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POLITICA

02/05
Politica materia slegata da paradigma filosofico (=estetica, morale).
Si muove non in base a modifiche del modello scientifico, ma di quello storico.
Fondamento è su verità di fatto > contingenza.
Individuazione dei soggetti che determinano il percorso storico. Essi sono caratterizzati dal possesso
del potere. Sempre soggetti collettivi, gruppi.
Prima di tutto, bisogna eleggere una teoria della storia su cui basarsi.
Prime teorie della storia sorgono in epoca illuminista.
Filosofia della storia: individuazione linee di razionalità all'interno del corso storico, che lo ordinino e
dirigano. Trovare la ratio, il telos: chiave di leggibilità. Voltaire, Essay sur les moeures.
Poi abbiamo Kant, Fichte, Hegel.
Tramonto dell’occidente O.Spangler.
Non stai seguendo bene perché sei impegnato a chattare con una ragazza su Telegram. Vergogna
vergogna. Il covid non deve essere una scusa.
In epoca classica, visione ciclica della storia su modello del ciclo stagionale, con acme e decadenza
periodici. Repubblica platone, teoria forme di governo come sequenza ciclica decadente. Anche
l’altro anakyklosis.
Con cristianesimo visione lineare, teleologica, verso il meglio: progresso.
Metafora cerchio vs freccia.
X analizzare mutamento storico è necessario rintracciare nessi causali.
Il criterio causale dell’analisi risiede nel potere.
Potere e violenza, autorità e persuasione.

Lavoro linguisitico:
 Potere come kratos: qualcosa di vuolento, che resiste alla giuridificazione, cioè non è
disciplinato da leggi che lo limitano, è imposizione coercitiva.
 Potere come arche’: potere che si è dato una forma, un’organizzazione giuridica e dei limiti,
di modalità e di ambito. È la regolazione di quella forza prorompente e illimitato.
Aristotele distingue tre forme di rapporto nell’economia:
Uomo-donna, padre-figlio, padrone-schiavo.

Max Weber:
La scienza come professione e la politica come professione.
Potere come:
 Macht (die wiele der macht, N): piegare le volontà altrui.
 Herrschaft (da Herr, signore): dominio.

Scuola latina:
 Dominium: schiavo padrone.
 Imperium: inizialmente militare, poi politico.
E anche:
 Potestas
 Auctoritas

Platone:

Repubblica: Filosofia “veleggia su alture epistemiche” disprezzando doxa ed empiria, ma deve


sporcarsi le mani: prima bisogna percorrere strade reali, lavoro quasi manufatturiero:
incipit della Republica è katabasis: discesa verso il Pireo, luogo degli avvenimenti bassi., del
commercio Bisogna partire dalle opinioni, dalle doxai, per poi confutarle.
Cefalo: giustizia è rispettare i doveri. Cefalo è commerciante meteco. Scambio si fonda su fiducia che
presuppone comunità normata.
Polemarco: gnome di Simonide.
Trasimaco: sull’ingiusto perfetto, sulla legge del più forte. !È dialogo fra Platone e Tucidide!
Però Platone si rivela alfine utopista, come in Politica II Ari. Eppure ha individuato il conflitto, la
guerra costitutiva della comunità, stasis: la guerra fra ricchi e poveri… “esistono due città, non una”

Leggi:
Dialogo fra ateniese, cretese Clinia, Megillo spartano. Rappresentata la spaccatura del mondo greco.
Ateniese: la costituzione giusta è quella che punta alla pace e non alla guerra. Il buon politico deve
mantenere l’armonia fra le parti: omonoia, deve essere come un giudice. Il buon giudice fratre è
colui che ripara al conflitto con la legge.

03/05 - Indagine sui paradigmi della scienza politica.

Due oggetti centrali: polis e stato moderno.

Analisi della polis greca è punto fermo dell’indagine: siamo debitori alla grecita’ del lessico, e dei
modelli
Mayer: l’invenzione del politico da parte dei greci. I greci hanno inventato quell’oggetto specifico che
è la politeia.
Passaggio dalla civiltà palaziale arcaica all’organizzazione politica normata sull’isonomia.
Isonomia: uguaglianza (diritti e doveri) deeei cittadini di fronte alla legge.

Stato moderno: sorge fra seicento e settecento.


?: Repubique > sovranità.
Hobbes: Leviatan 1651. Stato è macro anthropos. Origine dello stato non da un punto di vista storico
ma da un punto di vista eziologico: patto sociale.
Bios vs Zoe: buona vita vs sopravvivenza. La famiglia è associazione per la vita, la polis x buona vita.
Non più solo soddisfacimento dei meri bisogni primari, ma di quelli astratti. (Ciclopi descritti da
Omero come apolitici) vita associata consente euzeen: garanzia della libertà e delle manifestazioni
culturali.

Anche stato moderno garantisce questo: Hobbes inizia a delineare carattere di garanzia dello stato:
patto sociale produce la sicurezza, ma poi anche la libertà. Lui e i successori (Locke) insistono sulla
libertà.
Terza categoria: impero. Modello persiano, definito dai greci “monarchia dispotica”. Dicotomia
fondamentale della grecita’: loro, e i barbaroi. Due tipi di barbaroi, quello delle etnie disorganizzate,
come orde, e quello dei persiani, che hanno cultura e organizzazione ma sono in servitù.
Hegel: stati orientali uno solo è libero; poleis pochi sono liberi; stato cristiano-germanico tutti sono
liberi.
Poi decorso imperialista con macedoni, romani.

Sacro romano impero:


Agostino nel DCD discorso fra Alessandro e pirata: pirata accusa A di essere della sua stessa
categoria, ma in grande. Ovvero uno che esercita una violenza sistematica per mantenere il potere.
In impero potere come kratos.
Impero carolingio e SRI sono tentativi di rifondare l’impero romano su base cristiana.
Poi Napoleone, che inaugura stati moderni, già fattualmente fondatisi.
Quello del patto sociale è un utile espediente per spiegare il consenso, ma non è realistica: gli stati si
fondano sull’esercizio dell’imperium, prima di tutto bellico.

Guerra mondiale è grande cesura che vede fine di quattro imperi: Romano, Reich, Zarista, Austro-
ungarico.

Rockham: formazione degli stati moderni.


È alle periferie europee che si fondano i grandi stati, mente i vecchi imperi sono ormai città divise
che competono e si contengono l’un l’altra.
Poi potentati, cioè feudi affrancati da orgainzzazione imperiale, acquistano risorsa per intimidire la
popolazione di un territorio, poi offrono proteizone: sono aggregati di potere che accentrano potere,
con stesso meccanismo che caratterizza organizzazioni militari.
State building: organizzazione economica e bellica, apparato coercitivo che pacifica e confina il
territoriok. vs Nation building: identità nazionale, attraverso la lingua. Traduzione bibbia in lingue
moderne. vs Civil Society building: arendt
Hegel, stato come organizzazione di scambi economici, stato come mercato. Implica unificazione dei
popoli e poi globalizzazione. E produce anche la democrazia come sovranità del ceto medio, grazie
alla ricchezza.

04/05 – Pilastri fondamentali della riflessione politica

1. Origine della sovranità: perché nonostante uguaglianza, c’è gerarchia? Necessità di fondare
la legittimità della sovranità.
Pensiero antico risposta dicotomica:
 Superiorità naturale: fisionomia sociale di disuguaglianza, naturale. Fondata su osservazione
rapporti dell’oikos: uomo-donna, padre-figli. Sono obligationes ex natura.
Anche schiavitù è giustificata, arke despotike. Ci sono individui che per natura non hanno
piena padronanza del logos.
 Schiavitù artificiale: Ma quando schiavi non sono barbari e invece civilizzati?
Allora è il caso che siano o schiavi di guerra, o della schiavitù per debiti. Ma in questo caso è
più difficile giustificare la dipendenza naturale di loro su altri, perché essi nascono come
uomini liberi.
Polivalenza dei criteri ne genera un terzo nel diritto latino: obligatio ex delictu, e anche obligatio ex
contractu. Accordo consensuale.

Il criterio ex contractu è alla base della costruzione delle teorie del contratto social. Uomo libero
acceta di subordinarsi ad un altro uomo quando non possono essere autosufficienti.

Ma molte monarchie continuano a utilizzare criterio ex natura: traslazione della patria potestas a
livello socale, sudditi-monarca come figli-padre.

In nomoi Plato, ancora origine da sorteggio. Variante di ex contractu.

1. Quale è il telos di questa attribuzione di potere?


Classici: fine è bene collettivo, euzeen.
Moderni: fine primario sicurezza. Poi subentrano finalità ulteriori: libertà, uguaglianza.
Nomoi: preparazione a guerra, e conciliazione o armonizzazione del conflitto civile costitutivo poveri-
ricchi.
Metafore del politico come padre di famiglia, come giudice.

Politico Platone:
 metafora del politico come stratega, colui che con azione bellica mira a sconfiggere
qualcuno.
 Metafora del politico come tessitore che armonizza tutte le funzioni singolari e mantiene
equilibrio interno alla città.

1. Forme di governo:
Trattata nel discorso filosofico con intersezione del carattere descrittivo e di quello prescrittivo. Cioè
esposizione dei vari modelli e poi preferenza, per quella considerata migliore.
A partire da Erodoto, Storie: logos tripolitikos.
Otane, Megabizo, e Dario, alla corte di Persia, discutono sulla miglior forma di governo.
Trasposizione di dibattito che avveniva in Grecia nel VIsec in ambiente persiano.
 Otane monarcomaco: “potere a tutti perché onarca non è piacevole”.
Tradizione monarcomaca identifica monarca con tiranno > sovrano violento che ha libertà
incondizionate e non deve rendere conto.
E qualsiasi individuo diventa cattivo, la posizione della sovranità corrompe l’uomo (Plato
utopia siracusana). Perché inizialmente era spinto da invidia (xonos), e quando riesce è
spinto da arroganza (ubris).
Il tiranno non sopporta buoni sottoposti, odia i migliori perché ha paura d essere usurpato.
Non vuole buoni sotto di sé ma favorisce la macrocriminalita’, l’ignoranza, la
disinformazione, perché sono modo per perpetrare il suo potere.
Egli è instabile e vanaglorioso. Stupra e manda a morte.
Ora Otane apprezza democrazia: potere è normato e reciprocamente limitato dai molti.
 Megabizo antidemocratico:
La massa non può governare perché è ignorante e incapace dal punto di vista della tecnica
politica, non sono professionisti. E si lasciano trasportare da un lato e all’altro senza
fermezza.
La democrazia è l’altro lato della tirannide. Megabizo propone oligarchia.
 Dario monarchico, contrappone ritratto del tiranno a ritratto del monarca bono. Non c’è
niente di meglio di un uomo massimamente preparato e volto al miglior bene > sofocrazia.
E poi la monarchia permette di non diffondere informazioni che potrebbero essere
trasmesse a nemici: c’è idea che più persone sono al potere, più potere è instabile.
Difatti in oligarchia si generano inimicizie fra i migliori per prevalere, e queste producono
guerre civili (staseis).
Inoltre, considerazione naturale: la stasis si risolve sempre in monarchia, quindi monarchia è
superiore.
Democrazia viene presentata come organizzazione militare.
Ora capitolo 83, contrattacco di Otane: “ voi disputate ma tenetemi fuori. Me archein me archestai:
non voglio né comandare né essere comandato” va oltre democrazia: anarcheia.
Egli è consapevole che nella polis è ancora necessario comando, ma si auspica superamento di
questa condizione.
Ari fa variazione: democrazia come circolarità delle due posizione, cerchio e non piramide.
Io dico: è necessaria la fase attuale come dittatura del proletariato, ma si andrà verso l’epoca
gloriosa della democrazia e della anarchia più vera: difatti dire che tutti sono sovrani è come dire che
nessuno lo è sull’altro, pure oltre la circolarità \.

