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CATULLO carme 87

Nel carme 87 il poeta afferma che nessuna donna mai è stata da nessuno amata come
Lesbia è stata amata da lui: ciò perché alla base del loro “patto d’amore”, il foedus, vi è una
straordinaria fides, intesa come assoluta fedeltà, rigoroso rispetto della parola data e degli
obblighi morali che conseguono a un rapporto.
Il tema principale è l’amore, come in tanti altri componimenti dell’autore che hanno come
oggetto l’amore per Clodia. Clodia è l’amante dell’autore, poiché lei era già sposata con
Quinto Metello Celere, la quale cantò nei suoi versi con lo pseudonimo di Lesbia, che
allude all’isola greca di Lesbo, patria di Saffo, la più grande poetessa d’amore dell’antichità.
Fides e foedus sono termini chiave della concezione dell’amore di Catullo e sono legate tra
loro etimologicamente e anche dall’allitterazione della “f” e della “d”.
Si può notare come il poeta in alcuni componimenti insista sugli aspetti “seri” del suo
amore attraverso queste due parole chiave; infatti usa in una sfumatura erotica un lessico
che nel mondo romano ha grande rilievo anche in altri ambiti semantici, per esempio il
termine foedus è una parola che si usa in politica per indicare un’alleanza tra Stati e con
questo termine lui allude al suo legame indissolubile con Lesbia.
Il discorso amoroso di Catullo viene affrontato in diversi modi all’interno dell’liber.
Anzitutto lo troviamo come gioia per i baci senza fine che Catullo si scambia con l’amata,
nella coscienza della brevità della vita, e qui si fa riferimento al carme 5, “Vivamus, mea
Lesbia, atque amemus”, in cui si esprime la passione ma anche la fugacità della vita,
all’incombenza della morte, che toglie la felicità dell’uomo. E infatti sono presenti molte
immagini contrapposte come la vita e la morte, giorno e notte, vecchiaia e giovinezza. Poi,
lo possiamo individuare come il ricordo affettuoso e triste del passerotto caro a Lesbia, che
funge pretesto per un ritratto intimo e quotidiano della sua donna. Infatti questo lo
possiamo notare nel carme 2, “Il passerotto di Lesbia”. Qui il poeta inizialmente descrive il
passero che gioca con la sua padrone per poi concludere con una riflessione ironica su
come a Lesbia basti poco per essere felice e per placare la sua passione d’amore, cioè il
gravis ardor, quindi intende l’amore in maniera leggera, mentre lui in maniera più seria.
In questo discorso amoroso, però, non vengono a mancare anche momenti difficili,
disperati: sono quelli successivi al tradimento di Lesbia, dove si alternano momenti in cui ci
sono laceranti indagini che l’autore rivolge all’interno di sé stesso, come nel carme 85, “Odi
et Amo”, in cui Catullo pone in contrasto concetti, come quelli espressi nel carme 5, ma
anche a livello di sentimenti, ad esempio tra amare e bene velle del carme 72. E qui il
poeta, dopo la contrapposizione tra l’odiare e l’amare, Catullo si fa interrogare da un
ipotetico interlocutore (forse il suo alter ego) sul perché di questa lacerazione e una
risposta razionale a questa domanda è impossibile da dare e così il suo turbamento
aumenta fino a diventare una vera e propria “tortura”. Si alternano anche momenti in cui
l’autore fa delle considerazioni riguardo il suo amore passato e quello presente, e un
esempio è il carme 72, “Amare e bene velle”, in cui c’è una forte contrapposizione tra il
tempo passato e quello presente che è molto diverso. Infatti prima Lesbia preferiva Catullo
persino a Giove e Catullo l’amava di un amore serio, profondo, come quello di un padre
per i propri figli. Oggi, invece, dopo il tradimento della donna, il poeta non prova più quel
precedente bene velle, cioè quel “volerle bene”, che implicava stima, rispetto e alta
considerazione. Infatti viene definita vilior et levior, cioè ai suoi occhi è “più vile e leggera”,
e questo non impedisce però che la passione e il desiderio lo facciano ardere più
intensamente, provocando un’angosciosa lacerazione interiore espressa nell’epigramma
“Odi et amo”. Un altro esempio è il carme 70, “Parole scritte sull’acqua”, in cui il
giuramento di una donna che è come se fosse scritto sull’acqua è un topos ribadito da
alcuni poeti di età ellenistica. Qui il poeta collega la sentenza sulla vanità delle promesse
femminili alla propria esperienza autobiografica. Dunque Catullo usa la tradizione per
collocare la dolorosa vicenda d’amore con Lesbia in una dimensione universale ed eterna.
E’ in questa fase del discorso amoroso di Catullo che si potrebbe collocare il carme 87, che
con il carme 72, ci fa capire meglio il suo amore per Lesbia. Egli, infatti, riteneva che questo
legame fosse basato sulla fides, e che dunque fosse un foedus, un patto eterno e
indissolubile, in cui c’era il rispetto della parola, della promessa. Quindi Catullo assunse dei
doveri morali nei confronti della propria amata, doveri di tutela e di protezione che il
paterfamilias aveva a Roma verso gnatos et generos (carme 72), cioè “figli e generi”.
Dunque, la rottura del foedus e la mancanza della fides, vennero visti da lui non solo come
una ferita e una fonte di sofferenza, ma come una cosa che gli consegnava una Lesbia
levior et vilior, cioè una donna “da poco”. Però con questo la passione amorosa, il
desiderio sessuale non si placano subito; infatti lui ancora ama Lesbia ma non c’è più quel
bene velle di prima.
Una delle tante riprese ellenistiche che fa il poeta è presente anche nel carme 51, “ille mi
par esse deo videtur”, in cui il poeta parte dal modello greco, una celebre ode di Saffo, per
poi adattarla alla sua situazione personale, quella della gelosia provata da Catullo
nell’osservare Lesbia che “sorride dolcemente” mentre conversa con un altro uomo.
Quindi Catullo progressivamente si allontana dal modello greco per dare al carme
originalità e per adattarlo alla sensibilità romana, descrivendo l’amore come forza
sconvolgente e manifestandone i sintomi a livello fisico.
Nella maggior parte dei carmina del poeta vengono riprese caratteristiche della concezione
alessandrina. Infatti questi poeti che riprendono la poetica alessandrina soprattutto dal suo
caposcuola Callimaco, sono detti poetae novi, cioè poeti dei quali componimenti sono di
carattere sovversivo, ovvero appaiono ribelli alla tradizione. E di questo circolo di poetae
novi, “poeti moderni”, fa parte lo stesso Catullo di cui abbiamo più frammenti rispetto agli
altri che aderirono a questo circolo.
Catullo, prima di incontrare Lesbia, si recò in Asia Minore al seguito di Gaio Memmio,
governatore della Bitinia, dal 57 al 56 a.C., e durante questo viaggio si recò a rendere
omaggio alla tomba del fratello, sepolto nella regione della Troade. Scrisse così un carme
CATULLO carme 87
che ha per tema principale quello degli affetti familiari, dove esprime l’amore per il fratello
scomparso ma anche il suo dolore e la sua angoscia.
Secondo San Girolamo la sua morte avvenne probabilmente nel 57 a.C., quindi a
trent’anni, ma basandosi su alcuni carmi catulliani si potrebbe fissare la data di nascita e di
morte nell’84 e nel 54 a.C.

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