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Philippe Prost, Mémorial International, Notre-Dame-de-Lorette

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In questa lezione parleremo di monumenti e quindi dobbiamo precisarne il significato. Il


termine monumento, dal latino monumentum, cioè ricordo, definisce una costruzione
realizzata per rendere omaggio a un personaggio o a un avvenimento storico. Poi il
significato è stato allargato fino a comprendere tutti gli edifici storici di una città o di un
territorio. Infine, nel 1972, la Convenzione dell’Unesco dichiara che i monumenti sono
“opere architettoniche, plastiche, o pittoriche monumentali, elementi o strutture di
carattere archeologico, iscrizioni, grotte e gruppi di elementi di valore universale
eccezionale dall’aspetto storico, artistico scientifico”. Tra i monumenti più interessanti
dal punto di vista architettonico, i memoriali alle vittime di guerra occupano un posto di
sicuro rilievo. E visto che, nell’intensa stagione delle ricorrenze centenarie, il nostro
tempo ci ha regalato anche le tragiche memorie della Prima Guerra Mondiale, qui
parleremo di un memoriale inaugurato l’anno scorso in Francia. Le vicende della Grande
Guerra sono note, anche se poco confessate dai testimoni. Proviamo a sintetizzarle così,
con queste impressionanti cifre: oltre 17 milioni di morti, dal 1914 al 1918, tra civili e
militari di ogni parte del mondo. Una carneficina consumata nel cuore dell’Europa, dalle
Fiandre alle Alpi. Detto ciò, in viaggio verso il Fronte occidentale, al confine franco-belga,
nelle campagne dove si è svolta la celebre battaglia di Artois, leggiamo i diari dei soldati.
Che ci raccontano i luoghi straziati dalle tempeste d’acciaio, come fa Ernst Jünger: “Nella
pianura fiamminga, solcata da orribili cicatrici, si levavano, neri e appuntiti, tronchi
isolati, resti di una grande foresta. (...) Al di sopra del suolo spoglio, così impietosamente
arso e riarso, vagavano con noncuranza le nuvole gialle e brune di gas asfissianti”. Quelle
vite, perdute nelle trincee fangose, trovano da queste parti l’efferata giustificazione del
proprio sacrificio: il controllo delle miniere di carbone, la materia prima che ha
modernizzato il “tramonto dell’Occidente”. Infatti, dalla collina di Notre-Dame-de-
Lorette, vediamo in lontananza il paesaggio dei terrils, le nere colline artificiali formate
dai detriti degli scavi minerari. Siamo nella regione Nord-Pas-de-Calais, che oggi risponde
alla decadenza del distretto minerario con una serie di operazioni volte a rilanciare il
turismo con l’arte e la storia. L’opera che qui illustriamo è firmata dall’Agenzia di
architettura Philippe Prost. La Necropole di Notre-Dame-de-Lorette, entro i confini del

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villaggio di Ablain St. Laurent, a pochi chilometri da Arras, è il più grande cimitero militare
francese e il suo campo, con circa 40.000 tumuli, occupa il sito strategico dei
combattimenti che durante la Grande Guerra impegnarono da una parte l'esercito tedesco
e dall’altra francesi, inglesi e gli alleati dei paesi del Commonwealth. Al suo interno si
trovano una Basilica neoromanica e la cosiddetta Lanterna alta cinquanta metri realizzate
negli anni Venti da Louis-Marie Cordonnier, protagonista dello sviluppo urbano di Lille.
Intorno, lungo la strada dipartimentale che da Arras arriva diritta fin qui, o allungando
sulla Nazionale 17, laddove la rete delle trincee era più fitta, sono localizzati numerosi
cimiteri militari nazionali, tra cui vi sono il grande memoriale canadese di Vimy, quello
tedesco di Neuville-St.Vaast e la serie di straordinari edifici commissionati dall’Imperial
War Graves Commission all’architetto Edwin Lutyens a partire dal 1917. All’uscita della
Necropole, imbocchiamo una rampa che lentamente scende nel suolo tra pareti di
cemento bocciardato. Siamo nel recinto del nuovo Memoriale internazionale disegnato da
Philippe Prost, vincitore di un concorso indetto dalla regione Nord-Pas-de-Calais col
Ministero della difesa francese. Pochi passi e un rettangolo di luce annuncia una visione
emozionante: un anello ellittico orizzontale, alto circa 4 metri e con un perimetro
percorribile di 300 metri, è in parte appoggiato sul pendio coperto da un manto erboso e,
all’estremità opposta, sospeso nel vuoto e affacciato verso la campagna. Dalla visione
complessiva del monumento, passiamo ai suoi dettagli costruttivi; così apprezziamo
pienamente l’evocazione pacifista che quest’opera sprigiona nella semplicità delle sue
forme Sulla parete interna dell’anello, disposti a triangolo, vi sono 500 pannelli metallici
dorati con impressi i nomi, in ordine alfabetico e senza distinzioni di grado o provenienza,
dei circa 600.000 soldati di ogni nazionalità caduti durante la battaglia dell’Artois. In
particolare, l’antichissima tradizione epigrafica, caratteristica della liturgia dei morti, è
qui rinnovata dall’elegante disegno del carattere. Usciamo dall’anello prendendo il
sentiero che scende dalla collina: all’esterno, la struttura si presenta con una
superficieliscia di cemento, che forma una linea orizzontale oltre la quale si stagliano i
profili degli alberi, della Basilica e della Lanterna di Notre Dame-de-Lorette. All’ora del
tramonto, con l’accendersi delle luci sotto i pannelli, l’ombra della passerella sospesa,
rivela un aspetto inedito della costruzione, che ora sembra una di quelle magiche
architetture innalzate nella preistoria per studiare i fenomeni celesti. Così il territorio di
Arras, fino alla collina di Notre-Dame-de-Lorette, custode silenzioso di cimiteri di guerra
e meta di continui pellegrinaggi, grazie al lavoro dell'architetto Philippe Prost è diventato
un grande “museo della pace” a cielo aperto. In conclusione, la riflessione indotta da

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questo progetto è rivolta al futuro dei monumenti storici che non possono essere
semplicemente etichettati come “patrimonio mondiale” e messi nel congelatore,
correndo il rischio dell’oblio. Piuttosto, dobbiamo prendercene cura attraverso progetti
in grado di raccontare alle nuove generazioni le memorie che essi conservano.

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