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All’epoca della
dominazione
francese furono
mozzate le torri
e, tra il 1801 e il
1806, un nuovo
corpo venne aggiunto all’edificio. Rimane caserma
fino ai primi anni Venti, quando si sceglie di
trasformare Castelvecchio in sede delle collezioni
civiche di arte medievale e moderna, prima ospitate
a Palazzo Pompei.
Il restauro vede la
rimozione delle
contraffazioni “in
stile”. Vengono però
mantenute le
ricostruzioni di
facciate gotiche veronesi che erano state inserite
dall’intervento Avena-Forlati.
La particolare collocazione
della statua equestre di
Cangrande della Scala
Il Sacello
Sulle spalle degli archi, compaiono lastroni grezzi in pietra di Prun rosa.
Inoltre, un tetto aggettante, sagomato a misura, creato con lastre di rame e travi
di legno recuperate, si prolunga da quello tradizionale, per proteggere dalle
intemperie l’illustre scultura.
Franco Albini
(Robbiate, Lecco 1905 – Milano, 1977)
Il frammento è slanciato
ed evidenziato dal
particolare supporto mobile in acciaio, ideato da Albini,
che permette la rotazione dell’opera (il motore e la
pompa idraulica, che azionavano il meccanismo di
sollevamento e di rotazione, erano nascosti dietro il
rivestimento a lastre di ardesia). La mobilità del supporto,
e la possibilità di girare attorno all’opera, invitano il
visitatore a prendere parte attiva nel processo di
fruizione, scegliendo il punto di osservazione.
Gruppo
BANFI*
BARBIANO DI BELGIOIOSO
PERESSUTTI
ROGERS
* Gian Luigi Banfi era scomparso nel campo di concentramento di Mauthausen nel
1945
soprattutto
della Torre del Filarete.
Nel 2012 l’assessore Stefano Boeri avvia un dibattito museografico che conduce
il Soprintendente del Castello Sforzesco, Claudio Salsi, alla decisione di spostare
l’opera nell’antico Ospedale Spagnolo, collocato nel Cortile delle Armi del
Castello.
Anderson.
Dopo un'approfondita
campagna di analisi sullo stato di conservazione
delle pitture nel 2006, nel 2013 è iniziata una
complessa opera di restauro che ha rivelato nel
2015 nuovi frammenti
di decorazione sulle
pareti.
Movimento Moderno
I protagonisti:
Solomon R. Guggenheim (1861-1949)
Hilla Rebay (1890-1967)
Frank Lloyd Wright (1867-1959)
Hilla Rebay, o meglio la baronessa Hildegard Anna Augusta Elisabeth Rebay von
Ehrenwiesen, in uno scatto del 1929 realizzato da Moholy Nagy. Pittrice tedesca
dedita all’“arte non oggettiva”, Hilla sul finire degli anni Venti conosce
Solomon, divenendo la sua consulente artistica e la direttrice del Museum of
Non-Objective Painting, primo nucleo di quello che sarà poi il Solomon R.
Guggenheim Museum.
Sarà Hilla a sognare un edificio progettato ad hoc per la collezione e, a tal fine,
contatterà nel 1943 Frank Lloyd Wright, architetto che sente affine per il suo
desiderio radicale e quasi mistico di bellezza, parlandogli di un “tempio” dedicato
allo spirito dell’arte. Nel frattempo, nel 1944, si renderà disponibile in Fifth Avenue
l’area su cui poi verrà edificato il museo.
Le trasparenze di
Ludwig Mies van der Rohe
(1886-1969)
Alla fine degli anni Venti Mies van der Rohe progettò e realizzò due opere
considerate tra i capisaldi dell’architettura del movimento moderno. Una è la
casa Tugendhat a Brno (Cecoslovacchia, 1928-30), l’altra è il padiglione della
Germania all’Esposizione internazionale di Barcellona (1929), che racchiude in
sé i principi progettuali costituenti la poetica di questo architetto.
Nel 1930 MvdR fu chiamato da Walter Gropius alla direzione del Bauhaus, che
mantenne fino al 1933, quando la scuola fu chiusa per l’avvento del nazismo. Dal
1937 al 1969, anno della sua scomparsa, MvdR intraprese una prolifica attività
professionale e didattica negli Stati Uniti d’America.