Erodoto inaugura discussione sulle forme di governo, con relative critiche che sdoppiano una forma.
Diventeranno sei perché ognuna sfacciata nella sua declinazione buona e cattiva.
Discrimine fra buono e cattivo su base di due criteri: egoismo e illegalità.
Politico: politeia distinta in base a num. Di persone che detengono il potere
291d: democrazia. Con Plato si apre tradizione antidemocratica del pensiero occidentale.
In monarchia-tirannide divaricazione fra bene e male è massima. Vanno ad avvicinarsi con oligarchia,
perché è meno probabile che tutti i pochi siano buoni insieme. Invece democrazia e ocloclaza
coincidono, infatti non c’è nome specifico per dire negativo di democrazia in tradizione greca.

Polibio introduce termine ocloclazia: “governo della feccia (oklos)”.


Polibio è greco impiantato a Roma. Particolarità dell’evento romano è compresenza delle tre forme
politiche insieme.
Teoria del ciclo delle forme di governo (anakyklosis)

16/05 - Platone
Indagine sulle teorie classiche attraverso i tre autori Platone, Aristotele, Tucidide.
Platone fornisce una serie di matrici teoriche che origineranno varie correnti del pensiero politico.
Trattati Repubblica, Leggi, Politico.
Protagora: mito antropologico. (320 – 322 d)
Distribuzione delle tecniche nelle varie specie animali, normalmente tecniche di carattere fisico.
L’uomo è il meno dotato, ma possiede la tecnica in senso stretto. Il fuoco di Prometeo.
Siccome gli uomini non sanno governarsi nella collettività, essi ricevono altri due doni: aidos e dike.
Il riconoscimento reciproco, e il senso di giustizia. Rispetto e giustizia.
Repubblica: indagine antropologica. (II°libro)
A partire da osservazioni empiriche, ricostruzione della genealogia politica per via razionale.
Cos’è la giustizia?
- Rispettare i debiti
- Fare bene agli amici e male ai nemici
- L’utile del più forte
Genealogia: per natura, gli uomini sono inclini all’adikein, ingiustizia. Inclini alla hybris, alla
prevaricazione dell’altro.
Inoltre, c’è divisione fra forti e deboli, disparità.
A partire da questa condizione di natura squilibrata, associazione dei deboli per contrastare i forti,
che si trovano a dover sancire compromessi: origine del contrattualismo.
Antropologia pleonectica: Pleonexia: “volere di più, ambizione, avidità”, sia materiale sia virtuale, in
Hobbes vanagloria.
3 passaggi: costitutiva ingiustizia, disparità sociale, adeguamento dei pochi potenti ai tanti deboli.
Mito dell’anello di Gige: al di fuori delle leggi e dei patti, le malefatte dell’uomo sarebbero invisibili.
(Nietzsche: esalta la natura pleonectica dell’uomo, e critica Plato e il contrattualismo, che si sviluppa
nella morale degli schiavi e genera il “mostro freddo” dello stato. Favore per la tesi sofistica di
Callicle.)
Eziologia della polis, o poleogonia:
A partire da stato originale di insufficienza umana, acquisizione delle tecniche stimolata dal bisogno,
dall’istinto di sopravvivenza.
I°fase: città dei maiali: collettivo di animali semplici, poveri di bisogni, ma intelligenti, e capaci di
escogitare soluzioni per rispondere ai propri bisogni. (Rep. II, 370)
Il dinamismo che consente il progresso dipende proprio dalla pleonexia, il volere di più. Questo
passaggio consiste nella differenziazione e articolazione dei bisogni. Sorgono bisogni artificiali da
quelli naturali.
II°fase: complicazione dei bisogni > sofisticazione delle tecniche > distinzione del lavoro.
Pro: D del lavoro consente sviluppo del benessere, attraverso economizzazione delle professioni:
specializzazione in un ambito consente miglioramento della professione.
Contro: frantumazione dei ruoli, che implica distinzione sociale: divisione fra classi. Nuova pleonexis.
Generazione del conflitto fra le classi. Siccome conflitto implica armi, nascita della classe dei
guerrieri. Polis originaria è conflittuale sia all’interno che all’esterno.
Metafora delle due città: è città malata, rigonfia. Il conflitto implica una polarizzazione sociale, come
se coesistessero due città in una città sola. (Nomoi: costituzione della pace vs costituzione della
guerra).
A partire da introduzione della classe bellica, P inizia il discorso prescrittivo: guerrieri devono essere
come cani da guardia, caratterizzati da andreia, coraggio.
Essi devono essere guidati da arconti filosofi.
Infine, terza classe concupiscente.
Ecco racconto congetturale della formazione della politica. Non più mito come in Protagora, ma
ricostruzione storica fondata su città reale. Su questa speculazione si fonda il discorso normativo,
che deve tener conto della condizione reale e modificarla: no oclocrazia ateniese, no oligarchia
spartana, in cui al governo sono i guerrieri, che cacciano gli schiavi.
Popper critica disuguaglianza naturale degli uomini, modello rigido di organizzazione tra i rapporti di
classi, il mito dei metalli.
Modello dell’antropologia di Rousseau nel secondo Discorso sull’origine della disuguaglianza. Ma in
R, no uomo pleonactico ma invece personaggio schivo, che prova pietà.
Quindi Plato è antenato di due diversi nuclei del discorso politico: contrattualismo, e filo della storia.
Contrattualismo: da stato di natura (pleonactico o ingenuo).
Filo della storia: ricostruzione storica dell’origine dello stato.
Critica del modello aristotelico dell’oikia, le cui diseguaglianze e i cui fini egoistici sono trasposti al
più alto livello cittadino.
Violenza è pharmakos del processo politico: essa è sia quella della città bruta e selvaggia, sia quella
della città normativa: anche la legge è un tipo di coercizione.

Su Hobbes: edizione Laterza curata da Tito Magri, con tagli sull’essenziale.


H scrive De corpore, de Homine, de Cive: Elementa Philosophiae.
In Leviatano, sintesi di Corpore e Homine (1-9), sviluppo del Cive.
Dialogo Beemoth, sulla guerra civile inglese.
Traduce Tucidide in inglese.

17/05 – Aristotele
L’oikos e la democrazia.

Aristotele non indaga l’aspetto aurorale della città, la poleogonia, né con il mito, né
congetturalmente.
Teoria genetica di tipo evoluzionistico. No, sfumatura creaturale del patto, che dal nulla genera la
legge, ma graduale sviluppo e complicazione della struttura sociale.
Evoluzionismo vs costruzionismo: urbanistica spontanea vs pianificata.
La spontaneità della formazione della città chiarisce il carattere naturale di questo evento: è un esito
naturale per l’uomo formare la città, e non una corruzione della sua natura.
Evoluzionismo si accorda con approccio storicista.
Ari si accorda con liberalismo. Liberalismo fonda su spontaneità del libero mercato.
Politica, libro I
Genealogia: famiglia è nucleo sociale fondamentale. Poi: aggregazione delle famiglie (oikoi),
aggregazione dei villaggi = polis.
Processo di poleogonia è sinecismo.
Oikos: sfera privata. Luogo della diseguaglianza (patriarcale: figli/moglie/schiavi).
La famiglia serve alla vita come soddisfacimento dei bisogni primari (zeen – zoè : vita animale)
Polis: sfera pubblica. Luogo dell’uguaglianza.
La città serve alla buona vita, cioè ai bisogni superiori (eu zeen – bios : vita nobile). Bisogni di
carattere estetico-intellettuale, come religione e cultura.

Studio del processo economico: il processo economico è il motore delle interazioni nella città.
All’inizio è la produzione, alla fine il consumo; al centro, lo scambio. Prima come baratto, poi come
moneta (nomisma = nomos, convenzionale). Questo è naturale (katallaxis: scambiare; trasformare il
nemico in amico: natura conciliatrice dello scambio, altro modo di fare i rapporti con altri popoli >
crea cooperazione).
Ma invece crematistica è pleonexia, ambizione sfrenata non più naturale. Come schiavitù (naturale
se di inferiori, ma non se di pari vinti in battaglia), anche economia ha una dimensione naturale e
una dimensione degenerata, innaturale.

Critica alle costituzioni:


- Critica al modello platonico della kallipolis:
Esso livella tutte le coscienze singole e gli interessi personali, tratta tutti come uno solo.
Rende la vita pubblica analoga a quella privata: grande famiglia.
Ritorna alla divisione delle due città, escludendo gli artigiani dalla responsabilità politica.
Il processo deliberativo dovrebbe coinvolgere tutti i cittadini.
- Critica alla comunione dei beni:
Illusorio pensare che le coscienze accolgano questa prescrizione. Non si può pensare che tutti
scelgano di buon grado di perdere le proprie proprietà.
È più auspicabile che tutti, interessandosi del proprio privato, contribuiscano al pubblico, in un’ottica
in cui l’utile privato corrisponde all’utile pubblico.

GRANDE PEZZO MANCANTE da e ’20 a e ‘40

No, ricerca del modello perfetto. Ma ricerca del modello più adeguato al kairos.

18/05 – Tucidide
Storie

Hobbes tradurrà le Storie in inglese, e dovrà molto del suo approccio a T. Anche del pessimismo,
dell’acredine.
Anche Hobbes scrive Leviatano a partire da guerra civile inglese.

