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STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE

22/02/2002

Il pensiero politico moderno – edito mulino 2017

16 lezioni + 2 parziali

Machiavelli
Epoca di cambiamento, cambiamento principale che caratterizza la modernità è il venir meno dei due
grandi universali, papato e impero, affermazione dello stato, stato nazione, poi dopo la rivoluzione
francese, stato come entità politica conclusa, alla quale i sudditi o i cittadini dovevano la propria fedeltà.
Prima se si era vicini all’imperatore si reclamava il potere del Papa e viceversa per godere di autonomia. La
fedeltà politica era solo allo stato nella modernità, sopravanzava tutte le altre. 1500 – 1600, partiamo da
Machiavelli e arriviamo allo stato di Hobbes con il Leviatano. In mezzo le guerre di religione, Carlo V.

Primo pensatore politico in questo senso, primo che sdogana il termine stato, machiavelli è il primo che
analizza in maniera a-religiosa il rapporto tra politica e morale, tra politica e religione. Innovatore,
pensatore politico per fortuna sua e nostra, ha fallito nel suo mestiere. Segretario della seconda cancelleria
di Firenze, costretto ad abbandonare la professione e dedicarsi al colloquio con gli antichi. Inizia a scrivere i
suoi libri politici, i discorsi e il principe, pubblicati postumi. Per fortuna sua il ritorno al potere dei medici e
quindi la caduta della repubblica di Firenze lo portò a scrivere queste due opere fondamentali. 1469 – 1527
anni machiavelli.

Realismo politico – Autonomia della politica rispetto alle altre sfere (morale, religione, economia)

Un autore che mette la politica al centro delle vicende umane, segretario della seconda cancelleria 1498,
nella primavera del ’98 (92 muore Lorenzo il magnifico, 94 sale un frate scalcagnato), muore frate Girolamo
Savonarola, era una repubblica che aveva venature da monarchia teocratica.

Teocrazia savonaroliana stava scontentando tutti, cade e viene bruciato al rogo. Qualche mese dopo la
nuova repubblica ha un nuovo ambasciatore, che è Niccolò Machiavelli, in virtù di questa nuova repubblica
conosce molti potenti dell’epoca, fonda molte ambasciate in Germania, è di questo periodo la redazione
delle reti diplomatiche, delle cose della magna e sulla Germania. Esce dalla politica attiva nel 1512, ritorno
dei de medici, ed è lì che compone le sue grandi opere. Le istorie fiorentine, dalle origini fino alla morte di
Lorenzo il Magnifico, il primo scritto di machiavelli è di una lettera ad un ambasciatore fiorentino alla santa
sede, sotto savonarola. Per avere rilevanza alle volte sono necessarie anche le armi, dove non arriva il
convincimento, l’idolatria, la persuasione.

1527 muore machiavelli poverissimo e poco ricordato

La chiave machiavelliana va ricordata sempre, l’egoismo, la volontà di potenza, gli strumenti che si hanno a
disposizione nelle leve del potere, pregiudicano la vita altrui. (Mitterand – il fiorentino)

Machiavellismo per secoli messo agli indici, considerato come cose sorde e malvagie, anche chi criticava il
machiavellismo molto spesso utilizzava trucchi del mestiere che prima aveva insegnato.

Quello che va detto prima di entrare nel merito delle concezioni di Machiavelli, nel principe scrive e sembra
essere un assertore della monarchia assoluta, principato assoluto, che il principe segue solo i propri scopi
senza nessuno scrupolo, mentre nei discorsi c’è un amore per il popolo un favore repubblicano. Quello che
dobbiamo tenere a mente, è che machiavelli non cambia mai idea della natura dell’uomo, l’antropologia
del realismo machiavelliano è sempre la stessa, ritiene che l’uomo sia un essere egoista incontentabile,
caratterizzato sia da cupidigia, da convinzione, desidera tutto ma riesce ad ottenere solo poco di quello che
desidera, non è mai soddisfatto da ciò che riesce ad ottenere, il suo è un gretto egoismo che porta l’uomo
stesso ad essere il male. Questo uomo malvagio crea per machiavelli una dialettica tra ordine e disordine
che vede perlopiù prevalere il disordine, la società è fatta di uomini simulatori, dissimulatori, di uomini
volubili e quindi per capire la società e la politica, se vogliamo entrare nella logica di machiavelli, dobbiamo
entrare nella politica disordinata, a anarchica, CHE GLI UOMINI SONO REI, colpevoli, ecco perché
machiavelli è considerato un autore realista, perché la politica non è più la scienza del dover essere, degli
ideali, di come dovrebbe essere lo stato perfetto, come Tommaso Moro o Platone, la politica non deve
essere la scienza del regime ideale, la scienza dell’essere dell’analisi e della descrizione della realtà
effettuale delle cose, della verità effettuale delle cose, come dice nel cap. 15 del principe, se vogliamo fare
un buon servizio alla politica, e alla conoscenza della politica, Mosca: cercare le regolarità nella politica per
far sì che possa avere una scienza come gli altri ambiti. Se vuole essere scientifica e davvero conoscere e
servire deve non essere influenzata dagli ideali, oggi diremmo dalle ideologie. Se analizziamo la politica con
l’occhio di machiavelli, la politica di conflitto.

La politica per machiavelli consiste proprio nello studio dei mezzi degli accorgimenti attraverso i quali
l’uomo viene sottratto al disordine e portato all’ordine, la dialettica disordine ordine, quest’ordine è reso
effettivo dallo stato, soprattutto cambia l’ottica attraverso quale leggere le opere di machiavelli, se lo stato
è colui che ci garantisce l’ordine che altrimenti sarebbe disordine. Se lo stato e anche il principe che usa
ogni strumento a sua disposizione, lo fa per il suo tornaconto ma contemporaneamente garantisce un
ordine, anche gli strumenti più abietti assumono un’altra lettura se assumiamo questa griglia
interpretativa, anche gli strumenti peggiori garantiscono un ordine, dove non ci sarebbero vi sarebbe la
guerra tra gli uomini.

Il fine giustifica i mezzi, il fine è nobile, creare ordine dove c’è disordine, anche gli strumenti peggiori
possono assumere un significato diverso. Laddove c’è guerra di tutti contro tutti, molto spesso chi vive
quella realtà, preferisce un principe con il pugno duro che ha garantito l’ordine al disordine. Lo stato che è
quello che garantisce l’effettività del comando e il funzionamento di tutto. Lo stato è prima di tutto forza.
Chi riesce a garantire il potere? Quello che nel momento del bisogno ha la forza dalla sua.

La politica è conflitto ma anche dominio, comando che si fonda in ultima istanza sulla forza, è questa la
volontà della ---- sia le repubbliche che i principati in ultima istanza di formano sulla forza. Termine stato,
nel senso di comunità che ha un comando e una forza, tutti i domini di tutti gli stati che hanno avuto o
hanno imperi sopra gli uomini si definiscono impero o principato. Stato, autonoma ragion d’essere, Lo stato
autonomo come entità politica auto sufficiente.

La politica è lotta e va combattuta con la forza, se si può disarmare non si può ottenere un risultato politico
efficace. La logica della politica si sviluppa principalmente nei principati nuovi, un principe quando si trova
in una situazione è ovviamente da quella situazione condizionato. La condizione politica è una condizione
che prese certe decisioni, ci condizionano e condizionano gli avvenimenti successivi.

Autonomia della politica e realismo politico

Machiavelli è stato messo all’indice, è stato considerato come un cattivo maestro da gran parte della critica.
È sorta una polemica sul significato che ha avuto tra politica e morale dopo machiavelli, se la politica è lo
studio dei mezzi e degli accorgimenti necessari per conquistare e conservare il potere, che equivale a dire
creare un ordine, i precetti del principe consistono nel cercare di evitare i vizi che fanno perdere il potere a
quelli che l’hanno conquistato. Allora è evidente che è bene che il principe sia parsimonioso piuttosto che
liberale, un uomo si dimentica prima dell’uccisione del padre che non il fatto che gli si rubino i soldi. Si
comprende perché la sua logica è essere parsimonioso piuttosto che liberale, liberale significherebbe
scontentare i sudditi attingendo troppo dai beni del popolo. Un principe deve evitare l’odio e il disprezzo,
quando è così manca il legame il vincolo del comando, dell’obbedienza verrà spezzato. Per machiavelli la
politica si svolge sul piano delle passioni, delle emozioni, non sul piano della razionalità, solo la forza e
l’accortezza dei principi, è solo attraverso la forza che il principe riesce a disciplinare le emozioni.

Ci son due modi per governare gli uomini: le leggi e la forza, governare attraverso le leggi il governo che si
confà agli uomini, forza agli animali. Spesso non basta, è necessario utilizzare la forza, modo proprio degli
animali. Il principe è necessitato, obbligato a saper usare la bestia e l’uomo, le leggi e la forza.

Essendo un principe necessitato ad usare il modo di governare il modo delle bestie, è bene che usi la volpe
e il leone, la forza e la furbizia. Quello che del principe dobbiamo sapere, capire, nei rapporti con le altre
potenze, con gli altri stati, non deve mai essere il suo comportamento dettato del mantenere dei patti. Ma
a seconda delle circostanze talvolta può convenire ad un popolo, ad un principe, non mantenere i patti, fare
una guerra preventiva, può convenire raccontare delle frottole, tanto il corpo diplomatico, a cosa serve?
Serve a colorire le inosservanze dei governanti, quando i governanti non osservano i patti, i diplomatici
colorano le inosservanze, da sempre il corpo diplomatico nell’ottica realistica, a creare formule politiche
che giustificano certi comportamenti che in realtà sono mossi solo ed esclusivamente da interesse.

Le affermazioni del capitolo 18 del principe, non gli sono state date solo dalla lettura con gli antichi, in
realtà questa sua considerazione di quello che fanno gli uomini politici la trasse dalla sua esperienza vissuta,
incontrò imperatori, re, e vide come la maggior parte di loro si comportasse in un certo modo, uno dei
politici che più fu cesare Borgia, che era quello che per far fuori i nemici li riunì offrendo un pranzo e
ammazzandoli tutti.

Citazioni cap. 18 spiegano il rapporto morale-politica come affermato da Machiavelli. Ciò che egli scrive sia
nel principe che nei discorsi sono un capovolgimento della politica classica. Per essere buoni governanti
non si può solo avere prudenza ma essere anche buone persone dotate di virtù. Buon governante = buon
uomo per la politica classica. Machiavelli capovolge ciò.

Un principe per la politica classica avrebbe dovuto essere pietoso, umano, religioso, sincero, leale, avrebbe
dovuto essere fedele. Machiavelli ci dice che queste virtù non sono necessarie, tuttalpiù siccome il vizio
paga sempre il suo pegno e la virtù, è importante sembrare ma non esserlo davvero, non bisogna essere
religiosi ma sembrare osservanti della religione, come dice machiavelli che ha questa concezione “buona”
della condizione umana, l’apparenza è sufficiente perché l’uomo non è in grado di distinguere tra
apparenza e sostanza. Quello che conta è non può essere altro che la conquista e il mantenimento del
potere.

Citazione XII, il principe, “la cagione di questo è che non le hanno altro… ---- Il principe deve guardare il
fine… mantenere lo stato

Conquistare e mantenere il potere implica un ordine e dunque un fine nobile. Non bisogna pensare che
machiavelli riduca la morale e la religione alla politica, machiavelli dimostra che esistono almeno due vie
diverse che un uomo può percorrere.

I conflitti della politica, le antinomie, Machiavelli è estremamente pessimista, per fare politica dato che
l’uomo è così, è necessario essere disposti (libro primo 26 cap. discorsi), e saper entrare dentro il male.
L’antropologia di machiavelli è identità sia nel principe che nei discorsi, avere a che fare con uomini
maligni, malevoli, vuol dire che il governante deve saper usare non solo l’uomo ma anche la bestia. La
politica è male, necessita il male, necessita di mezzi malevoli, dopodiché chi vuole avere successo, utilità
politica, deve essere disposto ad utilizzarli. L’ordine è imposto, l’unico ordine possibile è quello imposto
anche attraverso forza e inganno.

Per Machiavelli non è venuta meno la distinzione fra bene e male, sa benissimo cosa è bene e cosa è male,
ma è una distinzione che non ci spiega nulla dell’universo della politica, non può essere letto ed
interpretato attraverso bene e male, ma tra le categorie proprie della politica, l’utilità, il successo, realismo
politico. Viene quasi da dire che per machiavelli esistono due tipi di morale, la morale del sovrano, morale
di una persona giudicata in base al successo e all’insuccesso politico e la morale del privato cittadino
giudicata in base alla morale classica, bene e male. Per esempio Stalin, uno tra i più sanguinari dittatori
della storia, provocatore della carestia in ucraina anni 30. Criterio efficacia politica non della moralità. Il
potere deve essere conquistato e mantenuto, questo è l’interesse. La cosa che stupisce più di ogni altra è
che Machiavelli questa considerazione la fa dopo che crede di aver visto e interpretato come i sovrani del
suo tempo si comportavano. Vado dietro alla verità effettuale della cosa, interpreto la politica per com’era,
aveva successo chi era efficace, l’uomo che non usa solo le leggi ma anche la forza, bestia e uomo.

XVIII, il Principe.

È necessario essere al passo con i tempi, per essere un buon principe, va cavalcato lo spirito dei tempi. Il
buon uomo politico non è un uomo che usa solo la forza o che è in grado sempre e solo di dominare gli
eventi, metà delle azioni umane sono dominate dalla fortuna, arbitra alla metà delle azioni umane, metà è
la virtù, intesa come virtù politica – ciò caratterizza la grande distinzione tra machiavelli e la concezione
politica tradizionale – un uomo virtuoso a tutto tondo ora non è un uomo virtuoso politicamente, l’uomo
politico può tutto purché ottenga i risultati, altrimenti non può niente.

Machiavelli secondo un critico, separò la politica dalla morale, il primo pluralista della storia potremmo
dire.

XXV, sulla fortuna

Il valentino uomo virtuoso, virtù politica di primo livello, forse colui che si avvicinò di più a creare le
premesse dell’unità d’Italia. Borgia fu molto sfortunato, all’ultimo miglio mancò l’appoggio del papa (e
anche papà) con la morte sua morte. Per certi mancanza di virtù dinnanzi al fato, per altri sfortuna e
mancanza di una risposta virtuosa. Dualità modello Borgia, duplice interpretazione.

Machiavelli distingue due province, quella dell’etica e quella della politica, che non possano essere in alcun
modo essere uniformate.

I discorsi sopra la prima deca di Tito Livio

Principato – Repubblica, qui troviamo la repubblica.

L’antropologia è la stessa nonostante le differenze, le regole e gli accorgimenti politici anche. Cambia
l’oggetto dei libri, nei discorsi, non discorre più del principato ma della repubblica, nel vivere in un’entità
politica autonoma. Machiavelli sembra mostrare entusiasmo sincero per il vivere libero, secondo uno
storico Savain? I discorsi sono un giudizio favorevole al governo popolare, ma in generale machiavelli ne dà
un giudizio positivo quando è possibile (il governo popolare) e della monarchia quando necessaria. Se non si
può governare un popolo è bene vi sia un unico detentore del potere. Rousseau ritiene che Machiavelli ha
scritto il principe per esaltare la tirannia.

Anche se fautore del governo libero dei romani, non abbandona mai l’antropologia che lo caratterizza,
pessimista, la politica è sempre autonoma e ha regole sempre autonome rispetto alla morale e all’etica
privata.

Esempio I discorsi, II 2
Contraddizione tra bene comune e interesse del principe, è normale che i grandi stati siano liberi.

Se si vuole rimanere liberi bisogna fare in modo che le grandi personalità che detengono il potere si
facciano da parte. La grandezza di Roma dipende da due umori diversi, quello del popolo e quello dei
grandi.

