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1A LEZIONE:

Il romanzo nasce in Inghilterra, quello che il filosofo Hegel ha definito


la moderna epopea borghese.
La questione prende inizio dalla distinzione tra novel e romance.
Il primo romanzo come lo conosciamo noi è l’Odissea.
Il novel è il romanzo che fa riferimento a situazioni che hanno un
fondamento nella realtà, infatti viene definito romanzo realista, che
nasce alla metà del 700 in Inghilterra (perché lì c’era una connotazione
politica già ben definita: monarchia costituzionale) ed è collegato alla
situazione storica, come il self-made man, l’ascesa della borghesia. Alla
metà del 700 infatti abbiamo le 3 rivoluzioni: la rivoluzione industriale,
la rivoluzione americana e la rivoluzione francese.
Queste tre rivoluzioni porteranno all’ascesa della borghesia. Nel 1848
infatti avremo Il Manifesto del Partito Comunista di Marx.   
Nel 1827 abbiamo la pubblicazione della seconda stesura, quella
definitiva, dei Promessi Sposi (1823,1827,1840). I personaggi, la trama
e il narratore sono gli elementi principali di questo romanzo, che è un
romanzo storico per l’Italia.
Nel 1857 abbiamo Madame Bovary di Flaubert e Les Fleurs Du Mal di
Baudelaire, che invece sono romanzi storici per la Francia.
Il narratore in Manzoni è onnisciente e interviene, spesso ferma la
narrazione e utilizza digressioni o commenti (quando spiega l’origine dei
bravi, o la rivolta a Milano, il problema economico).
Nel romanzo ottocentesco il tempo è cronologico, con un narratore
onnisciente.
Nel secondo 800 però il narratore sarà esterno, dopo Flaubert,
arriveremo quindi all’eclissi dell’autore. L’oggettività e l’impersonalità
saranno le caratteristiche principali, infatti il narratore non interverrà.
Verga quando scrive i Malavoglia e Mastro Don Gesualdo fa
un’operazione intellettuale, li scrive tenendo presente delle indagini sulla
Sicilia, delle opere e degli studi storici, statistici ed economici sulla
questione meridionale. In questo caso come diceva Zola il narratore è
uno scienziato, cioè porta nel romanzo l’analisi dei casi, il metodo
scientifico, anche l’amore viene analizzato come un caso, come in
Madame Bovary che esce dal grigiore della sua famiglia e alla fine si
suicida (Flaubert dirà Madame Bovary c’est moi, vuole uscire dalla
prigione di quell’argomento per analizzarne un altro).
Nella seconda metà dell’800 c’è la seconda rivoluzione industriale, nel
continente europeo. Abbiamo questo sviluppo della collettività e un
certo ottimismo, e abbiamo quindi i borghesi da una parte e il
proletariato dall’altra.
In Francia inizia quindi il Positivismo, con Comte, o Taine che dice che
l’individuo è la risultante di tre momenti: il fattore ereditario, l’ambiente
sociale e il momento storico. C’è la morte della metafisica per i filosofi,
perché viene visto tutto il positivo, quindi il reale.
Qual è la differenza tra il Naturalismo francese e il Verismo italiano?
Nel Naturalismo francese si parla del contesto sociale, dell’ambiente
lavorativo, è un romanzo di denuncia sociale, di rivoluzione, di lotta.
In Italia invece con il Verismo si parla della questione meridionale,
come con I Malavoglia, Verga guarda le persone dall’alto verso il basso,
con una visione pessimistica e determinista, e per questo utilizza l’ideale
dell’ostrica. Verga non vede un riscatto di questa gente, è un
pessimismo che diventerà sempre più acuto in Mastro Don Gesualdo,
perché il romanzo descrive il pessimismo di chi vince, infatti Gesualdo
si arricchisce ma resta solo.
Il romanzo de I Malavoglia è annunciato dalla novella Fantasticheria,
di cui ne approfitta per parlare di Acitrezza. È un romanzo corale perché
ci sono tanti personaggi ma il protagonista è il milieu, il luogo, il
contesto. Sia I Malavoglia che Mastro Don Gesualdo fanno parte del
Ciclo dei Vinti.
Anche Mastro Don Gesualdo è preannunciato da una novella, che fa
parte delle novelle rusticane, La Roba, (1880) cui protagonista è
Mazzarò.
La prima stesura è di 16 capitoli, senza divisioni, e ha un ordine
cronologico, la seconda invece è di 21 capitoli divisi in 4 parti, infatti la
concezione del tempo si rompe, e Verga si dedica ad alcuni aspetti,
utilizza la tecnica del riassunto.
Gesualdo inizia con l’incendio della casa: i contadini trovano Bianca e
suo cugino nella stalla. Bianca è incinta, ma il cugino non la sposa
perché lui è ricco mentre Bianca è una nobile in disgrazia. C’era l’amore
tra i due che però non bastava.
La stessa cosa succede tra Gesualdo e Diodata.
Le prime due parti riguardano l’ascesa del personaggio, le ultime due
invece riguardano il declino di quest’ultimo, infatti sarà proprio la
“roba” che porterà il protagonista alla disgrazia, quindi abbiamo una
frattura all’interno del personaggio, infatti Gesualdo è moderno,
preannuncia gli inetti di Svevo. I vinti di Verga sono colpiti dal destino,
gli inetti non sono capaci di agire, di adattarsi alla realtà.
In Mastro Don Gesualdo troviamo una polifonia, il linguaggio è vario e
si passa dai più poveri ai nobili.