Guerra del Peloponneso come guerra sistemica: scontro fra i due massimi sistemi politici della
grecità.
Parallelismo con guerra fredda nei filosofi del ‘900.
Tucidide aveva individuato le dinamiche trainanti di questo tipo di guerra (es. formazione di
coalizioni).
Fra considerazioni politiche, anche osservazioni di carattere antropologico, su cui si fondano le
categorie di questi due filosofi successivi.

Egli è la madre della corrente filosofica del realismo politico.


Analisi che prescinde la dimensione evenemenziale (quella della narrazione di eventi), per
sottolineare la struttura di base.
Dobbiamo a T una concezione generale della storia, cioè la formulazione di categorie generali
applicabili a pressoché tutti gli eventi.
La storia è l’incontro fra: ananke (necessità) + tuche (contingenza) + ta antropina (i fattori umani).
I primi due elementi sono indipendenti dall’umano: il primo non lo può modificare, il secondo non lo
può prevedere del tutto. Ma l’umano può intervenire attraverso un lavoro di assecondare
intelligentemente da una parte, e prevedere dall’altra.
(se dio stesso è una monade dominante, anch’esso è soggetto all’armonia prestabilita? Da parte di
chi?).
Proprio la precauzione, che negli stati non è solo prevenzione, ma soprattutto l’armamento,
producono la dunamis, cioè la conflagrazione del conflitto.
I fatti dell’ananke sono quelli che non si possono più controllare né risolvere totalmente.
Quelli della tuche sono invece elementi fortuiti, che non derivano dalla concatenazione delle cause,
o almeno, di cui non sono rintracciabili le cause.

Ta antropina: deos (paura) + timè (onore) + ophelìa (utile)


Deos o fobos: elemento della sicurezza, data da paura di minacce.
Timè: quello che oggi chiameremmo prestigio. Ma questo dipende da un concetto ancora più
fondamentale: il riconoscimento, da cui nasce ogni lotta. Molti conflitti storici sono prima di tutto
conflitti di identità. Conflitti distributivi (ophelìa) vs conflitti di identità (timè).
Ma questi due fattori vanno volentieri di pari passo, la pleonexìa può essere sia di ophelìa che di
timè

Storia come narrazione di alleanze e inimicizie. Carl Schmitt, Il Concetto del Politico: qual è la
dicotomia del politico? Amico/nemico (si dà che tutte le discipline si fondino su una polarizzazione.
Es. estetica: coppia di contrari bello/brutto).
Teoria della grande dicotomia: modello che riconduce la realtà a due concetti polari, mutuamente
esclusivi e congiuntamente esaustivi.

Analisi sulla dynamis: potere svolge processo ciclico.


Dietetica della potenza: capacità di autolimitarsi, prudenza, come virtù del buon politico. Si rischia di
innescare la reazione di chi si sente minacciato. Calcolare la propria potenza è chiave del successo
strategico e della preservazione dell’istituzione.
Sul caso di Alcibiade, fra Tucidide e Platone (A. I – II): critica al giovane politico che crede che il giusto
coincida col successo e con la potenza.
Quando si arriva a un equilibrio di forze > pace di Nicia.
Spedizione di Alcibiade, durante la pace, in Sicilia che è terra “ubertosa”.
La sconfitta di Sicilia segna la china discendente della storia ateniese.
Giouvnel, Pseudo-Alcibiade: i fili che il politico deve tessere sono come serpi che si divincolano, e che
vanno vinti alla compostezza, per questo il compito del politico è più vicino a quello dello stratega
che a quello del tessitore. La storia è governata dalle passioni e non dalla razionalità.
Un salto su Macchiavelli, primo esponente del realismo. Riformulazione del paradigma tucidideo:
Tre fattori della storia: destino + fortuna + virtù.
La virtù è un termine cappello che coincide con la prudentia.
Cap.25, Principe: il corso del fiume è necessità. La piena, è contingenza. Gli argini sono virtù.
Paura è fondamentale anche in M: principe deve temere nemici dall’interno e dall’esterno.
Avarizia e ambizione sono le altre due parafrasi.

Tucidide, Storie (libro III°, cap.42): una macro-guerra che contiene una quantità di micro-guerre, fra
tutte quelle città che contrappongono modello democratico e modello oligarchico.
Evento della guerra in Corcira:
La guerra è un tornasole che rivela la natura dei popoli e le tendenze umane nascoste.
Costanza della natura umana come principio cardine del realismo. Ci sono costanti che si ripetono
periodicamente, a prescindere dal mutamento delle circostanze e modificandosi solo in maniera
accidentale. Non c’è mai ripetizione identica di un evento, ma dei topoi ricorrenti. Durante i periodi
di prosperità, questi istinti possono rimanere latenti, ma essi si innescano nella penuria, perché
viene minata la libertà delle persone. Allora polemos è didaskalos di violenza.
Nel conflitto, tutti gli individui si omologano alla violenza: il comportamento umano è emulativo, la
guerra è contagiosa. E l’emulazione è il mezzo fondamentale del progresso, così si sviluppa la tecnica
della guerra.
Il conflitto accieca la ragione, e addirittura perverte il linguaggio: subentra la faziosità, che altera il
significato originale delle parole: l’audacia diventa coraggio, la prudenza, viltà.
La stasis confronta fratello e fratello. Non c’è più valore nelle leggi, e non c’è più valore nella parola
data; la fiducia si trasforma in complicità.

Cosa distingue necessità e contingenza?


Una società complessa è quella in cui l’esito è frutto dell’interazione fra i singoli elementi. Allora il
sistema diventa imprevedibile.
La distinzione è di carattere euristico-soggettivo: riguarda il fatto che l’uomo possa prevedere la
necessità, e non la contingenza. Cioè che entrambe sono l’esito determinato di qualcosa, ma l’uomo
non prevede la contingenza. Contingenza è epistemologica e non ontologica.
Esempio della crisi della borsa, dato dalle azioni dei singoli investitori e non previsto dalle stime degli
andamenti.
La contingenza è rimediabile in un orizzonte futuro!
Leibniz: la libertà sembra essere davvero un fattore di carattere psicologico-epistemologico, dato da
una imprevedibilità. Ma la dottrina morale di LE prevede un’assimilazione della contingenza alla
necessità, un tentativo di restituire alla necessità ciò che le è dovuto per ragione e giustizia: la
responsabilità umana consiste nella corretta realizzazione della volontà di Dio, che corrisponde alla
necessità.

La guerra ucraina scoppia qualche mese dopo le elezioni in Bielorussia, chiaramente truccate,
fortemente protestate, duramente sedate. Il timore è l’insidiarsi del modello democratico all’interno
dei confini autoritari. Questo fa dell’evento una guerra identitaria.

Potere
Analisi preliminare
Termini e concetti:

Kratos vs archè, come sinonimi che accentano diverse connotazioni.


Kratos, come potere assoluto e dirompente, forza.
Archè, come potere limitato da vincoli normativi.

Dominium, potere sulle cose vive e non vive


Imperium, potere militare e comando politico.
Potestas, possesso di una carica che può esercitare coercizione.
Auctoritas, possesso di una carica guadagnata con la persuasione, che dipende da libero consenso.

Dynamis, come meccanismo del potere, comportamento della forza.

Nei Nomoi, differenti modalità d’instaurazione del potere: padre/figlio, anziano/giovane,


ricco/povero, sapiente/ignorante = criteri naturali.
E poi ancora: potere generato dal caso, cioè dal sorteggio = criterio artificiale.

Nell’oikonomia, di nuovo individuazione di matrici primigenie del potere: padre/moglie-figli-schiavo.


Da questo poi, diritto pubblico: non più potere naturale, nomos di tipo tradizionale, ma diritto
positivo scritto e istituzionalizzato.

Indagine analitica, sul linguaggio:

Potere su vs potere di, power over vs power to, macht uber vs macht zu.
Potere su è coercitivo, riguarda rapporto di nessi causali fra un agente e un paziente.
Potere di equivale a libertà.

Nel ‘900, Max Weber, Economia e società, capitolo introduttivo di terminologia e nozionistica:
3 concetti di potere:
- Macht
- Herrschaft
- Autoritaet
Macht:
Possibilità di far valere la nostra volontà, anche contro una resistenza o opposizione.
Assume un carattere oggettivo nelle leggi del mercato: il prezzo di una merce condiziona la scelta del
consumatore, a prescindere dalla sua volontà.
Herrschaft:
Da Herr, signore o padrone. Comando di un individuo su altro/i. Carattere personale del comando.
Carattere costrittivo e violento.
Autoritaet:
Comando esercitato attraverso l’esempio e la convinzione.

Altre categorie politiche, nella contemporaneità:


- Potere dato dalla variabilità dei voleri
- Idea che ci sia somma 0 dall’equazione dei poteri in un sistema: quando sale da un lato,
diminuisce dall’altro.
- Potere entra nella categoria dell’avere, è un possesso. Potere come disposizione.
Niklas Luhman, sociologia dei sistemi:
Concezione intransitiva del potere, o teorie comunicative: non qualcosa che passa da una volontà
all’altra, ma un fluido che circola in maniera più diffusa.
No al potere come quantità fissa, ma magari poteri coesistono, o uno cresce senza far decrescere
l’altro.
No al potere come possesso.
Lo hanno detto anche Hannah Arendt, The Human Condition, Michelle Foucault, Juergen Habermas.
Concezioni strumentali del potere vs conc. Comunicative del potere.
Non più potere su, ma solo potere di, perché il potere non è una proprietà.
Nuova categoria del power with, perché la libertà non è mai individuale e autonoma.

Hannah Arendt, Vita attiva:


Osservazione che la vita pratica è stata subordinata, nella storia del pensiero, alla vita teoretica.
Osservazione che, se nella classicità l’economia era stata subordinata alla politica, nella modernità
avviene il contrario: vita politica subordinata a vita economica.
Critica al maestro Heidegger, perché non si occupa della vita attiva.
Cap.5 - Caratteri della condizione umana:
Stress sulla nascita, che introduce qualcosa di nuovo nel mondo, e determina una progressione non
ripetitiva della storia.
Errore di analisi: il pensiero ha assunto come nucleo l’uomo, mentre la vita pratica vede sempre una
collettività, non esiste l’uomo a prescindere dal contesto.
Formulazione a partire da Aristotele: polis come luogo del confronto fra liberi. In questa dimensione,
si pensa sempre insieme e si agisce sempre coralmente.
Agire strumentale è volto al successo, l’agire comunicativo è volto all’intesa. (=etica femminista fuori
dalla retorica della vittoria/sconfitta).
Analisi sul lessico greco. Archè vuol dire sì comando, ma vuol dire anche principio, inizio.
Siccome Arendt è teorica della natalità, essa è interessata a inizio.
Esiste anche un agire come praxis. Stessa differenza fra agere e gerere.
Nel confronto fra Aristotele e Platone si scontrano potere comunicativo e potere gerarchico. E la
storia dell’occidente ha visto la vittoria del potere strumentale su quello intransitivo.
Platone associa l’agire al disordine, il disordine alla democrazia. Apre un divario fra potere su e
potere di, con una priorità del primo ed una negazione del secondo.
Si perde il concetto dell’azione cominciativa, che apre un confronto. Oscuramento della
connotazione incipitaria a favore di quella potenziale. Ma così viene sottratto al potere il suo
carattere di libertà, dell’incominciare un’azione.
Difatti la società platonica è fortemente statica e monolitica. I comandanti hanno la norma, i
subordinati hanno l’azione e la pratica.