I discorsi I, 4 – tutte le leggi nascono dalla discordia, la discordia, per i greci la stasis, guerra civile, la
grandezza di Roma consiste nella disunione tra aristocrazia e popolo, ciò è la caratteristica peculiare di
Roma.

Oltre che rompere ogni associazione tra politica e morale, rompe nei discorsi anche l’idea sulla concordia.
La grandezza di Roma deriva dalla discordia, dal conflitto politico. Per Machiavelli la discordia è positiva,
siccome a Roma il conflitto fu portato all’interno della dimensione pubblica, fu istituzionalizzato, questa
istituzionalizzazione del conflitto fu attutata dal tribunato romano.

Nei discorsi sostiene la causa della moltitudine. Antipatie di machiavelli distribuite verso i nobili, o governo
popolare o governo monocratico. L’altra forma di antipatia (oltre le milizie mercenarie), le truppe
mercenarie sono trattate alla stregua di truppe che consegnano lo stato agli avversari e ai nemici. Ulteriore
antipatia sul ruolo della religione e della chiesa, ruolo fondamentale ma i due grandi danni che religione e
stato pontificio hanno fatto sono:

1. Corte pontificia ha dato cattiva visione di sé che hanno fatto perdere nel popolo ogni forma di devozione,
i comportamenti della chiesa cattolica erano talmente rei da aver fatto perdere la fede a tutti.
2. Imputava allo stato pontificio l’impossibilità di riunificare la provincia. Lo stato pontificio non è mai stato
così forte da unificare l’Italia, ma sempre stato abbastanza forte da ostacolare che qualcuno potesse
unificarlo.

I DISCORSI sono l’elogio del vivere libero, proprio perché è l’elogio del conflitto, e l’Italia ha da chiedere
conto della propria disunione soprattutto allo stato pontificio, da un lato ha portato lo stato ad essere
disunito. Machiavelli visione prosaica dell’uomo e della politica, 1513 – 1518 i due capolavori.

Erasmo da Rotterdam
Nello stesso periodo troviamo Erasmo da Rotterdam, l’istituzione del principe cristiano 1516 (manuale del
buon re per l’uomo di cui Erasmo era precettore, Carlo V) enuclea i precetti per un buon governante,
secondo la sua visione. 1517 Tommaso Moro scrive utopia, luogo che non c’è luogo dell’altrove.

Nella descrizione e nell’analisi della realtà Tommaso moro ed Erasmo non erano tanto diversi dal giudicare
l’uomo rispetto a machiavelli. Arbitrio, volontà di potenza, guerra, conflitto, osservano la stessa identica
realtà che aveva indotto machiavelli a valutare l’uomo come reo. Lo stesso Moro, nella prima parte di
utopia, machiavelli allo stato puro, tutti i reali moventi dell’uomo, volontà di potenza, nel primo libro.
Erasmo si ribella, mentre machiavelli non discute di principati ideali ma si attiene alla realtà effettuale,
Erasmo pensa alla possibilità di rigenerare moralmente e spiritualmente l’uomo, di rigenerare la
religione. Erasmo polemizza fortemente con gli ecclesiastici che avevano ridotto la religione ad un affare
mondano, ad un affare alla lotta per la ricchezza. Machiavelli dice la stessa cosa accusando la chiesa di
essere la causa degli infedeli. Partono tutti dalla stessa analisi di un mondo politico caratterizzato da
interessi propri e da una chiesa interessata da cose mondane.

Istituzione del principe cristiano

Illustra quelli che secondo lui sono i comandamenti che un principe che vuol dirsi cristiano deve seguire, il
primo è di una comunità politica che si vuole cristiana, non può mai essere un dominio personale del re,
perché il regno e lo stato sono proprietà dei sudditi mai di chi regna. La cosa più divina che possa capitare è
governare su uomini liberi, quello che deve fare un governante non è perseguire i propri affari personali,
ma perseguire il bene comune, a differenza di machiavelli, Carlo V ritiene che la monarchia cristiana possa
perseguire il bene comune e il suo interesse.

Il principe se vuole essere buono deve seguire l’interesse della società, diversamente da quanto pensa
Machiavelli. Il regno non è di sua proprietà, dice anche che il re è tale per consenso, oltre a perseguire il
bene comune, deve sapere che è il consenso che fa il principe, non la forza né l’efficacia. Sostanzialmente
all’origine dei tempi è il popolo che assegna al re al potere, viene da dire dunque che glielo può anche
togliere. Erasmo uomo di chiesa, ostile ad ogni rivoluzione, però sembrerebbe che implicitamente stia
dicendo a Carlo V che rischia la vita qualora agisca in maniera arbitraria.

Erasmo teorizza un patto implicito, il popolo deve pagare i tributi ma allo stesso tempo deve il re essere
buono e vigile, buono non significa efficace ma uno che mantiene i patti è pietoso ecc.…

Erasmo ritorna agli antichi deve essere in possesso della virtù tradizionali, educato, religioso.

Quello che chiede al principe cristiano è perfezione morale, ineccepibile moralmente. Moralità classica a
tutto tondo.

E se non puoi conservare il tuo scettro se non recando offesa alla giustiziai bla bla …
citazione Erasmo

Se per fare politica sei costretto ad entrare dentro il male allora escine.

Erasmo aveva l’idea che per non diventare un tiranno bisognasse tenere lontano da sé gli adulatori e
circondarsi di persone sincere. Che dovesse essere il principe educato sin dalla nascita, in mezzo a coloro
che avrebbe poi effettivamente governato, in mezzo alla concretezza della vita reale. Un precetto
completamente trasparente. E infine, evitare l’eccessiva pressione fiscale, poi Erasmo rovescia machiavelli
riguardo la guerra, per Erasmo la politica debba superare la guerra e sconfiggerla, secondo Erasmo la
pace è la condizione di tutto ciò che vi è di positivo, la protettrice di tutte le cose buone, la guerra è un
flagello, la madre e madrina di ogni disastro, la guerra non è mai necessaria, secondo lui la guerra è
passione vs razionalità.

La guerra è dovuta al fatto che è un affare che riguarda i principi sebbene la subisca il popolo. Fanno la
guerra perché le conseguenze devastanti del conflitto non si infliggono mai contro i principi ma contro il
popolo. Forma migliore per evitare la guerra, affidare il potere ad autorevoli ecclesiastici, che possano
fungere tra arbitri tra i contendenti.

Thomas Moore
1517, un anno dopo il libro di Erasmo, moro scrive utopia. Una realtà perfetta che non è visibile a tutti, ma il
primo libro non si distingue più di tanto dalla critica alla politica di potenza alle nazioni della sua epoca GB
e FR, potere politico inglese, critica alla sua gestione, critica la guerra come risoluzione dei conflitti. Critica
forte sulla politica interna, la critica ai governanti che hanno ridotto gli inglesi del tempo miseri, costretti a
riversarsi in città, a vivere di espedienti a rubare. Frutto dell’accumulo di ricchezza di pochi a scapito dei
molti, moro in questo primo libro descrive la realtà ma è sdegnato verso la concentrazione della ricchezza.
Uno dei collaboratori più stretti di Enrico VIII, il panorama dell’Inghilterra del suo tempo è desolante, lusso
sfrenato dei pochi. Quale strumento utilizzavano i governanti del tempo? La legge penale, pena di morte.
Moro critica la legge penale, serve organizzare una politica sociale, che vi sia una politica economica
distribuita, ma gli stati sono proiettati al dominio esteriore della guerra, non hanno intenzione di fare
riforme. Una politica fondata sulla ragione dovrebbe mettere sul banco degli imputati la questione della
proprietà privata.
La delineazione della società perfetta nel secondo libro, per moro gli utopiani odiano la guerra e la
disprezzano e hanno come fondamento l’abolizione della proprietà privata, forma di comunismo e
organizzazione collettiva del lavoro, chi ha bisogno riceve da chi produce di più, fondata sull’eguaglianza,
liberata dal bisogno, fondata sull’indissolubilità del matrimonio e anche sul fatto che tutti dovessero
essere vestiti uguali.

Secondo libro, aperto dall’affermazione che gli utopiani odiano e disprezzano la guerra.

Governare la paura Raschi –

In maniera strana moro dice che c’è la possibilità di combattere guerre giuste, perché deve rimanere il
problema della politica estera? Non avrebbe potuto costruire utopia all’interno di un mondo pacifico,
anche in utopia è possibile la guerra giusta, quando veniamo attaccati ad esempio. Guerra di legittima
difesa a noi e ai nostri alleati. La chiesa tutto sommato ha sempre legittimato questo tipo di guerra, poi
dice contro dei popoli che avessero terreni incolti di fronte alla proposta di utopia di andare là a coltivarli.
Se gli autoctoni non accettano la proposta allora io posso fare la guerra. Terza ancora più strana, intervento
a favore di un popolo caduto in mano di un tiranno, esportare l’utopia, esportare la democrazia, delinea lo
stato perfetto all’interno mantenendo il male della guerra all’esterno. Credeva fosse possibile migliorare
un popolo ma non pacificare il mondo, con un afflato universalista di imposizione del modello di utopia,
una contraddizione che non si spiega neanche raschi.

Lutero
Negli stessi anni in cui Moro Erasmo e Machiavelli hanno scritto i loro capolavori, successe, si verificò un
evento che nella storia del pensiero politico sociale religioso europeo, ha avuto un’importanza capitale e
questo evento fu la riforma protestante.

Per pochi decenni si assistette al tramonto dell’idea di res pubblica cristiana, la base comune della
concezione del potere era data dall’appartenenza alla res pubblica cristiana. L’idea regolativa era che il
potere politico derivasse dal dio cristiano. Il fondamento del potere politico, la sua legittimita (weber
direbbe), non si sarebbe potuta più ricondurre al dio cristiano cattolico, a un unico interprete della volontà
di questio dio, il papa. Dopo la riforma protestante da un punto di vista dell’organizzaizone politica nulla
sarà come prima, ciò lo dobbiamo a lutero, monaco agostiniano di famiglia agiada, 1517 ella cattedrale di
wittemberg, respoingere l’autorità della gerarchia ecclesiasitca. Respinge l’autorità del papa, critica la
pratica mondana della chiesa, cosa che fece anche savonarola ed erasmo stesso, ma che lutero portò
all’ennesima potenza naturalmente. 1517, bandita campagna straordinaria per raccogliere fondi e costruire
la cattedrale di san pietro, coincisa sulla pubblicazione sulle tesi sulle indulgenze. In tutta europa era stata
bandita questa camopagna che però aveva come contro altare che l’erogazione del denaro avrebbe
concesso benefici ultraterreni, quella di lutero è dunque una lotta contro le indulgenze, contro la
mondanità della chiesa, contro una chiesa caratterizzata da volontà di dominare politicamente. Non sono la
attaccava da un punto di vista teologico ma era anhce un malcontento verso le azioni della chiesa.

1520 scomunica di lutero, rivoluzione copernicana da un punto di vista della politica occidentale. Scrive,
dopo la scomunica,

Lutero sostiene che le opere sono inefficaci per la salvezza, perché per essere salvati è necessaria solo la
fede, un’azione di dio che irrompe nella coscienza dei credenti senza mediazione. Lutero risponde alla
scomunica bruciando in cattedrale la bolla della scomunica di Leone X.

Lutero è spesso ricondotto a colui grazie al quale si è aperto uno squarcio di libertà nella società
occidentale. In epoca rinascimentale, quest’idea che cio debba essere il diritto alla libera riflessione, pone
lutero dalla parte della rivolzuioen della coscienza, della libertà, contro la burocrazia del clero, quella
tendenza del clero ad immischiarsi nel mercimonio delle indulgenze, delle tendenze accaparratrici della
chiesa. Era di frotne agli oggni di tutti il comportamento della chiesa, motivo per cui, autori diversissimi fra
loro, ideologicamente, concordano su ciò, ne è la prova, era un’opinione condivisa che la chiesa fosse
caratterizzata da comportamenti a dir poco osceni.

Uno dei padri della libertà di coscienza, dal punto di vista spirituale tutti siamo sacerdoti e tutti possiamo
essere leader. In più è riconoscibile un elemento proto-democratico, la sua teoria del sacerdozio universale
è una teoria contro la gerarchia, una teoria di eguali, una comunità paritetica di fedeli, mentre la chiesa era
sempre stata gerarchica. Riforma protestante è un’apertura alla modernizzazione.

Nonostante la libertà del cristiano sia assoluto e il cristiano non sia soggetto a nessuno, questa
condizione riguarda solo la libertà spirituale, non politica. Lutero, da monaco agostiniano, non mette al
centro l’uomo, pessimista, fin anche di più di machiavelli, la natura umana è una natura peccaminosa, non
c’è progresso, una natura egoista, sant’agostino non vede la possibilità di conciliare fede e ragione,
considera che l’uomo sia peccaminoso e naturalmente tendente a non usare la ragione, a questo lutero
aggiunge del suo dicendo in maniera incontrovertibile che è il volontarismo divino che decide le sorti delle
anime, è il volontarismo divino che soppianta ogni forma di razionalità, la salvezza eterna è un fatto
provvidenziale, dipende da dio dalla provvidenza e non un fatto razionale è dio che irrompe nella coscienza
e salva punto, verrebbe da dire arbitrario. Dio interviene all’interno delle singole coscienze che vuole
salvare attraverso la grazia e basta. Naturalmente l’uomo deve disporsi ad accogliere la grazia di dio, ma
non è in suo potere né sono le sue opere a determinare la sua salvezza.

Se da un lato per certi versi, il luteranesimo e la riforma, apre a cose, lutero è fortemente conservatore, da
agostiniano crede che la spada serva sì, ma è conservatore perché necessita di creare stati luterani che lo
difendano, da Carlo V per esempio che cerca di sconfiggere il luteranismo.

Le guerre di religione tra l’imperatore e i principati che difendono Lutero.

Lutero di fronte alle rivolte dei contadini che all’inizio lo vedono simpatetico nei confronti di mulster, si
deve ricredere, perché munster mette in paratica una rivolzione sociale per abolire le servitù che gravavano
sui campi, la servitù della gleba, i prvilegi padronali, il latifondo, per aiutare chi alvorarva la terra. Tutto ciò
porta a stragi a saccheggi indiscriminati.

“Perciò, come già scrissi più volte, dico di novo: verso i contadini testardi, caparbi e accecati, che non
vogliono sentir ragioni, nessuno abbia un po' di compassione, ma percuota, ferisca, sgozzi, uccida come se
fossero cani arrabbiati chiunque possa e comunque possa, e ciò per avere compassione di quanti furono
rovinati, cacciati, traditi da costoro, affinché siano ristabilite la pace e la sicurezza. È assai meglio tagliare via
un membro senza misericordia, piuttosto che tutto il corpo perisca per fuoco o altro morbo”

Il cristiano deve l’obbedienza al potere costituito, punto. Esistono due specie di regni… citazione

Usare la spada contro l’uomo malvagio, questo è il compito politico.

Decapitare i contadini, il luteranesimo non è una dottrina politica di libertà, diventa conservatrice nel
momento in cui il principe conquista il potere.

Il cristiano deve essere il più disponibile dei servi politicamente. La spada è necessaria, è per questo che
dio ha voluto istituire il potere politico e dio la onora chiamando la spada istituzione. Quindi lutero esalta
la forza, il potere politico, la forza, teorizza una netta separazione tra servitù dell’uomo nel potere
politico e temporale. I principi, flagelli di dio,

Rimane nella storia come un pensatore aperto che ha perorato a causa della libertà. Questo perché è
abbastanza spregiudicato nel considerare il potere politico, perché lutero usa due pesi e due misure.
Cambia prospettiva in base ai rapporti di forza, quindi nelle realtà dove il luteranesimo si afferma e dove il
principe è luterano, nei confronti dei cattolici non deve esserci nessun tipo di concezione. Aprire a un’altra
fede aprirebbe al diritto di resistenza a luteranesimo, la religione luterana è unica giusta e quindi in queste
realtà deve essere chiaro che va mantenuta come unica religione di stato. Una concezione del potere
politico così schiacciata sul potere costituito, vuol dire condannare il luteranesimo a non avere vita né
futuro.

