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ESERCIZI PER L’ARTICOLAZIONE VELOCE

BLA-BRA-CLA-CRA-GRA-SBRA-SCRA-SDA-SDRA-SFA-
SFRA-SGRA-SLA-SRA-SNA-SPA-SPLA-SPRA-STA-STRA-
SVA-TRA-GNA-GLI-GLO-GLU

Farò incetta di chiavacci, lucchettini, catenacci, serrature,


chiavistelli, toppe, chiodi, spranghe, arpioni, non son poi di quei
babbioni che si fanno infinocchiare.

Chiama gli abitator dell’ombre eterne


Il rauco suon della tartarea tromba
Treman le spaziose atre caverne
L’aer cieco a quel romor rimbomba
SCIOGLILINGUA
Sopra la panca la capra campa
Sotto la panca la capra crepa
Trentatre trentini entrarono a Trento
Tutti e trentatre trotterellando
Tre tigri contro tre tigri
tre pigri contro tre pigri

Se l’Arcivescovo di Costantinopoli
Si disarcivescovocostantinopolizzasse
Vi disarcivescovocostantinopolizzereste voi
come si è disarcivescovocostantinopolizzato
l’Arcivescovo di Costantinopoli?

ESERCIZIO SULLA “C”

Lucia va dal macellaio.


Luciano Cecioni
in via Cacialli, 13, angolo via della Pace, 18.
Voglio 300 grammi di noce e 500 braciole da fare alla brace
dice Lucia con voce veloce.
Per 12, 13, 14, 15 persone, sono sufficienti 16 braciole,
dice Luciano.
Ieri le feci cucinare a Cecilia la vicina, che ha fatto un macello
le ha sbruciacchiate in modo atroce,
dice Lucia,
invece io le cucino speciali.
Ecco 200, 300, 400, 500 lire per Lucio il garzone
che è preciso pacioso e precoce.

ESERCIZIO SULLA “S”

Anselmo il falso andò in Alsazia


Si era persuaso a falsificare il balsamo dell’incenso
così scarso in Pennsylvania.
Colà, gelsi e gelsomini sparsi nella salsedine
snervavano in un fantasmagorico schierarsi pulsando e
snaturando
l’insulso e sregolato snodarsi dei pensieri
sino a renderli insicuri.
Di conseguenza, alzarsi nell’immenso della salsa spiaggia
e pulsare con il pensiero con insolito insulso nonsenso

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sragiona sgretola srotola
il buonsenso e insieme fa scarso il discorso.

SCIOGLILINGUA

Una rana nera e rara sulla rena errò una sera.


In un coppo poco cupo poco pepe pesto cape.
Treno troppo stretto e troppo stracco stracca troppi storpi e
storpia troppo.
Sopra la panca la capra campa sotto la panca la capra crepa.
In una conca nuotano a rilento tre trote, cinque triglie e tinche
cento.
Guglielmo coglie ghiaia dagli scogli, scagliandola fa in mar
mille gorgogli.
Oggi seren non è, doman seren sarà, se non sarà seren si
rasserenerà.
Pipa pesa e pesta il pepe al papa, il papa pesa e pesta il pepe a
Pisa.
Trentatré trentini andarono a Trento tutti e trentatré
trotterellando.
Eccoti un fico secco e risecco, seccato al forno dal vecchio
Cecco.
Tre asini vennero dalla Sardegna carichi di fischi, fiaschi e legna
La ruota rotonda ruotava rovente, restando rasente la rete.
I signori generali regolino i loro orologi.
Sette acciughette se ne stavano strette strette nelle scatolette,
poverette.
Volevo vedere dove viveva Viviana.
Sedendo carponi, cogliendo foglioni, foglioni cogliendo, carponi
sedendo.
Apelle figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo e tutti i
pesci venivano a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta
da Apelle figlio di Apollo.
Tre tozzi di pansecco in tre strette tasche stanno.

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LETTURA DI UN TESTO DISEGNANDO BENE
CON LE LABBRA OGNI LETTERA

La nebbia a gl'irti colli


piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;

Ma pér lé vie del borgo


Dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
L'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi


Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar

Tra le rossastre nubi


Stormi d'uccelli neri,
Cóm'esuli pensieri,
Nél vespero migrar.

