Dando uno sguardo al periodo storico della seconda metà
dell'Ottocento, notiamo che con il fallimento dei moti rivoluzionari del 1848, si fa strada una nuova tendenza più vicina ai problemi concreti della società: il Realismo. Questo movimento si diffonde in tutti i campi del sapere: in filosofia prende il nome di Positivismo, in letteratura francese Naturalismo e Verismo in letteratura italiana. Il Verismo è una corrente letteraria nata tra il 1875 e 1895 sotto l'influenza del Positivismo che colloca in primo piano la realtà oggettiva e affermava assoluta fiducia nella scienza e negli strumenti della ricerca scientifica. Il Verismo si ispira al Naturalismo che si proponeva di descrivere la realtà psicologica e sociale con gli stessi metodi usati nelle scienze naturali. Entrambe le correnti letterarie si fondano sulla volontà di rappresentare il vero e di far parlare i fatti, anche quelli più insignificanti o crudi. I protagonisti dei romanzi sono persone umili dominati dal bisogno e dall’ignoranza. Lo scrittore rappresenta la realtà in modo oggettivo e lo fa eliminando il suo giudizio personale, per fare in modo che l'opera parli da sé. L'unica differenza tra Naturalismo e Verismo è che mentre nei romanzi del primo la denuncia delle ingiustizie sociali si accompagna anche alla fiducia con un loro superamento per via della società avanzata in cui si esprimono, nei romanzi veristi invece manca una volontà di denuncia cioè non si intravede una possibilità reale di riscatto e di miglioramento. Ciò dovuto alla società arretrata in cui scrivono; se da una parte le classi umili sono rassegnate, dall'altra c'è la borghesia industriale e l’aristocrazia terriera chiusi nel loro mondo e sorde alle questioni sociali. Il più grande rappresentante del Verismo fu Giovanni Verga. Nasce a Catania nel 1840 da una famiglia di proprietari terrieri. Dopo aver terminato gli studi superiori si iscrisse alla facoltà di legge, ma non si laureò mai perché decise di diventare scrittore. Comincia a scrivere romanzi di argomento patriottico suscitato dalle imprese di Garibaldi. Raggiunge il successo tra il 1866 e il 1875, con romanzi che narrano vicende passionali nell’aristocrazia. Nel 1872 si trasferisce a Milano, approfondendo gli studi sul naturalismo, scoprendo nuove forme narrative che lo portano a scrivere nel 1878, Rosso Malpelo, che fa parte della raccolta di novelle “Il ciclo dei vinti”. Ai soggiorni a Milano si alternano i ritorni in Sicilia dove torna a vivere definitivamente a partire dal 1893. Dal 1903 Verga si dedica alla cura delle sue proprietà agricole, e le sue posizioni politiche si fanno sempre più chiuse e conservatrici. Muore nel 1922.
Rosso Malpelo è una novella che parla di un ragazzino siciliano che è
costretto a lavorare in una miniera di zolfo per aiutare la famiglia. Viene chiamato Rosso Malpelo per il colore dei capelli e per il suo carattere particolare. Privato del padre, morto in un incidente nella stessa miniera e trascurato dalla madre e dalla sorella, insultato e maltrattato diciamo da tutti, Malpelo matura una visione dolorosa dell'esistenza tanto più tragica se rapportata alla sua giovanissima età. Malpelo, ormai rimasto solo perché la madre e la sorella sono scappate, decide di svolgere lavori più duri e pericolosi, non pensando alle conseguenze. Infatti la novella si conclude con la morte del ragazzo a causa di una frana nella miniera. Una novella simile a quella di Verga è sicuramente “Ciàula scopre la luna” di Luigi Pirandello che fa parte della raccolta “Novelle per un anno”. Anche nelle novelle dell’agrigentino Pirandello ritroviamo come in Verga, il tipico paesaggio rurale della Sicilia e anche lui parla dei vinti, cioè di quella parte della società sfruttata e sconfitta. Ma dobbiamo ricordare che Verga e Pirandello fanno parte di due movimenti diversi, come abbiamo detto all’inizio, il primo fa parte del Verismo che esalta la realtà oggettiva dei fatti, mentre il secondo del Decadentismo, movimento culturale dei primi decenni del Novecento che sofferma la propria analisi sull’Io, sull’inconscio, con le sue incertezza e contraddizioni e sul malessere dell’uomo moderno, condannato alla solitudine e all’incomunicabilità (dobbiamo a tal proposito ricordare che in questo periodo si andava diffondendo la psicoanalisi con Freud). Tornando alle due novelle: La vicenda è ambientata in una miniera di sabbia in Sicilia in cui il sorvegliante ordina ai minatori di lavorare per tutta la notte, ma solo due ne rimangono, ovvero Ciàula e Zi’ Scarda. Mentre i lavori proseguono, Ciàula si avvicina all'ingresso della miniera e scorge una specie di luce che lo circonda, e vedendo la luna nel cielo scoppia in un pianto liberatorio. Sia Ciàula che Malpelo sono sfruttati in delle miniere dove lavorano in condizioni disumane. Ciàula non è il vero nome del protagonista, ma il suo soprannome. Il termine in lingua siciliana significa letteralmente "cornacchia". Si riferisce al fatto che il ragazzo imita il verso del volatile ogni volta che qualcuno dei compagni gli dava uno spintone e gli allungava un calcio, gridandogli: – Quanto sei bello! Perfino zi' Scarda gli si rivolge usando il suono col quale si è soliti richiamare le cornacchie ammaestrate, cioè «Tè, pà! tè, pà». Da parte sua Ciàula risponde anche in questo caso con «cràh cràh». Malpelo è violento e crudele a causa delle ingiustizie che ha subito. Ciàula invece, non si vendica, subisce passivamente le ingiustizie altrui, anche perché a differenza di Malpelo è un ritardato mentale. Ciàula nasce sfortunato, ma si riscatta dalla sua infelicità immergendosi nella natura. Invece Malpelo nasce disgraziato e muore come tale. Entrambi sono derisi e maltrattati dagli altri minatori. La storia di Malpelo si conclude con la morte del ragazzo sotterrato da una frana. Invece “Ciàula scopre la luna” si conclude con il giovane che esce dalla miniera nel bel mezzo della notte e vede la luna per la prima volta e la vede con gl’occhi meravigliati di un bambino. Entrambi hanno un comportamento animalesco (infatti vengono presentati più come bestie che come uomini); tuttavia dimostrano anche di essere sensibili, a modo loro (Ciàula si commuove guardando la luna e Rosso Malpelo, essendo affezionato al padre, cura con estrema attenzione gli oggetti del defunto). Malpelo ha una famiglia che si vergogna di lui, che lo disprezza, ed essa non è considerabile come tale; Ciàula invece non ce l'ha per niente. La miniera si può considerare la loro unica casa, come il luogo che conoscevano di più. Sia Verga che Pirandello presentano, secondo i canoni del verismo, l'ambiente gretto e meschino. Pirandello presenta sì, come Verga, la società con i suoi pregiudizi e ipocrisie, ma il suo principale scopo è quello di osservare la psicologia dell'uomo indagando più interiormente.