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NOVELLE RUSTICANE

Tra il primo ed il secondo romanzo del ciclo dei Vinti passano ben otto anni durante i quali egli si occupa di altri lavori, in particolare in questo periodo scrive le
Novelle rusticane, che ripropongono personaggi e ambienti della campagna siciliana, in una prospettiva però più amara e pessimistica, che porta in primo piano il
dominio esclusivo dei moventi economici nell'agire umano e rivela come la fame e la miseria soffochino ogni sentimento disinteressato.
LA ROBA pag.379
La roba, insieme con le altre Novelle rusticane, rappresenta perfettamente la nuova direzione della ricerca verghiana dopo i Malavoglia. Il polo positivo dei valori
puri scompare e la realtà risulta tutta dominata dalla logica dell'interesse e della forza:
-La famiglia non è più il centro ideale di quei valori: si pensi a Mazzarò che rimpiange i dodici tarì spesi per il funerale della madre;
-Né si ha più un universo arcaico, regolato da un tempo ciclico, in cui tutto torna sempre identico: al centro della novella si pone il tema della dinamicità sociale:
Mazzarò dal nulla si crea una grande fortuna e ciò riporta al processo storico dell’ascesa della borghesia.
In questa novella Mazzarò è perfettamente integrato nella logica della lotta per la vita e, poiché il narratore è in sintonia con l'eroe e la sua logica, si ha una
celebrazione entusiastica dell'uomo che si è fatto dal nulla.
Questo a differenza di quanto succede in Rosso Malpelo dove l’ottica del narratore è estranea all’eroe, non era in grado di comprenderlo, stravolgendo la sua
figura e provocando un effetto di straniamento.
I temi che ricorrono costantemente nella novella sono:
- l'ammirazione per la potenza dell'accumulo capitalistico, che riesce a creare ricchezze immense, epiche;
- le virtù eroiche del protagonista, l'intelligenza, l'energia infaticabile, ma soprattutto l'ascesi, la capacità di sacrificare tutto alla “roba”, per cui Mazzarò appare
quasi un santo martire dell'accumulo capitalistico;
- Il tendere inesausto sempre oltre gli obieltivi raggiunti, nel suo sogno di potenza senza limiti.
La novella, grazie all'adozione di un punto di vista narrativo vicino al protagonista, presenta la logica della «roba» in una luce epica, mitica, come qualcosa di
sovrumano, titanico. Però vi è anche il rovescio della medaglia, questa celebrazione, proprio per il suo oltranzismo, produce un effetto di straniamento
"'rovesciato": l’avidità disumana e crudele di Mazzarò, che risalta con perfetta evidenza dall'oggettività dei fatti, appare normale, legittima, ciò mette crudelmente
in evidenza lo stravolgimento profondo di quel mondo che conosce solo l’interesse.
Nella sua tensione ad accrescere indefinitamente il possesso, Mazzarò non si scontra soltanto con avversari umani, con la società e le leggi economiche, ma con
la natura stessa, col limite naturale della vita. Quella tensione va allora incontro al totale fallimento: e, in un gesto disperato e folle, Mazzarò tenia di uccidere le
anatre e i tacchini, per portare con sé nella morte la “roba”.
DOMANDE
1. Nella sua tensione ad accrescere indefinitamente il possesso, Mazzarò non si scontra soltanto con avversari umani, con la società e le leggi economiche, ma
con la natura stessa, col limite naturale della vita. Quella tensione va allora incontro al totale fallimento: e, in un gesto disperato e folle, Mazzarò tenia di uccidere
le anatre e i tacchini, per portare con sé nella morte la “roba”. Nella sua tensione ad accrescere indefinitamente il possesso, Mazzarò non si scontra soltanto con
avversari umani, con la società e le leggi economiche, ma con la natura stessa, col limite naturale della vita. Quella tensione va allora incontro al totale fallimento:
e, in un gesto disperato e folle, Mazzarò tenia di uccidere le anatre e i tacchini, per portare con sé nella morte la “roba”.
2. Le domande del viandante e le risposte del lettighiere creano un’atmosfera favolosa intorno alle ricchezze di Mazzarò, il quale viene introdotto in questo modo
come un essere favoloso, un uomo ricchissimo.
3. vv.39 “della roba ne possedeva fin... nella pianura”
vv.57 “i suoi aratri erano...corvi”
vv.60 “le sue olive...rubarle”
vv.63 “i mietitori di Mazzaró.. soldati”
vv.70 “magazzini..chiese”
4. La roba è simbolo di benessere economico di una ricchezza che non si misura in denaro, ma in pascoli, terre, fattorie, magazzini ricolmi,
animali da cui Mazzarò é però ossessionato, la roba rappresenta la sua ragione di vita: : non ha tempo per gli affetti né per godersi la sua
agiatezza, ma solo per pensare a come accumulare altre ricchezze.
5. (L'artificio della regressione è una tecnica narrativa usata dagli scrittori facenti parte del verismo. Questa tecnica consiste nell'annullare tutte le radici "colte"
dell'autore. Il narratore si riduce cioè allo stesso piano dei personaggi di cui parla, venendo meno tutte le terminologie colte che possano in qualche modo far
rilevare l'autore/narratore in modo evidente rispetto al testo;) /LIBRO

LO STRANIAMENTO pag.385
Nelle opere veriste di Verga troviamo il procedimento narrativo dello straniamento. Lo straniamento consiste nell'adottare, per narrare un fatto e descrivere una
persona, un punto di vista completamente estraneo all'oggetto. Il risultato è che le cose più abituali, normali, presentate attraverso un punto di vista estraneo,
appaiono insolite, strane, incomprensibili. Questo avviene frequentemente nei racconti e nei romanzi verghiani. Nei Malavoglia ad esempio i sentimenti autentici
che sono propri dei protagonisti vengono spesso filtrati attraverso il punto di vista della collettività del villaggio, che a quei valori è completamente insensibile e che
giudica solo in base al principio dell'interesse economico e del diritto del più forte. Di conseguenza ciò che è “normale", secondo la scala di valori universalmente
accettata e partecipata dal lettore, finisce per apparire "strano", subisce una deformazione che ne stravolge la fisionomia, e quindi quando entrano in scena i
personaggi gretti, meschini e insensibili sino alla crudeltà che compongono il "coro" del villaggio, si verifica una forma di straniamento per cosi dire “rovesciata”: il
loro comportamento ottuso e crudele, invece di apparire nella sua vera luce, viene presentato come se fosse normale, o addirittura degno di approvazione.
Dunque ciò che é "normale" appare "strano", e ciò che è "strano" appare "normale". Questo lo possiamo vedere nella novella “La roba” dove dove l’avidità,
l’ossessione di Mazzarò e quasi giustificata, resa “normali” , addirittura Mazzarò appare come un personaggio eroico e lodevole.

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