DAL GRAVE ALL’ACUTO E VICEVERSA

Nél mèzzo dél cammin di nòstra vita


mi ritrovai pér una sélva oscura
ché la diritta via èra smarrita.

Ahi quanto a dir qual èra è còsa dura


ésta sélva selvaggia e aspra e fòrte
ché nél pensièr rinòva la paura!

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Tant'è amara ché pòco è più mòrte;
ma pér trattar dél bèn ch'i' vi trovai,
dirò dé l'altre còse ch'i' v'hò scòrte.

Io nón sò bèn ridir cóm'i' v'intrai,


tant‘èra pièn di sónno a quél punto
ché la verace via abbandonai.

DOMANDA RETORICA

Che cos’è? È una domanda che già contiene in sé la risposta.


Consiste nel fare una domanda che non rappresenta una vera
richiesta di informazione, ma implica invece una risposta
predeterminata. Ovviamente deve essere fatta con una certa
espressione. Se ti chiedo “Ma chi te l’ha fatto fare?” non voglio
conoscere il nome della persona che ti ha convinto a fare quella
cosa, voglio solo dirti che hai fatto male a farla. Quindi non è
una vera domanda.
Prova con tutta l’espressione che riesci a metterci dentro:

Ma chi té l’ha fatto fare?

Vorrésti farmi crédere ché hai già finito i cómpiti?

Nón c’entrerà mica Luigi in quésta stòria?

Adèsso mi vièni a dire ché hai litigato cón Marcèlla?

Crédi ché sarèi così matto da buttarmi?

A ché gli servirà prèndersela tanto?

Ti pare ché potrèi dargli ragióne?

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E allóra ti sbrighi?

E ORA CHIAMA: “MASSIMILIANO!”

Dovrai chiamarlo modificando la tua pronuncia


del solo nome del tuo amico mettendo dentro
l’espressione di gioia, di tristezza, di rabbia, a
seconda di cosa vorresti dirgli:

1. invitandolo a giocare con te;


2. ordinandogli di ricostruire il castello di
Lego che ti ha distrutto;
3. per mostrargli il povero canarino che hai trovato
morto nella gabbia;
4. per mostrargli lo straordinario regalo che ti ha appena
portato il nonno dall’Australia.

PRONUNCIA OGNUNA DELLE SEGUENTI FRASI

Ti ricòrdi l’ultima vòlta?


Dimmi dov’èri, ièri séra dópo céna

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Lé vocali fòniche sóno sètte
IN MODO:

allegro, triste, arrabbiato, annoiato, spaventato, soddisfatto,


irritato, sconsolato, meravigliato, affettuoso, feroce, solenne,
tenero, ingrugnato.

METTI L’ACCENTO ENFATICO SULLE PAROLE


SOTTOLINEATE

Hò pèrso l’orològio (senso: L’ho perso, non l’ho trovato);


Ho perso l’orologio (senso: Non ho perso il braccialetto);

La ròsa è sbocciata (senso: La rosa, non il garofano)


La rosa è sbocciata (senso: non è appassita)

Dov’è Stefano?
Dov’è Stefano?

Doménica vèngo.
Domenica vengo.

La gattina ha disfatto il gomitolo rósso!


La gattina ha disfatto il gomitolo rosso!
La gattina ha disfatto il gomitolo rosso!
La gattina ha disfatto il gomitolo rosso!

Lunedì Giovanni ha portato dal ciclista la biciclétta dél nònno.


Lunedì Giovanni ha portato dal ciclista la bicicletta del nonno.
Lunedì Giovanni ha portato dal ciclista la bicicletta del nonno.
Lunedì Giovanni ha portato dal ciclista la bicicletta del nonno.
Lunedì Giovanni ha portato dal ciclista la bicicletta del nonno.
Lunedì Giovanni ha portato dal ciclista la bicicletta del nonno

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LEGGI A VOCE ALTA IL TESTO SEGUENTE COME
SE FOSSI

1) UN AVVOCATO IN TRIBUNALE;
2) UN PROFETA DELL’ANNO MILLE;
3) UNA SPIA CHE TRASMETTE MESSAGGI
SEGRETI;
4) UN DISC-JOCKEY

Raviòli

Staccate dalla vérza dièci fòglie, lé più gròsse,


lavatele e asciugatele.
A parte, preparate alcune fétte di pancétta. nón
dimenticate il vino bianco.
Affettate il cuòre délla vérza il più fineménte
possibile, dópo avér tòlto il tórsolo e lé còste
dure. Sistemate lé fétte di pancétta in una
padèlla e fatele rosolare a fuòco medio.
Versate il vino bianco, aggiungéte lé vérze,
salatele e rigiratele nél condiménto.
Fatele appassire a fuòco mèdio, sènza ché si
asciughino tròppo.

