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L’ELEGIA D’AMORE

Origine
Elegos in geco signi ca auto, difa l’elegia è una poesia accompagnata dalla musica. Nasce in Grecia, ma
qui si sviluppa poco, tante’ che alcuni autori la ni la consideravano come un genere proprio. In Grecia
l’elegia veniva u lizzata per can di guerra o per lamentele funebri, difa il fa o che l’elegia fosse poco
di usa in Grecia non vuol dire che la poesia d’amore fosse posso di usa, al contrario in Grecia la poesia
d’amore era molto sviluppata ma non in forma elegiaca. L’elegia iniziò a tra are di temi amorosi a par re
dagli autori la ni. In Grecia il primo autore di elegie è stato Callimaco.

Temi
L’elegia d’amore tra a la so erenza per amore: l’amore è impossibile o perché la donna corrisponde, ma
non in termini amorosi (l’amore viene corrisposto non nel modo in cui vorrebbe il poeta), o perché è già
sposata. Altri temi sono la gelosia e l’esortazione a vivere il momento, a non lasciar trascorrere inu lmente
la giovinezza.

Della donna non viene mai svelato il nome reale, ma viene u lizzato un altro nome, un segnal.

Linguaggio
Viene u lizzato un linguaggio militare —> l’uomo viene visto come un soldato al servizio della donna.
Termini che spesso ricorrono sono:
- mili a —> il poeta è soldato dell’amore, deve conquistare l’amata come se fosse una ci à da espugnare e
spesso si deve scontrare con altri pretenden , nello scontro spesso il poeta innamorato è quello che ne
esce scon o;
- servi um amoris —> l’amante schiavo della donna, pronto a subire qualsiasi umiliazione pur di stare con
lei, il poeta desidera vivere un rapporto stabile, che va oltre quello sico (l’amore di Catullo).

Metrica
È una poesia scri a in esametri (sei da li) e pentametri (verso più breve dell’esametro con una base
da lica, abbiamo due da li + sillaba lunga + cesura + due da li + sillaba lunga, è come un esametro in cui
sono sta taglia par del terzo e del sesto piede). I due metri cos tuiscono un dis co elegiaco, ovvero un
duplice metro usato per comporre elegia.

Esponen
Il rappresentante più insigne, che appar ene però ad un generazione precedente, è Catullo, infa dal punto
di vista dei contenu Catullo incarna perfe amente l’elegia d’amore.

Il padre nobile dell’elegia d’amore è Cornelio Gallo, egli fu il primo dei poe elegiaci dell’età augustea. Oltre
che poeta era anche uomo poli co, in par colare era prefe o d’Egi o. Roma quando conquistava i territori
denominava le varie province, tu avia l’Egi o aveva uno statuto par colare e veniva chiamato
“possedimento dire o di chi stata al potere” (dell’imperatore). Questo perché gli egiziani erano da sempre
sta abitua ad essere suddi , ad avere un faraone da venerare, e mai avrebbero acce ato di essere una
provincia ovvero res pubblica, ma preferivano essere res privata dell’imperatore. Ovviamente l’imperatore,
essendo a Roma, aveva bisogno di un portavoce in Egi o, il prefe us Egip , che ovviamente dove essere un
personaggio di perfe a ducia dell’imperatore, anche perché l’Egi o era un territorio molto importante dal
pron di vista strategico (da dove proveniva il grano). Cornelio Gallo si suicidò, si sospe a che fosse stato
accusato di tradimento e prima di essere processato si uccise come aveva fa o Cleopatra. Viene citato da
Virgilio nella decima Bucolica, dove Cornelio è in pena per l’amore non corrisposto da un ragazzino, e viene
citato anche nella sesta Ecloga.
Scrisse 4 libri di elegie d’amore dedicate a Licoride, un’a rice nota con il nome d’arte di Citeride, era amante
di altri importan uomini poli ci, tu avia ad oggi rimangono solo 5 versi.

