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GEOMORFOLOGIA UMANA

CAPITOLO 1. CHE COS’ È LA GEOGRAFIA UMANA?


1. Introduzione alla geografia umana
Geografia umana: studia come le popolazioni, le culture, le società e le economie, con le loro
manifestazioni materiali (città, strade, campi, fabbriche) si diversificano nello spazio terrestre, in relazione
al variare delle condizioni ambientali e storiche.
CAPITOLO 8. CAMBIAMENTI GEOGRAFICI PER L’INDUSTRIA E I SERVIZI
8.1 I SETTORI DELL’ECONOMIA
Le attività economiche si raggruppano in tre settori:
Il settore primario è quello che produce i beni economici direttamente dalle risorse naturali (agricole,
forestali, minerarie e della pesca).
Raggruppa tutte le attività che producono i beni trattati direttamente da risorse naturali e destinati poi al
consumo alimentare e alla trasformazione industriale e comprende: agricoltura, silvicoltura,
allevamento, pesca, attività estrattive.
Le risorse primarie non sono equamente distribuite e la geografia del settore primario presente in un’area
concorre in varia misura a configurarne l’economia, attraverso la rete delle altre attività ad esso connesse:
 Connessione a valle, tratta le materie prime;
 Connessione a monte, dati dalle attività economiche che favoriscono l’accesso e l’estrazione delle
materie prime;
 Connessione per i consumi locali, dovuti alla richiesta all’acquisto di beni di consumo dagli abitanti
dell’area.
Alcuni sostengono che lo sviluppo di un’economia basata sui beni primari inibisca la crescita economica e
contribuisca la dipendenza di questa su quei pochi beni e sulla grande esportazione commerciale,
problematica per l’instabilità del prezzo, per l’ineguaglianza di crescita tra prodotto locale ed industriale e
per la scarsa diversificazione dell’economia. E’ importante dunque che i collegamenti a valle e a monte
diano luogo alla produzione di altri beni. Nei paesi in via di sviluppo, la dipendenza prima nominata, si è
ridotta sin dagli anni Ottanta, ma rimane un grave problema.
Il settore secondario è l’insieme delle attività che trattano, assemblano e convertono le materie prime in
semilavorati e beni finiti. Si distinguono una manifattura pesante da una leggera. La sua geografia è
influenzata dalle innovazioni tecnologiche e, in particolar modo, dalla Rivoluzione Industriale: essa è
derivata da una serie di cambiamenti, fra loro correlati, nelle tecnologie e nel modo di produzione che
cominciò in Inghilterra negli ultimi anni del XVIII secolo. L’accesso più ampio al capitale, combinato con le
innovazioni tecnologiche e con disponibilità di forza lavoro salariato, ha contribuito ad innescare questo
processo. La distribuzione e la diffusione della Rivoluzione, ha avuto disequilibri geografici sia su scala
locale, sia su scala globale.
Il settore terziario è l’insieme delle attività che forniscono servizi per altre attività economiche e/o per i
bisogni degli individui e della collettività. Comprende anche le attività di comando e di direzione, dette
quaternarie. Secondo una classificazione funzionale si divide in:
 Servizi per le famiglie, destinati alla vendita e rivolti al consumo finale. La distribuzione geografica si
modella sulla distribuzione della domanda;
 Servizi per le collettività, rivolti ad assicurare ai cittadini e alle società certe condizioni minime
necessarie (funzioni statali, trasporti, comunicazioni, funzionamento dell’economia). La
distribuzione geografica deve ricoprire tutto il territorio;
 Servizi per le imprese. La distribuzione spaziale è regolata dal mercato, ma è l’offerta a
determinarne la domanda (la loro presenza in un luogo è fonte di attrazione).
 Attività quaternarie che comprendono le massime funzioni del governo, la direzione delle imprese,
le borse, etc. La loro diffusione spaziale si concentra in un numero ristretto di luoghi, le città globali.
 Terzo settore (no-profit).