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Sistemate una porzióne di raviòli sópra una
gròssa fòglia, cospargéte di parmigiano,
avvolgéte il tutto in un’altra fòglia.
Legate ógni pacchétto cón un giro di còrda,
sènza stringere. E óra, buòn appetito!

LEGGI A VOCE ALTA IL SEGUENTE


BOLLETTINO COME SE FOSSE UNA
STORIA TRAGICA, COMICA,
TERRIFICANTE, MALINCONICA.

Sul Mediterraneo centrale è ancora presente un’area di bassa


pressione. Una perturbazione di rilevante intensità interesserà le
regioni meridionali italiane.
Al sud e sulle isole maggiori avremo nuvolosità irregolare con
piogge sparse ed occasionali temporali. Nel corso della giornata
accentuazione dei fenomeni. Sulle altre regioni addensamenti
cumuliformi associati a qualche temporale nelle zone a ridosso
dei rilievi.
La temperatura è in lieve diminuzione.
I venti da deboli a moderati settentrionali. I mari saranno
generalmente mossi. Molto mosso il Mare di Sardegna.

Parola-cuore

È la parola chiave della frase, quella più importante, quella


che contiene un sentimento che tu dovrai far emergere dalla
tua voce nel momento in cui la pronuncerai.

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Puoi farlo in diversi modi:

• aumentando improvvisamente il volume della voce;


• rendendo il tono più acuto;
• rallentando vistosamente il ritmo;
• anteponendo una pausa inaspettata;
• sillabando.

Queste tre frasi sono identiche ma la parola cuore è ogni volta


diversa perché si vuole enfatizzare ogni volta un aspetto in
particolare.

“Se solo svolgeste i compiti che vi sono stati assegnati, forse


a quest’ora non stareste a rinfacciarvi l’un l’altro cose di cui
tutti siete responsabili.”

“Se solo svolgeste i compiti che vi sono stati assegnati, forse


a quest’ora non stareste a rinfacciarvi l’un l’altro cose di cui
tutti siete responsabili.”

“Se solo svolgeste i compiti che vi sono stati assegnati, forse


a quest’ora non stareste a rinfacciarvi l’un l’altro cose di cui
tutti siete responsabili.”

Nella poesia Itaca prova a mettere il sentimento sulle parole


in grassetto: puoi sillabare o alzare il volume o sussurrare,
mettere una piccola pausa prima della parola. Per cominciare
prova alzando semplicemente il volume per sottolineare il
concetto che vuoi trasferire all’ascoltatore.

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Itaca

Struggente poesia sul senso della vita concepita come viaggio


verso una meta che si raggiungerà dopo lunghe
peregrinazioni. Il riferimento mitologico è al celeberrimo
viaggio di Ulisse nell'Odissea. Il poeta afferma in questa
lirica che non bisogna avere fretta di giungere a destinazione,
alla propria "Itaca", ma bisogna approfittare del viaggio (e
quindi della vita) per esplorare il mondo, crescere
intellettualmente e ampliare il proprio patrimonio di
conoscenze. In ultima analisi, il senso di Itaca è proprio
quello di fungere da stimolo per il viaggio, più che da meta
da raggiungere e fine a se stessa. "Itaca" è un viaggio nel
quale non è importante se la meta è poi deludente. È giusto
apprendere il più possibile durante il viaggio, vivere
esperienze, tenendo sempre presente il sentimento forte e
deciso che porterà a destinazione. E se poi Itaca sarà peggio
di quanto ci si aspettava, valeva la pena

ITACA

Quando ti metterai in viaggio per Itaca


Devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d’incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.

In Ciclopi e Lestrigoni, no certo


né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.

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Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente, e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta, più profumi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca –


raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo


Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Konstantinos Kavafis (1863-1933, grande poeta e giornalista


greco.

