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NICCOLÓ MACHIAVELLI

Niccolò Machiavelli è uno dei maggiori prodotti di esportazione, uno degli autori più famosi e più letti nel
mondo. Egli, con le sue argomentazioni, è il fondatore di un modo moderno e spietato di fare politica.

Vita
Machiavelli nasce a Firenze, capitale italiana della cultura, il 3 maggio dell’anno 1469. Egli studia e proviene
da una famiglia borghese abbastanza ricca e i suoi studi si concentrano sui classici greci e latini, ma anche su
quello proibiti.
Difatti, la discesa di Carlo 8° di Valois in Italia porta uno scoinvolgimento a Firenze tra cui la cacciata dei de
Medici e di conseguenza l’arrivo di Girolamo Savonarola. Girolamo mira a riportare il costume di Firenze a
quello del medioevo, partendo dalla Firenze dei de Medici la quale aveva un costume sociale aperto. Sotto
questa figura a dir poco folle si iniziano a bruciare streghe e libri tra cui il De rerum natura di Tito Lucrezio
Caro, appartenente all’età di Cesare.
Tale libro viene proibito poiché al suo interno si parla degli dei i quali non si curano dell’uomo e spinge
all’ateismo, ad una sorta di allenamento all’ateismo che ha formato, grazie alla sua influenza, generazioni di
atei. Questi tipi di libri, insieme ai classici greci e latini, contribuiscono dunque alla formazione culturale di
Machiavelli.
Girolamo viene bruciato vivo e a Firenze si installa una sorta di democrazia, una repubblica oligarchica dove
il comune ammoderna le antiche istituzioni e dove le famiglie nobili mettono in comune il potere. Si ha
inoltre l’equivalente di un sindaco, ossia il gonfaloniere, colui che costituisce il gonfalo con il giglio
(simbolo di Firenze), il cui nome è Pier Soderini.
Machiavelli lavora con lui e per lui alla cancelleria di Firenze e quindi, nell’ambito della burocrazia, capisce
come funzionano la politica e l’apparato militare. La grande esperienza della sua vita è racchiusa nelle
imprese diplomatiche: Machiavelli assume il ruolo da ambasciatore e gira l’Europa, diventando il volto di
Firenze. Egli si reca da Luigi 12° di Orléans e si chiede come mai la Francia sia così unita laddove l’Italia è
frammentata. Machiavelli è il primo a pensare in maniera concreta (politica e militare) all’unità d’Italia.
Sempre durante queste missioni diplomatiche, Machiavelli fa’ la conoscenza di Cesare Borgia detto il
Valentino poiché duca di Valentinois. Dal punto di vista politico, tale figura ha sfruttato il potere del papa
Alessandro Borgia per costituire un piccolo stago regionale partendo da Urbino e per farlo compie atti
orrendi come ammazzare gente e entrare in contatto con persone altrettanto pessime. Machiavelli è stupito da
Cesare poiché egli, nonostante sia una persona infima, ha comunque permesso ad uno stato di sopravvivere.
Morto papa Alessandro Borgia, Cesare perde il suo principale protettore e declina velocemente. Gli succede
Giulio II della Rovere anche se Cesare Borgia fa’ di tutto per evitarne l’ascesa al potere. Tuttavia, dato che i
della Rovere pagano una somma di denaro maggiore rispetto a Cesare, Giulio II sale al potere e f per Borgia.
Machiavelli è convinto che il comune non debba affidarsi ai mercenari la cui infedeltà li porta a seguire gli
ordini di chi dà loro più soldi. Difatti, bisogna formare un esercito del comune permanente dove in settimana
gli uomini compiono i loro incarichi e, durante il sabato, essi si allenano per diventare forti soldati affidabili.
Niccolò si reca poi in Francia e in Germania e, in seguito a vari motivi, come per esempio le guerre tra
francesi e Spagnoli dove la Francia prevale nel 1512 con la battaglia di Ravenna, i de Medici ritornano a
Firenze. Sorge però un problema: con il ritorno dei de Medici cambia la classe dirigente e quella precedente
si trova davanti a vari problemi.
Machiavelli a questo punto viene escluso dalla politica e ciò sarà un duro colpo per lui. Dopo pochi anni, egli
viene accusato di aver preso parte ad una congiura anti medicea per riportare la reppubblica e viene così
incarcerato e torturato. Poiché innocente, Machiavelli viene liberato e poi esiliato, recandosi all’Albergaccio.
L’esilio è il momento più duro per Machiavelli, ma esso costituisce anche un momento di forte creatività. Di
giorno egli vive una vita dissoluta di alcol, festini e strip club che viene poi raccontata nelle lettere a
Francesco Vettori, una conoscenza di Machiavelli che invece rimane in politica a Firenze, aumentando la sua
posizione, e che provava molta stima per l’amico esiliato. Durante l’esilio, Machiavelli scrive la sua opera
più celebre, ovvero il Principe, e i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio.
Dopo un po’ di tempo, Machiavelli torna a Firenze, dove però non potrà fare politica, e a Palazzo Rucellai
terrà delle sorte di lezioni di filosofia della politica. In seguito i de Medici si renderanno conto della
grandezza intellettuale di Machiavelli e lo assumeranno per scrivere una storia della città: le Istorie
Fiorentine. Inoltre, qui Machiavelli farà la conoscenza di un’altra figura importante: Francesco Gucciardini.
Infine, nel 1527 avviene un evento terribile conosciuto come “Sacco di Roma” e durante lo stesso anno
Machiavelli muore, più precisamente il 21 giugno 1527.