Hobbes
Leviatano, X-XI

La scrittura delle opere politiche avviene in concomitanza con la guerra civile inglese, che è nucleo
tematico fondamentale e contestualizza tutta la riflessione.
1642: De Cive
1651: Leviathan

Cap. X – Analisi del lessico del potere


Prima definizione del potere su, o potere di disposizione:
“potere consiste nei mezzi di cui il presente dispone” mezzi naturali/strumentali, originari/derivati
“per ottenere un bene futuro”.
Mezzi naturali sono le qualità del carattere. L’origine del potere consiste nella eccellente
disposizione delle virtù > diseguaglianza naturale degli uomini. Anche nella diseguaglianza, ci può
essere parità fra uomini illustri. Difatti, le qualità sono distribuite a gradi diversi, di modo che
qualcuno che eccelle in coraggio non eccella in ingegno.
Mezzi strumentali sono l’eterogeneità dei fattori che non sono intrinseci all’individuo.
Ne fa parte la tyche. Ne fanno parte le ricchezze, gli amici, il prestigio. Questi mezzi sono, a conti
fatti, più determinanti.
Il potere umano più grande è quello politico, di un collettivo consensualmente riunito intorno ad un
individuo: l’iconografia del Leviatano è quella del mega-anthropos, unione dei singoli individui.
Stile: approccio analitico, costruito sulla analisi di diversi termini presentati come premesse; per fare
una sintesi successivamente.
Il potere politico è il più grande, ma anche il potere economico e liberale è molto forte. Ciò che
caratterizza il potere è la disposizione di un uomo su un altro.
Cioè la ricchezza deve essere unita alla liberalità, ovvero alla capacità di usare la ricchezza nella
maniera corretta, cioè in medietà rispetto ad avarizia e dissolutezza; ma liberalità vuole anche dire
saper usare i propri beni per intessere dei legami sociali che lo rafforzino = amicizie strumentali
La ricchezza non accompagnata da liberalità genera l’invidia.
Hobbes sta facendo un elenco dei vari concetti che connotano il carattere umano, importanza del
taglio antropologico nello studio.
Il successo è potere, perché genera prestigio: il prestigio è potere perché consente le relazioni
strumentali.
La forza è potere, perché chi si sente debole si sottoporrà alla disposizione del forte per avere
protezione.
La prudenza, in mezzo fra audacia e pusillanimità, è potere, e fa distinguere fra apparenza e realtà. E
l’eloquenza è potere, perché fa sembrare prudenti. Il fa sembrare introduce un elemento platonico
antisofistico, divaricazione fra apparenza e realtà.
L’affabilità è potere, perché è carisma, porta ad essere amati.
La scienza costituisce una piccola fonte del potere. Critica a professori ed intellettuali, che pensano
di sapere e si scontrano gli uni con gli altri generando discordia, minano l’uniformità delle
convinzioni e generano la guerra civile; critica al sapere perché fattore sovversivo.
E anche quando sono vere scienze, non brillano, cioè sono meno appariscenti e meno illustri.
E sono poco visibili perché la scienza è una cosa che, per poter osservare, si deve avere in se stessi.
Pochi ce l’hanno. Prospettiva elitaria della scienza.
In Beemoth critica aspra a professori e clericali.
Il prestigio è potere, e dipende dal prezzo che si può attribuire all’uomo.
Prospettiva di rottura con tradizione cristiana e kantiana, che vedono l’uomo immagine di dio e
sempre come fine, e manifestazione della società secolarizzata, e apertura alla prospettiva
utilitaristica.
Riflessione economica: il prezzo non è un valore assoluto, ma dipende dal bisogno e dalla stima di
altri, oltreché soprattutto il mercato. Legge del mercato: il prezzo non è determinato dal venditore,
ma dal compratore. Il prezzo si assegna in base alla funzione che l’individuo può svolgere; riduzione
del valore al prezzo (=forza lavoro). Es. militare che ha molto valore in guerra, e nessuna in pace.
All’interno del discorso sull’onore e sul prestigio, introduce vanagloria.
Hobbes vive in una società ancora feudale, ancien regime, ovvero fondata sul valore della nobiltà e
del prestigio, riconoscimento nella sfera pubblica. Però egli vive anche il passaggio a una società
nuova, quella borghese. Nella società borghese, il principio non è più il prestigio, ma l’economia. H è
ancora in mezzo fra questi due periodi, giano bifronte.
Non si deve mai pensare alla storia come discontinua, come passaggio netto fra un’età ed un’altra,
ma piuttosto un luogo ambivalente dove varie tendenze si incontrano. Es. cenni borghesi nella
Firenze medicea. In H, ancora concezione della formazione sociale come distribuzione dei beni da
parte del sovrano verso i feudatari.
La prospettiva del diritto inalienabile è in contraddizione con quella economica.
L’obbedienza non è soltanto data dalla paura, ma anche dall’onorare ed ammirare il superiore.
Emerge una ottima conoscenza di Aristotele, seppur Hobbes fosse un antiaristotelico.
Alla fine del capitolo, anticipazione del power to, la capacità: (capability approach, M.Nussbaum).

In discorso sull’onore evidente matrice feudale.


Discorso su re tedeschi è poleogonia: da stato di natura a stato di unione intorno al sovrano.

Cap. XI – della differenza dei modi


Natura pleonectica: tendenza fisiologica dell’uomo a tendere verso un potere sempre maggiore. Non
data da aspirazione infinita, ma dal fatto che qualcuno che goda dei beni presenti vorrà assicurarseli
anche per il futuro, e per farlo dovrà avere altri beni.
C’è sguardo al futuro, che è incerto. Pathos dell’incertezza è tipicamente moderno. “Ansietà riguardo
al futuro”.
L’animale uomo non può contentarsi del proprio pasto presente, perché non può fare a meno di
assaporare, allo stesso tempo, anche quelli futuri; ma sentirli mancare provoca irrequietudine.
Non c’è solo dipinto tragico della voracità umana, come in Plato, ma anche considerazioni di
carattere più empirico.
L’avarizia, come volere di più, genera la rivalità e la guerra.
Società feudale fondata su rete di riconoscimenti reciproci; ma società borghese fondata su
sicurezza. È contrapposizione fra società eroiche e società post-eroiche.
L’obbedienza è strettamente legata alla protezione. Questa è l’ottica del soggetto borghese, che
accetta di rimettere al sovrano la propria difesa personale e di guadagnare in cambio la sicurezza
necessaria per poter consumare.
Nella società feudataria invece, ogni feudatario era autonomo nella difesa di sé. Omogeneità di
sovrano e feudatari nel potere di difendersi.
“il desiderio di conoscenza delle arti pacifiche accetta la sicurezza”.
“protezione da parte di un potere diverso dal proprio”.
Allora il potere del suddito sarà un power to, di iniziare affari economici; il potere del sovrano invece
sarà un power over.
Considerazione della felicità: gioia duratura. Felicità come telos è movente dell’azione umana, che
verte all’assicurazione di un bene stabile. Antropologia.
Casistica dei modi umani come le diverse qualità che determinano il fine e che consentono di
perseguirlo.
Sul diritto consuetudinario generato dall’ignoranza delle cause.
25/05/2022
Cap. XIII

Patto sociale non come ricostruzione storica esatta, ma come metafora o costruzione logica, ipotesi
razionale, per indagare la costituzione dello stato e la legittimazione del potere.
Si fonda sulla dicotomia fra stato di natura e stato civile o politico.
Società civile e società politica sono in H sinonimi; ma bisogna badare che poi, in Hegel e Marx,
avverrà una risemantizzatine: contrapposizione fra società civile e stato, in cui la società civile
consiste nell’articolazione delle relazioni economiche e sociali, contrapposte allo stato come
istituzione.