I precedenti:
1929: Ludwig Mies van der Rohe, Padiglione della Germania,
Esposizione Universale di Barcellona
Nel 1928 Mies van der Rohe viene scelto dal governo tedesco per realizzare il
padiglione che doveva rappresentare la Germania all’Esposizione Universale di
Barcellona del 1929 e ospitare il ricevimento ufficiale presieduto da re Alfonso
XIII di Spagna con le autorità tedesche.
Ludwig Mies
van de Rohe,
Padiglione
della
Germania,
Esposizione
Universale di
Barcellona,
1929
La struttura,
posta su un
podio, è
segnata dalla
grandiosa copertura quadrata che, sorretta da
otto pilastri in acciaio a sezione cruciforme,
chiude il corpo vetrato della sala espositiva,
arretrato rispetto alla linea dei pilastri.
La struttura
evoca un’analogia con lo schema dei templi
classici di tipo periptero: i pilastri
sostituiscono le colonne, la struttura della
copertura – una griglia ortogonale di travi
metalliche - evidenzia l’analogia con il
soffitto a cassettoni, dove la tradizione del
legno viene sostituita da una
sperimentazione reticolare in acciaio.
Nel secondo Novecento, dopo la fase dedicata alla ricostruzione, si assiste a una
serie di mutamenti economici, politici e sociali che portano, in diverse nazioni, a
correnti di opinione e movimenti di protesta, il cui apice di diffusione si ha verso
la fine degli anni ‘60. In particolare il ’68, nato nel contesto della protesta contro
l’intervento americano in Vietnam, vede una forte ondata di agitazioni
studentesche, con la volontà di sostenere istanze antiautoritarie ed egualitarie
e di sottoporre a una critica radicale le istituzioni sociali tradizionali, dalla
famiglia alla scuola e al lavoro.
La piazza funge da
collegamento fra museo e
città, divenendo punto di
incontro per parigini e
turisti.
Esterno e interno
comunicano visivamente,
grazie alle trasparenze
create dai materiali e dalla
struttura.
Al pianterreno compaiono
aree di sosta, il bookshop
e altri servizi fra cui quelli dedicati ai più piccoli (Atelier
des enfants).
Postmoderno
Nei primi anni ‘80 è impegnata, sempre a Parigi, nel riallestimento del
Musée National d'Art Moderne al Centre Pompidou.
Il successo di Stirling è dato dalla sua capacità di inserire questi sottili rimandi di
gusto enciclopedico all’interno di architetture dalle forme forti e dai tratti decisi.
La sua figura si colloca fra quelle di alcuni giovani architetti che, a partire dalla
seconda metà del Novecento, mettono in discussione e rivoluzionano i precetti
teorici del primo Movimento Moderno.
Nel 1971 Stirling fonda uno studio con Michael Wilford, svoltando verso
l'internazionalizzazione dei progetti e verso uno stile nuovo e altamente
citazionistico, che la critica collocherà nell'ambito del Post-Moderno.
Nei secondi anni Settanta lo studio si impegna nella progettazione di tre edifici
museali per una serie di concorsi in Germania (Düsseldorf, Colonia e Stoccarda),
vincendo quello relativo all’ampliamento della
neoclassica Staatsgalerie di Stoccarda; tale
progetto sarà considerato uno dei più
rappresentativi di Stirling e del gusto
postmoderno.
Le forme classiche del tempio vengono qui citate con questa struttura in
metallo colorato e copertura in vetro.
La vetrata
ondulata, vista
dall’interno, ove
compare una
zona di sosta
per i visitatori,
vicino al banco informazioni. Il verde scelto per la struttura
della vetrata è richiamato anche all’interno, nel
pavimento in gomma stampata.
La parola «decostruzione» viene usata per la prima volta nello scritto Della
grammatologia del 1967 del filosofo francese Jacques Derrida. La
decostruzione opera per una distruzione delle griglie logiche, per un
sovvertimento delle gerarchie.