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INTERPRETA I PERSONAGGI CON UN AMICO

A sbagliare le storie (G. Rodari)

- C'era una volta una bambina che si chiamava Cappuccetto


Giallo.
- No, Rosso!
- Ah, sì, Cappuccetto Rosso. La sua mamma la chiamò e le
disse: Senti, Cappuccetto Verde...
- Ma no, Rosso!
- Ah, sì , Rosso. Vai dalla Zia Diomira a portarle questa buccia
di patata.
- No: vai dalla nonna a portarle questa focaccia.
- Va bene. La bambina andò nel bosco e incontrò una giraffa.
- Che confusione! Incontrò un lupo, non una giraffa.
- E il lupo le domandò: Quanto fa sei per otto?
- Niente affatto. Il lupo le chiese: Dove vai?
- Hai ragione. E Cappuccetto Nero rispose...
- Era Cappuccetto Rosso, Rosso, Rosso!
- Sì, e rispose: Vado al mercato a comperare la salsa di
pomodoro.
- Neanche per sogno: Vado dalla nonna che è malata, ma non so
più la strada.
- Giusto. E il cavallo disse...
- Quale cavallo? Era un lupo.
- Sicuro. E disse così: Prendi il tram numero settantacinque,
scendi in Piazza del Duomo, gira a destra, troverai tre scalini e
un soldo per terra, lascia stare i tre scalini, raccatta il soldo e
comprati una gomma da masticare.
- Nonno, tu non sai proprio raccontare le storie, le sbagli tutte.
Però la gomma da masticare me la comperi lo stesso.
- Va bene: eccoti il soldo.
E il nonno tornò a leggere il suo giornale.

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Il professor Grammaticus

Il professor Grammaticus, viaggiando in treno, ascoltava la


conversazione dei suoi compagni di scompartimento. Erano
operai meridionali, emigrati all'estero in cerca di lavoro: erano
tornati in Italia per le elezioni, poi avevano ripreso la strada del
loro esilio.
Io ho andato in Germania nel 1958 - diceva uno di loro. Io ho
andato prima in Belgio, nelle miniere di carbone. Ma era una
vita troppo dura.
Per un poco il professor Grammaticus li stette ad ascoltare in
silenzio. A guardarlo bene, però, pareva una pentola in
ebollizione. Finalmente il coperchio saltò, e il professor
Grammaticus esclamò, guardando severamente i suoi compagni:
Ho andato! Ho andato! Ecco di nuovo il benedetto vizio di tanti
italiani del Sud di usare il verbo avere al posto del verbo essere.
Non vi hanno insegnato a scuola che si dice: "sono andato"?
Gli emigranti tacquero, pieni di rispetto per quel signore tanto
perbene, con i capelli bianchi che gli uscivano di sotto il
cappello nero.
Il verbo andare, – continuò il professor Grammaticus, è un
verbo intransitivo, e come tale vuole l'ausiliare essere. Gli
emigranti sospirarono.
Poi uno di loro tossì per farsi coraggio e disse: - Sarà come dice
lei, signore. Lei deve aver studiato molto. Io ho fatto la seconda
elementare, ma già allora dovevo guardare più alle pecore che ai
libri. Il verbo andare sarà anche quella cosa che dice lei.- Un
verbo intransitivo.- Ecco, sarà un verbo intransitivo, una cosa
importantissima, non discuto. Ma a me sembra un verbo triste,
molto triste. Andare a cercar lavoro in casa d'altri... Lasciare la
famiglia, i bambini.
Il professor Grammaticus cominciò a balbettare, i bambini. -
Certo... Veramente... Insomma, però... Comunque si dice, sono
andato, non ho andato. Ci vuole il verbo essere: io sono, tu sei,
egli è...- Eh,- disse l'emigrante, sorridendo con gentilezza, - io

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sono, noi siamo!... Lo sa dove siamo noi, con tutto il verbo
essere e con tutto il cuore? Siamo sempre al paese, anche se
abbiamo andato in Germania e in Francia. Siamo sempre là, e là
che vorremmo restare, e avere belle fabbriche per lavorare, e
belle case per abitare. E guardava il professor Grammaticus con
i suoi occhi buoni e puliti. E il professor Grammaticus aveva
una gran voglia di darsi dei pugni in testa. E intanto borbottava
tra sé: - Stupido! Stupido che non sono altro. Vado a cercare gli
errori nei verbi... Ma gli errori più grossi sono nelle cose!