Gli altri poe elegiaci dell’età augustea sono Tibullo, Properzio, Ligdamo, Sulpiacia e Ovidio.
Potremmo porre Ovidio su un piano diverso rispe o agli altri autori elegiaci del suo tempo perché parla
delle sue avventure amorose, ha una visione più leggera dell’amore.
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Properzio scrive per una donna che chiama Cinzia, mentre Tibullo scrive di Delia e Nemesi. Delia è la donna
per eccellenza, che poi lascia Tibullo, ma questo incontra un’altra donna, Nemesi (=vende a) che era più
autoritaria e pretenziosa rispe o alla prima. Prima Tibullo si me e con Nemesi per far ingelosire Delia, ma
poi se ne pen rà e si lamenterà di lei.
I poe elegiaci dell’età augustea sono tu amici e appartengono al circolo di Messalla Corvinio, prima
avversario e poi amico di O aviano augusto, svolgeva lo stesso ruolo di Mecenate, ovvero proteggeva alcuni
poe che vivevano al suo palazzo. Sulpicia è nipote di Messalla Corvinio e a lei Ligdamo dedica le sue
poesie. Come abbiamo de o la stessa Sulpicia scriveva poesie d’amore per un innamorato, il fa o che fosse
donna e che sapesse leggere e scrivere non era un cosa comune a Roma, questo insieme al fa o che la
donna esprimeva i suoi sen men , furono mo vo di scalpore.

SULPICIA
Nipote di Massalla Corvino, frequentò i migliori ambien di Roma ed ebbe modo di avere un’o ma
istruzione. Le ragazze romane di classi elevate in genere avevano l’opportunità di studiare, in par colare
Sulpicia, visto l’ambiente in cui crebbe.
Scrisse 6 elegie dedicate al suo amato Cerinto contenute nel terzo libro del “Corpus Tibullianum”. L’amore
tra i due fu ostacolato da Messalla poiché Cerinto era di ceto popolare, forse addiri ura un servo, ma
Sulpicia si ribellò decidendo di non tenere segreto il suo amore.

LEGGI AUGUSTEE
Augusto in quel periodo era impegnato in un’azione di organizzazione della vita familiare, convito che il calo
di nascite che si veri cava in quel periodo a Roma fosse dovuta allo scarso desiderio dei Romani di
impegnarsi nella vita familiare e dalla corruzione dei tradizionali costumi. Impose agli uomini tra i 25 e i 60
anni e alle donne tra i 20 e i 50 di contrarre matrimonio, altrimen sarebbero sta caelebes e non
avrebbero potuto ricevere delle eredità. Introdusse la lex Iulia de adulteriis, una legge che considerava
l’adulterio come un crimine, fu una legge molto importante perché no ad allora l’adulterio veniva risolto
all’interno della sfera privata, entro le mura domes che, ora invece chiunque poteva denunciare l’adulterio
e c’era un apposito tribunale che si occupava del giudizio di questo reato “pubblico”. Nonostante ciò lo
stesso augusto aveva delle relazioni extraconiugali, ma u cialmente era il marito fedele che insieme alla
sua famiglia doveva rappresentare la perfe a incarnazione dei vecchi valori. In quel periodo molte donne
stanche di queste leggi morali per con nuare indisturbate le loro relazioni extraconiugali si iscrissero alla
lista delle pros tute. Si tra a di un segno di ribellione, una necessità di tornare alla “libertà” che avevano
avuto le donne nell’ul mo secolo di repubblica. Sulpicia non partecipò alle proteste, ma si fece sen re
tramite la poesia.

TIBULLO
Vita
Di Tibullo si hanno poche no zie, che ci giungono grazie a Svevio, che ne parla nella sua opera “De poe s”,
e ad Orazio che gli dedicò l’ode ode I, 33, nel quale lo incita a non deprimersi per la so erenza che provava a
causa del ri uto da parte di Clìcera (nome che non troviamo negli scri di Tibullo) e nell’epistola I, 4, dove
lo descrive come un uomo colto e proveniente da una buona famiglia, ma con un cara ere malinconico.
Fu uno dei massimi autori dell’elegia d’amore, sappiamo che nacque a metà del primo secolo tra il 55 e il 50
a.C. e che faceva parte di una famiglia equestre piu osto adagiata, il suo prote ore fu Messalla Corvino e
con lui partecipò alla spedizione contro gli Aquitani. La sua morte venne compianta da Ovidio e si fa risalire
al 19 a.C. circa.