8.2 L’EVOLUZIONE DELL’INDUSTRIA NEL NORD DEL MONDO


La localizzazione delle attività manifatturiere
Il luogo migliore per aprire una fabbrica deve tener conto della possibilità di reperire manodopera a basso
costo, oppure specializzata e qualificata, deve considerare la possibilità di accedere al mercato e
all’economia di agglomerazione: vantaggi che le imprese ricavano collocandosi vicino a numerose altre,
con cui hanno scambi di informazioni, materiali e servizi.
Quasi tutte le imprese che si trovano negli agglomerati urbani ed industriali derivano da due modelli
passati, quali il Taylorismo, ma soprattutto il Fordismo: sistema di produzione industriale progettato per la
produzione di massa e influenzato dai principi di una gestione scientifica dell’organizzazione del lavoro,
basato sulla catena di montaggio e l’attribuzione di una singola mansione ad ogni operaio. Le tre
conseguenze principali furono:
1. La de-qualificazione del lavoro;
2. Il rafforzamento della gerarchia e la netta separazione tra lavoratori e dirigenti;
3. La nascita delle imprese multinazionali.
Pur essendo efficiente e produttiva, la catena di montaggio presenta tre limiti:
1. Richiede una fornitura regolare e immediata delle materie prime, i semilavorati, i componenti e i
servizi;
2. È legato alla quantità e ai gusti dei consumatori;
3. Il lavoro alla catena di montaggio è alienante.
Per risolvere questi problemi si ricorrerebbe alla stabilizzazione del sistema con diverse metodologie
comuni. Secondo altri, una soluzione era rappresentata dall’integrazione verticale: ovvero il controllo da
parte dell’impresa, di due o più passaggi nella produzione e nella distribuzione di un bene, in maniera
diretta o con accordi contrattuali; è una strategia con la quale l’impresa estende il proprio controllo sulla
catena di fornitura o di distribuzione.
Una filiera (catena) di produzione è una sequenza di operazioni collegate fra loro, che vanno
dall’ideazione del prodotto alla sua produzione e distribuzione.
La crisi del fordismo, legato soprattutto al calo di produttività e competitività delle imprese, portò alla
formulazione di un nuovo tipo di produzione.
La produzione flessibile utilizza le tecnologie informatiche per rendere la produzione dei beni più varia e
più reattiva nei confronti delle condizioni di mercato e per questo motivo più efficiente. Si basa su una
catena produttiva dettata dal consumatore, a differenza del fordismo, la cui domanda determina la quantità
ed il tipo di prodotti da realizzare, risparmiando i costi del magazzino e aumentando la gamma dei modelli;
inoltre il lavoro degli operai è dettato anche dalla logica e dal pensiero, limitando l’alienazione messa in
atto dal fordismo.
Le strategie cruciali per il successo della produzione flessibile sono la pronta consegna (just-in-time)
attraverso la quale l’impresa organizza il suo magazzino ed ottiene le forniture di cui ha bisogno, e
l’esternalizzazione (outsourcing), con la quale un’impresa subappalta una fase di produzione prima interna.
La delocalizzazione, invece, consiste nel trasferimento di un’attività d’impresa, interna o esternalizzata,
dal territorio dello stato dell’impresa ad un Paese straniero. Questa pratica ha contribuito a dare forma
alla globalizzazione dell’industria.