Citazione

CALVINO
Sia teologo che giurista quindi non si può resistere al potere costituito

La stessa cosa la teorizza Calvino, un altro riformatore e scrittore politico interessante sul versante del
rapporto tra teologia e politica, un po’ più moderato riguardo al primato dell’ordine temporale dello stato
sulla chiesa. Anche calvino condivide che esistono due regni complementari, regno civile della spada e
regno spirituale di giustizia e libertà. Calvino sembra un po’ più orientato alla comunità del popolo, ma in
realtà anche Calvino sostiene che al potere costituito non ci si debba mai ribellare, ma anche lui come
Lutero, di fronte alla possibilità che esistano dei calvinisti che vivono in una realtà cattolica che ostacola
la loro religiosità, dice:

Citazione

In un’architettura costituzionale non c’è mai solo un potere politico, ci sono tanti magistrati inferiori, le
guerre di religione in Francia, 1555 pace di Augusta, porta all’affermazione di questo principio, i principi
sono liberi di essere o protestanti o cattolici e il popolo deve professare il culto del principe

cuius regio eius religio, in questo modo si pone in parte fine alle guerre di religione in Germania. Ma
quando terminano in Germania cominciano in Francia. Guerre di civili di religione, sudditi dello stesso stato
che lottano tra loro, si sgozzano tra loro, questo si verifica perché vi sono all’interno della Francia e della
nobiltà francese, per esempio i Borboni, e altre famiglie che sono più fedeli e tradizionali legati ai cattolici, i
Guisa per esempio. Le guerre di religione in Francia hanno dei momenti di distruttività e di grande carica di
politicità, massacro di san Bartolomeo 1572, editto di Nantes 1598.

Teoria del magistrato inferiore, in quegli anni di lotta tra ugonotti e cattolici si afferma questa dottrina del
magistrato inferiore, si affermano delle concezioni della politica che ritengono che il potere politico
dipenda dal consenso della nazione, dal consenso degli stati generali. I nobili ugonotti possono abbattere
il tiranno se il tiranno impedisce loro di processare il loro culto. – consenso dei grandi raggruppamenti,
questi possono abbatterlo, dottrina del magistrato inferiore.

Il diritto di resistenza dei monarcomachi, che viene sempre citato, fa leva su questa dottrina del magistrato
inferiore, che ci sono delle parti della società che hanno un potere politico autonomo, che di fronte alla
tirannia del principe possono abbatterlo, ritiene legittimo solo il potere riconosciuto che collabora con altri
elementi della società.

Le guerre di religione, la religione in realtà è un’ideologia di classi politiche che lottano per arrivare al
potere

Questo periodo è il periodo di un pensatore storico di matrice realista che riteneva che la politica fosse
lotta per il potere. Tutte le idee e ideologie strumentali per la lotta per il potere
Citazione

Nelle realtà cattoliche i luterani si facevano fautori di libertà, diritto di resistenza, mentre i cattolici fautori
del pugno duro, e viceversa. Le guerre di religione possono essere lette come guerre tra due classi politiche,
riduce la politica al grado di politicità amico – nemico, amici che si riuniscono per combattere nemici. Si
combattono per il potere e non per gli ideali, gli ideali stanno a valle e il potere a monte. La battaglia per il
potere che definisce l’ideologia e non il contrario.

BODIN
1576, viene pubblicato un testo in francese, i sei libri sulla repubblica, di un certo Bodin

Nella Francia delle guerre di religione dove si confrontavano ugonotti e cattolici, i politik erano coloro che
volevano portare la politica al centro.

1576 questo storico filosofo pubblica i 3 volumoni

Bodin storico delle dottrine politiche per antonomasia, si oppone sia a cattolici e che ugonotti.

Vuole trovare gli strumenti che consentano di superare le guerre civili di religione. Bodin per porre fine a
queste guerre non vuole limitare il potere monarchico per consentire a una fede di opposizione di avere più
spazio, il suo scopo è quello di rafforzare il potere politico, per far sì che vi sia fedeltà nei confronti dello
stato, deve essere fondato sull’autorità dello stato, la fedeltà nei confronti dello stato deve essere
riabilitata, deve assumere una netta superiorità nei confronti delle altre fedeltà, fedeltà religiose.

Vuole spoliticizzare la religione, renderla neutra, quindi consentire la tolleranza.

CITAZIONE

Se vogliamo sradicare il calvinismo dalla società francese, distruggiamo lo stato.

Bodin non sancisce il diritto, si interessa a garantire la libertà religiosa e la tolleranza religiosa che
consentano allo stato di vivere bene, una soluzione che lo stato trova per sopravvivere. Tra cattolici e
ugonotti c’erano i politik, che volevano soverchiare le religioni, parte dall’idea che la priorità sia dello stato
che deve essere fatta valere sopra di tutto.

Autonomo dai partiti e dalle sette religiose e per far questo dobbiamo combattere tutti coloro che hanno
parlato di affari pubblici come machiavelli. Damnatio memoriae. Machiavelli per Bodin è uno che non sa
trarre profitto parlando di affari pubblici in maniera approssimativa e grossolana.

Bodin cerca di delineare i veri fondamenti dello stato, della res pubblica

Per stato si intende il governo giusto che si esercita con il potere sovrano su diverse famiglie e su tutto ciò
che hanno in comune fra loro.

Bodin primo pensatore politico che usa il termine sovrano, sovranità.

Bodin lontanissimo dal contrattualismo, lontanissimo dal diritto di resistenza, riprende da Aristotele la
genesi della politica (l’uomo era animale politico sociale, che doveva vivere in società se non era dio o una
bestia). Bodin si riallaccia alla tradizione classica che non vedeva l’individuo al centro della politica ma la
famiglia come gruppo sociale originario.
Il governo giusto è premoderno insieme alle famiglie. Il governante deve rispettare la giustizia, deve essere
legato a un bene comune.

LIMITAZIONI AL POTERE SOVRANO

I principi non sono soggetti a leggi e patti

Così è la sovranità, come si manifesta

Citazione

La modernità inizia ad essere la modernità della legislazione, il potere sovrano manifesta la propria forza
potenza ragion d’essere con fare e modificare leggi, la sovranità e podestà di fare e modificare le leggi.

Il potere sovrano che pone fine alle guerre di religione fa e modifica le leggi e si impone sopra tutto ciò che
vi era prima, tradizioni, consuetudini.

Sovranità assoluta, sciolta dal potere delle leggi, perpetua, intrasferibile.

Jan Bodin

Sovranità potere che non riconosce null’altro al di sopra di sé, se non dio, un potere che si auto giustifica.
Potere che si manifesta attraverso la legislazione, lo stato si eleva al di sopra di altre fedeltà e rivendica
quello che max weber avrebbe definito monopolio della legislazione e della violenza, solo lo stato ha come
istanza, il potere di comandare sui cittadini giusti. Podestà perpetua, non può venir meno la sovranità,
potestà assoluta, sciolta dalla legge, è indivisibile. Un unico potere legislativo, deve essere indivisibile,
intrasferibile. Definizione di stato importante, citazione stato. Potere sovrano, la chiave di volta, potestà
di fare e stimolare la legge, stipulare trattati di pace, nomina di funzionari di stato, concessione della grazia,
imposizione dei tributi, ma la vera caratteristica è il podestà di fare le leggi. Richiamo al governo giusto.
Contro machiavelli, B vuole riproporre il governo che deve perseguire il bene comune, richiamo al governo
giusto. Si esercita con potere sovrano sulle famiglie, paradigma della modernità cambia radicalmente

Non mette più la famiglia al centro Hobbes, ma l’individuo, la modernità è individualista.

Bodin mette al centro ciò che le famiglie hanno in comune, grande differenza tra sfera privata e sfera
pubblica, potere di fare e modificare le leggi, potere in ultima istanza, sono poteri della sfera pubblica, non
privata.

Imposizione dei tributi, caratteristico della sovranità, Bodin vede la sfera privata come un limite del potere
pubblico, vuol dire che uno dei scopi per cui è istituito lo stato, governo giusto è giusto se garantisce la
sfera privata.

Oltre che la proprietà privata, il re non può privare l’individuo né la famiglia della sua proprietà né di
parte della sua proprietà.

Altri limiti, diritto divino, diritto naturale di origine divina, limitazioni di cui il re stesso è interprete unico, e
poi le leggi fondamentali del regno: esempio in Francia, il re non può privarsi di parte del territorio, o una
donna non può diventare regina.
Di Bodin, la sovranità è indivisibile, governo monarchico, aristocratico o popolare. Non può essere divisa,
Polibio, schiavo greco portato a Roma che scrive un testo nelle quali elogia la repubblica romana, sostiene
che Roma è arrivata a splendere così tanto perché la sua forma di stato non era semplice ma composita, sia
elemento monocratico (consoli), aristocratico(senato) e popolare(tribuni della plebe e comizi), la grandezza
di Roma dipendeva dal fatto che la forma di governo nella repubblica romana era mista, prevedeva il
coinvolgimento sia del popolo che degli aristocratici che del re, quindi Bodin

Nel dire che la sovranità è indivisibile, prende a bersaglio la teoria del governo misto, anzi, essa non esiste
è una finzione per Bodin, la sovranità va tenuta o da uno o dai pochi o dai molti, condividerla sarebbe
irrealizzabile e un non senso, consentirlo significa aprire le porte alla stasis, la guerra civile, a un certo punto
dice Bodin, si può dire che in Danimarca il re e i nobili condividono la sovranità, proprio in virtù di ciò si
giustifica la condizione anarchica della Danimarca, in mancanza di una chiara identificazione della forma di
stato, vi è anarchia. La sovranità non può essere divisa e la forma di stato ci dice che è legittimato ad avere
il potere.

Le repubbliche sono soggette all’anaciclosis, il migliore diventa re (monarchia), poi quando tu passi il potere
ai tuoi eredi, il circolo comincia a degradarsi, tende inevitabilmente a fallire e degenerare, oligarchia, il
popolo poi crea una democrazia, poi oclocrazia e poi di nuovo monarchia. Il governo misto evita questo
proprio perché coinvolge tutti nella gestione dello stato.

Bodin, che non può ignorare quanto scritto fino a quel momento, sostiene che l’equivoco dello stato misto
sostiene che i pensatori politici hanno mis conosciuto forma di stato e forma di governo

Statio civitatis, uno pochi molti, sovranità in mano a questi, non può essere divisa, però uno stato
monarchico o altro, può però governarsi in 3 modi diversi. Uno stato monarchico può governarsi
monarchicamente. Una monarchia può decidere di governarsi aristocraticamente, decide di governare
attraverso gli aristocratici, siamo di fronte a una monarchia in cui è il monarca il sovrano che si governa
aristocraticamente. È possibile anche una monarchia democratica, che apre al popolo, non solo ai nobili.

ratio guvernandi, ci dice solo come concretamente si esercita il potere, quella di stato ci dice il titolare del
potere, governo come concretamente si governa uno stato.

Per Bodin la miglior forma di stato è la monarchia, perché il potere del monarca è a immagine e
somiglianza di dio, perché è la forma di stato è più naturale e più idonea, perché il re sceglie le persone più
idonee. L’inconveniente della monarchia è che essa è legata all’umore del sovrano, però è nulla rispetto a
quelli dell’aristocrazia e della democrazia.

Qual è la miglior forma di governo? Per Bodin, la migliore è quella mista, se non può esistere la forma i
stato mista, invece la miglior forma di governo, come attuare la sovranità è la mista, perché consente sia di
coinvolgere l’aristocrazia che il popolo. I titoli onorifici li diamo agli aristocratici che sono contenti dei
propri titoli, invece i compiti remunerati e che hanno bisogno di competenza, li diamo ai migliori del
popolo. Miglior forma di stato MONARCHIA, miglior forma di governo MISTO, consente un’armonia
coinvolgendo sia il popolo che gli aristocratici. Fondamentale perché li riprenderò Rousseau.

Giovanni Altusio
Pensatore politico dei paesi bassi che rispetto agli autori che abbiamo fatto, Althusius è il rappresentante di
una teoria di condivisone della sovranità, althusius è teorico della stratificazione delle consociativo, vale a
dire che vi sono tante società, per altusio, il potere politico è fondato sul consenso, ma ciò che interessa è
originale, in controtendenza rispetto alla modernità, va compreso che per altusio tutto è spiegabile
attraverso un patto, attraverso un contratto e lo stato è sostanzialmente una confederazione, una
confederazione composta da diversi livelli di società e ognuna di queste società minori conferma la
propria autonomia, ogni società esercita una parte di sovranità, con lui è possibile condividere la società,
con altusio ci sono diverse società tutte a loro volta sovrane. le famiglie, Le corporazioni, la città, la
provincia, consociativo finale che definisce res pubblica, conformata a sua volta dalle comunità politiche
inferiori. LO STATO CHE emerge non è sovrano ma confederale, non vi è una centralità che decide per tutti,
ogni associazione minore conserva la propria autonomia, esercita aspetti della propria società, ogni
comunità minore gestisce spicchi di sovranità e lo stato generale serve a coordinare gli enti politici minori
che lo costituiscono, confederale, ripreso e riproposto dai fautori della comunità europea, che giustificasse
l’esigenza di stati. Altusio si presta a questo.

Esiste uno ius maiestatis? Un potere sovrano, la concezione di bodin di un potere che non riconosce nulla
al di sopra di sé, dopodiché è evidente che se dobbiamo parlare di ius maiestatis questa deve appartenere
allo stato nella sua generalità, allo stato e a tutti i membri dello stato. La sovranità appartiene al popolo,
che non può rinunciare anche volendo, popolo inteso come processo corporativo.

Vuole creare un modello alternativo, in realtà il titolare della sovranità è il popolo, ma non può esercitarla,
il potere nello stato deve essere gestito da un magistrato sommo e dagli efori, è il re, che viene però
scelto dagli efori, gli efori eleggono il re, gli efori sono eletti dal suffragio del popolo, gli efori nell’antica
sparta erano i custodi della costituzione, hanno il dovere di difendere i diritti delle comunità più piccole, il
popolo elegge gli efori dalle comunità più piccole, gli efori eleggono il sommo magistrato, gli efori devono
poi tutelare le sovranità piccole vigilando le attività del sommo magistrato, quindi gli efori limitano e
cercano di impedire che il sommo faccia cose dannose. Se il sommo magistrato agisce contro l’interesse
delle comunità più piccole? Il sommo magistrato se agisce contro le comunità minori, può venire bloccato
fin anche deposto dagli efori che rappresentano gli interessi del popolo quindi delle comunità minori.

Quindi i rappresentanti delle comunità inferiori possono abbattere il tiranno, (riferimento alla teoria dei
magistrati inferiori). Alternativa alla sovranità sovrana

Hobbes
Più importante, più di ogni altro inaugura la modernità, Hobbes. Thomas Hobbes uno dei filosofi politici più
importanti, se fino ad ora abbiamo analizzato pensatori e aspetti del pensiero politico importanti, come
machiavelli. Con Hobbes entriamo direttamente nell’epoca moderna, rispetto ai pensatori analizzati primi,
mette al centro della politica l’individuo, teorico della sovranità assoluta, teorico dello stato assoluto che
sia mai stato pensato, ma parte a creare lo stato assoluto dall’individuo, senza Hobbes non ci sarebbe
nemmeno il liberalismo né la democrazia, e il primo autore che ha messo l’individuo al centro della
politica è Hobbes. La sua filosofia è razionalista, fondata principalmente su un aspetto, il moto è la chiave
per capire la psicologia dell’uomo, non solo fisico ma anche il mondo morale, tutto dipende da questa
chiave meccanica, l’uomo è una macchina il meccanismo, dall’uomo nasce la sensazione, il desiderio e
l’odio il desiderio e l0avversione, due piccoli conati di motus. Hanno il compito di mantenere l’umo in
continuo movimento, ogni uomo chiama buono ciò che gli piace e cattivo ciò che non gli piace. Il male
supremo la morte, ciò che ogni uomo vuole evitare, il male supremo è la morte per mano violenta.

