Sei sulla pagina 1di 3

SANAA Museo del Louvre, Lens

Trascrizione Audio

“Un Carpaccio a Venezia, la Berma in Phèdre, capolavori d’arte pittorica o drammatica


che il prestigio di cui godevano rendeva dentro di me così vivi, vale a dire così indivisibili,
che se fossi andato a vedere dei Carpaccio in una sala del Louvre, o la Berma in un qualche
pièce a me ignota, non avrei più sperimentato la stessa deliziosa stupefazione di poter
infine aprire gli occhi all’unico e inconcepibile oggetto di migliaia e migliaia dei miei
sogni”. Così Marcel Proust, nella Ricerca del tempo perduto, il grande romanzo del
Novecento, ci racconta l’inscindibile unità tra l’opera d’arte e lo spazio che l'accoglie.
Per questo motivo, Vittore Carpaccio ci manda in estasi a Venezia, con le Storie dei santi
dipinte nei primi del Cinquecento nella Scuola di San Giorgio degli Schiavoni. E Madame
Berma, personaggio della fantasia di Proust forse ispirato alla mitica Sarah Bernhardt, ci
ipnotizza quando recita nella Fedra, la tragedia seicentesca firmata da Jean Racine. Il
tema qui proposto non è solo un vezzo da dandy parigino, perché puntualmente si presenta
ogni volta che visitiamo un nuovo museo. E il progetto qui analizzato porta senza dubbio
un contributo molto qualificato alla discussione. Siamo a Lens, cittadina di 40.000 abitanti
del nord della Francia, dipartimento Pas-de-Calais, a circa 200 km da Parigi e 140 da
Bruxelles. Un paesaggio di pianura, coperto da un cielo grigio, teatro di molte storie
d'Europa: dalle guerre mondiali alla massiccia dismissione degli insediamenti industriali
attivi nel secolo scorso, che hanno lasciato le nere dune di carbone come ruderi di
un'archeologia della Modernità. E questa è la sala principale della sede decentrata del
Museo del Louvre, inaugurata nel dicembre 2012. Nella quale, per un anno intero, abbiamo
ammirato lo splendido ritratto a mezza figura di Baldassarre Castiglione, che Raffaello
dipinse a Roma nei primi del Cinquecento. Un po’ stupito, stretto nell’intensa espressività
che l’amico pittore gli ha donato, l’illustre mantovano sembra dire: “che ci faccio qui?”.
Il quadro è a Mantova agli inizi del Seicento ma, dopo aver girato i mercati d’arte
d’Europa, giunge a Parigi nella ricchissima collezione del cardinale Mazzarino, che alla
fine del XVII secolo contava più di 500 pezzi, la maggior parte dei quali, dopo la morte del
potente diplomatico, furono incamerati prima da Luigi XIV, per poi finire al Museo del
Louvre dopo la Rivoluzione del 1789. Lo straordinario dipinto di Raffaello è
temporaneamente a Lens, nella “Grande Galerie” di questa nuova sede del Louvre, in cui

