuni uomini antichi da prendere come modelli: Mosè, il quale liberò
gli ebrei dall'Egitto, Romolo, che fu il primo re di Roma, Ciro e Teseo. Questi uomini ricevettero dalla
fortuna l'occasione di dimostrare e mettere in pratica la loro virtù, Mosè ad esempio ha ricevuto
questa occasione dal fatto che il popolo d'Israele fosse prigioniero in Egitto, Ciro invece era riuscito a
salire al potere solo perché la famiglia che lo aveva preceduto era odiata dal popolo; Teseo infine
non avrebbe potuto dimostrare la sua virtù se i i popoli dell'Attica non si fossero riuniti ad Atene.
Machiavelli afferma che la più grande difficoltà che un principe affronta quando sale al potere è data
dai nuovi ordinamenti che è costretto ad introdurre per dare delle solide fondamenta allo stato: egli
infatti si ritrova come nemici tutti quelli che traevano vantaggio dal vecchio ordinamento che sarà
difeso con accanimento; ed avrà come difensori tutti quelli che trarrebbero vantaggio dal nuovo
ordinamento, ma lo appoggeranno con poca combattività. Egli afferma che per mettere in opera le
sue riforme, se è necessario, un principe debba usare la forza propria, oppure chiedendo aiuto ad
altri; ad esempio Mosè, Ciro, Teseo e Romolo non avrebbero potuto far osservare a lungo le loro leggi
ai popoli se non avessero usato la forza. Machiavelli utilizza anche l'esempio negativo di
Savonarola, che andò in rovina perché non aveva utilizzato la forza per controllare la parte della
popolazione che non credeva più in lui. Incitamento alla violenza potrebbe sembrare negativo, ma
Machiavelli afferma che il popolo dimentica rapidamente la violenza iniziale del principe ed inizia a
venerarlo per le sue virtù. Nell'ultima parte del capitolo Machiavelli afferma che chi acquista potere
con grande fatica avrà più facilità nel mantenerlo; se serve dell'esempio di Gerone Siracusano, il quali
sconfisse i Mamertini che minacciavano Siracusa e divenne tiranno.Alle righe 9-11 troviamo una
metafora machiavelli afferma che un principe debba mirare in alto, poiché come l’arciere deve mirare
più in alto del suo bersaglio se vuole centrarlo, così egli deve “temere” che i suoi obiettivi siano
sempre al di sopra delle sue capacità, e allora impegnarsi ad essere all’altezza di essi.
-Concetti-chiave del pensiero di Machiavelli:
1. la natura dell'uomo è sempre la stessa: segue e imita le azioni di chi lo ha preceduto;
2. l'uomo saggio deve seguire l'esempio degli uomini migliori.
-Nel governare un Principato nuovo, la virtù è strumento migliore della fortuna.
-Machiavelli prende esempio dalla storia antica per indicare i comportamenti dell'uomo
politico del suo tempo.
-Il principe virtuoso è quello che per la sua azione politica sa cogliere l'occasione propizia
offerta dalla fortuna.
-Il principe nuovo incontra all'inizio difficoltà a imporre il suo potere perché:
1. deve introdurre un nuovo ordine sociale;
2. ha per nemici coloro che sostenevano il vecchio ordinamento;
3. i sostenitori sono deboli perché non hanno ancora sicura esperienza del nuovo
ordinamento.
-Per consolidare il proprio potere il principe deve:
1. poter contare sulle proprie forze, senza dipendere da altri;
2. poter imporre con la forza delle armi il proprio governo.
-Il principe nuovo, se supera con la virtù le prime difficoltà di governo, potrà poi godere di un
sicuro potere.
Il principe nuovo, se supera con la virtù le prime difficoltà di governo, potrà poi godere di un
sicuro potere. (cap. 7)
È uno dei capitoli nodali del Principe. La scena è tutta riservata a Cesare Borgia, il duca
Valentino, portato come esempio di chi ha conquistato un principato grazie alle armi di altri.
Alla data della stesura dell'opera, Cesare Borgia è ormai uscito di scena da diversi anni. Ma
Machiavelli ne ripercorre la vicenda proponendolo come modello di uomo politico virtuoso
e degno di attenta valutazione, in quanto non emerge da un passato lontano ma appartiene
al contesto della situazione presente. L'Italia è precipitata in una crisi politica dalla quale può
uscire solo per iniziativa di un principe che abbia la stessa energia operativa del Duca.
La volpe e il leone: il principe e la parola data (cap. 18)
In questo capitolo Machiavelli analizza la fedeltà che un principe deve mantenere ad una
parola data. Per l’autore il principe leale è migliore rispetto ad un principe non leale, però
deve anche essere in grado di infrangere la lealtà se necessario; quando c’è un oggettivo
rischio di perdere il principato. Se la lealtà e le leggi non bastano per poter mantenere il
potere, inoltre, il principe può ricorrere alla violenza, se necessaria. Egli deve essere anche
forte ma prudente, deve fare il possibile per mantenere le sue promesse finché vi riesce;
ma non si deve preoccupare se non riuscirà a mantenerle per sempre. Il principe è
costretto ad usare violenza e cattiveria; “armi” che non sarebbero necessarie se gli uomini
fossero tutti buoni; ma in realtà essi sono crudeli e quindi violenza e cattiveria sono
indispensabili.
Il principe deve avere un comportamento volubile: deve essere in grado di cambiare
secondo le circostanze. Infine, come nei capitoli precedenti, Machiavelli ribadisce che nel
principe non devono necessariamente essere presenti tutte le virtù e le qualità, l’importante
è far credere agli altri di possederle
-Il ragionamento di Machiavelli parte da una considerazione contraddittoria:
1. il principe dovrebbe essere leale e onesto
MA
2. l'esperienza insegna che a compiere le più grandi imprese sono stati quelli che hanno
agito con astuzia e senza scrupoli.
-Gli strumenti del potere sono due:
1. la legge, che è propria degli uomini
2. la forza, che è propria delle bestie.
Il principe deve saper usare entrambi questi strumenti, dunque essere metà uomo e metà
bestia.
-Le "virtù delle bestie" che il principe deve usare sono:
1. l'astuzia e l'inganno, tipici della volpe;
2. la forza e la violenza, tipiche del leone.
-Machiavelli esprime un giudizio totalmente negativo sulla natura umana: gli uomini sono
per loro natura tristi, cioè malvagi. Il principe dovrà dunque essere abile nella
dissimulazione, approfittando anche di un altro vizio naturale degli uomini: l'ingenuità.

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