S le
Lo s le di Tibullo è scorrevole e limpido, ciò è dovuto alla semplicità ricercata che rende la sua poesia
armoniosa, nelle sue poesie è presente anche l’autoironia.

Opere
Le poesie di Tibullo sono racchiuse nel “Corpus Tibullianum”, che è un’opera dove sono raccolte le opere di
diversi autori elegiaci (Ligdamo, Sulpicia, anonimi) e di Tibullo. Il “Corpus Tibullianum” è diviso in tre libri:
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I libro di elegie: dove si parla di Delia, Màrato e altri componimen occasionali.


- Con ene 5 componimen dedica a Delia, il cui vero nome probabilmente è Plania, Tibullo
probabilmente decise di darle il nome Delia traendo spunto dalla gura di Apollo Delio, il dio patrono
della poesia, il cui agge vo in greco è délos, che in la no si traduce planus. Il tema ricorrente è quello
delle poesie elegiache in cui la donna non ricambia l’amore; troviamo il tema del paraklausìthyron dal
greco “pianto davan la porta chiusa” che rappresenta il poeta che prega la donna amata di aprirgli la
porta, le o in chiave metaforica è come se il poeta chiedesse alla donna di aprirgli il suo cuore.
- Con ene 3 componimen dedica a Màrato, un giovane vago e incostante, anche in questo caso si parta
di un amore non corrisposto.
- Un componimento viene dedicato a Messalla Corvino, per celebrare il suo compleanno (troviamo una
ricca descrizione geogra ca).
- In un altro componimento Tibullo si lamenta con Messalla Corvino della mala a che lo ha costre o a
rinunciare alla spedizione in Cilicia (troviamo una celebrazione della vita campestre).

II libro di elegie: dove si parla di Nemesi, Massalino e altri componimen occasionali.


- Con ene 3 componimen dedicato a Nemesi, il nome vuol dire vende a, ciò allude al tenta vo di far
ingelosire Delia, ma Nemesi era più avida e crudele di Delia. Nemmeno l’amore per la campagna riesce a
salvarsi in questo rapporto, perché è proprio in campagna che se ne scappa Nemesi con un ricco amante.
- Un componimento viene dedicato al glio di Messalla, Massalino, quando entrò nel collegio sacerdotale.
- Un componimento viene dedicato alla descrizione dei ri agres .
- Un componimento viene dedicato agli auguri di buon compleanno e di felicità coniugale all’amico
“Cornuto”.

III libro di elegie (non tu e sono di Tibullo): le prime sei elegie parlano dell’amore di Ligdamo, la se ma è
un elogio alle imprese di Messalla, 5 elegie sono scri e in anonimato e celebrano l’amore tra Sulpicia e
Cerinto, 6 brevi elegie di Sulpicia dove esprime i suoi sen men , in ne Tibullo scrive un’elegia amorosa e un
epigramma ero co.

PROPERZIO
Presenta i temi pici dell’elegia d’amore, gli stessi di Tibullo (“pianto davan la porta chiusa”). A di erenza
di Tibullo, Properzio sviluppa in maniera migliore gli argomen e in maniera più ampia e ha un linguaggio
più elegante; per ques mo vi ad oggi lo poniamo su un livello più alto di Tibullo, nonostante questo in
passato venisse preferito maggiormente dal pubblico.
La poesia di Properzio è ispirata a Cinzia. Pubblicò tre libri di poesie dedicate a Cinzia, uno prima e due
dopo. Quando i due si lasciarono Properzio smise di scrivere per Cinzia e inizia a scrivere un quarto libro
completamente diverso dai primi tre. È un libro di argomento mitologico, che si rifà alla poesia ellenis ca.
Qui egli oltre che parlare di mitologia esalta anche le condizioni di pace poli ca che favoriscono le
condizioni di scri ura dei poe . In generale in tu i suoi libri Properzio ci appare come un paci sta che
vuole che si evi la guerra. Nonostante ciò egli non parlò mai di temi civili nelle sue opere, anche se gli era
stato chiesto; a di erenza di come aveva fa o, magari, Virgilio acce ando gli incarichi di Augusto.