Hobbes 1588 – 1679, in Inghilterra guerra civile, tra i monarchi Stuart e le teste rotonde di Cromwell

1640, inizia conflitto tra re e parlamento inglese e nel 1649 CARLO I, primo re Stuart decapitato.
Hobbes è ossessionato dalla guerra civile, dal conflitto, dal sangue per scorre per le strade e questa
ossessione porta Hobbes a teorizzare il leviatano. Hobbes nel 40 abbandona l’Inghilterra per il terrore
della guerra civile

Nel 42 scrive il de cive il 152 scrive il leviatano, il male supremo che l’uomo vuole fuggire è la morte e la sua
teoria politica è una che vuole salvare la vita alle persone, Teorizza lo stato assoluto per salvare la vita alle
persone.

La sua teoria politica è quella che vuole impedire che le persone muoiano per mano violenta, l’uomo ha
uno scopo che è quello della felicità e si raggiunge quando i desideri sono appagati in continuità . Quando
si può provare un piacere continuo, la felicità è nel conseguire qualcosa, voler conseguire un potere
superiore è una delle caratteristiche della natura umana.

Questo per Hobbes è un desiderio perpetuo e ineliminabile, la vita è una corsa in cui il premio è sorpassare
sempre gli altri, la vita dell’uomo è una vita caratterizzata dalla ricerca del potere, quasi animalesca
verrebbe da dire, rispetto agli animali l’uomo ha la ragione, c’è la possibilità di calcolare, Hobbes che parte
da questo presupposto antropologico piuttosto pessimista.

Per spiegare come nasce una società Hobbes nasce da un ipotetico stato di natura, nel quale l’uomo
(antropologicamente l’uomo come machiavelli), considerato uno stato di natura pre sociale, l’uomo
desidera tutto ed è assolutamente libero, assenza di impedimenti esterni e nello stato di natura l’uomo è
libero ed assolutamente uguale, non c’è una distinzione tra gli uomini, non c’è una nobiltà di nascita . Nel
suo pensare a come si origina lo stato, parte da uno stato in cui l’uomo è libero, ci sono gli individui, non
divisi dalla nobiltà, sono tutti liberi ed uguali allo stesso modo, tutti ricercano sempre uguale potere, senza
Hobbes on avremmo avuto liberalismo ne democrazia.

Un’inclinazione comune che si estingue solo con la morte, quella di cercare sempre maggiore potere. Ma
riesce qualcuno a conseguire sempre maggiore potere? Nessuno può rendere sicuro il potere che
acquisisce senza ricercarne sempre di nuovo, non c’è una garanzia, uno stato prestatale, sono io che devo
garantire me stesso dagli altri.

Il più debole ha forza sufficiente per uccidere il più forte, nessuno è al sicuro, anche il più forte è soggetto
ad essere ucciso, su tutte le cose è mosso dall’istinto di auto conservazione, questa eguaglianza e libertà
assoluta dà in modo che ognuno di loro possa morire. 1651, la differenza tra uomo e uomo non è così
considerevole che un uomo possa di conseguenza reclamare per sé qualche beneficio che un altro non
possa pretendere, tanto quanto lui. EGUAGLIANZA, radicalmente eguali

l’uomo però in questo stato ipotetico non è solo, il diritto assoluto che ho io di ricercare il massimo di
soddisfazione, il massimo di potere, è uguale in ognuno di voi. Dunque ogni uomo è un ostacolo al diritto
assoluto dell’altro uomo, se non è un nemico è un concorrente, ogni uomo è in guerra contro tutti gli altri
uomini. In una condizione come questa non esiste altra legge che è la forza, non esiste né il tuo né il mio.
Non esiste nulla in uno stato di natura, questa è mia finché ho la forza per mantenerla, quindi in una
situazione come questa, in una condizione come questa non esiste che LA LEGGE DELLA FORZA. Uno stato
del genere è instabile, anarchico. Stato di natura di Hobbes modello di anarchia.

Dire che non c’è nessuna forma di instabilità equivale a dire che non c’è stabilità, l’instabilità non consente
nulla, non l’agricoltura, non l’industria, non la letteratura. In una condizione del genere non si può generare
nulla, la vita dell’uomo allora è solitaria, misera, sgradevole, brutale e breve. In uno stato presociale in cui
la vita è caratterizzata dal pericolo e timore continuo di morte violenta.

Homo Homini Lupus, vita caratterizzata dalla guerra di tutti contro tutti
Bellum omnia contra omnes. L’uomo deve uscire da questa condizione. L’uomo è animato da passioni
desideri e odio ma ha la ragione, gli fa capire che questa non è una vita che merita di essere vissuta, che
l’uomo deve uscire da questa condizione di terra di tutti contro tutti e ha la possibilità di uscirne. Possiede
la ragione tra tutte le sue passioni, che consente all’uomo di conoscere le leggi di natura (create da dio),
come le classiche virtù cardinali; la giustizia l’equità la moderazione la prudenza la pietà, in generale, una
legge di natura che sostanzialmente contiene in sé tutte è non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto
a te.

Quindi dopodiché queste leggi, sono precetti di ragione, e che se osservati impediscono la guerra di tutti
contro tutti, non sono vere e proprie leggi, perché una legge per essere vincolante ha bisogno della spada,
tali leggi sono contrarie a certe passioni degli uomini, quindi l’uomo deve uscire da questa condizione ma
deve uscirne con un potere che garantisca delle leggi positive, un potere sovrano dice bodin, che garantisca
le leggi.

È mai esistito un potere un a società di tutti contro tutti?

Citazione si può per avventura

In una situazione di guerra civile,

sotto gli impulsi della ragione, della passione, per assicurarsi la loro difesa e protezione e sopravvivenza, si
distaccano dallo stato di natura che invece è sinonimo di precarietà di guerra di anarchia, noi creiamo lo
stato che garantisce l’ordine, non per considerazioni che hanno a che fare con la giustizia, con la verità, ma
per l’utilità di ciascuno per aver salva la vita, per la propria sopravvivenza. È anche importante notare come
cambia radicalmente il modo di pensare. Aristotele era colui che credeva che l’uomo era un animale
sociale, qua Hobbes dice che gli uomini vivono in società per sopravvivenza, vogliono vivere in società, non
è necessaria è frutto di una scelta razionale dell’uomo, quello di Hobbes è una forma di utilitarismo
radicale, creiamo la società perché vogliamo salvaguardare la nostra vita, perché siamo mossi da criteri
utilitari, utilitaristici. Per poter uscire da questo stato di natura, l’unico modo che abbiamo a disposizione è
cedere la potestà assoluta.

Se noi vogliamo salvaguardare la nostra sopravvivenza, dobbiamo cedere tutte le potestà che abbiamo
nello stato di natura, a un uomo o a un’assemblea id uomini

Mentre in Aristotele, vito che gli uomini sono animali politici e sociali, la società è naturale un processo
evolutivo inevitabile che va dalla famiglia passando per il villaggio la città stato la provincia la res pubblica,
ma è un processo evolutivo continuo, mentre in Hobbes la società è un artificio, frutto della ragione umana,
la società in Hobbes è un corpo artificiale dotato di tutti i poteri assoluti che gli individui gli hanno ceduto, il
leviatano è nella lettura di Hobbes al sommatoria di tutte le potestà individuali che avevamo nello stato di
natura.

Potere più assoluto mai teorizzato, questo leviatano è colui che riesce a garantire la pace l’ordine, a
questo punto possiamo capire qual è il fine della politica per Hobbes.

Il fine per la politica per Hobbes è la pace è l’ordine, il fine della politica è la pace, ciò che dobbiamo bene
intendere,

teoria fondata sul pessimismo antropologico, fondata sul fatto che Hobbes è ossessionato dalla paura di
morte violenta.

Non esisteva un potere assoluto in grado di garantire l’ordine e la pace.

Motivi per scatenare conflitto - Competizione Diffidenza Gloria / Guadagno, sicurezza, gloria
Ricordiamo..
L’eguaglianza di condizione nello stato di natura, la radicale ricerca di ogni uomo di sempre maggiore
potere, scatena la guerra di tutti contro tutti, guerra che non consiste solo nel combattere ma la stessa
possibilità di una guerra rende lo stato di natura e la sua condizione assolutamente negativa ed è
necessario superarla, solitaria, miseria, sgradevole.

L’uomo di Hobbes sotto gli impulsi di ragione e passione, per garantire la propria sopravvivenza, per
garantire la nuda vita, l’uscita da questo stato avviene grazie a una mera considerazione logica dell’uomo
che lo porta a comprendere la convenienza di una condizione di pace rispetto allo stato di natura.

In Hobbes la partenza è l’uguaglianza di tutti gli uomini, un’uguaglianza radicale, hanno tutti lo stesso
animus dominandi, ricerca del potere insaziabile, al centro della costruzione hobbesiana è la modernità
dell’individuo. L’uscita dallo stato di natura è una mera convenienza per l’utilità di ciascuno, l’unico modo
per cui le potestà individuali possano convivere, è che vengano cedute a un uomo o un’assemblea di
uomini.

Rivoluziona l’origine delle istituzioni politiche, in Hobbes l’origine non è in una evoluzione naturale ma in un
artificio dell’uomo, per garantire la propria sopravvivenza sceglie di cedere il proprio potere naturale,
subordinando sé stessi a un terzo, artificiale. Le istituzioni sono dunque volute e create dalla razionalità
dell’uomo, frutto di un artificio per tutelare gli interessi degli individui.

Il corpo artificiale, ripreso dal libro di Giobbe delle antiche scritture, si fa carico delle potestà individuali per
garantire la sopravvivenza e la sicurezza degli individui. Primum vivere

Uscita definitiva dovuta alla ricerca della pace e dell’ordine, il fine ultimo della politica per Hobbes.
Nasce la modernità politica con Hobbes

Il leviatano si costituisce con un pacto unionis, sottoscritto da tutti gli individui,

le leggi di natura obbligano solo il foro interno, per renderle effettivamente coercitive è necessaria la
spada

unica condizione del leviatano è il successo

PACTO UNIONIS E SUBJECTIONIS, simultanei e stipulati per creare il potere che garantisce la pace.

PARADOSSO DI HOBBES, pensa l’individuo uguale, nasce democratico, dire che le istituzioni create per
l’utilità degli individui significa crearle dal popolo per il popolo. Sostenendo che tutto è fatto nell’interesse
degli individui, se il loro interesse è solo la salvaguardia della vita è potere assoluto, se ci mettiamo delle
libertà politiche è democrazia.

Quando bodin parla di potere assoluto ma governo giusto, giusto che va nell’interesse della comunità,
diritto divino, origine del potere politico è dio. In Hobbes l’origine è l’interesse dell’individuo. Se l’interesse
è salvaguardare l’individuo siamo nell’assolutismo, se ci mettiamo altro può essere interpretato come
liberalismo se non addirittura democrazia.

Tutti i poteri sono unitamente nelle mani del leviatano

Obbedire
Hobbes riconosce che qualora il leviatano non garantisce l’ordine, la pace, la protezione, allora il patto
viene meno naturalmente e si scioglie. Non venendo garantito l’ordine si è nella guerra. Come esito non è
lontanissimo da Machiavelli. Bisogna fare un nuovo patto e istituire un nuovo leviatano.

Rispetto a Bodin è molto più assoluto il potere ma fonda sull’individuo. Tutto ha una logica individualista, il
trasferimento però è totale ed assoluto.

Vincolo del leviatano è il successo. Potere assoluto e illimitato, la sovranità del Leviatano si manifesta
attraverso la legge, la legge è la parola del Leviatano.

Il leviatano deve avere da un lato la spada e da un lato il pastorale.

La proprietà privata in Hobbes è semplicemente una graziosa concessione del Leviatano, la proprietà nello
stato di pace che il leviatano garantisce, non è un diritto assoluto dell’individuo. Il diritto di proprietà non è
un diritto che l’individuo ha.

L’unico diritto che conserviamo è la vita, quando lo stato ci chiede di combattere una guerra possiamo
rifiutarci. Disonorevole disobbedire alla legge ma non si può fare una colpa in quanto l’individuo vuole
tener salva la propria vita. Può rifiutarsi senza ingiustizia.

Le università dovrebbero inculcare le buone dottrine, quelle non nocive, la libertà di dottrina

Teologia politica,

libertà variabile, laddove non sono impedito posso agire in un determinato modo.

Hobbes sostanzialmente delegittima tutti i tentativi di distinguere tra re e monarca, potere giusto del
leviatano quando ha successo, ingiusto quando non lo ha.

Governo misto un nonsenso

Hobbes radicalmente individualista, vuole lasciare intatta la sfera pubblica, hobbes non vuole nulla tra
l’individuo e lo stato, in mezzo non deve esserci nulla. Hobbes definisce partiti e associazioni come vermi
putridi, questo genere di cose rischiano di essere cagione di una guerra civile.

Come Machiavelli, Hobbes condiziona il leviatano al successo all’efficacia, un leviatano è tale solo se ha
successo, se non riesce a garantire l’ordine, se viene meno il successo, non riesce a proteggere la società,
allora a quel punto non ha più senso, se deve essere futile il suo potere, tanto vale vivere nello stato di
natura.

Il potere sovrano del leviatano è un potere che origina, che si fonda sul potere degli individui, sui diritti
degli individui, quando diciamo che si origina dagli individui cosa diciamo? Che si fonda sul consenso degli
individui, è il consenso che legittima il leviatano. Certo è originario ma pur sempre di consenso si parla.

Nella società volenti o nolenti tendiamo a vedere tanti poteri sociali, Hobbes di questi poteri sociali fa
tabula rasa, di tutta l’età medievale. Non esiste una giustificazione dell’aristocrazia, non esiste nessuna
ragione per cui un uomo possa rivendicare qualcosa di più rispetto a un altro uomo.

Hobbes non parla mai di famiglia, di corporazioni, di sette, di tutto ciò che sta tra l’individuo e lo stato.
Descrive come l’umanità rimanga in una giungla, in un’anarchia, in termini di rapporti tra stati.
Hobbes è il contrario di Althusius, in lui è tutto in mezzo

LOCKE
LOCKE era un Hobbes meno onesto.

Anche John Locke parta dalla stessa concezione di Hobbes, anche per lui al centro della politica c’è
l’individuo, c’è un contratto sociale. Anche Locke parte da uno stato di natura e crea le istituzioni politiche
sulla base del consenso.

Pluralismo religioso come anticamera della guerra civile per Hobbes, Locke crede che la tolleranza tra più
culti religiosi sia alla base della pace, Hobbes per garantirla evita il pluralismo religioso, Locke invece lo
supporta come garanzia di concordia. La tolleranza dipende dal fatto che ogni individuo è libero e deve
essere libero di professare le proprie opinioni speculative e religiose, ognuno deve essere libero di
professare le idee religiose che sono più conformi alla sua concezione di giustizia e di verità.

Anche perché, a prescindere da considerazioni di carattere teorico, da un punto di vista pratico, il


magistrato civile, non può intervenire in foro interno, il comando del magistrato civile è efficacie solo
quando riguarda le azioni esterne, non può avere per oggetto la coscienza dei sudditi, il magistrato con la
spada non può imporre alcun che alla coscienza dei cittadini.

Soprattutto a cittadini che credono tanto, che ritengono la religione fondamentale, sono i primi a non
voler essere costretti a manifestare un certo culto, la costrizione crea disordini.

La ragione e la religione devono rimanere distinte. Locke ritiene sia una presa d’atto necessaria per evitare
la guerra civile.