2A LEZIONE:
Il titolo Mastro Don Gesualdo compare per la prima volta nel 1878,
quando gli prospetta l’ipotesi di comporre un ciclo di romanzi cioè il
Ciclo Dei Vinti che inizialmente si chiamava Marea. Il protagonista
sarebbe stato un rappresentante della vita di provincia, quindi a
differenza della famiglia toscana I Malavoglia, qui cominciamo ad
elevarci secondo il concetto di Taine (l’individuo è la risultante del
fattore ereditario, l’ambiente sociale e il momento storico in cui vive).
Quindi l’obiettivo del Ciclo Dei Vinti era partire dai gradini più bassi
della società ed elevarsi ai gradini più alti. Il protagonista di questo
secondo romanzo quindi sarebbe stato un esponente di classe superiore
rispetto ai contadini, pescatori, dei Malavoglia.
La storia è quella di un muratore che diventa ricco e non si accontenta di
questo, infatti vuole l’appellativo di “Don”, senza però dimenticare la
sua vita umile. Quando morirà infatti l’attenzione si sposta sulle mani da
contadino. Allora l’accoppiamento di Mastro e Don, sostituisce il nome
reale, sembra quasi nascondere una velata ironia dell’autore nei
confronti del personaggio.
Nel 1883 abbiamo la novella La Roba quindi Mazzarò, arrampicatore
sociale rusticano, situato in campagna, tra la gente che conta.
La frattura nei Malavoglia è una frattura esterna al personaggio, invece
in Mastro Don Gesualdo è interna al personaggio.
Nel romanzo non si indica precisamente il paese in cui si svolge l’azione
ma si precisa che si tratta di Vizzini in provincia di Catania, e anche per
quanto riguarda le date non abbiamo dei riferimenti precisi.
Nella quarta parte abbiamo la rivoluzione del 1848.
Precedentemente nella seconda parte si descrive una rivolta carbonara
nel 1820/1821.
Sono 21 capitoli divisi in 4 parti, ognuna con date diverse.
Gesualdo spicca come eroe nella parte iniziale e finale, mentre nella
seconda e nella terza parte spiccano altri personaggi.
Qui prevale la logica dell’utile, le convenzioni sociali, per questo
Gesualdo non si può sposare con Diodata ecc.
È la logica dell’utile che prevale nei rapporti delle persone.
Le prime due parti segnano l’ascesa del personaggio, le ultime due
segnano il suo declino.
Verga inoltre procede per fratture, isolando alcune vicende del
protagonista per metterle in rilievo, per questo l’opera ha un carattere
frammentario.
Nel Mastro Don Gesualdo la frattura è interna al protagonista, cioè
Gesualdo obbedisce coerente non ala logica economica ma ne paga le
conseguenze, in un rimorso nei confronti degli affetti familiari e
sentimentali da lui violati. Per questo abbiamo il senso di colpo verso il
padre, verso Diodata, verso i figli illegittimi. Anche qui abbiamo una
stratificazione sociale complessa:
1.Infatti partiamo dal mondo nobiliare della famiglia Trao, un mondo
dell’onore, una nobiltà in decadenza.
2.La famiglia di Gesualdo: suo padre Don Nunzio, non ha la dignità di
Padron Ntoni che è un personaggio carismatico e forte, ma è una figura
meschina, che rimprovera al figlio il tradimento delle norme patriarcali
solo per invidia, poiché il figlio si è inserito negli affari mentre lui
appartiene alla vita contadina. Poi i fratelli, Speranza e Santo: Santo è un
inetto, un incapace, Speranza è una vipera, che pensa soltanto agli
interessi, pensa solo a spillare quanto più possibile al fratello.
3.Il canonico Lupi, un uomo di chiesa però legato alla caccia e agli
affari.
4.Nanni Lorbo, un contadino al servizio di Gesualdo che sposerà
Diodata.
Mazzacurati parla di polifonia proprio perché abbiamo un universo
variegato, e quindi anche il registro linguistico è vario.
Quando scoppia l’epidemia di colera nel 37, Gesualdo prende Isabella in
convento e la porta in una delle sue case di campagna. Guardando il
paesaggio si vedono due visioni di esso, ma anche due modi diversi di
parlare poiché Isabella avendo studiato ha un linguaggio più elevato
mettendo in evidenza gli elementi naturali.
Come altri luoghi oltre a Vizzini troviamo la Canziria, in cui avverà
l’idillio con Diodata, e Mangalavite in cui sarà portata Isabella.
Nel secondo capitolo Isabella inizia a parlare e si esprime in modo
descrittivo e meravigliato riguardo al paesaggio, invece Gesualdo parla
soltanto dei campi non curati, quindi guarda l’aspetto economico.
Isabella quando esce dal collegio si aspetta di essere portata in un
palazzo reale, invece Gesualdo la porta in campagna. Ecco la
componente rustica che verrà sempre fuori perché Gesualdo è pur
sempre un contadino, anche se ha accumulato la roba, infatti alla fine
resterà solo.
Le figure femminili hanno un ruolo importante perché entrambe Bianca
e Diodata sono vittime delle leggi sociali: Bianca è nobile senza dote e
non può sposare suo cugino Ninì, Diodata è una contadina e non può
aspirare a sposare Gesualdo. La figura di Diodata però mette in crisi il
protagonista e l’ideale della roba.
Nel momento in cui Gesualdo dice di dover sposare un’altra, Diodata
versa delle lacrime, ma Gesualdo non rompe il discorso come se il suo
cuore fosse di pietra.
Infatti pensa soltanto alla legge dell’utile: dice a Diodata che troverà un
marito anche per lei.
C’è questo contrasto tra la logica della roba e la logica dei sentimenti.
Nel pubblico Gesualdo è il vincitore, ma nel privato Gesualdo è uno
sconfitto.
La solitudine di Gesualdo è un’espressione del pessimismo acuto di
Verga, in questo caso è importante anche la figura femminile di Isabella,
la obbliga a frequentare il convento, per questo Isabella si allontana da
lui.

