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Andreuccio da Perugia: commento e analisi

Quella di Andreuccio da Perugia è la quinta novella della seconda giornata del Decameron, dove i
dieci giovani hanno stabilito di raccontare le avventure a lieto fine. In questo caso la narratrice è
Fiammetta e il protagonista è un giovane mercante perugino, che si mette in viaggio per Napoli
deciso a guadagnare 500 fiorini d’oro. Una volta arrivato in città, viene ingannato e derubato da
Fiordaliso, una prostituta che finge di essere sua sorella. Costretto a vagare da solo nella notte,
viene adescato da due ladri, che lo convincono a unirsi a un furto nella tomba di un grande
arcivescovo. Tradito dai ladri e chiuso nel sepolcro, Andreuccio riesce a spaventare altri ladri
sopraggiunti alla tomba e fuggire con il tesoro dell’arcivescovo, un anello di rubino dal valore di
500 fiorini d’oro esatti. Lo schema narrativo della novella mette in luce un percorso di maturazione
del protagonista, che va dall’ingenuità, dimostrata quando esibisce i propri averi per le strade di
Napoli per poi giungere alla furbizia, che Andreuccio dimostra nelle vicende della tomba
dell’Arcivescovo, dalla quale riesce ad uscire vittorioso. Altro personaggio fondamentale nello
svolgimento della vicenda è sicuramente Fiordaliso, una giovane e astuta prostituta siciliana, che
incarna il cliché della donna che inganna e deruba i poveri malcapitati che seduce utilizzando la
propria bellezza. La novella ha un andamento circolare: si chiude infatti nell’arco di ventiquattro
ore, dalla mattina del lunedì all’alba del giorno successivo. Da un punto di vista linguistico
riconosciamo una pluralità di registri linguistici e modi di dire che contribuiscono al realismo della
novella, realismo fornito anche dall’estrema accuratezza con cui egli inserisce in questa novella
riferimenti geografici e storici. Il tema della novella è ancora una volta la fortuna a cui è sempre
legato il grande problema dell'intelligenza, che sarebbe per Boccaccio il saper leggere dentro le
situazioni, così come fa il protagonista. Dopo aver letto questa novella ho immediatamente pensato
di voler diventare come Andreuccio, ovvero acquisire la capacità di imparare dagli errori, senza
abbattersi. Nel corso della giornata, spesso tendo a ripetere a me stesso parole come: “non ci
riesco”, “non ne sono capace”, “per me è impossibile”, ecc. o anche “sono sfortunato”. In realtà
queste frasi andrebbero tutte sostituite con “ci proverò”, “se commetto uno sbaglio, imparerò”, “farò
tutto il possibile”, “non voglio arrendermi”. Ovviamente gli errori vanno analizzati con attenzione
per capire cosa ci ha spinti a sbagliare, ma non dobbiamo nemmeno permettere che un fallimento ci
paralizzi e soprattutto dobbiamo pensare che non è mai la fortuna che manca, bensì l’azione giusta
nel momento giusto, e Andreuccio da Perugia è un esempio lampante di della possibilità di
cambiare la propria sorte avvalendosi del proprio ingegno, del proprio ragionar e, perché no, di un
pizzico di fortuna.

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