Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
2A LEZIONE:
Il titolo Mastro Don Gesualdo compare per la prima volta nel 1878,
quando gli prospetta l’ipotesi di comporre un ciclo di romanzi cioè il
Ciclo Dei Vinti che inizialmente si chiamava Marea. Il protagonista
sarebbe stato un rappresentante della vita di provincia, quindi a
differenza della famiglia toscana I Malavoglia, qui cominciamo ad
elevarci secondo il concetto di Taine (l’individuo è la risultante del
fattore ereditario, l’ambiente sociale e il momento storico in cui vive).
Quindi l’obiettivo del Ciclo Dei Vinti era partire dai gradini più bassi
della società ed elevarsi ai gradini più alti. Il protagonista di questo
secondo romanzo quindi sarebbe stato un esponente di classe superiore
rispetto ai contadini, pescatori, dei Malavoglia.
La storia è quella di un muratore che diventa ricco e non si accontenta di
questo, infatti vuole l’appellativo di “Don”, senza però dimenticare la
sua vita umile. Quando morirà infatti l’attenzione si sposta sulle mani da
contadino. Allora l’accoppiamento di Mastro e Don, sostituisce il nome
reale, sembra quasi nascondere una velata ironia dell’autore nei
confronti del personaggio.
Nel 1883 abbiamo la novella La Roba quindi Mazzarò, arrampicatore
sociale rusticano, situato in campagna, tra la gente che conta.
La frattura nei Malavoglia è una frattura esterna al personaggio, invece
in Mastro Don Gesualdo è interna al personaggio.
Nel romanzo non si indica precisamente il paese in cui si svolge l’azione
ma si precisa che si tratta di Vizzini in provincia di Catania, e anche per
quanto riguarda le date non abbiamo dei riferimenti precisi.
Nella quarta parte abbiamo la rivoluzione del 1848.
Precedentemente nella seconda parte si descrive una rivolta carbonara
nel 1820/1821.
Sono 21 capitoli divisi in 4 parti, ognuna con date diverse.
Gesualdo spicca come eroe nella parte iniziale e finale, mentre nella
seconda e nella terza parte spiccano altri personaggi.
Qui prevale la logica dell’utile, le convenzioni sociali, per questo
Gesualdo non si può sposare con Diodata ecc.
È la logica dell’utile che prevale nei rapporti delle persone.
Le prime due parti segnano l’ascesa del personaggio, le ultime due
segnano il suo declino.
Verga inoltre procede per fratture, isolando alcune vicende del
protagonista per metterle in rilievo, per questo l’opera ha un carattere
frammentario.
Nel Mastro Don Gesualdo la frattura è interna al protagonista, cioè
Gesualdo obbedisce coerente non ala logica economica ma ne paga le
conseguenze, in un rimorso nei confronti degli affetti familiari e
sentimentali da lui violati. Per questo abbiamo il senso di colpo verso il
padre, verso Diodata, verso i figli illegittimi. Anche qui abbiamo una
stratificazione sociale complessa:
1.Infatti partiamo dal mondo nobiliare della famiglia Trao, un mondo
dell’onore, una nobiltà in decadenza.
2.La famiglia di Gesualdo: suo padre Don Nunzio, non ha la dignità di
Padron Ntoni che è un personaggio carismatico e forte, ma è una figura
meschina, che rimprovera al figlio il tradimento delle norme patriarcali
solo per invidia, poiché il figlio si è inserito negli affari mentre lui
appartiene alla vita contadina. Poi i fratelli, Speranza e Santo: Santo è un
inetto, un incapace, Speranza è una vipera, che pensa soltanto agli
interessi, pensa solo a spillare quanto più possibile al fratello.
3.Il canonico Lupi, un uomo di chiesa però legato alla caccia e agli
affari.
4.Nanni Lorbo, un contadino al servizio di Gesualdo che sposerà
Diodata.
Mazzacurati parla di polifonia proprio perché abbiamo un universo
variegato, e quindi anche il registro linguistico è vario.
Quando scoppia l’epidemia di colera nel 37, Gesualdo prende Isabella in
convento e la porta in una delle sue case di campagna. Guardando il
paesaggio si vedono due visioni di esso, ma anche due modi diversi di
parlare poiché Isabella avendo studiato ha un linguaggio più elevato
mettendo in evidenza gli elementi naturali.
Come altri luoghi oltre a Vizzini troviamo la Canziria, in cui avverà
l’idillio con Diodata, e Mangalavite in cui sarà portata Isabella.
Nel secondo capitolo Isabella inizia a parlare e si esprime in modo
descrittivo e meravigliato riguardo al paesaggio, invece Gesualdo parla
soltanto dei campi non curati, quindi guarda l’aspetto economico.