IL LUPO PARLA VELOCEMENTE, L’AGNELLO


LENTAMENTE, POI IL CONTRARIO. VELOCITÀ
MEDIA PER IL NARRATORE
Sospinti dalla sete,
erano scesi a bere, lupo e agnello,
allo stesso ruscello.
Più a monte stava il lupo
più a valle assai l’agnello.
Ed ecco, il lupo ingórdo, l’assassino,
cérca un pretesto per attaccar lite:
«Tu m’intórbidi l’acqua mentre bevo!»
Timido, quel batuffolo di lana:
«Ma no, scusami, lupo, non può essere:
L’acqua scorre da te verso me».
Poiché il discorso era giusto, il lupo:
«Sei mesi fa tu m’insultasti!» seguita.
«Ma come, se non ero ancora nato!»
«Allora fu tuo padre!» E detto fatto,
salta addosso all’agnello e te lo sbrana.
La favola è per quelli
che con pretesti gl’innocenti opprimono

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IMPARA A IMITARE UNA VOCE ASCOLTATA

Provate in due, alternativamente: un lettore legge un verso e


l’imitatore lo ripete con lo stesso stile, intonazione, pause e tutto
il resto.

C'era una volta una gatta


che aveva una macchia nera sul muso
e una vecchia soffitta vicino al mare
con una finestra a un passo dal cielo blu.

Se la chitarra suonavo
la gatta faceva le fusa ed una
stellina scendeva vicina, vicina
poi mi sorrideva e se ne tornava su.

Ora non abito più là,


tutto è cambiato, non abito più là,
Ho una casa bellissima,
bellissima come vuoi tu.

Ma, io ripenso a una gatta


che aveva una macchia nera sul muso
a una vecchia soffitta vicino al mare
con una stellina, che ora non vedo più.
......
Ma, io ripenso a una gatta
che aveva una macchia nera sul muso
a una vecchia soffitta vicino al mare
con una stellina, che ora non vedo più...

Ora fate la stessa cosa cantandola.

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IMPRONTA VOCALE

Ognuno di noi ha un’impronta digitale particolare: l’impronta


vocale.

Non ci sono due Timbri di voce uguali

Ci sono voci più chiare, più scure, chi limpida, chi rauca, chi
secca, chi nasale ecc.

La voce del gatto Silvestro (nasale e scura) ha un’impronta o


timbro molto diverso da quella di Titti (dolce e delicata)

Proviamo ad imitarli:

Titti: - Mi è semblato di sentile una collente sul mio colpicino,


si potlebbelo congelale le piume della mia piccola coda! Oh
Oh! Mi è semblato di vedele un gatto! L’ho visto! Ho visto
davvelo un gatto! Un gatto molto calino, è venuto a giocale con
me!

Silvestro: - E hai visto bene! Oh, avanti! Stai fermo! Come


pensi che possa acchiapparti se salti come una pulce su un sasso
bollente!

Titti: - Dovlei stale felmo? D’accordo gatto, stalò felmo!

Silvestro ne fa un sol boccone…

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PAUSE

Cara Susanna Esposito // salta la corda

Cara // Susanna Esposito salta la corda

Cara Susanna // Esposito salta la corda

- E’ più facile che un cammello // passi per la cruna di un ago


// piuttosto che un ricco entri // nel regno dei cieli.
- E’ più facile che // un cammello passi per la cruna di un ago
// piuttosto che un ricco // entri nel regno dei cieli.
- E’ // più facile // che un cammello passi per la cruna di un
ago // piuttosto che un ricco entri // nel regno dei cieli.
- E’ più facile che un cammello passi // per la cruna di un ago
piuttosto che un ricco // entri // nel regno dei cieli.

METAMORFOSI DI KAFKA

(pause a piacere da seguire dopo averle segnate a matita nel


testo seguente)

Quando Gregor Samsa si svegliò un mattino da sogni inquieti, si


ritrovò trasformato, nel proprio letto, in un immenso insetto.

Giaceva sulla schiena corazzata e dura, e, se alzava un tantino la


testa, si vedeva la pancia marrone, convessa, divisa da ricurve
nervature. La coperta del letto, pronta a scivolare giù, era
trattenuta appena in cima.

Le sue molte zampe, pietosamente sottili in rapporto alla sua


solita mole, gli tremolavano inermi davanti agli occhi.

“Che cosa mi è successo?” pensò. Non era un sogno.

