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Le imitatrici di Cornelia
Scusate, non dovete credere che io sia un gioielliere o comunque un intenditore di preziosi.
Me ne intendo come tutti. Molto vagamente; difficilmente saprei riconoscere un brillante vero da
uno falso. Per debbo dirvi che, secondo me, la fama di Cornelia madre dei Gracchi un po'
usurpata. Ma andiamo! Quale madre non ha avuto occasione di dire qualche volta dei propri figli:
Questi sono i miei gioielli , senza per questo passare alla storia? Io ho sentito delle madri dire
perfino, del figlio: il mio tesoro . Non un semplice gioiello, ma tutto il tesoro, addirittura.
E nessuno s' mai sognato di tramandarne la fama alla storia.
Cornelia, invece, c' passata proprio per aver presentato i propri figli come gioielli.
Il fatto che in una Roma piena evidentemente di donne ingioiellate, lei voleva dire: Questi sono i
miei veri gioielli, altro che le vostre pietre e pietruzze colorate .
In fondo, avrebbe potuto anche voler dire: Questi sono i miei unici gioielli. Non ne ho altri . E in
questo caso l'avrebbe detto a titolo di recriminazione. Come per dire: Guardate un po' a che sono
ridotta. Questi sono i miei gioielli. Che ve ne pare? .
C'era dunque dell'ironia, nelle parole? Contro tutte le apparenze, direi di no. E questo importante
perch a pronunziarle, cio a dichiarare di non avere altri gioielli che i due marmocchi, era
nientemeno la figlia di Scipione l'Africano, la quale, di gioielli avrebbe potuto averne
probabilmente fin che ne avesse voluti. Dunque, nessuna recriminazione, ma, al contrario, orgoglio
e soddisfazione.
Comunque, evidente che la frase, per esser rimasta nella storia, dovette far chiasso a quei tempi.
Essa non soltanto consacr alla posterit Cornelia, ma le procur anche una grande notoriet in vita.
Magari ci sar stata anche qualche maligna che avr sorriso di compatimento all'idea che l'illustre
dama non aveva altri gioielli che i suoi ragazzi. Ma insomma Cornelia, per la sua discendenza, per
la sua posizione nella societ, era una dama alla moda. Quindi la frase fece scalpore e fu come
un'indicazione per l'appunto sulla moda, limitatamente ai gioielli.
Figurarsi le amiche. Crepavano dall'invidia. Non volevano esser da meno. Si misero tutte a
scimmiottare Cornelia.
Naturalmente, fra costoro non c'era nessuna che potesse vantare i sentimenti di Cornelia, e figli
come i Gracchi. I quali, tra l'altro - non state a dirlo a nessuno erano anche gemelli. Quindi
avrebbero potuto essere anche i gioielli del marito. Comunque, le amiche, gemelli o no, non
facevano che presentare i loro bambini come gioielli.
Gioielli per modo di dire, certe volte. Ci fu perfino una signora che ne port un paio al Monte di
Piet e pretendeva di lasciarli in pegno. Sono i gioielli d'una mia amica diceva.
A un'altra i ladri tentarono di rubare i gioielli ma, avendo rinviato il colpo per qualche anno, si
trovarono in presenza d'un paio di nerboruti giovinotti. Fu la volta che i giornali pubblicarono la
notizia: Audaci ladri tentano di rubare dei gioielli, che li prendono a calci nel sedere .
Un giorno si lesse un manifesto per le strade: Competente mancia a chi riporter i miei gioielli in
via tale al numero tale, andando a prenderli all'uscita della scuola . Si trattava d'una signora che
cercava un'accompagnatrice per i propri bambini.
Un'altra perse un orecchino, mise un annunzio sui giornali, nel quale si parlava genericamente di un
gioiello e le riportarono un marmocchio, che d'altronde non s'era smarrito affatto, e pretendevano
anche la mancia.
Le signore, quando si vestivano per andare a teatro, domandavano alla cameriera: Dove sono i
miei gioielli? . La cameriera doveva cercare quei benedetti frugolini, che si nascondevano sotto i
letti, detestando il teatro. Non vi dico poi i concerti. I ragazzi certe volte dicevano: Che noia,
stasera ci tocca andare a un ricevimento .
Ma chi vi obbliga? La mamma. Non vuole andare mai ai ricevimenti, senza gioielli.
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Un giorno un ragazzo disse una bugia. La mamma si mise a piangere. Perch? domandava il
bimbo. Perch ho un gioiello falso .
