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TRACCIA: Italiano
ARGOMENTO: Prima Prova scritta – Esempio Tipologia C - Riflessione critica di
di pensieri, in Tutte le opere, a cura di W. Binni, II, Sansoni, Firenze 1988, p. 4518,3.
La citazione tratta dallo Zibaldone di Leopardi propone una sorta di “arte della
felicità”: secondo Leopardi la vita trova significato nella ricerca di obiettivi che,
vuotezza. Ritieni che le parole di Leopardi siano vicine alla sensibilità giovanile di
Svolgimento
Nello Zibaldone di Leopardi trovano spazio, come se fosse una moderna struttura ipertestuale,
riflessioni molteplici legate l’una all’altra con una serie di rimandi che richiedono un esercizio critico
da parte del lettore che è chiamato a costruire il suo cosmos attraverso rimandi e notazioni.
La citazione qui proposta focalizza l’attenzione su un tema molto sentito e a lungo indagato da
filosofi, poeti e pensatori: la felicità. In un appunto iniziale dello Zibaldone il poeta sostiene,
ripetendolo spesso anche in seguito, che “la felicità, considerandola bene, è tutt’uno col piacere”
costituendo il piacere la sostanza ultima della felicità. Tuttavia non accontentandosi di questa
Angela Giuliano
identificazione sottolinea come sia necessario ricorrere a “i mezzi, le occupazioni, la speranza,
l’immaginarseli come gran beni a forza di assuefazione, di pensare ad essi e di procurarli”, quindi lo
sforzo - da parte dell’uomo - di essere artefice della propria felicità.
Riecheggia in questa riflessione il motto quattrocentesco Homo faber fortunae suae, paradigma di
un uomo artefice del proprio destino poichéé consapevole delle proprie potenzialità e quindi
responsabilizzato in merito. La questione sempre viva delle ricerca della felicità, cammino antico
dell’uomo di ogni tempo, pone interrogativi attuali: cos’è la felicità oggi? Un gran numero di
follower, migliaia di visualizzazioni? Possiamo dirci felici, oggi, poiché basta avere a disposizione un
dispositivo elettronico che permetta all’uomo di “fabbricarsi esso stesso de’ beni in tal modo”
sentendoci artefici della nostra vita? La felicità, oggi, si misura in like. Una ricerca condotta presso
la Carnegie Mellow University ha mostrato come le interazioni personali sul social network danno
benessere e appagamento al pari di altre esperienze importanti quali il matrimonio o la nascita di
un figlio.
Dagli esiti del lavoro, condotto su un campione di quasi 2000 utenti di Facebook distribuiti in 91
paesi, è emerso che coloro che si dicevano più felici e presentavano un maggior stato di benessere
psicologico erano quelli che avevano realizzato più interazioni con gli amici più stretti. Ma quanto
c’è di vero dietro questo tipo di appagamento? Quali obiettivi ci poniamo oggi per essere felici?
Diventare un influencer, avere un gran numero di visualizzazioni su Youtube, farsi un selfie con il vip
di turno, essere taggati in un contenuto che ha grande visibilità. Guardandosi in giro e sullo schermo
sono questi i desideri che ci fanno credere di essere felici. Dietro uno schermo vestiamo la nostra
esistenza con filtri e sorrisi con i quali mascherare una nudità interiore di cui abbiamo vergogna. Si
ha paura a mostrarsi come si è perché dobbiamo essere all’altezza, in continua concorrenza
uniformandoci a discapito della nostra unica e irripetibile autenticità che viene nascosta e sabotata.
La rete ci connette e ci imprigiona. Hanno avuto grande risonanza le dichiarazioni di Sean Parker, ex
presidente di Facebook, il quale ha affermato che Facebook “cambia letteralmente la relazione di
un individuo con la società e con gli altri. E probabilmente interviene in modo negativo sulla
produttività. Solo Dio sa cosa sta succedendo al cervello dei nostri piccoli”. Qual è allora la strada
Angela Giuliano
per essere felici oggi? L’arte di riuscire a fare un uso consapevole del nostro tempo e delle nostre
potenzialità.
La consapevolezza di un’esistenza fatta di condivisioni e interazioni che ci riconnettano alla nostra
vera realtà che è fatta anche di fragilità e immagini che non necessitano di filtri per ottenere
consenso. La felicità è fatta di autenticità e in tal senso, quindi, dovremmo orientare la nostra
ricerca.
Angela Giuliano