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CANZONI // PAUSE E RIME

BUONA NOTTE FIORELLINO

Francesco De Gregori
(Fate una lettura espressiva e poi cantatela)

Buonanotte, buonanotte amore mio, buonanotte tra il telefono e


il cielo
ti ringrazio per avermi stupito, per avermi giurato che è vero
il granturco dei campi è maturo, ed ho tanto bisogno di te
la coperta è gelata e l'estate è finita
buonanotte, questa notte è per te.
Buonanotte buonanotte fiorellino, buonanotte tra le stelle e la
stanza
per sognarti devo averti vicino, e vicino non è ancora
abbastanza
ora un raggio di sole si è fermato, proprio sopra il mio biglietto
scaduto
tra i tuoi fiocchi di neve e le tue foglie di tè
buonanotte, questa notte è per te.
Buonanotte buonanotte, mogliettina, buonanotte tra il mare e la
pioggia
la tristezza passerà domattina, e l'anello resterà sulla spiaggia
gli uccellini nel vento non si fanno mai male, hanno ali più
grandi di me
e dall'alba al tramonto sono soli nel sole
buonanotte, questa notte è per te.

SOSPENSIONI

Prendiamo la prima frase; se devo dire “non esco mai senza


ombrello” chiuderò in basso la mia ultima parola “ombrello” Se
invece dopo “ombrello” la frase non è finita e bisogna dire

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“quando il cielo è nuvoloso”, la parola ombrello resterà come
sospesa a mezz’aria per poi chiudere in basso con la parola
finale della frase e cioè “nuvoloso”

Ogni coppia contiene una sospensione: ma solo la seconda frase:

a. Non esco mai senza ombrello.


Non esco mai senza ombrello, quando il cielo è
nuvoloso.
b. Giovanni perde facilmente la calma.
Giovanni perde facilmente la calma, se lo prendono in
giro.
c. Ti regalo una casa.
Ti regalo una casa, se vinco al totocalcio.
d. Non ti porterò al Luna Park.
Non ti porterò la Luna Park, finché non avrai finito i tuoi
compiti.
e. Mi piacciono i serpenti.
Mi piacciono i serpenti, purché mi stiano alla larga.

RIDERE

Ridendo mettiamo in modo il diaframma; provate a svuotare


l’aria dei polmoni e poi cominciate a ridere. Vedrete come balla
questo organo misterioso.

Ci sono mille modi di ridere

Prova le seguenti alternative:

A bocca aperta: Ah! ah! Ah! Questa sì che è buona!Ah! ah!


Ah!

A bocca chiusa: Mh! mh! mh! Questa sì che è buona! Mh!


mh! mh!
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Su diverse vocali: Uh! uh! Uh! Chi te l’ha raccontata? Uh!
uh! Uh!

Su diverse vocali: Ih! ih! ih! Chi te l’ha raccontata? Ih! ih!
ih!

Con diversa intensità: (forte) Ah! ah! Mi farai morire!

Con diversa intensità: (sottovoce) Ah! ah! Mi farai morire!

Con diverso timbro: (aspro, gutturale) Ci è cascato un’altra


volta!

Con diverso timbro: (nasale) Ci è cascato un’altra volta!

VELOCITA’ E ARTICOLAZIONE

La lettura completa richiede un massimo di 3 minuti,


ovviamente avendo l’accortezza di dire ogni parola fino
all’ultima lettera. Leggete piano, concentrate vie seguite il
ragionamento di Achille Campanile; vedrete che ci riuscirete.
Provate poi a registrarvi con il telefonino e risentitevi per
identificare i vostri errori e correggerli.