8.3 L’EVOLUZIONE DELL’INDUSTRIA NEL RESTO DEL MONDO


Le nuove economie industrializzate dell’Asia derivano da tre fattori principali:
1. Iniziative promosse dai governi per incrementare la produttività industriale e migliorare il
commercio;
2. Passaggio graduale da una produzione caratterizzata dal lavoro intensivo e ripetitivo ad una a più
alto valore aggiunto tecnologico;
3. Presenza di forza lavoro scolarizzata e qualificata, a basso costo e poco protetta socialmente.
Una parte della crescita nella produzione in aree periferiche e semi-periferiche è attribuibile all’espansione
delle ZES, Zona Economica Speciale: zone nelle quali le imprese possono disporre di un’adeguata
dotazione di terreni, infrastrutture e servizi, di un regime fiscale agevolato e forza lavoro non
sindacalizzata; un’area industriale che funziona secondo politiche e leggi diverse rispetto al resto del paese
in cui si trova, con lo scopo di attirare e sostenere una produzione orientata alle esportazioni.
Queste aree erano nate con lo scopo di incentivare la industrializzazione in zone meno emergenti, ma
comportano delle critiche, soprattutto nei riguardi delle condizioni dei lavoratori. Le ZES cinesi differiscono
dalle altre per le loro dimensioni e perché concepite in maniera più integrata, in quanto favoriscono anche
la ricerca e il turismo.
In Messico erano nate come sistema di riduzione della disoccupazione. Qui vi sono le Maquilladora:
impianto manifatturiero, spesso di proprietà straniera, che importa materiali esenti da dazi doganali, li
assembla, li tratta e infine li esporta.
La creazione di zone industriali di esportazione è legata alla delocalizzazione di alcuni segmenti delle filiere
produttive nei paesi in via di sviluppo. Questa ha avuto tre conseguenze:
1. Ha dato alla produzione un carattere molto più globale;
2. Ha contribuito ad una nuova divisione internazionale del lavoro;
3. Ha avuto un importante effetto sulla geografia del profitto generato dalle attività produttive.

8.4 LE TRASFORMAZIONI STRUTTURALI DEI SISTEMI PRODUTTIVI


La crisi del fordismo ha segnato un periodo di cambiamento strutturale all’interno dei paesi industrializzati,
con conseguente perdita dei posti di lavoro, ma senza che questi abbiano perso il ruolo dominante
nell’ambito della produzione, sia in valore assoluto (valore aggiunto totale), sia in valore relativo
(percentuale di valore aggiunto sulla produzione globale): essi infatti generano circa il 70% del valore
aggiunto globale.
Il processo di deindustrializzazione può essere ricondotto a tre cause:
1. Un maggior incremento della produttività del lavoro nell’attività manifatturiera rispetto a quella
dei servizi;
2. Un cambiamento nella disponibilità delle risorse;
3. La globalizzazione economica.
Dopo la crisi del fordismo, si è vista la crescita significativa del settore terziario che ha determinato un
cambiamento nella struttura economica globale; il terziario dà lavoro a più persone rispetto al primario.
Questo cambiamento è anche associato all’emergere delle società post-industriali, distinte da:
 Alti livelli di urbanizzazione;
 Prevalenza del settore dei servizi e delle attività d’ufficio;
 Prevalenza dei colletti bianchi nella forza lavoro (professionisti, funzionari, impiegati);
 Infrastrutture fortemente basate sull’informatica e sulla comunicazione (ICT);
 Economia basata sulla conoscenza;
Quest’ultimo fattore, infatti, è l’evidente risorsa produttiva che compete con i fattori produttivi
tradizionali, quali la terra ed il lavoro; sono dunque le competenze, il know-how e le idee creative a
guidare l’innovazione creando valore. In queste società sono le ICT a prevalere.

