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NICOLO’ MACCHIAVELLI

Come si legge nella lettera a Vettori, Machiavelli dà notizia di aver composto un “opuscolo”, chiamato De
principatibus e secondo gli studiosi ci sarebbe stata l’aggiunta della dedica a Lorenzo de’ Medici;
probabilmente fu aggiunto dopo l’ultimo capitolo, in cui si ha un’appassionata esortazione a liberare l’Italia
dai “barbari”; ciò si presume perché il tono delle ultime pagine appara assai diverso dal resto del trattato.
Pur essendo un’opera rivoluzionaria nell’impostazione del pensiero, il Principe si può collegare ad una
precedente tradizione di trattatistica politica. Già nel medioevo si erano diffusi trattati (cd. specula
principis) intesi a tracciare il modello di Principe e le virtù che questi doveva possedere. Questa produzione
si intensificò nel Quattrocento con l’avvento delle signorie e dei principati. Se da un lato Machiavelli si
riallaccia a questa tradizione, dall’altro la rovescia radicalmente: mentre i precedenti trattati miravano a
fornire un’immagine ideale ed esemplare del regnante, Machiavelli proclama di voler guardare alla “verità
effettuale della cosa”; egli non parla di virtù morali o etiche, ma di quei mezzi che sono utili al Principe per
conservarsi al potere.

Contesto storico:

- Carlo VIII scende in Italia sconvolgendo gli equilibri politici degli Stati Regionali, la famiglia dei
medici viene cacciata da Firenze;
- L’Italia è debole e facilmente attaccabile, assenza eserciti e quei pochi sono mercenari;
- A distanza di poco tempo due stati si trovano ad essere alleati e nemici.

- Titolo originale: De principatibus


- Data di composizione: 1513
- Dedicato a: Lorenzo de medici, duca di Urbino (per farsi notare)
- Struttura: 26 capitoli in cui si parla di:
tipi di stato (1 cap.- classificazione forme di governo-metodo induttivo e dilemmatico
propagginato), caratteristiche del principe (15 cap.- principe “cattivo” per mantenere il potere- “il
fine giustifica i mezzi” - Cesare Borgia 8 cap.), rapporti tra virtù e fortuna (6 cap.- destino -
occasione per esercitare la virtù - occasione negativa Mosè scelto da Dio per la sua virtù schiavitù
ebrei - paragone un fiume in piena che quando straripa devasta tutto ciò che incontra e l’uomo può
ridurne l’effetto costruendo argini - fortuna arbitra solo 50% delle azioni – fortuna mutevole quindi
bisogna adattarsi volpe e leone e centauro 18 cap.), esortazione a liberare l’Italia (26 cap.- Italia
devastata - cambio tono aggressivo – citazione all’Italia Petrarca)

Il pensiero politico di Machiavelli si sviluppa da un’attenta osservazione della realtà nel suo concreto
accadere, da cui si sforza di ricavare delle leggi universali concretamente sperimentabili. La teoria politica è
basata sulla conoscenza delle leggi della natura e della storia, fornita dall’esperienza diretta e dalle letture
dei classici, e trae da tali elementi, e solo da essi, la propria legittimità. Nonostante l’evoluzione umana e la
diversità nei costumi e nei comportamenti, gli uomini agiscono secondo regole (costanti antropologiche)
insite nella loro natura. Machiavelli ha acquisito queste conoscenze “con una lunga esperienzia delle cose
moderne e una continua lezione delle antique”. Chi sta al potere ha a che fare con una natura umana che
M. definisce così: “degli uomini si può dire questo generalmente: che siano ingrati, volubili, simulatori e
dissimulatori, fuggitori dé pericoli, cupidi di guadagno”. Quindi un buon politico deve utilizzare tutti i mezzi
a disposizione per raggiungere il fine del bene dello stato. L’azione efficace è quella che raggiunge
l’obiettivo con il minimo dispendio di energie.

Queste premesse fondano la sua SCIENZA POLITICA. Per Machiavelli la politica non è il campo
dell’immaginazione (“Molti si sono immaginate Repubbliche e Principati, che non si sono mai visti nè
conosciuti essere in vero”) ma è il campo della realtà effettuale. Il politico deve essere virtuoso, nel senso
che la virtù consiste nel “non partirsi dal bene, potendo, ma sapere entrare nel male, necessitato”.

Machiavellismo = la prassi etico-politica ispirata alle teorie esposte nel Principe, poi anche nel senso di
“subdolo e spietato utilitarismo”

Machiavellico = ciò che si ispira ai principi di amoralità, cinismo e doppiezza tradizionalmente attribuiti al
pensiero di M.

Si può inoltre ricordare il nome di un gioco di carte, variante della “scala 40”, che per la sua complessità ha
meritato il nome di Machiavelli.

È un trattato sui grandi problemi che riguardano la vita politica e l’organizzazione dello Stato, al tempo di
Machiavelli come nell’antichità. Scritto sotto forma di commento ai primi dieci libri delle Storie di Tito
Livio[1], il trattato si articola in tre libri di 60, 33 e 49 capitoli. Facendo riferimento ad Aristotele,
Machiavelli sostiene che gli Stati sono organismi naturali e quindi destinati a nascere, svilupparsi e decadere;
il passaggio da una forma di governo all’altra fa parte di questo inesorabile processo. I Discorsi vogliono
gettare le basi per una teoria moderna dello Stato che si fonda sugli insegnamenti del passato, in particolare
sulla storia di Roma. Il primo libro tratta della politica interna allo Stato (organizzazione, leggi, religione), il
secondo della politica estera (organizzazione militare, guerre, ampliamento dei territori), la terza le cause
della grandezza e del declino. I Discorsi sono dedicati all’amico Zanobi Buondelmonti e a Cosimo Rucellai,
promotore degli incontri culturali che si svolgevano negli Orti Oricellari di Firenze; come molte altre opere
di Machiavelli, furono pubblicati dopo la sua morte.PRIMO LIBRO: politica interna di Roma;
SECONDO LIBRO: politica estera ed espansione dell’Impero;
TERZO LIBRO: azioni dei singoli cittadini che contribuirono alla grandezza di Roma

"Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio"

È un trattato sui grandi problemi che riguardano la vita politica e l’organizzazione dello Stato, al tempo di
Machiavelli come nell’antichità. Scritto sotto forma di commento ai primi dieci libri delle Storie di Tito Livio,
il trattato si articola in tre libri di 60, 33 e 49 capitoli. Facendo riferimento ad Aristotele, Machiavelli
sostiene che gli Stati sono organismi naturali e quindi destinati a nascere, svilupparsi e decadere; il
passaggio da una forma di governo all’altra fa parte di questo inesorabile processo. I Discorsi vogliono
gettare le basi per una teoria moderna dello Stato che si fonda sugli insegnamenti del passato, in
particolare sulla storia di Roma. Il primo libro tratta della politica interna allo Stato (organizzazione, leggi,
religione), il secondo della politica estera (organizzazione militare, guerre, ampliamento dei territori), la
terza le cause della grandezza e del declino. I Discorsi sono dedicati all’amico Zanobi Buondelmonti e a
Cosimo Rucellai, promotore degli incontri culturali che si svolgevano negli Orti Oricellari di Firenze; come
molte altre opere di Machiavelli, furono pubblicati dopo la sua morte.

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