Achille Campanile, Le seppie coi piselli

Le seppie coi piselli sono uno dei più strani e misteriosi


accoppiamenti della cucina. Le seppie, da vive, ignorano in
modo assoluto l’esistenza dei piselli. Abitano le profondità
marine, nuotano lente e quasi trasparenti in una limpida luce
d’acquario, fra strane masse sospese, tra ombrelli fosforescenti
che pigramente s’aprono da soli sul vuoto e da soli camminano
come fantasmi; tra lanternini che occhieggiano e si spengono,
tra lievi alghe lucenti che ondeggiano appena, mentre nessun
alito di vento le carezza, fra forme enigmatiche e lunghe, nere,
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bisce immobili. Laggiù non arriva notizia del mondo esterno,
dell’aria, delle nuvole. Le seppie non hanno e non possono avere
alcuna idea di quelle leguminose. Bisogna dire di più: non hanno
alcuna idea delle leguminose in genere e degli ortaggi. Ma che
dico: ortaggi? Esse ignorano addirittura gli orti, la terra, le
foglie, l’erba, gli alberi e tutto il mondo fasciato d’aria. Non
sanno che in qualche parte lontana esistono i prati su cui si
rincorrono fanciulle con grandi cappelli di paglia e lunghe vesti
leggere tra piccole margherite; ignorano i canneti. Non vengono
a contatto coi piselli che dentro il tegame sul fuoco, quando
sono già spellate, tagliate a pezzi e quasi cotte, che non è certo la
condizione ideale per apprezzare la vicinanza di chicchessia, si
tratti pure di personaggi rispettabili come i piselli. Dal canto loro
questi — ammesso che abbiano delle idee non possono avere
nella migliore ipotesi che un’idea molto vaga del mare. Più che
altro per sentito dire. Sono chiusi nel baccello, poveri
pallottolini ciechi che non si sa, davvero per chi esistano, là
dentro, e, se non ci fossero gli uomini a tirarli fuori, ben
difficilmente vedrebbero il sole. Non vedono nemmeno i prati,
l’orto in cui nascono, figurarsi il mare e le profondità di esso. E
probabilmente delle seppie non avranno mai sentito nemmeno il
nome. Eppure si direbbero fatti gli uni per le altre. Ma l’uomo è
uno strano animale. Fabbrica le barche, la fiocina, le lampade.
Non si contenta di pescare in modo semplice e primitivo con la
canna, o le reti, o le nasse, pesci più a portata di mano. Vuole
anche le seppie. Di notte va sul mare lentamente costeggiando
gli scogli in silenzio. Da lungi si vede l’abbagliante lampada, la
luce che penetra nell’acqua e la colora, fruga le anfrattuosità
degli scogli e dà qualche bagliore fuggitivo al volto intento del
pescatore. Intanto coltiva gli orti, pianta i piselli, li cura e
sorveglia, li coglie. Poi porta tutto al mercato. Una mattina, ecco
le seppie sul banco della pescheria, da una parte; e dall’altra,
lontano, ecco i piselli nel reparto ortaggi. Ancora non si
conoscono, ignorano l’esistenza gli,uni delle altre. Fa freddo.
Arriva la donna; qui entra in campo solitamente la femmina

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dell’uomo che, non paga di fare i figli, vuol fare anche le seppie
coi piselli; quel giorno; perché non le fa tutti i giorni; questo non
è il cibo particolare dell’uomo; è un capriccio, una raffinatezza,
un di più; quel giorno le è saltato il ticchio di fare le seppie coi
piselli; senza interpellare le seppie, senza domandare ai piselli se
sono d’accordo. La femmina del re del mare, della terra e del
cielo, compera le seppie e i piselli mediante il denaro
guadagnato e fabbricato; perché l’uomo ha inventato anche il
denaro, e lo fabbrica, lo guadagna, lo contende, lo nega.Ma
torniamo alla donna. Va a casa. Spella, taglia, scafa. Seppie e
piselli – partiti rispettivamente le une dagli abissi del mare, gli
altri dalle viscere della terra, s’incontrano in un tegame
sfrigolando. Da questo momento i loro destini sono legati. Nel
primo istante c’è un po’ di freddezza, ma dopo poco, bon gré
mal gré, s’accordano a maraviglia. Insieme vengono scodellati,
insieme arriveranno a tavola, insieme verranno assaporati e
lodati, né cercheranno di sopraffarsi l’un l’altro. Consummatum
est. Rientrano nel tutto. Hanno percorso fino in fondo le
traiettorie del loro lungo viaggio e delle loro brevi vite che, con
un’effimera fosforescenza nel buio dell’universo, si sono
incontrate, fuse e spente. (da Manuale di conversazione, 1973)
Alcuni esercizi sono tratti da: “Leggere e parlare toccando
mente e cuore” di Francesco Ventura

- “Laboratorio di dizione e lettura espressiva” del prof.


Francesco Schipani
- “La voce espressiva – Manuale di educazione alla oralità e
alla lettura – di Carlo Delfrati – Ed. Principato
- Vignette di Roberto Zaccagnini.

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