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Linguaggi dellaudiovisivo

Lezione 2

Paolo Peverini

Il piano
La nozione di piano, come ricordano Vanoye e Lt (1998) indica la porzione di pellicola impressionata dalla macchina da presa tra linizio e la fine di una ripresa Il piano si compone di una serie di elementi: Durata Angolo di ripresa Fissit o movimento della macchina da presa: (carrellata, panoramica, gru) Fissit o movimento dellobiettivo (es. zoom) Scala: riguarda la posizione della m.d.p. nei confronti della scena filmata

Il piano

Campo lunghissimo Campo lungo Campo medio Figura intera (uomo ripreso in piedi) Piano americano (sotto al ginocchio) Mezza figura (fino al petto) Primo piano Primissimo piano (volto) Particolare (di parti del corpo) Dettaglio (relativo agli oggetti)

Le sequenze
La sequenza costituita da una successione di piani che danno luogo a un segmento narrativo caratterizzato da unit di luogo e unit di azione. Il piano-sequenza corrisponde alla realizzazione di una sequenza in un solo piano

Come afferma Christian Metz (1975), possibilie individuare alcuni tipi ricorrenti di sequenza:

La sequenza in tempo reale o scena: la durata della proiezione coincide con la durata finzionale

La sequenza ordinaria: caratterizzata da ellissi temporali, tagliche non compromettono lordine cronologico degli eventi

Le sequenze

La sequenza alternata: rappresenta in maniera alternata azioni che nel racconto avvengono in contemporanea La sequenza in parallelo: alterna una serie di immagini a prescindere da una correlazione cronologica con lo scopo di stabilire un raffronto, una comparazione La sequenza a episodi: consiste nel sintetizzare un lungo periodo di tempo selezionando alcuni passaggi peculiari separati da ellissi

La sequenza ricognitiva: montaggio di piani che consente di descrivere un tema attraverso semplici raccordi

I parametri della sceneggiatura


possibile distinguere le sequenze a partire da alcune dicotomie:
Interni/esterni Di

giorno/di notte

Visive/dialogate Dazione, Intime,

di tensione/inazione, rilassamento

personali/collettive

I profili sequenziali
In un film, cos come in tutte le tipologie di testo audiovisivo, le sequenze sono caratterizzate da diversi profili che dipendono da una serie di variabili:

Numero e durata delle sequenze

Connessione delle sequenze: rapida/lenta, a stacco/tramite una demarcazione (dissolvenze, musica, suoni, rumori), cronologicamente giustificata/acronologica

Ritmo intersequenziale e intrasequenziale: rapido/lento, continuo/discontinuo

Alcune nozioni di narratologia


In un prodotto audiovisivo la dimensione narrativa pu essere centrale o al contrario del tutto assente ( il caso, ad esempio di molti video musicali che non raccontano alcuna storia ma costruiscono la loro forza audiovisiva sul montaggio di musica e immagini). Nellambito cinematografico in particolare, seguendo Marc Vernet (1995) possiamo analizzare le logiche del racconto individuando tre grandi ambiti: La storia: il contenuto narrativo del film, linsieme pi o meno articolato dei suoi significati. Nel caso di un blockbuster come Avatar, ad esempio, questo livello riguarda lo scontro/incontro di civilt diverse, il loro rapporto con la natura e la tecnologia La diegesi: definisce la storia e i suoi confini, riguarda la dimensione fittizia che fa da sfondo al testo. il caso, ad esempio, del pianeta Pandora, con la sua storia, la sua natura e i suoi abitanti, comprese le dinamiche sociali e culturali Questi due livelli riguardano il contenuto del racconto non propriamente filmico, definiscono il senso dellopera a prescindere dai mezzi espressivi impiegati. Il racconto infine lultimo livello e riguarda il modo in cui il contenuto viene concretamente realizzato, rappresentato sotto forma di linguaggio. la storia messa in forma.

Lenunciazione 1/2
Lenunciazione latto di produzione di un testo, la sua concreta realizzazione, nellambito dellaudiovisivo il momento enunciativo decisivo rappresentato dalloperazione del montaggio che d una forma compiuta e chiusa ai vari materiali espressivi (Immagini fisse e in movimento, suoni, rumori, dialoghi)

Come ricorda Christian Metz (1993) molto forte, quasi spontanea, la tentazione di collocare a monte e a valle di un testo audiovisivo delle istanze rappresentate sotto forma umana: lenunciatore e lenunciatario, in altri termini lautore e il suo pubblico

Lenunciazione 2/2
Su queste premesse si tentato di ritrovare anche nellaudiovisivo le forme tipiche del dispositivo enunciativo dello scambio verbale che sono fondate sui deittici. I deittici sono quei segni che in un testo scritto ad esempio indicano gli interlocutori, rimandano alla situazione enunciativa. Si tratta dei pronomi personali, dei pronomi e degli aggettivi possessivi e dimostrativi, degli avverbi di tempo e di luogo, di alcuni tempi verbali. il caso di una frase come: ti ho riportato il libro che mi avevi prestato ieri Come ribadisce Metz, i dialoghi di un film non sono sufficienti per ritrovare nellaudiovisivo le stesse logiche dellenunciazione conversazionale. Il linguaggio filmico radicalmente diverso dallo scambio orale ma anche dal romanzo. quando ci parla di se stesso, o del cinema, o della posizione dello spettatore che il film svela i segreti della sua enunciazione, si mette in mostra. pi opportuno sostituire i termini enunciatore/enunciatario con Fonte/bersaglio dellenunciazione

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