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CARME 51

Il carme 51 è una rielaborazione personale del frammento 31 Voigt di saffo: una rielaborazione
personale perché il sentimento che pervade Catullo è un sentimento del tutto romano. La
partecipazione emotiva la ritroviamo in entrambi i componimenti, ma la vibrazione, la forza del
greco non ha nulla a che vedere con il “tintinnant aures” di Catullo oppure con il “flamma
demanat”, “lingua sed torpet”: tutto è vissuto si in una dimensione sicuramente interiore, ma
sicuramente in maniera più superficiale rispetto al corrispondente carme di Saffo.La situazione di
base del carme di Saffo è probabilmente quella della poetessa che da lontano scorge una delle
ragazze del suo tiaso (ricordiamo infatti che Saffo era la direttrice di un tiaso, un collegio
femminile molto prestigioso e molto costoso, in cui le ragazze trascorrevano un periodo
abbastanza lungo , dall’inizio dell’adolescenza sino al matrimonio; tra le donne di questo collegio
si creava un’unione molto forte, che, vista dall’esterno, potrebbe essere interpretata come forma di
omosessualità; a parte il fatto, come abbiamo già detto, i rapporti omosessuali tra le direttrici del
tiaso e le fanciulle esistevano, poiché le direttrici insegnavano alle fanciulle l’arte di amare. Da qui
a definirle omossessuali non è la stessa cosa. Quest’ode è stata spesso identificata come ode alla
gelosia, ma è una definizione impropria) in colloquio con il fidanzato, diventa descrizione
dell’amore in generale, che potremmo farla sia ricadere sull’autrice, sia considerarla come
descrizione generale del sentimento di passione che in realtà provano due persone che si amano.
Tutto questo assume una connotazione leggermente diversa in Catullo: al v.1 troviamo ille mi , ille
è la persona con cui parla Lesbia, mi è invece Catullo che assiste a questo colloquio tra Lesbia ed
un altro uomo, e te è Lesbia: la rappresentazione teatrale coinvolge tre persone; nel carme di saffo
ella scompare completamente, a differenza di Catullo che si inserisce nella scena. Abbiamo la
stessa struttura metrica, poiché Catullo in questo modo onora Saffo (vedi scheda sulla strofe
saffica).

Prima strofa: beatitudine che prova l’altro uomo in contemplazione della donna che ama cioè ille. C’è
un’anafora di ille, che sottolinea proprio lui e quindi non Catullo. Si fas est è una richiesta di perdono per
una frase così blasfema come mi par esse deo videtur e superare divos. Si fas est È quasi una scusa per
un’affermazione così blasfema.

Seconda strofa: qui sottolinea quello che questa contemplazione dell’ille comporta in lui: una passione che
avrà una conseguenza fisica, il corpo di Catullo viene sezionato, e ogni organo è preposto ad una reazione
per questa passione: non ha più parole, la lingua si intorpidisce, non riesce a dire nulla, un sottile fuoco
penetra le membra, le orecchie risuonano di un suono proprio, gli occhi sono coperti di una duplice notte.
Nocte dovrebbe in realtà concordare con lumina, ma per ipallage concorda con gemina.

Aprosdoketon: chiusa inaspettata, quando una strofa si chiuse in modo totalmente inaspettato.

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