CAPITOLO 9. LA CIRCOLAZIONE: FLUSSI, RETI E NODI


9.1 I TRASPORTI E LE TELECOMUNICAZIONI RIDUCONO LE DISTANZE
Un tempo il trasporto di persone, merci ed idee era circoscritto a zone geografiche limitate. Nel corso del
tempo, con lo sviluppo di nuovi mezzi di trasporto e vie di comunicazione, le zone si sono allargate e i tempi
ristretti. In particolare è importante l’introduzione della telematica, applicazione dell’informatica alle
telecomunicazioni che ha reso possibile la trasmissione di dati e notizie in tempo reale: trasmissione di
notizie, dati e immagini nel tempo stesso in cui si sono verificati o sono stati prodotti.
Le strade
Con la scoperta della ruota si rese necessario tracciare delle strade per i carri; esse seguivano
prevalentemente la morfologia del territorio. La prima rete stradale cospicua fu realizzata dai Romani ed
utilizzata anche per gli spostamenti degli eserciti; un notevole impulso venne dato con l’invenzione
dell’automobile nel XX secolo, fino ad arrivare ad una vera e propria rivoluzione dei trasporti: grande
cambiamento nei trasporti verificatosi nella seconda metà del secolo scorso, legato ai miglioramenti
tecnologici dei mezzi e delle vie di comunicazione, che ha portato ad una forte riduzione dei costi e ad un
enorme aumento dei flussi.
o Le ferrovie. Anche queste ridussero i costi del trasporto delle materie prima ed accorciarono i
tempi di percorrenza; la loro costruzione fu legata strettamente alla rivoluzione industriale e la
prima venne costruita nel 1825 in Inghilterra.
Ferrovie di penetrazione: ferrovie che collegano un porto a una regione interna che produce beni
per l’esportazione da piantagioni, miniere, ecc. TAV: treni ad alta velocità, raggiungono i 400
km/h.
o I trafori. Mentre in un primo tempo le strade venivano tracciate seguendo le forme del rilievo, i
treni necessitavano di un tracciato più lineare e non potevano superare agevolmente forti dislivelli,
pertanto, per far superare loro le montagne, si rese necessario ricorrere ai trafori, detti anche
tunnel, ovvero gallerie costruite forando le montagne per farvi passare strade, ferrovie,
autostrade. Il primo traforo fu quello del Frejeus nel 1871.
o Le vie d’acqua interne. I corsi d’acqua furono utilizzati fin dall’antichità come vie di comunicazioni
interne. Con l’aumento del traffico e del volume delle imbarcazioni, fu necessario attuare delle
compensazioni agli ostacoli naturali, quali portate irregolari, profondità limitate, pendenze
eccessive. I principali interventi furono di drenaggio, di regimazione delle portate, di rettificazione
dei percorsi con le canalizzazioni, di costruzioni di chiuse per superare i livelli.
Chiusa: dal latino aqua exclusa (acque separate). Si tratta di opere idrauliche che permettono alle
imbarcazioni di superare dislivelli lungo i percorsi. Consistono in una vasca con due porte, tramite
le quali si può variarne il livello, immettendo o asportando acqua e permettendo così alle
imbarcazioni di superare un dislivello dell’alveo fluviale.
Oggi il trasporto marittimo è lento, viene usato per il trasporto di merci pesanti e non deperibili, e
risulta poco costoso.
o I porti e le rotte marittime. Molti porti funzionavano da secoli come porti polivalenti, in grado cioè
di scaricare e caricare qualunque tipo di merce, oltre ai passeggeri. Con la rivoluzione dei trasporti
e l’impiego di imbarcazioni sempre più grandi, si è resa necessaria la presenza di fondali più
profondi, terminali più estesi e attrezzature specifiche per velocizzare i tempi. Si è così adottata la
soluzione di espandere in mare alcune piattaforme e terminali, detti offshore: impianti portuali in
mare aperto, molto spesso per lo sbarco-imbarco di petrolio e della sua lavorazione. Altri porti
sono invece estesi sulla terra ferma. La localizzazione di industrie nei porti o in zone vicinanti, ha
determinato la creazione di regioni industriali costiere legate alla navigazione marittima, a partire
dal XIX secolo; oggi i porti funzionano come gateway (punto di entrata-uscita), cioè come punti di
collegamento tra regioni o zone e influenzano la disposizione delle industrie. Nella stessa fascia
litoranea poi, si creano i sistemi portuali, ovvero sistemi integrati di più porti ognuno specializzato
in una o più funzioni.
Porti di trasbordo: porti che hanno il compito di smistare i container dalle navi transoceaniche a
navi di stazza minore.
o Il trasporto aereo. Il maggior vantaggio dell’aereo è la velocità del trasporto, tuttavia implica costi
piuttosto elevati. Oltre al trasporto dei passeggeri lungo brevi o lunghi tratti, l’aereo è utilizzato per
il trasporto di merci deperibili di un certo valore.
Negli ultimi tempi va diffondendosi, invece, l’uso dell’aereo all’interno di grandi imprese
organizzate secondo il sistema definito “deposito centralizzato”, dove i pezzi di ricambio e le merci
sono contenute in un unico magazzino e spedite al momento tramite via aerea. Questa
metodologia è usata sempre più anche per gli ordini on-line.
Il trasporto aereo è usato per collegare località isolate e molto distanti oppure come punto
intermedio di scalo per una rotta intercontinentale.
o Le telecomunicazioni. Le ITC (Information and communication technologies) riguardano tutti i
campi delle attività umane; sono di fondamentale importanza anche in campi come: salute, cultura,
ricerca, istruzione, sociale. Esse supportano uno scambio cospicuo di notizie, dati, immagini e
denaro creando l’e-commerce. Tuttavia presentano dei divari ancora maggiori rispetto agli altri
mezzi prima elencati tra i paesi più e meno sviluppati e le zone interne degli stessi, andando ad
originare quello che viene chiamato digital divide (divario digitale): divario esistente tra chi ha
accesso ai mezzi della telecomunicazione informatizzata e chi ne è escluso. Esso dipende da due
ordini: uno soggettivo che riguarda sia il possesso degli strumenti sia la capacità di saperli utilizzare,
ed uno oggettivo che consiste soprattutto nella presenza delle infrastrutture fisiche, dalla loro
affidabilità e dal loro costo.