Cap. XIII – Della condizione naturale dell’umanità riguardo alla sua


felicità ed infelicità

Se Aristotele partiva da famiglia, come tessuto di rapporti di diseguaglianza, per approdare allo stato
come luogo dell’uguaglianza, attraverso un processo evolutivo, totale inversione in H, che partendo
da una condizione di eguaglianza nello stato di natura approda ad una dimensione di disuguaglianza
nello stato civile.
L’uguaglianza degli uomini nello stato di natura è data dal fatto che, a prescindere dalle diverse
qualità naturali, ciascuno ha il potere di uccidere l’altro.
Ed anche dal fatto che fanno esperienze simili, l’esperienza accomuna gli uomini.
Ed anche dal fatto che hanno il potere di agire in vista della speranza di un bene futuro.
L’uguaglianza nella speranza di raggiungere i propri fini è appunto ciò che genera la contesa: due
individui che sperano in uno stesso fine entreranno in conflitto.
Questo dipende dal fatto che i beni siano scarsi.
Due caratteristiche della vita umana sono la scarsità, e l’ostilità.
La scarsità genera il desiderio e la diffidenza, e la diffidenza è una condizione abituale, costante, che
differisce dall’ostilità perché non ha bisogno di concretizzarsi in conflitto.
La diffidenza comporta e consiste in un agire in anticipo.
Lo stato di natura è “stato di guerra di tutti contro tutti”.
Molto interessante che il conflitto è generato dall’uguaglianza; ne consegue che la pace sia data dalla
disuguaglianza come gerarchia.
Stesso quadro è presentato nel De Cive – cap. I: critica asprissima alla natura sociale dell’uomo.
Gli autori politici tendono a postulare la socialità come caratteristica intrinseca dell’uomo (zoon
politikon), atto per natura alla socialità, allo stare con gli altri. Grozio segue questa linea aristotelica
nel suo conatus socialis.
Pessimismo antropologico:
Per H, l’uomo è costitutivamente asociale e conflittuale, e solo accidentalmente sociale.
Difatti, se l’uomo fosse essenzialmente sociale, ogni uomo dovrebbe amare tutti gli altri in eguale
misura; mentre invece l’umano è selettivo, e si unisce agli altri per onore o utilità.
Se gli uomini si incontrano per commerciare, allora ciascuno si occupa del proprio utile e non di
quello del socio; se si incontrano per associarsi, quest’amicizia è apparente o strumentale; se si
accompagnano per intrattenimento, essi tentano solo di accrescere la propria opinione di sé
attraverso un confronto favorevole con l’altro.
Non solo rappresentazione sconsolata della natura umana, ma anche ennesimo affondo contro
l’Aristotele dell’Etica Nicomachea, nella classificazione dell’amicizia: per diletto, in vista di un’utilità,
in vista della virtù. La forma massima di amicizia è quella secondo virtù.
H nega la realtà dell’amicizia secondo virtù. “Quando ci si incontra per filosofare” ciascuno vuole
dimostrare la propria superiorità sull’altro ed essere trattato da maestro, cosicché se questo non
avviene si ingenerano delle discussioni focose che sono le peggiori: generano il conflitto d’identità, il
conflitto sulle idee, che è peggiore del conflitto redistributivo.
Obiezione: cosa renderebbe più realistico, e meno postulato, il principio egoistico rispetto a quello
altruistico? La coincidenza fra realismo e pessimismo è data dal fatto che le osservazioni empiriche
rivelano una priorità della competizione sulla solidarietà. Ma è vero che questa considerazione presa
da sola è parziale e univoca, se esiste solidarietà nelle persone bisognerà riconoscere una presenza
di questo principio nella natura umana. Ancora da Gramsci: pessimismo dell’intelligenza ed
ottimismo della volontà; l’agire presuppone un orientamento ottimistico, perché il dubbio comporta
la sospensione dell’atto.
Di nuovo, stress sulla natura costante della guerra, che non è solo nella guerra concreta o battaglia,
ma nella continuatività dello stato di conflitto; esso svanisce solo quando è negata la possibilità
stessa della guerra, ovvero quando la sua ipotesi è impossibile. Metafora metereologica: si dice che il
tempo è cattivo anche nel momento in cui non stia piovendo effettivamente, ma ce n’è la possibilità.
Nello stato di natura o di perenne conflitto, non c’è la possibilità di progresso di nessuna arte
pacifica, e la vita dell’uomo è non desiderabile assolutamente perché solitaria, misera, non
costruttiva.
3 referenti storici dello stato di natura:
- I popoli selvaggi d’America: dimostrano che l’assoluto stato di natura non si dà mai, perché è
quasi immediata l’associazione in gruppi per salvaguardare l’interesse personale; ma danno
idea di quest’associazione primitiva e solo familiare, priva di un governo centrale.
- La guerra civile
- La condizione in cui stanno gli stati l’uno rispetto all’altro, anarchia degli stati: però gli stati
sono individui collettivi, al cui interno avviene la civilizzazione dei cittadini che hanno già
perso la loro condizione eroica. Ma lo stato mantiene a un livello più alto la condizione
eroica. Un’altra differenza consiste nel fatto che gli stati sono pochi, mentre gli individui allo
stato di natura sono potenzialmente infiniti.
All’interno dello stato di natura perdono significato i concetti di giustizia ed ingiustizia, perché dove
non vi è potere che la garantisca, non può esservi giustizia. È l’associazione a generare la legge, e
senza legge non può darsi giustizia.
E non esiste proprietà nello stato di natura, perché c’è uguaglianza negli uomini rispetto ad ogni
diritto; quindi, ogni individuo ha diritto a tutte le cose, ius omnis omnia. Quindi non esiste proprietà,
ma esiste possesso.
L’uscita dallo stato di natura è l’effetto di un’alleanza fra ragione e passione, in cui la passione
fornisce il movente, come paura ed ambizione, e la ragione fornisce la soluzione, come associazione
regolamentata.

Sulla vanagloria.

30/05/2022
Cap. XIV
Nel tredicesimo, presentazione incompleta dell’artificio concettuale stato di natura. In questo
capitolo, accento sull’eguaglianza degli individui; considerazione della antropologia pleonectica;
elenco delle passioni umane; considerazione empirica, questio facti, della guerra di tutti contro tutti.

Cap. XIV – Della prima e della seconda legge naturale e dei contratti.

La guerra di tutti contro tutti non è solo questio facti, ma anche questio iuris. La stat comporta anche
una uguaglianza dei diritti.
Libertà “è la capacità che ciascuno ha di avvalersi del proprio potere secondo il suo arbitrio, per
preservare il proprio stato”, questo è il power to, power to è una libertà, cioè una capacità di fare
qualche cosa, iniziare un corso d’azione. Il fine di questa azione è l’autoconservazione.
Questa è la facoltà di fare qualsiasi cosa che si ritenga idoneo per il fine dell’autoconservazione. Ciò
che permette di dirigere l’azione è la ragione, il calcolo delle conseguenze.
Quindi la nostra uguaglianza e la aggressività non sono solo per natura, ma anche per diritto. La
libertà si traduce in diritto, ed è una legge naturale del diritto naturale.
Libertà è, prima di tutto, libertà da impedimenti esterni, e in un senso molto materialistico, cioè
come libertà da impedimenti al moto. È libertà da, limiti e costrizioni. Tanto i limiti crescono, tanto la
libertà decresce. È definizione negativa. Questa è la base dei liberali.
Contrapposta a libertà di, avviare delle azioni avvalendosi del proprio potere. Questa è condizionata
dalla precedente. È definizione positiva. Questa è la libertà dei democratici.
È possibile distinguere quattro accezioni della libertà attraverso il confronto dell’individuo col
collettivo:
- Morale: del singolo indipendentemente dal contesto, ed è libertà di fare una scelta.
Dell’individuo in quanto tale, se mai potesse darsi questa condizione.
- Autonomia o indipendenza: del collettivo rispetto ad altre forze, di autodeterminarsi. =
sovranità.
- Da: dell’individuo dal collettivo.
- Di: dell’individuo nel collettivo. = Arendt; Hegel, che critica la rappresentazione atomistica
dell’individuo fornita dai liberali.
Critica all’identità, nel giusnaturalismo classico, fra ius e lex, diritto e legge, che in realtà sono
contrapposte: l’una è la libertà di fare o non fare, l’altra è l’obbligo di fare o non fare.
Ragione: è da un lato ciò che orienta la libera azione umana, perché è la facoltà che fornisce
all’uomo i mezzi e gli strumenti per produrre un fine. Dall’altro, però, è quella facoltà che ha la
funzione di individuare le leggi, è la ragione che produce la legge naturale. Ragione strategica o
strumentale vs ragione morale.
Ragione morale è quella che in Aristotele viene definita retta ragione; questo crea ambiguità, perché
“retto” può anche voler dire solo corretto. Però qua si intende una ragione che detta delle
prescrizioni che regolano il comportamento dell’individuo in rapporto ad altri individui. Non la posso
praticare in solitudine, perché vuole regolare il mio comportamento in rapporto a quello degli altri.
Il problema si pone quando queste due istanze confliggono. La retta ragione si manifesta anche nello
stato di natura, perché anche le leggi giuste sono leggi naturali. Nello stato di natura, però, questa
ragione esiste solo in foro interno, dentro alla coscienza dell’individuo. Ed essa perde, perché la sua
pratica comporterebbe lo svantaggio, andrebbe contro all’autoconservazione.
Da questa retta ragione provengono le leggi naturali, nel contratto.
 Prima legge naturale: ricercare la pace. Per farlo, collettivo.
 Seconda legge naturale: alienazione del diritto su tutto e concessione agli altri di quanti
diritti si ha. Questo genera gerarchia del potere. Regola aurea: “Quod tibi fieri non vis, alteri
non feceris”. Stessa regola, si trova nel vangelo. Il patto di alienazione è una rinuncia alla
libertà. Nello stato civile non avviene la creazione di nessun nuovo diritto, ma solo il
trasferimento del proprio diritto al collettivo.
 Terza legge naturale: rispettare il patto. Obbligazione a non ostacolare colui a cui si è ceduto
il diritto nel suo avvalersene.
Queste prime tre leggi garantiscono lo stato civile, politico, positivo.
Rinuncia, quando non ci si preoccupa del destinatario della cessione (è cessione x tirarsi fuori dal
conflitto, es. schiavo) vs trasferimento, quando si conferisce consapevolmente il proprio diritto a
qualcun altro.
Nello stato civile, i diritti dei singoli sono ceduti al sovrano. Protego ergo obligo.

31/05
Cap. XIV, XV, XVII

Genealogia del giusnaturalismo: da Plato, “giusto come utile del più forte”, e questo è il diritto
naturale.
Nella sofistica classica si trova questa dilatazione fra legge naturale (nomos) e legge positiva (fysis).
Ma abbiamo anche un’altra legge di natura, quella derivante dal modello cristiano, che ritiene che la
giustizia sia naturalmente intrinseca all’uomo per infusione divina, e che essa sia quindi spontanea.
Allora c’è un attrito nel giusnaturalismo classico, perché la legge di sopraffazione e quella di giustizia
sono entrambe naturali.
Hobbes scioglie questa frizione inserendo da una parte il diritto naturale, che è sopraffazione, e
dall’altro la legge naturale, che è altrettanto spontanea, ma può manifestarsi solo fuori dallo stato di
natura.
Tutto questo congegno legittima la formazione dello stato sulla base del potere sovrano, e garantisce
che il sovrano agisca in maniera buona, perché governa secondo ragione sulla base delle leggi
naturali, creando delle leggi positive a partire da quelle.
Sulla natura dei contratti:
Il contratto consiste nel reciproco trasferimento del diritto.
Il patto consiste nel reciproco trasferimento del diritto, in maniera diacronica e non istantanea.
Questo implica la fiducia nella promessa.
Analisi linguistica sulla natura dei patti: un patto valido è espresso con frasi in tempo passato o
presente, non futuro.
Il giuramento è storicamente un dispositivo per sancire un patto, ma non è assolutamente valido.