Ordine spirituale e ordine temporale, un individuo per locke deve essere libero in entrambe le sfere, la
legge dello stato non può arrogarsi il potere di imporre qualcosa in ambito religioso e di coscienza ,
riguardo alle cose, ai convincimenti reali, speculativi, il magistrato non può intervenire e sarebbe inefficace,
la cura delle anime non può dipendere dal magistrato

Da ciò deriva la libertà di culo, di associazione dei culti, l’individuo quindi per quello che riguarda la sua
sfera spirituale è assolutamente libero. Locke paga un pegno allo spirito dei tempi,

Limiti alla tolleranza

- Religione, gli atei esclusi e le sette non cattoliche


- Eterno problema della doppia fedeltà, esclude i cristiani, che seguono i papisti

Ai cattolici non viene concessa la libertà di culto, un pegno pagato in ogni secolo allo spirito dei tempi.

Libertà di culto questa

Teoria Politica di John Locke

Locke scrive in un’epoca caratterizzata a conflitti, livellatori teorici di tendenza democratica, i vangatori che
invece sono teorici del comunsimo e poi i repubblicani.

Filmer, pensatore che difendeva il diritto divino dei Re, l’autorità del re si fonda sull’autorità naturale dei
genitori, dio ha dato al primo uomo, cioè ad adamo.

Primo trattato attacca il patriarcalismo per affermare i veri principi che lock illustra nel secondo trattato
Anche Locke come Hobbes prende le mosse dallo stato di natura, in lcoke però è diverso, perché
l’antropologia di hobbes e locke sono diverse, decismaente diverse, hobbes è pessimista mentre locke
ottimista.

Lo stato di natura è per Locke uno stato di perfetta di perfetta libertà di regolare le proprie azioni e disporre
dei propri beni e persone come meglio si crede

“stato di natura confuso con stato di guerra”, lo stato di natura non solo non è uno stato di guerra, ma
neanche uno stato di licenza, nello stato di natura conoscono le leggi di natura, ma sono vincolanti anche
qui perché sono la ragione, possiamo conoscerle e rispettarle (a differenza di hobbes), condizione nella
quale gli individui sono capaci di capire cosa è giusto e cose è sbagliato.

Conoscono i loro diritti e riescono a regolare i loro rapporti in maniera pacifica, siccome hobbes e locke
sono padri dell’individualismo possessivo

Per Locke la proprietà è un diritto naturale, diritto alla sopravvivenza, poi a bevanda e alla sussistenza. Dio
ha dato la terra in comune agli uomini, anche la ragione. Nessuno ha un primato dominio sulla terra che
dio ha dato agli uomini, la terra serve perché gli uomini sopravvivono, benchè la terra e tutte le creature
inferiori siano omuni a tutti gli uomini, ciascono ha tuttavia la proprietà della sua persona: su questa
nessuno ha diritto alcuno al di fuori di lui.

Locke fautore dell’individualismo possessivo,

Nello stato di natura si verifica, può capitare che sorga una controversia, che quello che è mio venga preso
da qualcun altro. Serve qualcuno che giudichi lo stato di natura. Lo stato di natura per Locke è già uno
stato civile, ci riconosciamo a vicenda,

siamo già tutti consudditi, in cui manca però l’istituzione politica, è uno stato in cui se c’è una violazione
della legge di natura non abbiamo qualcuno a cui chiedere giustizia, allora in questo stato di natura.

Stato di natura ha il potere di fare tutto ciò che ritiene opportuno per salvare la sua vita e punire i reati
commessi contro la legge naturale, oltre alla libertà. Rinunciamo questi due poteri per entrare nella società,
cediamo al potere legislativo ed esecutivo per entrare in civiltà.

Cediamo il nostro diritto a eseguire la legge e a legiferare, gli altri diritti? La property, libertà salute e diritto
di possesso, deve essere garantita dallo stato. In Hobbes il Leviatano non deve alcun che, noi ci uniamo in
società e cediamo tutti i nostri diritti, qui si crea una società politica ma non cediamo tutti i nostri diritti, lo
stato deve garantirli, creato perché garantisca la vita la salute la proprietà e la libertà, in hobbes deve
garantire solo la nuda vita, deve garantire l’ordine, qui invece la libertà, la proprietà.

Se non lo fa

Locke teorico della rappresentanza politica, potere tenuto dal parlamento, in cui sono rappresentati gli
individui ed il popolo, il re è detentore del potere esecutivo.

Il re governa, applica le leggi, ma non può il re conculcare, anche se può, ma il re non può fare leggi che
vadano contro a ciò che lo stato deve garantire, che non è una condizione di guerra di tutti contro tutti, il
fatto che Hobbes li abbia confuso non significa nulla.

6 domande

4 domande articolate da sei punti 2 da tre punti


LOCKE

Diritto di resistenza

In Locke il patto non consegna al potere politico un potere assoluto illimitato, ma è un patto fiduciario che
consente al potere politico di fare delle leggi, di applicare, di punire chi viola le leggi, condizionato al fatto
che vita salute proprietà non sono a disposizione del governo

Il legislativo in mano al popolo, potere fiduciario, nei confronti di questo potere legislativo ma anche di un
esecutivo che abusa delle proprie prerogative, potere politico arbitrario, i cittadini sudditi possono
ribellarsi, dunque in caso di conflitto tra alla volontà del popolo.

In questa casi si ha diritto a ribellarsi. Quando il potere diviene tirannico in altre parole, abbiamo la
possibilità di ribellarci e abbattere il potere.

Quando gli interventi dell’esecutivo o legislativo, sono tali da pregiudicare la vita e la salute, la libertà e la
proprietà del popolo, allora ha diritto a ribellarsi.

Locke divide il potere esecutivo in mano al monarca, legislativo in mano al parlamento, ai rappresentanti
del popolo. In inghilterra camera dei comuni affiancata da quella dei lords, rappresentanza.

Il potere supremo è quello legislativo, quello esecutivo è in mano al monarca. Esiste un terzo potere quello
federativo, il potere di fare la guerra, di dichiarare guerra o stipulare trattati di pace, ritiene che il potere
federativo debba appartenere al detentore del potere esecutivo. È necessario che sia distinto dal
legislativo, federativo deve sottostare all’esecutivo, perché anche se diversi da un punto di vista teorico,
applicare le leggi e punire chi le viola, e fare la guerra,

richiedono insieme l’uso coordinato dell’unità di comando e della rapidità di decisione

nella politica estera più di ogni altro ambito, la legge dell’esclusione conservatrice è necessaria, non si può
dichiarare e non dichiarare guerra, serve una linea, la migliore è affidare questo potere a c hi detiene anche
quello esecutivo. Univocamente prende una decisione e velocemente è in grado di dare inizio al processo
che porta in guerra o meno uno stato.

La decisione di dichiarare guerra è del rappresentante che velocemente riesca a decidere

Divide esecutivo legislativo e federativo ma affida es e fed alla stessa persona.

In locke le istituzioni politiche devono godere del consenso e sono condizionate a mantenere la vita la
libertà e la proprietà dei sudditi, prevede il diritto alla rivoluzione.

Consenso in Hobbes una volta per sempre

Dichiarazione d’indipendenza americana, frutto di locke sembrerebbe

Ricerca della felicità nella dichiarazione d’indipendenza americana 1776, trinità lockeana vita libertà
proprietà.

Nel momento in cui il governo non garantisce vita proprietà salute libertà.

Locke esplicita che non bisogna abusare di questo diritto, la prudenza contenuta nella dichiarazione
d’indipendenza
Va usato solo quando le violazioni dei diritti sono palesi.

I due trattati sul governo,

Il parlamento non è sempre convocato, mentre l’esecutivo è sempre in atto, il governo e l’esecuzione delle
leggi è un potere che deve sempre essere in atto.

Il legislativo ha dei mesi in cui nessuno può legiferare. Il parlamento non è convocato, veniva convocato
oslo nella sessione necessaria. Il legislativo è comunque in mano ai rappresentanti del popolo. Nel patto si
cede il diritto a legiferare, cedendolo ed eleggendo dei rappr che per il tempo prestabilito non è sempre
attivo. Mentre il potere esecutivo, deve essere sempre in carica.

In Hobbes PATTO UNIONE (è anche di soggezione) simultanei incorporati l’uno nell’altro

In Locke Il PATTO DI UNIONE è già nello stato di natura, ciò che è necessario è quello di soggezione che crei
il potere politico e renda certo il godimento della libertà, di salute e proprietà.

Il potere politico è soggetto alla moralità e a certi criteri, mentre in machiavelli e Hobbes c’è solo l’effettività
e avere successo, anche se lo ha è altrimenti un potere arbitrario che merita di essere abbattuto.

POSSIBILI CONTRADDIZIONI LOCKE

Locke è il saggio sull’intelletto umano, nella storia del pensiero filosofico un autore empirista, saggio
sull’intelletto umano, criticava l’innatismo, tutte le idee non erano altro che il risultato dell’esperienza, la
sua gneoseologia, la sua filosofia politica si basa su dei diritti inalienabili innati, non giustifica la vita la
proprietà la libertà in base all’empirismo, le giustifica definendole implicitamente come innate. Un Hume o
Burke ci dice la storia dell’Inghilterra che la libertà deve essere garantita, invece qua dice che esistono delle
libertà preesistenti allo stato.

MONTESQUIEU
Importante perché ha scritto una delle opere più importanti del diritto, Lo spirito delle leggi, in cui analizza
tutto lo scibile, emerge una chiara intenzione sociologica

Classico testo nel quale emerge chiaramente l’erudizione di Montesquieu e anche l’intenzione di studiare
una società a tutto tondo, la società l’economia il diritto la politica, tenendo conto che sono tutte
intrecciate

Le lettere persiane

Due persiani che scoprono la realtà e il vero dispotismo, una denuncia di mont nei confornti della
moanrchia assoltuta, suo bersaglio principale

Vuole indagare lo spirito delle leggi che animano i popoli, in un certo senso alcuni lo interpretano come
determinista, tutti gli aspetti della società fanno in modo che questi abbiano un certo tipo di leggi.

Montesquieu è l’ultimo dei filosofi classici e il primo vero sociologo

Le leggi sono i rapporti necessari derivanti dalla natura delle cose, dunque tutti hanno le proprie leggi. Le
divinità gli stati, le cose.
M. che nasce nel 1689 anno riv gloriosa, muore nel 1775, poco prima riv francese. Nasce nel periodo in cui
viene revocato l’editto di nantes.

Non pensa che la società sia figlia di un contratto di un patto, ma crede sia un’evoluzione naturale
dell’uomo.

I rapporti necessari derivanti dalla natura delle cose, vuol dire che sembra quasi che il diritto e le leggi
stesse siano formulate dalla natura stessa, la legge, la natura umana, la ragione umana, è diversa in ogni
applicazione sua in base agli stati, religione/cultura, esiste secondo M un principio unificatore delle leggi,
quello che definisce spirito delle leggi.

Molte cose guidano gli uomini, il clima, la religione, le leggi, le tradizioni, i costumi, le usanze, questo che
viene creato si chiama spirito generale

Il sistema delle leggi positive di uno stato, sono frutto di un processo storico duraturo, lungo.

Nonostante questa tendenza classificatrice che rende m IL PRIMO dei sociologi.

Analizza tutto cina india, con peculiarità di ogni modello.

Ha un’intenzione non meramente classificatoria e descrittiva

Nelle lettere persiane condanna la monarchia assoluta di Luigi XIV, la mon arc è contraria al valore
principale dell’uomo, la libertà politica, il valore che andrebbe salvaguardato,

da alcune definizioni di libertà politica, andrebbe perseguito e garantito ovuqnue

se ogni stato ha uno spirito generale, quindi quella forma di governo concreta, poi però m dice che le forme
di governo che non garantiscono la libertà politica non mi piacciono

la libertà politica per monteq è la libertà di fare tutto ciò che le leggi permettono.

Da una definizione del genere capiamo che si è liberi quando l’individuo compie azioni previste dalla legge,

la libertà politica consiste nel non essere costretti a compiere un’azione che la legge non ordina. La libertà
politica consiste nella tranquillità di spirito che deriva dalla nostra sicurezza, dal fatto che ci riteniamo sicuri.
Si è liberi quando le leggi consentono di esserlo,

è una libertà garantita dalle leggi, si è liberi solo quando vi sono delle leggi che garantiscano la libertà, m
nel dare la definizione di libertà non tiene conto che lo stato possa essere liberticida, la sua concezione di
libertà a guardarla bene è una concezione che parte dal presupposto che la lib è anzitutto sicurezza, siamo
liberi quando c’è un ordine che ci garantisce la sicurezza, se non siamo sicuri non possiamo essere liberi,
non coglie l’altro elemento non cogliendo che le leggi possono anche limitare così tanto la nostra sfera
d’azione da renderci non liberi, la legge può impedirci di fare tutto, noi siamo liberi se c’p la legge perché ci
garantisce sicurezza, questa concezione di libertà è antiliberale

anche pre locke, la mia libertà minacciata dai consociati, garantisce la mia sicurezza da voi, presupposto
della libertà, ogni ordine politico ha bisogno dicertezze del diritto per consentire al libertà, la libertà non
può esaurirsi solo nella sicurezza, non può essere solo questo, è anche goimento di diritti che nessuno può
mettere in discussione, questo apssaggio m non lo fa

intende la libertà come convinzione che si ha della porpria sicurezza, i liberlai dicono che si è liberi non solo
quando si è sicuri perché si è sotomessi al regno della legge, ma anceh quando un potere politico
non fare ciò che la legge non mi impone di fare, se la legge non mi impone di far nulla.

In epoca repubblicana mai la libertà di movimento fu tolta come in lockdown

Diritto di fare tutto ciò che le leggi permettono, libertà garantita solo se esistono delle leggi.

La liberà è spesso minacciata dalle leggi, la libertà garantita dalle leggi = pericolo principale che
impediscano agli indivoidui di congliffere tra loro

Teorizza la separazione dei poteri, il potere politico tende ad avusare del potere creando delle tensioni
finendo nell’asoslutismo o dispotismo.

M è importante soprattutto per la sua teoria delle forme di governo e separazione dei poteri,

M teoria classica uno pochi molti,

machiavelli introduce differenziazione, forma monocratica o collegiale, principato o repubblica

m ci dice che esistono 3 forme di gov principali

monarchia repubblica dispotismo

ogni forma ha una natura e un principio

natura è la sua struttura particolare, il principio è la passione che fa essere una forma di governo che la fa
funzionare.

La natura della repubblica, due nature differenti, sia democratica che aristocratica.