Il romanzo inizia con l’incendio della casa della famiglia dei Trao:
Don Diego è affranto perché ora la sua famiglia nobile è in decadenza.
Gesualdo appare perché i suoi possedimenti sono confinanti con quelli
dei Trao, per questo si impegna proprio per proteggere la sua roba.

Nel secondo capitolo abbiamo il dialogo tra Don Diego e la Baronessa.


Le descrizioni sono abbondanti e caratterizzanti, passiamo dal palazzo
nobiliare dei Trao al palazzo della Rubiera ricco di roba, l’incontro
avviene mentre la Baronessa sta facendo i suoi affari. Ad un certo punto
arriva Don Diego tremante perché sua sorella è incinta, allora la
Baronessa fa finta di non capire chiedendosi dove sia suo figlio, allora
Diego impallidisce sempre di più, quando poi si arriva al dunque, Don
Diego spera che la Baronessa faccia sposare sua sorella con suo figlio
ma invece no, dirà soltanto che le troverà un marito.

Il quarto capitolo si svolge tutto all’aria aperta, la descrizione della


giornata di Gesualdo, la corsa contro il tempo per stare dietro ai suoi
affari.

3A LEZIONE:
In questo periodo si lotta sempre contro la grande proprietà per la
formazione di una piccola proprietà terriera, questo era il pensiero
meridionalista.
Negli anni 30, con il fascismo in Italia, il nazismo in Germania e
Stalin in Russia, l’America diventa la terra della democrazia con
Roosevelt e il New Deal, a cui tutti aspiravano sia
economicamente che politicamente, poiché era in pieno sviluppo
economico.
Questo flusso migratorio era già cominciato alla fine dell’800,
anche da Napoli dove c’era la pandemia del colera (come scrive
Matilde Serao in Il Ventre di Napoli).
L’industrializzazione dell’Italia comincia solo alla fine dell’800, ma
il boom si avrà nel primo 900 con Giolitti.
La terza parte inizia con Isabella, che è la protagonista in questo
caso: è una ragazza colta che studia in collegio, e dall’altro lato
abbiamo Gesualdo che invece è l’opposto. Il periodo di stesura di
Mastro Don Gesualdo è dagli anni 20 fino al 48, però Verga non
scrive continuamente per tutti quegli anni, ma condensa il periodo
tra il 1821 e il 1837.
Isabella va in collegio ancor prima di compiere 5 anni, per poter
imparare le belle maniere, leggere, scrivere ecc. come se fosse la
figlia di un barone così la dote non le sarebbe mancata, anche
perché Bianca non prometteva altri eredi. Gesualdo era un
contadino, proveniente dai Motta, per cui Isabella ugualmente
non sarebbe stata una nobile, come lo erano i Trao (anche se in
decadenza).
Gesualdo partecipa ai moti carbonari per portare a compimento il
suo progetto, diventare un proprietario terriero. Invece nel 48
Gesualdo è disilluso, ormai è debole, anche perché Gesualdo
pensa a tutto quello che sta passando, alla sua malattia, quindi
non alla roba (ormai ne aveva già accumulata tanta).
Gesualdo, con l’epidemia di colera, prende Isabella dal collegio,
all’inizio della terza parte.
Il matrimonio con Bianca quindi non aveva fruttato nulla, né eredi,
né doti, né altro. Lui infatti non pensa ai sentimenti e alle passioni.
Allora almeno Isabella doveva essere una signora e avere tutto,
una dote, un posto importante ecc. Per cui lui pensa sempre alla
roba.
La tecnica del ritratto, della descrizione è molto usata da Verga
come possiamo vedere.
Quando Isabella esce dal collegio lei si aspetta di esser portata in
un palazzo, invece Gesualdo la porta a Mangalavite in campagna,
per cui lei subisce una disillusione. In campagna incontra il cugino
Corradino, figlio di zia Cirmena, che incanta la ragazza a causa
della sua passione per la letteratura. Gesualdo pensa però che la
letteratura non dà da mangiare. Allora Corradino entra nella vita di
Isabella, e succede la stessa cosa tra Ninì Rubiera e Bianca, per
cui Gesualdo deve risolvere lo scandalo.

Nella quarta parte abbiamo il matrimonio di Isabella nel 38.