Cap. XV – Delle altre leggi di natura


Sul giusto: il giusto è l’osservanza del patto.
non esiste allo stato di natura, perché non c’è nessun patto, non vale alcuna legge naturale, ma solo
con l’ingresso allo stato civile.
Analisi: l’aggettivo giusto vuol dire qualcosa se attribuito agli uomini, oppure alle azioni. (=Ari)
- Agli uomini: conformità alla ragione dei costumi. Riguarda il carattere, la virtù (aretè).
- Alle azioni: conformità della singola azione alla ragione, ovvero alla norma.
Il contrario della virtù è il vizio.
La giustizia delle azioni è divisa in:
- Distributiva: proporzionalità aritmetica. Struttura triadica con arbitro, un terzo super-partes
che distribuisce i beni secondo giustizia.
- Commutativa: proporzionalità geometrica. Anche orizzontale e diretta, consiste nel giusto
scambio.
Due generi di leggi naturali:
- Sostantive: che riguardano il carattere, prescrivono delle qualità o virtù.
- Procedurali: che riguardano il comportamento, cioè il modo in cui si devono condurre degli
affari legali. Riguardano il diritto consuetudinario.
La grande dicotomia fra leggi naturali e leggi positive, di cui l’una procede secondo ragione dalla
volontà di dio, mentre l’altra è posita dalla volontà dal sovrano, trovano un punto medio: la legge
consuetudinaria. Sono una parte del diritto positivo, ma non vengono poste in un momento preciso,
bensì sorgono insieme al progresso stesso. Si sviluppano per evoluzione spontanea attraverso la
rielaborazione di giudizi sulla base di esperienze giuridiche precedenti (= common law). Quindi non
sono volontarie ma spontanee, naturali, però partecipano a tutti gli effetti al diritto positivo, cioè
sono applicate concretamente, non sono delle leggi di tipo morale o filosofico. Hobbes si oppone
all’adozione del diritto consuetudinario, perché troppo arbitrario.
Proposito di Hobbes di fondare uno stato solamente su leggi positive, che garantiscano
assolutamente la certezza del diritto. È un’anticipazione dello stato di diritto contemporaneo.
Quella che noi chiamiamo certezza del diritto, è in H la sicurezza. Solo la legge positiva può garantire
questo, mentre il diritto consuetudinario è troppo vago e non riguarda leggi generali ma solo
approssimative, cioè si basa su esperienze di giudizi precedenti particolari senza averne fatto leggi.
E non si può basare sulle leggi naturali perché esse vanno assicurate dalla protezione, rispetto allo
stato di natura.

II Libro: dello Stato


Cap. XVII – delle cause, fondazione, e definizione di uno stato
3 criteri di giudizio della norma: giustizia, validità, effettività. La validità riguarda la possibilità, la
effettività riguarda la contingenza.

Lo stato non consiste semplicemente in un agglomerato di persone, non è solamente il


raggruppamento, quello è un fenomeno anteriore a quello statale. Questa frammentazione di piccoli
gruppi su un territorio, però, genera frequenti conflitti fra i piccoli nuclei, la confusione, quindi non
garantisce la sicurezza. Ma non è solo il numero o il territorio a fare lo stato, è necessaria
un’organizzazione gerarchica al cui vertice un sovrano.

Contro Aristotele nell’analogia fra società animali e società umana: è fallacie. Infatti, gli animali si
riuniscono istintivamente, mentre gli umani istintivamente sono portati al conflitto. (non concordo).
Negli animali, non c’è distinzione fra bene comune e bene privato, e gli animali è solo occupandosi
del proprio bene privato che provvedono anche a quello pubblico. Negli animali non c’è
competizione per l’onore. E gli animali non hanno capacità di critica nei confronti dell’operato dei
funzionari della società. Ma questa critica degenera nel perfezionismo e genera insubordinazione e
la guerra civile. E gli animali non comunicano con la parola, e non possono ingannarsi. E gli animali
non sono pleonectici, ma si contentano della soddisfazione dei bisogni – immediati, - primari. Gli altri
animali hanno un appetitus o conatus societatis, mentre invece l’uomo è l’unico animale in cui la
socialità non è spontanea, ma artificiale.
Solo la garanzia della sovranità consente passaggio da moltitudine a popolo. “do autorizzazione e
cedo il mio diritto di governare me stesso a questi uomini a condizione che loro facciano lo stesso.”

01/06
Cap. XVI

Stato per istituzione vs stato per acquisizione.


Istituzione: stato che si forma in maniera arbitraria per via del patto. È artificiale.
Acquisizione: stato che si forma in maniera spontanea nella storia. È naturale o pseudo-naturale.
Al solito, H si riferisce allo stato per istituzione come dispositivo razionale che consente di teorizzare
le dinamiche del potere sovrano.

Delle connotazioni del patto:


Sul patto come alienazione del diritto.
Ma anche in senso positivo, come trasferimento di poteri al sovrano che consente lo stato civile.
È patto di sottomissione al sovrano; è patto di aggregazione fra sudditi. È patto di autorizzazione.
Nel diritto romano, distinzione fra pactum societatis e pactum subiectionis.
Al principio, la moltitudo: individui che non hanno un legame politico.
Questi fanno un pactum societatis, che genera il populus. Si danno una unità giuridica.
La rappresentanza della persona populus non è ancora attiva, non può funzionare, perché non c’è
nessuno che si prende la briga di agire o ci sono troppi che agiscono separatamente; c’è bisogno di
pactum subiectionis, attribuzione del potere di agire al magistrato.
Traslatio imperii, trasferimento del potere: trasferimento non solo dell’esercizio, ma anche la
titolarità. vs Concessio imperii, concessione del potere: cedo l’esercizio, ma non la titolarità. Nella
concessio non c’è subiectionis, c’è solo delega, e il potere si può riprendere.

Cap. XVI – Delle persone, autori, e cose rappresentate.

Persona: un ente che manifesta una volontà attraverso delle azioni o parole.
Allora la persona è la rappresentazione di una volontà.
Persona naturale vs artificiale: naturale quando crea la propria volontà, artificiale quando
rappresenta la volontà di un altro. Virtualità della persona nel diritto.
Dall’etimo: persona è maschera teatrale. Dunque, l’attore svolge il ruolo della rappresentanza.
È apertura al panorama sociologico dell’attore sociale che svolge un ruolo, il quale ruolo non è
esaustivo della sua identità.
L’attore è colui che rappresenta una volontà, non sempre la propria, e colui che possiede la volontà
si chiama autore; il potere della volontà si chiama autorità, e l’autore la trasferisce all’attore, cioè lo
autorizza.
Analogia col proprietario (kurios), che ha il potere su e il potere di, e delega il potere di all’attore.
L’autorità ha una doppia connotazione, quella attiva del permesso, quella passiva dell’incarico.
Ogni patto autorizza tuttavia con dei limiti, e nel caso del patto di sottomissione il limite è questo: il
sovrano ha il mio potere di, ma non ha il potere sulla mia vita perché questo violerebbe il principio di
autoconservazione.
Se l’attore viola la legge di natura, la responsabilità ricade sull’autore.
Una volta che si è conferita l’autorizzazione all’attore, non è possibile revocarla o pensare di poter
instaurare un nuovo attore: contro la guerra civile. È possibile revocarla se il potere è solo delegato,
ma se è trasferito, il potere del sovrano diviene assoluto. Il potere assoluto è il rifiuto della concessio
per la traslatio, ed è il patto di unione, cioè l’identità fra p.societatis e p.subiectionis. Il potere, in H,
non può essere ripreso (in Locke sarà differente).
Lo stato è una persona politica, attore che attua la volontà degli individui che lo hanno insignito
dell’autorità. Lo stato può consistere in una persona singola, sovrano, oppure in un gruppo, in cui la
volontà risultante dipende dalla somma delle volontà particolari per maggioranza. Prima leggi
sostantive o definitorie, poi leggi procedurali.
Se il gruppo è pari, si può raggiungere l’equilibrio e lo stallo; se il gruppo è dispari, c’è il veto, cioè un
solo voto che determina tutta la decisione. Queste sono una serie di leggi procedurali.

Dato il patto di unione, che è di soggezione, il potere è assoluto e del sovrano, e ha queste
caratteristiche:
- Irrevocabilità: impossibilità di revoca del potere.
- Assolutezza: non solo potere di, ma anche potere su.
- Indivisibilità: tre categorie del potere riassunte in un solo organismo.

06/06
Cap. XVIII

(Lettura autonoma cap. XIX – XX)


Democrazia non realizza l’autonomia del cittadino, la massimizza: se io sono nella minoranza del
voto, allora sarò eterodeterminato.
Rousseau, negli anni ’70 del ‘700 nel periodo illuminista, riprende in modo fedele la teoria
hobbesiana sulla formazione del governo, ma con un esito completamente diverso: se in H
l’obiettivo era la disciplina dei sudditi, R vuole esaltare le libertà singole.
Questa distinzione radica nella diversa lettura dello stato di natura: in H uno stato di violenza, in R
uno stato di pace, con empatia per la sofferenza altrui. In R, la natura pleonectica sorge insieme al
patto.
Distinzione fra volontà generale e volontà di tutti. Il patto concerne la volontà generale. La volontà di
tutti è la somma delle volontà particolari, che differiscono; ma la volontà generale è una per tutti.
La volontà generale è un concetto metafisico, che ha radici religiose, ma trova rispondenza nella
teoria dei diritti fondamentali. C’è qualcosa che accomuna tutte le volontà. E questa porta alla
costituzione del populus e del pactum societatis. Le volontà di tutti, sommate secondo il principio di
maggioranza, danno invece luogo al pactum subiectionis.

Cap. XVIII – Dei diritti dei sovrani per istituzione


Stessa differenza fra pactum societatis (tutti) e subiectionis (maggioranza). Il pactum societatis non è
della maggioranza, ma di tutti, perché tutti devono aderire alla comunità; se qualcuno non lo fa,
semplicemente è fuori dallo stato.
Le conseguenze del patto:
1) Dopo che il patto è stato sancito, non è più possibile reciderlo, né cambiare forma di
governo.
2) Il sovrano non si può sostituire, ed esso è al di fuori del patto. Il patto non è fra
cittadini e sovrano, ma fra cittadini l’uno con l’altro.
3) Il suddito non può sindacare le azioni del sovrano. I criteri di giusto e sbagliato non
esistono nello stato di natura, e quando insorgono è insieme al sovrano e per
arbitrio del sovrano.
4) Non si può mettere a morte il sovrano. Anche se il sovrano viola le leggi di natura, va
rispettato. (era appena successo che il parlamento inglese avesse condannato il re
alla pena capitale).
5) Non si può punire un attore ma si deve punire l’attore, e allora il popolo deve punire
se stesso e non il sovrano.
6) Il sovrano assume poteri ideologici, perché stabilisce quali credi e quali dottrine sono
sediziose, cioè sono lesive per la pace e per l’ordine. Non solo potere politico,
economico, militare, giuridico, ma anche culturale/religioso. Siamo nell’epoca delle
guerre civili confessionali.
7) Il sovrano stabilisce le regole in base alle quali si assegna la proprietà.
8) 9) 10) ….