OVIDIO
Ovidio nacque a Sulmona (nell’odierno Abruzzo) nel 43 a.C. e si trasferì a Roma per volere del padre (ricco
cavaliere) per studiare. Il padre sognava che il glio potesse diventare un grande oratore, seguì i corsi dei
massimi retori dell’epoca e come di con sunto completò il suo corso di studi con il viaggio in Grecia. Ovidio
era però interessato agli studi le erari, che lo con dussero al circolo di Messalla Corvino.
Ebbe tre mogli, di queste però solo l’ul ma amò veramente, conducendo sempre una movimentata vita
sen mentale.

Amores
Egli scrive elegie: la sua prima opera della giovinezza fu “Amores”, composta da cinque libri di elegie
ero che (circa 50). Il metro che il poeta u lizza è il dis co elegiaco, l’opera venne pubblicata in una prima
edizione alcuni anni dopo il 20 a.C. e alcuni anni dopo pubblicò quella giunta a noi, che è rido a a tre libri.
Qui vediamo l’amore inteso come milita, un amore servizievole conforme con i temi dell’elegia d’amore di
Tibullo e Properzio, tu avia in Ovidio l’amore assume un’accezione completamente nuova. L’amore viene
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visto come un gioco, non come una vera storia d’amore, egli ha una visione leggera, ironica e disimpegnata
dell’amore, in cui l’infedeltà è la norma. La negazione del sen mento viene sos tuita dalla ricerca di un
piacere leggero e disobbligato. In Ovidio percepiamo la tendenza a cogliere nell’amore l’a mo fuggevole, il
piacere viene vissuto e poi ge ato alla ricerca di nuove emozioni e sensazioni.
La donna di cui Ovidio parla negli Amores è Corinna, si pensa che a questa non corrisponda alcun
personaggio reale, si percepisce infa che sia le situazioni che i personaggi sono zi.
I componimen di Ovidio sono formalmente perfe , eloquen ed elegan (inventa anche alcuni vocaboli).

Heroides
La seconda opera giovanile di Ovidio sono le “Heroides” (Eroine), anche questa in dis ci elegiaci. Si tra a di
21 le ere zie in cui personaggio femminili si rivolgono per iscri o ai loro aman e raccontano in prima
persona il proprio male d’amore. Le prime quindici elegie sono scri e delle eroine mi che agli uomini
(Penelope a Ulisse, Didone ad Enea…), mentre le ul me 6, aggiunte nella seconda edizione dell’opera, sono
le ere in cui gli innamora corrispondono (Peride ad Elena…). Nelle Heroides emerge il tema Ovidiano de
mito greco, che Ovidio riscrive in maniera originale e che sarà al centro del suo capolavoro le Metamorfosi.
Le eroine vengono presentate secondo una prospe va nuova, perdono la dimensione eroica e diventano
donne comuni che provano sen men umani. Il fa o che la donna esprima il suo amore è un elemento di
novità, altri elemen innova vi sono il fa o che pls sen mento viene espresso in maniera molto realis ca e
so erente e che il poeta, dunque un uomo, conosca e descriva la psicologia femminile.
Le epistole sono scri e in versi, si tra a di un genere completamente nuovo di cui il poeta andare molto
orgoglioso. Tra i modelli le erari di Ovidio ci sono le grandi tragedie greche come la Medea di Euripide.

