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I GIORNI RADIOSI SONO PASSATI

Il Carme 8,intitolato "i giorni radiosi sono passati", è stato scritto dal poeta latino Catullo.
In questo Carme è evidente la nostalgia provata dal poeta verso la sua situazione amorosa
precedente.
Il testo si può definire un monologo drammatico interiore, in cui il poeta esorta a se stesso ad
accettare l’abbandono da parte di Lesbia rassegnandosi al pensiero della conclusione della
relazione.
Il poeta dialoga con il suo alterego prendendo atto della realtà e della sua sofferenza.
L’io del poeta si sdoppia in una componente razionale consapevole della relazione e in una parte
ancora emotivamente coinvolta che continua a soffrire e incapace di guarire.
Il Carme è strutturato in 3 parti:

La prima parte rivolta al passato, in cui prevale il tempo verbale del perfetto, dove vengono
descritti gli attimi felici che Catullo ha vissuto.
La seconda parte ambientata nel presente dove il poeta prende atto del proprio dolore. il
presente è visto come il tempo della consapevolezza dolorosa e insieme dell’esortazione della
ragione a trovare equilibrio e dominio di se, tema che apre e chiude il Carmen.
Infine una terza parte composta da domande rivolte a Lesbia che riguardano il futuro.
Il futuro è atteso come il tempo del distacco ma contemporaneamente come quello del
tormento della gelosia. Vuole quindi negare a Lesbia futuri amori ma può essere interpretata
anche come la paura del poeta di rimanere solo.

LESSICO E STILE

Sotto il profilo stilistico e linguistico, Catullo ha creato un ambiente di straordinaria


naturalezza. nel Carmen, il linguaggio aulico è quasi del tutto assente e predomina quello
comune.
Il Carmen è ricco di richiami che sembrano dei ritornelli, questi accrescono la spontaneità
conferita dall’autore al testo. non mancano reminiscenze di molti autori greci, come Saffo.
Molto importanti anche le variazioni nei tempi verbali che sottolineano il cambiamento dello
stato d’animo, dai perfetti ai presenti. i monosillabi secchi esprimono il tormento del presente.
nell’ultimo verso osserviamo l’assonanza dura e cupa della T e della U, che rimandano alla
malinconia

Miser Catulle, desinas ineptire,

Povero Catullo, cessa di farneticare,

et quod vides perisse perditum ducas.


E quello che vedi essere perduto, giudicalo perduto.

Fulsere quondam candidi tibi soles,

Lucenti, un tempo per te, erano le giornate radiose,

cum ventitabas quo puella ducebat

quando ti fiondavi spesso dove la ragazza ti conduceva,

amata nobis quantum amabitur nulla.

Amata da noi quanto nessuna sarà amata.

Ibi illa multa tum iocosa fiebant,

Là in passato si facevano quei molti continui giochi

Quae tu volebas nec puella nolebat.

Che tu volevi, e a cui lei non si negava.

Fulsere vere candidi tibi soles.

Splendevano veramente per te giornate radiose.


Nunc iam illa non volt: tu quoque inpotens, noli,

Adesso lei non ti desidera più: anche tu, non desiderare,

nec quae fugit sectare, nec miser vive,

e non correre dietro a lei che fugge, e non vivere infelice,

sed obstinata mente perfer, obdura.

Ma con animo ostinato resisti, tieni duro.

Vale, puella. Iam Catullus obdurat,

Addio, ragazza. Ormai Catullo tiene duro,

nec te requiret nec rogabit invitam.

E non ti inseguirà e non te lo chiederà, dato che tu non vuoi.

At tu dolebis, cum rogaberis nulla.

Ma tu soffrirai, quando non ti si chiederà nulla.

Scelesta, vae te, quae tibi manet vita?


Sciagurata, maledizione a te, che vita ti resta?

Quis nunc te adibit? Cui videberis bella?

Chi ti vorrà? A chi sembrerai bella?

Quem nunc amabis? Cuius esse diceris?

Chi amerai? Da chi sarai amata?

Quem basiabis? Cui labella mordebis?

Chi bacerai? A chi morderai le labbra?

At tu, Catulle, destinatus obdura.

Ma tu, Catullo, ostinato resisti.