IL PRINCIPE
PARTE MANCANTE
Machiavelli è una persona pratica e ha sempre fatto il politico. La sua cultura non nasce così dai libri, bensì
dalla sua esperienza. Secondo il critico Asor Rosa, un professore che viveva a Roma, Machiavelli è stato lo
spettatore più lucido della grande catastrofe, ovvero l’improvviso e irrimediabile crollo della politica italiana.
C’è quindi questo paradosso dove il rinascimento è un periodo florido e felice per la cultura ma anche un
periodo buio e infelice dal punto di vista della politica dell’Italia a causa delle conquiste, delle invasioni che
resero l’Italia una terra di scorreria e di conquista. L’Italia sarà quindi dilaniata e frammentata fino al 1861
con l’unificazione dell’Italia.
È proprio la crisi e non il benessere a stimolare l’arte, è difatti nei momenti di crisi politica che l’arte si
ingegna per dare delle risposte. Machiavelli assiste quindi a questa crisi politica che coincide inoltre con una
crisi morale caratterizzata da una mancanza di valori. A questo punto, Machiavelli esige la presenza di un
Principe: un figlio del suo tempo, una figura forte che si elevi al di sopra di questo caos e gli dia una forma.
Machiavelli ha avuto l’intuizione di ciò che è successo e di ciò che succedera sempre nella storia: dal chaos è
certo che prima poi (Machiavelli affermerà di averlo visto nella storia greca, quella romana e durante le sue
ambascerie) emerge una figura che, nel bene o nel male, col ferro e col sangue dà una forma e dà inizio ad un
nuovo periodo. Machiavelli non si riferisce solo all’Italia, bensì ha in mente qualunque posto e parliamo
quindi di un’intuizione a carattere universale.

Il piano politico di Machiavelli


Machiavelli è il fondatore della politica moderna. Lui concepisce la politica come disciplina autonoma, essa
non ha a che fare con la morale e, come disse Nietszche, è aldilà del bene e del male. La politica ha quindi
una funzione: mantenere vivo a qualunque costo lo stato e se bisognerà fare del male lo si farà.
Machiavelli giustifica così le grandi stragi della storia poiché esse hanno permesso la sopravvivenza di uno
stato. Se lo stato sta male, la politica deve essere la sua medicina. Per Machiavelli va per esempio bene
cambiare fazione politica in continuazione come fanno i politici di oggi, a patto che ciò venga fatto per il
bene dello stato e non per il proprio tornaconto.
Machiavelli giustifica le guerre e gli spargimenti di sangue non per cattiveria, ma perché per lui la politica è
lo strumento che ha lo stato per sopravvivere e non c’è né bene né male.

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