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Niccolò Machiavelli iniziò la sua carriera politica nel 1498 al servizio della Repubblica.

Svolse questo lavoro


per 14 anni, fino al 1512. Era uomo di fiducia di Piero Soderini. Era troppo fedele alla Repubblica, la
considerava la migliore forma di governo per Firenze.
Dopo il ritorno dei Medici, Machiavelli fu imprigionato e sottoposto a tortura perché accusato di
partecipare ad una congiura contro i Medici.
Più tardi fu riconosciuto innocente e mandato in esilio a San Casciano.
La sua povertà è la prova che ha lavorato onestamente al servizio dello stato. A quell'epoca era povero
come lo era 15 anni prima.

Macchiavelli è considerato il primo grande teorico della politica moderna e dello Stato.
Grazie alla sua elaborazione la politica si avvia ad affermarsi come scienza, con i suoi princìpi, le sue leggi e
con il suo statuto disciplinare.
Egli adotta un metodo di ricerca legato alla sua diretta esperienza politica: ha infatti affinato, con l’opera
diplomatica, una grande capacità di osservare in modo lucido e attento vicende, trame e conflitti che
scorrono nel presente, valutando il loro svolgimento senza farsi distrarre dalle apparenze.
Ritiene che per realizzare un ordine di convivenza libero e sicuro, la politica debba far riferimento agli
uomini come sono e non come si vorrebbe che fossero, in quanto l’agire politico è condizionato dalla
situazione esistente.
L’azione umana è sovrastata dalla fortuna, Macchiavelli ritiene che la fortuna, cioè lo svolgimento degli
eventi storici, si manifesti indipendentemente e molto spesso contro l’agire politico. Essa è qualcosa che
non dipende dall’uomo, ma dalla casualità delle circostanze. Questo fa sì che il successo o l’insuccesso di
un’iniziativa politica dipenda dal caso. Ciò non toglie che la virtù abbia un grande valore. Egli esalta la
capacità di cogliere con destrezza le occasioni; valorizza soprattutto la capacità del politico di prevedere in
tempo le congiunture a lui sfavorevoli e di porvi riparo in anticipo, o quelle che possono essergli favorevoli
di volgerle a proprio vantaggio.
Nella vita, come nell’agire politico, siamo condizionati dalla situazione degli eventi, ma possiamo prevederli
e, in qualche misura, controllarli e dominarli.
Il concetto di virtù proposto da Macchiavelli è del tutto diverso sia da quello della morale religiosa del
Medioevo, sia da quello elaborato dall’Umanesimo.
Il principe deve agire da “volpe e leone”, cioè deve essere astuto e deciso, ingannatore e violento.
Macchiavelli sostiene che per salvare lo Stato il principe dev’essere disposto anche a “operare contro la
fede, la carità, l’umanità e la religione”, poiché se riuscirà, con tali mezzi, a conseguire quell’obiettivo, allora
tutti lo loderanno e lo considereranno “virtuoso”. Ma si potrà parlare di “virtù” solo se la crudeltà del
Principe risulti “mirata”, cioè rigorosamente finalizzata alla costruzione di uno Stato nuovo.
Nell’esercizio spregiudicato del potere trova posto anche un uso strumentale della religione. Essa viene
considerata sul piano della sua utilità o meno per il governo dello Stato, come puro mezzo di organizzazione
del consenso.

Machiavelli affermava che gli uomini per loro natura non sono buoni, li considerava tristi e semplici,
ingenui.
Un uomo, specialmente un principe, che vuole sempre essere buono in mezzo a tanti che buoni non sono, è
naturale che si rovini. Per non rovinarsi deve, se necessario, imparare ad essere non buono.
Un principe, quindi, per non rovinarsi non deve comportarsi da buon cristiano.
Egli deve quindi capire quando è opportuno essere buoni e quando è opportuno non esserlo.
Un principe non è un buon principe quando si comporta in modo non buono quando non è necessario.

La produzione prettamente letteraria di Machiavelli comprende poemetti in terzine, novelle e due


commedie.
Se si vuole capire il Principe è necessario conoscere la storia personale di Machiavelli e la storia d'Italia, che
a quell'epoca era un campo di battaglia sul quale combattevano Francia e Spagna. “Il Principe” parla quindi
della ruina d'Italia. Egli sapeva che continuando così l'Italia avrebbe perso la propria libertà.
Attraverso “il Principe” Machiavelli dice che all'Italia manca uno stato, motivo per cui è in ruina. Occorre
anche che ci sia una persona in grado di fare quello che lui gli insegna. Negli anni successivi l'opera venne
considerata il primo dei libri proibiti, un libro che un buon cristiano non doveva assolutamente leggere. Si
diceva che Machiavelli l'avesse scritto sotto ispirazione del diavolo perché c'erano scritte cose contro
corrente, cose scandalose. Dei 26 capitoli di cui è composta l'opera, i più scandalosi sono quelli che vanno
dal 15° al 26°.
Per parlare di politica andava dietro alla realtà delle cose, si basava su di essa.

Attualmente, per quanto riguarda le ‘ragion di stato’, il machiavellismo sembra conquistare tutti coloro che
si dedicano ad esse, e quindi alla sopravvivenza e al benessere dello Stato. Pertanto, ogni azione dello
Stato, se mirata alla tutela e allo sviluppo dello Stato stesso, è legittima, indipendentemente dalla sua
moralità.
Prendiamo in esame Donald Trump, 45esimo presidente degli Stati Uniti D’America: egli, per iniziare,
propose sin dal suo programma elettorale, di combattere l’ideologia dell’Islam con tutti i mezzi e di
innalzare un muro al confine meridionale del Messico perché “una nazione senza confini non è una
nazione”. Già solo riportando queste sue due iniziative, Donald Trump appare come un uomo ambizioso e
competitivo, sicuro di sé nel mostrare sentimenti di grandiosità, quasi ossessionato da fantasie di successo
illimitato.

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