Riguardo a Kant, Metafisica dei costumi: anch’egli parte da scenario dello stato di natura. Ne
riconosce l’artificialità, ma non la finzione: è qualcosa di a priori.
Se per H l’uscita dallo stato di natura avveniva in conseguenza di un calcolo utilitaristico, per K
l’uscita è una questione morale, da una condizione di ingiustizia a una condizione di giustizia.
Lo stato è una riunione di individui sotto leggi.
L’unità della volontà generale si scompone in tre persone: la persona del giudice, quella del sovrano
che governa, quella della sua volontà nelle leggi. Divide tenendo conto delle teorie liberali dopo
Locke. Esecutivo e giudiziario sono subordinati a legislativo.
Nonostante la sua apertura, nella metafisica riafferma la intangibilità del sovrano ed il suo potere
assoluto. Non esiste diritto di resistenza e rivoluzione.
Il dispotismo illuminato è quella forma di sovranità che riconosce la necessità di cambiamento della
costituzione, attraverso le riforme.

08/06
Cap. XXIV , XXV , XXVI

Cap. XXIV – Della nutrizione e procreazione di uno stato

Metafora organicistica: lo stato come un corpo vivente (=Plato).


La moneta, che circola e irrora le zone, è come il sangue.
Iato fra struttura feudale e struttura borghese: struttura feudale nella teoria della proprietà,
distribuita dal sovrano; struttura borghese nella teoria del mercantilismo, che anticipa la struttura
capitalista moderna e contemporanea.
Concezione patrimoniale dello stato: il sovrano è proprietario di tutto il territorio, e lo distribuisce ai
sudditi (= feudalesimo), per questo il mio non è tuo, ma il mio è del sovrano.
Il sovrano ha anche potere decisionale sui commerci, è lui che li organizza tutti. Mentre nello stato
liberale l’imprenditore determina i propri scambi.
Ancora, potere sullo stabilimento delle colonie.
In Locke, anni ’80, possesso vs proprietà. In Lo, gli individui dello stato di natura, uguali, si
differenziano in base al lavoro: il lavoro genera la proprietà. Cioè, c’è chi raccoglierà e chi seminerà.
In natura, la legge di moderazione prevede che non sia accumulino beni in misura maggiore di quanti
se ne possano consumare, ma esistono beni non deteriorabili. L’accumulo di beni non deteriorabili
genera delle disuguaglianze che, se piccole allo stato di natura, sono significative nello stato civile.
Questo crea i presupposti della teoria valore-lavoro. Anche in H il lavoro genera valore, ma non
avviene il passaggio da valore a proprietà.
Questa esaltazione dell’individuo nel suo impegno è la base del pensiero liberale.
Weber sullo spirito del capitalismo: ascesi intramondana, cioè il differimento dell’effetto della
propria azione. Questa genera l’accumulo, l’investimento.

Cap. XXV – Del consiglio


Comando vs consiglio: il comando è un ordine che non ha bisogno di altra ragione se non la volontà
del comandante; siccome la volontà è sempre di un bene utile per sé, il comando sarà finalizzato alla
soddisfazione di un’esigenza del comandante. il consiglio, pur formulato intorno al verbo dovere,
non mira al beneficio del comandante, bensì a quello del comandato.

Cap. XXVI – Delle leggi civili


Sulle leggi civili o leggi positive: leggi pronunciate dal sovrano.
Contro il diritto consuetudinario, tipico delle società antiche. Trasmissione orale di norme legittimate
dalla tradizione, cioè il giusto è la consuetudine, o si decreta in base ai casi giuridici simili precedenti.
Non è l’uso che sancisce la legge, ma il decreto del sovrano: il sovrano può rendere positiva una
legge consuetudinaria.
Il mezzo per consolidare una legge è scriverla. Ogni legge che non sia scritta è invalida. Scrivere
consente anche di evitare le possibili interpretazioni alternative.
Il diritto consuetudinario, nel mondo anglosassone, era definito common law.
No all’interpretazione delle leggi, che genera difformità e trattamenti diversi. La legge deve essere
chiara e generale.

Cap. XXVII – Dei diritti, discolpe, ed attenuazione


Distinzione fra peccato e reato.
Il diritto penale (moderno) nasce dall’intersezione fra diritto romano (codice Giustiniano) e diritto
canonico (ecclesiastico Gregorio VII).
Peccato: la trasgressione, ma anche il disprezzo verso il legislatore. Il disprezzo è la violazione di
tutto il corpo di leggi in una sola volta. Il peccato non è solo nell’azione, ma anche nell’intenzione.
Crimine: la trasgressione della legge.
Cosicché ogni crimine è peccato, ma non ogni peccato è crimine.
Chiara delineazione di un diritto secolare. La dimensione del peccato è quella del foro interno, della
coscienza individuale, mentre quella della legge è quella del rapporto di un umano con l’altro,
l’azione esterna.
… analisi dei vari crimini.
XXVIII – Dei castighi e delle ricompense

Come si comporta il singolo rispetto alla legge.


- Se la legge è manifesta, l’ignoranza della legge non giustifica il crimine.
- Seneca, De ira: si punisce con prudenza se si punisce non solo a peccato compiuto, ma in
precedenza al peccato.
Principio di prevenzione, divisa fra prevenzione particolare, che vuole prevenire la possibilità
di recidiva, cioè la pena deve precludere la ripetizione, e la prevenzione generale, per la
quale il caso di uno punito scoraggia gli altri (Plato)
Concezione classica presente anche in Plato, si contrappone a legge arcaica del taglione. La
legge arcaica serve a trascinare nel tempo la serie delle vendette, non è giustizia.
In H, pena ha funzione educativa: modello utilitaristico, perché la punizione di uno genera
l’obbedienza degli altri. (Kant non sarebbe d’accordo, perché il reo sarebbe mezzo per un
fine fuori di sé).
- La pena deve essere impartita dallo stato e non dal privato. No legge taglione.
- La pena deve essere proporzionale al danno generato. Non può essere troppo alta, ma
neanche troppo bassa.
- Nulla pena sine lege. Se non c’è legge che definisce la sanzione, allora la mia punizione sarà
ostilità e non giustizia.

13/06 – Sulla storia


La storia è altra cosa rispetto alla speculazione e teoria. Essa è memoria e racconto, che non segue
leggi esatte. Scienza empirica. H si occupa di storia, a partire dalla lettura di Tucidide e dalla
documentazione della guerra civile.

La tradizione storicistica del seicento è piuttosto povera; esistono pubblicazioni di cronaca, e studi di
stampo machiavelliano sui classici di Livio e Tacito. Il motivo di ciò è la giurisdizione spituale del
dominio storico.

Nel ‘settecento l’ambito si sviluppa fortemente con la filosofia della storia. Differenza fondamentale:
storia monografica vs storia universale. Storia universale: confronto di diversi stati per dedurre il
senso. Osservazione del passaggio di stati di un oggetto. Storia classica visione ciclica, storia cristiana
lineare. Filosofia della storia recupera modello lineare laicizzandolo, e creando la narrazione del
progresso.

3 fasi progressive della storia:

- Umanità selvaggia
- Umanità barbariche: di società già complesse ma ancora fondate sulla forza, in cui pochi
ricoprono funzioni alte.
- Umanità civile

Kant, Idee per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico (1784). Snodo fra
contrattualismo e matura filosofia della storia ottocentesca. Ragionamento sul ruolo dell’uomo nella
storia, e sul disegno complessivo che risulta dalla somma della volontà dei singoli. Disegno della
natura (=astuzia della ragione Hegel).

In primo luogo, presentazione della grande dicotomia fenomeno-noumeno. Il fenomeno è il mondo


delle relazioni causali determinate (sollen), il noumeno è il mondo della libertà dell’agente (sein). Le
azione umane sono dimensione fenomenica, determinata da leggi causali universali. Allora le azioni
dell’uomo non sono contingenti, ma esprimono la direzione data da una provvidenza. Questo il
regno della storia.