La moda di questi gioielli, diciamo cos, di famiglia, dilag e le signore pi pretenziose scesero a
particolari tipi di monili.
Una signora, per esempio, obbligava i figli a menare una vita di solitudine austera, in eremi di
montagna, a rifuggire i contatti con la societ, per poterli presentare come i suoi "solitari". E
siccome portava i "solitari" a tutte le feste, a tutti i ricevimenti, i suoi "solitari" non erano solitari
affatto. Un'altra assunse al proprio servizio diverse cameriere, che si chiamavano tutte Gemma, per
poter dire che aveva molte "Gemme" a casa.
Una terza, figuratevi, and a un ballo portandosi dietro il suo vecchio servitore, dicendo a tutti:
una perla .
Poi, come accade, a poco a poco pass la scalmana per i gioielli veri e propri e le signore passarono
ad altro. Una, avendo bisogno di occhiali, mand il figliuolo a misurarsi la vista dall'oculista,
dicendo: la pupilla dei miei occhi .
Ma le vecchie rimasero sempre attaccate alla moda dei gioielli "di famiglia".
Una si presentava nei ricevimenti col singhiozzo: il mio vezzo .
Un'altra arrivava alle feste accompagnata dal marito e da un vecchio amico di famiglia. E spiegava,
con orgoglio: Sono i miei pendenti .
Casanova
Casanova un personaggio che, stando alle sue stesse affermazioni, avrebbe sedotto qualcosa come
due o tremila pollastrelle d'ogni et, condizione e paese (beato lui), un personaggio che fu definito
la prostituzione fatta uomo , e del quale un accademico di Francia ebbe a scrivere:
La sua vita fu un incesto senza fine, un adulterio da Parigi a Roma, una fornicazione di tutti i
giorni e di tutte le ore .
Anche a voler fare qualche riserva circa quell'adulterio da Parigi a Roma, che pare un po' esagerato
(pi di mille chilometri; e che diamine!), pure non si pu non restare scossi da simili referenze. Che
il detto accademico di Francia cos complet: Figlio d'una donna di facili costumi e d'un padre
analogo, a quindici anni aveva gi superato in corruzione i genitori; un uomo al cui confronto don
Giovanni un collegiale. Un essere abbietto il cui libertinaggio si esercit perfino in conventi e
cattedrali, e financo su madri badesse, e che pieg alle proprie voglie padrone e cameriere, ricche e
povere, giovani e vecchie .
Anche qui, lascia un po' perplesso l'espressione: in conventi e cattedrali . Capisco i conventi, ma
le cattedrali? Non si contentava d'una deserta chiesetta di campagna, o d'una modesta parrocchia.
Andava in cerca di cattedrali. Di grandi chiese monumentali, con ampie navate, colonne, cupole
grandiose, pulpiti marmorei, sculture. Che non sembrano il luogo pi adatto per pratiche libertine. A
meno che quell'uomo cinico non abbia voluto servirsi di qualche confessionale, o di qualche pulpito
in cui acquattarsi. Magari sar stata una forma di sadismo. Ma pulpiti e confessionali si trovano
anche in chiese di pi umili proporzioni.
Lui no. Aveva bisogno del tempio solenne. Senza dire che la cattedrale, che io sappia, la chiesa
principale della diocesi e ce n' al massimo una nell'intero territorio diocesano.
Come faceva, Casanova? Andava a caccia d'avventure nelle cattedrali, sotto gli occhi del vescovo e
dell'intero capitolo, magari durante le funzioni solenni? O gli capitava un incontro chi sa dove,
lontano dalla citt sede della cattedrale, e lui per prima cosa diceva alla vittima:
Niente alberghi o locande, o camere a ore, o case private. Partiamo per il capoluogo, dove c'
un'interessante cattedrale gotica, che pu fare al caso nostro .
Forse era un trucco, per attirare la vittima col miraggio del turismo o del matrimonio. Ma c'era
bisogno d'una cattedrale addirittura?
Quanto poi alle vecchie, io francamente non gliele perdono, anche se posso chiudere un occhio sulle
madri badesse (con beneficio d'inventario). Ma pu chiudere un occhio un libro che entrer in tutte
le famiglie e, spero, perfino nei conventi di suore? Direte che si pu procedere a una cernita, con
esclusioni; escludere dalla rievocazione della vita di Casanova gli episodi scabrosi. Si sa, per
esempio, che il famoso avventuriero fu anche seminarista e abate. Si potrebbe presentarlo soltanto
in questa veste. Con un po' di buona volont, potrebbe venirne fuori l'immagine d'un Casanova tutto
casa e chiesa, un Casanova poco noto, topo di sacrestia, baciapile, bacchettone, timorato del cielo,
timido con le donne.