Gesualdo trova tutti i modi per zittire, per cui trova in fretta un
marito ad Isabella, il duca di Leyra, in cambio di beni, infatti
cederà molte delle sue terre come dote di Isabella. Quando il
duca si accorge della condizione di Isabella (incinta), allora
Gesualdo gli darà altre proprietà, infatti il matrimonio si rivela un
cattivo affare, anzi, l’inizio della decadenza, il cui simbolo si ha il
giorno in cui Gesualdo saluta Nardo, il servo che gli è rimasto
fedele fino alla fine, mette la mano in tasca per dargli un soldo,
ma non ha niente in tasca, questa è la vendetta della logica
economica. Questo segna la decadenza totale del personaggio.
Il succo della storia avviene qui: tutto ciò che Gesualdo ha fatto
per avere una buona situazione economica, gli si ritorce contro,
ma è anche una crisi psicologica. Il suo ruolo impulsivo si calma, e
con la scissione delle proprietà, diventa un soggetto passivo e nelle
mani altrui. Dopodiché abbiamo anche l’assassinio di Nanni
Lorbo, il suo lavoratore, e Gesualdo viene accusato perché Nanni
era il promesso sposo di Diodata, sua ex amante.
Infine abbiamo la scoperta della malattia di Gesualdo, quindi la
decadenza fisica: un cancro allo stomaco, l’incarnazione stessa
della logica della roba che gli ha distrutto l’esistenza, il cancro lo
distrugge fisicamente, per cui l’oggettività e la realtà
subentreranno.
Dopo il tentativo di trovare pace a Mangalavite, Gesualdo accetta
la proposta di Isabella di andare a Palermo per stare a contatto
con i medici, invece l’intenzione di Isabella e del duca, era di
tenerlo sotto controllo per non fargli fare testamento, in modo che
tutto restasse soltanto ad Isabella, e non ai figli illegittimi avuti con
Diodata. Morirà quindi in solitudine.
L’ultimo capitolo è quello in cui muore Gesualdo, in cui si parla
della sua malattia in modo scientifico e preciso, a causa delle
descrizioni veriste di Verga.
Ad un certo punto il duca di Leyra proporrà di servire Gesualdo
nella sua stanza, per non farlo stare a tavola con loro nella sala
da pranzo, quindi Gesualdo verrà messo ai margini, per poter
gestire le sue proprietà.
La prima cosa su cui si focalizza Verga sono le mani di Gesualdo,
poiché aveva le mani da contadino nonostante avesse molte
proprietà.
Prima di morire Gesualdo tenterà anche di riavvicinarsi ad
Isabella, ma lei gli volterà le spalle. Questo è un momento
fondamentale perché la colpa è sempre della roba, poiché a
causa di essa Gesualdo ha trascurato tutto il resto.
Gesualdo non esce mai dalla solitudine, come si vede anche
nell’ultimo capitolo perché nella roba non c’è salvezza, infatti gli si
ritorce contro, ed è anche l fallimento di questo ideale. Abbiamo
così la sconfitta interiore del personaggio.
Verga è uno scrittore di una grande cattiveria rappresentativa,
cioè ci ha presentato l’agonia di Gesualdo con una forza
drammatica, non c’è nulla di triste, solo di drammatico. Verga non
concede nulla al sentimentalismo, per cui la modernità interpreta
il prevalere delle forze egoistiche ed istintive dell’uomo come potere
economico, infatti da questo punto di vista Gesualdo è un
vincitore, ma dal punto di vista interiore e familiare, Gesualdo è
uno sconfitto: il vinto è un uomo su cui il destino si accanisce,
proprio come succede a Gesualdo.
Elementi importanti:
1.Criterio dell’impersonalità.
2.Rappresentazione psicologica femminile con Bianca, Diodata e
Isabella (nuovo elemento rispetto a I Malavoglia).
3.Stesure diverse:
•Dal punto di vista strutturale (la versione del 1888 ha una
struttura continua; la versione del 1889 invece è composta da 4
parti di 21 capitoli totali, ha quindi una struttura frammentaria ed
episodica);
•Dal punto di vista stilistico (polifonia: la presenza di un mondo
diverso rispetto a I Malavoglia, poiché la voce narrante è la voce
di un borghese di provincia, Mazzacurati nella sua introduzione
infatti mette in risalto la polifonia, dato che passiamo dalla nobiltà
al contadino attraverso la stratificazione, per cui abbiamo la
pluralità polifonica dei punti di vista.)
C’è quindi un intreccio di voci: passiamo    dalla plurivocità dei
Malavoglia (in cui abbiamo un solo punto di vida ma tanti