Quando a governare sono in pochi aristo, o demos quando il coinvolgimento riguarda tutti, il popolo. Il
principio della repubblica democratica che la fa funzionare progredire vivere è la virtù. Deve avere come
principio la virtù perché il governo popolare si fonda sulla partecipazione di tutti, è necessario che questi
tutti antepongano l’interresse della collettività, che i cittadini siano dediti alla colelttività, all’amore di
patria, amare l’uguaglianza. Non amare il lusso le disuguaglianza, anteporre il bene comune al bene
particolare, pricnipio che fa vivere bene alla repubblica dmeocratica, quando non si ama più la patria
iniziano le guerre di fazione e degenera

Repubblica aristocratica ha la moderazione, dove esistono grandi differenze economiche e di potere, le


leggi devono essere caratterizzate da spirito di moderazione, coloro che governano sono sicuramente più
potetenti ma solitamente anche più ricchim il loro interesse deve essere quello di moderare la loro naturale
tendenza ad acuire la disuguaglianza, moderare la tendenza ad aumentare al propria ocndizone, potere e
economico

Monarchia pè il governo di uno solo ma in base a leggi fisse e stabili, certezza del diritto, leggi conosciute, e
soprattutto governa un re ma insieme ai corpi intermedi, insieme ad altre istante, la struttura è uqella di un
re che governa ma ssieme alla nobilità di spada, di toga. Aveva comprato la carica di presidente che poi
ereditò dallo zio, il parlamenti registravano le leggi, giudici amministrativi, la monarchia ome la intende lui
era questa forma di governo che coinvolgeva no nsolo il vertice ma anche tutte le autonomie locali la
nobiltà di spada e di toga, il clero stesso, i corpi intermedi,
Hobbes tra l’individuo e lo staotn on voleva niente, la monarchia di m riempie il mezzo, che frana la
tendenza assolutistica del re. Principio ONORE, preciduzio relativo a ogni persone e ogni condizione, pur di
no ncommettere certi atti per principio non faccio quell’azione. Se tutti agisocno con onore, nessuno
commetterà atti di cui vergognarsi ognyno nel cercare di perorare la causa della propria condizione, la
grande nobilità non vuole essere associata alla piccola nobiltà o al popolom se tutti in una monarchia si
attengono al punto d’onore, tutto procede tranquillamente. Se ognuno reclama per se delle tendenze o dei
vantaggi allora tutti garantisocno per se e si va verso il dispotismo

Forma di govenro monocratica, in cui vi è un capo e i servi,

principio in cui non vi può essere onore, non vi può essere virtùm dunque cio che rimane è la spada e il
principio + la paura

la corruzione dei principi porta al crollo dei regimi,

A M interessano i governi moderati, compatibili con la libertà politica, possono essere sia la rep che la mon,
m preferisce la mon, forma di governo in cui le controfroze frenano automaticamente le tendenze
liberticide

A tal riguardo, m si rivolge al bell’esempio inglese e vede come sono cmbinati i poteri, come siano
temperati, e quindi ci fa capire che anche se la lib politica è garantita sia nella rep che nella monarchia lui
preferisca la monarchia

IL POTERE

È un’esperienza eterna che laddove c’è un potere che non è controllato, questo naturalmente diventerà
assoluto.

serve cercare dei meccanismi che acconsentano al potere di arrestare il potere, distinzione e separazione
die poteri

esperienza di secoli che msotra come l’uomo che possiede dei poteri tenda naturalmente ad abusarli, serve
capire come limitare questi poteri.

Cap nel quale m prende l’esempio inglese e scopre che esistono nella società ben regolati inglese, 3 pirncipi
distinti gli uni dagli altri, ma i suoi 3 poteri sono quelli poi ereditati dal costituzionalismo occidentale.

Esecutvio, legislativo e giudiziario. Se la stessa persona o lo stesso corpo esercitasse tutti e 3 i poteri tutto
sarebbe perduto

La libertà sarebbe perduta, sia nel caso in cui il legislativo sai unito all’esecutvio , giudiziario unito al
legislativo e viceversa.

INTERPRETAZIONE PROF

M, si falsifica un po se si pensa che abbia voluto dire che i poteri dovessero essere divisi, come è stato
dimostrato da alcuni critici, perché questa separazione possa essere efficace, nel vedere il bell’esempio
inglese aveva colto che i poteri erano separati ma era sepatari i corpi sociali che gestivano questi poterei, e
questi avevano interesse supremo a mantenersi autonomi rispetto agli altir, nella realtà inglese è evidente
che gli interessi dei lord fossero diversi rispetto agli interessi dei rappr del popolo o del re o ai giudici ai
legisti. Ognuno di loro però aveva itneresse a amntenere le porpei prerogative e mantenere il proprio
potere autonomo, se ognuno cerca di mantenre nel proprio ceto i propri privilegi, in questo modo pone un
limite ai tentatvii degli altri di influenzarsi.
IMPEDIVA AGLI ALTRI IMPORSI RISPETTO AGLI ALTRI.

Il vero rischio è la paralisi, “per il movimento necessario elle cose, siccome siamo costretti a camminare
anche i poteri saranno costretti a camminare di conserva”

Potere senza limiti diventa arbitario e assoluto, bisogna limitare il potere e inciovede la distinzione dei 3
poteri ma vede anche qualcos’altro

Deovno esserci interessi che non possono mai essere assommati, ma questo è un di più.

PARZIALE 2

Rousseau

La sovranità in R nel parlare della sovranità ha considerato che le caratteristiche delineate da Bodin prima e
da Hobbes dopo, inalienabilità indivisibilità infallibilità assolutezza.

Infallibile perché la volontà generale non può essere soggetta a nessun che, sovrano è sempre nel giusto,
sempre quello che deve essere

Il corpo politico non può andare contro i suoi interessi, non può recare danno a se stesso, se il potere
sovrano non può mai errare è evidente che non ha senso la minoranza, siamo soliti pensare che la
democrazia sia dialettica maggioranza minoranza, in realtà rousseau crede che la minoranza si sia sbalgiata,
ha perseguito il suo interesse particolare, la minoranza è un errore e come tale va corretto attraverso un
mea culpa che deve riconoscere l’errore commesso, pubblicamente devo assumere le mie responsabilità
dichiarando di aver perseguito il benessere individuale e non collettivo.

Non ha nemmeno senso pensare che il potere politico così congeniato possa essere limitato, il corpo
politico non può essere olimitato in alcun che, il corpo collettivo, la democrazia diretta di cui egli è fautore,
dovremmo dire repubblica democratica anzi, in cui tutto il corpo politico prende decisioni riguardo alle
leggi, la legislazione deve essere improntata ai due principi fondamentali, uguaglianza e libertà, con una
particoalre attenzione nei confronti dell’ugualglianza, la natura delle cose tende a distruggere questa e
quindi la forza della legislazione deve sempre tendere a mInterpantenere l’uguaglianza, lo scopo del
sistema legislativo, deve essere quello di snaturare l’uomo, renderlo un cittadino, fargli acquisire la
personalità del cittadino, una perosnalità frutto del contratto sociale dunque artificiale, quello che bisogna
fare visto che per rosseau il problema è la società e non l’uomo.

È dunque importante, attraverso la legislazione, sradicare le passioni particolaristiche, fare in modo che sai
virtuosi come nel senso indicato da Montesquieu, bisogna togliere tutte quelle pasisoni negative che gli
facciano anteporre il benessere collettivo al proprio. Interpretata ocme un ritorno agli antichi, la ocncezione
delle poleis, sebbene i critici creodno che sia frutto dell’idealizzazione di una certa antichità senza
considerare la caratteristica propria della centralità politica moderna, modernità politica.

Capitolo dedicato ai legislatori. Rousseau è sensibile a questa figura, al fatto che spesso i popoli abbiano
bisogno di una guida, il cosidetto legislatore. Il popolo di per se vuole sempre il bene ma non sempre lo
riesce a cogliere, ma da se non lo vede sempre, allora la volontà generale è sempre giusta ma il giudziio che
la guida non è illuminato, a fartutto questo è il legislatore, l’istitutore dello stato, colui che da inizio al
processo di legislazione, - per questo dice che ci vorrebbero degli dei che diano leggi agli uomini – Il
legislatore nell’ottica di rosseau non è il sostituto della volontà legislativo, ne del governante. Una
personalità storico cosmica particoalre dotata di virtu quasi divine che istituisce un popolo, un sistmea
legislativo, che dopo averlo istituito, si ritrae, esce di scena, le istituzioni vivono dopo di lui, della volontà
generale, non deve necessariamente morire, deve farsi da parte. È a questo punto che ci sarà un popolo
che sbalordirà l’Europa che istituirò una volontà politica.

Aspetto da mettere in luce, che come bodin, DISTINGUE TRA FOMRA DI STATO E FORMA DI GOVERNO
l’unico stato giusto, è la repubblica democratica, perché il popolo non può essere rappresentato nel suo
potere legislativo, perché sovrano è il popolo.

L’unica forma di staot giusta è la repubblica democratica, ma non può essere rappresentato il potere
legislativo, compito che io in quanto cittadino devo espletare, ragionare per la collettività e non per me
stesso, per il copro collettivo per la repubblica. Adeguarmi alla volontà del corpo politico, ma in questo
senso non lo posso delegare ne cedere a nessuno.

Può invece essere rappresentato il potere esecutivo, il governo. Governo la forza applicata alla legge, il
governo è un copro intermedio che si occupa dell’esecuzione della legge, della manifestazione del potere
sovrano e della volontà che si manifesta nella legge, l’esecutivo è la mano della legge, un copro intermedio
tra sudditi e corpo sovrano, i quali coincidono, siamo sia sudditi che corpo sovrano, siamo sottoposti alla
legge che facciamo noi stessi, la forza dlela volintà generale, funzionari delegati ad esercitare un cerot
potere, il potere della spada, della forza. Il popolo può revocare naturalmente, poiché i governanti sono
indicati e non così per nascita, tutti noi siamo sovrani e partecipiamo alla legge, le forme di governo
possono essere diverse.

R esistono 3 forme di governo legittime: regio aristocratico e popolare. Uno, pochi, molti. La tripartizione
aristotelica, meri esecutori, del corpo intermedio che esegue.

Se fosse esistito un popolo di dei si sarebbe governato democraticamente. Intende dire che il popolo non
può contemporaneamente legifeerare e mettere in esecuzione le leggi, p una democrazia diretta integrale,
non tutti possono eseguire le leggi, contro lìordine naturale delle cose. Tutti potrebbero
contemporaneamente essere legislatori ed esecutori in un popolo di dei. In generale, lo stato deve essere
piccolo e semplice e ogni cittadino deve essere in grado di anteporre l’interesse della comunità.

Rischio guerra civile

Governo aristocratico che può essere ereditario o elettivo. Riservare l’esecuzione delle leggi alle stesse
faimglie è il peggio. Sempre preferibile la emocrazia elettiva. Tra l’altro che i pochi governino i molti è per
rosseau parte della natura delle cose. Il difetto principale del governo aristocratico è creare uno spirito di
copro di pochi che possa minacciare la volontà generale, il governo monarchico, può esserci una repubblica

Fondata sulla sovranità popolare, elegge una sola persona a governare, chiaro che in uno stato di grandi
dimensioni è la forma id govenro più congeniale, tutti gesitti dalla stessa mano, vanno tutti nella stessa
direzione. La vigoria però ha come controaltare il dominio di una volontà particolare, cio+ il gvernante, pro
domo sua l’esercizio dellla forza, il rischio è che il governo del monarca tenda a non rispettare le leggi e a
far prevalere lo spirito particolaristico.

In ogni tempo si è sempre discusso sulla miglior forma di governo, ma in generale anche se ogni forma di
govenro non è adatta ogni paese, probabilmente la forma di governo aristocratico elettiva è la peggiore, il
problama vero è che con la descrizione della encessità di governo, un corpo iontermedio.

Il corpo politico ha bisogno di qualcuno che eserciti un potere che ha solo lui, secondo il prof ross ha voluto
mostrare, quello che per lui è uno stato giusto in cui gli individui si fondano in una società, in realtà ci vuole
far capire che l’esistenza stessa del governo rischia di elimianre alle fondamenta la sua stessa costruzione,
rischia di far rientrare nel proprio architrave una volontà particolare, il corpo politico è una volonta
particolare che agisce sempore contro unà ovlontà generale. In qeusto sta i difetto del corpo politico, cìè,
ha lanecessità di un governo, di nun esecutivo, che agisce però sempre contro il corppo politico stesso,
sembra che la costruzione di rosseau vada sempre a finire in un vicolo cieco, rischia dio crearsio un corpo
politico a se stante con interessi a se stanti contrari all’interesse della comunità. Mi do a tutti e dandomi a
tutti non mi do a nessuno. Tirannia dei popoli, dispotismo dei popoli.

R essendosi abbeverato allo studio degli antichi ritiene che la religione sia metodo e mezzo di
mantenimento dell’ordine. Dice che uno stato ben regolato ha biosgno di una religione civile che cmpete
solo allo stato. Fede nei confornti della socialità, articoli pochi fondati sull’educazione del cittadino.

Rivoluzione francese

M e R coinvolti in essa

Con la rivoluzione francese crolla il sistema dei privilegi, il mondo dei privilegi, e nasce il mondo dei diritti.
Con riv fra intendiamo 1789 – 1799 Arco temporale nel quale vi sono alcuni eventi politic eccezionali che
portano alla monarchia costituzionale 89-92, 92- fino nascita repubblica, 93-94 periodo del terrore della
ghigliottina.

Intera europa influenzata dai suoi ideali, francia paese della monarchia asosluta, con il re sole l’idea di
monarchia asosluta era compiuta.

La stragrande maggioranza delle persone appartenevano le persone del terzo stato. I 3 stati convocati il 5
maggio 1979, e i delegati del terzo stato, il problema era che si votava per ordine e non per testa. Il terzo
stato cavalcando un mal umore generalizzato di una borghesia in ascesa, decide di convocarsi come
assemblea costituente iol 17 giugno. In questo caso dichiarando di essere gli unici rappresentanti della
nazione essenzialmente, a essa si unirono molti esponenti del clero e anche alcuni della nobilità, quindi il 9
luglio 1779, questa divenne l’assemblea nazionale costituente. Questo farsi da parte del terzo stato
assemblea costituente. Phamplet si saiyes, sostiene che il terzo stato è tutto che fino ad allora è stato
niente e che vuole essere qualcosa, è una nazione completa, serve per esistere le attività private e le
funzioni pubbliche. Chi generava ricchezza? Chi compilava la burocrazia? Il terzo stato, da solo compie tutte
le attività private, buona parte delle mansioni pubbliche, ma gestite da chiesa e nobiltà. “Odiosa iniquità”.
Proprio per questo deve liberarsi, acquistando e acquisendo visibilità e potenza politica, visto che niente
può esistere senza di lui, e tutto andrebbe sicuramente meglio senza quell’!/20, la nobilità è estranea alla
nazione.

Vero nemico della francia alta nobilità di spada e bassa nobilità di toga, i corpi intermedi. Per sieyes c’è
libertà per gli aristocratici. I contropoteri sono visti solo ocme privilegiati che mantengono un ordine
altamente iniquo, perché il terzo staot possa essere iniquo è necessario che si sbarazzi completamente
della nobilità, non dovrebbe essere nulla, ora è tutto e deve diventare nulla. Nelle sue premesse teoriche è
una rivoluzione antidemocratica, in questo phamplet, voglia a tutti i costi distruggere completamente
l’aristocrazia, non immaginava che si potesse fare quello che poi è stato fatto. Ma quello che dice sieyes è
che il terzo stato vuole diventare qualcosa, vuole che i deputati tratti dal senno del terzo stato, possano
svolgere un ruolo poitico, non solo consultati. Già nel terzo stato seieyes illustra due ipotesi diversi, una che
il terzo stato vada nella direizone di liberalizzare il paese, la seocnda quella che questo si dichiari
costituente. Sul terzo stato dice che la nazione esiste prima di ogni cose e che essa è l’origine del tutto. La
sua volontà è legge stessa. La nazione ha una volontà che sempre legge, la nazione è il pordotto di un
originale atto di associazione. Danno vita a qualcosa di comune di sociale, un patto fatto da individui eguali,
una volontà sovrana, una volontà che non può essere vincolata da nessuna legge positiva. Lui dice che la
nazione viene prima di tutto, frutto di un patto di un’unione sociale che ha una sua volontà, intende dire
che le istituzioni politiche hanno alla base un potere costituente che non ha limiti, dietro ogni istituzione
politica decide come organizzare le istituzioni di quella nazione.

Quando R diceva che la volontà generale era smepre giusta e non aveva limiti, è un potere costituente che
ha di fornte a se tutte le possibilità che un potere sempre libero ha.

Il sistema rappresentativo il migliore, chi vota un proprio rappresentante, vota un deputato che non
rapprestna gli interessi di parte ma della nazione, un deputato della nazione tutta e tutti i cittadini sono dei
committenti. Non deve esistere un deputato che abbia un mandato imperativo, l’artificio che sta alla base è
che il rappr nel momenotin cui è eletto abbandona le vesti del deputato di parte e indossa le vesti della
nazione tutta. Assumendosi la responsabilità di scegliere per tutta la nazione cosa è giusto.

Burque visione simile dell’organizzazione politica, uno dei primi teorici che cavalca la lotta fra i partiti, quelli
che hanno fini diversi, idee diverse, sono fondamentali nel governo di un paese. Fautore della dialettica
minoranza maggioranza.