9.2 LA CIRCOLAZIONE DELLE MERCI E IL COMMERCIO INTERNAZIONALE


Logistica: insieme delle attività organizzative, gestionali e strategiche che governano i flussi di materiali,
dalle origini presso i fornitori di materie prime fino alla consegna dei prodotti finiti ai clienti e al servizio
post-vendita.
L’importanza della logistica e della organizzazione aziendale viene sviluppato da aziende specifiche, volte a
razionalizzare i trasporti di merce, in primis, per far risparmiare i costi alle aziende, che operano mediante
piattaforme logistiche, vaste aree in cui convergono reti di trasporto diverse le cui merce vengono
ricevute, immagazzinate, trattate e poi smistate. Di fondamentale importanza fu l’introduzione dei
container, contenitori metallici di misura standard per il trasporto di merci, in particolare in trasporti
intermodali marittimo-terrestri, che hanno reso possibile un sistema di trasporto modale: metodo di
trasporto utile a far percorrere lunghe distanze alle merci varie, effettuato con una combinazione di
mezzi diversi (es. nave+ treno+ camion).
Per quando riguarda il commercio mondiale, oltre alle innovazioni tecnologiche, sono altri due i fattori che
hanno influito sull’enorme crescita del commercio nel mondo globalizzato:
1. La divisione internazionale del lavoro, dovuta al diverso costo della manodopera tra i paesi del
Nord e del Sud del mondo. Prima della delocalizzazione delle imprese, consisteva nella ripartizione
della produzione di beni e servizi tra i diversi paesi specializzati in determinati tipi di attività.
A questo fa seguito poi la scomposizione verticale del lavoro del processo produttivo che si verifica
quando una grande impresa è proprietaria di stabilimenti localizzati in diverse parti del mondo,
collegati fra loro, ciascuno dei quali rappresenta una fase della filiera produttiva.
2. La liberalizzazione del commercio, legata alla nascita di associazioni internazionali per
l’abbattimento delle barriere al trasferimento di beni e servizi.