1. Teleologismo basilare: tutti gli enti constano di una teologia interna che devono realizzare
nella vita. Coacervo.
Le creature hanno delle disposizioni naturali, come nella dottrina della potenza aristotelica.
Allora le relazioni causali fra gli enti non possono essere casuali, ma devono essere
sottoposte a un senso.
Negli animali, però tutto questo avviene in modo sempre identico. Cioè la vita dell’individuo
esprime totalmente quella della specie, la vita di ognuno è simile a quella dell’altro, e simile
a quella del modello.
2. Eccezionalità umana: la disposizione razionale non si sviluppa totalmente nell’individuo, cioè
un individuo non è identico ad un altro e nessun individuo è identico al modello, perché
ciascuno dispiega differentemente le proprie disposizioni. La disposizione razionale è
straordinaria perché è sommativa e cumulativa, cioè risulta dalla somma di tutte le ragioni
particolari, e questa somma può essere tesaurizzata e ampliata ulteriormente.
Caratteristica fondamentale della ragione è la perfettibilità. La perfettibilità delle
disposizioni.
3. Teleologismo congetturale: dell’essere umano, che supera gli istinti animali esercitando
l’istinto razionale. La natura ha disposto che l’uomo fosse guidato non dall’istinto, cioè dalle
idee innate più basilare. Tema dell’insufficienza: l’uomo non ha nessuno strumento
anatomico molto vantaggioso, se non le mani. L’uomo è caratterizzato, prima che da una
ragione pura speculativa, da una ragione pratica dei fini, che è caratterizzata principalmente
dalla capacità di “arredare il mondo”, cioè di modificare l’ambiente.
La natura fa che l’uomo parte da una condizione di svantaggio, e che l’uomo sia
caratterizzato da una tendenza a superare la semplice soddisfazione dei bisogni basilari. E
così che l’uomo procuri da se stesso il proprio progresso. Si intravede il tema etico: l’uomo
non ha un orientamento eudemonistico, se no si sarebbe fermato alla condizione di natura,
ma uno spirito deontologico, che lo porta ad agire dispiegando la propria facoltà, per poi
esserne soddisfatto.
4. Motore agonale: il motore dello sviluppo è l’antagonismo delle disposizioni. L’insocievole
socievolezza. Tendenza a riunirsi in società, e una continua spinta centrifuga. Concordia fra
Ari e Hobbes. Queste due antropologie contraddittorie coesistono nell’uomo, ed il loro
attrito è l’elemento caratteristico della società.
L’uomo ha la tendenza ad associarsi, perché questo gli consente di esprimere e sviluppare le
proprie disposizioni (es, scacchi). Ma anche la tendenza ad isolarsi, perché vorrebbe essere
totalmente autodeterminato e non dover compromettere la propria volontà nel patto.
Il conflitto produce il progresso, è principio liberale della concorrenza.
“l’uomo vuole concordia, ma la natura sa meglio di lui cosa è buono per la sua specie, e
vuole la discordia”. La natura ha voluto gettare l’uomo da una condizione di placida
indolenza ad uno zelo e del lavoro. Questo rivela la matrice calvinista kantiana.
Il conflitto comporta un implemento delle disposizioni per vincere sull’altro e imporre la
propria volontà nel collettivo. Questo produce violenza, che sembra male, ma essa è
funzionale e buona, e il fatto che produce progresso è la prova che scaturisce da una
disposizione divina. No al manicheismo e gnosticismo.
5. Contratto sociale: la teleologia umana verte alla costituzione dello stato civile in cui valgono
universalmente i diritti. Lo stato civile è la condizione necessaria del dispiegamento delle
potenzialità che la natura ha dato all’uomo.
6. Sovranità: lo stato civile fonda necessariamente sul sovrano. La condizione della libertà di
tutti è il controllo da parte di un forte, padrone. Altrimenti, l’uomo sarà sempre incline ad
abusare della propria libertà.
Dove si troverà il sovrano, però? Il padrone dovrà essere uomo a sua volta. Ma allora, come
possiamo assicurarci che il padrone non abusi a sua volta della propria libertà? (In Hobbes, ti
attacchi). Il padrone stesso avrà bisogno di un padrone. “Da un legno così storto come quello
di cui è fatto l’uomo, non ci si può mai aspettare qualcosa di veramente diritto”. La natura
impone l’avvicinamento a questa idea, di un telos di totale diritto. Questo percorso
richiederà almeno tanto tempo quanto ne ha impiegato quello di passaggio dalla condizione
di barbarie a quella civile.
7. Per la pace perpetua: anarchia delle nazioni non è compatibile col raggiungimento della
costituzione perfetta. È necessario estendere la condizione civile a tutta la civiltà umana.
Progetto di una federazione di stati in pace fra loro, attraverso un patto delle nazioni. La
chiama lega o anfizionia internazionale.
Questo mi fa credere nell’ideale espansionistico statunitense e nella giustizia delle sue
guerre di liberazione.
Le guerre sono certamente violente, ma hanno avuto il merito di spingere gli stati a
organizzarsi internamente in maniera più razionale. La configurazione più razionale è quella
repubblicana, che garantisce la libertà e l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge,
attribuendo la sovranità al popolo; in questa condizione, il sovrano non ha interesse a fare la
guerra, perché proprio sul popolo grava la guerra. Quindi la guerra realizza la sovranità
popolare, e la sovranità popolare realizza la pace.
Fra Hobbes e Kant: il secondo riprende il modello del primo, e ammette anche la presenza di
un sovrano, ma esige la tripartizione del potere e non consente al sovrano il potere
ideologico: i sudditi hanno la possibilità di fare uso pubblico della ragione nella discussione
delle leggi del sovrano; non possono opporvisi, ma possono questionarle.
Il diritto alla rivoluzione non c’è, ma c’è il diritto alle riforme, nel potere legislativo affidato al
parlamento: è il modello di un dispotismo illuminato, e poi di una monarchia costituzionale o
parlamentare.
8. Ancora sul disegno, che necessita del doppio patto interno ed esterno. Ripetizione del
modello del patto anche ai sovrani, cioè agli stati.
9. Filosofia della storia è tentativo di interpretare la storia secondo un disegno universale che
verta alla creazione di una costituzione perfetta. Questo è lo scopo naturale del piano della
natura.
Karl Schmidt: anti kantiano, l’universo è rimasto per ora un pluriverso.

14/06
Per la pace perpetua (1795).
Scritto nel genere delle utopie della pace.
Organizzazione: articoli preliminari per la pace, articoli definitori per la pace, articolo segreto, ecc…
La struttura poco fluida simula quella dei veri trattati di pace. (appena sancita pace di Utrecht).
6 articoli preliminari: sulla necessità che i contraenti siano davvero votati alla pace, che non è solo
provvisoria; se i sovrani non considerano giustamente il popolo cioè come proprietà: no alla visione
patrimoniale dello stato; no alla pace punitiva, che umilia il nemico e lo istiga a una nuova guerra:
pace cartaginese.
3 articoli definitivi:
- Costituzione civile di ogni stato deve essere repubblicana. Prima di tutto, omogeneità
qualificata.
- Federalismo di liberi stati.
- Diritto cosmopolitico = ospitalità universale.

1. Costituzione repubblicana:
Uomini, liberi.
Sudditi, dipendenti da legislazione.
Cittadini, eguaglianza.
La edizione del patto comporta la costituzione repubblicana. La sicurezza non va garantita
solo all’interno di uno stato.
Nella repubblica è il popolo a decidere la guerra, ma il popolo si rende conto degli svantaggi
di essa e preferisce la pace.
Il dominio può essere uno-pochi-tutti; nel governo, la distinzione non è numerica.
Repubblica non è democrazia. Il repubblicano è la distinzione del potere legislativo da quello
esecutivo, ed il sovrano detiene il legislativo, ed il sovrano è il popolo. Ad esso si
contrappone il dispotismo, in cui i due poteri sono uniti.
La democrazia è contraddittoria, perché pretende che i due poteri siano uniti e per farlo si
scaglia contro l’esecutivo, che quindi non è più parte dei tutti.
Tradizione platonica della democrazia come anarchia.
Ma contro Rousseau, che pensa che la volontà generale non possa essere rappresentata;
può, se vengono eletti dei rappresentanti.
Cipolla, Allegro ma non troppo. Antropologia in quattro categorie: intelligenti, coloro che
favoriscono con le proprie decisioni se stessi e la collettività; briganti, sé e non collettività;
sprovveduti, non sé ma la collettività; stupidi, né sé né la collettività.
2. Confederazione di liberi stati:
No, federazione in senso contemporaneo, in cui una serie di organi sono sottoposti ad un
potere centrale. Confederazione vs federazione. Gli stati sono sovrani, quindi hanno il potere
supremo; ciò significa che non può esserci un ente superiore. Non pactum, ma foedus:
alleanza di popoli, anfizionia.
Questa lega introdurrebbe una legislazione universale comune, tutti gli stati sotto lo stesso
diritto. E sarebbe foedus pacificum, che non interrompa una guerra, ma tutte le guerre.
A partire da Herder, Kant riconosce la specificità delle culture, e l’individualità dei popoli. Per
questo, non è consigliabile teorizzare uno stato globale; questo comporterebbe
un’omologazione delle culture.
A partire da Rousseau, Contratto sociale, riflessione geopolitica sulla dimensione degli stati.
Il pensiero politico nasce nella polis greca, che è un sistema piccolo con poche variabili. Nella
trasposizione del modello politico dalla piccola sfera della città alla grande sfera dello stato,
la realizzabilità del progetto va scemando. Ecco perché uno stato mondiale non è
realizzabile. Comte teorizza lo stato mondiale sulla base della rivoluzione industriale, nella
quale i popoli si autogovernano intorno a principi tecnologici, e sono legate da una religione
universale. Allora egli teorizza anche la scomparsa dello stato come istituzione.
È la dimensione del nation building che crea problemi.
Parallelismo fra comunità di selvaggi e anarchia degli stati: essi preferiscono la libertà dei
selvaggi alla libertà della ragione. Tutti gli stati sovrani si lustrano della propria libertà di non
dipendere da nessuno e non sottostare a leggi, quella è libertà dei selvaggi.
Lo stato illuminato incarnato dalla Francia e forse anche dagli Stati Uniti è modello ispiratore
per gli altri stati. Non può essere neanche un tribunale a regolare rapporti fra stati.
3. Diritto cosmopolitico:
Le relazioni internazionali devono essere guidate dal principio dell’ospitalità universale. Cioè
che chiunque entri in uno stato estero venga trattato e tratti pacificamente. Nessuno ha il
diritto di proprietà su un terreno che non lavora, ma di ospitalità e di soggiorno, un diritto di
visita. Il riferimento fondamentale è quello al colonialismo.
Il principio si basa sull’assunto giusnaturalistico, che la terra sia stata data all’uomo in
usufrutto ed a ogni uomo in comune. La proprietà, come in Locke, è generata dal lavoro:
l’uomo si appropria del territorio lavorandoci, e non conquistandolo.
La superficie terrestre è un tutt’uno nonostante i confini naturali; quindi, il diritto può essere
esteso ovunque. Ed è anche diritto di commercio.
Contro al colonialismo: viola diritto di ospitalità, ed è conquista. Il pretesto è quello di
un’espansione commerciale.
Ma la colonizzazione è il primo passo alla globalizzazione, ed ora tutti i popoli sono connessi.
Esistono tre dimensioni del diritto: quello nazionale, quello interstatale, quello dell’uomo.
Esiste un diritto che supera la partizione statale e che consiste solo nella natura umana.

Come prosegue la storia?


Nell’idealismo tedesco il paradigma giusnaturalistico viene rifiutato. Considerato un’astrazione, un
artificio ideologico, che legittima la sottomissione dei popoli; solo funzione strumentale, e non
intrinseco valore teoretico. La fonte dell’osservazione deve essere solo quella storica: storicismo.
Hegel nega la possibilità della pace perpetua, in una storia che è fatta di stati e di guerre.
Oltre Kant: mantenimento del proposito di abolire la guerra; abbandono dell’idea della sovranità.
Hans Keisen: archeologia delle istituzioni. I gruppi sociali si sono dotati, prima di tutto, di un
comando; potere esecutivo è primo a costituirsi. Poi, nasce il potere giudiziario, per risolvere
controversie. Allora la prima organizzazione è stata quella imperiale, con pretese universalistiche:
creazione dell’unità totale; ma essa è violenta, e comunque non può funzionare.
Il modello giuridico potrebbe funzionare invece, epurato dal concetto di sovranità. Allora si potrebbe
pensare a degli organismi giuridici di tipo internazionale: Società delle Nazioni, Wilson; ONU; Corte
Internazionale di Giustizia, L’Aia. Esse non sono stati internazionali, ma ordinamenti giudiziari
internazionali. Questi ordinamenti devono assimilarsi sempre di più a quelli degli stati interni, per
essere più efficaci. Il diritto nazionale è diviso in diritto penale, diritto pubblico, diritto privato.
Karl Schmidt: gli stati moderni sono nati per neutralizzare la guerra civile, ma anche di neutralizzare il
conflitto internazionale. Ma queste premesse sono negate dalle guerre mondiali. Se il diritto
predisponeva che non esistessero guerre punitive, e che le guerre fossero giustificate da degli
interessi concreti, con le grandi ideologie del Novecento la guerra non è più di interesse, ma
d’identità. La dicotomia definitoria del politico, amico/nemico, non è univoca; le due accezioni sono
quella economica, e quella morale: il nemico è quello che negli atti ci danneggia; ma anche, è colui
che è cattivo.

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