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Giovanni Verga…

nato nel 1840 e morto nel 1922 a Catania, era figlio di ricchi proprietari terrieri e visse durante il
risorgimento italiano. Pure lui volle l’unità d’Italia e quando arrivò Garibaldi in Sicilia (maggio 1860)
si arruolò nella guardia nazionale, una sorta di polizia locale, non tanto per mantenere l'ordine
pubblico, ma più per salvaguardare le proprie terre dai contadini in rivolta (Massacro di Bronte
1860).

Inizialmente è ispirato dal Romanticismo, infatti le sue prime opere sono romanzi storico-patriottici:

Amore e Patria: il tema storico e quello patriottico si legano alla vicenda sentimentale.

I Carbonari della montagna: lotta dei nobili e dei contadini calabresi contro le truppe di Gioacchino
Murat.

Sulle lagune: storia d'amore tra un ufficiale ungherese e una fanciulla veneziana.

Diventa giornalista e nel 1865 si reca a Firenze dove incontra Luigi Capuana che lo spinge verso il
verismo, ma lui è ancora affascinato dal romanticismo e dalla scapigliatura milanese. Scrive:

Una peccatrice: è la storia d'amore tra uno studente catanese, Pietro, e una giovane contessa toscana.
Tutto fallirà perché lo studente non riesce ad avere successo, come scrittore, lascerà la donna e
questa si suiciderà.

Storia di una capinera: Maria è costretta a diventare monaca per non impoverire la dote della sorella
primogenita. Pian piano morirà nella disperazione di non vedere la sua vita realizzata secondo le sue
volontà.

Verga nel 1872 si reca a Milano, capitale culturale italiana, e ci resta 20 anni. Qui scrive la prima
novella (un racconto non lungo, che narra una sola vicenda): Nedda.

Nedda è una povera ragazza orfana che lavora come raccoglitrice di olive. Si innamora di Janu da
questa unione nasce una bambina, che morirà di stenti. Prima della morte della piccola morirà
anche Janu a causa di un incidente sul lavoro.

(questa novella non è completamente verista poiché Verga come narratore commenta i fatti, quindi
il racconto non è impersonale)

Sidney Sonnino e Leopoldo Franchetti due toscani, entrambi ebrei, amanti del Sud Italia ne scrivono
le problematiche in: Inchiesta in Sicilia (1876).

In questa inchiesta vengono mostrate le classi nobiliari gelose, oppressive, feudali, colluse con la
mafia, al fine di tenere sotto il proprio potere le masse popolari e povere.

Nel 1877 Luigi Capuana arriva a Milano e fa leggere a Verga il romanzo di Emile Zola: L'assommoir
(L'ammazzatoio).

(In questo racconto si parla della povera Gervaise che dopo una vita di duro lavoro, tradita dai due
uomini che aveva amato e da loro impoverita, muore sola, tanto che la scoprono morta due giorni
dopo. L'ammazzatoio è il ristorante/ distilleria dove prima i due uomini di Gervaise si ubriacano
frequentemente e dove poi anche Gervaise finirà per ubriacarsi.)
Verga viene folgorato da questo romanzo e passa con convinzione al verismo.

Nel 1880 pubblica la raccolta ‘Vita dei campi’ formata 8 novelle dove contadini, pastori, minatori
mostrano loro misera vita, la loro esclusione dalla vita sociale e le loro passioni animalesche.

Il ciclo dei vinti

Tutti i naturalisti francesi avevano dato vita a un ciclo di romanzi per meglio esporre le loro teorie.
Verga immaginava un ciclo di 5 romanzi, ma ne scriverà 2. Nascerà così “il ciclo dei vinti”, storie di
persone che vengono sconfitte dalla vita, che ne spezza i sogni.

progetto del ciclo dei vinti

Mastro-don Gesualdo: da muratore diventa nobile, ma morirà abbandonato nel letto

I Malavoglia: pescatori che vogliono diventare commercianti

La duchessa di Leyra: nobile emarginata dalla nobiltà di Palermo

L’onorevole Scipioni: avvocato che vuole diventare un politico

L’uomo di lusso: un artista senza successo

Secondo Verga anche i borghesi e i nobili qualche volta vanno incontro alla sofferenza, pure loro
sono vinti dalla vita, solo che la loro cultura, la loro ricchezza, permettono di dissimulare meglio i
sentimenti e camuffare le sconfitte. Per i proletariati, invece, sono eclatanti.

Il poeta definisce il progresso come una “marea”, una “fiumana” destinata a travolgere gli indifesi.
L’unica salvezza è quella di accettare la propria condizione, restando fedeli ai valori della tradizione
della famiglia, da qui, Verga elabora “l'ideale dell'ostrica”.

Gli ultimi anni della vita di Verga furono caratterizzati da alti e bassi sia creativi che economici. Nel
1921 fu nominato senatore e nel 1922 morì a causa di un ictus.

le tecniche veriste

• Impersonalità: leggendo un romanzo non si capisce la personalità di chi l’ha scritto

• Oggettività: fatti reali

• Regressione: il narratore ci fa immergere nella realtà che sta descrivendo trasformandoci in


pescatori, contadini, ladri etc..

•Straniamento: si ha quando i nostri valori in un determinato contesto diventano disvalori

•Sfiducia: al contrario dei naturalisti, i veristi descrivono i proletari meridionali e dicono che per loro
non vi è redenzione sociale.

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