Isabella quando esce dal collegio si aspetta di essere portata in un
palazzo reale, invece Gesualdo la porta in campagna. Ecco la
componente rustica che verrà sempre fuori perché Gesualdo è pur
sempre un contadino, anche se ha accumulato la roba, infatti alla fine
resterà solo.
Le figure femminili hanno un ruolo importante perché entrambe Bianca
e Diodata sono vittime delle leggi sociali: Bianca è nobile senza dote e
non può sposare suo cugino Ninì, Diodata è una contadina e non può
aspirare a sposare Gesualdo. La figura di Diodata però mette in crisi il
protagonista e l’ideale della roba.
Nel momento in cui Gesualdo dice di dover sposare un’altra, Diodata
versa delle lacrime, ma Gesualdo non rompe il discorso come se il suo
cuore fosse di pietra.
Infatti pensa soltanto alla legge dell’utile: dice a Diodata che troverà un
marito anche per lei.
C’è questo contrasto tra la logica della roba e la logica dei sentimenti.
Nel pubblico Gesualdo è il vincitore, ma nel privato Gesualdo è uno
sconfitto.
La solitudine di Gesualdo è un’espressione del pessimismo acuto di
Verga, in questo caso è importante anche la figura femminile di Isabella,
la obbliga a frequentare il convento, per questo Isabella si allontana da
lui.
Il romanzo inizia con l’incendio della casa della famiglia dei Trao:
Don Diego è affranto perché ora la sua famiglia nobile è in decadenza.
Gesualdo appare perché i suoi possedimenti sono confinanti con quelli
dei Trao, per questo si impegna proprio per proteggere la sua roba.
3A LEZIONE:
In questo periodo si lotta sempre contro la grande proprietà per la
formazione di una piccola proprietà terriera, questo era il pensiero
meridionalista.
Negli anni 30, con il fascismo in Italia, il nazismo in Germania e
Stalin in Russia, l’America diventa la terra della democrazia con
Roosevelt e il New Deal, a cui tutti aspiravano sia
economicamente che politicamente, poiché era in pieno sviluppo
economico.
Questo flusso migratorio era già cominciato alla fine dell’800,
anche da Napoli dove c’era la pandemia del colera (come scrive
Matilde Serao in Il Ventre di Napoli).
L’industrializzazione dell’Italia comincia solo alla fine dell’800, ma
il boom si avrà nel primo 900 con Giolitti.
La terza parte inizia con Isabella, che è la protagonista in questo
caso: è una ragazza colta che studia in collegio, e dall’altro lato
abbiamo Gesualdo che invece è l’opposto. Il periodo di stesura di
Mastro Don Gesualdo è dagli anni 20 fino al 48, però Verga non
scrive continuamente per tutti quegli anni, ma condensa il periodo
tra il 1821 e il 1837.
Isabella va in collegio ancor prima di compiere 5 anni, per poter
imparare le belle maniere, leggere, scrivere ecc. come se fosse la
figlia di un barone così la dote non le sarebbe mancata, anche
perché Bianca non prometteva altri eredi. Gesualdo era un
contadino, proveniente dai Motta, per cui Isabella ugualmente
non sarebbe stata una nobile, come lo erano i Trao (anche se in
decadenza).
Gesualdo partecipa ai moti carbonari per portare a compimento il
suo progetto, diventare un proprietario terriero. Invece nel 48
Gesualdo è disilluso, ormai è debole, anche perché Gesualdo
pensa a tutto quello che sta passando, alla sua malattia, quindi
non alla roba (ormai ne aveva già accumulata tanta).
Gesualdo, con l’epidemia di colera, prende Isabella dal collegio,
all’inizio della terza parte.
Il matrimonio con Bianca quindi non aveva fruttato nulla, né eredi,
né doti, né altro. Lui infatti non pensa ai sentimenti e alle passioni.
Allora almeno Isabella doveva essere una signora e avere tutto,
una dote, un posto importante ecc. Per cui lui pensa sempre alla
roba.
La tecnica del ritratto, della descrizione è molto usata da Verga
come possiamo vedere.
Quando Isabella esce dal collegio lei si aspetta di esser portata in
un palazzo, invece Gesualdo la porta a Mangalavite in campagna,
per cui lei subisce una disillusione. In campagna incontra il cugino
Corradino, figlio di zia Cirmena, che incanta la ragazza a causa
della sua passione per la letteratura. Gesualdo pensa però che la
letteratura non dà da mangiare. Allora Corradino entra nella vita di
Isabella, e succede la stessa cosa tra Ninì Rubiera e Bianca, per
cui Gesualdo deve risolvere lo scandalo.