Ars amatoria
Il capolavoro della poesia ero ca Ovidiana è l’Ars amatoria, un opera di enorme scalpore che costò ad
Ovidio l’esilio. Ovidio era amico di Giulia, la glia di O aviano, la quale era nota per non rispe are le leggi
morali del padre, dunque O aviano mandò in esilio la glia e i suoi amici, alcuni dei quali erano anche suoi
aman . O aviano venne mandato in esilio a Tomi, sul Mar nero dove passò i suoi ul mi giorni insieme alla
sua terza moglie che lo seguì in esilio; Giulia venne esiliata alle isole Tremi . La forma di esilio di Ovidio era
la relega o, ovvero un serio più mi gato che non comportava al perdita del patrimonio e della ci adinanza.
L’opera è divisa in tre libri in dicici elegiaci venne pubblicata tra l’1 a.C. e l’1 d.C., qui Ovidio si presenta la
pubblico come il prece ore dell’arte di amare, formatosi in tan anni di liber naggio, che vuole insegnare ai
suoi discepoli il modo di pra care la seduzione. L’opera è dunque una sorta di manuale d’amore, in cui
Ovidio assume un a eggiamento ironico perché il manuale è qualcosa di “serio”, non è possibile scrivere un
manuale su un argomento che non amme e regole, come l’amore. Del resto la sua arte di amare è più
un’arte di sedurre.
L’amore viene inteso come un gioco, un misto tre piacere e leggerezza, non come sen mento. Lo scopo
principale è sedurre, conquistare l’amante e riuscire a mantenere la relazione almeno per un po’. Non si
tra a quindi di un grande amore o di una relazione stabile, ma di amori sempre nuovi in modo da far
ricominciare sempre il gioco. Inoltre per Ovidio in amore men re è lecito e che anche Giove men va a sua
moglie sulle ninfe con cui stava.
Il primo libro è dedicato alla conquista dell’amante (egli intende questo momento come una caccia) e ad
una serie di consigli che da’ al ne di agevolassi nella conquista, ovvero: farsi amica la serve a della ragazza,
a endere il momento giusto, riempirla di regalino, scrivere le ere, essere assidui ed insisten , ma
scomparire al momento giusto.
Il secondo libro è dedicato ai modi ero fare durare l’amore: i due innamora devono evitare i li gi perché
“li gare è l’arte delle mogli”, tra du innamora l’unica legge è l’amore, non bisogna costringere ad amare,
bisogna ngere un pò per evitare la noia e prosegue la relazione tenendo conto che si tra a comunque di
qualcosa di e mero.
Il terzo libro è rivolto alle donne, Ovidio da’ qui consigli di bellezza e di seduzione.
La produzione manualis ca di Ovidio non si ferma all’Ars Amatoria, ma egli scrisse anche un poeme o che
con ene una serie di consigli sul come guarire da un amore non corrisposto (Remedia Amoris) e uno
incompiuto sulla cosme ca (Medicina facili femineae).
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LE METAMORFOSI
Le Metamorfosi sono un poema epico sulla mitologia, un opera di grande modernità dove Ovidio scrive
l’origine dei mi che si conoscevano a Roma, già lo aveva fa o Callimaco nell’Ai a (origine in greco). L’opera
è di 15 libri in esametri, diversi dagli esametri di Vigilio, hanno infa un tono levato, epico e formale, ma
pur sempre leggero e scorrevole. I mi vengono raccontan a raverso storie e di volta in volta alla ne di
ogni mito c’è un personaggio che racconta un altro mito con una stru ura ad anello (come nelle Mille e una
no e). Si tra a di una sorta di enciclopedia di mi , non noiosa, è come leggere un romanzo. Il poeta
modi ca i mi in modo da essere più interessan o modi ca le parole per rendere l’opera più bella e
piacevole.
Il tema principale è la metamorfosi, ossia il prodigioso cambiamento di forma per cui un essere umano al
termine determinate vicende viene trasformato in un elemento della natura o in un animale. Probabilmente
egli prese spunto da modelli ellenis ci, perdi in cui i vome di metamorfosi cos tuivano un vero e proprio
genere le erario.
Il primo mito che viene raccontato è quello delle origini del mondo, da lì lo sviluppo dell’umanità: le prime
generazioni, l’età dell’oro, dell’argento, del bronzo, il declino dell’un aia, il diluvio voluto da Zeus per
annientare gli uomini… Deucalione e Pirra sono gli unici due uomini rimas sulla terra, a loro un oracolo
dice di lanciare indietro le prime pietre che trovano e che si sarebbero trasformate in uomini (metamorfosi).
Da lì in ordine cronologico si sviluppano i si , no ad arrivare al penul mo che è la divinizzazione di Giulio
Cesare e l’ul mo che è la celebrazione dei fas di Augusto (non è proprio un mito).
Ovidio fu condannato all'esilio quando l'opera era stata appena terminata, esa amente come avrebbe
voluto fare con l’Eneide Virgilio in punto di morte, Ovidio disperato bruciò le copie dell'opera che teneva in
casa. Tu avia altre ne circolavano sicché questo capolavoro della le eratura an ca e si è conservato.

