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1)La fortuna per l’autore del Decameron è essenzialmente l’imprevedibilità dei fatti umani, che

vengono guidati e spesso sconvolti da forze che l’uomo non può controllare, ma da cui può trarre,
se ne è capace, un profitto. È il caso delle novelle della seconda giornata, tutte basate sull’elemento
dell’intreccio e sul tema del viaggio. La Fortuna, favorevole o avversa, è così una forza
onnipresente in tutto il Decameron e in ogni sua sfaccettatura narrativa.
2)per Boccaccio la virtù è l’intelligenza in particolare la capacità di sfruttare a proprio favore le
situazioni favorevoli e all’occasione anche le persone, per emergere e avere un posto nel mondo per
raggiunger la felicità. Per Machiavelli il principe, dinanzi alla fortuna, può fare uso della virtù, ossia
il modo di fare atto a piegare le situazioni a proprio favore: chi è indeciso finisce travolto dagli
eventi, mentre chi ha virtù decide tempestivamente. La virtù è quindi l’adozione dei mezzi idonei
per il conseguimento di un fine.
3)alla base del Principe agisce una forte critica nei confronti dei principi contemporanei, in
particolare verso il tema degli eserciti: Machiavelli accusa i principi di essersi affidati ai mercenari
e di non essere stati in grado di formare un proprio esercito. Inoltre, l’autonomia e la gestione
dell’esercito sono alla base della buona gestione del potere.
4) Dante sostiene la necessità della monarchia universale, ovvero di un dominio politico che
unifichi sotto di sé tutto il mondo cristiano: questa istituzione ha come fine principale quello di
assicurare il rispetto delle leggi e assicurare la giustizia nel mondo, condizione indispensabile
affinché gli uomini raggiungano la felicità terrena. Dante individua come ostacolo a tale
raggiungimento la cupidigia dei beni terreni, che distolgono l'uomo dal perseguimento della virtù,
quindi attribuisce al monarca universale il compito di frenare l'avarizia degli uomini attraverso lo
strumento della legge. Il monarca, governando su tutto il mondo, accentrerebbe nelle sue mani tutti i
beni materiali, essendo in prima persona esente da cupidigia e liberando i popoli a lui soggetti dal
rischio di tale peccato. La necessità della monarchia universale si spiega anche col bisogno di
un'unica guida che che li orienti alla conoscenza e alla condotta moralmente corretta, cosa che si è
già storicamente verificata durante l'Impero di Augusto che assicurò al mondo romano la pace.
Per Machiavelli la politica non va subordinata alla morale. Egli ha il difetto di trasportare a livello
normativo quella che è la situazione e lui circostante. Fa sua questa posizione perchè scopre la
realtà della politica, ha presente i rischi dell'Italia, si rende conto della grande debolezza dei
principi. Machiavelli non nega la moralità ma la ritiene subordinabile alla politica, infatti nulla è
immorale in politica se non la scelta inefficacie. La realtà politica è storica fa sì che non sia
possibile una teoria valida per sempre, Machiavelli non tiene conto della necessità di adattamento e
crede di poter creare una politica valida eternamente.
5)la narrativa del Decameron ha 2 funzioni principali: pedagogica e intrattenente; la prima consiste
nel voler insegnare qualcosa, in particolare nel trasmettere degli insegnamenti tramite le vicende
delle varie novelle, la funzione intrattenente è invece lo scopo di dilettare i lettori, con particolare
attenzione al pubblico femminile, dato che le donne vengono intese come interlocutrici privilegiate
a cui l’opera è dedicata.
6) Nel sesto canto dell'Inferno Dante aveva trattato il tema politico tramite l’incontro con Ciacco,
ponendogli tre domande rispettivamente sugli eventi di Firenze, ovvero lo scontro tra guelfi neri e
bianchi, sulla presenza in città di persone giuste e sulle cause dei contrasti civili, riconducibili ai
peccati civili, come ad esempio lussuria, gola, avarizia e accidia.

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