9.3 IL TURISMO
La concezione moderna del turismo inizia nel XVIII secolo con il Grand Tour in Europa; con la rivoluzione
industriale e il formarsi della classe borghese il turismo ebbe un forte sviluppo, pur trattandosi ancora di
turismo d’elite (riservato a persone con reddito elevato che frequentano località rinomate e lussuose).
Solo nel secondo dopoguerra, a partire dagli anni Cinquanta, si sviluppò il cosiddetto turismo di massa,
praticato da larghi strati di popolazione, con servizi diversificati a prezzi convenienti.
Turista: chiunque viaggi in un paese diverso da quello in cui ha la residenza o al di fuori del proprio
ambiente naturale, – per un periodo superiore ad una notte e inferiore all’anno –, per svago, riposo o
vacanza.
Tra le attività del settore terziario, il turismo è quella con il maggior numero di addetti a livello mondiale; il
numero di viaggiatori internazionali cresce del 4% ogni anno.
Il continente privilegiato è l’Europa, dove l’Italia si situa tra i primi paesi soprattutto per le città d’arte, città
ricca di storia, musei e monumenti, che valorizza con esposizioni e altre manifestazioni culturali.
Il turismo si lega sempre di più al viaggio, che consiste nel visitare per proprio piacere un luogo e che
risponde a stimoli diversi. L’immagine del Paese è legata sia agli stereotipi o ai luoghi comuni, sia alla
tipologia di servizi, sia alla pubblicità turistica che lo stesso Paese fornisce attraverso i media.
Vi è poi sempre più un interesse per il turismo culturale, che ricerca tutto ciò che riguarda l’identità di
luoghi e paesi, che comprende sia le testimonianze di ciò che nella storia ha formato tale identità, sia lo
stile di vita.

CAPITOLO 10. GEOGRAFIA URBANA


10.1 CITTÀ E URBANIZZAZIONE
Le località centrali sono località in cui è concentrata l’offerta dei beni e dei servizi rivolta a una domanda
di utenti distribuita nel territorio circostante, detto hinterland o area di gravitazione.
Tutte le città condividono queste caratteristiche di base:
 Elevata densità di popolazione; certa dimensione demografica che la distingue dagli insediamenti
rurali;
 Complessità di funzioni culturali, sociali, economiche a cui corrispondono usi del suolo specializzati;
 Essere il centro del potere connesso all’esercizio delle varie funzioni;
 Essere un ambiente dinamico e creativo;
 Essere connesso ad altri luoghi urbani e rurali attraverso una fitta rete di relazioni e di flussi di
persone, beni, servizi, informazioni e denaro;
 Essere luogo di grandi contraddizioni e conflitti.
Come si definisce una città?
Nel 1938, il sociologo americano Wirth la definì in termini di dimensioni, densità ed eterogeneità. Ora può
essere fatta una semplificazione ancora maggiore, riducendola alla semplice dimensione, quindi al numero
di abitanti. Non vi è una soglia demografica al di sopra della quale si possa definire una municipalità come
città, ma dipende da Paese a Paese.
Con l’urbanizzazione, le città nucleari (addensamenti urbani i cui confini coincidono con i confini
municipali) si sono dilatate oltre i confini delle campagne, ino a comprendere le municipalità vicine: sono
diventati sistemi di vario tipo, per lo più multicentrici, che rientrano nella categoria generale delle città
estese. Di solito la città vecchia corrisponde al cuore della città estesa, detto città centrale, e nella sua parte
più antica città storica. Esso di regola ospita il CBD, Central Business District, gli uffici dell’amministrazione
pubblica e alcuni centri culturali o servizi. Al suo esterno, nelle corone periferiche si trovano gli spazi
commerciali, industriali e di servizi, intercalati a vaste aree residenziali. Le città estese, sistemi territoriali di
vario tipo, per lo più multicentrici, formati da più municipalità vicine, possono essere:
1. Agglomerato urbano, zona urbanizzata formata dall’espansione a macchia d’olio di un centro
urbano. Se presenta più di 10 milioni di abitanti è detta mega-città;
2. Conurbazione, espansione a macchia d’olio di più agglomerati urbani vicini che si sono fusi tra
loro;
L’espansione urbana discontinua e su un’area molto vasta, che ha conservato molti spazi liberi interclusi è
un nuovo sistema territoriale urbano, che può essere:
1. Area urbana;
2. Area metropolitana, più agglomerati vicini, separati da spazi non urbanizzati, che hanno intense
relazioni tra loro;
3. Megalopoli, formata da aree urbane e metropolitane cresciute vicine fra loro e collegate.

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