1
Introduzione alla Storia dell'Architettura Contemporanea - ARCHCONT101
alcuni eccezionali capolavori conservati nella casa madre ruoteranno con inediti
accostamenti, rispettando l'ordine cronologico segnato dalle date impresse in leggero
rilievo. Su una delle pareti metalliche laterali. La galleria è libera da pilastri ed è
illuminata solo dall’alto da un doppio soffitto che diffonde la luce naturale e artificiale
nello spazio espositivo, attraverso il ritmo e l’elegante disegno delle travi. Gli autori del
progetto di questo museo, vincitori di un concorso pubblico, sono gli architetti Kazuo
Sejima e Ryue Nishizawa, insieme a Tim Culbert e alla paesaggista Catherine Mosbach. E
la qualità principale di questo spazio non risiede nei suoi, quasi invisibili, elementi
“materiali”, bensì è da ricercare nella “atmosfera” magicamente creata dalla luce, che
sospende letteralmente le opere d’arte e ne riflette le impalpabili ombre sulle pareti
metalliche. Terminata la visita alla “Grande Galerie”, da un Raffaello fino a un Delacroix,
entriamo nel Pavillon de verre: uno spazio più piccolo, completamente trasparente ai lati
e opaco in alto, dedicato ad esposizioni tematiche, dove i quadri trovano posto all’interno
di due grandi cilindri bianchi, mentre le sculture, accostate alle pareti vetrate a
tutt’altezza, sembrano proiettarsi nel parco. Il museo è organizzato in una serie di
parallelepipedi accostati tra loro alle punte, secondo allineamenti definiti da leggere
inclinazioni. Al centro troviamo una Hall d’ingresso trasparente, con una pianta di circa
70 x 60 metri, segnata da esili pilastri bianchi, in cui fanno mostra le “bolle” vetrate che
ospitano la libreria, la caffetteria e altri spazi di servizio al museo. Mentre completano
l’edificio, dalla parte opposta della “Grande Galerie”, altri due ambienti: una galleria di
80 metri di lunghezza per le esposizioni temporanee e un volume più piccolo dove è
sistemato un auditorium per 300 persone. E non vanno dimenticati i sotterranei, perché
nel piano destinato ai servizi igienici, “tallone d’Achille” di molte architetture museali
vecchie e nuove, il visitatore attraversa una spettacolare balconata affacciata sui depositi
delle opere d'arte. Infine, a tutto ciò va aggiunto il disegno del parco, impostato su un
percorso pedonale di 5 km, che parte idealmente dalla stazione ferroviaria di Lens e
sembra porgere su un leggero rilievo il basso profilo del museo le cui pareti di pannelli di
lluminio quasi si confondono col cielo. Tutt’attorno, un tappeto verde si alterna alle
piattaforme in cemento, segnate da una serie di tagli e motivi curvilinei dai quali il prato
affiora, formando anche sorprendenti cunette, in un doppio dialogo intrecciato con la
contemporaneità degli spazi interni del museo e con le dune di carbone che, poco lontano,
rappresentano la memoria di questo territorio. Torniamo all'interno del Museo, di fronte
al ritratto di Baldasarre Castiglione, che continua a parlare. Ora sta citando un passo del
suo famoso libro, Il Cortegiano, dialogo filosofico sul modello ideale di vita in una corte

2
Introduzione alla Storia dell'Architettura Contemporanea - ARCHCONT101
rinascimentale,pubblicato nei primi anni del Cinquecento Nel descrivere un
comportamento perfetto, così egli si raccomanda: “fuggir quanto piú si po, e come un
asperissimo e pericoloso scoglio, la affettazione; e, per dir forse una nova parola, usar in
ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconda l’arte e dimostri ciò che si fa e dice venir
fatto senza fatica e quasi senza pensarvi. Da questo credo io che derivi assai la grazia;
perché delle cose rare e ben fatte ognun sa la difficultà, onde in esse la facilità genera
grandissima maraviglia; e per lo contrario il sforzare e, come si dice, tirar per i capegli dà
somma disgrazia e fa estimar poco ogni cosa, per grande ch’ella sia”. Sarà pur lontano
dalla sua terra, ma il nostro “Cortegiano” ci sembra più che felice, perché lo spazio che
oggi conserva il suo magnifico ritratto evidenzia proprio quella “sprezzatura” che lui
stesso ha definito. Una virtù che non solo appartiene al progetto dell’architettura e del
paesaggio, ma che è contenuta nella storia stessa di questa impresa culturale, destinata
a sviluppare l’economia di un territorio abbandonato dall’industria: un grande museo
decide di aprire una sede distaccata, indice un concorso, sceglie il vincitore, costruisce il
progetto, porta al suo interno una serie di opere d’arte di pregio e alla fine, dopo quasi
tre anni, anche il bilancio economico risulta positivo. Dunque, una lezione di architettura
contemporanea che dedichiamo anche a quanti si occupano di valorizzazione dei beni
culturali e di economia dell'arte, con un pensiero rivolto ai musei italiani, relitti prossimi
al naufragio... Con le stive colme di preziosi.

3
Introduzione alla Storia dell'Architettura Contemporanea - ARCHCONT101

Potrebbero piacerti anche