ANALISI:

Lesbia (Clodia) continua a tradire Catullo, che scrive un dialogo con sé stesso: deve smetterla
di sperare e affrontare la realtà, per quanto sia dura per lui. Le giornate amorose più luminose
con Lesbia sono finite, ora Lesbia non desidera più il poeta come un tempo.
Il componimento continua elencando delle raccomandazioni del poeta a sé stesso, che gli
suggeriscono di resistere.
La fine del carme 8 si rivolge invece a Lesbia stessa, a cui infonde il dubbio, o forse delle
sincere domande; la parte finale del carme però è ancora una volta una raccomandazione al
poeta, ripetuta già in precedenza (in tutto viene detta 3 volte nel carme), ovvero “obdura”
(“resisti”, “tieni duro”).
Nel carme si sente la nostalgia di Catullo per il passato, ormai lontano, e si percepisce
facilmente lo sconforto del poeta, deluso dalla sua presente situazione amorosa.
Il tempo in cui si svolge l’azione del carme non è chiaro, i riferimenti in questo senso sono poco
definiti e si denota un ricordo dell’amore con Lesbia tendente al sognante o all’idealizzazione;
importante metro dell’emozione e dell’atmosfera positiva del ricordo è il ruolo della luce nel
carme, con riferimento alla giornata e alla sua lucentezza.
Dopo il passato, il poeta parla del presente e infine passa, con una serie di domande rivolte a
Lesbia stessa, a quello che sarà il futuro. Sicuramente il carme 8 è una poesia d’amore legata
alla nostalgia e alla sofferenza dell’amante, non più ricambiato, e all’incertezza riguardante la
propria felicità futura, nonché un rammarico per il ricordo dei giorni felici passati con l’amata,
ormai lontani, che lo rendono oggi paradossalmente infelice.

DOMANDE:

3)

- Catullo conferisce varietà di toni al Carmen, attraverso l’alternarsi delle persone a cui si
riferisce, infatti fino al verso 11 utilizza la 1° persona plurale e la 2° singolare. Mentre dal 12
verso fino al 18° si rivolge a Lesbia, ed infine, nei versi finali, si rivolge di nuovo a se stesso.

- Utilizza l’affastellarsi di interrogative dirette negli ultimi versi, per comprendere a Lesbia,
sia quello che a perso, che per rimproverarla dei suoi comportamenti.

- Lui utilizza questo tono spontaneo per far capire direttamente sia a se stesso, che a Lesbia,
quello che prova, senza mezzi termini o figure retoriche. Contrastando il suo modo abituale di
scrivere, ricco di figure retoriche e di riferimenti a altri poeti.

4) v2:” et quod vides perisse, perditum ducas

V3:” candidi”

5) V6: “ quei molti giochi” v17: “a chi morderai le labbra?”

A) Il carme è ricco di richiami, che hanno l’aspetto di veri e propri ritornelli. Essi
accrescono l’impressione di spontaneità conferita dall’autore nel testo. Si ritrovano ai
versi 3 e 8 e ai versi 11 e 19

9)v14, v15-18

7)
Povero catullo ,smettila di essere sciocco,
e cio Che vedi che è finito consideralo finito.
Povero Catullo ,splendettero per un tempo per te giornate serene ,
quando andavi spesso dove ti portava la ragazza
amata da me quanto nessuna ti amava
Li allora si facevano quelle molte cose divertenti
Che tu volevi e la ragazza non è che non lo volesse.
Povero Catullo splendettero veramente per te giornate serene.
Adesso lei non vuole più : anche tu, da forte ,non volere ,
e non inseguire lei che fugge e non vivere da infelice ma con animo ostinato sopporta resisti.
più non ti cercherà, più non t'implorerà, tanto non lo vuoi;
ma ti pentirai, quando nessuno più t'implorerà.
Guai a tè, disgraziata! Che vita t'attende?
Chi adesso ti verrà a cercare? Chi ti troverà carina?
Con chi farai oggi l'amore? A chi dirai: «Sono tua»?
A chi darai i tuoi baci? A chi morderai le labbra?
Ma tu, Catullo, con ostinazione tieni duro!

9) Scelesta ovvero sventurata , cum roverirs nulla (quando non sarai più cercata), que tibi
manet vita, quis nunc te adibit , cui videberis bella , quem nunc amabis , cuius esse diceris ,
quem basiabis , cui labella mordebis ( Catullo le fa a se stesso in maniera implicita) .

10) passato fulsere , presente obdurat , futuro verbi domande

11) parte in cui si riferisce a se stesso, e la parte in cui si riferisce a Catullo.

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