Centralità del parlamento e del conflitto tra partiti progressisti e conservatori. Centralità del parlmaneto,
con i partiti con istanze diverse, dialettica tra i partiti che si svolge in parlamento è essenziale peri l buon
ogverno del paese, il governo attraverso la dialettica fondamentale, si fonda sul consenso. L’elettorato è un
terzo che fa irruzione nel gioco a 3 tra re camera dei comuni e dei lords, quello di cui si fa promotore
Burque, in coerenza ocon Seiyes, è la rappresentanza senza vincolo di mandato. Il rappresentante non deve
sottostare alla volontà dei suoi elettori, l’elettorato che si pronuncia ma non agisce, la volontà dell’opinione
pubblica non può in alcun modo intaccare l’autonomia di giudizio, l’autonomia di decisioni dei
rappresentanti, solo questa ocndizione dell’elezione dei rappresentanti senza vincolo di mandato, permette
al parlamento di essere autonomo. Burk dice

Espriemere un’opinione è diritto di tutti gli uomini, quella degli elettori è unìopinione di peso e rispettabile.

Fautore della lotta partitica, secondo lui nel momento in cui si entra in parlamento, si diventa assemblea
deliverante della nazione

L’indipendenza dei rappresentanti è quindi – prende le parti della visione roussoviana

Ci interessa aver mostrato che larappresentana va intesa senza vincolo di mandato

Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino 1789

I prinicpi della dichiarazione, parte del nostro patrimonio, critica burke

Autore alla base del conservatorismo secondo alcuni, padre nobile dei partiti conservatori, in realtà era un
politico decisamente progressista nell’inghilterra dei suoi tempi. Vice segretario dei whig, da una lettura
molto conservatrice perché da liberale qual era critica il suo partito a partire da price e da fox perché questi
autori liberal sostenevano che la riv francese altro non fosse che una ripetizione della rivoluzione gloriosa,
della riv che aveva portato al potere gugleilmo d’orange, che lo aveva portato ad accettare le libertà del
parlamento inglese. Burke non accetta questa identificazione.

La riv francese criticata per i principi astratti, frutto ragione astratta che non ha nessun collegamneto con la
realtà storico culturale della francia stessa.
Non puoi pensare che l’aristocrazia sia una cosa così semplice e non porti a conseguenze negative, lo stato
è frutto di un patto tra generazioni non un patto tra individui uti singoli, bisogna dare allo stato altra
riverenza, un contratto che ha in se tutte le arti le scienze, un aptto che riguarda generazioni, un patto che
vincola i vivi i morti e coloro che non sono nati. Idea di essere eredi di una tradizione soprattutto di dover
proiettare questa tradizione anche nel futuro, perché un contratto non è che la clausola di un contratto più
grande che lega in orgigine tutte le società.

Critico del volontarismo francese, non nega che andasse riformato, rinnovato, per lui tradizione vuol dire
conservare innovando, per questo fautore della dialettica maggioranza, minoranza, bisogna osservare cio
che della società funziona e cambiato ciò che non funziona.

Burke è il prodotto particolaristico della tradizione politica inglese, a favore della conciliazione con le
colonie inglese, negare loro principi che reclamano significa andare contro principi della costituzione.

Opinios juris convalidata dal tempo, quasi sgorgare dal tempo, dallo spirito generale di un popolo. La
costituzione buona è una che dura nel temp oche ha avuto la sanzione della prescrizione del tempo, la
prescrizione delle generazioni che la rende una costituzioni davvero legittima ed espressione della volontà
del popolo, un tutt’uno delle sue tradizioni, dei costumi, delle generazioni.

Kant parte dal concetto dell’insocevole socievolezza, la provvidenza della natura per attuare le sue
disposizioni si serve dell’insocievole socievolezza. L’uomo ha una grande predisposizione ad associarsi
perché si sente uomo, ma al tempo stesso ha una forte tendenza a dissociarsi, a perseguire il prporio
interesse particolare, avere delle qualità antisociali. Celebrazione della fecondità e della forza creatice
dell’egoismo, la nostra insocievolezza vada in favore della socievolezza, della società, vuole la concordia ma
porta alle magnifiche sorti e progressive.

Per Kant lo sviluppo il progresso, consiste negli urti tra le individualità, soprattutto perché ci siano questi
urti bisogna lasciare gli individui liberi perché si sviluppino completamente le facoltà umane, bisogna che
esista uno stato che consenta la compatibilità di tutti. Se lasciamo l’uomo solo libero senza un’istituzione
che renda compatibile l’uomo con la legge ci troviamo in una situazione selvaggia che può creare solo
danni. Creare lo stato per consentire che gli indivudi possono convivere tra loro e i diversi loro arbitri
possono convivere tra loro. Solo in una società civile, come un bosco nel quale gli alberi osi costringono
reciprocamente a cercare la luce crescendo dritti, in uan realtaà in cui gli alberi sono in libertà, gli alberi
crescopo storti storpi = perché l’uomo sia un essere morale è necessario vivere in una società civile, con
uno stato.

Stato giuridico che consente attraverso la legge, consente la convivenza degli individui, la libertà per kant è
la limitazione della libertà di ciascuno alla condizione della sua libertà con quella dell’altro, la legge serve a
rendere compatibili le reciproche libertà, lo stato ciò che consente alle libertà di essere compatibili, è un
accordo di uomini liberi che decidono di vivere sotto leggi coattive, promettendo di rispettarle per garantire
libertà uguaglianza e dipendenza. Contrattoa cui fa riferimento kant non è un riferimento storico. Contratto
sociale non fatto storico ma ipotesi di ragione, è un’ipotesi di ragione che consente di garantire i principi a
priori in ambito etico politico, libertà in quanto uomini, uguaglianza in quanto sudditi. Il patto sociale di
kant non è patto che vuole spiegare come è sorto lo stato, ma che vuole semplicemente definire il criterio
di giustizia delle leggi. Le leggi sono giuste se garantiscono la libertà in quanto uomo, l’eguaglianza in
quanto suddito. Libertà di seguire i propri gusti, manifestare le proprie opinioni, adottare il proprio stile di
vita. Nessuno mi può costringere a essere felice in modo che lui ritiene che sia legittimo che io sia felice,
come ogni individuo, uomo, posso ricercare la felicità per la via che credo la migliore. A patto che io non
rechi danno alla libertà degli altri, perché possa coesistere la mia libertà con quella delgi altri, deve essere
una libertà universalizzabile, deve essere possibile che la motivazione alla base del mio comportamento
diventi universalizzabile, se non consente ciò allora non è una libertà che merita di essere preservata.

Allo stesso tempo, l’altro principio a priori è l’eguaglianza in quanto sudditi. Ogni membro dello stato deve
poter essere eguale di fornte alle leggi.

Kant coglie l’elemento anti nobiliare, quindi la nascita non può costituire un privilegio, non è un fatto che
dipende da chi è nato e quindi da essa no npuò sorgere disuguaglianza in ambito giuridico e politico.

I cittadini per kant devono essere indipendenti da un punto di vista economico.

Principio ideale in base al quale deve essere misurata la legittimità, chiara influenza di rousseau, che le leggi
siano compatibili alla libertà in quanto uomo, all’uguaglianza in quanto sudditi. Rousseau aveva l’idea della
volontà popolare unitaria, mentre la volontà generale di kant è un’idea ofndata su tatne singole cvolontà
individuali, è per kant la pietra di apragone della legittimità di una legge pubblica, legittima COME SE il
popolo l’avesse voluta. COME SE fosse conforme alla sovranità popolare, e per essere così bisogna che sia
razionale, se obbediamo a una legge come se il popolo avesse convenuto a questa legge, allora dobbiamo
considerare tutte le leggi dello staot giuste? Se riteniamo non sia giusta?

Kant è inorridito da ciò che vede e legge riguardo la rivoluzione frnacese, ha una posizione fortemente
conservatrice, ritiene che il popolo è sempre tenuto a obbedire al potere costituito, anche nel caso in cui
disapprovi la legge. Mentre in locke era bilaterale, e ci si poteva ribellare, qui passiamo da un contratto che
ha come interprete il sovrano stesso senza che il popolo possa esercitare un controllo efficacie, se non
ammettiamo che va obbedito il potere costituito rischiamo di introdurre l’anarchia, la stasis dentro le
istituzioni, quindi nel patto di sottomissione, non ci riserviamo alcun diritto, perché se lo facessimo
saremmo in grado di governare qualcosa ai governanti, sarebbe contraddittorio giudicare i sovrani.

Kant contrario alla ribellione perché riprecipiterebbe lo staot in una società pre giuridica e politica, in cui
non sono compatibili i diversi arbitri individuali. Un popolo del genere non deve far altro che obbedire. Da
ciò, ogni forma di rivolta diretta a tradurre in atto il mal contento dei sudditi, ogni ribellione è un diritto
gravissimo ed esecrabile, quindi come idea di ragione il patto sociale non spiega l’origine dlelo staot ma
definisce un’idea di giustizia delle legge, come sarebbero potute nascere, il legislatore avrebbe l’obbligo di
emanare leggi come se fossero fatte dal popolo. Ma se ci troviamo di fornte a una elgge che non risponde a
questo criterio non possiamo ribellarci, perch? Perché si anteporrebbe il fine della felicità indivudale al
diritto della libertà pubblica.

Che però la sicurezza dello stato è cio che rende possibile la nostra libertà

KANT conservatore

Fare uso pubblico della ragione, fare un uso che ne farebbe uno scrittore alla comunità dei lettori

Un cittadino se contrario ad un tributo non può non pagarlo, però può pagare un tributo può manifestare in
tutti i modi che vuole la sua contrarietà contro il tributo. Un ufficiale dell’esercito a
Il conservatore credeva in una concezione della libertà che era molto estesa. Proprio per questo,

Kant nei confronti della rivoluzione francese ambivalente, il potere politico va obbedito e non può esserci
resistenza attiva nei confronti delle leggi, la riv è inimmaginabile. Come un abisso che inghiotte tutti dice,
non può non condannare la rivoluzione francese perché è il suicidio dello stato, il venir meno dello stato,
dall’altro lato è inspiegabile come kant ocndivida, aderisca, ai valori e ai contenuti della riv francese,
pensiamo all’uguaglianza in quanto uomo, in quanto suddito, quindi aderisce ai contenuti e anche perché
come scrive, dice che la riv francese è un evento che trova negli spiriti du buona parte degli spettatori, nei
lettori, delle corrispondenze da parigi, la riv francese ha suscitato grande entusiasmo, grande
partecipazione, nonostante l’abisso di violenza, ciò significa che era frutto di una disposizione
provvidenziale, morale del genere umano, cioà che era decisamente connessa all’interesse dell’umanità, da
un alto condanna a ogni forma di ribellione, dall’altro pensare che i contenuti andassero negli interessi
dell’umanità, ambivalente che però desrive la discrasia tra il mondo del diritto e il mondo della storia.

Il mondo del diritto, è un mondo caratterizzato da un potere costituito, per kant come se dan oi fosse stato
creato e dobbiamo obbedirlo, ciò che ci consente di essere uomini liberi, eguali e indipendenti. Garantisce
la nostra sicurezza.

Il modo della storia è invece un mondo in divenire e quando parla di questa partecipazione di spirito, frutto
di una disposizione morale del genere umano, significa che ocndivide i frutti della rivoluzione francese, è un
abisso, ambivalenza, di kant, non obbedire al potere costituito, convivenza che allo stesso tempo condivide
contenuti, vlaori, che stanno alla base della rivoluzioen francese.

Kant è un pensatore complicato ambivalente caratterizzato da questa doppia letturav

APPUNTI IPHONE

Constant 1819 teorico del liberalismo, poco prima di diventare leader dell’opposizione repubblicana tiene
questo discorso della libertà degli antichi paragonata alla libertà dei moderni. Ripercorre aspetti della sua
teoria politica già illustrata in precedenza. Alla fine sostiene che uno dei problemi della rivoluzione francese
è stato che a lungo i rivoluzionari hanno confuso due concetti di libertà diversi – il concetto di libertà degli
antichi confuso da Rousseau e quella dei moderni elaborata da Constant, libertà che riguarda i cittadini di
fine 700 inizio 800. La libertà degli antichi è caratterizzata dall’esercizio collettivo ma diretto di molte
funzioni della sovranità. Libertà DI partecipazione alla vita politica, la libertà dei moderni è la libertà dallo
stato, la garanzia di una sfera individuale che neanche lo stato può limitare. Insomma la libertà degli antichi
è la partecipazione diretta, estesa quasi illimitata perché per gli antichi oi diritti individuali non esistevano,
esisteva la collettività, la partecipazione diretta.

Per constant il grosso problema è che si sia affermata uan concezione dlela libertà che ha fatto un olocausto
dell’individuo, una concezione che si esauriva nella concezione diretta della democrazia. Quindi la libertà
per un individuo greco consistooeva nella partecipazione del potere, per un francese o americano del 1819
consisteva in una sfera privata non a disposizione dello stato.

La libertà dei moderni è quella di godere di una sfera di indipendenza, presso gli antichi l’individuo sovrano
è schiavo nei suoi rapporti privati.

Quello che conta per i moderni è il godimento dei diritti individuali

La preoccupazione fondamentale degli antichi è che la difesa dai nemici era al centro di tutto, la guerra era
al cetro dell’uomo antico, l’organizzazione sociale delle poleis era un’organizzazione costruita e organizzata
alla guerra. I moderni invece tendono alla pace perché interessati al commercio, al materialismo direbbe
tocqueville, anhce materiale non solo spirituale. I moderni dunque a differenza degli antichi desiderano
avere rapporti pacifici con i propri vicini, lo sosterrà anche in conquisto e usrupazione, l’epoca moderna
sostituirà la guerra ocn il commercio, entrambe sono modalità per ottenere le cose. Guerra somma 0
commercio somma positiva.

Ai tempi della rivoluzione francese la confusione tra queste libertà è stata causa di molti mali, causando
degenerazioni a cui si è assistitio durante la rivoluzioen francese.

CONCILIARE LIBERTA POLITICA E LIBERTA PRIVATA, proposta di costant, ma ciò non basta perché la libertà
individuale è garantita dalla libertà politica, sarebeb indispensabile, se la abolissimo dicendo che ci
interessa solo la libertà indiviudale, sarebbe il mezzo per eliminare entrambe.

La libertà politica è sempre molto importante, i cittadini moderni devono continuamente vigiliare affinchè
chi detiene il potere politico non abusi delle proprie prerogative, partecipazione continua e diretta alla vita
politica ora invece con diritti privati al centro con garanzia di essi dalla libertà politica, vigilanza del potere
pubblico sulla libertà politica. Sorveglianza attiva, eleggiamo dei rappresentanti ma nel momento in cui lo
facciamo, siamo sovrani in apparenza, abdichiamo sostanzialmente alla nostra sovranità, non dobbiamo
smettere di vigilare, la vigilanza dell’opinione pubblica.

La libertà degli antichi ha un certo pericolo come quella dei moderni. Quella degli antichi, rischio che
abdicassero troppo velocemente alle proprie libertà individuali per mettere al centro la collettività tutta.
Dall’altro lato però il pericolo della libertà moderna, assorbiti dall’interesse particolare, possiamo rinunciare
troppo facilmente alla libertà politica.

Soluzione p garantire una sfera di diritti individuali attraverso una partecipazione e una sorveglianza degli
individui

Tocqueville

Intenzione sociologica, analizzare tutta la società americana. Ma T è un nobile, la famiglia tocqueville era
una tra le più importanti di francia. Tocqueville studia la democrazia americana perché vuole fuggire dalla
francia della rivoluzione di luglio, quella rivoluzione che ha portato un omaggio a constant, l’idea di libertà
dei liberali. T si trova ad aver vinto un concorso in magistratura proprio a ridosso della riv di luglio, per
andare a svolgere un ruolo del genere era necessario che prestasse giuramento alla monarchia di luglio.
Della grande nobiltà di spada dedicata ai borboni.

