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novi).
Catullo vive nel I secolo a.c. Secolo un po’ particolare perché abbiamo Giulio Cesare con la sua dittatura.
In questo periodo Roma subisce una forte influenza dalla Grecia, in questo caso per quanto riguarda la
letteratura. Erano però diffusi generi che in Grecia non erano più trattati (erano passati di moda). Questi testi
sono poemi epici e tragedie.
A Roma solo un genere era riuscito a concepire e a riprendere la nuova concezione della letteratura nata con
l’Ellenismo e questa era la commedia Terenziana.
Ellenismo: periodo di massima espansione della cultura greca dal 323 a 31.
La letteratura è incentrata sull’individuo e con una grande cura formale.
La situazione a Roma era divisa in due: filoellenisti (si appassionano alla mentalità greca) —> tra cui poetae
novi) e tradizionalisti (mos maiorum).
POETAE NOVI/NEOTERICI: i
• termini sono sinonimi e significano moderni.
• Circolo letterario
• Il modello che seguono è quelli di Callimaco (poeta greco ellenistico).
• Seguono tre regole: Doctrina (la poesia doveva essere dotta e profonda), Labor Limae (lavoro preciso per
rendere le proprio poesie raffinate dal punto di vista della Lima), Brevitas (poesie molto brevi che contengono
un contenuto dotto è una perfezione stilistica).
• Disprezzo per il poema epico ed i suoi contenuti (in quanto con fine celebrativo)
• Legandosi a questo circolo i poeti facevano una vera e propria scelta di vita, creando la nuova figura sociale
del poeta
LA VITA
• nasce nell’87 a Verona
• Studia a Roma, greco e latino
• Parla dell’amore per Clodia
• Muore a Roma o a Verona nel 54 a.C
LE POESIE
le opere di Catullo sono raccolte in un libro chiamato LIBER, diviso in 116 carmi (poesie).
Quest’opera è di is in 3 parti: prima e terza sono simili tra di loro (poesie composte in vari metri e trattano
dell’amore per Clodia, l’amicizia, la vita, la letteratura, la poesia…). La seconda sezione è chiamata CARMINA
DOCTA, composizioni complesse e articolate relative a miti poco conosciuti.
Con quest’opera abbiamo l’inizio della poesia soggettiva a Roma.
IL PASSEROTTO (CARME 2)
Tema: il dolore della donna rispetto a quello del poeta.
Il passero era simbolo dell’amore e veniva regalato tra gli amanti. La passione che Catullo ha per Lesbia è
accecante, per lei invece no. Per lei il passero è un piccolo conforto al suo dolore.
Catullo alla fine della poesia fa intendere la grandezza del suo dolore dicendo che a lui non basta un passerotto
per far passare i suoi mali. (Per Catullo l’amore è TOTALIZZANTE).
In questa poesia si parla del dolore forte di Catullo, a differenza di quello di Lesbia.
RIASSUNTI CARME
In realtà esso risulta piuttosto centrato sull'analisi che il poeta compie di sé e dei propri sentimenti, a
partire dalla constatazione dell'incapacità nel controllare la propria passione, contrapposta alla
serenità di chi può stare accanto a Lesbia senza alcun turbamento.
Il carme 5 si presenta come una riflessione sulla brevità della vita, con un invito a godere
dell'amore all'interno di un rapporto privo di debolezze. L'unica ombra è costituita dalle critiche e
dall'invidia dei malparlieri. Per scongiurare ciò il poeta invita Lesbia a aumentare sempre più i baci.
In questo carme il poeta cerca di trovare la forza per smettere di amare Lesbia e rassegnarsi al
proprio destino senza di lei. Qui Catullo dice che staccarsi da Lesbia è la scelta migliore seppur
dolorosa. La separazione vorrebbe fosse definitiva, ma in realtà non lo sarà perchè gli mncherà la
forza per far sì che sia così. Il futuro di solitudine lo portano in una forte condizione di dubbio.
Questa opera è la prima della sezione delle Lodi del suo LIBER.
Questo carme è anche una dedica all’amico Cornelio Nepote, il quale aveva incoraggiato l’autore
stesso a comporre i versi (chiamati nugae da Catullo stesso). Catullo utilizza questo termine con
modestia per intendere che i suoi sono componimenti di poco conto.
Carme 101- sulla tomba del fratello
Il carme presenta un evidente rimando al viaggio compiuto da Ulisse, in quanto Catullo si reca nel
luogo della guerra di Troia. Catullo è reduce da un viaggio lungo, infatti fa ritorno simbolico agli affetti
familiari, e la distanza simboleggia la lontananza tra i vivi e i morti.
Così nel testo prevalgono i sentimenti positivi, come ad esempio la gioia e la felicità, che il poeta sente
forti in sé e che vorrebbe trasferire a Sirmione stessa, affinché anche la sua terra possa condividere
con lui questo particolare e inconsueto momento di serenità.
In questo carme si parla della rottura del patto. Catullo sostiene che le parole di una donna
innamorata sono da scrivere sul vento o sull’acqua che poi trascina tutto.
La parola “dicit” viene ripetuta più volte per enfatizzare il fatto che quelle di Lesbia sono solo parole,
infatti nell’ultimo verso viene tutto smentito.
Il sentimento che prevale nel carme è l’incertezza
In questo Carme Catullo è molto tormentato in quanto sente la confusione in sè. Utilizza inoltre il
termine “excrurior”= messo in croce; utilizza questo termine per enfatizzare i suoi sentimenti negativi.
Catullo associa il bene al male, sottolineando il fatto che provare dei sentimenti troppo forti per
qualcuno, troppo amore, può portare all’odio.
Nel presente non è più così in quanto è avvenuto un tradimento. Di fronte al tradimento Catullo brucia
di più di passione, ma non vuole più veramente il suo bene (+ amore carnale, - sentimento sincero).
Notiamo che i verbi nella prima sezione (passato) sono in contrapposizione a quelli della seconda
sezione (presente). Tutto è cambiato.
Questo ci fa capire che Catullo ha separato i due piani: AMORE e BENE (lui prova amore focoso per
lei, ma non vuole più il suo bene)
Carme 11- la fine della storia d’amore
Catullo chiama Furio e Aurelio, due viaggiatori che sono disposti ad andare ovunque (india- Britannia).
Per questo motivo Catullo affida a loro un messaggio da dare a Lesbia.
Le dice che da questo momento lei può fare tutto ciò che vuole. Sottolinea inoltre il fatto che Lesbia
non è in grado di amare veramente, ma di essere solo una amante.
Alla fine descrive il suo stesso amore come un fiore bellissimo che con il tradimento (aratro) è stato
tagliato. Questa metafora la prende da Fasso (dall’isola di Lesbo). A Roma esisteva una modalità di
divorziare chiamata divortium nuntium, un divorzio per annuncio. Qualcuno andava dalla moglie a dire
che il marito non la voleva più.