personaggi) alla polifonia di Mastro Don Gesualdo (in cui invece
abbiamo tanti punti di vista e tanti personaggi).
4.Il linguaggio tende all’immediatezza del parlato, con scelte
letterarie come il se+condizionale.
5.Viene meno il tono epico-lirico de I malavoglia (i proverbi usati
per la società arcaica, appartenente all’ideale dell’ostrica) per cui
si mette in mostra la crudeltà della vita economica.
6.Anche la sintassi è paratattica, la paratassi smembra i periodi,
le frasi sono brevi e piene di punteggiatura, c’è una
frammentazione della narrazione con diversi episodi.
7.Questo romanzo può anche essere considerato storico, infatti la
storia è lo sfondo di tutto il romanzo, e Verga non segue una
narrazione cronologica ma usa la tecnica del riassunto, perché
mentre gli altri veristi si concentrano sul senso di fiducia nella
storia, Verga non vede un riscatto in questi personaggi a causa
del determinismo materialistico che riduce la storia a un ciclo
biologico: l’uomo è il risultato di tre fattori, ereditario, sociale e
storico (Taine) quindi non esiste la vita individuale ma esiste
l’uomo in rapporto con l’ambiente in cui vive.
Ecco perché Verga guarda dall’alto verso il basso i vinti, da
piccolo borghese lui non ha altra soluzione per questa gente,
dunque il suo pessimismo diventa sempre più forte, infatti alla fine
si ha il fallimento dei tre miti fondamentali dei suoi due romanzi: la
casa, la famiglia e la roba.
I personaggi di verga sono diversi quindi dall’umile manzoniano
Renzo, che entra da filatore e ne esce come proprietario di una
filanda, con famiglia e figli, quindi abbiamo l’ascesa del
personaggio, dando una lettura storica economica. Invece i
personaggi di Verga, il pescatore, il contadino ecc, fanno parte del
proletariato, il quarto stato si è affacciato nella storia.
Il primo personaggio di Verga, infatti, nei romanzi scapigliati, è
Nedda, una contadina (1874) la prima novella che andrà a
confluire in Vita dei Campi (1880).
Poi abbiamo il romanzo della roba, dell’alienazione, del trionfo
della solitudine di Mastro Don Gesualdo, l’impossibilità
dell’autorealizzazione, il fallimento del self-made man.
Mastro Don Gesualdo è un romanzo tradizionale, ottocentesco?
Mastro don Gesualdo in apparenza potrebbe sembrare un romanzo
più ottocentesco, più tradizionale de I Malavoglia, potrebbe
sembrare un romanzo di formazione con i riflettori puntati sulla
carriera individuale, ma è un romanzo frammentario quindi la
struttura a parabola del romanzo tradizionale (inizio svolgimento e
fine) è svuotata dall’interno, viene accettata e negata allo stesso
tempo.
Infatti abbiamo la rottura del carattere eroico dell’arrampicatore
sociale, abbiamo la frantumazione in episodi della narrazione e
poi la rappresentazione della vicenda individuale come corsa
verso la morte, e questa rappresentazione è una costruzione
allegorica.
Tutti questi elementi segnano la crisi del romanzo tradizionale.
Nello stesso tempo sembra un romanzo ottocentesco ma al suo
interno ha degli elementi che ne segnano la crisi, frantumando
personaggi e narrazioni, infatti dopo Mastro Don Gesualdo
troveremo gli inetti, di Svevo e Pirandello, personaggi inadatti e
incapaci di raggiungere il successo.
Questi romanzi verghiani quando escono sono un fiasco
colossale, un insuccesso, perché nell’89 abbiamo Il Piacere di
D’Annunzio quindi c’è una proposta nuova perche egli propone un
nuovo personaggio, quindi abbiamo un passaggio al romanzo
novecentesco.
Il realismo si riprenderà solo negli anni 30-40 con il neorealismo, e
negli anni 70-80 è nato infatti il Caso Verga, poiché egli era
considerato solo importante per i Malavoglia, ma dagli anni 90
(grazie ai critici come anche Mazzacurati) in poi si rivaluta Mastro
Don Gesualdo perché all’interno è moderno e rompe
completamente con la struttura tradizionale, anche grazie ai
personaggi femminili, Bianca, la nobile in decadenza, Diodata, la
serva devota e fedele che non si può sposare per la logica
economica, e Isabella, cresciuta in collegio quindi una Trao di
sangue, indifferente a Gesualdo.
Grazie alla loro psicologia creeranno la frattura all’interno del
personaggio di Gesualdo.

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