Tocqueville è un aristocratico che ha accettato la disfatta – si trova a dover scegliere tra un dissidio, aderire
alla riv di luglio accettado il concorso vinto inimicandosi la famiglia, se rifiuta si mette ai margini della vita
politica. Presta giuramento al regime di filippo, a un punto che si trova così a disagio che si prende
un’aspettativa, se ne va negli usa. 1835 prima demo in amercia, nel 40 secondo volume. Uno tra i testi più
importanti quest’ultimo. Tocqueville quando arriva negli stati uniti dice di osservare la democrazia con una
sorta di terrore religioso, vede tutte le sue potenzialità ma anche tutti i suoi rischi, capiva che era il regime
del futuro, utilitaristicamente più adatto, allo stesso modo però da aristocratico faticava ad accettare
questo regime. Vedeva nella democrazia il definitivo venir meno della grandezza di spirito della democrazia,
della gloria, dell’onore. Il processo di democratizzazione è un processo ineluttabile, che dura da secoli,
CITAZIONE

Realtà molto diversa quella americana perché non esiste la nobiltà, ritiene allora che il suo socpo dovesse
essere quello di educare la democrazia, renderla compatibile con la libertà. Senza fatica constata la faticosa
influenza dell’uguaglianza di condizioni. La democrazia in primis è uguaglianza di condizioni, dove non
esistono distinzioni di nascita, dove c’è eguaglianza sociale, in primis contraria all’aristocrazia di nascita, è
naturale che ogni dignità e ogni professione sia alla portata di tutti, è naturale allora che il regime sia
democratico.

La democrazia politica è diversa fa quella intesa dall’uguaglianza di condizioni. Su suolo americano è un


dato di fatto sind dalla nascita l’uguaglianza. Diventano subito una società che non trovava ne grandi ne
signori, tutti bene o male su un piede di uguaglianze, grane vantaggio usa è quello dei coloni.

Garantiva una grande mobilità sociale. Il paese della grandi opportunità, idea della grande mobilità sociale
connaturata alla condizione dalla nascita.

I pericoli della democrazia che tende a fare leggi difettose, intempestive, sempre cavalcando la demagogia
del presente, mentre la massa del popolo, può essere sedotta dall’ignoranza, la democrazia è come un
uomo forte illuminato che non si scompone mai.

Le leggi dell’aristocrazia invece sono lungimiranti e durano per generazioni, quelle della democrazia invece
sono scritte sulla sabbia.

A un certo punto dice Tocqueville: un fatto costante che gli uomini politici di oggi negli usa, siano gli uomini
politici peggiori della storia, perché li elegge ogni due anni il popolo, assecondare costantemente le opinioni
e gli impulsi dell’opinione pubblica. Manca la volontà e la facoltà di scegliere i migliori, gli istinti spingono il
popolo ad allontanare gli eminenti dai ruoli che potrebbero svolgere. La democrazia è una poliarchia dei
peggiori per SARTORI, seleziona i peggiori, dipendenti in tutto e per tutto dalla volontà momentanea
dell’opinione pubblica, dagli impulsi passeggeri e prosaici.

Nel senato degli stati uniti invece c’è una razza di uomini che l’europa si sogna, a tal punto eminenti da
invidiare. Il senato è frutto del voto di secondo grado, basta dice tocqueville che vi sia una selezione di
secondo grado per fare una selezione dei migliori. Perché il livello degli eletti sia così elevato. Ma a
prescidnere da queste considerazioni di dettaglio motivate da ostilità nei confornti della democrazia politica
diretta dell’opinione pubblica, accettata la disfatta,

il vero problema della democrazia è che nell’essenza stessa dei domini democratici sta che il dominio
assoluto della democrazia, L’imperio della maggioranza si fonda in parte sull’idea che vi sia più cultura e più
saggezza in molti puomini riuniti che in uno solom nel numero più che nella qualità dei legislatori.

La teoria dell’eguaglianza applicata all’intelligenza, la democrazia è una forma di governo che tende
inevitabilmente al trionfo dei mediocri e al trionfo e dominio della maggioranza su ogni forma di
minoranza. Legisaltivo potere che più di tutti obbedisce alla maggioranza, per questo gli americani hanno
vooluto che la camera dei rappr fosse eletta ogni due anni. Tolti i tumulti è come se il popolo deliberasse
nella piazza pubblica, la rapidità delle elezioni porta il deputato ad essere schiavo di ogni fomra di impulso
passeggero e momentaneo di ogni forma di opinione pubblica.

Questo aspetto è un problea, se i rappr sono obbligati, se otolti i tumulti è come se il popolo deliberasse,
chi può trovarsi in mal partito? Le minoranza, i dissenzienti, che rischiano di non avere molto spazio,
rischiano di non poter far valere le proprie idee, siamo soliti parlare della democrazia. La democrazia non è
imitare il potere politico, la democrazia nasce come ideale politico soprattutto nella modernità per
rispondere a una domanda, chi è il detentore legittimo del potere. Il popolo deve governare, la volontà
generale è la volontà del corpo politico nella sua interità.

LA DEMOS CRATUS potere legittimo del popolo, che può anche essere assoluto.

La democrazioa non prevede la limitazione del potere del popolo, anzi. Per rousseau la volontà generale è
sempre retta, se qualcuno dovesse farlo non sarebbe tale. Esistono forme di democrazia diverse, a seconda
che esistano democrazia liberali o meno.
Nella democrazia americana il rischio è che non vengano salvaguardate le libertà

Quello che tocqueville nota della democrazia in usa, nota che si trovano a mal partito le minoranze, a chi si
rivolge chi subisce un sopruso? Maggioranza esecutivo e legislativo sono interdipendenti.

È necessario sottomettersi, la maggioranza tende a tiranneggiare. La tirannoide della maggioranza


americana è molto più efficacie rispetto a quelle del passato, ha una forza maggiore, ha un intento peggiore
rispetto alle tirannidi classiche o dei dispotismi classici.

IN UN DISPOTISMO CLASSICO, il desposta per arrivare all’anima colpiva il corpo, il despota

Nelle democrazia la tirannide invece trascura il corpo e tocca l’anima.

Esistono dei rimedi nel senso che tocqueville osserva come esistano degli anticorpi che impedisocno
l’affermazione di questa nuova forma di dispotismo.

FEDERALISMO, il decentramento amministrativo, il gov centrale per eseguire i propri comandi ha bisogno di
corpi che non dipendono da lui.

Spirito etico religioso

Legisti

Per frenare il degeramento della democrazia sembra quasi che si debba introdurre un elemento
aristocratico

Il corpo dei legisti oppone alla tendenza dmeocratica la sua tendenza aristocratica.

Si giustifica un potere simile perché vuole salvaguardare i diritti dell’individuo contro la pressione della
maggioranza, della massa.

Rientra a pieno titolo nell’elemento liberale della liberal democrazia. Con questi 3 rimedi chiude la prima
parte della democrazia in america

La seconda parte pubblicata nel 1840, la seconda parte tiene l’america in secondo piano cercando di coglire
le caratteristiche più generali di una civiltà egualitaria, anzi il suo sguardo è più rivolto all’eruopa che non
all’america, cioè prende la soietà democratica americana e cerca di proiettarlo in europa. Non a caso se la
prima parte della democrazia si conclude con quei rimedi che garantiscoono la libertò e l’indipendenza sulla
tirannia della maggioranza.

In questa seconda parte la tirannia assume i contorni di un centralismo politico. Allora criticando il
conformismo, la critica va contro l’individualismo. Una società caratterizzata da uguaglianza di condizioni è
una società materialista, caratterizzata da una passione ardente per l’eguaglianza, ma se non riesocno ad
averla va bene anche l’eguaglianza della schiaviutù, ai cittadini di una societò democratica, non c’è bisogno
di strappare i diritti politici e civili, perché essi se li lasciano volentieri scappar di mano. Composta da
cittadini molto più interessati ad arricchirsi, a godere degli effetti del materialismo che non a accertare la
libertà politica.

Tirannia della maggioranza rischia di diventare un accentramento politico amministrativo. A un certo punto
dice tocqueville, in europa, la maggior parte dei contropoteri è venuta meno secondo T, tutti rapidamente
tendono a venir meno, in una situazione del genere individui ripiegati su loro stessi che non hanno più corpi
intermedi da opporre al loro potere politico, rischia di formare una demcorazia in cui tutto è in mano al
potere sovrnao, che finalmente riesce dove nemmneo il re sole era riuscito, accentrare tuttoi l potere. La riv
francese è riuscita a portare al posto dei nobili gli emissari del potere centrale, i prefetti, quindi in una
realtà come quella europa, pensando a quella francese, la democrazia rischia di portare a un
accentramento politico amminstrativo che distrugge ogni margine di indipendenza per l’individuo, sostengo
che in tutta europa il potere dello stato, anche la burocrazia, l’amministrazione pubblica non solo è
diventata più centralizzata ma anche più minuziosa e autoreferenziale, ovunque penetra nel tessuto
sociale. Da il la a un’oppressione molto più diffusa, fa le va su individui sradicati che non hanno più
appartenenze.

APPUNTI

Marx

Filosofo della sinistra hegeliana, sociologo ed economista della società industriale, del capitalismo, della
società capitalistica.

1848 Manifesto partito comunista,

tentativo di comprendere scientificamente la società capitalistica. Marx credeva di aver colto lo sviluppo
necessario per comprendere le dinamiche del capitalismo, pensava di aver scoperto l’arcano della società
capitalistica, non un uomo dal facile entusiasmo, molto concreto. Regole del funzionamento del sistema
capitalistico. Marx era abbastanza netto, l’antinomia della società capitalistica era quella tra proletari e
capitalisti.

La lotta di classe caratterizza tutte le società della storia. Questa società agli occhi di marx ha una grande
novità,

La borghesia crea mezzi di produzione sempre più potenti, sempre più moderni. Rapporti di proprietà,
ripartizione dei redditi. Ma i rapporti di produzione non si trasformano allo stesso ritmo, produce molto di
più ma a dispetto di questo grande aumento di ricchezza, discrasia tra forze e rapporti di produzione.

Tra questa contraddizione, centrale, nascerà una crisi rivoluzionaria. Il proletariato, la massa oppressa, che
non può che essere la maggioranza della popolazione, il proletariato, si erigerà in classe rivoluzioanria e
aspirerà alla conquista del potere ed aspirerà a dare avvio a un nuovo percoroso.

La rivoluzione proletaria si differenzia dalle altre rivoluzioni, sono sempre state fatte da una minoranza a
vantaggio di nuna minoranza, mentre la rivoluzione ddel proletariato sarà fatta dall’immensa maggioranza
della popolazione a vantaggio d itutti, non di uan parte. Si arriverà alla fine della storia. Il bello della
rivoluzione per marx è che si concludera simultaneamente nella sopressione del capitalismo e in generale
delle classi sociali. I proletari saranno costretti a rovesciare l’organizzazioen sociale. Predizione, diagnosi
della società capitalistica che non ha alternative, i proletari saranno costretti a lasciare l’organizzazione
sociale capitalistica, impegnati nell’accrescere la loro riccheezza a discapito degli altri, il proeltariato
arriverà a un punto in cui noon potrà più sostenere questo sistema e si creeranno le condizioni per una
rivoluozione. Il capitalismo a furia di produrre sempre nuove mercie nuovi prodotti,

la diagnosi di marx non si è realizzata

polarizzazione tra capitalisti e proletari

rappresentano una possibilità di regimi sociali, le classi intermedie devono dunque andar verso un opolo o
un altro
Nella produzione sociale della loro esistenza gli uomini entrano in rapporti determianti, necessari, dioendeti
poer le loro encessità. L’insieme di questi rapporti è la struttura eocnomica e sociale, ossia la base del reale
sula quale si eleva la sovrastruttura giuridica e politica. Ciò che conta è la struttura economica

Rapporto tra forze e rapporti di produzione.

Da questa interpretazione economica della storia, si deduce una teoria delle rivoluzioni. Le rivoluzioni
sembrerebbero non degli avvenimenti casuali che si verificano o no, ma l’espressione di necessità storiche, i
rapporti di produzione capitalistici si sono sviluppati insieme alla società feudale, quando questa stava
stretta c’è stato un cambimaento dei rapporti di produzione, p necessario che questi maturino prima di fare
la rivoluzione. Vi devono essere le condizioni

Arendt

Autrice e filosofa importante


le origini del totalitarismo 1951 – a vita activa – on revolution

1951 – le origini del totalitarismo

Un termine nuovo, si afferma nel 1900, vuole denotare e caratterizzare un regime politico caratterizzato da
potere asosluto ed arbitrario che non ha avuto eguali nella storia in quanto ad arbitrio e assoluteza. Un
potere penetrante e pervasivo come nessun alto, affermatosi nell’età delle società di massa, con strumetni
nuovi.

Per connotare questo regime e buona parte degli studiosi, anna arendt tra questi, hanno pensato che i
termini classici non fossero abbastanza a denotare e rendere giustizia a ciò che accadde.

L’imperialismo è funzionale a far superare alcune contraddizioni economiche.

Lo stato non riesce a garantire ordine e stabilità ed è costretto a muoversi continuamente per acquisire
continuamente sempre nuovi mercati, nuovi fronti. Ciò si acuisce quando invece i sfogare questa necessità
con l’imperialismo, molti movimenti toccano l’europa cominciando a toccare la razza. Nazionalismi razziali,
si instaurano delle dinamiche dell’esclusione che vedono gli apolidi come degli sradicati, come dei profughi.

Il totalitarismo è reso possibile dall’antisemitismo, dall’imperialismo ma non è causato da essi, non è un


rapporto di causa ed effetto. Ha come causa scatenante la prima guerra mondiale, che ha portato i paesi
europei a una disintegrazione politico sociale che aveva distrutto la disarticoalzione dei ceti e delle classi. Si
afferma l’uomo massa in rivolta verso lo status quo, le masse differiscono dalle classi perché non sono
tenute assieme da valori comuni, ma sono composte esclusivamente da individui isolati e solitari, ripiegati
su loro stessi che non hanno più un tessuto sociale di riferimento, privi di legami sociali attivi.

La arendt sostiene che il totalitarismo è un mix fondato su ideologia e terrore

Il terrore non va solamente verso i nemici ideologici,

l’essenza del totalitarismo lo rende un regime di massa assolutamente imprevedibile, l’isolamento, la


privazione di ogni legame sociale, anche familiare.

Le masse servono per distruggere la realtà e la realtà va costantemente rifatta

Il regime totalitario non vuole conservare l’ordine, vuole mobilitare distruggere continuamente anche le
proprie istituzioni, deve sempre essere in movimento, deve sempre trovare un nuovo nemico

Raschi crede che il maoismo sia una delle forme più perfette di totalitarismo
Un regime che necessita un movimento continuo, di essere permanentemente instabile, privo di forma.

Vita activa 1958 molto importante, tentativo di riattivare una tradizione nascosta, quella della vita politica.

L’autorità politica è diventata una pratica di dominio in occidente, mentre originariamente l’attività politica
era corale ed iniziatrice di spazi di libertà

Secondo anna andava salvata la rivoluzione americana e quella del 56 degli operai e studenti ungheresi

VITA ACTIVA si contrappone alla vita contemplativo, mette sul banco delgi imputati quasi tutta la filosofia
occidentale, salva solo la polis pre platonica

Lavoro – operare

ARENDT teorizza il totalitarismo perché quei fasci interscambiabili impediscono uno spazio plurale di
eguaglianza, impediscono l’azione tra gli uomini. Le opinione non possono essere dibattute ne agite nei
totalitarismi, ciò porta le persone a smettere di pensare.

L’AZIONE è plurale pubblica e collettiva, implica uguaglianza

6 elementi che fanno del totalitarismo un regime nuovo

Ideologia del Regime Totalitario

Partito unico di massa con a capo un dittatore

Terrorismo poliziesco

Monopolio assoluto della comunicazione di massa

Monopolio assoluto degli strumenti di lotta armata

Controllo e direzione centrale di tutta la vita economica

La fede

La paura

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