Ahi! Stando alle sue memorie, anche da seminarista il bravo Giacomo trov modo di farsi
imprigionare per uno scandalo. E, come abate, ha all'attivo gli episodi di quelle madri badesse.
Col sistema dell'esclusione di tutto quello che un po' licenzioso, data l'estrema licenziosit, che
c' in ogni riga delle sue memorie (J. Janin, Casanova), e data la sua precocit, non resterebbe che
limitare il campo ai primissimi anni della sua vita. Ammesso pure che non s'incontri qualche scoglio
con la sua balia. E allora?
Forse un rimedio ci sarebbe. Si sa che, per ricostruire la vita di questo personaggio, si brancola in
una selva composta, oltre che dei ventidue volumi delle sue memorie, anche d'una quantit di
documenti dai quali risulta che molte delle storie da lui raccontate sono inventate di sana pianta. Gli
storici incontrano le maggiori difficolt per sceverare il vero dal falso; debbono passare giorni e
settimane e mesi per trovare fatti accertati al cento per cento. Si sa anche che Casanova fu un
millantatore. Allora, si potrebbero escludere dalla sua biografia tutti fatti non storicamente accertati.
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Peggio che andar di notte. Allora non resterebbe niente, o quasi. Pare, per esempio, che nelle sue
memorie il fantasioso Giacomo faccia vivere la sorella quarant'anni dopo che era morta. Pare che
perfino la famosa fuga dai Piombi sia una balla. Pare che in quello che racconta, l'unica verit sia
che tutto falso, a cominciare dal nome e cognome. Secondo alcuni storici, Casanova era uno che
non si chiamava neppure Casanova, ma si chiamava in altro modo. Secondo altri storici, invece,
Casanova non era Casanova, ma era un altro che pure si chiamava Casanova.
C' anche qualche storico il quale sostiene che Casanova sarebbe stato perfino impotente. Non
difficile crederlo.
Spesso, sotto il pornografo si nasconde quello che non ce la fa: uno che racconta tutto quello che
vorrebbe fare ma che non riesce a fare. Allora, si potrebbe presentare Casanova sotto una luce
nuova e forse pi vera di quella tradizionale: sotto l'aspetto non pi del libertino e del seduttore di
professione, ma dello studioso e del lavoratore. Un Casanova misogino e tutto dedito alle severe
discipline dello spirito. Fu anche bibliotecario, sia pure senza biblioteca, d'un principe tedesco
analfabeta. Uno sgobbone, insomma. Che tale in realt egli fu.
In ogni caso, sarebbe stato uno sgobbone: tremila donne sedotte, d'ogni et, anche le vecchie; e
anche madri badesse. Una bella sfacchinata. Ma, a parte questo, sapete dirmi come avrebbe potuto
permettersi il lusso d'essere un libertino, giocatore, baro, spadaccino, duellatore, sfruttatore
di donne, corruttore di minorenni, ciarlatano, magnetizzatore, collezionista di cimeli femminili
intimi, agente segreto della repubblica veneta, spione, conservatore di trofei come il dente di latte
d'una quindicenne disonorata ed espugnatore di chiostri, uno che ha scritto quanto ha scritto lui?
Ventidue grossi volumi di memorie, signori, non si scherza. E, in pi, varie opere di storia e di
fantasia, in francese e in italiano. Non basta. Saggi d'economia politica, un Rcit de sa captivit, una
Confutazione dell'opera di Amelot de la Houssaye sulla costituzione della Repubblica Veneta. E
perfino, udite!, una traduzione in versi dell'Iliade d'Omero.
Passi per il resto, ma uno che traduce l'Iliade in versi non ha tempo di disonorare due o tremila fra
giovinette, anziane, vecchie e madri badesse! un lavoro faticoso, quello dell'Iliade, che presume
lo studio del greco. Povero Casanova, altro che donne! Era un grafomane, che stava sempre a
tavolino. Forse, per dissipare qualche voce maligna che circolava fra quelli che lo vedevano sempre
a scrivere, scrisse quelle sue memorie. Forse si pu adattare a lui la battuta di quel cacciatore che si
vantava d'aver ucciso centinaia di uccelli con un sol colpo di fucile.
Ma scusi, gli domandava l'ascoltatore, incredulo, lei un cacciatore?
E lui: No. Sono un fregnacciaro .