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Commento del racconto La giacca stregata, di Dino

Buzzati
Lesperienza del testo, pagina 262
Un milanese ordina un pettinato grigio ad un sarto che gli stato consigliato da un
uomo incontrato ad un ricevimento, il quale era vestito in maniera talmente
impeccabile da indurlo a chiedergli proprio da chi si fosse servito. Cos, una volta
recatosi in via Ferrara 17, Alfonso Corticella, anziano borghese simpatico e
rassicurante, si accorda con lui sullabito e sulle misure, lasciando invece in sospeso
lammontare del conto. Il protagonista si accorge in realt che il misterioso sarto gli
ha procurato uno strano malessere, ma decide comunque di indossare, una ventina di
giorni dopo, il capolavoro da lui preparato. Labito, oltre ad essere semplicemente
perfetto, calza a pennello e ben presto rivela anche di avere unincredibile ed
entusiasmante caratteristica: ogni volta che il suo possessore infila la mano nella
tasca destra, compare una banconota da diecimila lire. Il milanese, sbalordito, inizia
subito a sfruttare quella meravigliosa fatalit, ma in breve si rende conto di aver
fatto un patto col diavolo, poich ogni somma da lui ottenuta senza fatica n merito
coincide esattamente con le ricchezze perse durante furti, rapine, incendi ed eventi
tragici di ogni genere. Inizialmente luomo, totalmente sopraffatto dal desiderio di
potere e dal fascino del denaro, si giustifica dentro di s convincendosi di non essere
il diretto responsabile di tali drammatici avvenimenti; ma in seguito il rimorso prevale,
cos distrugge il terribile indumento, anche se in questo modo non riduce in cenere
soltanto la giacca stergata, ma anche le sue preziose ricchezze, divenendo pi povero
di prima e sapendo che il sarto, scomparso misteriosamente, torner prima o poi a
riscuotere quanto gli spetta.
La giacca stregata, di Dino Buzzati, appartiene alla raccolta Il colombre e altri
cinquanta racconti, scritta intorno al 1996. La trama del racconto risulta
particolarmente semplice, ma contemporaneamente intrigante e misteriosa: la
monotona realt di una Milano degli anni Novanta viene bruscamente interrotta da un
evento magico ed inquietante, che non pu essere spiegato razionalmente, ma che allo
stesso tempo reso credibile dalla testimonianza di un narratore che coincide con il
protagonista, il quale assume una focalizzazione interna e, avendo vissuto la vicenda in
prima persona, risulta in grado di fornire al lettore ogni particolare, costringendolo
quasi ad immedesimarvisi. Anche il fatto che dal testo non si possano trarre
informazioni riguardo allaspetto fisico del personaggio, probabilmente unidea
studiata dallautore per farci pensare che ciascuno di noi si sarebbe potuto trovare in
una situazione simile e che, nella maggior parte dei casi, avrebbe agito proprio come il
milanese, il quale si lasciato sedurre dal denaro, lasciando che il desiderio di
ricchezza superasse la propria coscienza.
Lunica indicazione che possiamo ricavare dal brano il ceto sociale del protagonista, il
quale dovrebbe appartenere alla borghesia, come si pu supporre dal fatto che

partecipa a ricevimenti, pu permettersi un sarto che si presume caro, ha una


segretaria e una donna che lavora per lui nel suo stabile.
Per quanto riguarda il misterioso sarto, Alfonso Corticella, egli ricopre un ruolo
particolarmente ambiguo: si prsenta curato ed elegante per let, abilissimo mel
creare indumenti e risulta apparentemente generoso, disponibile, sempre sorridente,
anche se in realt conosce sicuramente il segreto degli abiti che vende, in quanto una
volta mandato il pettinato al suo nuovo cliente scompare nel nullaPotrebbe comunque
essere la vera e propria personificazione del demonio, che inganna luomo, lo tenta e in
effetti gli offre anche la possibilit di rimediare ai suoi errori, facendogli per pagare
un prezzo molto pi alto del dovuto.
In merito allanalisi narratologica pi in generale, da notare la prevalenza di
sequenze.
La narrazione principalmente . E inoltre rara la presenza di dialoghi; gli unici che
compaiono sono quelli condotti dal protagonista, prima con colui che gli consiglia il
sarto, poi con lo stesso Alfonso Corticella e infine con la badante. Tutti e tre sono
espressi sia mediante il discorso diretto, legato e libero, che con il disorso indiretto.
Per il resto la storia procede accompagnata, come gi accennato, dai pensieri, dalle
riflessioni e dalle domande del protagonista, che mantiene la narrazione sempre in
bilico tra la realt quotidiana ed una surrealt astratta ed intrigante, utilizzando di
tanto in tanto uno stile quasi fiabesco: Una casa come tante altre e come quella di
tanti altri sarti.
Inventando un protagonista che si lascia attrarre inconsapevolmente dai divini soldi
e che supera inizialmente ogni scrupolo creandosi lalibi morale di non essere la causa
diretta delle morti e delle violenze, lautore vuole probabilmente mettere in evidenza
come il male sia quella parte profonda di noi che non conosciamo, ma che ci influenza
emergendo appena si verificano le condizioni favorevoli.

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