Eco e Narciso —> tema dell’amore non corrisposto


Eco è una ragazza che ha avuto come maledizione, dopo aver svelato gli intrighi di Giove (lui tradiva la
moglie ed Eco la distraeva), di dover ripetere sempre l’ul ma parte della parola de a. Eco è innamorata di
Narciso, ma lui non ricambia, dunque lei lo rincorre e lui scappa. Dato il fa o che lei è costre a a ripetere le
ul me par delle parole si erano degli equivoci, il poeta infa fa ripetere ad Eco le ul me parole che dice
Narciso in maniera che de e da lei assumano un signi cato completamente diverso. Per esempio ai
vv.386-87: lui dice “Riuniamoci qui”, lei “uniamoci” quindi fa intendere a lui che vuole un’unione sessuale,
quando lui aveva de o solo di riunirsi in un luogo. Eco viene ri utata e quindi si nasconde nei boschi ,
disperata nisce per struggersi e di lei rimane solo la voce. Vediamo come il topos della fanciulla che sfugge
all’amato qui viene originalmente rovesciato da Ovidio.
La bravura di Ovidio sta proprio nel fa o di riuscire a scrivere in maniera da ricreare l’eco. In italiano non è
facile ripetere ciò che viene de o in tal modo in la no, ma il tradu ore Benzi c’è riuscito abbastanza bene

Apollo e Dafne —> tema dell’amore non corrisposto


Bernini scoprì la sua statua dopo aver le o ed esaminato alla perfezione questo mito, riuscendolo a
riproporre perfe amente.
Dafne è una rifa glia del ume Peneo, Apollo è innamorato di lei in seguito ad una vende a di Cupido.
Viene narrato l’inseguimento di Dafne da parte di apollo, vediamo come lui la chiama la insegue e cerca di
convincere ad unirsi a lui, ma lei non vuole e nel moneto in cui lui la a erra lei supplica il padre di aiutarla e
Peneo la trasforma in un albero di alloro. Apoloo tocca al corteccia e sente il cuore della ragazza ancora
ba ere, allora decise di non separarsene mai e che quello sarebbe stato il suo albero. Per questo Apollo
viene rappresentato con una corona di alloro in testa e da allora la corna di alloro Vine da sempre data ai
vincitori, ad oggi viene dai ai laurea .

Narciso, innamorato di se stesso —> tema dell’amore impossibile


Il fa o che Narciso ri uta Eco non rimane impunito, infa viene condannato ad innamorarsi di se stesso. La
maledizione consiste nel suo innamoramento impossibile, ovvero nell’innamoramento di se stesso (Eco
maledice Narciso). Lui si specchia nell’acqua, si vede e si innamora di se’ stesso (a Roma era normale
innamorarsi di un uomo), si avvicina e abbraccia la sua sagoma nell’acqua e non capisce per un primo
momento che si tra a di se’ stesso, poi lo capisce e a oga, da qui nasce il ore di narciso. La morte di
Narciso viene accompagnata da Eco dalla pietà dell’in visibile Eco, che nonostante tu o ha con nuato ad
amarlo no alla ne. Narciso anche dopo la morte con nua a contemplarsi nelle acque dello S ge.
Il procedimento s lis co è simile a quello di Eco e Narciso —> ripe zione di parole e polipto .
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