Nel 1988 il MoMA (Museum of Modern Art) di New York ospita la mostra intitolata
“Deconstructivist Architecture”, organizzata e curata insieme da Philip Johnson
e Mark Wigley, nella quale espongono le proprie opere sette
architetti: Peter Eisenman, Zaha Hadid, Daniel Libeskind, Frank O.
Gehry, Bernard Tschumi, Coop Himmelb(l)au e Rem Koolhaas. I
lavori lì esposti sono accomunati dalla volontà di rompere con
l'architettura della fine degli anni '80, evidenziando con forza una
netta discontinuità con la ricerca architettonica moderna ed
anche postmoderna, il cui linguaggio viene letteralmente fatto a
pezzi.
*Costruttivismo russo
Il costruttivismo si sviluppò in Russia a partire dal 1917. Al pari delle altre
avanguardie europee, il costruttivismo cercò di rinnovare l'arte, collegandola alla
tecnologia e all'industria. Il suo contributo maggiore si ebbe in campo
architettonico, con proposte di nuovi edifici, caratterizzati da strutture
metalliche e superfici in vetro, che però spesso rimasero allo stato di
progetto, come il Monumento alla Terza Internazionale, progettato
da Vladimir Tatlin per celebrare la fondazione dell'Internazionale
comunista.
1997: si inaugura
il Guggenheim Museum di Bilbao
dell’architetto Frank O. Gehry
Gehry è noto per essere uno tra i maggiori interpreti del decostruttivismo:
dalla predilezione per le linee oblique e per materiali spesso inusuali (rete
metallica, lamiera ondulata ecc.). Le sue opere superano i principi del razionalismo,
manifestando un approccio creativo di tipo scultoreo e organico, con
suggestioni tratte dall’arte contemporanea; la sua architettura rifiuta i vincoli della
geometria euclidea ed esalta i valori plastici dei volumi, in un apparente caos
compositivo.
(1997)
Nel 1989 si trasferisce in Europa, a seguito della vittoria del concorso per lo
Jüdisches Museum di Berlino, città in cui apre un nuovo studio.
Tra i suoi lavori, si ricorda quello per sviluppare un Master Plan per la
ricostruzione del World Trade Center (2003-2014) dopo l’attacco dell’11
settembre 2001. Si ricordano poi l’ampliamento del Contemporary Jewish
Museum di San Francisco (California) del 2008 e il Michael Lee-Chin Crystal,
ampliamento del Royal Ontario Museum a Toronto, ispirato dalla collezione di
minerali ospitata dal museo stesso.
ARCHITETTURA e MEMORIA
In una intervista del 2011, Libeskind ha parlato del fondamentale legame fra
architettura e memoria, affermando:
Il corridoio sotterraneo si
divide in tre assi, metafora
della storia del popolo
ebraico:
Il progetto di recupero e
rifunzionalizzazione della
struttura industriale vede il
mantenimento dello scheletro
originario dell’ex centrale di
Bankside - progettata nel 1947 e
chiusa nel 1981 - caratterizzata da
mattoni rossi. Parimenti, viene
conservata la svettante
ciminiera, alta 99 metri.
L’esterno vede solamente
l’aggiunta di due piani vetrati
che corrono lungo tutta la
lunghezza del tetto.
Dalla Turbine Hall, tramite scale o ascensori, si sale al primo piano, dove ci sono
la biglietteria, il punto informazioni e dei negozi.
La Turbine Hall, grazie alle sua ampie dimensioni, è risultata uno spazio iconico
perfetto per ospitare sculture di grande formato e installazioni site-specific
appositamente commissionate ad autori contemporanei.
Il percorso culmina nella Galleria del Partenone, collocata nella parte superiore
al terzo livello, leggermente ruotata rispetto ai piani
sottostanti.
Lo sfruttamento della luce naturale è uno degli aspetti più importanti del
progetto di Tschumi. Essendo quello dell’Acropoli, per larga parte, un museo di
sculture, una particolare attenzione alla luce era essenziale per una percezione
ottimale dei reperti, che inoltre dovevano essere fruibili e ben leggibili da
molteplici punti di osservazione. La soluzione è stata di fornire agli ambienti una
buona illuminazione naturale attraverso grandi vetrate distribuite su tutto il
perimetro dell’edificio, e di dotare la Galleria del
Partenone di lucernari.